(Con le mie scuse per le forzature imposte alla lingua materna ma con la mia speranza di essere degno della vostra attenzione)
Vedi pure il sito http://rivincitasociale.altervista.org
IL SOCIALISMO MARGINALISTA O COME INCATENARSI SE STESSI NELLA CAVERNA CAPITALISTA.
« BREVI APPUNTI SU GIOACCHINO DA FIORE PITAGORICO » presentati alla Conferenza organizzata dall'Associazione culturale Gunesh il 27 agosto 2016
Added note October 2, 2014: Joachim of Flore and the Halley comet
Gioacchino pitagorico = illustrazione con la Figura in spirale chiamata « Mistero della chiesa »
Gita sul Gargano, San Michele e l'archeoastronomia (17-20 maggio 2018) (clica qui)
MATRIMONIO, UNIONI CIVILI E ISTITUZIONALIZZAZIONE DEI COSTUMI.
(Vedi la Parte Rosa della Homepage o clicca qui)
Salvare il Partito comunista dai suoi nemici interni (02/11/2004)
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(Include: Le nuove forme di democrazia socialiste da inventare)
San Francesco "padrone" d'Italia, Fiore e Marx compagni del mondo (06/10/2004) (click)
Vinci, della Porta, Caravaggio, Bruno e Newton.
Per una Conferenza delle Regioni e delle Province del Mezzogiorno 23/05/2005 (click)
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ELEZIONI 2009:
Creare una salutare paura alle prossime elezioni europee ed amministrative. (21-05-2009)
CIRCOLAZIONE DELLA MONETA O DEL VALORE DI SCAMBIO ? (Nov. 2011)
Commenti sopra l'articolo intitolato Intervista al grande intellettuale Marcello Cini liberazione.it. (14/11/2004) (click)
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ECOMARXISMO (06/05/2005) (click) (seguito dal Compendio di referenza)
Anticorpi laici contro la reazione contemporanea. (24/02/2006) (click)
Elogio della Ragione e della laicità dello Stato (14/01/2004. Trad. 24/02/2006) (click)
Critica del Programma dell'Unione (20/02/2006) (click)
Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance (click)
Italia : Dati Istat-Banca d'Italia e strategia industriale (Vedi ''Download'' nella Sezione BOOKS dello stesso sito)
Genova, Gioia Tauro, Palermo (click)
Critique préliminaire de la puérile cabale mathématique de Benoît Mandelbrot et Cie.
La Repubblica italiana, il velo, il crocifisso e la kipa (click)
Pensioni, precarietà, vecchiaia attiva e eutanasia (click)
Finanziaria 2007: sequela reaganiana provvisoria (click)
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Lavorare meno pur di lavorare tutte/i :
Precarietà e coefficiente familiare oppure RTL, potere di acquisto, salario differito e reddito globale netto? (12-18-2008) (Include la Nota sopra Yeshov, le Grandi Purghe e la IV o V Internazionale)
Traduzione di brani scelti del mio libro Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance consultabile nella Sezione Livres/Books di questo sito.
Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance
Note del 28 ottobre 2005
Indice
(Si può usare la funzione ''cerca'' per arrivare subito al capitolo scelto)
Capitolo II del mio Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth: Patto di stabilità vs politica dell'offerta o politica della domanda.
( ''Nota (a) : Breve riassunto dell'argomento relativo alla UE ed all'Europa sociale.''.)
Nota * : ''domanda di consumo dei focolari'' o ''domanda sociale''.
Nota ** La riduzione generale ricorrente del tempo di lavoro rimane l'ideale.
Nota (6) Sopra un certo ''marxologismo'' accademico.
Nota 1: La finta ''riforma'' neoliberale del Patto di Stabilità
Nota 3: Le inevitabili conseguenze della ''riforma'' del Patto di Stabilità e di Crescita
Nota 4: Rapporti tra disavanzo finanziario governativo e indebitamento nazionale.
xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx
Care compagne, Cari compagni,
Ecco un primo abbozzo della traduzione del capitolo II del mio Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth. Con un linguaggio semplice, questo capitolo include un paio dei miei concetti marxisti più avanzati (sopra Senior, Walras, Keynes, Sraffa, Marx e la ''domanda sociale'' come risultato della critica marxista dell'economia politica).
Seguano alcune considerazioni intitolate ''Nota (a) : Breve riassunto dell'argomento relativo alla UE ed all'Europa sociale.''.
Vostro,
Paul De Marco.
Patto di stabilità vs politica dell'offerta o politica della domanda.
Di fronte ai disordini economici e sociali attuali, importa definire cos'è un'autentica politica di rilancio. La ''pompa'' keynesiana opera in favore delle imprese nazionali e della domanda sociale. I ''stimuli'' monetari alimentano soltanto i profitti delle imprese multinazionali, la disoccupazione cronica e la guerra, tanto sul piano domestico (leggi di sicurezza pubblica liberticidi) quanto sul piano internazionale (guerra preventiva permanente.) A questo proposito, importa non confondere ''keynesianismo bastardo'' e ''keynesianismo militare''. E ancor meno confondere queste due versioni con un'autentica politica di rilancio economico, che questa sia d'ispirazione keynesiana o marxista.
Questo chiarimento s'impone almeno per due ragioni. La prima è d'ordine teorico e ci rimanda ai sofismi vuoti dei friedmaniani, appoggiati dai discepoli più concitati di von Hayek. Per loro, l'ideale è di diminuire lo ''Stato intervenzionista'', sia pure debolissimo come in America, trasformandolo in un ''Stato minimo'' istituito come ''vacca da mungere'' del capitale. Uno Stato minimo pronte ad investire la sua energia per cancellare tutti gli ostacoli opposti all'operazione del ''libero mercato''. Si tratta, in realtà, di uno Stato pronte ad intervenire in modo pesante per piegare tutte le dinamiche sociali, collo scopo di creare un ambiente freddo, giustificato nel nome della cosiddetta ''mano invisibile'' del ''libero mercato mondiale''. Questo implica la distruzione legale di ogni ostacolo alla ''mobilità'' del ''fattore di produzione lavoro'' come fu dimostrato dal trattamento dei controllori aeri da parte dell'Amministrazione Reagan. Ma non è tutto. Questi epigoni esigono ugualmente l'evacuazione, al profitto delle imprese private, dei campi fiscali e dei servizi pubblici. Nello stesso modo esigono il sostegno finanziario diretto di queste imprese da parte del governo al quale si richiede di aumentare perpetuamente i fondi destinati al complesso militaro-industriale. Questi fondi giganteschi vengono poi definiti essenziali per la difesa dell' ''interesse nazionale''. Per questa ragione, nell'ambito dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, vengono dunque sostrati della contabilità nazionale relativa alle ''sovvenzioni'' dirette, mentre quest'ultime vengono sempre condannate con veemenza come misure ''intervenzioniste'' intollerabili. Si falsifica così ogni contabilità razionale relativa ad eventuali misure anti-dumping. Tuttavia, tutte le sovvenzioni dirette, altre che quelle di natura militare, continuano ad essere condannate con veemenza da parte del coro unito degli neoconservatori al livello domestico ed al livello internazionale. Palesemente, le misure di concorrenza non-leali (dette ''beggar-thy-neighbors'' nel gergo dominante) vengono mascherate come delle politiche militare e apparono così più neocon chic di quelle che ispiravano tanto orrore a Cordell Hull! La ''guerra delle stelle'' reaganiana rimane il simbolo di questa fallace ideologia e di queste pratiche inique.
La seconda ragione rileva del pragmatismo dei dirigenti americani: la ''rivoluzione monetarista'' scatenata da Volcker permetteva di imporre l'allineamento di tutti i rivali commerciali dietro le politiche di Washington. In un'ottica libera scambista, veniva richiesto ai paesi concorrenti di integrare zone di libero-scambio regionali. Ma dovevano farlo in posizione di debolezza, mentre i Stati Uniti, per parte loro, avrebbe tentato di mantenere il loro leadership mondiale. Facendolo, in effetto, tramite le esorbitanti spesi militare destinate a posizionare durabilmente le loro aziende private sulla parte più alta della ''scala della creazione del valore aggiunto'', tanto per la produzione di beni quanto per quella dei servizi haut-de-gamme. In oltre, al vantaggio tecnologico durevole scontato da questa scelta (teoria detta dell'interdipendenza, ma in realtà volutamente asimmetrica), si pensava che questa strategia avrebbe permesso simultaneamente la dominazione militare di ogni rivale potenziale: con il suo Nuovo Ordine Mondiale, inaugurato con la prima guerra del Golf, Bush padre fu veramente il degno successore di Reagan, dietro il quale tirava gia numerosi fili nella sua qualità di vice-presidente godendo di una lunga esperienza nella CIA.
Questa collusione senza precedente tra teorici ''eccentrici'' e politici ''pragmatici'', tutti penetrati da una ''volontà di potenza'' megalomaniaca, coniugata con la débâcle teorica dei keynesiani stonati dalla ''stagflation'', fece presto dimenticare cosa fosse un'autentica politica di rilancio economico. Il ''keynesianismo militare'' in quanto tale si auto-concesse una seconda vita, una ''rinascita'' nel linguaggio dei neocon contemporanei. Fu un processo che si sviluppò nel contesto di una Nuova Guerra Fredda (Economica) con la quale i Stati Uniti intendevano provocare un riflusso (''roll back'') di civiltà, invece di negoziare una coesistenza dinamica (''containment'') realista con i loro soci commerciali. Questa mistura politico-economica rappresenta un ritorno in dietro verso il pensiero disastroso che presidiò al lancio della Guerra di Corea da parte degli Stati Uniti, al inizio del 1950. All' epoca, questa politica era concepita come un'alternativa opportuna. Di fatti, lo scoppiare di questa guerra fu freddamente calcolato nell'ottica del ristabilimento degli indici economici americani allora in pieno declino per la prima volta sin dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Di più, questa guerra permetteva di mobilizzare una popolazione americana, indottrinata fin alla gola ed intimorita, in una battaglia sacra contro un nemico chiaramente puntato col indice e altrettanto ''demonizzato''. Fin qui, e di fatti fine al crollo dell'Unione Sovietica, questo credo poteva essere riassunto così: tutto per il capitale! Con il crollo dell'URSS, il terrorismo, e particolarmente il terrorismo islamico, fu designato come il nuovo ''impero del male'' contro il quale si doveva ora mobilizzare l'intera nazione con l'insieme delle risorse economiche. Questo nemico apparente fu scelto con particolare attenzione. Sottomettendo i suoi territori con la forza, e mettendo mano sulle sue risorse, notabilmente il petrolio, i vecchi strateghi americani un può passati di moda negli anni anteriori sognavano di realizzare un vecchio progetto insensato, cioè di instaurare il loro dominio imperiale sull'intera massa eurasiatica. Il disastroso calcolo era di più fondato sulla convinzione che il richiamo a presunte radici giudeo-cristiane, ed alla ''empatia'' razzista che queste presumibilmente dovevano nutrire in ogni parte dell'Occidente, poteva tagliare l'erba sotto i piedi della solidarietà internazionale anti-imperialista. Scordando la fine fatta dall'armata sovietica in Afghanistan, questi arrivarono presto a pensare che il fatto di aggiungere il controllo dell'Eurasia al controllo effettivo di tutti gli Oceani dopo il crollo della URSS, potesse aprire loro una Via Reale verso il dominio mondiale! Vecchio sogno da putativi ''maestri del mondo''!
Le inettitudini della ''New Economy'' furono indotte da questo nuovo catechismo. I più noti teorici di questo sogno insensato erano dei vecchi ''falchi'' laboriosamente impegnati fin qui nel ambito di think-tanks e di qualche università periferiche. La loro irruzione sul davanti della scena seguì la vittoria elettorale di Reagan. Furano allora in misura di attirare a loro la truppa usuale e disillusa di giovani teorici titolari in scienze sociali, ma poco capaci di distinguere tra teoria ed ideologia. L'ipnosi di massa creata dalla New Economy fu essenzialmente dovuta all'introduzione massiccia di una nuova ondata di settori tecnologici ed alla mondializzazione del capitale finanziere speculativo. Questi due elementi furono ricevuti con un palpito mescolato al timore dato che la loro propaganda riposava sul proseguimento del ''choc del futuro'' (''future choc''), e sull'anticipazione di un nuovo mondo (''a brave new world'') esaltante, fatto di cibernetica digitale, ma nondimeno giudicato capace di aprire la strada sia a spaventosi Golems per Sherleys adolescenti, sia ad una nuova post-umanità neo-nietzschiana auto-eletta! In questo mondo di ''realtà virtuale'' assecondato dalla moneta virtuale elettronica e dagli P/E ratio fortemente dopati delle azioni quotate in borsa (P per ''prezzo'' e E per ''earnings''), chi tra le nuove élites esuberanti poteva mai prestare fede ai vecchi cicli economici ora antiquati, o alla pesante logica dell'economia reale? L'avanzo tecnologico iniziale degli Stati Uniti finì per disperdersi. Il puzzle finalmente completato, ancorché gia decifrato da qualche marxista solitario mentre era ancora in processo di sviluppo, poteva finalmente essere interpretato da tutti per quello che era in realtà.
Sia quello che sia, le contraddizioni di un sistema fondato sulla sovrapproduzione e il sottoconsumo cronici, contraddizioni che diedero luogo allo scopio della ''bolla speculativa'' della New Economy e alla crisi attuale del capitalismo, debbono incitarci a riflettere fuori dei parametri dell'ideologia dominante e delle sue torbidi teorie di legittimazione. Sopra tutto per quanto riguarda la crescita economica reale. L'espressione ''keynesianismo bastardo'' si riferisce alla ''sintesi'' operata da Hicks, Samuelson e Co. Il suo significato è diverso di quello del ''keynesianismo militare''. Questo ultimo deve inizialmente molto al presidente Truman uscito vincitore delle sue primarie contro il candidato democratico progressista Wallace, grazie alla sua spietata propaganda di guerra fredda! E altrettanto diverso del keynesianismo originale, il quale fece portare l'accento sulla necessita dell'intervento dello Stato in modo da potere salvare il ''mercato'' dalle sue proprie tendenze suicide.
Di fatti, il commento sintomatico di Samuelson al soggetto della ''Teoria generale'' di Keynes fu che alla pari con il ''Fennegans Wake'' di James Joyce, avrebbe auspicato disporre di un ''riassunto''! La riformulazione positivista disincarnata dei problemi sociali, proprio quella che spaventava tanto Karl Polanyi, faceva così una nuova vittima scientifica. In altre parole, il Premio Nobel americano manifestava così la sua incapacità ontologica ad afferrare l'essenziale del contributo di Keynes. Questo contributo non si può capire senza mettere al centro del pensiero del economista di Cambridge, i cicli marxisti trasmessi da Sraffa, i geniali contributi di Pacault a proposito degli aspetti pratici delle politiche di ridistribuzione, e , ovviamente, la pratica inglese in materia, tale che simboleggiata da Beveridge. (Emile Pacault rappresenta uno di quelli autentici pensatori ''eterogenei'' ai quali, in modo sintomatico, la ''Teoria generale'' consacrò un capitolo.)
Al contrario di tanti ''keynesiani'' più o meno ''bastardi'', il pensiero di Keynes restava profondamente ancorato nell'eredità dell' ''economia politica'' ancora vivace nella sua Nazione, malgrado le devastazioni marginalisti all'opera ormai da qualche decenni. Quest'ultime conquistavano lentamente il terreno nei cerchi accademici più inclini ad ascoltare le incessanti geremiade delle associazioni di manifatturieri che si impegnavano per altro a razionalizzare sul piano teorico. Keynes poteva ancora approfondire l'aspetto matematico della sua disciplina (le probabilità, rendendo omaggio a Franck Ramsay, ma anche l'econometria nascente.) Pero non perse mai di vista che i modelli dovevano servire le politiche, le quali per parte loro rimanevano soggette alle costellazioni di forze in presenza, e non il contrario. A questo proposito, la sua confrontazione politica ed intellettuale con l'Americano White, durante le conferenze che portarono alla creazione del sistema di Bretton Woods, rimane limpida. Come lo è altrettanto la sua opposizione a Poincaré in rapporto con le riparazioni di guerra imposte alla Germania dal Trattato di Versailles, un'opposizione la cui pertinenza rimane, a dire vero, soggetta ad una valutazione un può più cauta. Perché risulta, in effetti, troppo legata alla concezione britannica della ''bilancia del potere'' sul Continente, anche se alla fine rimane figlia del stesso metodo analitico.
Quello che fa la specificità di Keynes in quanto economista accademico rimane il suo rifiuto caratteristico di mai astrarre totalmente i ragionamenti teorici della realtà socio-economica sotto-giacente. La sua frequentazione artistica dello Cerchio di Bloomsbury, assieme alla sua interpretazione personale del comportamento sociale secondo Moore, costituisce un elemento primordiale della modernità della sua forma mentis. (La stessa osservazione vale probabilmente per Bertrand Russell e per la sua concezione progressista del mondo. Joan Robinson, assieme a Piero Sraffa sin dagli anni 20, metteva in questione le premesse e la coerenza interna di questa presunta ''sintesi'' neo-classica, più ancora delle sue perversioni temporali e pratiche - in ogni modo, entrambi non si lasciavano impressionare dalle ''prodezze tecniche'' (ie diagrammatiche) di Marshall, dato che non confondevano mai per conto loro la micro e la macro economia, mentre, anche con l'assistenza laterale della teorica del commercio e della ''localizzazione'', non avrebbero mai, senza arrossir, potuto dare la logica della microeconomia per una logica economica in se, esogena, eterna e definitivamente rivelata. Nessuna prodezza tecnica, nessuno bel diagramma dell'offerta e della domanda, con le sue curve e punto di equilibrio scientificamente e matematicamente (cioè, geometricamente) raggiuto avrebbe potuto cambiare il loro parere perché dedotti da base di dati pre-stabiliti in modo ''empirico'', ma sempre in isolamento del ciclo completo della riproduzione. ( In effetti, quando ho ripreso questo termine di ''keynesianismo militare'' nei testi preliminari inviati in Italia, ho potuto constatare, tramite l'usuale reazione caratteristica dei giornali, in particolare Il Manifesto e la Repubblica che i loro riferenti accademici (per esempio i sovra-quotati De Cecco e compagnia, epigoni di altri laboriosi Pasinetti molto cattolici) sembravano un può sprovvisti e non sembravano sapere di che cosa parlavo; credo anche che tutti questi Signori pensarono che io fossi solo un militante atipico, ma poco informato dal punto di vista accademico, solo perché rifiuto di soccombere a questa vera tara intellettuale gia denunciata da Vico col scottante termine ''concitazione''. Io invece pretendo essere un ''intellettuale organico'' non un ''pagliaccio'' (un pitre). )
Se il ''keynesianismo militare'' come tale non può essere confuso con il ''keynesianismo bastardo'', importa anche capire le contraddizioni intime di quest'ultimo, in quanto versione interamente borghese del keynesianismo di Keynes, posta in totale opposizione con lo spirito di ''Bloomsbury'' e con l'anticonformismo che animava la versione originale. Ovviamente alla sua base si trova la contraddizione principale mai risolta da Keynes, una che forse non cercava neanche a dissipare, lui sempre così cosciente delle origine normane del suo cognome e di una certa meritocrazia ereditata dai cerchi elitisti, più o meno occulti, del Collegio Eton! Sappiamo che la risoluzione di questa contraddizione condurrebbe direttamente da Keynes a Marx, senza neanche passare dai ''prolegomeni'' di Sraffa. O dalla sua mita e tutt'insieme limitata e reificata concezione del ''lavoro socialmente necessario'', in altre parole la ''struttura di v''. Questa viene unicamente concepita da Sraffa in un modo tipicamente ricardiano all'insegna di una semplice ''produzione di merci a mezzo di merci''. Questo è dovuto all'assenza di articolazione, in tutte le versioni borghesi dell'economia, tra micro e macro economia. Potremo chiamare questo oblio scientifico il Paradosso Aristotelliano di Keynes dato che insisteva per porre all'inizio del suo ragionamento i ''fatti'' empirici particolari indotti artificialmente dalla concezione borghese del ''paradigma del libero mercato''. Ma nel processo, finiva sempre per super-imporre determinati oggettivi politici sopra questo ragionamento. In particolare, perché derivava questi ''fatti'' in maniera indipendente, con referenza ad un quadro empirico generale, senza mai essere totalmente capace di coniugare queste due serie in un modo scientifico inattaccabile. Keynes si tirava fuori di questa trappola dando la priorità agli oggettivi macroeconomici, idealmente determinati dai politici, e dai strateghi tra di loro spesso con l'aiuto di ''valutazioni empiriche'' o (''rules of thumb''), dato l'assenza di un sistema statistico performante. (9). In oltre, questi strateghi erano tutti supposti essere nutriti essenzialmente dai lavori dei keynesiani contemporanei, nella speranza di potere liberarsi così della loro ''schiavitù nei confronti degli economisti del passato''! Per il resto, la preservazione della proprietà privata di per sé gli importava molto di più della preservazione della finta libertà di movimento del capitale, una ''libertà'' che poteva solo menare all'autodistruzione del sistema: salvare il capitalismo al suo malgrado, tale era il suo motto. La conseguenza di questa posizione ideologica e teorica di Keynes fu lo sviluppo estremo dell'apparato statistico necessario per permettere la gestione politica più serrata del sistema (compreso tenendo conto dei ''lags'' relativi). Ma non sapremo mai quale risposta Keynes avrebbe personalmente offerto una volta che la realtà anti-keynesiana messa in opera a Bretton Woods vene a distruggere irrimediabilmente la coerenza politica del sistema. Questo avvenne invalidando fatalmente l'operazione contro-ciclica interna dei moltiplicatori tramite l'instaurazione di un'economia capitalista mondiale aperta, interdipendente e asimmetrica all'estrema, una versione che avrebbe sicuramente piaciuto molto a Cordell Hull. (Sulla base del saggio ai suoi nipotini) possiamo tuttavia pensare che Keynes avrebbe preferito optare per la preservazione di certi spazi destinati alla proprieta privata, sviluppando malgrado tutto le politiche di ridistribuzione economiche e sociali reali, invece di regressare verso un nietzscheismo ottuso, nemico di ogni cultura. (Ricorderete le analisi condotte da Keynes relative alle tecniche di pianificazione capitalistiche del Dr. Schacht in Germania ... senza pero mai soccombere, all'immagine di un Duca di Windsor o di un partito liberale inglese, all'affascino sottile dei nascenti fascismi e nazismo; una incresciosa tendenza quest'ultima molto più corrente all'epoca, al contrario di quanto si potesse immaginare, come si può eloquentemente verificare sfogliando le coperture e leggendo qualche articoli delle rubriche in voga all'epoca come Life! Una lettura edificante tra tutte, in questi tempi confusi nei quali si coniuga, senza il minimo stato di anima, l'amnesia storica più ingobbile e l'arroganza virtuosa al riabbasso, ma sempre vanitosamente auto-conferita.) Di fatti, l'umanesimo di Keynes, il suo anticonformismo sempre impregnato di estetismo e di alta cultura, come pure la sua concezione di alto funzionario dello Stato indotta del modello democratico borghese di Westminster (come tanti altri Keynes aveva fatto le sue pratiche nei bureaux dell'India), gli impedivano di pensare che il capitalismo si potesse salvare per mezzo di una regressione fascizzante. Il grande matematico ed aristocratico Bertrand Russell fece naturalmente la stessa constatazione. I migliori keynesiani moderni (Tobin, Solow, o ancora Galbraith, il gran teorico dei contrappesi) andarono generalmente nella stessa direzione, senza pero dimostrare la stessa raffinata comprensione della specificità ontologica dell'economia politica.
Nondimeno, queste contraddizioni risultarono mortali nel momento in cui, perdendo ogni comprensione scaturita dall'empatia (''verstehen'' diranno i discepoli di Max Weber e compagnia o, meglio ancora, quelli di Dilthey), furono trattate dai teorici della ''sintesi''. Le lezioni impartite dalla pianificazione in tempo di guerra furono dimenticate con l'eccezione di qualche lavori prodotti da Kuznets o Tinbergen. Sweezy, Magdoff, Braverman e i loro compagni predicavano nel ''deserto''; la ''Societa Giusta'' fu gettata nelle ortiche; i Weintraub, Robert Heilbroner ma anche i Perroux, Rueff e Denizet furono messi da parte dai ministeri e dalle burocrazie al beneficio dei Milton Friedman, dei Summers ed altri Laffer ! Peggio ancora, sotto l'influenza intellettualmente deleteria e economicamente rovinosa di questi ultimi, il pubblico degli auto-soddisfatti venne a distinguere due nuove ''varianti'' interamente separate nel keynesianismo. Una militava per una politica trainata dalla ''domanda'', l'altra per una politica tirata dall' ''offerta''. Il risultato fu allora la semplice riaffermazione della dicotomia originale del capitalismo in quanto modo di produzione e modo di pensiero, glorificando nel processo la sua natura schizoidia.
La politica keynesiana della domanda, illustrata dal fallimento interno dei moltiplicatori, poteva così servire ufficialmente da comodo spaventapasseri. Il suo deperimento corrispondeva naturalmente ad un metodo didattico ben rodato, provvisto da una terra feconda nelle università capitalistiche dove si riconcilia, senza difficoltà, selezione incestuosa al merito nietzschiano e spese di iscrizione esorbitanti. Si sa che queste spese annuali superano da gran lungo il salario annuale medio degli operai. Ognuno di noi sa che la scienza di per sè è totalmente neutrale, col l'eccezione del suo finanziamento, delle preferenze paradigmatiche, dei ''mind sets'' e dei pregiudizi di classe sotto-giacenti! Nonostante, questa combinazione delle prescrizioni keynesiane e dell'operato reale del moltiplicatore di Kahn risultò fatale nel momento in cui le contraddizioni teoriche e pratiche si cristallizzarono in un confronto strettamente ideologico. Di fronte alla politica dell'offerta, vero guazzabuglio teorico, bisogna ricordare lo spirito di derisione felpata di Galbraith. Non ha forse definito questa politica dell'offerta come una strategia consistente nel ''nutrire i cavalli per nutrire i passeri'' (''trickle down effect'')? Sfortunatamente, la contro-rivoluzione monetarista aveva gia investito i palazzi governativi.
E nondimeno chiaro che questa politica dell'offerta risultò eminentemente compatibile con il keynesianismo militare. In effetti, ognuno di noi comprende facilmente che la machina di guerra economica chiamata ''libero scambio'', che li fu necessariamente associata, deve essere assistita dall'alta tecnologia sviluppata nei laboratori militari, o, in certi casi, dalla distruzione militare dei concorrenti potenziali! Furono così dimenticati quelli economisti che argomentavano in favore dei ''dividendi della pace'', gli argomenti felpati offerti da O. Palme (Common Security, 1982), o ancora i successivi rapporti di Willy Brandt. Nella scia, il progetto reaganiano di ''Guerra delle Stelle'' (Iniziativa di Difesa Strategica) celebrò in modo definitivo il connubio del keynesianismo della sintesi, perpetualmente zoppo nei Stati Uniti per causa dell'ideologia mirata a svalorizzare in permanenza l'intervento dello Stato nell'economia, con il keynesianismo militare. Il quale aveva trovato negli USA la sua ''terra promessa'', in particolare con Truman e poi con MacNamara e il generale Taylor. (Il contributo di questi ultimi fu poi largamente sovrappassato dal splendore innato e dal genio acculturato dei vari Wolfowitz, Perle, Kristol, Kagan e tanti altri membri di questa clique sviata, tra i quali dobbiamo anche includere Rumsfeld.) Questa fuga in avanti neoliberale e filo-semita nietzschiana su scala mondiale permetteva di rimandare le scadenze politiche indotte dalla sovrapproduzione e dal sottoconsumo, ponendo, con la democrazia e la forza, la distruzione dello Stato sociale (Welfare State) e dei suoi settori pubblici (non mercificati) come ''nuova frontiera'' del processo di accumulazione capitalista. Questo implicava l'imposizione di un ''libero scambio'' asimmetrico, continentale per primo, emisferico in seguito e per finire globale. Nel fra tempo, i cittadini americani furono incitati a dimenticare momentaneamente i ''dividendi della pace''. Di fatti, considerevoli risparmi legati alla pace potevano essere indotti dalla negoziazione di ''regimi di controllo e di riduzione degli armamenti'', ancorché questi regimi siano spezzo fraudolentemente confusi con il ''disarmo'' totale, o peggio ancora con una manifestazione di ''debolezza''. Questa confusione persiste tuttora malgrado il lavoro coscienzioso di numerosi teorici e di numerosi militanti del movimento per la pace che non si dimenticano mai quanto scuole e che tipo di accesso universale alla sanità pubblica potrebbero essere finanziati sapendo che un solo missile di crociera Tomahawk costa $ 20 milioni e più. O sapendo che un solo super-bombardiere furtivo vale quasi mezzo miliardi di dollari, anche se simboleggia le autentiche prodezze americane in materia di ''furtività'', dato che sono capaci di evadere tutti i radar, anche i più sofisticati, con l'eccezione tipica dei modelli più obsoleti basati sulle onde lunghe ordinariamente utilizzate per effettuare le ordinarie trasmissioni televisive! Naturalmente dovrebbe essere ovvio che gli obbiettivi della sicurezza domestica e globale o della persuasione intellettuale non potranno essere raggiunti senza un meticoloso rispetto della Carta fondamentale delle Nazioni Unite.
(Il ''leadership morale'' è oggi diventato una parolaccia manichea terribilmente abusata dall'attuale Amministrazione americana)
A parte il suo carattere istintivamente aggressivo, la dicotomia intima del capitalismo sottolineata qui sopra è insuperabile, perché, a dire vero, è di natura genetica. Ricorderete come, a partire della stesura dei suoi Manoscritti parigini del 1844, Marx optò per il comunismo, cioè per un modo di ridistribuzione ugualitario delle ricchezze collettive. Lo fece giustamente perché era arrivato a determinare che la grinza del ragionamento classico era localizzata nel perpetuo disequilibrio ontologico tra il valore della forza di lavoro da un lato (i.e., l'incontestabile fatto secondo il quale ogni valore di scambio funzionando come tale può soltanto essere creato dal lavoro umano, in modo diretto o indiretto), e, dall'altro, la meccanica dell'offerta e della domanda sopra un mercato specifico. In un solito raggio di genio, Marx svelò rapidamente il nodo del problema: la domanda sociale (naturale o condizionata da fattori culturali o altri) precede sempre l'offerta. Questo risulta più chiaro ancora nel modo di produzione capitalista, semplicemente perché non si può mai ottenere una produzione nuova, cioè una trasformazione di materie prime rozze, oppure appariscenti sotto la forma del lavoro passato, in prodotti nuovi, senza l'intervento del lavoro umano incarnato nella forza di lavoro umana. In altre parole, senza l'avanzo che il lavoratore fa, sempre e ovunque, in modo individuale o collettivo, al detentore dei mezzi di produzione. (La transizione verso un'economia di servizi o un'economia intangibile non cambierà affatto questo dato antropologico ed economico-politico primordiale. Notiamo che attualmente i migliori teorici dell'Intelligenza Artificiale, tale Douglas Hofstädter, hanno ammesso di dovere concedere uno statuto ontologico specifico alla creazione umana in opposizione alla creazione da parte di sistemi artificiali. Questi ultimi sono certamente intelligenti, ma assistiti dall'esteriore. In ultima analisi dipendono sempre della creazione umana. Di conseguenza, non esiste nessuna scappatoia scientificamente valida fuori della teoria marxista del valore, una teoria che coniuga in modo dialettico il ''valore di uso'' e il ''valore di scambio''. Le disperate obiezioni tradizionali valgono quello che valgono. Ad esempio, per quanto riguarda il ''prezzo'' dei vini o dei dipinti rari, oppure di altri tipi di ''merci'' di questo genere, non c'è proprio nulla da stupirsi. E ancora meno troverete in essi una confutazione della teoria marxista. Queste obiezioni dimostrano solo una puerile incapacità ideologicamente ancorata ad ammettere che il valore di scambio del ''lavoro passato'' dipende sempre da quello che li viene conferito dal esercizio del ''lavoro vivo'' in condizioni specifiche, ma tenendo conto del ''settore di lusso'' come pure del ''credito'' e della ''speculazione'', tutti questi elementi rappresentando delle categorie dipendenti della magnitudine della sovrappiù sistematicamente estratta. Quelli che intrattengono ancora il minimo dubbio a questo soggetto dovrebbero riportarsi alla maniera adoperata da Sraffa (o da qualsiasi teorico del equilibrio generale) per trattare dei valori degli ''inventari'', o più generalmente del valore del ''lavoro passato'', detto con molta erudizione appartenere ad un ''epoca'' differente. In effetti, come credete che proceda la contabilità delle aziende malgrado i suoi arcani? Come si sa, questa è una disciplina incapace di compiere miracoli all'infuori di quelli gia compiuti dal lavoro umano, eccetto per quanto riguarda i prodigiosi sforzi spesi per snidare le scappatoie fiscali ''legali'' giustificando nel processo la propria formazione e il proprio valore professionale.) In altri termini, niente è mai possibile senza l'avanzo fatto sotto la forma del valore di uso della forza di lavoro umana che il ''lavoratore'' porta sempre, sia individualmente sia collettivamente, al detentore dei mezzi di produzione. Nei limiti gia menzionati prima, Keynes fece intuitivamente di questo punto di partenza obbligatorio la base reale del suo concetto di ''domanda effettiva'', ma lo fece in una maniera parzialmente re-mistificata a causa della sua fedeltà di classe al paradigma dell'economia classica. Questa divergenza assiomatica lo mette a parte, molto al di sopra del vecchio Marshall, ma ugualmente della maggior parte dei suoi colleghi conformisti di Cambridge, come ad esempio Pigou. La rimarca vale ugualmente per Joan Robinson. E naturalmente per Sraffa, l'amico di Gramsci, il quale contribuì due saggi pionieristici, scritti in Italia negli anni 20, che spinsero Keynes ad invitarlo ad insegnare a Cambridge.
Ovviamente, la perversità ontologica-teorica dei marginalisti e dei neoliberali non è senza antecedenti. La sua origine sociale inizia con le recriminazioni degli industriali inglesi di Manchester, e di tutta l'Inghilterra, dirette contro l'abbassamento generalizzato del tempo di lavoro e le mobilizzazioni popolari crescenti in favore della generalizzazione della giornata di 8 ore. La rivendicazione operaia di una riduzione della durata del tempo di lavoro quotidiano spinse la borghesia ad abbandonare Smith e Ricardo ed a trattare del lavoro umano come di un ''fattore di produzione'' tra molti altri. Questo ragionamento condusse Nikolaï Bucharin a scrivere la sua classica confutazione delle tesi della Scuola austriaca nel suo brillante libro intitolato Economic theory of the leisure class, pubblicato da Monthly Review Press in 1972, ma dal quale sfortunatamente non conosco nessuna traduzione italiana. Bucharin rintracciò la nuova illusione economica della borghesia nella dominazione dei nuovi « rentiers », una frazione di classe prodotta dal estensione e dall'autonomizzazione del ''credito'', che aveva perduto ogni senso concreto dell'aspetto produttivo della creazione del valore. Fatto questo, perseguì col smantellamento punto per punto di quello che definì abilmente i ''cerchi viziosi'' del nuovo pensiero economico borghese. Il libro di Bucharin rimane una lettura obbligatoria dato che questo tipo di illusione ritorna alla luce con l'emergenza della cosiddetta ''economia intangibile'', difesa da teorici che pretendono altrettanto che questa ''nuova'' economia sia interamente distaccata del lavoro umano. Tuttavia, come l'abbiamo gia fatto notare qui sopra, lo scivolamento concettuale cominciò ben prima con i problemi della classe industriali inglesi. Le conseguenze delle inettitudini di Senior a proposito dell' ''ultima ora'' non vengono usualmente valutate al loro giusto valore da parte degli economisti, malgrado le critiche iniziali e definitive di Marx, autore di un opuscolo intitolato ''Salario, prezzo e profitto'' (1865). Questo opuscolo lo metteva preventivamente al riparo di ogni amalgama ''marginalista'' dato che questo rappresentava il compimento di un lavoro scientifico iniziato con ''Salario'' (1847) e ''Lavoro salariato e capitale'' (1849). L'opuscolo ''Salario'' (v. Ed. La Pléiade, Œuvres, Économie II, p 155) partiva da considerazioni concretissime intimamente legate al movimento operaio: Marx confutava gia in modo scientifico il malthusianismo e gli ''economisti filantropi'' predecessori di Senior, che si erano opposti all'abolizione del giorno di riposo settimanale della domenica una sorte di raffarinade anticipata sulla ''riabilitazione del lavoro'' tramite l'allungamento della sua durata ma con la simultanea generalizzazione della precarietà! Questa ''ultima ora di lavoro'' divene in realtà il ''margine'' considerato impossibile a diminuire dato che, in modo altamente misterioso, sussumeva in se stesso tutto il ''profitto'' contenuto nel valore di scambio del lavoro messo in atto durante l'intera giornata!!! (Vedi ''L' ''ultima ora'' di Senior'' nel Capitale, Libro I. In francese, La « dernière heure » de Senior dans Marx, Capital, Chapitre IX, paragraphe III, édition la Pléiade, 1972, p 778) (Il ''margine'' autentico è una tutt'altra cosa. Mi si concederà la presente interpolazione, fatta sotto il segno della lezione di emancipazione umana offerta, subito dopo la caduta della Commune di Parigi, come un ''paesaggio'' di campagna ''scelto'', o come ''vendemmie'' fraterne, dal grande poeta e comunardo Paul Verlaine. Lui lo concepiva come un processo ''poetico'' letterale di prospettive dell'uguaglianza, della libertà e della fraternità, dunque come uno spazio di annotazione essenziale della vita sopra i palinsesti alienanti redatti dalle società di classe. Lo fece con la speranza di congiurare ''l'alba alla rovescia'' delle sconfitte transitorie. ''Si balla tuttora perché tutto è nel margine/Fatto dal fiume a questo libro perfetto/Se a volta si ammazzava o si beveva/Il fiume rimase sordo e il vino litargirio.'' (povera mia traduzione) « On danse aussi, car tout est dans la marge/Que fait le fleuve à ce livre parfait,/Et si parfois l'on tuait ou buvait/Le fleuve est sourd et le vin est litharge. » tiré de « Laube à lenvers » dans Jadis et Naguére, éditions La Pléiade, p 375)
Riassumendo, si può affermare che la società capitalista di Senior, e di conseguenza quella dei marginalisti, è una società dell'anarchia la più sfrenata e la più inumana che sia. Esibe due falle mortali. Per prima, pretende fare emergere il profitto solo dal incontro dei capitalisti che si confrontano sul ''mercato'', senza tenere conto delle condizioni della produzione. In seguito, ed è questa la conseguenza del passaggio inevitabile dell' ''ultima ora'' di Senior al marginalismo di per sé, è costretta a cancellare tutte le norme relative ai processi di produzione o di riproduzione, in modo da distruggere l'idea stessa delle condizioni generali senza le quali, purtroppo, nessuno mercato non è mai concepibile. Dal punto di vista logico, questo ammonta a modificare di soppiatto gli assiomi del ragionamento a secondo dei bisogni (detto altrimenti, abbiamo qui il famoso ''cerchio vizioso'' denunciato a giusto titolo dal compagno Bucharin.) Dal punto di vista pratico, questo ammonta a fare dell'equilibrio un'affare puramente antisociale e barbaro per eccellenza. In verità, tutto questo maschera una sola ed unica preoccupazione, quella che consiste a cancellare ideologicamente il processo di creazione del valore di scambio dal solo lavoro umano.
La logica di Senior è sequenziale, qui risiede tutto il suo dramma. Nella giornata di lavoro di 10 ore difesa da Senior, il profitto scaturirebbe unicamente dall' ''ultima ora''. Cominciamo l'analisi al livello della produzione. Abbiamo un quadro temporale di 10 ore fornito socialmente e legalmente. Questo quadro legale risulta gia da una situazione prevalente nell'industria dato la composizione organica e le altre condizioni materiali e morali della produzione. Queste condizioni sistematiche debbono applicarsi indipendentemente del fatto che il capitalista sia individualmente efficace o meno. La sequenza temporale di Senior conduce così alla confusione la più totale entro quantità, valore e profitto. Il profitto del capitalista emergerebbe solo dagli ultimi prodotti fabbricati durante l'ultima ora di lavoro, e non dal volume delle sue vendite giustificato da una più grande produttività specifica. In questo modo, si cerca semplicemente a cancellare l'avanzo del valore di uso della forza di lavoro fatto dal lavoratore al capitalista prima che il processo di lavoro fosse avviato. La forza del lavoro, come ogni altra merce, coniuga in se stessa il valore di uso e il valore di scambio. Ma solo il valore di uso della forza di lavoro, in quanto lavoro vivo, può plasmare altri valori di uso per trasformarli in merci. Questo avanzo fa dunque si che il valore di scambio della forza di lavoro, come quella di ogni altra merce, comprende due parti. La prima corrisponda al ''lavoro socialmente necessario'' (il paniere di merci necessari per rinnovare la forza fisica e mentale del lavoratore); la seconda corrisponde alla sovrappiù. Seguendo Marx, possiamo notare questo con un semplice grafico. Esibe il vantaggio di mostrare la corrispondenza da un lato tra il lavoro socialmente necessario e la sovrappiù e, dall'altro, dal punto di vista del lavoratore, tra lavoro socialmente necessario e sovra-lavoro (ovvero, lo sfruttamento.)
Si ottenerebbe questo:
sovra-lavoro
o
capitale variabile (v) sovrappiù (pv)
Lavoro socialmente necessario sovrappiù
I---------------------------------------------------I------------------------I
Giornata di lavoro
Senior dimentica semplicemente che in ogni prodotto individuale viene coniugato ambedue il valore di scambio e il valore di uso, secondo condizioni produttive precise. Dimentica che solo il valore di uso del lavoro - messo in atto dal lavoro vivio - può coniugare questi due aspetti in un nuovo prodotto. Di più, dimentica che il salario non è altro che la retribuzione del valore di scambio della forza del lavoro, e non certo del suo valore di uso, che in ogni caso, come abbiamo gia accennato, viene sempre avanzato dal lavoratore al capitalista. Questo valore di uso viene necessariamente ripartito sopra l'intera giornata di lavoro, dato che plasma tutte le merci prodotte durante la data giornata! Di fatti, nella sua premura a cancellare il ruolo cruciale del lavoro umano, e per via di conseguenza, le pretensioni economiche e sociali del lavoratore sopra il frutto del suo lavoro, Senior trasforma in una pura sequenza temporale quello che, in realtà, è necessariamente una dualità ontologica perenne che viene sviluppata nel ambito temporale della produzione. Nella loro precipitazione, molti marxisti primitivi hanno commesso lo stesso sbaglio. Se per semplificare, assumiamo che durante la giornata di 10 ore di Senior, il lavoratore lavora 9 ore per produrre la porzione corrispondente al lavoro socialmente necessario ed un'ora sola per il capitalista, questo non può certo essere inteso in un modo temporale puramente sequenziale, ma solo come equivalenti valori di scambio/tempo, giustamente necessitati dalla presentazione temporale. Dato la dualità valore di scambio e valore di suo, dato pure l'avanzo iniziale del valore di suo del lavoratore al beneficio del capitalista, questo ratio di 9 ore su 1 ora si ritrova necessariamente in ogni porzione infima di tempo speso in maniera produttiva, e, dunque, anche in ogni prodotto preso individualmente. Si tratta qui della dualità ontologica che procura l'unica fondazione concepibile dell'economia politica intesa come scienza razionale!
Il problema vero risiede nel fatto che le contraddizioni interne al ragionamento di Senior conducono necessariamente al marginalismo, che altro non è che lo spostamento di queste stesse contraddizioni interne ad altri livelli, ma a secondo dei bisogni mutevoli dell'argomento. I marginalisti risultano ancora più irragionevoli del bravo Senior. Questo è visibile al primo colpo di occhio se considerati il selvaggio attacco a tutte le norme sociali (e anche naturali) che scaturisce necessariamente dal marginalismo. Cosa altro si cerca quando si esige la ''flessibilità del lavoro'' se non la sottomissione simultanea e completa del Uomo e del lavoratore alle ''leggi'' disincarnate del mercato? E per questo che l'Homo economicus capitalista appare ovunque come una creatura stentata, piegata di forza al suo compito, una creatura che non trova altra umanità se non negando collettivamente il suo sfruttamento. Quest'attacco, che viene anche diretto alle condizioni materiali di esistenza dei lavoratori, vale tanto per le norme microeconomiche quanto per le norme macroeconomiche. La giornata di 10 ore di Senior costituisce gia un quadro. Ma questo quadro ci manda precisamente alla ''composizione organica del capitale'' (v/C) ed alle forme di estrazione della sovrappiù. In termini analitici, l'estrazione della sovrappiù può essere differenziata in sovrappiù assoluta (durata), in sovrappiù relativa (intensità), in ''produttività'' (approfondimento del rapporto v/C) ed in ''sovrappiù sociale''. Lasciamo da parte per ora quest'ultima forma e concentriamoci sopra le condizioni prevalenti nella microeconomia. Dovrebbe essere apparente, senza necessitare lunghi discorsi, che la logica del marginalismo, incatenata dal suo mercato ad hoc, suppone l'intera libertà del capitalista per quanto concerna le condizioni della produzione, ed, in particolare, l'estrazione della sovrappiù. Nel momento in cui imponete delle norme, anche minime, come la giornata legale del lavoro, il ragionamento diventa irrimediabilmente contraddittorio. A dire vero, il marginalismo contiene gia la deriva pseudo-libertaria di destra di von Hayek e di Friedman, proprio perché è profondamente lunatico ed inumano. Dato che esiste realmente una soglia fisiologica all'utilizzo del lavoro, e che per altro la giornata terreste è tuttora limitata dalla rivoluzioni della terra su se stessa, la teoria marginalista dimostra la sua profonda mancanza di logica, in più della sua a-terrestralità intrinseca. Ahimè! Le nuvole di Aristofane appartengono alla destra!
Per contro, incombe interrogarsi: può il marginalismo raggiungere un ''equilibrio'' al livello macroeconomico? Al contrario di quanto si potrebbe pensare a sinistra, la risposta è affermativa. Ma si tratta dell'equilibrio della guerra di classe, prima di essere un'equilibrio capitalista; si tratta, in realtà, dell'equilibrio dei cimiteri nei quali abballano usualmente i nietzschiani di ogni provenienza. Un equilibrio fondato sulla povertà di massa senza nessun legame con la nozione di produttività, ma mantenuto soltanto con la forza cieca e la repressione. In altre parole, se ristabilite le norme legali, in modo da limitare le variazioni erratici dell'estrazione della sovrappiù, fatte a secondo della voglia del capitalismo individuale (durata, cadenze accelerate, ecc, in poche parole la fine del Codice del lavoro), sarà la composizione organica del lavoro che farà la differenza tra la sopravvivenza di un capitalista specifico o la sua sparizione. Ma, malgrado questo, il ''mercato'' capitalista non potrà garantire il pieno impiego per una giornata legale di lavoro identica (anche se questa finisce per raggiungere il limiti quasi assoluto delle 12 o 14 ore volute da Blair ed i blairisti nell'Unione europea!) La concentrazione e la centralizzazione del capitale faranno presto ad eliminare numerosi capitalisti, nel stesso modo in cui l'aumento della produttività eliminerà fatalmente numerosi lavoratori non necessari nel nuovo processo di produzione più efficace. Le due frazioni surnumerarie spariranno dello spazio della produzione. Ma dobbiamo ancora notare che, in questo caso specifico, cioè il caso generale nel quale, al minimo, le condizioni del lavoro se non della produzione, sono normate, l'abbassamento generale della durata del lavoro non basterà ad equilibrare le condizioni macroeconomiche. Questo risulta evidente se si prende il tempo di riferirsi allo diagramma della Riproduzione Semplice nel quale la composizione organica del capitale v/C risulta differente nel Settore I e nel Settore II. Perché, in realtà, la norma sociale ritenuta per la giornata legale di lavoro si imporrà ai due settori simultaneamente, quale che sia la loro produttività relativa. Ora, questa differenza tra settore non si riassorbisce secondo la stessa logica che prevale tra capitalisti appartenenti allo stesso settore: in un dato settore i capitalisti meno efficaci possono sparire, ma nella Riproduzione Semplice o Allargata, il settore dove si verifica la composizione organica meno efficace non potrà volatizzarsi! Lo Stato che impone la norma relativa alla giornata del lavoro dovrà dunque ugualmente vegliare al raggiungimento dell'equilibrio macroeconomico. Il che non risulta affatto una cattiva cosa dato che la societa si risparmierebbe così lo spreco indotto da un capitalismo sfrenato, o, più generalmente, da una qualsiasi economia fondata sulla sola logica microeconomica, abbondantemente contabilizzata, ma nel boia più oscuro per tutto quello che concerna le condizioni socio-economiche della riproduzione. Questo risulta ugualmente vero per la gestione dell'inflazione, se prendiamo il tempo di dare un colpo d'occhio al diagramma relativo all' ''inflazione strutturale'' dato in Tous ensemble. Tutto questo discorso può essere riassunto dicendo che il ''mercato'' reale non è mai diverso della ''domanda sociale'', o se si preferisce delle domande specifiche sovra-determinate da essa nel processo di riproduzione. Non si tratta mai di un ''mercato'' disincarnato, sempre misteriosamente ad hoc, tanto dal punto di vista micro che macro, come quello immaginato dai marginalisti, e in generale dai teorici borghesi. Questa ''domanda sociale'' pone così in gioco la riproduzione e, di conseguenza, la pianificazione statale e sociale, particolarmente quando ci poniamo nel quadro della Riproduzione su scala allargata.
Se, per contro, sopprimete tutte le norme, nella speranza vana di ritornare alla ''concorrenza perfetta'' concepita da Braudel ed altri illusionisti del genere come spazio per eccellenza della ''libertà'' vi confronterete da un lato con degli ostacoli naturali e, dall'altro lato con la logica necessaria della produttività. Una logica che ricrea senza sosta la concentrazione e la centralizzazione del capitale. Può ''l'ingegneria sociale borghese'' essere auspicata come alternativa possibile, malgrado il beato catechismo presuntuosamente anti-totalitario di Popper? In altri termini, sarebbe possibile mettere in opera, in maniera ricorrente, un ''schumpeterismo alla rovescia'' (supponendo che si possa fare a pezzettini le grandi multinazionali private con la stessa facilità con la quale furono distrutti i monopoli pubblici e le impresse nazionali, nella vana speranza di sopprimere i limiti all'accumulazione del capitale) ? La risposta risulta semplicemente negativa. Perché non riuscirete ad eliminare il livello di produttività gia raggiunto nelle varie industrie, né quello ancora da raggiungere, almeno continuando a rispettare la logica capitalista. Potrete tutt'al più regressare verso un sistema fascista, corporativo e di casta. Così, nella speranza di salvare il capitalismo, in quanto societa dello sfruttamento del Uomo dal Uomo, dal suo inevitabile declino storico, questo ritorno al fascismo cercherebbe disperatamente a imporre al sistema capitalista una logica che, in realtà, non gli corrisponde affatto. Perché non toccherebbe alla proprietà privata dei mezzi di produzione e dunque alla legge del profitto, tenterebbe in vano di farlo frazionando le unità di produzione, sopprimendo il Codice del lavoro e limitando in modo statutario la crescita della produttività. Come possiamo vederlo, il marginalismo non conduce al Medio Evo, un epoca ancora tutta impregnata di ''giusto prezzo'' e di norme corporative, ma conduce invece ad una barbarie nietzschiana, tipicamente sicura di potere imporre alla logica, come pure al divenire storico, la sua propria a-logica coltivata come tale. Il serpente si morde la coda. Ed è solo giustizia.
Tuttavia, come abbiamo gia detto, Senior condusse al marginalismo. Ovviamente, Marx non è colpevole dell'amplificazione ideologica/teorica che quest'ultime inettitudini trovarono in seguito, per finalmente sboscare sul spostamento completo della vecchia economia politica classica. Cioè quella di Smith, Ricardo, Stuart Mill etc., una teoria fondata sulla legge del valore della forza di lavoro portata al suo termine da Marx con il chiarimento definitivo dei suoi fondamenti scientifici. E chiaro che questo scivolamento paradigmatico era necessario alla borghesia industriale dell'epoca. Non solo doveva fare fronte all'emergenza di un movimento operaio autonomo, capace di esigere la sua parte del valore creato, mai cresceva di più la sua dipendenza verso il ''credito'' necessario per sviluppare ulteriormente la sua capacità produttiva. Quest'opzione si rivelò essere un'arma temibile. La disponibilità del ''credito'' contribui ancora alla mistificazione usuale del capitalismo, un modo di produzione che, secondo la dialettica marxista, tende perpetuamente a presentare le relazioni sociali alla rovescia. Si rese così plausibile l'idea secondo la quale la moneta, sotto la forma del credito, costituiva un fattore di produzione autonomo, un fattore in oltre eminentemente quantificabile. Le vere prodezze tecniche di Walras fecero il resto. Ancorché quando si sollevò la questione dell'equilibrio generale, i walrasiani, se non l'imperturbabile Walras stesso, si trovarono immancabilmente confrontati ad un serpente che si mordeva male la coda!
Walras se stesso aveva tentato dal inizio (malgrado il consiglio del suo padre Auguste, più esposto alle influenze socialiste e marxiste, se non altro tramite Proudhon) di distinguere metodicamente ''scienza economica'' e ''economia sociale''. Tentò di operare questa distinzione sin dal inizio allorché si sforzava coscientemente di stabilire i postulati e gli assiomi necessari per fondare la sua nuova disciplina ''scientifica''. Questa distinzione metodologica costituisce precisamente la furtiva presupposizione fondamentale del suo libro determinante intitolato Eléments d'économie politique: ou théorie de la richesse sociale. Per contro, sin dall'inizio aveva preso la pena di concedere onestamente e con la massima lucidità l'evidenza secondo la quale la scarsità o meno di un qualsiasi prodotto dipendeva in ultima analisi delle capacità produttive che lo concerneva. Pero lo fece per subito scartare definitivamente questa sua constatazione analitica primordiale ! (Aggiunto: era una nota di piè di pgina che spari nelle edizioni seguenti ...)
Ma, anche alla sua insaputa, era gia moltissimo. Pero, in una magistrale anticipazione delle ''formalizzazioni'' positiviste mutilanti di Popper, questa silenziosa messa al bando, e dunque questa occultazione di fatto, rappresentava il prezzo a pagare per la matematizzazione della nuova ''scienza'' concepita come essendo capace di fare camminare il mondo con dolcezza sulle acque agitate dei laghi dei diversi mercati, che, inter-connessi in modo giudizioso (scientifico!) tra di loro, finivano fatalmente per trovare la loro serenità, il loro livello di equilibrio e di armonia ! Al prezzo di questo piccolo pezzetto di bravura artistica, Walras poteva allora partire senza scrupoli dall'assioma, borghese e riduttore per eccellenza, secondo il quale ''si deve prima offrire per potere domandare'' (10) La scienza economica era così salvata dalle acque, se si può dire, in modo che anche un Schumpeter poteva da ora in poi accaparrarsi di questa ''trovata'' e proporre vittoriosamente come principio metodologico profondamente scientifico, la dicotomia di origine senza la quale tutta questa bella formalizzazione non sarebbe niente altro che nullità capitalista. Schumpeter formato in Austria intratteneva pero qualche dubbio; di qua il suo profondo pessimismo relativo all'avvenire di un capitalismo purtroppo sempre mosso dai processi di concentrazione e di centralizzazione del capitale (il processo di oligopolizzazione, monopolizzazione analizzato da Sraffa, Chamberlain e Joan Robinson.) Walras finì dimenticando le implicazioni della sua formalizzazione iniziale del problema, notabilmente l'incontronabile realtà dell'avanzo rivelato da Marx. Schumpeter, pero, non l'ignorava.
Noteremo ugualmente l'effetto di de-socializzazione (''disembodying'') economico inerente al metodo positivista di Walras. Nella sua economia pura, non risente mai l'obbligo di specificare chi offre e chi domanda, né cosa, né in quale circostanze sociali, malgrado il fatto che il padre Auguste aveva preso il disturbo di scriverli per avvertirlo che questo aspetto sociale (dialettico e organico, direbbe Gramsci) costituiva l'essenza vera di ogni scienza inclina a studiare le realtà economiche. In questo mondo astratto, all'immagine delle credenze idilliche ulteriori nella democrazia ideale (a dire vero, della municipalità di New Haven!), tale che concepita da Robert Dahl, tutti gli agenti sono presunti ''uguali'', in modo che ogni vantaggio unilaterale deve risultare del loro merito ''intrinseco'' e della loro capacità a mobilizzare le loro ''risorse'' col scopo di raggiungere gli obbiettivi preferiti! Qui il lavoratore viene supposto dotato da un comportamento ''razionale'' secondo un'ipotesa generale assai superflua, ma naturalmente nel quadro della razionalità dominante adottata dal capitalismo ad un epoca specifica. La sua posizione sociale ed economica subordinata appare allora come una risultante naturale, invece di apparire per quella che è in realtà, una critica letale dei limiti e delle contraddizioni della democrazia formale borghese. Ovviamente, il kit delle presupposizioni e degli assiomi, che operano silenziosamente al cuore del pensiero borghese per sboscare su una tale convinzione, è puramente determinata da un contesto impregnato dall'ideologia dominante. La possibilità di legittimare la razionalità e l'armonia sotto-giacente da lui offerta spiega la sollecitudine politica con la quale Jules Ferry lodava il caro espatriato Walras, e, più specificamente ancora, l'originalità della ''neutralità'' matematica del suo metodo. Questa razionalità e questa armonia disincarnate influenzarono a loro volta l'insieme delle teorie economiche borghese, particolarmente la concezione ''steady state'' di Marshall, malgrado le oscillazioni ricorrenti e osservabili provocate da cicli economici poco disciplinati. Così Walras non esitò ad evacuare con audacia proprio quello che si doveva spiegare, cioè le relazioni socio-economiche specifiche che prevalgono tra valore di uso e valore di scambio, incluso per quanto riguarda le loro manifestazioni nei salari reali o nominali degli lavoratori. In un tal mondo illusorio e mutilato, non c'è nessun bisogno di interrogarsi sull'estorsione della sovrappiù dato che questo processo fu escluso dalla formulazione ''scientifica'' iniziale del problema! Si tratta qui di una ''prodezza'' che poteva unicamente essere compiuta con impunità grazie al controllo di un certo livello di formulazione astratta, in un mondo dove l'educazione elementare pubblica e gratuità era ancora nelle fasce.
E dunque possibile concludere che nessuna politica dell'offerta non può mai essere confusa con una politica di rilancio, keynesiana o meno. Il Trattato di Maastricht e il Patto di stabilità non cambiano niente a questa constatazione doverosa. Di fatti, nel contesto attuale, ed in attesa di una riorganizzazione autonoma della sinistra autentica, questo trattato e questo patto costituiscono gli unici ostacoli istituzionali che l'Europa possa ancora opporre alla dilagare neoliberale, un processo che fa ancora meno senso da noi che oltre-atlantico. Come possiamo facilmente indovinare, diventerebbe realmente un colmo con l'allargamento europeo e con la costituzionalizzazione della Parte III del progetto di costituzione europeo mirato a sanctuarizzare nella costituzione, nientemeno come ''obbiettivo fondamentale'' della UE, il principio di ''concorrenza'' senza nessun limite concepibile (un principio la cui nocività fu denunciata da Francis Wurtz e dai suoi compagni del Pcf in www.humanite.presse.fr del 11/09/03) Notiamo sfortunatamente che questa critica, per altro estremamente utile, è spesso soggetta a numerosi ''miti soreliani'', tra i quali la denuncia pavloviana della Banca Centrale Europea (BCE). Le mie proprie critiche al progetto di trattato costituzionale europeo, in inglese e in francese, sono disponibili nella Sezione International Political Economy del mio sito http://lacommune1871.tripod.com . (vedi nota (a) qui sotto per un breve riassunto)
Non ci può essere nessun dubbio sul fatto che l'indebolimento di queste regole di disciplina economica minima comune lascerebbe al monetarismo più sfrenato la libertà di nuocere come ben li pare ovunque nella UE e sul pianeta, dato che si sarebbe infine sbarazzato di tutti gli ostacoli istituzionali e democratici al livello nazionale e sopranazionale.
All'epoca, (i.e., al tempo del governo di centro-sinistra. Cioè prima che cominciò la critica ovviamente malintenzionata diretta al Patto di stabilità che poi portò Calderoli e i gli altri pitres della Lega e i loro associati nel governo, gente tutta abituata alle ''devalutazioni competitive'' di una Italietta in pieno declino auto-inflitto, a chiedere il ritiro dell'Italia dell'Euro, lasciando Bertinotti giocare un altro suo jocker per non apparire troppo assurdo ...), all'epoca, dunque, piuttosto che prendermela con i Criteri di Maastricht o con la BCE, avevo criticato la rapidità con la quale il governo di centro-sinistra al potere in Italia aveva messo fine all'Eurotassa e alla sua propria promessa di mettere in opera nella Penisola la politica delle 35 ore. Questa politica timorosa fu spinta dal solito istinto, dato che queste due politiche non avrebbero in nessun modo rappresentato una formidabile e pericolosa voglia di rivoluzione ''jacobina''. Avrebbero soltanto aperto la strada ad una volontà di rinforzare nuovamente lo Stato sociale dopo anni di austerità vissuti con stoicismo dai lavoratori. Questo avrebbe potuto essere compiuto tenendo conto della costellazione delle forze politiche e sindacali, e della disponibilità del numero necessario di voti in Parlamento (malgrado l' ''incomprensibile'' assenza di ogni disciplina parlamentare nel seno della ''maggioranza'' ecc.) L'Eurotassa non fu mantenuta. Non per evitare di penalizzare le classi medie, o per mantenere una promessa elettorale fra l'altro sprovvista di ogni data di scadenza, ma solo per accontentare le sanguisughe borghesi non-produttive che intravedevano il loro avvenir borghese anche nella privatizzazione delle autostrade e dei porti marittimi di grossa o media importanza della Penisola e, dunque, nel sostegno affarista artificiale della Borsa! Ora, il mantenimento dell'Eurotassa avrebbe potuto garantire la messa in posto rapida ed indolore delle 35 ore, assieme alla consolidazione dei redditi netti globali delle classi medie, ma anche delle classi resse più fragili per causa delle politiche di deregolamentazione e di privatizzazione gia condotte dai governi italiani successivi. Avrebbe così potuto garantire la formulazione di una politica di bilancio finanziare sana, senza nessun bisogno di privatizzazione nuove, mentre si potevano rispettare scrupolosamente i Criteri di Maastricht nella loro versione più rigorosa. Al finale, avemmo sì la restituzione accelerata di questa Eurotassa, ma ancora assortita da una indecente politica dei redditi dovuta all'influenza persistente dei vari Pasinetti, Tarantelli e altri Modigliani, malgrado il cambiamento radicale della struttura dei tassi di interessi che si verificò nel frattempo. Un'influenze ugualmente dovuta a tutti gli altri titolari di diplomi americani o inglesi, passabilmente acculturati, indipendentemente del loro idioma più usuale. Una truppa numerosa che infierisce in permanenza nella Banca d'Italia, nelle istanze europee come pure nei sindacati dominanti. Si tratta qui di una perizia che, a dire vero, non riuscì a preservare i redditi dall'inflazione, pure nella forma ridotta attuale, ne a premunire l'Italia dalle leggi anticostituzionali mirate alla generalizzazione della precarietà crescente della forza del lavoro, facendola passare, piedi e pugni legati, dalle agenzie pubbliche di collocamento e dai sindacati verso le agenzie interinali private. Tutto questo in un paese nel quale il lavoro nero viene stimato rappresentare gia più di 27 % del PIL !
In somma, ci viene chiesto di credere ed applaudire la ''morte'' (illusoria) di Maastricht e del Patto di stabilità proprio al momento nel quale il proletariato, dopo avere pagato il pesante tributo estratto dall'obbligo di rispettare questi Criteri, poteva finalmente ritirarne anche lui qualche vantaggio concreto, in termine di impieghi e di potere di acquisto! Almeno che, ovviamente, la prospettiva di una nuova alleanza con l'Ulivo, mirata a riprendere il potere a qualsiasi costo, non incita i leaders della sinistra autentica, giustamente disgustata dal governo attuale, a compromettersi pericolosamente. E proprio quello che succederebbe se questa sinistra si avvisasse a credere che un tal governo (e i suoi controllori esterni, Washington, il FMI, la Commissione europea etc.) fosse pronto a pagare quest'alleanza con una politica espansionista condotta al prezzo di un aumento dei déficit strutturali, col pretesto che questo lassismo fu anteriormente praticato dai governi di destra!
Sembra un sogno o, per meglio dire, un incubo. Ingoiare questo tipo di rospi non vale un gran che per la salute intellettuale né per la vitalità politica del proletariato. Come si può dimenticare l'amplitudine dei cori neoliberali emulando unanimemente le lamentazioni delle tragedie antiche, specialmente nel centro-sinistra, nel momento in cui furono confrontati con le scelte progressiste del signore Jospin? E questo malgrado la sua ponderazione e malgrado le sue tentative di accomodamento tanto sul piano delle politiche europee volute dalla destra quanto sul piano internazionale? Nonostante le affermazioni sospette relative alla natura ''socialista'' o meno delle politiche del governo Jospin, ci ricorderemo che erano pero tutte ancorate in modo definitivo in una politica della domanda in rottura sul fondo con il neoliberalismo ambiente. Questo mi sembra inquestionabile quale che sia stato per altro il ''metodo'' prudente scelto dal Primo Ministro della Francia per tentare di condurla a buon porto. Le ''35 ore'' simboleggiavano questa rottura. (Nota aggiunta: la prima fase delle 35 ore concepita come ''loi cadre'', cioè come ''norma'' legale generale, creò più di 300 000 impieghi permanenti. Questi alimentarono la fiscalità dello Stato permettendogli di finanziare facilmente restando dentro il Parametri di Maastricht e anche diminuendo un può il debito nazionale, miglia di ''impieghi per i giovani'' mentre i contributi sociali in crescita avevano permesso di risanare vari deficit fra i quali quella della Sanità pubblica, il così-detto ''Trou de la Sécu''. Per la prima volta la lotta efficace alla disoccupazione no veniva condotta con l'estensione della precarietà o con i mezzi rinnegati e meschini ispirati alla ''giustizia sociale'' dei Blair, Giddens, Rawls etc ) Per quanto concerna l'Ulivo, non degnò neanche appoggiare il referendum di iniziativa popolare organizzato per la difesa dell'Articolo 18, una legge che garantiva ancora qualche barriera legale ad opporre alla tendenza generale verso la precarietà di massa della mano-d'opera voluta dalle nuove leggi dirette contro il mondo del lavoro. Così il governo italiano delle destre pote facilmente adottare nuovi leggi relative al lavoro tra le più regressive dell'Europa continentale. Immediatamente dopo avere avvallato questa scelta rinnegata, i risultati delle elezioni regionali insegnarono una dura lezione: il DS, la presunta ''sinistra democratica'' (in realtà un gruppo di transfughi dell'ex-PCI, oggi senza alcuna ideologia propria) perse il suo momentum al seno della coalizione in favore della Margherita, i cristiani centristi (a dire vero di destra) che formano l'altro gruppo importante nel ambito dell'Ulivo. Rifondazione comunista, per parte sua, aveva difeso allora le sue posizioni e così riuscito l'autentica prodezza di mettere al sicuro il suo statuto di partito autonomo al Parlamento, grazie ad un risultato elettorale significativo. Se nonostante i risultati negativi del referendum sull'Articolo 18 e delle ultime elezioni regionali, l'Ulivo non si dimostra disposto a negoziare un programma comune che non sia fondato sopra una politica dell'offerta, indigesta e distruttiva per i lavoratori e per le loro organizzazioni, sarà meglio rinviare i suoi dirigenti a i loro essercisi di base in economia politica ed in etica. Potrebbero allora riappropriarsi qualche nozioni elementari rivedendo i loro corsi di economia politica come pure certe affermazioni di Antonio Gramsci relative alle dinamiche etico-politiche.
Di fatto, una politica dell'offerta condotta da una sinistra affascinata da un centro-sinistra anticomunista risulterebbe possibilmente peggiore da una politica d'ispirazione identica condotta dalla destra. (11) Una politica dell'offerta, di destra come di sinistra, può soltanto ricevere una sola risposta: l'utilizzo politico ed economico dello sciopero sotto tutte le sue forme (sciopero del zelo, sciopero perlato, generale o anche selvaggio.) In altri termini, la dimostrazione pedagogica delle conseguenze, sopra i profitti privati e le ricette dello Stato, del ritiro della forza del lavoro che i dirigenti si ingegnavano a non riconoscere al suo giusto valore. Si arriverà così più facilmente ad un migliore apprezzamento generale del valore del PIL. In oltre, questo avrebbe il vantaggio di provocare la mobilizzazione delle nuove classi laboriose, oggi tralasciate dal sindacalismo dominante attuale. A questo si aggiungerebbe una più grande enfasi sopra le elezioni municipali, regionali e provinciali, collo scopo di rivitalizzare e di consolidare i ranghi delle forze comuniste di base. Il momento venuto, questa base ricostituita permetterà al Partito di fare irruzione tanto al livello mondiale quanto europeo, capitalizzando sul malcontento risentito dal movimento popolare in rapporto con tutti questi rinnegati, indipendentemente della bandiera che pensano potere agitare.
Alternativamente, se l'Ulivo ci promettesse una politica di ridistribuzione sociale virtuosa nel quadro dei parametri di Maastricht, e dunque una fiscalità appropriata, allora la nostra lealtà sarebbe un dato di fatto per tutta la durata del mandato parlamentare, una promessa quasi impossibile da profferire da parte di molti dei loro stessi aderenti. Questo minimo comporterebbe l'abrogazione immediata da parte di un nuovo governo di centro-sinistra di tutte le leggi berlusconiane relative al lavoro, l'organizzazione delle casse di disoccupazione e degli ammortizzatori sociali, con l'abolizione delle agenzie interinali private e l'adozione di una dinamica di formazione professionale continua. Comprenderebbe ugualmente l'abrogazione delle leggi che fanno ostacolo alla sindacalizzazione (particolarmente nei nuovi servizi), assieme al ritiro immediato delle nostre truppe dall'Iraq. (Questo cattivo impegno militare costituisce un spreco di più di mezzo-miliardo di euro annui. In oltre queste truppe sono attualmente ingaggiate in un'occupazione militare illegale dal punto di vista internazionale, e anticostituzionale per quanto riguarda la nostra Costituzione italiana. Il riferimento ad una qualsiasi risoluzione dell'ONU sancita dopo l'attacco illegale lanciato contro l'Iraq è naturalmente da considerare sprovvista dai fondamenti legali necessari, dato che pretenderebbe appoggiarsi sulla definizione di una missione di ''mantenimento della pace'' e su ragioni ''umanitari'' allorchè lo stato di guerra aperta continua senza sosta, come vengono a testimoniarlo il numero crescente di soldati e di civili ammazzati e l'incuria di un ''governo'' iracheno illegale perché designato, assieme alla sua ''costituzione'' fasulla dagli stessi occupanti militari. Ogni implicazione legittima dell'ONU dovrebbe essere fondata sul ritiro anteriore delle truppe e del personale legato alla Coalition of the Willing ed alla loro sostituzione integrale, ma interamente neutrale, con Caschi blu onusiani. Di più questo non può avvenire senza l'accordo di tutte le parti tra le quali la Resistenza irachena. Notiamo a questo soggetto che la violazione retroattiva della costituzione italiana risulta possibilmente peggiore del crimine originale implicato da una partecipazione ad una guerra unilaterale preventiva. Non importa se sia difesa da presunti esperti, gente che in maniera evidente, non hanno mai meritato i loro impieghi ne le loro posizioni sociali. Viviamo realmente in un'epoca altamente deleteria per la legalità, un'epoca durante la quale i figli spirituali di Almirante e di Tremaglia ricevano il loro bacio iniziatore da Sharon e Compagnia, mentre i loro padri politici lo ricevevano direttamente, sul posto, dai ''bossi'' mafiosi e dai dirigenti americani.)
Queste domande rappresentano veramente il minimo possibile. Purtroppo, nonostante la loro modestia, esibirebbero il vantaggio di restituire il quadro legittimo per un'azione governamentale da sinistra. A queste dovrebbero aggiungersi delle intese ''consensuali'' relative all'aumento dei redditi netti non-salariali, l'indicizzazione dei salari sull'inflazione, la garanzia delle pensioni senza prolungamento della durata contributiva, il rispetto della laicità senza il quale non si potrebbe accedere ai fondi statali. (Ho personalmente imparato dalle studentesse e dai studenti italiani il principio seguente, relativo alle scuole private: ''Se le vogliono, se le pagano'', perché tale è, in realtà, il principio garantito dalla nostra Costituzione. Nella stessa vena ho sempre insistito per l'adozione di un curriculum laico identico nelle scuole private o pubbliche. Se le prime fossero tollerate, si troverebbero solo ad aggiungere i loro corsi facoltativi specifici di religione ai corsi laici obbligatori sulla storia delle religioni e della filosofia dei Lumi. (Vedi per esempio nella Sezione Italia del mio sito http://lacommune1871.tripod.com il saggio intitolato ''Elogio della Ragione e della laicità dello Stato (14/01/2004. Trad. 24/02/2006) e quello intitolato ''Anticorpi laici contro la reazione contemporanea. (24/02/2006)''.
Infine la parità donne/uomini dovrebbe diventare un principio direttore di tutta la sinistra. Ho gia formulato le mie preferenze a questo soggetto, ancorché la validata di quest'opinione dipende totalmente dall'adesione delle donne italiane. La parità donne/uomini dovrebbe diventare un principio costituzionale da dovere implementare in tutte le forme di democrazia, sia rappresentativa, partecipativa oppure socio-economica. La fine della compartimentazione dei compiti sopra i luoghi del lavoro dovrebbe costituire la norma, notabilmente tramite la messa in opera di nuove forme più moderne di ergonomia e la riduzione legale della settimana di lavoro. Una tale riforma si applicherebbe ugualmente allo sviluppo degli asili-nidi e di sistemi di puericultura al livello nazionale. Tutti i livelli di governo, come pure i partiti politici beneficiando di fondi pubblici dovrebbero porgersi alla avanguardia. Quelli che osano ancora pretendere che non esistono ''donne belle e fatte'' disponibili in numeri sufficienti nel campo politico contribuiscono solo a perpetuare il sistema esistente, servando i propri interessi. In oltre, dato che il principio ''a lavoro uguale, salario uguale'' dovrebbe applicarsi con il massimo rigore, tutti i progressisti, uomini e donne, dovrebbero combattere la tendenza alla femminizzazione dei salari che accompagna generalmente la femminizzazione passabilmente demagogica dei titoli utilizzati per definire i posti di lavoro. (I reparti pseudo-femministi di destra nord-americani sono tutti impregnati di ''gestione delle risorse umane'' particolarmente quando si tratta di mettere in opera il principio ''a lavoro uguale, salario uguale'', principio fra l'altro timorosamente riformulato come ''salario uguale per un lavoro di egual valore'' - marginalista, s'intende! - ) Tutti insiemi, dovrebbero lottare contro la generalizzazione della precarietà del lavoro. La giusta spartizione del lavoro disponibile fra tutta la popolazione considerata idonea al lavoro rimane una condizione sine qua non della preservazione della dignità caratteristica di cittadini liberi ed uguali. Senza questa spartizione la società non sarà in misura di superare la preistoria umana, iscritta nel regno della necessità economica fondata sull'alienazione capitalista del lavoro, per entrare infine nel regno della libertà culturale ed economica, grazie all'utilizzo collettivo e pianificato della ''sovrappiù sociale'' disponibile. L'unica alternativa a questo balzo in avanti di civiltà sarà un ''ritorno'' indietro nietzschiano verso una società di caste, desiderosa di ristabilire una società di discriminazione aperta di classe e di genere, una società fondata sull'introduzione di una nuova schiavitù e di una nuova domesticità. Nel frattempo, cioè cominciando gia da oggi, ma con un orizzonte temporale lungo, la parità dovrebbe estendersi al sistema di educazione pubblica come pure ai livelli politici regionali, provinciali e municipali. Sappiamo che le elezioni locali dipendono in gran parte da reti sociali capaci di unire dirigenti di partito e militanti di base. La rappresentanza locale offre dunque una porta di ingresso alla rappresentanza nazionale ed europea, tanto per gli uomini quanto per le donne. L'esempio francese sembra corroborare questa proposta, almeno in rapporto con i livelli regionali e municipali, dato che gli effetti cumulativi reali della parità possono gia essere valutati in modo preliminare. La legge sulla parità continuerà secondo ogni probabilità ad operare i suoi effetti democratici allungo desiderati, se non altro perché sono previste delle penalità finanziare in tutti i casi di non-rispetto della legge. Quest'evoluzione positiva potrebbe essere accelerata se tutti i progressisti, uomini e donne, si avvisassero a notare che questo ideale anti-nietzschiano risulta diametralmente opposto al sindrome della ''donna (borghese) simbolica'' (''token woman''). Questo è un sindrome caro ad una certa élite ''illuminata'' sempre portata ad assimilare le donne ad un statuto minoritario nonostante le evidenze demografiche. Si tratta qui di una mediazione borghese patriarcale della realtà che funziona come un formidabile sostenimento al sfruttamento del lavoro salariato e domestico, ma lo fa sostenendo con furbizia una forma rigorosamente patriarcale del ''focolare'' (ménage) se non addirittura il ritorno verso i ''valori familiari'' tradizionali. La sua razionalità filo-semita nietzschiana è quella della ''riabilitazione'' della ''surrendered wife'' (la sposa sottomessa). ''Concetto'' riproposto senza dubbi in referenza all'esperienza del ritorno a casa delle donne americane quando i ''boys'' ritornarono dal fronte alla fine della Seconda Guerra Mondiale, liberando così un gran numero di impieghi industriali ed altri. Nessuno aveva dimenticato i scioperi generali e la militanza dei loro primogeniti provocata dall'assenza di pianificazione della riconversione di un'economia di guerra ad un'economia di pace alla fine della Prima Guerra Mondiale. Ho gia avuto modo di notare che la sinistra deve agire con determinazione in questo campo nei suoi propri ranghi, senza soccombere a pseudo-dibattiti sopra quello che, in verità, debbono essere considerate posizioni gia stabilite e consensuali. Il dibattito reale verrà quando la sinistra avrà conquistato il potere e dovrà dunque mobilizzare la popolazione nel suo insieme per mettere in opera nuove leggi progressiste in questa materia. Per lo meno che queste leggi riescono a incarnare delle autentiche conquiste popolare, senza contentarsi di una pseudo-fraseologia femminista trasversale, timorosamente astratta di ogni conseguenza sul bilancio governativo, si trasformeranno immancabilmente in nuovi bastioni di sopporto strutturale per la sinistra. E noto che, una volta stabilito, questo tipo di autentiche conquiste sociali diventa difficile a cancellare. ''Osare lottare, osare vincere'', tale deve essere lo stato di spirito primordiale. La conquista del cielo rimane da compiere.
Tutto questo rimane veramente modeste. Ma la sbarra non può essere posta più sotto. Rimane tuttavia pericoloso confondere il proletariato sulla realtà teorica e pratica di una politica dell'offerta, particolarmente nel contesto attuale. Immancabilmente, una tale confusione finirebbe per accreditare la teoria borghese dominante, nelle sue varianti odierni, malgrado che sia intellettualmente inadeguata ed anzi nociva nella pratica. Questo non potrebbe avere altro effetto che l'accelerazione del processo di disgregazione ideologico e politico della classe operaia tradizionale e del nuovo proletariato nascente. Queste frazioni di classe non avrebbero allora altra scelta, se non l'astensione militante o una rivolta sorda che farà fatalmente il letto dei Fini, Storace ed altri Le Pen, per mancanza di avere potuto trovare un sbocco mobilizzatorio e coscientizzante, capace di trasformare questa legittima rivolta in coscienza politica democratica (rivoluzionaria), ed in rispetto culturale di se stesso. I riferenti marxisti non possono essere quelli dei neoliberali di destra o di sinistra. Perché, a dire il vero, non appartengono allo stesso ''mondo''.
Nota (a) : Breve riassunto dell'argomento relativo alla UE ed all'Europa sociale.
1. L'Unione Europea non può esistere sotto una forma diversa di quella, confederale, di Europa delle Nazioni formata nel rispetto della sovranità dei suoi popoli componenti. Il concetto di federazione antitetico alla sovranità dei popoli difeso da certe persone, fra i quali Habermas, non è altro che un'attacco alla democrazia nel nome della dominazione assoluta del capitale e delle clique filo-semite nietzschiane. Si nota che questi ultimi avevano appoggiato senza stato d'anima particolare il progetto neoliberale e neo-nietzschiano costituzionale europeo sconfitto dai referenda francese e neerlandese. Non può mai essere il caso per una costituzione di imporre un catechismo economico particolare fondato sia sulla ''concorrenza senza ostacoli'' del cattivo progetto costituzionale europeo, sia sulla proprietà collettiva. La Costituzione italiana non la fa. Di conseguenza, introdurre questo catechismo via l'Europa risulta anti-costituzionale nel nostro paese perché contrario all'andamento fondamentale della nostra casta costituzionale. Di fatti, una costituzione che cercherebbe di farlo sarebbe una costituzione senza avvenir per la sua barbara ed ideologica rigidità. Il compito di una costituzione civilizzata consiste invece nel definire i parametri maggiori di convivenza istituzionale e socio-economica, nel rispetto di tutti, individui e gruppi, in modo da permetterli, in una maniera organizzata ed accettata da tutti, di eleggere i governi incaricati di definire le regole necessari per adattare in permanenza il funzionamento delle istituzioni con la realtà sociale e i desideri dei cittadini, soli ed unici sovrani. Di più, cosa sciaguratamente ignorata trasversalmente in Italia in questi tempi bui, una costituzione non può mai soffrire cambiamenti maggiori del suo ordinamento fondamentale, soprattutto se questi vengono provocati in modo esogeno da un'adesione ad una organizzazione internazionale, e dunque senza una consultazione referendaria del popolo sovrano. La costituzione italiana fu purtroppo sempre abusata da governi spessi indegni di essa. Una qualsiasi costituzione europea non può andare all'incontro dei principi delle costituzioni nazionali, soprattutto la nostra. Altrimenti deve procedere con un referendum interno prima, ed una costituente europea dopo.
2. La laicità deve essere iscritta nel preambolo e nel testo della costituzione europea. Nessuno insultanto, riduttrici e selettive radici religiose potranno essere riconosciute perché incompatibili con lo sviluppo dei diritti fondamentali europei e mondiali fin qui. In oltre, l'Italia non si capirebbe senza riferimenti alla sua storia neolitica, a Virgilio, a Spartaco e ai Fratelli Gracchi, a Gioacchino da Fiore, Dante, Vico, Antonio Gramsci, anche all'Imperatore Tito e via dicendo. Pero non sarebbe l'Italia senza i suoi contatti sin dall'origine con tutto il Bacino Mediterraneo e il Medio Oriente, senza i suoi contatti precoci con la Cina e l'America, senza l'insegnamento dei Lumi e di Karl Marx, senza l'eredità laica, repubblicana e sociale dei Partigiani nostrali e del mondo intero. Mi fermo qui: se queste sono evidenze, importa pero non disprezzarle. Per quanto riguarda il Vaticano, se non sbaglio, non fa parte del progetto iniziale della UE.
3. L'UE deve affermare nel suo preambolo e nel testo costituzionale il suo ripudio di ogni guerra come modo di risoluzioni dei conflitti nel rispetto della lettera e dello spirito della Carta fondamentale delle Nazioni Unite, all'eccezione della legittima difesa del proprio territorio. Perciò, dovrà essere in grado di dissuadere ogni altra potenza, comprese le potenze nucleari. (Cioè, la ripresa europea adattata del nostro Articolo 11).
4. La Zona euro deve essere rafforzata, mentre si provvederà nel quadro dell'attuale allargamento - apparentemente senza limiti geografici! - l'emergenza di 4 pilastri. Questi sarebbero : la Zona euro originale, la zona Nord (Scandinavia e GB), l'ex-Blocco del Est meno la Bulgaria e, finalmente, i Balcani con la Bulgaria. I fondi strutturali europei saranno adattati allo sviluppo di sinergie in ognuno di questi pilastri per accelerare la loro integrazione economica e sociale con la Zona Euro. Ovviamente tramite la pianificazione coordinata dello sviluppo europeo con i fondi strutturali, questi quattro pilastri avvolta potranno ovviamente super-posersi. Per esempio, la Grecia e la Zona dei Balcani. In tal modo, si potrà proseguire con un'integrazione armoniosa e non imperialista, capace di mantenere le norme sociali e la coerenza industriale al più alto livello per tutti i 4 pilastri. Oggi l'Europa del capitale, come testimonia la direttiva Bolkestein, cerca invece di armonizzare verso il basso, mentre cerca di cancellare la sovranità ultima dei popoli membri, ed anche i limiti geografici dell'Europa. Così si distrugge il concetto dell'Europa sociale a favore del miscuglio filo-semita nietzschiano della ''governance globale privata'', nell'ambito della quale l'Europa sarebbe perennemente infeudata.
5. Dato che l'UE, concepita come Europa sociale ed in parte come Europa politica, deve per forza essere una Europa delle Nazioni, si dovrà prevedere la possibilità di delegare alle istanze europee centrali i poteri necessari per assicurare lo massimo sviluppo economico e sociale. Queste deleghe saranno protette dal diritto di ''opting out'' di ogni nazione membre, al fine di proteggere la propria sovranità, ma anche per dare l'assicurazione ai suoi popoli che nessuno mutamento nella ''bilancia del potere'' europea sotto-giacente non potrà imporre la regressione a quelli Stati e quelli popoli che non ne vogliono sentire parlare. (Oggi la Grande Bretagna, che non appartiene neanche alla Zona euro sta dettando, tramite l'UE, il suo cattivissimo agenda economico, sociale e internazionale a tutti i popoli membri, purtroppo gia sprovvisti dei mezzi democratici necessari per vare valere la loro opposizione al livello europeo, eccetto, eccezionalmente, con il referendum. Referendum che fu negato al popolo italiano nel modo più incorretto dal punto di vista della nostra costituzione!
6. Se l'opting out dei programmi centrali è un'obbligazione relativa alla sovranità democratica di ogni popolo membro, si deve anche prevedere la possibilità per i Stati membri che lo desiderano di rafforzare le loro cooperazioni in tutti i campi. Queste due cose sono compatibili. Anzi, procedendo così, si potrà avere la sicurezza che solo le cooperazioni positive, capaci di ottenere il consenso dei cittadini in ogni Stato membro, potranno essere estese dai vari gruppi di Stati pionieristi all'insieme della EU. Possiamo immaginare che se si generalizzare il Codice del lavoro attuale, il sistema scolastico, di salute ecc della Francia o della Germania a tutta l'UE, non ci sarebbero nessun ''opting out'' da parte dei popoli. Il che certo non è vero per le élite borghesi e altre! Sopra tutto quelle blairiane. Perciò l'opting out dovrebbe sempre essere validato da un referendum o da una elezione referendaria.
7. Un tale processo istituzionale deve allora essere appoggiato alla democratizzazione delle istanze europee centrali. Prima, e nel immediato, si deve creare un Ufficio Europeo di Pianificazione Economica Indicativa e Incitativa dove sarebbero rappresentati tutti gli attori socio-economici, notabilmente i sindacati. Si potrà così prevedere nel lungo termine i parametri di sviluppo nei quali dovrà procedere l'armonizzazione delle varie politiche dell'Unione. Questo Ufficio sarà composto da due componenti, uno per la Zona euro e l'altro per la UE allargata. Perché, in realtà, mentre i tre nuovi pilastri debbono ancora crescere con l'aiuto dei fondi strutturali per raggiungere la media della Zona euro, quest'ultima deve pure andare avanti con il suo proprio sviluppo. In secondo luogo, le istanze europee centrali debbono essere democratizzate. L'UE deve avere un doppio Esecutivo corrispondente alla divisione confederale delle responsabilità concrete (i.e., dei poteri) conferite ad ogni livello (europeo, nazionale o regionale), che queste siano esclusive, congiunte o residuali e dunque lasciate ai Stati membri. Il Consiglio dell'Europa, composto dai capi di Stato dei Stati membri deve agire come Esecutivo, nel quadro dei diritti esclusivi attribuiti ad ogni Stato e del esercizio del diritto di opting out . La Commissione, eletta dal Parlamento deve agire come Esecutivo nel campo dei diritti dichiarati costituzionalmente congiunti ma anche nel quadro delle deleghe al centro fatte da certi Stati membri (o, caso mai, da tutti) al titolo delle cooperazioni rafforzate. Il Parlamento europeo potrà, grazie al opting out e alla divisione confederale dei poteri esclusivi, congiunti e residuali, essere eletto in modo totalmente democratico (contrariamente al Trattato di Nizza) ed essere eletto proporzionalmente secondo il peso democratico di ogni popolo membro. Lo Stato più grande o lo Stato più piccolo potranno dunque sempre decidere sovranamente se partecipare a nuove cooperazioni rafforzate o meno, senza che la vitalità dell'insieme sia mai messa in dubbio o essere minimamente ostacolata. (si nota che i ''cerchi concentrici'' di Delors non mi paiono concepibili senza l'opting out.) Ovviamente, l'opting out si applicherà alla Carta dei diritti sociali europea ( ovviamente, per essere sicuri di proteggere la laicità e le conquiste sociali sindacali di ogni ingerenza super-statale. In questo modo il progresso è concepibile solo verso l'alto. I ''ritorni'' nietzschiani vengono istituzionalmente esclusi.) Ad esempio non dovrebbe mai essere possibile che i blairisti siano capaci di imporre ai popoli europei una settimane di lavoro legale di più di 65 ore (difesa da tanti pitres fra i quali Lipietz e il cattivissimo ed inaffidabile Antonio Negri.) Anche qui l'emulazione è di rigore: si va assieme verso l'alto, verso più diritti, ma non si accetta nessuna regressione imposta senza l'avallo dei cittadini in ogni Stato con specifico Stato considerato.
8. L'Europa sociale deve essere fondata sull'estensione delle imprese pubbliche, cioè nazionalizzate. La teoria dei ''beni comuni'' è solo una sciocchezza sviluppata nel quadro dell'Unesco post-reaganiano dal capitale e i suoi bassi cleri per legittimare la deregolamentazione e la privatizzazione completa delle imprese pubbliche ancora esistenti. I servizi pubblichi, collettivamente ''gratuiti'' (i.e., collegati alla ''sovrappiù sociale'' ed all'abbassamento strutturale della ''struttura di v'') non possono essere offerti da imprese private, neanche con la tutela dello Stato. (vedi la critica del modello californiano, del modello albertano o del modello british-colombiano nella seconda parte di Tous ensemble p 96 e p 171) In realtà, tutti i dati disponibili, ed in particolare l'esperienza blairista, dimostrano che i servizi pubblici offerti da imprese private ''tutelate'' dallo Stato costano molto di più per servizi al riabbasso. Finiscono sempre per implicare una tarifficazione regressiva che colpisce i redditi più bassi, distruggendo così la base della produttività nazionale strutturale, cioè la competitività macro-economica! Di più questa privatizzazione estesa al livello regionale, (vedi il Programma dell'Unione, speriamo da intendere solo come un ''quadro''!) contiene la promessa di ulteriori attacchi ai sindacati e dunque un ulteriore aumento della precarietà. Oggi, nella UE, la privatizzazione gioca in modo asimmetrico in favore degli Stati più organizzati che detengono i più grandi oligopoli e le istituzioni di credito meglio organizzate, necessarie per portare avanti le OPA o le ristrutturazioni transitoriamente vincenti. Pero, anche in questo campo, il neoliberalismo globale ha gia distrutto le ''preferenze comunitarie''. Così si distruggono monopoli pubblichi molto razionali (perché implicano una pianificazione a lungo termine, dunque una grande stabilita economico-industriale, mentre permettano l'equità nazionale nell'offerta di servizi universalmente accessibili, tramite la perequazione dei costi.), a favore di una logica globale che, in fine, non può fare almeno che distruggere la Nazione come spazio economico (e democratico!) nel nome della ''governance globale'' di qualche migliaia di oligopoli privati funzionando come le vecchie Compagnie mercante feudali! Al contrario l'Europa dovrebbe permettere delle cooperazioni rafforzate al livello degli servizi pubblici ( le impresse pubbliche sono protette dal Trattato di Maastricht, malgrado le inettitudini oggi versate sul soggetto). Queste cooperazioni sarebbero allora modulabili a secondo degli obbiettivi fissati, senza pero implicare la perdita di controllo nazionale. Questo sistema funzionerebbe a meraviglia nel quadro della democratizzazione e della pianificazione europea assistita dal ''opting out'' alla quale si è accennato qui sopra. Bisogno solo guardare alla charade di GDF-Suez ed Enel per capire la posta in gioco. Ovviamente, il governo francese può decidere solo per quando riguarda i suoi interessi nazionali. Ma si nota che, non solo ha rinnegato la sua promessa ad GDF, (ed a EDF) ma sta ora usando il pretesto del ''patriottismo economico'' per privatizzare totalmente GDF! Sarebbe stato più produttivo per la Francia, l'Italia e l'Europa sostenere una cooperazione europea rigorosamente pubblica tra GDF e Enel, ognuna di queste imprese statali guardando il suo controllo nazionale, godendo per dei profitti della nuova cooperazione specifica proporzionalmente al suo contributo all'iniziativa europea pubblica comune. In questo caso, l'accordo avrebbe dovuto insistere sulla la riaffermazione e la consolidazione del statuto pubblico di Enel, e dunque sul suo progressivo ristabilimento. Una tale cooperazione tra imprese europee pubbliche potrebbe allora essere facilmente aperta a tutte le impresse pubbliche europee simili senza distinzione, favorendo così un sviluppo economico globale europeo più omogeneo. Questo permetterebbe infine di raggiungere gli obbiettivi di Barcellona e di Lisbona in un quadro strettamente pubblico. Abbiamo gia detto che in una tale ottica, l'UE può ancora contare sul testo del Trattato di Maastricht. Ma può anche contare sulle pratiche ancora vigenti nell'OMC. La posizione europea nel quadro dei distruttivi negoziati ora in corso nel ambito del Gats deve dunque cambiare e ritornare a riposare sulla rigorosa difesa delle imprese pubbliche intese come imprese statali.
9. Politica straniera e politica di difesa comune. Abbiamo gia accennato all'essenziale cioè il richiamo ad un Articolo 11 europeo. In questo quadro la logica di emulazione e di opting out prevale. Le istanze europee concernute si occuperanno di dossier particolari a loro trasmessi all'unanimità dai paesi membri, sempre sotto riserva dell'opting out in caso di cambiamento di governo in un qualsiasi Stato membro. Lo scopo di un tale approccio è di non cercare ad imporre un consenso quando tale consenso non esiste (vedi l'ultimo caso iracheno e il cattivissimo ruolo anti-europeo del ''gruppo degli 8'' pro-Nato e filo-semite nietzschiano!) In realtà, l'unanimità diventerà la norma una volta che l'integrazione avrà progredito tramite la pianificazione e le cooperazioni rafforzate alle quali si è accennato qui sopra. Ad esempio, i paesi che partecipano alle cooperazioni rafforzate di Airbus o della Agenzia spaziale europea hanno de facto parlato con una sola voce al livello mondiale. Ricordiamo, che questo era lo spirito iniziale che animava il processo di ''integrazione europeo'', uno spirito molto diverso dell'anti-nazionalismo federale ed infiltratorio spinelliano! Si tratta cioè di lavorare dal basso insu, creando consenso tra i popoli, e non il contrario per soddisfare solo gli interessi della proprietà privata e del capitale, con l'illusione micidiale di creare sui generis un ''popolo europeo'' (con l'esperanto per lingua materna decretata dall'alto? O l'inglese? O il latino?...) Le iniziative importanti da portare avanti sono ad un'altro livello, cioè la cooperazione internazionale sprovvista di ogni tipo di relazione di sfruttamento neocoloniale e neo-imperialista (ie estranea al filo-semitismo nietzschiano ambiente ed al suo attuale progetto di stabilimento di un Regime di Apartheid Mondiale ''giudeo-cristiano''). Questa cooperazione dovrà stabilire legami strettissimi con la Federazione russa e con la Comunità dei Paesi Indipendenti dell'ex-Unione Sovietica. Questo mi sembra ovvio, per ragioni geografiche e storiche: volere isolare la Federazione russa, oppure indebolirla, sarebbe un sbaglio criminale ed, in realtà, auto-distruttore. Non sarebbe neanche saggio dal punto di vista dell'equilibrio geo-strategico immaginato qui col concetto dei 4 pilastri della UE. Ma l'Africa dovrà anche ricevere un'attenzione prioritaria: se le industrie europee più avanzate debbono continuare a crescere, lo sviluppo sostenuto dell'Africa sarà necessario per garantire un mercato profittevole. Perciò si deve rompere definitivamente con le relazioni neocoloniali tuttora vigenti e dare all'Africa i mezzi necessari per controllare i suoi flussi di risparmio e di capitale. Altrimenti l'Africa farà meglio di rompere ogni ponte con un'Europa di sfruttatori! In modo prioritario l'UE dovrà difendere la preferenza comunitaria almeno sotto la forma di una tassazioni differenziale destinata a penalizzare i capitali globali speculativi ed a favoleggiare i capitali produttivi a lungo termine. Ma anche imponendo, in modo unilaterale se necessario, una nuova definizione dell'anti-dumping nel quadro dell'OMC. Questa nuova definizione non difenderebbe soltanto la parità in termine di codice e di condizioni di lavoro, o di parametri ambientali, ma insisterebbe per legarla strettamente al pieno impiego settoriale, nazionale ed europeo. Un tale sistema assomiglierebbe allora al regime di Soglie Tobin (da non confondere con l'inutile ''mito soreliano'' di Tassa Tobin denunciato da Tobin stesso) descritto in Tous ensemble.
10. Immigrazione. Si sa che l'impoverimento del sud mediterraneo promette la creazione di enormi flussi di persone sradicate, forzate ad andare alla ricerca di un modo qualsiasi di sopravvivenza. Da oltre più di un decenne, i vari rapporti dell'ONU parlano di una massa potenziale di 70 a 90 milioni di persone che non avranno altra scelta se non quella di forzare le frontiere dello Spazio di Schengen. La cosiddetta ''immigrazione scelta'' sembra dunque illusoria. O meglio, priva di ogni fondamento razionale. Almeno di rinunciare ai diritti umani di cui l'Europa tira orgoglio, e di partecipare alla tentativa gia abortita di creare un Regime di Apartheid Mondiale, la UE dovrà implementare rapidamente una doppia politica attivista. Per prima, lo sviluppo accelerato dei paesi del sud mediterraneo. Se non altro perché sapiamo che, malgrado il furore mediatico del nuovi crociati ''giudeo-cristiani'' (e dei pietosi e nocivi Calderoli, Fallaci, Pera, Le Pen, Sarkozy ed altri ''autoctoni'' del genere ...) la maggior parte di rifugiati trovano asilo nei paesi del sud e non nei paesi ricchi! Secondo, come ho gia proposto nella seconda parte di Tous ensemble, si dovrebbe legare l'immigrazione (e soprattutto l'accoglienza dei rifugiati) ad una politica europea di sostegno strutturale allo sviluppo economico delle regioni europee. In particolare, si cercherebbe così ad elargire i specifichi fondi strutturali europei alle regioni ora svantaggiate ma capaci di accettare nuova immigrazione tramite lo sviluppo economico pianificato con questi aiuti. Si veglierebbe a fare sì che il rapporto immigranti di prima e seconda generazione non superi il 20 o 30 % in ogni regione. (questi sono i rapporti che, ovviamente a secondo delle circostanze locali, garantiscono una buona integrazione senza intollerabili tensioni sociali e razziste.) I vantaggi di questo sistema mi sembrano ovvi. Si crea un mezzo europeo per rivitalizzare le regioni oggi più disagiate. Si contribuisce così al sostenimento del PIL (al minimo, per semplice effetto demografico), al sostenimento della fiscalità generale, ed al sostenimento di un rapporto virtuoso, sopra tutto per quanto riguarda la forza di lavoro attiva ed i pensionati (e gli altri contributi sociali). Ma soprattutto, associando l'immigrazioni in priorità con l'accoglienza dei rifugiati ed allo sviluppo economico interno si cambia tutta la psicologia, quella delle popolazioni europee , e quelle delle famiglie e conoscenze degli rifugiati: quest'ultimi avrebbero allora la possibilità di concepire non solo la sopravvivenza della loro gente, ma soprattutto di concepire il cambiamento strutturale del loro paese di origine in modo da sanare, alla radice, il problema dell'immigrazione costretta dalla povertà e dallo sotto-sviluppo.
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Nota * : ''domanda di consumo dei focolari'' o ''domanda sociale''.
Benché a contro-cuore, mentre stavo terminando la redazione del testo, ho finalmente deciso di aggiungere questo paragrafo un può ridondante. La ''domanda sociale'' di qui si parla cui non è riducibile ai dati statistici borghesi relativi al ''consumo dei focolari'' (termine più preciso di quello di ''consumo delle famiglie''.)
Il paragone tra due paesi è un compito difficilissimo, malgrado i vaglianti tentativi teorici e sociologi fatti all'inizio della disciplina. In breve, diciamo che queste risalano a Ibn Khaldun, Vico e Montesquieu. Sotto l'influenza del colonialismo, i servizi d'informazione militare accaparrarono questa scienza nascente, conferendoli tutti i loro pregiudiziali professionali. Eppure, questa scienza richiede una compressione oggettiva dei sistemi studiati, assieme ai loro processi di sviluppo intimi, prima di potere dare accesso ad una valutazione comparativa dei dati grezzi che apparano identici a prima vista da un paese all'altro. L'imperialismo intellettuale esercitato dal paradigma dominante, e dall'influenza finanziaria deleteria delle fondazioni più ricche, gioca naturalmente un ruolo in questo processo. In ogni caso, nessuno paragone potrà mai raggiungere delle conclusioni giuste, se non tiene conto del modo di produzione e, di conseguenza, delle forme epocali di ridistribuzione della ricchezza. Naturalmente, quest'ultime incorporano ugualmente le variabili politiche e culturali. Con la sua analisi dei ''modi di produzione asiatico'', dei modi di produzione fondati sopra la ''schiavitù'' o quelli ''feudale'' e ''capitalista'', Marx stabilì il metodo scientifico per procedere. Pierre-Philippe Rey, grande conoscitore dell'antropologia e dell'etnologia moderne, ma anche di Karl Polanyi, contribuì moltissimo a delucidare questo metodo, mettendolo in opera con i suoi ineguagliabili studi del colonialismo francese in Africa. Ho modestamente cercato di seguire il loro esempio sviluppando il concetto di ''epoca'' come forma specifica di redistribuzione nel quadro di un dato modo di produzione.
Sopra questa base diventa allora possibile paragonare la ''domanda di consumo dei focolari'' (''ménages'', cioè un termine neutrale per designare non le ''famiglie nucleari'' ma le varie forme stabili di coabitazione moderne sotto lo stesso tetto) dei Stati Uniti da una parte e, dall'altra, della Francia o dell'Europa. Nel primo caso, abbiamo il Welfare State, mai portato al suo termine per causa della morte prematura di Franklin D. Roosevelt. Nell'altro, abbiamo lo Stato Sociale, partorito dalla Resistenza o dalle teorie di Beveridge e di Keynes, le cui radici risalgono agli prestiti di Bismarck al programma dei socialisti tedeschi. Sono queste delle forme di organizzazione del modo di produzione a prendere sul serio prima di paragonare quel che sia, particolarmente i redditi dei ''focolari'' posti al cuore della forma di ridistribuzione predominante. Se si credesse certe persone, le statistiche grezze vi darebbero una ''domanda di consumo dei focolari'' di rispettivamente il 70 % del PIL nei Stati Uniti ma, in apparenza, di solo 50 a 55 % per la Francia e l'Europa. Questo ammonta a paragonare delle mele con delle arancia se non si tiene conto dei fatti seguenti. Il sistema di sanità è di natura privata negli Stati Uniti; spreca attorno al 15 % del PIL invece di più o meno 9 % per i sistemi pubblici collettivamente gratuiti ancora in vigore in Europa. L'argomento vale per i regimi di pensione generalmente socializzati in Europa, ma privati e mal ridotti nei Stati Uniti, una situazione che quasi spinge al fallimento le aziende come GM, grande protagoniste della delocalizzazione, per l'impossibilità di onorare le pensioni aziendali gia promesse agli operai! A questo si debbono aggiungere gli altri servizi pubblici europei assieme al differenziale caratteristico del risparmio, a livello zero o addirittura negativo nei Stati Uniti, mentre rimane ancora importante in Europa. Diventa allora facile capire perché ho sentito il bisogno di aggiungere il concetto di ''reddito globale netto'' al semplice salario individuale capitalista - i.e., disposable income -, in modo da poter concepire correttamente le forme concrete e la natura, più o meno subordinata, della Riproduzione Allargata nelle societa capitaliste avanzate. Pero, dato la tendenza attuale alla desindustrializzazione legata alla scelta della globalizzazione neoliberale, prema anche prendere in considerazione, il fatto che i settori economici primari e secondari furono laminati cedendo il posto ad uno settore terziario che include una funzione pubblica sempre sotto pressione, dei servizi haut-de-gamme minoritari che impiegano solo una piccola frazione di lavoratori privilegiati, e una scacciante maggioranza di servizi bas-de-gamme forniti da una manodopera fortemente sommessa al precariato. In Europa si verifica la stessa tendenza, dato che le scelte economiche e politiche sono ormai identiche. Ma rimane tuttora meno accentuata. La struttura dei salari, e dunque della ''domanda di consumo dei focolari'', soffre fatalmente di questa scelta perché significa l'ablazione con i forcipi neoconservatori dei programmi e degli ammortizzatori sociali, in parallele alla creazione di una massa di lavoratori poveri (''working poor''), come fu giustamente notato sin dall'inizio dal sociologo Julius Wilson. Nel mio caso, non si trattava solo di paragonare la ''domanda di consumo dei focolari'' ma, tramite di essa, di capire e di valutare, nella loro coerenza intima, l'insieme dei circuiti economici, e dunque le politiche da seguire in modo da garantire un'autentica crescita qualitativa. Gia in Tous ensemble, avevo chiesto di non tagliare il ramo sul quale uno si sede. Benché non aveva soddisfatto i sindacati, la rivalutazione del SMIC da parte del Sg. Raffarin si rivelò, in retrospettiva ma come previsto, l'unica variabile che permise di sostenere una crescita per altro intaccata dalla fiscalità regressiva messa in opera con un certo accanimento dallo stesso governo. In effetti, questa fiscalità regressiva crea una domanda supplementare per solo il 20 % superiore della popolazione. Ma, a questi livelli, la parte addizionale consacrata al consumo individuale è derisoria. All'opposto, questa fiscalità induce e accelera l'accumulazione e la mutazione finanziaria e speculativa dei patrimoni. (Questo comprende la bolla mobiliare, il ''house effect'' , un fenomeno caro a Greenspan, in realtà sostenuto anzi tutto da un'organizzazione specifica dei mutui negli Stati Uniti.) La fiscalità regressiva contribuisce così ad amplificare il movimento di fusione del capitale fatalmente sganciato subito dopo il crollo della bolla speculativa legata alla New Economy. Oggi, questa tendenza va accelerandosi, senza pero sostenere la domanda di consumo dei focolari. Ovviamente, il tasso di risparmio nullo o spesso negativo, legato all'assenza di servizi sociali, risulta di un'importanza superiore per spiegare il comportamento (razionale?) precondizionato della maggioranza dei focolari, o della loro propensione a mantenere le loro spese a dei livelli così ''alti''! Non hanno altra scelta. Il più grave si verifica nel fatto che questo processo non risulta neanche capace di sostenere la ''domanda sociale'', dato che accompagna la deloccalizzazione verso le zone di produzione a bassissimi costi salariali, zone ugualmente dopate dai loro mercati emergenti non ancora saturati, ma solvibili. La distinzione tra ''domanda di consumo dei focolari'' e ''domanda sociale'' non è affatto indifferente; in realtà, quest'ultima mette in gioco tutta l'organizzazione socio-economica, assieme ai rapporti tra ''risparmio'' e ''investimenti'' (produttivi.) Per chi si ricordasse della teoria della ''sovrappiù sociale'', questa conclusione parerebbe evidente : secondo questa teoria marxista, il risparmio contiene il profitto ma l'opposto non è vero. Le performance relative delle Formazioni sociali (FS) varieranno secondo che si privilegerà un'alternativa o l'altra. Il ritorno alla ''domanda sociale'' permette di liberarsi dell'ideologia neoliberale sempre portata a privilegiare la crescita finta del PIL, e la sostituzione della carità e dell'assistenza privata ai sistemi di assicurazione sociale concepita come un diritto sociale fondamentale. Dato che l'Europa non dispone dell'arma del dollaro, una moneta tuttora considerata come strumento principale di riserva monetaria sul piano mondiale, si immagina facilmente quello che accaderebbe se si ci ingegnasse a seguire questo modello d'oltre-atlantico, fondato sulla privatizzazione ad oltranza, cioè sul gonfiamento artificiale e lo spreco segnalato dalle statistiche utilizzate per descrivere la ''domanda dei focolari''. Rappresenta, in effetti, una scelta socio-economica che va di pari passo con il lo smantellamento definitivo dello Stato sociale europeo e del Welfare State. Avvolte, le cifre globali parlano da sole, come fra l'altro si può verificare dalle incessanti ripetizioni di Business Week e di CNN di questi ultimi messi: con l'arrivo di Bush alla Casa Bianca, l'avanzo finanziario americano di $ 5 trilioni previsti su 10 anni si trasformò rapidamente in un deficit di $ 3,6 trilioni per lo stesso periodo, allorché il debito aumentò fortemente. (vedi l'edizione del 25 ottobre relativa alla nomina del Sg. Bernanke alla testa della Riserva Federale americana, in www.businessweek.com 25/10/2005). Non sembra necessario aggiungere che, integrando correttamente la ''domanda di consumo dei focolari'' e la ''domanda sociale'' nei nostri ragionamenti, saremo spinti a favoreggiare concretamente una certa politica salariale congruente con la ''produttività'' e la ''competitività'' reali. Si supporrebbe allora di legare la definizione oggi asimmetrica dell'anti-dumping alla preservazione di un pieno impiego compatibile con la competitività massima di una data FS. Malgrado tutto questo, si continua a paragonare in un modo molto concitato le mele e gli arancia. Manca solo allora il proverbiale suonatore di flutto per menare, ballando, tutto il suo bel mondo verso l'abisso! Oggi, questo è notoriamente filo-semite nietzschiano ....
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Nota ** La riduzione generale ricorrente del tempo di lavoro rimane l'ideale. Quale che essa sia, con rispetto alla ''produttività'', alla ''competitività'' e alla ''domanda sociale'', la gestione sociale (''traitement social'' secondo il Sg. Allais) della disoccupazione costituirà sempre una soluzione superiore a quella del pseudo-pieno impiego nietzschiano, oppure ortodosso che non è altro che la precarietà generalizzata. Ho molta ammirazione per il Sg. Maurice Allais, per il suo rigore teorico, ma più che altro per la sua perspicuità sociale. Ha sempre saputo dimostrare una grande tenacità per fare parlare le serie statistiche, usualmente molto incomplete, con lo scopo lodevole di tirarne la dimostrazione dell'assenza concreta di equità sociale. Ultimamente, il suo impegno fu di dimostrare il fenomeno da lui battezzato ''Rottura del 1974'' (Cassure de 1974), e di mettere alla luce le conseguenze sociali, particolarmente in quanto riguarda la disoccupazione di massa. Sappiamo che per il Signore Allais esiste un'unica causa che possa spiegare questa rottura, cioè la politica di ''liberalizzazione mondialista degli scambi esteriori dell'Organizzazione di Bruxelles'', una politica che assumerebbe un volto nuovo a partire da quell'anno fatidico (vedi La Mondialisation, la destruction des emplois et de la croissance. L, éd Clément Juglar, Nov. 1999, p 144). Parecchi aspetti della sua critica del sistema neoliberale globale di libertà totale degli scambi ci sembrano molto preziosi. Rompe magistralmente, o per meglio dire paradossalmente, con il beato consenso della ''scienza'' economica dominante, dato che le premesse del ragionamento economico sono rimesse radicalmente in questione. Come si poteva facilmente immaginare, la sua critica resta pero interamente iscritta nella dicotomia walrasiana che pretende opporre la ''scienza economica'' all'''economia sociale''. Detto questo, è chiaro che il Sg. Allais non si contentò di ingurgitare la ''scienza economica'' di Léon Walras. Dall'inizio la sua inclinazione lo spinse verso la vecchia tradizione sociale francese difesa da Auguste, il padre di Léon Walras, e verso Ricardo, almeno per quanto riguarda la teoria dei costi comparativi (per un commento su questa teoria, vedi l'Appendice di questo libro.) E in queste fonti che prende le sue preoccupazioni prioritarie da economista. Lo libero scambio globale viene dunque concepito come una scelta politica sbagliata tanto sul piano nazionale quanto internazionale, invece di essere condannato per quello che è in realtà, cioè una necessità del modo di produzione capitalista, mondialista fin dalla sua nascita. Il Sg. Allais persiste così a difendere una concezione borghese della ''scienza economica'' confusa con questa scienza in sé. Lo fa pensando che è ancora possibile di imporli dei parametri politici e sociali senza distruggere la sua propria razionalità. Perché questi parametri non avrebbero il compito di superare il sistema capitalista ma resterebbero invece timidamente iscritti nel suo quadro! In particolare, importa sottolineare che la teoria del Sg. Allais rimane interamente classica per quanto riguarda il concetto di produttività. Quest'ultimo rimane tributario della concezione ( molto walrasiana) del equilibrio generale secondo la quale il sistema economico può essere equilibrato dalla ''legge del mercato'' operando nel ''mercato dei mercati'', senza badare se quest'ultimo sia regolarizzato dalla politica e dalla societa civile o meno. Dati i suoi assiomi iniziali, questa concezione rimane incapace di distinguere correttamente tra durata, intensità, intensità strutturale generalizzata al livello micro-economico (i.e. la ''produttività'' secondo Marx), e intensità organizzazionale macro-economica derivata della pianificazione e dal controllo collettivo più o meno affermato della ''sovrappiù sociale'' che ho messo in valore seguendo Marx. Più grave è il fatto, notato da Sraffa gia negli anni venti, secondo il quale la concezione borghese della produttività, in particolare quella legata alle economie di scala, rimane inestricabilmente impantanata in schemi fondati su fatti empirici iniziali (fra l'altro prodotti della macro-economia) che pretendono nientemeno offrire le condizioni empirici iniziali della micro-economia, senza che mai questi due livelli venissero unificati in un modo teorico accettabile. Così, le leggi di mozione del capitale diventano illeggibili in quando tali, lasciando dipendere l'equilibro generale da una sorte di operazione magica, assumendo come elemento anteriormente dato la coesione globale della riproduzione ritenuta stabilirsi in modo automatico. Fra l'altro (vedi l'''Effetto RS'' nel mio Tous ensemble), si elimina così il problema dello ''scarico'' (''déversement'') della manodopera, lasciato ad effettuarsi in modo quasi-magico da un settore all'altro, in parallele con lo sviluppo economico. Si tratta di un processo vitale gia concepito da Alfred Sauvy secondo i stessi parametri teorici erronei. Il ruolo dei settori intermedi viene eliminato. Riappare solo sotto l'aspetto dei costi comparativi, una variabile politicamente manipolabile secondo il Sg. Maurice Allais, almeno per tutti i casi che riguardano le risorse naturali. (idem, p 554 e seguenti) Questa concezione, malgrado tutto convenzionale (''mainstream''), della produttività rimane inestricabilmente confusa con la competitività delle Formazioni Sociali (FS), in modo che non risulta possibile distinguere, né valutare correttamente, la produttività e la competitività relative delle aziende o delle FS. Basta osservare le ''performances'' degli Stati Uniti per capire l'enormità di questa grinza teorica e pratica! In oltre, questa concezione non permette nessuno paragone reale delle performances relative, ma qualitativamente differenti, delle varie FS. Le nozioni di PIL, di disoccupazione dovuta al progresso tecnologico o al libro scambio, di deficit e di indebitamento diventano interamente artificiali, perché risultano simultaneamente contraddittori e circolari. Detto in maniera molto semplificata, non si può pretendere con i Signori Allais e Sauvy, e con tutti gli altri economisti ortodossi, che il progresso tecnico, e di conseguenza la produttività, non siano loro stessi all'origine della disoccupazione. (Questo avviene tramite la creazione dell'Armata di riserva del proletariato prodotta dalla crescita della composizione organica del capitale, incluso sotto le forme di piccoli lavori casuali. Mi si conceda questa incisa. Ricorderete che aumento di produttività significa concretamente la capacità di produrre più merci di un determinato genere nel stesso tempo di prima, ma con l'introduzione di una tecnologia superiore. Ho stabilito per primo in Tous ensemble che, in questo caso, il valore di scambio del ''lavoro socialmente necessario'' si muove in funzione direttamente inversa a quello della composizione organica del capitale, dopo avere stabilito che la composizione organica del capitale deve essere correttamente notata v/C, dove C = c+ v, cioè capitale costante più capitale variabile. (Prima di me questo veniva scritto in modo sbagliato come v/c rendendo in tal modo del tutto impossibile la risoluzione del così detto problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzione) In altre parole, da un lato, abbiamo il rapporto tra (v) in quanto capitale vivo, il cui valore di uso viene messo a disposizione del capitalista per un tempo più lungo del tempo socialmente necessario per produrre le merci indispensabili al rinnovamento delle sue capacità lavorative, merci che determinano il valore di scambio della forza di lavoro i.e. qui è annidato il vero segreto dello ''sfruttamento'' capitalista che non può essere considerato ''furto'' nel senso di Prudhon poiché l'operaio viene pagato un salario corrispondente al valore di scambio della sua forza di lavoro, ma non controlla pero la sovrappiù accaparrata unilateralmente dal padrone. La forza di lavoro è una merce come tutte le altre merci, il che vuol dire che coniuga valore di uso e valore di scambio in se stessa. Pero, tra tutte le merci solo la forza di lavoro possiede la capacità di creare nuovi valori di scambio. Questo carattere fondamentale del lavoro umano, neanche Ricardo, e neppure Sraffa con il suo paniere di merci destinate alla produzione di altre merci, non lo hanno capito. Solo Marx fu capace di dimostrarlo in un modo scientifico e definitivo. Tutte le varianti dell'economia borghese dopo Ricardo e Marx hanno cercato da sempre in modo disperato di negare quest'evidenza . Prima di me, in questo campo, c'era solo una confusione indegna di Marx e troppo occultazioni venali - Dall'altro lato, abbiamo (C) il capitale cristallizzato nei macchinari (c) e nella forza del lavoro (v) in termine di valore di scambio. Questo significa che il proletariato fa sempre l'avanzo della sua forza di lavoro al capitalista, una forza di lavoro che appare nel stesso tempo come lavoro vivo e lavoro cristallizzato, cioè come valore di uso e valore di scambio. Fin qui, a parte i nemici del marxismo, pochi teorici e accademici hanno capito l'importanza cruciale di questa messa al chiaro, della quale dipende il concetto di ''sovrappiù sociale'' e dunque la razionalità economica necessaria per permettere il passaggio di una società della necessità economica ad una società comunista della libertà. Al contrario, lo fecero i nemici del marxismo, tra i quali parecchi ''pitres'' e bassi cleri plagiari, tizi che si adoperano disperatamente per cercare in vano ad occultare l'importanza capitale del mio lavoro, a volte plagiandolo nel senso delle ''dicostruzioni'' scellerate di sempre, riformulate nel mondo moderno da noti teorici fascisti e nazisti come Nietzsche e Heidegger, e dai i loro epigoni post-moderni filo-semiti nietzschiani del tipo Derrida e al. In questo modo si cerca disperatamente ma in vano a togliere al proletariato le sue arme scientifiche di classe. Risulta un fatto dimostrabile che pochi universitari, oggi pagati come ''marxisti'', cioè i soliti marxologisti impiegati dalla borghesia perché capaci di confondere il pietoso ''pitre'' Derrida con un esorcista autorizzato del spettro di Marx troppo grande per lui (!), hanno capito l'importanza cruciale del mio contributo. Molti economisti, la più parte di formazione tradizionale, sono pagati con fondi pubblici, ma sulla base di una competenza assai relativa, fondata sulla selezione incestuosa di classe, e sulla base di un'onesta intellettuale ancore inferiore a questa! Parlando con rispetto, è un vero schifo, raddoppiato da un scellerato esproprio del ruolo accademico legittimo della mia disciplina. Si permettano poi di parlare di ''gulag''! Afferma altrove Arthur Rimbaud, autore perspicace del poema ''Les assis'' : ''Et j'ai dit ce que je voulais''.) Non si può neanche pretendere a fortiori che la crescita della produttività, legata al progresso tecnologico, non sia se stessa all'origine dei processi di multinazionalizzazione e di globalizzazione del capitale, né che quest'aumento di produttività non necessitasse un'abbassamento generale della durata del tempo di lavoro per conservare l'equilibrio tra produzione e consumo, se non altro in ultima istanza, nel quadro preciso di un'economia aperta. Una tale concezione (per la sua presentazione in forma lapidaria vedi Allais, idem, nota 33, pp 265, 266) presuppone, senza naturalmente poter dimostralo, uno scarico automatico, cioè un'equilibrio virtuoso dei mercati, compreso il mercato della manodopera. Spingendo questa logica al suo termine, secondo l'usanza dei neoliberali, si sbocca alla nozione di crescita artificiale del PIL, che cammina di pari passo con degli squilibri fondamentali giganteschi, ma sostenuta solo da una pseudo-produttività. Una crescita artificiale dunque, sempre più astratta dal fenomeno determinante inaugurato dell'autonomizzazione crescente del ciclo (speculativo) della moneta (il ''credito'' e le sue forme moderne, compresi i prodotti finanzieri derivati), mentre continuerebbe ad appoggiarsi sopra una più grande ''produttività'' definita in modo fantastico in funzione di una durata legale del tempo lavorativo più lunga! Purtroppo, se l'occupazione di due impieghi a tempo parziale sta diventando la regola nel mondo anglo-sassone, se le 60 ore settimanali lavorate per intermittenza sono gia generalizzate, se infine con l'appoggio di un patetico Alain Lipietz, l'UE si prepara a ristorare la possibilità legale delle 48, 60, e magari con una deroga di stampo blairista, di 65 o 72 ore settimanali, questo non è mai possibile, se non giustamente per intermittenza, in una società della precarietà generale e del ''just-in-time'' corrispondente all'attuale capitalismo freddo e globalizzato. Se, malgrado le volgari inettitudini del Medef o di Camdessus a proposito della durata del lavoro e della produttività, ci fidiamo alla sua espressione storica più avanzata, quella appunto che si esprime nei Stati Uniti, apparirebbe presto che la settimana lavorativa media nei Stati Uniti, nel 2004, era di solo 33,8 ore per un salario minimo di $ 5.15. Per molti lavoratori questo si traduce con delle settimane a volta lunghissime, e con l'assenza di ferie pagate per causa di una elevata rotazione da un posto di lavoro all'altro. (v. www.dol.org). Tutto questo rimane infra-Marx, infra-storico, e infra-logico. Che tutto ciò sia poco perdonabile apparirebbe chiaramente se non si omettesse da considerare l'accecante realtà storico-sociale iscritta dentro le lotte operaie mirate all'abolizione del lavoro della domenica, o in favore delle 48 ore, poi delle 40 ore, e finalmente delle 35 ore settimanali, senza perdita di salario. A l'interno di questo quadro, diventa allora molto azzardoso pretendere che la disoccupazione sia teoricamente dovuta a delle remunerazioni salariali e degli vantaggi sociali troppo elevati. In tal modo, la scelta ''contigentaria'' (''''contingentement'''') difesa dal Sg. Allais si potrebbe solo spiegare con la preoccupazione politica di prevenire un'esplosione sociale altrimenti difficilmente evitabile. Questa non mancherebbe di prodursi se si cercasse a diminuire il salario minimo (nominale) al livello dei salari minimi mondialmente più bassi, cioè dividendoli in media per 10 (idem p 156) Pero quello che è plausibile non risulta necessariamente esatto dal punto di vista teorico. Non ricorderemo qui la critica di François Perroux, alla fine degli anni 60 e al inizio degli anni 70, relativa alla saturazione dei mercati occidentali e all'esternalizzazione dei cicli di vita dei prodotti, né la messa in luce da parte di Denizet dell'abolizione del ''Regolamento Q'' che mutò il comportamento dei flussi degli euro e dei petrodollari tra Europa e Stati Uniti prima della scossa petroliera avvenuta in seguito della guerra del Kippur di ottobre 1973. Taceremo ugualmente l'importante teoria marxista dell'internazionalizzazione del capitale produttivo (Palloix.) Tutte queste critiche precedettero il cambiamento legislativo della UE in favore del libro scambio introdotto nel 1974. In questa nota ci limiteremo alla critica interna. Non utilizzeremo nemmeno gli argomenti di bilancio statale, o gli argomenti contabili presentati dalle persone che avevano difeso la messa in pratica delle 35 ore, paragonando il costo indotto dalla creazione di un nuovo posto di lavoro con quello della cosiddetta ''gestione sociale'' della disoccupazione, dato i vantaggi fiscali e contributivi prodotti da questo tipo di politica. Ovviamente questo meriterebbe più ampi argomenti, se non in termine di produttività, almeno in termini di competitività nazionale, e di sostegno delle future possibilità fiscali necessarie all'intervento strategico dello Stato nell'economia! Inanzi tutto, noteremo che il pieno impiego americano e anglo-sassone risulta della brutale trasformazione della ''gestione sociale'' in estrema povertà e in tempo parziale. Si tratta di una politica il cui primo obbiettivo non è altro che il controllo sociale neo-nietzschiano e burkeano, dato che fu interamente rotto il collegamento tra questa tendenza imposta al mercato del lavoro e il processo di crescita della ''produttività'', poco importa quale sia la sua definizione. (La produttività indotta dai gadgets della New Economy risulta di fatti un può sopravvalutata! Dopo il primo abbozzo del mio argomento, il numero del 1 marzo 2004 del Time magazine pronosticava una perdita possibile di 15 % degli impieghi tradizionali e del settore dei servizi nei Stati Uniti fine da qui al 2025. E di notorietà pubblica che CNN abbondò nella stessa direzione.) Al contrario, la povertà aumenta in maniera catastrofica, allorché le possibilità d'intervento ed i poteri regaliani dello Stato spariscono a causa della decentralizzazione dei circuiti di riproduzione. Secondo il sito Internet del giornale L'Humanità del 22/10/2005 (v. ''La terrible réalité du ''modèle'' Blair'') la povertà infantile supera oramai il 54 % a Londra e si stabilisce a 38 % per l'insieme del Regno Unito, paese nel quale furono ugualmente chiusi ''10 000 letti di ospedale sin dal l'arrivo al potere di Tony Blair''. (Vi ricorderete senza dubbio del discorso del 14 luglio 2005 nel quale il presidente Chirac paragonava il tasso di povertà infantile di 7 % in Francia a quello di 17 % della Gran Bretagna. Il Sg. Chirac utilizzava le statistiche ufficiali. Questi dati provengono da una revisione dei criteri utilizzati per misurare la povertà. Queste nuove procedure producono immanquabilmente delle cifre più basse da quelle alle quali si poteva aspettare solo qualche anni fa. Si tratta di un fenomeno sfortunatamente ignorato dai troppi commentatori economici da salotti, tra i quali parecchi si pretendono nientemeno di ''sinistra''. Le condizioni reali alle quali vengono confrontati i lavoratori sociali sul terreno sono assai diverse da quelle descritte da certe buone anime di ''sinistra''. Ci sarà mai bisogno di aggiungere che, in Italia, paese dove il lavoro nero raggiunge per lo meno il 27 %, il tasso ufficiale di disoccupazione oscilla solamente attorno al 8 %? Tutto questo rileva di un ritorno ad un certo pensiero magico, certamente post-illuminato ... illuminato cioè dal tipo di statistiche a cui si alludeva prima! Senza dubbio questo spiega perché il governo di Chirac, diretto da Villepin, si dirige à marcia forzata verso la sua Bérézina, imitando il modello praticato nei Regno Unito!) Per quanto riguarda gli Stati Uniti, a parte i ''working poor'' e l' ''under-class'' portati alla luce dal Prof. Julius Wilson, sappiamo per certo che, in certe zone urbane, incluso quelle situate dietro la Casa Bianca, si verifica una mortalità infantile paragonabile o peggiore a quello che prevale nel Bangladesh, mentre parecchie scuole aprono solo 4 giorni alla settimana, perché non sono più capaci di pagare le bollette del riscaldamento.
La gestione sociale della disoccupazione viene concepita dal Sg. Allais come un fenomeno anti-economico di sostegno ai disoccupati, allorché sarebbe ben più utile paragonare le forme concrete di gestione sociale. Fra queste, certe sono fondate sopra dei programmi sociali e dei diritti sociali universali. Questi diritti sono ovviamente riconosciuti dall'ONU ma nondimeno subiscono il negletto da parte dei dirigenti politici e dell'intelligentsia conformista. In un tale quadro, la dinamica economica dell'intera societa non può più essere correttamente compressa, almeno che non venisse messa in relazione con il circuito del ''reddito globale netto'' e con il ''risparmio'' produttivo; di fatti non importa se quest'ultimo sia obbligatorio tramite i programmi sociali -, o volontario: in ambedue casi è sempre derivato dal salario dei lavoratori. Altre forme, al contrario, riposano sopra delle certezze ideologiche e sopra la repressione neo-nietzschiana sistematica, economica e poliziesca delle classi giudicate ''pericolose''. In quest'ultimo caso, non si può pero opporre la povertà e le disuguaglianze sociali alla disoccupazione in quanto tale, con la semplice scusa che il tasso ufficiale della disoccupazione risulta ufficialmente basso. Così non si fa altro che falsificare furtivamente il problema. In termini logici questi fenomeni sono dei ''distinti'' e non degli ''opposti''. Amalgamarli, confonderli o opporgli ammonta a mistificare ancora di più la fasulla argomentazione allaisiana che pretende distinguere tra ''disoccupazione tecnologica'' di per sé, e disoccupazione proveniente dal libero scambio in una societa molto aperte, particolarmente dal punto di vista della flessibilità del mercato del lavoro. La pseudo-piena occupazione, pure sprovvista da ogni diritto sociale, sarebbe sostituta sul piano teorico ad una piena occupazione reale associata a dei programmi sociali rappresentando un valore economico innegabile, e tutto questo malgrado il fatto che non avrebbe nessun rapporto con la produttività reale! E sempre meglio sapere di che cosa si parla quando si fanno discorsi. Per quanto riguarda la piena occupazione americana, e dunque la presunta assenza di trattamento sociale in un tale ''modello'', viene usualmente dimenticato che il tasso ufficiale di disoccupazione del 5,4 % (rappresentando 8 milioni di persone nel 2004 per una popolazione attiva civile da solo 62,4 % della popolazione globale) è lontano da rappresentare una buona cifra. Particolarmente se viene giudicata col metro della teoria e delle pratiche keynesiane di origine. Ma di più, occulta interamente i 4,391 milioni di ''tempi parziali economici'', cioè gente che non ha scelto il tempo parziale, come pure i 9,641 milioni di ''self-employed''. In realtà, questi ''self-employed'' sono per la più parte dei disoccupati-tempi parziali economici legati alle piccole e medie impresse (PMI), dalle quali sappiamo gia che in media i 2/3 non sopravvivono oltre ai 3 primi anni di vita, sprecando nel processo molto più denaro pubblico che lo farebbe la cosiddetta ''gestione sociale'' della disoccupazione tale che praticata in Francia poco fa dalla gauche plurielle! In nome di questo modo di regolazione economica neoliberale si denuncia i sussidi diretti come forma intollerabile di ''intervento'' dello Stato nell'economia, solo per sostituirli, con grande spessa per la collettività, con un feroce intervento di classe. Seguendo questa ideologia, si elargiscono allora ogni sorte di esoneri e di detassazioni (''tax expenditures''), completando così l'architettura della fiscalità regressiva. Favorendo in tal modo i profitti privati al detrimento dei salari e dei benefici sociali, si partorisce fatalmente della precarietà e della povertà sociale rampanti. In termini puramente economici, questo tipo di gestione sociale repressivo della disoccupazione risulta alla fine molto più dispendioso per l'intera società, malgrado l'illusione di creare il pieno impiego tramite l'imposizione della flessibilità-precarietà totale sul mercato del lavoro. (La prova accecante di questo principio generale fu gia stabilita con il paragone delle spese municipali, fatte al titolo della carita e dell'assistenza sociale, durante la Grande Depressione, con il costo minore della messa in pratica dei grandi lavori pubblici e dei primi programmi sociali, accessibili universalmente, iniziati dal New Deal americano e, anche prima, dagli altri Welfare States ancora più avanzati degli USA. Come fu sottolineato da molti commentatori, durante la Grande Depressione il sistema fondato sopra l'assistenza aveva finito per destabilizzato le finanze pubbliche e aveva spinto molti Stati federali americani e parecchie province nord-americane alla bancarotta, mettendo così in pericolo il credito finanziario dello Stato federale. Non per caso, durante le loro conferenze americane degli anni 30, Beveridge e Keynes non mancavano di sottolineare il ruolo di stabilizzatore sociale contro-ciclici giocati da questi programmi sociali iniziali.) Nello stesso modo, dobbiamo sottolineare che il tasso ufficiale di disoccupazione americano occulta il 1,6 milione di ''lavoratori marginalmente inclusi nella forza di lavoro attiva'', e dunque non-contabilizzati come disoccupati ufficiali, dato che hanno avuto il buon gusto di lavorare qualche ore durante i 4 mesi precedenti all'ultima inchiesta ufficiale! Vengono occultate ugualmente le 534 000 persone ufficialmente scoraggiate, una cifra quest'ultima molto sottostimata come fu tragicamente rivelato dalla catastrofe che colpi ultimamente la New Orleans e il Golfo del Mississipi, nella scia del uragano Katrina. Si osservò di nuovo in questa tragica occasione che i poveri hanno imparato a rimanere prudentemente allo scarto di un Stato repressivo, portato altrimenti a relegarli senza stato d'anima particolare alla pigione. Questa politica del sequestro carcerale concerna quasi 3 milioni di persone, il vero gulag capitalista americano nascosto dalle anime volgari dei critici del ''stalinismo'' che non raggiunse mai, anche dopo la morte di Stalin, una tale cifra annuale, anch'esse non contabilizzate nelle statistiche ufficiali della disoccupazione o della sua gestione sociale! In generale, sotto il mirino, si trovano le persone sottoposte in modo ignobile al allungamento automatico delle pene in caso di recidiva, compresso per delitti minori, quando si considera che si sia offeso le prerogative della proprietà privata e del ordine sociale dei possedenti. Le vittime sono quasi esclusivamente membri delle cosiddette ''classi pericolose'', incapaci di pagarsi un'avocato in un paese sprovvisto di ogni sistema di aiuti giuridici degni del nome. Aggiungiamo che quando non sono promesse a questo vero ''gulag capitalista'', queste persone sono destinate alla pena di morte con il suo lungo corteo di errori giudiziari, una pratica naturalmente mesa in opera con una ponderazione di chiaro stampo razzista nella selezione dei candidati. Il tasso ufficiale di disoccupazione americano occulta ugualmente la sorta dei 9 o 12 milioni di immigrati clandestini, lontani da potere godere del opulente salario minimo americano! (Purtroppo vengono quotidianamente denunciati come degli ''aliens'' su CNN!) Non tiene neanche conto degli effettivi militari. Di conseguenza, questo tasso di disoccupazione americano costituisce un vero insulto per l'intelligenza, raddoppiato dall'istituzionalizzazione della propaganda filo-semita nietzschiana contemporanea. Una propaganda anti-sociale diffusa con la consapevolezza di tutti gli analisti professionali impiegati in questo campo, a volte con la loro complicità, spesso con la loro beata approbazione ''scientifica''. Un attitudine oggi sfortunatamente imitata con assiduità in Europa e in Francia! Nondimeno, fin dalla meta degli anni 80, questo tasso ufficiale americano di 5,4 % venne considerato dalla OCSE come equivalente al pieno impiego keynesiano anteriore (ugualmente chiamato disoccupazione stagionale oppure frizionale) fissato, per parte sua, attorno al 2% o al 3 % . Questo tipo di piccole scoperte e di giochi di ''passe-passe'' concettuali rappresenta una tradizione con l'OCSE. Ovviamente quest'organismo non esita mai, in modo cosciente o meno, ad aggiustare le sue definizioni secondo pure motivazioni ideologiche. Ultimamente, il pieno impiego per l'OCSE oscillava attorno a 7 % o 8 % o di più a secondo i casi, in una sorte di flirt pragmatico più o meno cosciente con la nozione di ''disoccupazione strutturale''. Naturalmente, dato la sue fede nella magia del ''mercato dei mercati'', il Sg. Allais rigetta ogni nozione di disoccupazione ''naturale'' o ''strutturale''. Nondimeno, questo pseudo-pieno impiego, coniugato ad una flessibilità totale della forza di lavoro ed a un salario minimo di $ 5,15 orario, rappresenta in modo concreto l'alternativa pura fondata sulla flessibilità totale di tutti i fattori di produzione assunta dal Sg. Allais. Più esattamente rappresenta l'alternativa ortodossa che lui difende da un punto di vista teorico, dato che crede che essa possa produrre l'equilibrio e dunque il pieno impiego vero, mentre rimane disposto a metterla da parte, unicamente per delle ragioni politiche e sociali! Se la divisione di un impiego permanente in due o tre può fare ufficio di gestione sociale filo-semita nietzschiana della disoccupazione, dobbiamo purtroppo riconoscere che questo processo sarà rapidamente confrontato a un doppio limite. Questo limite apparirà inizialmente sul mercato nazionale del lavoro. In seguito, si verificherà in funzione della soglia fisiologica minima dei lavoratori in questione. In effetto, che potrà decentemente pretendere che una settimana lavorativa legale di 60 ore o di più, andando, per intermittenza, dal stesso passo con questo processo di divisione e con l'allungamento dell'età pensionabile oltre ai 65, ansi ai 67 anni o di più, possa mai essere considerata, senza arrossire di vergogna, come una illustrazione della crescita della produttività, e come un ritorno al pieno impiego? Chi potrà mai pretendere che questo finto tasso di disoccupazione americano, ufficialmente al 5,4 % ma coniugato con un salario minimo di $ 5,15, possa essere considerato come un equilibrio economico ottimale? Di conseguenza, chi può ancora pretendere che la ''scienza economica pura'' (borghese) sia capace, malgrado la globalizzazione, di assicurare un equilibrio generale, purché si sia pronti ad abbassare i salari, come continua a pretendere il Sg. Allais dal punto di vista teorico? Le cifre utilizzate qui sopra dimostrano che non si tratta di semplice problema legato alla qualità del equilibrio. In realtà, malgrado la wal-martirizzazione del paniere di consumo medio, la differenza in termine di potere di acquisto tra $1 orario in una maquiladora messicana e $ 5,15 in uno contesto urbano americano diventa subito evanescente. Risulta addirittura negativa nel confronto con la Cina, per esempio. Si tratta dunque di veri e profondi squilibri teorici e pratici. Questa è una situazione che viene ancora aggravata dal fatto che i teorici e i praticanti borghesi e ''mainstream'' si illudono, con grande sufficienza teorica, a proposito del loro ''sapere'' e della loro ''scienza pura''. Ma continuano imperturbabilmente a prescrivere in maniera dottissima dei rimedi peggiori del male. Meglio allora arrendersi all'evidenza: il modello americano nega nei fatti la validità della cosiddetta ''scienza economica pura'' borghese, riducendo simultaneamente a pezzetti la distinzione artificiale tra disoccupazione tecnologica e disoccupazione dovuta al libero scambio, una distinzione come fu detto prima fondata interamente sopra un concetto inadeguato della produttività e delle leggi di mozione del capitale. Aggiungiamo che no sarebbe affatto possibile pretendere che il fiasco economico americano sia dovuto ad una cattiva messa in pratica del ''modello'', dato che questo paese neoconservatore portò questo processo autodistruttore alla sua massima espressione fine a raggiungere l'attuale cul-de-sac. Lo fece ancora con una pseudo-produttività legata alla New Economy speculativa tanto esuberante quanto i suoi P/E ratio (price/earning ratio borsisti), e con una crescita nominale della stessa farina, in modo che non è più capace di produrre altre cose nonché una jobless recovery. Una pseudo ripresa capitalista senza creazione di lavoro, che non potrà eventualmente non portare alla reintroduzione di forme moderne di schiavitù e di domesticità a questo proposito vedi la nota 15 del testo principale. In effetto, questa ''crescita senza creazione di lavoro'' è associata ad una massa di precari ed a un deficit commerciale gia equivalente al 6 % del PIL nel 2004, con un degrado continuo! Sostengo ugualmente che questa ideologia deleteria contribuisce alla distruzione della competitività e della produttività delle Nazioni. Lo fa tramite gli effetti nefasti sulla porzione della domanda interna tuttora ancora meno suscettibile di essere sprecata dall'estroversione del Moltiplicatore economico di Kahn (il tallone di Achille del keynesianismo dinamizzato da Harrod ed altri nel ambito del regime di Bretton Woods voluto dal Americano H. White contro la volonta di Keynes e dell'impero britannico). Così distrugge anche la dignità dei lavoratori che costituiscono purtroppo ancora la maggioranza dei cittadini a titolo pieno della Repubblica! Vedremmo in seguito che la teoria e la metodologia debbono rimanere congruenti con il loro oggetto di studio per potere influire su di lui. Altrimenti, anche le migliori intenzioni sociali del mondo rimarranno nel migliore dei casi senza effetti, e nutriranno solo l'esasperazione. Un'esasperazione viscerale, dovuta alla confusione e all'angoscia derivanti da contraddizioni, letteralmente inconcepibili e negate, ma permanenti tra cognizione e mondo reale. Si induce allora un fenomeno che rappresenta un considerevole pericolo sociale, intellettuale e morale quando finisce per impregnare i cleri (quelli addetti filo-semiti o meno di Sören Kierkegaard, per non menzionare Heidegger o Nietzsche), i basi cleri troppo conosciuti, e soprattutto, le classe medie in generale. Almeno se si da credito a Federico Chabod ed a i nostri lucidissimi compagni bolscevichi.
Ovviamente, la nostra presente critica va indirizzata alla concezione teorica anche prima che all'evidenza pratica. Anche se, come abbiamo visto, quest'ultima è accecante malgrado il fatto che continua a balbettare sulle sue cause. Purtroppo, questa fasulla concezione della produttività, oggetto di numerosi sviluppi nel testo maggiore del presente saggio, produce delle conseguenze normative e concrete pesanti. Qui risiede il vero problema, uno che no può soffrire della minima ambiguità. Spiega perché il Sg. Allais si oppone alla gestione sociale della disoccupazione, pur continuando a considerare la Riduzione del Tempo di Lavoro (RTT secondo la sigla francese) come una forma perniciosa di questa pratica (idem pp 265/266) Comunque, sulla base di statistiche irrefutabili (vedi il Rapport Boissonnat tra altri rapporti concordanti ma più tardivi) la regolazione economica per via della RTT, iscritta nel quadro di una ristorazione della coerenza industriale ed economica del paese, rimane l'unica misura capace di ridurre la cosiddetta ''disoccupazione strutturale''. E, in oltre, capace di farlo mantenendo la ricerca della più alta produttività e della più alta competitività nazionali possibili, quest'ultime essendo necessarie al mantenimento del livello di vita dei cittadini come pure al mantenimento ed al miglioramento del rango mondiale assunto dal Paese. Abbiamo gia sottolineato il fatto che lo scarico (déversement) della manodopera non avviene in modo automatico. Questo, sfortunatamente, si verificherebbe anche se si adottasse dei parametri ''contingentari'' specifici. Sappiamo gia che quest'opzione allaisiana pretende rimettere l'intelligenza walrasianna ed economica al primo posto, mentre insiste, per fortuna, essenzialmente sopra una ferma determinazione repubblicana, necessaria per imporre una politica contingentaria avvicinandosi al 80 % del PIL. (L'estroversione internazionale attuale dei Stati Uniti rimane tuttora inferiore ai 15 % del PIL; quella della Francia, Europa esclusa, e dello stesso ordine di grandezza. Quella della Germania, grazie alla ricostruzione sotto egidio americano, oscilla oggi sopra il 40 %. In ogni caso, queste cifre globali non tengono conto della coerenza delle filiere economiche individuali, e non permettano in sé di giudicare della pertinenza reale della strategia industriale adoperata. ) Il Sg. Allais perdonerà allo specialista di economia politica internazionale che sono di notare che un tale sistema contingentaro porterebbe rapidamente ad una pianificazione macro-economica e micro-economica molto più rigida di tutto quello che poteva essere concepito nei parametri keynesiani o post-keynesiani marxisti, se questi fossero capaci di prendere in linea di conto il grado di estroversione del Moltiplicatore di Kahn (ad esempio tramite le Soglie Tobin appoggiate da Fondi Operai proposte nel mio Tous ensemble) Una tale politica allesiana di contingentamento presenterebbe pero il vantaggio di passare oltre alla lentezza della OMC nello sviluppare una nuova definizione dell'anti-dumping, compatibile con il pieno impiego reale. Verebbe allora implicato un grande livello di unilateralismo nazionale e europeo, una politica che necessiterebbe più volontà politica da quella richiesta dalla mesa in opera delle Soglie Tobin e dei Fondi Operai. Questi ultimi costituiscono dei strumenti potenzialmente più flessibili e molto più efficaci dal punto di vista economico e politico. In oltre, come fu dimostrato dal 1980 al 1983 in Francia, una tale scelta non è concepibile (anche con un paio di mediazioni supplementari) se non sulla base di una forte estensione delle impresse statali e tramite la nazionalizzazione da parte dello Stato dei settori economici strategici, incluso le banche. Il ristabilimento della coerenza del sistema produttivo ed economico rimane sicuramente una priorità. Ma non è del tutto sicuro che questo sia politicamente e trasversalmente ancora possibile in queste medesime forme, allorché una nuova forma di nazionalizzazione e di socializzazione, via i Fondi Operai, rimane una strada praticabile dal punto di vista domestico, senza causare nessuna scossa nel ambito dell'economia mondiale contemporanea. Se non altro perché i paesi alla avanguardia sarebbero protetti da attacchi speculativi dall'appartenenza alla Zona euro assieme all'operato stesso delle Soglie Tobin. In ogni caso, dato che le nazionalizzazioni, al contrario del esproprio, costano, quest'alternativa sarebbe ben più efficace dal punto di vista dello sforzo di bilancio statale nel quadro predeterminato da Maastricht! A questo proposito, giova ripetere che la realizzazione della Zona euro procura un notevole margine di manovra contro eventuali attacchi speculativi che non fu apprezzato al suo giusto valore da parte della sinistra. (Sottolineiamo che la logica, chiamiamola ''geometrica'', del Piano Meidner, all'origine del mio concetto di Fondi Operai, rimane una preziosa conquista proletaria, dato il margine di manovra che può potenzialmente conferire con rapidità ad un governo di sinistra, nella misura in cui un minimo di determinazione politica fosse correttamente appoggiato da una maggioranza parlamentaria stabile.) Il mondo degli affari, il padronato e la destra, oggi presi nella trappola del corto-termine globale, non condurranno da loro stessi la politica economica e sociale avanzata, ma prima di tutto ri-centrata nei quadri nazionali e regionali, come supporrebbe il contingentamento allesiano. Di fatti, una ripresa in mano economica non è più concepibile fuori della scelta socialista, seguendo il proprio metodo e le proprie teorie marxiste. Per i più lenti, o almeno per quelli tra di noi che dimostrano meno determinazione, aggiungiamo che il problema teorico di fondo rimane il fatto che resta impossibile concepire una pianificazione economica razionale all'esterno della concezione marxista della produttività, anche facendo astrazione della regressione contenuta nella teoria dei costi comparativi (in effetto, da quanto insegna Ricardo, questa teoria continua a trasformare le risorse naturali in una ''categoria economica irrazionale'' al pari della ''terra'', concepita in modo assai arcaico, ma giudicata ontologicamente immobile, in quanto fattore di produzione (il famoso problema della rendita relativa o assoluta. Vedi al soggetto l'Appendice allegato come epilogo a questo libro) Ho gia avuto l'opportunità di dare un riassunto del problema nel modo seguente: la riproduzione economica non può essere ridotta ad un semplice trattamento matematico di un sistema di variabili interdipendenti, manipolabili come pare e piace a secondo dei desideri delle classi dominanti del momento. La soglia fisiologica della variabile ''v'', la forza di lavoro, può effettivamente contenere un aspetto ''morale'' ( i.e. storicamente determinato secondo Marx) , ma questo non autorizza in nessun modo a trattare questo fattore ''forza di lavoro'' come un semplice fattore di produzione come tutti gli altri. Da un lato, la soglia è, e rimane, una soglia: continua ad essere legata direttamente o indirettamente (rivoluzione, semplice rivolta o ''jacquerie'') alla lotta di classe. Dall'altro, il lavoro umano rimane l'unico creatore di nuovi valori di scambio secondo i valori ''inaggirabili'' sul piano nazionale e internazionale della composizione organica individuale e complessiva del capitale. Io sono un'ardente difensore della pianificazione detta indicativa e incitativa (à la française), ma in un quadro coerente. Permette di gestire la formazione del valore nel ambito di una determinata Formazione Sociale, in particolare grazie alla socializzazione dei costi di estrazione e di trasformazione delle risorse naturali (i.e. gli effetti della loro ''scarsità'', o se si vuole gli effetti della ''rendita ricardiana''.) Questo è vero soprattutto se le risorse sono importate, purché la competitività globale della nazione, fondata sulla produttività micro-economica e sul controllo della ''sovrappiù sociale'' , sia difesa con tenacità. L'esempio del Giappone durante i belli giorni del MITI ne forniscono la prova. In effetti, il Giappone è un paese notoriamente sprovvisto delle numerose risorse naturali indispensabili ad ogni economia moderna. Questa ricerca della coerenza, fondata su quello che ho chiamato ''la scala del valore aggiuntivo'' (approssimata qui sulla base di paragoni con dati statistici nazionali tradotti in termine IAS), permise le successive espanzioni economici del Giappone fin qui. Compreso l'ultima espanzione verso la Cina, paese con il quale il Giappone, al contrario degli Stati Uniti, campione neoliberale fuori categoria, dispone oggi di un bilancio commerciale positivo annuale di una ventina (20) di miliardi di dollari. Per conto loro, gli USA si avvicinano a gran passi verso un deficit commerciale annuale con la Cina di $ 200 miliardi. Per sfortuna, il nuovo governo giapponese sembra desideroso di rimpiazzare la linea direttrice del suo modello con la sottomissione al corto termine speculativo globale americano, e dunque con il rincrescere delle conseguenze nefaste delle asimmetrie economiche ed oligopolistiche imprenditoriali globali (eg. la privatizzazione delle Poste e del risparmio popolare in suo possesso.) Si metterebbe così brutalmente fine al ruolo direttore del MITI. Si deve deplorare il fatto che il Giappone non conosce meglio i scritti di Karl Marx e di Emile Pacault a proposito della riduzione generale del tempo di lavoro! Ovviamente l'errore che sta per compiere il Giappone è identica a quella pianificata dall'Europa del capitale e messa in opera con gli Incontri di Barcellona (privatizzazione a tutto campo) e di Lisbona (finanziamento pubblico della R&D all'unico benefico del settore privato.) Così la ricerca della produttività privata si cerca solamente sul piano micro-economico, senza tenere minimamente conto del sostegno macro-economico alla competitività, tramite il miglioramento delle infrastrutture nazionali ed europee, e tramite la bonifica della ''struttura di v'' acquisita per via del ripristino e del completamento dei programmi sociali universali. (Nota aggiunta durante la traduzione per coerenza e rapidità: Ricorderete ad esempio il mio esempio classico secondo il quale in Europa si spende in media 9 % o 10 % del PIL per un sistema di salute pubblico ancora molto efficace, mentre nei Stati Uniti si spreca quasi 15 % del PIL per un sistema privato che lascia più di 40 milioni di persone senza la più minima copertura. Lo stesso argomento vale per l'educazione pubblica o per i sistemi di pensioni pubblici europei e quelli privati americani: basta soltanto guardare alla GM, ora quasi messa in bancarotta per l'impossibilita di affrontare le spese del suo vecchio sistema di pensione privato. La GM è solo la punte dello iceberg! Altro che liberalizzazione, deregolamentazione e privatizzazione anche al livello regionale come si dice nello puerile testo prodotto da menti limitate, economicamente arcaiche e servili che serve di programma alla cosiddetta Unione ...) Ritornando alla precisione del Sg. Allais, dobbiamo sottolineare il fatto che il quadro contingentario allesiano non sopprimerebbe affatto la distruzione inevitabile dei posti di lavoro indotta dalla ricerca necessaria della massima produttività. In un tal quadro, questa distruzione rimanerebbe sotto-giacente, ma di più, rimanerebbe teoricamente oscura, una caratteristica che la rende letale dal punto di vista politico. Diventa allora chiaro che la RTT si impone come l'unico modo di regolazione economico capace di ristaurare il pieno impiego, il potere di acquisto dei lavoratori e il loro standard di vita. Questi ultimi debbono essere istituzionalmente legati all'aumento continuo della produttività e della competitività reali, via il controllo collettivo crescente della ''sovrappiù sociale'' ed i cicli lunghi, ma ricorrenti, della RTT che solo questo aumento autorizza. Ricordiamo a questo soggetto la critica indirizzata tra altri da Lenin agli narodniki, a Hilferding e a Rosa Luxemburg. Secondo Lenin, anche ponendosi nel quadro di un sistema economicamente chiuso, l'evoluzione della produttività, come quella della concentrazione e della centralizzazione del capitale che la ricerca della produttività produce inevitabilmente, confronterebbero rapidamente il sistema ai limiti del processo di accumulazione capitalista. Limiti che allora, dal punto di vista del capitale, non potrebbero più essere rimossi altrimenti che con la guerra inter-imperialista, o con la fragile cooperazione intra-imperialista, fondata sulla spartizione instabile del mondo tra le grandi potenze che questa opzione implica, o ancora con lo sviluppo e la massificazione di nuove tecnologie. Purtroppo dice Lenin, anticipando qui la problematica della difficile massificazione delle tecnologie di punta e dello sviluppo dei settori intermedi, quest'ultima possibilità non diventa affatto operativa su semplice commando. In oltre, da autentico marxista, Lenin ricorda che anche se la crescita della produttività fosse un dato sicuro ottenibile a volontà al momento opportuno, questo non significherebbe necessariamente il ritorno à l'armonia del sistema, dato che questo sistema capitalista rimarrebbe confrontato alla sua contraddizione intima che oppone in permanenza la sovrapproduzione al sottoconsumo. Di conseguenza, sostenendo una domanda interna di consumo suscettibile di essere soddisfatta massimizzando il Moltiplicatore di Kahn (in assenza di una wal-martirizzazione ad oltranza della ''struttura di v''), la gestione sociale della disoccupazione, e meglio ancora, il ritorno progressivo al pieno impiego tramite la RTT, costituiscono una mediazione benefica e vantaggiosa di queste contraddizioni. La spartizione del lavoro disponibile, e la settimana di 35 ore sono l'incarnazione di una regolazione economica avanzata; la flessibilità-precarietà neoliberale del lavoro che mette in opera una settimana media di 33,8 ore, accompagnata da una settimana legale di 60 ore e più nei Stati Uniti ed altrove, con il rinvio dell'età pensionabile, non è mai che una spartizione capitalista della povertà tra gli 80 % di lavoratori gia i più sfruttati. Di fatti, da questo risulta e risulterà sempre con maggiore acuita le ragioni principali che motivano la transizione verso un modo di produzione socialista. Perché questo nuovo modo di produzione si sottrae ontologicamente al diktat dalla legge del profitto capitalista secondo la quale, in maniera contraddittoria, la produzione deve essere sociale ma l'accumulazione deve rimanere privata. Può così coniugare produttività micro-economica e competitività macro-economica in uno regime nazionale, regionale e mondiale, capace di domare i suoi propri termini di scambio via la negoziazione mutualmente vantaggiosa della sua Divisione Internazionale del Lavoro (DIL.) Si procura così i mezzi per levare più facilmente gli ostacoli della riproduzione e della redistribuzione, grazie alla pianificazione economica (incluso i sostituti di massa alle risorse naturali finite), e alla regolazione fondata sulla spartizione del lavoro disponibile. Secondo me, questo ammonta a sostituire la logica del profitto capitalista con la logica alternativa della ''sovrappiù sociale''.
Notiamo che un tale sistema socialista alternativo sarebbe ugualmente capace di levare la contraddizione iscritta in modo strutturale nell'inflazione e nella deflazione (o, con più esattezza, nel sottoconsumo cronico) Lo fa in modo controllato e definitivo. L'economia tradizionale considera la produttività come antidoto a l'inflazione. Ma questo risulta essere un'antidoto puramente ideologico. Non solo perché la produttività borghese rimane mal definita, dato che fa astrazione della disoccupazione che essa stessa induce. Ma soprattutto perché i suoi indicatori usuali, per i quali possediamo delle serie ragionevoli, del tipo Consumer Price Index (CPI) o Producer Price Index (PPI), sono solo collegate in modo pragmatico e esperimentale alla politica monetaria effettivamente condotta dalle banche centrali. Ed, in particolare, agli sub-aggregati corrispondenti alla massa salariale, reale e nominale, che costituisce l'essenziale dell'aggregato M1. Questo, tra l'altro, in un contesto dove gli aggregati M2 e M3, legati per parte loro più strettamente al credito ed al capitale, escono completamente dello radar per riapparire solo tramite i tassi direttori e le misure di ''debt provisionning'' detassate, e così trasferite sulle spale della comunità. Questi tassi direttori e questo ''debt provisionning'' agiscono per lo più come regolatori di liquidità, e dunque come valvola politica alle crisi del capitale speculativo mondiale, particolarmente quando questo è americano, dato lo statuto di principale moneta di riserva internazionale ancora detenuto dal dollaro americano. Non è forse la Riserva Federale americana (FED) definita come ''garante in ultimo ricorso'' del sistema? Non è forse posta la FED nel obbligo implicite di garantire il salvataggio (bailing out) delle istituzioni finanziare che rischierebbero di fragilizzare l'intero sistema di credito capitalista, compreso le più ottime firme? (vedi Tous ensemble) Certo, si dovette storicamente aspettare la regressione monetarista, messa in pratica in modo empirico e politico da Volcker, Reagan e Thatcher perché questa apprensione pragmatica finisse, sotto le potentissime spinte della realtà concreta, ad estirparsi della ganga teorica borghese nella quale era totalmente imbrogliata. Quest'operazione di salvataggio fu compiuta mettendo brutalmente fine al regime di Bretton Woods con la speranza di allontanare le minacce legate alla sovraesposizione esterna del dollaro. (v. a questo soggetto il mio saggio del 1985 intitolato ''Les conséquences socio-économiques de Volcker, Reagan et Cie'' nella sezione Economie Politique Internazionale del sito http://lacommune1871.tripod.com oggi in questo medesimo sito.) Una volta ancora il pragmatismo ''très Realpolitik'' delle élites borghesi ebbe ragione della confusione teorica manifestata dal concetto empirico di ''stagflazione''. In mancanza di una comprensione teorica, queste élites tagliarono brutalmente il ''nodo Gordiano''. Lo fecero, partendo apertamente in guerra contro la pericolosa parità oro/dollaro fissata da Bretton Woods (all'inizio una parità di $ 35 per una oncia di oro fino) per finalmente arrivare alla contro-riforma monetarista volckerianna lanciata nel 1979 e generalizzata dopo il 1981 con l'arrivo di Reagan al potere alla Casa Bianca. In effetto, la reazione monetarista iniziò nel contesto dello sviluppo di un doppio deficit della bilancia commerciale e della bilancia dei pagamenti, a partire del 15 agosto 1971 (la cosiddetta surtax di Connally-Nixon); fu accelerata, dato che il doppio deficit continuò a crescere da quel punto in poi, malgrado l'abbandono effettivo di ogni parità residuale durante il Summit della Giamaica del 1976 (inizio del free float). In effetti, questa parità coniugata al ruolo internazionale del dollaro US, esponeva pericolosamente la Riserva Federale americana in relazione ai ''rivali'' commerciali esterni degli Stati Uniti. (Ricordiamoci che l'Amministrazione americana gia negli anni 60 giudicava ''ostile'' ogni azione di conversione delle riserve detenute in dollaro all'estro contro l'oro della Riserva Federale conservato a Fort Knox, un stock in rapida sparizione. Nota aggiunta durante la traduzione: In appresso, con Bush padre, il Pentagono e il Dipartimento di Stato, in documenti segreti rivelati al pubblico da fughe successive, cominciarono a pianificare la distruzione preventiva di questi ''rivali'' potenziali. Il ''Nuovo Ordine Mondiale'' dichiarato unilateralmente da Bush padre con l'attacco dell'Iraq dopo avere dichiarato al Summit di Rio de Janeiro che ''il standard di vita americano non era negoziabile'' segnalò l'inizio della messa in pratica di questo Gran Gioco sulla scacchiera mondiale. La dottrina di guerra preventiva del figlio Bush si iscrive naturalmente in questo contesto, con l'aiuto di quislings come l'Italia o la cosiddetta Europa degli 8, delle destre neoliberali.) Parallelamente a questa gestione imperialista del deperimento di Bretton Woods e del passaggio ad un regime di tassi mondiali fluttuanti, gli Stati Uniti lanciarono una contro-riforma monetarista contro gli aumenti, giudicati naturalmente eccessivi, dei salari e della loro indicizzazione al costo della vita, via le clausole del tipo Cost of Living Allowance (Cola). Ricordiamoci ugualmente che, pochi anni prima, la Commissione Trilaterale era partita in guerra contro il proletariato, alzando alto lo slogan della lotta contro le cosìiddette ''aspettative irrealiste'' dei lavoratori (''rising expectations'')!
Questa contro-rivoluzione soffocò effettivamente le ''inflazioni'' visibili alle spese di M1, trasferendo così freddamente più di 10 punti degli salari verso il capitale in meno di 20 anni, prima della messa in opera della fiscalità regressiva attuale ispirata alla filosofia neoconservatrice della ''flat tax'', cara a G. W. Bush ed ai suoi emuli europei! Non può mancare la realizzazione che questa ''stabilità dei prezzi'' messa in opera da questo monetarismo neoliberale, fu raggiunta alle spese dei salari e dei benefici sociali, qual che sia da ogni altri lati il tipo di gestione sociale della disoccupazione ritenuto, come ad esempio il pseudo-pieno impiego americano, o i programmi sociali rivisti verso il basso in Europa. Questa rimarca è cruciale. Paradossalmente, rivela una gran parte della realtà, come pure dell'inanità delle teorie borghese in questa materia.
Anche tenendo conto della cosiddetta ''catena di Iving Fisher'', dobbiamo ammettere l'evidenza: in un mondo nel quale i ratio P/E non si agirono più in permanenza attorno al 20 ad 1 ma piuttosto al 60 ad 1, e spesso ancora di più, la valutazione convenzionale della produttività diventa puramente artificiale, come dimostrano fra l'altro infallibilmente i squilibri strutturali! Per parte mia, essendo stato obbligato a riformulare la teoria quantitativa della moneta sopra delle basi oggettive, e dunque marxiste, capaci di tenere conto del ruolo congiunto della popolazione attiva e della popolazione inattiva nella formazione del valore macro-economico, debbo ammettere ignorare in quale modo gli economisti borghesi e anche il Sg. Allais possono pretendere ''capire'' organicamente l'inflazione, altrimenti che con delle petizioni di principio a proposito della differenza tra prezzi reali e prezzi nominali, verificati da un ''empirismo baconiano'' molto primitivo. Si aggiungono poi a queste prime, le petizioni di principio a proposito del equilibrio e dell'intervento, sempre molto opportuno e molto politico, delle Banche Centrali, ambedue descritti nei manuali del tipo di quello ormai classico del Sg. Paul Samuelson. Si noterà che il Sg. Allais, come tutti gli altri, finì per sostenere che il tasso di inflazione tollerabile per la BCE sarebbe di 2 % (p 239 e pp 607 e seguenti). Alla mia conoscenza pero non esiste nessuno argomento razionale per giustificare questa cifra. Come possiamo ricordare, il Criterio di Maastricht in materia fissava una soglia del 3 %. Era tirata direttamente dal diagnostico neoliberal della situazione, tale che esisteva dopo una decade di monetarismo reagano-thatcherieano, servilmente imitato in Europa senza grande delucidazione teorica, eccetto il rifiuto istintivo dei grandi paesi della UE di adoperare una pericolosa politica di ''svalutazione competitiva'' di tipo italiano. Questa cifra di 2 % fu generata da studi interni alla BCE immediatamente dopo la sua creazione. Per parte mia, ho l'intima convinzione che questi studi hanno un legame intuitivo con il pieno impiego keynesiano andando di passo con una disoccupazione frizionale di 2 % o 3 %. Questa concezione keynesiana fu teoricamente rimessa in gioco, anche se in una maniera indiretta e non-detta, e, come al solito abitudine, senza indicazione dei fonti, dopo l'uscita del mio articolo ''Tous ensemble'' del 1996, ed in seguito delle mie critiche indirizzate, all'epoca, al centro-sinistra italiano. Il formidabile e debilitante peso del debito nazionale mi spingeva ad accettare per l'Italia, ma a certe condizioni, un più grande rigore nella ricerca di un bilancio di Stato rispetto al Criterio di Maastricht in questione di 3 %. Ma mi spingeva pero a rigettare in modo categorico un obbiettivo di inflazione zero come era all'epoca voluto unanimemente nelle alte sfere del potere, in Francoforte, in Bruxelles ed in Italia, allorché l'Irlanda, altro paese membro della Zona euro, seguiva tranquilmente una politica monetaria lassista à la Modigliani. Il mio concetto teorico e politico è molto più complesso. Riposa sopra una concezione organica dell'inflazione strutturale, definita da me ''civilizzata'' (in Tous ensemble) perché è legata alla produttività micro-economica, alla competitività macro-economica ed al livello dei trasferi sociali che entrano nel ''reddito globale netto'' dei ''focolari'' (secondo le statistiche i.e., ''ménage'' come gruppo di persone vivendo stabilmente sotto lo stesso tetto più che famiglia). Con la generalizzazione della spartizione del lavoro, si continuerebbe ad avere una inflazione strutturale residuale da riassorbire con parecchi mezzi, incluso l'indicizzazione dei salari e dei costi sull'inflazione programmata e reale, ma anche tramite una tassa adottata per compensare gli effetti del ''dumping inflazionista'' proveniente dai paesi lassisti. In assenza di una tale spartizione del lavoro disponibile, capace di restaurare il pieno impiego reale, questi meccanismi di raggiustamento dei salari e dei costi dovrebbero essere probabilmente molto più severi, l'equilibrio proverebbe allora della programmazione economica globale della riproduzione allargata. Nel quadro attuale, questo mi spinge a accettare la stabilità dei prezzi gia stabilita alle spese del proletariato in un quarto di secolo di contro-riforma monetarista sanguinosa. Una stabilità di facto formalizzata dal Criterio afferente di Maastricht. Questa scelta strategica mira a legare la borghesia e i suoi ''servi in camera'' alla loro propria ortodossia, ma ugualmente a permettere la risalita dei salari reali, sulla base di questa ''stabilità dei prezzi'', tramite il recupero sindacale della nuova produttività e dell'inflazione residuale. Come pure del ''fiscal drag'' provocato da quest'ultima, almeno per quanto riguarda le classe medie non-ancora escluse dalle tasse dirette su i redditi!
In materia di inflazione, la sinistra dovrebbe sempre ricordare di due fatti capitali idonei a dimostrare che il capitale utilizza l'inflazione come un'arma di guerra economica diretta contro il proletariato nazionale o mondiale. Il primo viene illustrato dall'esempio di manipolazione sapiente dell'iperinflazione da parte del Dr. Schacht. Cancellò così una gran parte del debito di guerra tedesco - allora non indicizzato -, ripagando con una moneta intenzionalmente sottovalutata (''monnaie de singe''), ma soprattutto forzando così la mano dei finanzieri anglo-sassoni forzati a rinegoziare costosamente il finanziamento del debito tedesco contro la posizione della Francia di Poincaré (Piano Dawes e le sue balbuzie rinegoziate.) La seconda è illustrata dall'Accordo di Grenelle o Matignon negoziato da Léon Blum in nome del Front Populaire: i socialisti, messi al muro dalla sinistra comunista e dai sindacati, assieme al intero popolo francese, accettarono dei compromessi, notabilmente le settimane di ferie retribuite ed un aumento dei salari. Ma si sbrigarono a riprendere con una mano quello che avevano ceduto dall'altra. Così una parte degli aumenti, conquista con aspre lotte durante la mobilitazione del 1936, fu sistematicamente cancellata inseguito, con il ricorso cosciente all'inflazione (allorché Blum lasciava assassinare la Repubblica spagnola e rifiutava di riarmare o solo di allungare la portata dei cannoni puntati in direzione di una Germania gia hitleriana ed in pieno processo di riarmo. Fu questa una scelta che neanche il generale de Gaulle, una volta incaricato dell'Ufficio di informazione militare anti-sovietico in Polonia, non poteva proprio capire!) Perciò, prima che la mia teoria non sia scientificamente confutata (di che modestamente dubbio fortissimo, dato che è saldamente fondata sulla legge del valore marxista completamente delucidata), mi sento giustificato di mantenere alla sua luce che i Criteri di Maastricht sono paradossalmente diventati una buona base di appoggio per la riconquista proletaria. Permettere alla borghesia di turbare nuovamente le acque in questi campi rappresenterebbe l'inettitudine la più volgare, almeno che sia solo un tradimento cosciente di classe.
La scienza economica borghese, anche nella sua variante walrasiana più onorevole, ad esempio quella presentata dal Sg. Allais, non è più sostenuta se non da una proverbiale fede cieca ma imperturbabile, ontologicamente antitetica ad ogni vero equilibrio economico, antitetica al socialismo, e dunque, scientificamente e socialmente irricevibile. In effetto, la difesa pratica della ''stabilità dei prezzi'' da parte delle banche centrali capitaliste si riassume in tre varianti, tutte strettamente esogene alla teoria invocata: o si tratta della ''pioggia monetaria'' di Hume selettivamente assorbita da M1, in altre parole il genere di lassismo praticato ultimamente da Greenspan; oppure si tratta del dumping inflazionista, praticato con una disciplina ed una volonta di ferro dal Dr. Schacht e teorizzato dopo da Modigliani, nella sua versione molla; o, in fine, si tratta delle arguzie di Milton Friedman, che secondo il pragmatismo restrittivo ma concretatissimo di Volcker/Reagan e Thatcher, ammontano semplicemente ad ignorare l'inflazione in provenienza da M2 e M3, o più correttamente ad aumentarla incoscientemente con il sostegno ferreo del governo al capitale globale di corto termine. Il che ammonta ad operare la gran parte del aggiustamento necessario alle spese di M1. Cioè, in generale, sopra la massa salariale, (una variabile sprovvista ovviamente di ogni possibilità, individuale o istituzionale, di risparmiare, dato la precarietà crescente della forza di lavoro.), e sopra la gestione sociale tramite un ''pieno impiego'' finto e nietzschiano, cioè precario. Ed ovvio che la prima alternativa, simboleggiata da Greenspan, risulta fortemente sovradeterminata dal tipo di politica concreta messo in pratica. Se questa politica è strettamente condotta secondo prescrizioni monetariste, la politica risultante avrà deboli rapporti con una qualsiasi maestria, come fu in effetto dimostrato dagli eventi (crollo del Baht, del rublo e esplosione della Bolla speculativa della New Economy.) Si contenterà di fare del surf sull'onda confondendo nel processo monetarismo e politica monetaria. Greenspan e Friedman rappresentano potenzialmente le due facie di Giano della stessa moneta, benché Friedman aspira ancora a rimpiazzare il ''maestro'' con un ''pilote automatico''! Sembra chiaro che la New Economy speculativa potrà solamente invocare una politica monetaria accomodante e vice-versa. Il suo disinnescare (''disconnect'') con l'economia reale potrà solo crescere. Si capisce dunque facilmente che gli effetti nefasti di questa scelta ideologica vengono peggiorati dalla fiscalità regressiva che va di pari passo con essa. Di fatti, i tassi direttori delle Banche centrali sono degli strumenti rozzi e inadeguati, impregnati da una complicità intellettuale di classe. Sono in realtà molto primitivi e/o molto accomodanti e nietzschiani per quanto riguarda M2 e M3. Questi due aggregati non possono essere realmente controllati se non dal sistema di tassazione progressivo repubblicano, privilegiando l'aumento del ''reddito globale netto'' medio. Aggiungendo la reintroduzione della nuova domesticità e della nuova schiavitù a questa fiscalità regressiva, il dipinto sarà proprio completo! Ma le contraddizioni economiche sotto-giacenti non si dissiperanno così facilmente. In oltre, il deprezzamento del numerare, corrente durante il Medio Evo, fu gia portato a vetti fin ora ineguagliati dalla Fed, dal FMI e dalla Banca Mondiale (la Bird). La confusione regna suprema sotto i cieli ...
XXX
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Potrà ancora il capitalismo sopravvivere senza l'introduzione di una nuova forma moderna di schiavitù e di domesticità?
Non si può sottostimare l'importanza centrale di questi documenti segreti. (Si tratta del Report from the Iron Mountain, cioè di documenti segreti dell'Establishment US, autentificati sull'onore da Galbraith, relativi alla necessità di immaginare, in una società di apparenza democratica, le forme moderne più adatte di schiavitù e di domesticità necessarie per assorbire la forza di lavoro resa inutile dall'aumento secolare della produttività capitalista. Nei paesi del Terzo Mondo o nel Sud e le periferie settentrionali italiane, pare quasi che ci siamo gia!) Anni fa, l'economista John Kenneth Galbraith aveva attestato sul suo onore della loro autenticità. Zbiniew Brzesinski, l'autore del libro La révolution technétronique (1971), se né era fortemente ispirato, senza mai avere questa l'eleganza, né questa stessa onestà intellettuale! Le edizioni La Commune cercheranno al più presto di ripubblicarli, o al meno di darne un riassunto fedele. Appare chiaramente che questi documenti vengono completare la dottrina di ''guerra perpetuale'' di Madison, come pure quella del ''destino manifesto'' di Monroe, ambedue centrali al pensiero e alla ''longer view'' (Paul Baran) dell'intero Establishment americano. Come sappiamo, oggi, il ''destino manifesto'' viene globalmente reinterpretato in un modo imperiale, teocratico e crociato. Avendo i Stati Uniti scelto la guerra perpetuale come strumento di dominio delle potenze rivali, lo sviluppo della scienza e, più ancora, lo sviluppo della tecnologia, acquistarono un'importanza capitale. Paradossalmente, le note di Marx a proposito del intreccio intimo tra guerra e progresso economico nelle societa di classe, contribuirono in maniera perversa a nutrire questa convinzione. Fu particolarmente vero per tutti gli anticomunisti viscerali che preferivano dimenticare il fatto che Marx considerava il progresso vero in chiave qualitativa, e in funzione dell'emancipazione del Uomo come Individuo, come Comunità e come Specie. Con l'arrivo dell'Unione Sovietica sulla scena internazionale, le rivalità inter-Stati tradizionali presero una dimensione fantastica e mistica. Al inizio, si trattava solo di una visione del mondo così-detta ''realista'', fondata sull'equilibrio della Bilancia del Potere manipolata al benefico dell' ''interesse nazionale'', in concordanza con gli insegnamenti successivi di Machiavelli, di Bismarck o di Metternich, tra qualche altri. Tramite una contro-interpretazione teocratica e/o nietzschiana della vocazione dello Stato, compreso come sopporto dell'universale secondo Hegel, questa visone ''realista'' indosso i caratteri settari e classisti derivati dalle opere di Friedrich Meinecke, di Nietzsche e finalmente di Carl Schmitt. La bilancia del potere, e la ''sicurezza collettiva'' fondata sopra lo sviluppo sociale, la persuasione e la dissuasione, controllata per mezzo della riduzione degli armamenti che implica, furono ambedue convertite nel loro contrario. Questo rovesciamento incarnava un tentativo reazionario di ''ritornare'' nell'entelechia del ''Heimat'' specifico delle presunte razze o delle caste autopresentate come essendo ''singolarmente'' elette di diritto divino, oppure auto-elette tramite l'intercessione di una ''narrazione'' storica sfornata proprio per un'identico scopo. Pero, la scelta guerresca in favore della tecnologia, dalla quale si attendeva la superiorità militare, creò fatalmente la disoccupazione di massa sul piano domestico. Fatalmente l'aumento di ''produttività'' significa una massima produzione di una data merce con meno manodopera per una durata di produzione identica. La scelta tecnologica partorisce così di una situazione gravissima quando le rivalità tra Nazioni sono raddoppiate dalla rivalità di classe, come fu dimostrato dai Bolscevichi con un brio senza uguale. La guerra perpetuale a l'esterno viene così necessariamente raddoppiata da una guerra di classe interna. Per i Stati Uniti, questo portò successivamente alla scelta dell'isolazionismo, dopo la Prima Guerra Mondiale, per partorire quasi simultaneamente dell'anticomunismo concepito in funzione strategica di classe. La democrazia ''censitaria'' (riservata dunque ai ricchi proprietari capaci di pagare il ''cens'') appoggiò per prima questa scelta, rimpiazzata in appresso dalla psicosi organizzata del maccartismo, quando questa ''democrazia liberale'' delle origini venne sostituita con la ''democrazia rappresentativa'' di massa concessa per timore della Rivoluzione di Ottobre. Oggi, quest'evoluzione portò finalmente al Patriot Act, alla Homeland Security e alla politica di sequestro liberticida simboleggiata dal Campo di Guantanamo, col pretesto di una finta lotta al terrorismo. Si tratta di una strategia di lotte antiterrorista totalmente inventata, in una ripresa mostruosa del incidente del Golfo del Tonkin fabbricato per lanciare la guerra del Vietnam, o di una nuova Pearl Harbor auspicata ad alta voce dai massimi dirigenti dell'Amministrazione di G.B. Bush, come Wolfowitz, Rumsfeld, Kristol ed altri criminali di guerra del genere. Abbiamo gia detto che questi documenti segreti influenzarono fortissimo gente come Zbiniew Brzesinski. Ma, in senso opposto, influenzarono ugualmente in modo profondo e duraturo, anche se sotterraneo, la visione generale di John Kenneth Galbraith e di tutti quelli, come lui, che sono ancora persuasi che il capitalismo potrà alla fine esibire ''un aspetto più generoso'' (''gentle'', ''umane''), in modo da consentirli un domino continuo (''capitalism will prevail'') ricreando una ''societa dell'affluenza'' (''affluent society''). Come sappiamo, in un modello trinitario primitivo, la tesi invoca inevitabilmente un'antitesi. Il più spesso pero, si dimentica generalmente di prestare attenzione alla negazione della negazione che fatalmente completa tale processo!
Indipendentemente del fatto che l'autore ne sia ancora cosciente o meno, sostengo per parte mia che l'intera opera di Galbraith può essere riassunta ad un tentativo di negare la logica di questi documenti segreti reazionari. Lo fa nel quadro di una società democratica borghese, cercando di tenere conto della realtà, tale almeno che viene rivelata dai studi relativi alle grandi ''corporations'' (aziende) americane condotti da Means e Berle (in reazione a Hobson, Hilferding e Lenin etc) sin dal inizio degli anni venti, per finalmente arrivare al famoso libro del 1939. Così Galbraith verrà in queste ''corporations'' l'emergenza di una nuova struttura di potere fondata sullo sviluppo della classe manageriale, un sviluppo avviato al detrimento di un capitalismo sostenuto dalla proprieta privata familiare. Miron E. Sharpe (John Kenneth Galbraith and the lower economics, seconda edizione, 1974, p 8) nota con perspicacia che il libro di Galbraith American capitalism descrive il modus operandi del sistema capitalista americano, mentre le sue opere seguenti saranno impegnate a presentare la critica delle sue lacuni. Galbraith in persona rivelò il segreto nella sua autobiografia intitolata Une vie dans son siècle (1983). Lì, ci spiega la nascita della tesi fondamentale del suo libro maggiore The New Industrial State (1972). Nel difficile contesto americano post-New Deal, questa tesi era un può scontata, pur rimanendo coraggiosa. All'immagine dei New Dealers più avanzati, Galbraith mise cavaliermente ma giustamente da parte le pretensioni dell'antitrust, buone solo ai fini di legittimazione politici ed elettoralisti. Esso pretende in oltre che, in una società strutturata dalle grande corporations capitaliste dominati dai managers, la motivazione del profitto individuale non può più essere considerata come il movente principale del sistema. La ''tecnostruttura'' agirebbe secondo tutt'altre regole. Di più, sarebbe affiancata da un contrappeso sindacale, e dai vari contrappesi emanati dalla societa civile sotto la forma dei diversi gruppi di pressione. Lo Stato, ridotto al ruolo di ''arbitro onesto'' (alla maniera di R. Dahl, ma con meno illusioni!) sarebbe allora capace di condurre le Nazioni verso una ''società equa'', la cosiddetta galbraithiana ''good society'', improbabilmente trasformata in seguito nella ''just society'' di L.B. Johnson e dei specialisti di comunicazione dei Democratici. Seguirebbe una prosperità capace di eliminare la ''povertà di massa'' . In tal modo, in accordo con l'ideale onusiano (Galbraith fu ambasciatore in India durante le belle ore del non-allineamento), secondo il quale la guerra nasce nello spirito prima di devastare i campi di battaglia, gli Stati Uniti prosperi e l'Occidente ricco potrebbero finalmente trasformare le armi di distruzione di massa in mezzi di produzione pacifici (vedi Swords and plougshares, the economy of the arms race .) La regressione neoliberale attuale causata dalla speculazione non sarebbe altro che un fallimento morale manifestato dalla classe degli ''auto-soddisfati'', invece di apparire per quello che è in realtà. In chiaro, un tentativo neo-nietzschiano di cancellare le contraddizioni letali del capitalismo con il ritorno militarizzato ad una società di casta capace di cancellare, a sua volta, di autorità, le leggi scientifiche, economiche e storiche che condannano, a termine, tutte le classi che vivono dello sfruttamento del Uomo dal Uomo. Il fascismo mussoliniano, alle sue origini anche lui similarmente filo-semite nietzschiano fin dai studi svizzeri del duce fascista, nutriva identiche illusioni irrazionali. Notiamo a questo proposito che i storici moderni del fascismo si meravigliano delle presunte ''contraddizioni'' del fascismo, allorché il sistema, ontologicamente regressivo, era fedele alla ''marcia verso mezzanotte'' di Nietzsche! (Sappiamo che Nietzsche partorì molto naturalmente della confraternità che appoggiò l'anti-semite nietzschiano Richard Wagner. La stessa logica esclusivista porterà naturalmente da Mussolini ad Hitler, con l'aiuto di una costellazione di forze brutali, forma della tradizionale Bilancia del Potere, e del anticomunismo, con la complicità dell'Occidente fine al 1939, anzi fine a 7 dicembre 1942 - Pearl Harbor.)
La specificità della crociata reaganiana, e più particolarmente ancora della crociata filo-semita nietzschiana post-Reagan, risulta dunque incoscientemente, ma fortemente, occultata dalla visione un pochino bonaria di Galbraith. In effetti, questa ''visione'' delle cose è ''impensabile'' se non come un'aberrazione passeggera nel ambito delle candide nozioni galbraithiane. La tecnostruttura reale è molto diversa dall'immagine che si da di essa, anche quando invade le aziende nazionalizzate, come fu massiciamamente il caso nell'Europa Occidentale in seguito alla ricostruzione del dopo-guerra. In realtà, non si trattò mai d'altra cosa se non di una burocrazia pubblica e privata al servizio dello Stato-padrone, prima che essa tentò di stabilire la sua autonomia completa per mezzo della ''governance globale''. Quest'ultima è fraudolentemente difesa in nome del potere ''democratico'' degli ''azionari'' (in realtà, il più spesso, si tratta degli alti dirigenti dei grandi fondi mutuali etc, nonché i depositari e piccoli ''porteurs'' di questi fondi, comunque lasciati senza voce anche in caso di bancarotta). Si tratta solo di una banale ripresa, in chiave corto-termista, speculativa e globale, del prosaico ''capitalismo popolare'' - people's capitalism - che assunse il ruolo di contrappeso propagandista diretto, destinato a contrastare ideologicamente l'emergenza della tecnostruttura borghese, compresa in modo poco adeguato da Galbraith. Di fatti, negli ultimi tempi, le pretensioni attuali di questo nuovo ''capitale mercante'', apatride e proto-feudale, stano venendo alla luce senza troppi complessi, per esempio nel Rapporto della OIT di 2004 intitolato A fair competition: creating opportunities for all, dove si fa l'apologia della ''governance globale privata''. In tutte le parti del mondo, a cominciare dall'Amministrazione Roosevelt fine allo Stato Sociale avanzato creato dal Consiglio della Resistenza in Francia, o il suo equivalente negli altri paesi europei, i quadri medi e superiori della burocrazia furono educati nelle università di élites e in facoltà e diparti appropriati, essendo poi legalmente e prudentemente tenuti al infuori di ogni possibilità di contaminazione sindacale nei loro posti di lavoro. La ''razionalità burocratica'' di Max Weber, e il suo ''pendant'' naturale, la ''meritocrazia'', non ebbero mai nessun'altra ambizione se non di preservare questo controllo di classe tramite uno Stato borghese organizzato per bene e insediato nella permanenza istituzionale, ma reso pero istituzionalmente autonomo rispetto a dei governi eletti, ma transitori. La versione post-hegeliana presentata da Kojève non risulta diversa. In modo evidente, secondo la solita petizione di principio da parte di intellettuali piccoli-borghesi che prosperarono candidamente all'ombra dei Kennedy, il recidivo morale delle borghesie risulta sempre giudicato con fretta di natura transitoria. Di conseguenza, essendo una devianze passeggera, non dovrebbe impedire il capitalismo, confuso con la democrazia, di vincere sempre la partita!
Galbraith aveva subito imparato ad apprezzare Myrdal e Keynes. Purtroppo, se le lezioni del New Deal hanno un valore, non può essere all'infuori delle predizioni socio-economiche formulate nei documenti segreti del Establishment menzionati qui sopra, e autentificate sull'onore da Galbraith stesso. O anche fuori delle ossessioni e i traumatismi creati dalla Grande Depressione, un'epoca nella quale la produzione industriale americana crollò in un brevissimo tempo di un terzo, mentre la disoccupazione di massa raggiunse uno tasso superiore al 20 % della popolazione attiva. Perché quello che fa la differenza tra questi documenti segreti interni e le varie teorie economiche propagate dalle università e dagli istituti americani ed occidentali, risiede nel fatto che i primi prendono Marx sul serio, notabilmente per quanto riguarda gli effetti ineluttabili della ''produttività'' e delle leggi di mozione del capitale. Ricordiamo che André Gorz faceva la stessa cosa, per simili ragioni mirate a prendere il contropiede di Marx, ma truccandolo in modo caratteristico quando scrisse il suo troppo sbrigativo ''addio al proletariato'' (per altro complessivamente confuso con la classe operaia manovale o industriale, malgrado il senso etimologo esplicito.) Se lo sviluppo della produttività capitalista ha come conseguenza di dispensare questo sistema economico e sociale dalla partecipazione piena e intera del 80 % della popolazione, per una settimana di lavoro legale costante; se, in oltre, si destina freddamente ma maliziosamente questo 80 % ad un'educazione minima (educazione generalizzata solo fine a nuove anni di studio, come aveva gia notato il marxista americano Braverman), un'educazione prodigando di preferenza un nuovo oppio del popolo, filo-semite nietzschiano, allora la borghesia non avrebbe ovviamente più bisogno di una democrazia rappresentativa di massa. Perché, fra l'altro, questa è un tipo di democrazia da dovere controllare con grande spesa nelle retrobotteghe (le primarie? Il maggioritario?), ma rimane ancora capace di lodare i cosiddetti ''cittadini'', o ''elettori'' sovrani che siano. Al contrario, con il neoliberalismo e la governance privata globale, questo proletariato precario dovrà essere tenuto sotto controllo con delle ''corvées'' senza nessuno rapporto diretto con la produttività economica; dovrà essere assoggettato con il ritorno alle strutture mentali di sottomissione e di repressione antiche e superstiziose. Come possiamo gia constatarlo ovunque in Occidente e nel mondo, siamo ormai spinti di forza in questa direzione fin al 9/11. Tuttora, questo controllo di classe determinante si esercita per mezzo del finanziamento privato dei partiti politici e dei principali gruppi di pressione, al quale si aggiunge il finanziamento privato dei think-tank e delle fondazioni private, il tutto agevolato dalle numerose detassazioni delle imposte dirette o dalle tasse di successione.* Ovviamente, il domino di classe si esercita ugualmente con il controllo privato di quasi l'intero volume di informazione di massa, in un spirito molto orwelliano. Quest'informazione ci viene presentata come sola credibile (ritorno alla mentalità della fede cieca nell'Autorità) secondo i calcoli pseudo-colti della Commissione Trilaterale e di Huntington. La logica venale e disumanizzante dei ''reality show'', o della propaganda neoliberale ultra-orwelliana, in materia di controllo delle masse e di guerra al terrorismo, si spiega facilmente estrapolando con prudenza à partire di questi documenti segreti. Rimane invece totalmente opaca sopra la base dell'ideologia ben intenzionata di Galbraith. La stessa rimarca può essere fatta per la ripresa hollywoodiana degli archetipi e delle parabole di Richard Wagner nelle diverse ''guerre delle stelle'' che mettono in scena conflitti a morte tra Imperi del Bene e del Male, oppure in certi filmi di Spielberg o nei loro cloni! Nel primo caso, cioè nei documenti segreti menzionati qui sopra, l'avvenir della società post-fordista viene ''drammaticamente'' ma chiaramente concepito. Nell'altro, ci rendiamo conto che Galbraith passò allegramente oltre il problema senza rendersi conto della sua gravità. In modo sintomatico, è ancora il caso, per esempio, per quanto riguarda gli aspetti fondamentalmente nietzschiani, e più ancore burkeani, di Thorstein Vleben (ex-studente di Yale), che viene interpretato a torto da Galbraith come un critico della borghesia capitalista, o più esattamente delle élites dominanti (v. A view from the stands, 1986.) Non fuggì all'attenzione di Galbraith che il motore principale del pensiero di Veblen consiste nella volontà a non esitare mai a ''dilapidare'' (''to squander'') le ricchezze se questo può servire a preservare la coesione sociale al beneficio delle classi e delle caste dirigenti. Ora, questo principio di strumentalizzazione culturale, sociale e politica, tramite la dilapidazione mirata verso un'oggettivo sentenziosamente definito, in anticipo, come un oggettivo ''superiore'', Nietzsche l'aveva già preso in prestito direttamente dai commenti e dalle esegesi dei rabbini di destra tedeschi, facendone quello che sappiamo. Ma, ovviamente, certe cose non si dicono apertamente nella buona ''società''!
In effetti, il New Deal, che sembra proprio avere ispirato Galbraith, corrispondeva ugualmente alla dimenticata ma straordinaria crescita dei concetti ugualitari e comunisti negli Stati Uniti, prima della seconda guerra mondiale. Il sindacalista Lewis della CIO, la centrale sindacale industriale in rottura con il gomperismo della vecchia AFL, beneficiò in linea diretta di tutti degli sforzi anteriori da parte dei radicali, socialisti e comunisti mirati all'''organizzazione di quelli che non lo erano'' (''organize the unorganized!''). Lewis riuscì intelligentemente a cooptare gli sforzi dei New Dealers più avanzati all'interno dell'Amministrazione Roosevelt, impegnati alla riorganizzazione più democratica del codice del lavoro, forgiando con astuzia un slogan inedito: ''Il Presidente vuole che vi organizziati nei sindacati''. Lanciò così un'onda di sindacalizzazione senza precedente nel Paese. Questo menò allora alla creazione del vero contro-potere industriale, verificato in seguito nella negoziazione degli contrati di lavoro aziendali (le cosiddette ''convenzioni collettive''). Per un padronato socialmente e politicamente sotto pressione, queste convenzioni collettive permettevano di disciplinare la forza del lavoro per tutta la durata del contratto, assicurando così la stabilità interna necessaria alla pianificazione manageriale delle grandi aziende. Dobbiamo menzionare ugualmente l'importanza assunta dalla pianificazione di guerra nella formazione della visione generale del mondo, un processo importantissimo che pote contare sul contributo dei teorici marxisti Paul Sweezy e Harry Magdoff, come pure di quello dei nuovi economisti di ispirazione proto-keynesiana, come Hansen. O ancora del contributo determinante di statistici come Kuznets. A più di un titolo, tutti questi elementi sono più importanti sul terreno che il ruolo di Keynes in se stesso, almeno quando viene presso fuori contesto. Non si tratta qui di vana retorica. Il nostro non è un desiderio di fare polemica, ma piuttosto di informare e di cancellare qualche non-detti. L'alternativa attuale al capitalismo neoliberale globalizzato non può più essere un ''ritorno'' ad un capitalismo generoso e prospero, fondato sopra uno Stato capitalista assistito da una tecnostruttura presumilmente cosciente delle lacuni di una ortodossia disincarnata. Come non era neanche realista l'alternativa di un ritorno al capitalismo smithiano del macellaio del rione e della crostata di mele durante la Grande Depressione, un'evidenza ben capita dai New Dealers più avanzati gia coscienti del passaggio irreversibile del capitalismo familiare e nazionale al capitalismo dominato dalle grandi corporazioni multinazionali (secondo l'utile sintesi di Stenphen Heymer.)
Più che mai l'alternativa contemporanea oppone la barbarie capitalista e il socialismo. L'ambiguità viene dal fatto che i servizi di disinformazione borghesi, e i loro numerosi ''pitres'' e bassi cleri sovra-rappresentati, seminano la confusione, particolarmente nei ranghi della sinistra. Si cerca ad eliminare maliziosamente la distinzione tra la necessaria opposizione teorica di principio al capitalismo, una contraddizione indegniabilmente fondata sulle contraddizioni sistematiche concrete del sistema (produttività, concentrazione-centralizzazione del capitale, sovrapproduzione e sotto-consumo, controllo della sovrappiù e della ''sovrappiù sociale'' etc), con la pratica politica. Quest'ultima gioca il suo destino in un contesto istituzionale preciso, ma naturalmente mutevole. Così, la distinzione pratica tra strategia e pratica politica riguarda i mezzi da adoperare per superare il vecchio modo di produzione capitalista, non concerna le finalità in se stesse (dando così luogo a ridicole ''nuove tesi'' ...). Sopra la base di una tale confusione sarebbe impossibile distinguere ''direzione'' e ''velocità'', e dunque di concepire, con un minimo di lucidità, le lotte di classe, come pure le necessarie alleanze di classe. A questo proposito, nel mio saggio intitolato ''Réformes démocratiques révoluzionnaires ou lamentable Rossinante du réformisme?'' nel mio Tous ensemble (éd. di 2002), avevo proposto di sostituire la fallacia opposizione partorita da Edouard Bernstein tra ''riforme'' (borghese) e ''rivoluzioni'' (comuniste) con la distinzione pragmatica e molto più autentica tra ''rivoluzioni proletarie e riforme democratiche rivoluzionarie''. In ambedue i casi, sono implicati dei cambiamenti autentici ed altrettanto proletari. In questo modo, cercavo di sviluppare l'opzione della ''strada pacifica verso il socialismo'' accennata in modo positivo dal compagno Lenin nel suo Stato e rivoluzione (1917). Questa opzione non confuta la giustezza della via rivoluzionaria, e non rimette in causa, neanche minimamente, il valore esemplare della Rivoluzione di Ottobre bolscevica.(Una cosa, fra l'altro, ben capita da Rosa Luxemburg in persona, malgrado l'abuso scellerato che si fa, in certi quartieri, del suo nome, scordando come e perché fu assassinata dalla borghesia tedesca assieme al compagno Liebknecht durante la rivoluzione spartakista del 1919.) Tutto dipende dalle circostanze, e notabilmente dalla natura delle lotte e delle alleanze di classe, assieme al livello di coscienza di classe del proletariato e dei suoi rappresentanti. Così, J. K. Galbraith potrebbe facilmente concederci che l'opzione blairista non né rappresenta realmente una dato che, al minimo, distrugge sistematicamente la domanda interna. Ma come tutti gli economisti borghesi, progressisti o meno, rimane ontologicamente e metodologicamente incapace di capire la necessità della spartizione del lavoro (Marx, Emile Pacault), se non altro tramite la riduzione generalizzata del tempo legale di lavoro (le 35 ore settimanali per lo stesso salario legiferate dalla ''gauche plurielle''.) Queste due versioni derivavano in linea diretta dall'influenza di Marx e dalla sua lettura delle lotte operaie, come pure dall'esigenza del superamento del modo di produzione borghese. Lo iato sintomatico nell'opera di Galbraith può senza dubbio spiegare perché un ''pitre'' come Milton Friedman pote intitolare, senza stato d'anima particolare, uno dei suoi opuscoli usualmente vuoto e nutrito dal fanatico liberalismo di destra à la von Hayek, ''da Galbraith alla libertà economica'' (From Galbraith to economic freedom, 1977)! Quest'attacco friedmaniano è tutto onore per il Prof. Galbraith. Basterebbe da solo a giustificare una vita di lavoro! In modo evidente, Milton Friedman non ha un'idea molto precisa a riguardo della conquista proletaria della domenica, o delle settimane di ferie pagate anche minime, di tipo americano -, né a fortiori della difesa, da parte della OIT dopo la guerra, delle 48 ore settimanali legali o delle altre legislazioni relative alle condizioni di lavoro (ora rimesse in questione dalla UE.)
L'alternativa politica e sociale è più che mai tra la barbarie filo-semita nietzschiana che conduce alla reintroduzione di una nuova schiavitù e di una nuova domesticità, o, al contrario, la messa in pratica di una nuova regolazione economica fondata sulla spartizione del lavoro disponibile. L'estrema pericolosità della barbarie filo-semita nietzschiana, e del suo esclusivismo intrinseco, appare chiaramente quando si considera con lucidità i risultati ineluttabili della riduzione a pezzetti, da parte della resistenza, dell'illusione del ''destino manifesto'' estesa su scala mondiale. E ovvio che questa illusione è attualmente riformulata in modo imperiale giudeo-cristiano e sionista di destra, nel contesto preciso del deperimento economico e nazionale dello Stato americano, un deperimento logicamente secerniato al suo malgrado da questo esclusivismo. Sottolineiamo con giustezza che quello che può e deve deperire sono le strutture politiche di dominazione e di sfruttamento di classe e non certo le Nazioni di per sé. Quest'ultime debbono, al contrario, sopravvivere nell'ambito di blocchi regionali più vasti, in quanto mediazioni necessarie all'emergenza di un internazionalismo proletario, capace di mettere in opera una divisione internazionale del lavoro più fraterna, cioè per definizione a-imperiale.
La democrazia rappresentativa formale non basta più per salvare il capitalismo dalla rovina auto-inflitte tramite i suoi ''spiriti animali''. Delle forme nuove di democrazia socialista debbono ora essere inventate. Se la transizione sarà pacifica, queste forme di democrazia socialiste si imporrano tramite lo sviluppo, lento ma inesorabile, di nuove forme di controllo collettivo della ''sovrappiù sociale'' Altrimenti, la rivoluzione bolscevica, che gode ora dalle critiche comuniste sincere della sua esperienza anteriore, rimarrà la sola strada percorribile; se si vuole la sola ''uscita di sicurezza'' possibile, pero senza il minimo rinnegamento. Al contrario di quanto vuole ancora credere John Kenneth Galbraith, il capitalismo non può più ''trionfare'', perché è arrivata al suo termine la contraddizione antagonista che oppone ormai il potenziale economico delle sue forze produttive e l'estrema alienazione dei rapporti di produzione che suppongono. Si tratta qui di un processo destinato ad intaccare, ogni giorno di più, la dignità umana e l'utilizzo produttivo dell'intelligenza e della creatività dei cittadini, tutti con la loro ''personalità'' specifica. (Il ritorno ad una scuola di classe limitata fin a 14 anni non è altro che una volgare mostruosità filo-semita nietzschiana, raddoppiata da un crimine premeditato contro l'Umanità.) Il regno della necessità economica deve ormai lasciare il posto al regno della libertà grazie alla spartizione del lavoro. ''Riforma rivoluzionaria'' o ''rivoluzione'', si tratta sempre del superamento del capitalismo, e non del suo salvataggio populista e demagogico. Il bravo Galbraith, canadese di origine, ha compiuto il suo tempo: Viva l'economia politica marxista!
Paul De Marco
* Per fortuna, in Italia, il finanziamento dei partiti è pubblico. Ma tutto il resto rimane sotto il segno del privato, delle logge massoniche e degli infiltrati di vari tipi, spinelliani o eredi di Gladio. Ad esempio, come si può permettere ad un Cossiga (ma chi crede proprio di impressionare o di intimorire, abusando di vecchie cariche repubblicane e nazionali ben poco meritate? Idem, per Ingrao.) di sporcare le pagine del giornale Liberazione, gia troppo ossequiose, con i suoi indesiderati commenti, mentre marxisti veri, e di alto livello, vengono dichiarati ''non presentabili'' da vari ''indipendenti'' inutili, se non addirittura nocivi, e per altro gia surnumerari nel DS, parte dell'Asinello a venire, la loro vera casa? Come si premetta questa gente a pretendere parlare al nome nostro, ed ad essere eletti, e dunque pagati, dal Partito, quando affermano che comunisti non sono? Chi si crede di prendere in giro? Chi si illude, dall'alto della propria ignoranza e vanità, di inventarci delle ''tesi'', presunte nuove, rigurgito di vecchi e nocivi ''miti soreliani'' e bernsteiniani, credendo di cancellare il marxismo e il comunismo? E di farlo tanto in Italia quanto nel quadro della EU, cancellando, sotto la spinta scellerata dei filo-semiti nietzschiani nei nostri ranghi, il nome ''comunista'' da un Partito europeo che avevo chiesto di formare io, a questo livello, in previsione delle lotte attorno alla costituzione e alla problematica dell'Europa Sociale (lotte che il Prc non condusse in Italia, malgrado i miei interventi), un Partito anche necessario per appoggiare la nascita ormai dovuta di una nuova Internazionale comunista policentrista e ecumenica? A profitto di chi, tutti questi rinnegamenti?
Per dare un solo esempio, ricorderete il patetico ''benedette donne'' del pitre Ingrao quando io, e nessuno altro, forte della tradizione marxista-bolscevica autentica, militavo per la ''parità'' marxista, mentre ovunque si parlava di ''quote rose'', anche fra quelle che poi, in Francia, credettero di potere assumere la maternità non-marxista della ''parità'', dopo avere spesso molto tempo teorizzando secondo le patetiche linee femministe piccole-borghese americane di Venere di qua e Marte di là ecc.... Come si fa ad ignorare che il femminismo non sarebbe esistito in quanto tale senza la teorizzazione marxista e poi bolscevica dell'''amore libero'' e dell'uguaglianza umana? I miti soreliani non servono. Serve la teoria scientifica in ogni campo, e dunque il marxismo. Faccio notare che gli addetti della demagogia mediatica-politica, tipo ''benedette donne'', non soffiano una parole sulla problematica centrale (perché chiave dell'autonomia finanziaria, oltre a quella della parità nella rappresentanza politica ed economica), delle basi economiche adeguate per risolvere il problema prioritario del femminismo, cioè il fatto di ottenere, per legge, oltre all'accesso ugualitario al lavoro, ''un salario uguale per un lavoro di uguale valore''. (Vedi in mio Keynésianisme, Marxiste, Stabilité Economique et Croissance, p 101 ) Certo, il blablabla vuoto e mediatico non è marxista! Ha bisogno di appoggiarsi su altra roba fatta su misura.... Gia nel mio ''Lit du néo-fascisme'' aveva avvertito contro le tendenze di certe forze politiche blairiane-rawlsiane-giddensiane a proporre riforme mediatiche che non costano un soldo, pensate a costo zero (ad esempio la femminizzazione dei nomi delle professioni ma senza incitazione legale per la parità delle posizioni e del salario), invece di cercare a risolvere veri problemi di società e di civiltà. Per loro servano solo qualche benedette ''token'' donne, utile per il show mediatico, meglio ancora se sono ''indipendente'' politicamente e pronte a candidarsi simultaneamente (complesso di Santa Chiara?) contro altri comunisti autentici in almeno due posti ...senza stato d'anima particolare.
La falsa rappresentanza è un crimine. La democrazia rappresentativa permette a chiunque di partecipare. Avendo ognuno il proprio partito si può comunicare, e eventualmente negoziare, più facilmente, in modo più onesto e più aperto. Questi tizi debbono dunque presentarsi sotto la loro propria sigla politica, senza usurpare e denaturare la nostra. L'Italia non ha bisogno di due Ds. Aggiungo che un solo Nenni fu gia troppo, detto questo per tutti quelli che non hanno ancora capito, pur essendo pagati da comunisti, che i diritti e le conquiste sociali dei lavoratori e dei cittadini non furono gentilmente ottenuti da Nenni o altri come lui (o da economisti come Galbraith...), ma furono invece partoriti dalla sana paura ispirata dai Partiti comunisti autentici e dall'organizzazione autonoma di classe del proletariato. A cominciare, dopo la Rivoluzione di Ottobre, con la Conferenza di Versailles (creazione in extremis di una OIL tripartita) sine alla vittoria della USSR contro il nazifascismo, dalla paura ispirata alla borghesia occidentale dalla trasformazione di un paese del terzo mondo in una superpotenza in qualche decade, grazie alla superiorità incontestabile della pianificazione marxista almeno, finché rimasse marxista.
Con la scelta di creare un ''Partito democratico'', appoggiato fraudolentemente dal maggioritario, troppa gente, nel DS e altrove, temono l'emergenza a sinistra di un vero e fortissimo partito comunista italiano. (Vi ricordate del patetico ed ingenio Folena? Senza parlare poi dei pitres Ingrao, Curzi etc, e della banda scellerata del Manifesto . Una banda che, a volte sembra, almeno per alcuni di loro, come per tanti altri giornalisti del Occidente della crociata ''giudeo-cristiana'' (o, come dice, un Pera, sempre esclusivista e ovviamente poco al corrente della storia delle religioni, ''giudaica-cristiana''), scrivere sulla base di note graziosamente offerte loro dal Mossad, o vedi ultimamente, le ingerenze politiche inaccettabili nella politica interna della sinistra italiana dal ingombrante ambasciatore israeliano a Roma, che crede, con troppo temerità, rivestire anche lui gli abiti usati di suoi colleghi americani!
Tutta questa gente cerca, dunque, a denaturare il Prc e l'idea stessa del comunismo. Credono, come il patetico Cini, nella ''società dell'economia intangibile'' perché vedono in essa la possibilità di sbarazzarsi (assieme alla Fiat ed alle nostre altre industrie!) della pericolosa competizione politica-culturale del vecchio proletariato, ma non soffiano una sola parole sulla pauperizzazione e la precarizzazione (tramite le leggi Biagi, Maroni e presto Prodi-Bertinotti) di 80 % della popolazione attiva, in un contesto di privatizzazione delle scuole e della ricerca, processo portato avanti al nome dell'Agenda di Lisbona come afferma chiaramente il così-detto programma comune dell'Unione! Bella roba. Fa bene questa gente a parlare di ''economia intangibile'' e non di ''società della conoscenza''!!!
Tutto questo, Bertinotti non poteva e non può ignorarlo, dato le mie critiche, offerte sempre con la massima onestà e la massima franchezza. Bertinotti deve dunque andarsene. Non solo perché non è più ''presentabile'' come ''comunista'', ma perché ora nuoce politicamente e culturalmente al proletariato e al comunismo. In Italia, in Europa e nel mondo.
Via l'Italia dall'Iraq! Via Bertinotti, Ingrao, Curzi et al. dal nostro Partito comunista!
XXX
Nota (6) Sopra un certo ''marxologismo'' accademico.
Avete tutti riconosciuto il contributo ''essenziale'' del ''marxologista'' Leo Panitch (cioè, la critica secondo la quale lo Stato capitalista non agisce come il ''quartiere generale'' del capitale, perché questo vorrebbe dire che agisce ''on behalf of'' e non, più giustamente secondo il gran teorico amante di semantica casuistica, ''at the behest of'' il capitale! Si confonde così la struttura sistematica dello Stato con quella, transitoria dei governi. A questo punto non è più possibile concepire nessun tipo di transizione fuori del capitalismo, con la ''rivoluzione'' oppure con la ''riforma rivoluzionaria''. Forse, coscientemente o incoscientemente, è proprio questo che si cerca a stabilire. (Insomma ...almeno così si sa come condursi per ottenere un posto universitario!) Ovviamente, il Dottore Panitch non merita di essere così singolarizzato. Cerca di fare del suo meglio per dimostrare la sua originalità, diventando in questo modo inevitabilmente più caricaturale della maggioranza dei suoi cauti colleghi. E paradossalmente, anche più utile. Siete gia familiari con questo tipo di ''pensiero marxista'' che va tesando il suo bozzolo nella tranquillità intellettuale uniforme delle università borghesi. Lo stesso autore, e parecchi altri tra i suoi colleghi, si specializzano in questo stesso ''genre'', con un accanimento patologico da recidivi. Tutta quest'arte consiste a giocare con i termini in modo da provocare uno slittamento del loro significato marxista originale, o, alternativamente, ad iniziare una regressione all'infinito delle categorie, mirata a svuotarle eventualmente di ogni utilità residuale, facendo nel processo sfoggio della propria sofisticazione casuistica. Questi metodi sono sempre gli stessi; possono facilmente essere individuato da lontano con i loro stivali infangati! La cosa più straordinaria risiede nel fatto che furono inventati dalle logge massoniche e dai servizi di contro-informazione, senza pero impedire che i loro fallaci risultati possiano essere accettati senza una minima riserva da numerosi teorici sempliciotti, sempre pronti ad esibire le loro aspirazioni piccole-borghese per quello che Hegel chiamava il ''desiderio di riconoscimento'' nella sua Fenomenologia. Una tale attitudine è diametralmente opposta alla ricerca teorica di Marx e di Lenin per quanto riguarda i ''concreti pensati'' pertinenti e scientificamente stabiliti per ogni oggetto di studio specifico, e per le risposte politiche accettabili che vengano date alla questione urgente di ogni prassi: ''cosa fare?''. Il Sg. Panitch e i suoi amici infierirano ancora nell'ultimo numero del molto ''accademico'' ''Socialist Register'' (2004). Senza sorpresa ci viene ripetuto che Lenin aveva torto. L'imperialismo non è l'ultimo stadio del capitalismo, ma un stadio relativamente giovane del capitalismo. ''Evviva il capitalismo'', dunque? E in particolare il nuovo capitalismo globale che impressiona così tanti i ''seduti'' della classe ciarlatara professorale, se mi si conceda un termine di Arthur Rimbaud. Ma sul serio? Vi ricorderete senza dubbio del filosofo borghese Benedetto Croce: il quale ci informava che la storia è sempre storia contemporanea. Ovviamente possiamo scommettere senza timore una verifica di questo conveniente adagio del ''liberismo'' massonico ancora più scintillante per quanto riguarda i teorici sovra-pagati, surnumerari e presumilmente neutrali ma nientemeno dati con un certo accanimento come teorici di ''sinistra''.
In questa nota, non ci importa tanto sapere se l'argomento è falsificabile in termini strettamente popperiani: un semplice colpo d'occhio ai classici del marxismo basta per stabilire che il capitalismo nacque come un sistema mondiale (pensate alla circumnavigazione dell'Africa gia menzionata nel Manifesto comunista!) In oltre, secondo i diversi stadi dello sviluppo del capitalismo, la storia e la teoria marxista rivelano ambedue i determinati rapporti di dominanza e di subordinazione mantenuti da frazioni specifiche del capitale collo scopo di assicurare la riproduzione generale dell'intero sistema. Questo vale per i rapporti imposti dal capitalismo ai modi di produzione pre-capitalisti e non-capitalisti. Una tale comprensione semplice e terra a terra esibe pero una comprensione altrimenti più complessa e più ''fertile'' delle pomposità accademiche vuote alle quali si fa allusione qui. Ci spinge verso un'analisi più curata delle ''epoche'' all'interno di ogni stadio. Senza confondere così facendo l'evoluzione potenziale particolare o generica dell'aziende privata, nel suo percorso che la portò dalla sua forma ''familiare'', alla sua forma ''nazionale'', per poi arrivare alla sua forma ''multinazionale'' (secondo la potente sintesi di Stephen Heymer), con l'evoluzione in sé del sistema capitalista nel suo insieme, in quanto sistema dotato di un'evoluzione dialettica specifica; un'evoluzione dialettica che corrisponde ad un modo di produzione costantemente impastoiato da ostacoli sistematici che confrontano il suo processo di accumulazione e le sue possibilità di riproduzione in quanto modo di produzione dominante. Eppure, non è neanche questo il vero problema. Come dovrebbe saperlo ogni socialista desideroso di cambiare realmente il mondo, invece di secernere la sua casuistica per il beneficio di media di comunicazione vincolanti collo scopo di giustificare la propria paga universitaria, l'elemento importante risiede nella risposta data alla questione seguente: voi trovate che l'analisi di Lenin sia ancora pertinente e di attualità oppure preferite quest'ultimo genre presunto accademico? Lenin era consapevole che il capitalismo è un rapporto sociale e politico, dal contratto di lavoro sin alla riproduzione del capitalismo stesso, un processo fortemente assistito da parte di un presunto ''Stato non-interventista'' e dalla sua famosa ''mano invisibile'' (o anche, dato le necessita imposte dalle circostanze, da parte dello ''Stato capitalista interventista'' dopo il 1917, e più ancora dopo il 1945!). Armato con questa conoscenza, riuscì a trasformare l'imperialismo nell'ultimo stadio del capitalismo in Russia, un paese correttamente analizzato da lui come l'anello più debole della catena imperialista del suo tempo. Lenin in persona non può essere considerato colpevole per i teorici russi arrivati dopo di lui (e dopo Stalin), come ad esempio Liberman, o ancora l'Ungherese pro-Nato Imre Nagy e tanti altri leali ''comunisti'' del stesso genere, tutti dotati da una loro raffinatissima comprensione personale del ''divenire storico'' (in verità una comprensione molto più vicina di un'Isaïa Berlin, o semplicemente dei porta-parole accademici delle varie logge massoniche, nonché di quella dei teorici marxisti bona fide!). Fatto sta che il marxismo leninismo, anche nelle cattive mani, riuscì a trasformare concretamente in qualche decenni il paese più povero di Europa nella Prima o Secondo superpotenza mondiale, mentre stabiliva simultaneamente una base di appoggio socialista, capace di sostenere sviluppi di civiltà senza precedenti ovunque nel mondo, durante 75 anni! Questo aspetto non fuggì a Sun Yat Sen, per esempio, cioè ad un dirigente di un grande paese colonizzato, uno che aveva capito bene de che cosa si trattava, e che non esito a dirlo. I vari Beresovski, Jefferey Sachs ed altri Soros, concretamente appoggiati dall'oscurantismo tessuto con assiduità dai ''marxisti'' titolari di posti ''universitari'', sono, per contro, riusciti a trasformare questa superpotenza in un paese del Terzo Mondo in meno di 7 anni! Non c'è nessun dubbio, sono molto più efficaci e dimostrano meno scrupoli! Ma l'avvenire gli appartiene?
Non fa dubbio che la tendenza verificata negli anni sessanta e settanta verso la democratizzazione delle università occidentali non risultò senza contraddizioni. I paesi capitalisti stabilirono solo una pseudo-democratizzazione. Una che mantenne un feroce carattere di classe in riguardo alle assunzioni e ai processi di finanziamento e di selezione. In certi paesi, le università, per la più parte costruite duranti i stessi decenni, furono precipitosamente dotati con un personale reclutato secondo principi molto filo-semiti nietzschiani, ancora aggravati dal anticomunismo indotto dalla Guerra Fredda. Fu una tendenza generale, anche se fu temperata per un breve tempo, dalla fugace influenza mai realmente interiorizzata dello spirito pedagogico di un Bertrand Russell. Fin qui, la democratizzazione delle università non ha mai rappresentato più della collettivizzazione delle istituzioni della conoscenza per il beneficio di squadre di insegnati e di masse di studenti selezionati in modo molto incestuoso e proveniente nella sua grandissima maggioranza di classe sociali e di gruppi di interessi identici. I prodotti selezionati di questa pseudo-democratizzazione andarono rapidamente ad ingrossare i ranghi della tecnostruttura dello Welfare State. Oppure, furono messi al servizio dei bisogni crescenti del settore pubblico e privato dell'economia dei servizi legato alla socializzazione delle attività anteriormente concepite come rilevanti del domino puramente domestico. (''Bastardi'', forse, per qualcuno di loro, ma tutti molti lontani da potere pretendere ad alcuna filiazione realmente degna di Voltaire o di Rousseau!) Questo diventò così perfettamente circolare che non si può neanche più utilizzare le loro bibliografie come punto di partenza per lo minimo studio pressappoco originale, semplicemente perché, per scelta e per tattica di riconoscenza mutuale, questa razza di gente pratica con molto accuratezza l'arte di citarsi selettivamente tra di loro come si sa, dato la politica corrente e ''mainstream'' utilizzata per l'indicizzazione degli articoli, e l'utilizzo che ne viene fatto per la valutazione e la promozione accademica, questa gente prende quest'arte della mutuale pacca sulle spalle, con il una serietà consumatissima! Le politiche di acquisto e di indicizzazione delle biblioteche pubbliche e universitarie, appoggiate da una editoria capitalista filo-semita nietzschiana, completa questo attristante panorama. Dato l'esistenza di Internet e la disponibilità online di una parte della documentazione governamentale o relativa alle agenzie internazionali specializzate, con l'aiuto di un paio di giornali fra i più seri, e , eventualmente, con l'accesso a qualche sito web atipico, vi porterete meglio dal punto di vista teorico se ignorate totalmente i brillanti blablabla di questa gente professorale. Leggete piuttosto (e in primo luogo) i vostri avversari politici e teorici con un occhio acuto e critico. Leggeteli di conseguenza dall'interno per prima, e solo dopo, leggeteli di nuovo secondo una lettura marxista implacabile, ogni volte che avrete la certezza di avere penetrato i loro sofismi. In altre parole, leggeteli come Marx lesse Hegel, Smith o Ricardo, o ancora come Gramsci lesse Benedetto Croce. (Nota aggiuntiva: detto brevemente, dopo essersi assicurati del contesto storico, naturale o concettuale, si deve esaminare la validità ''logica'' delle deduzioni o delle inferenze in rapporto con il specifico oggetto di studio posto all'esame. Se la relazione non quadra, l'esame delle ''premesse'' degli argomenti deve essere menata con cura. Tal volta si sbocca sopra dei veri e propri ''paradossi''. Questo significa allora, che diventa necessaria una transizione da un dato ''universo'' ad un'altro, stabilendo nel stesso tempo la realtà del legame tra l'uno è l'altro. Come si sa da Koyré a Thomas Khun ed altri, un nuovo ''paradigma'' diventa accettabile solo se si rivela capace dare una spiegazione scientifica a problemi nuovi o vecchi tuttora irrisolti, mentre resta capace di illuminare le vecchie spiegazioni scientifiche con una rinnovata acuita. Portato avanti con cura e con la ricerca marxista degli autentici ''concreti di pensiero'' per ogni ''oggetto di studio'' specifico, questo metodo diventa potentissimo.)
Naturalmente, dovete aspettarvi a vedere i bassi cleri portare avanti i loro soliti compiti da bassi cleri. Risulterebbe davvero sorprendente vedere un solo membro di questi gruppi servili impegnati a spiegarvi una cosa attualmente essenziale. Cioè se il filo-semitismo nietzschiano contemporaneo, un'aspetto purtroppo cruciale della versione attuale dell'Imperialismo, malgrado le lezioni gia impartite dalle micidiali esperienze fasciste, rappresenta l'ultimo stadio di questa versione specifica di oscurantismo, o semplicementeuna forma relativamente giovane, destinata a indurre colpevolezza ed a addormentare le nuove masse impoverite, potenzialmente percepite come nuove ''classi pericolose''! Per i marxisti, l'università di Groki rimane la migliore alternativa, a condizione di non dimenticare i loro propri classici, il compagno Stalin compresso. Quest'ultimo risulta molto superiore a tutti i suoi critici quando viene letto in modo critico e autenticamente marxista. Ma dovrete ancora sviluppare un istinto per evitare di discernere un qualsiasi meccanismo cabalistico all'opera dentro il ''materialismo storico'', e dunque nel divenire storico concreto. Benjamin o ancora Lukacs possono apparire interessanti per certi lati, ma non appartengono in nessun modo alla tradizione del ''materialismo storico''. In verità, appartengono ancora meno a questa tradizione di un Plekhanov e del suo ''materialismo dialettico'', formale e scolastico.(Aggiunto: Il materialismo dialettico tende a subsumere la Realtà e la dialettica della Natura nella dialettica della Storia, cancelladole in parte: è una forma di strocismo. Le due dialettiche sono distinte ma non opposte; sono collegate dal Sogetto storico, Individuale o classe sociale, nella Dialettica Generale - dialectique d'ensemble - Vedi l'Introduzione metodologica nella Sezione Livres-Books di questo medesimo sito.) In realtà, il marxismo, cioè il materialismo storico, non risulta molto più complicato di questo. Riposa interamente sopra la legge del valore marxista. Come l'ho mostrato nel mio Pour Marx, contre le nihilisme, il materialismo storico non è una forma di storicismo. In definitiva, tutto questo può essere riassunto nel modo seguente: se voi credete che esiste ancora una classe di letterati (o, peggio ancora, un gruppo etnico) all'infuori o al di sopra del proletariato, allora la vostra comprensione dell'uguaglianza umana, anche se può essere data per ''legittima'' nel ambito di una ''democrazia'' borghese, dovrebbe richiedere da parte vostra una prova fondamentale di dignità; consiste a non osare pretendervi ''marxisti'' o ''socialisti'', nell'accessione sempre giovane, originale e definitiva data a questi termini da Marx. Questo rimane valido quale che sia l'idea da voi forgiata della vostra propria ''missione''. Per contro, se la marxologia piccolo-borghese e le sue prospettive universitarie (oppure massoniche o poliziesche) vi interessano, allora vi sarà facile trovare numerosi scritti ancora peggio di questo insipide e inutile gergo. Vedi Leo Panitch e Sam Gindin ''Global capitalism and American Empire'' in Socialist Register, 2004.
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Nota 1: La finta ''riforma'' neoliberale del Patto di Stabilità
Vedi ad esempio ''Les manipulations statistiques des Etats sapent la crédibilité du pacte de stabilité'' (www.lemonde.fr, 19-03-2005), ''Rèforme du pacte de stabilité: les ministres des finances de la zone euro parviennent à un accord'' (idem, 22-03-2005) e ''Le sommet européen entérine la réforme du pacte de stabilité'' (idem, 22-03-2005). L'accordo ora raggiunto dai Capi di Stato della UE introduce una misura di flessibilità dentro il patto di stabilità mantenendo pero i Criteri di Maastricht in un quadro temporale predeterminato, alla condizione pero che il deficit non sia ''eccessivo'' e sia causato dalla messa in opera di ''riforme strutturali''. Per riforma strutturale si intende solo la ristrutturazione, da parte della destra o della sinistra neoliberale, dei regimi di pensione e, di conseguenza, dell'intero Codice del lavoro, il risultato finale dovendo essere la deregolamentazione-privatizzazione di tutti i settori pubblici. Eccetto la promessa di riportare al più presto il deficit pubblico dentro i limiti del Trattato di Maastricht (la promessa governamentale della Francia consiste nel abbassare il deficit a 2,9% del PIL tra il 2006!), tutte le ''riforme'' vengono a rafforzare gli aspetti neoliberali più noti del Vertice di Barcellona (14 marzo 2001), in particolare le sue raccomandazioni di natura regressiva in favore della deregolamentazione progressiva dei servizi pubblici assieme al differimento dell'età pensionabile obbligatoria. Queste riforme si riferiscono ugualmente ad una ''politica di ricerca'' vaga, all'immagine di quella partorita al Vertice di Lisbona (marzo 2000). Il primo aspetto non richiede spiegazioni complementari. Incarna solo l'usuale foglio di marcia neoconservativo post-reaganiano. Il secondo aspetto risulta più tendenzioso. Per prima, l'Agenda di Lisbona non è altro che una fraseologia sprovvista di ogni iniziativa concreta. Di più, lega la politica di innovazione tecnologica a l'accelerazione del movimento di privatizzazione di tutti i servizi pubblici oggi ancora offerti da imprese statali. In tale modo, spinge nella stessa direzione della Direttiva Bolkestein, unanimemente rigettata dalla sinistra autentica e dal intero mondo del lavoro, senza distinzione di tendenze. Nel Accordo di libero scambio nord-americano (Aléna) la clausola della ''nazione di origine'' rappresenta in effetto un nuovo tipo di protezione doganale. Viene imposto alle aziende incapaci di produrre almeno i 2/3 delle loro merci destinate a circolare liberamente dentro la detta zone di libero scambio. Al contrario, la Direttiva Bolkestein, nella sua inettitudine, utilizza una clausola con un nome identico ma trasformata in un pernicioso Cavallo di Troia. Viene così interamente diretta contro i lavoratori nazionali dei paesi membri della UE! La bocciatura di questa direttiva tipica neoliberale, che apriva la via ad un progetto costituzionale europeo della stessa farina, fu così massiccio da imporre a certi dirigenti della Destra di sentirsi obbligati di chiederne una revisione in extremis, con la speranza di rimandare la sua adozione all'indomani del combattuto referendum francese sul Trattato costituzionale europeo. In effetti, la destra temeva la vittoria del ''no'' a questa referendum, dato che il trattato non esitava a sacralizzare una ''concorrenza libera e senza ostacoli'' come ''obbiettivo'' principale dell'Europa del capitale! In secondo luogo, il progresso tecnico reale e la crescita della ''produttività'' significano un utilizzo sempre migliore dei fattori di produzione, lavoratori inclusi, e di conseguenza un'aumento della disoccupazione ogni volta che i nuovi settori intermedi non vengono assorbire la forza di lavoro ''liberata'' da quest'aumento produttivo. Oggi l'aumento della ''produttività'' tocca tutti i settori, compressi i nuovi settori intermedi. Il processo di assorbimento della manodopera in eccedenza non può dunque accadere se non in modo artificiale, dividendo ogni lavoro a tempo pieno in due, anzi a volte tre, lavori a tempo parziale, senza nessuno beneficio sociale, e necessariamente esonerati della maggior parte delle imposte sul reddito a parte le tasse poi pagate sul consumo o IVA. Si tratta di un processo i quali limiti sono evidenti, anche se si fa astrazione delle importazioni in provenienza della Cina o di altre regioni emergenti. Né a Lisbona, né a al Vertice di Bruxelles, dove i Capi di Stato ''riformarono'' il Patto di Stabilità e di Crescita, non fu mai accennata la necessità di trattare di questo problema ''strutturale'' molto più serio. In ambedue i casi, i pii desideri maschano una marcia occulta verso un ''ritorno'' ad una società di caste, caratterizzata da una nuova schiavitù ed una nuova domesticità. Tuttavia, una parte della ''sinistra'' applaudì. Questi applausi non vennero unicamente dalle solite sezioni sociale-democratiche e blairiste, composte dalle stesse persone che chiamarono pubblicamente ad approvare il progetto di trattato costituzionale europeo, immaginato dalla borghesia per costituzionalizzare in modo definitivo la sua marcia regressiva fuori della prospettiva di un'Europa sociale più ugualitaria. Vennero pure di quella sinistra che aveva potuto godere del mio modesto contributo teorico fin dall'inizio, in chiaro l'attuale direzione del Prc italiano. Immediatamente dopo la ''riforma'' accennata qui sopra, il cuore unanime dei critici del Patto di Stabilità trasformò il suo lamento in una versione ancora più perniciosa. Fummo così sottomessi alle sconce domande d'uscita dell'''Italia'' fuori dal gruppo dell'euro, da parte degli ineffabili e costituzionalmente eversivi Calderoli e Cie. Si trattava semplicemente di mascherare le conseguenze disastrose del governo più insulso che il Paese abbia sopportato fin dalla sua nascita. Se i servizi americani avessero voluto tentare di sabotare una moneta di riserva internazionale concorrenziale, non avrebbero potuto fare meglio. Ma senza dubbio non avessero mai rischiato di parere così apertamente ridicoli! Il proletariato non ha bisogno di mantenere punteggi. Ma saprà difendere i suoi diritti socio-economici e politici, in ogni occasione.
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Nota 2: Vedi ''Les dangers de l'imminente réforme fiscale américaine'' 2 Gennaio 2003, sezione Economie Politique Internationale del sito http://lacommune1871.tripod.com
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Nota 3: Le inevitabili conseguenze della ''riforma'' del Patto di Stabilità e di Crescita
Nella critica degli attacchi più sconci contro il Patto di Stabilità esposti cui sopra, avevo chiesto di giudicare le promesse elettorali e le proiezioni economiche neoliberali, insistendo sopra obbligo di raggiungere dei risultati. Sapevo pertinentemente che il gatto non mancherebbe di uscire del sacco. Non avendo esitato a prendersela con gli impieghi permanenti e, di conseguenza, con la base fiscale del loro Stato respettivo, i governi neoliberali sono orami ridotti a praticare una ''fiscalità creativa'' con la speranza di occultare le difficoltà. Questa espressione fu forgiata per designare le performances del Sg. Giulio Tremonti. Pero, questa pratica sta diventando comune per tutti i governi di ''sinistra'' (!) tale quello del Sg. Schroeder, ma senza eccezione per i governi di destra, ad esempio quello del Sg. Raffarin. Come ben sappiamo, i tre governi ai quali si allude si misero d'accordo per riformare il Patto di Stabilità. Erano spinti da previsioni finanziarie governative anteriori rivelate false, esponendo così questi governi a fortissime multe accompagnate da un austero programma di risanamento bruxelliano. Queste multe, legalmente imponibili da Bruxelles, avrebbero potuto imporre l'obbligo di rivelare al pubblico la gravità della situazione, impedendo così il trasfero massiccio di fondi verso i ceti più ricchi della società tramite la fiscalità regressiva. Il governo di destra francese, fin qui noto per la sua rigorosa contabilità nazionale e per la sua cultura colbertista, risulta ormai ridotto ad imitare questo tipo di lassismo per potere onorare le rovinose promesse elettorali. A parte la volontà cieca di portare avanti le privatizzazioni con la riforma del Patto di stabilità, siamo ugualmente testimoni della vendita poco perspicua (ma tuttavia altamente simbolica nel paese del generale de Gaulle) di una porzione delle riserve in oro della Banca di Francia, con la messa a contributo della cosiddetta ''soulte''. Quest'ultimo espediente rappresenta gli arretrati ''dovuti'' dalle aziende nazionali EDF-GDF al titolo dell'armonizzazione fiscale dei loro regimi di pensione con il regime generale. Questa ''soulte'' si eleverà a 6,9 miliardi di euro durante i prossimi anni. Mentre i trasferi fiscali a destinazione dei ristrettissimi ceti sociali più ricchi continuano, anzi crescano e vengono resi permanenti nelle previsioni finanziarie successive malgrado l'anemia economica. In questo modo, il calcolo economico diventa di una feroce semplicità! Sembra proprio che certe promesse elettorali valgono più delle altre. A tutto questo si aggiunge la volontà del governo Raffarin di strumentalizzare il desiderio della classe operaia di difendere il suo potere di acquisto attaccando di sbieco il regime delle 35 ore introdotto dal governo della ''gauche plurielle''. Si centra così la riduzione del tempo di lavoro (sigla francese RTT) perché rappresenta una conquista sociale considerevole in un mondo neoliberale. La ricetta del Sg. Raffarin consiste nella ''riabilitazione del lavoro'', una proposta non certo nuova. Di fatti, è gia praticata in America del Nord, in Gran Bretagna, nei Paesi Bassi e in altri luoghi simili. Rivendica l'introduzione della precarietà massima della forza di lavoro, per poi cercare ad indebolire la solidarietà dei lavoratori, proponendoli l'allungamento selettivo del tempo di lavoro. La lotta corporatista e individualista per ottenere più denaro con le ore straordinarie viene concepita come suscettibile di ricevere i suffragi dei ceti più vulnerabili della classe operaia. Si crede così di potere guadagnare progressivamente le frazioni più impoverite ad una visione del mondo darwiniana favorevole alla destra. Sfortunatamente per la destra, questo si svolge ora in un contesto nel quale il Medef (l'associazione del patronato francese) non può più pagare le ore straordinarie, se non in un modo veramente marginale! Il mondo degli affari tiene gli occhi fissi sul processo di globalizzazione con le sue promesse di salari orari variabili dai 3 euro in Slovacchia fine al 0,70 euro in Asia! Oggi, il Medef è molto avido, ma in un tale contesto la sua lunga esperienza farà presto a ricordarli che non si sono mai verificati veri aumenti di ''produttività'' con l'aiuto di un'allungamento del tempo di lavoro, anche per lo stesso salario! A questa pietosa strategia, il governo Raffarin aggiunse la soppressione di un giorno di ferie, il lunedì della Pentecoste. Lo fece sotto il pretesto fasullo di procurare al governo 2 miliardi di euro ricavati dai prelievi salariali e dagli altri contributi sociali destinati a nutrire un ''fondo di solidarietà'' indirizzato al finanziamento delle cure geriatriche. Fin qui non sembra funzionare questa strategia di ''colpevolezza per associazione'' con la quale il governo cerca ad esonerarsi della sua parte di responsabilità nella morte di 15 000 persone anziane durante l'ultima ondata di caldo dell'agosto 2003. Il governo va all'incontro di una forte resistenza a queste scelte antisociali i quali obbiettivi reali consistono nel trasferimento massiccio della ricchezza sociale ai più ricchi per mezzo della fiscalità regressiva. Quello che davvero stupisce con queste scelte regressive, rimane l'evidenza secondo la quale la ''produttività'' francese rimaneva una delle più alte al mondo grazie alle 35 ore e alla organizzazione indotta dei suoi rapporti positivi tra salari e ''redditi globali netti'' dei focolari. Grazie ugualmente a la creazione da parte della ''gauche plurielle'' di nuovi impieghi permanenti tradotti in migliori prelievi fiscali, tra i quali una gran parte era rimessa nelle mani delle aziende via gli esoneri fiscali mirati al sostegno del impiego e della produttività (Nota aggiuntiva: questi esoneri fiscali valgono solo nel quadro regolatore di una forma di RTT, ad esempio qui le 35 ore strette, altrimenti risulta unicamente essere un trasferimento di fondi alle aziende senza controparte per il mondo dei lavoratori. Così nel 2005, gli esoneri francesi da parte delle destre sprecarono quasi 24 miliardi di euro per un livello di disoccupazione in aumento malgrado la falsificazione della ridefinizione delle categorie statistiche e la repressione usate contro la maggioranza dei disoccupati iscritti nelle liste ufficiali di disoccupazione. Al contrario, gli esoneri della ''gauche plurielle'' nella prima fase di applicazione rigorosa delle 35 - pure flessibilizzate dalla ministra Martine Aubry produssero attorno di 300 000 nuovi posti di lavoro permanenti, facendo così scendere la disoccupazione allora attorno al 11 % ad un pu2 più del 8 %. In addizione delle altre fase di applicazione della RTT ancora da negoziare, questa scelta contribuì a finanziare altri simili esoneri mirati alla produttività, ma anche gli impieghi destinati ai giovani. In parallelo, i contributi fiscali derivati di questi nuovi impieghi contribuirono a cancellare il così-detto ''buco della Sécu'', il deficit del regime di assicurazione malattia. Buco ricreato, subito dopo, dalla destra quando aumentò gli onorari dei medici senza controparte finanziaria, con lo scopo ormai ovvio di fare affondare il sistema per poi utilizzare questi problemi finanziari auto-prodotti per presentare la ''riforma'' neoliberale del regime come l'unica via di scampo!) In fine, la ''gauche plurielle'' si era impegnata a stabilire un rapporto razionale tra risparmio e investimenti produttivi. Aggiungiamo che se esiste uno sbaglio fondamentale non suscettibile di essere mai perdonato dal popolo francese, nemmeno all'Incorruttibile, questo è la rimessa in causa degli giorni di ferie statutari (seppure religiosi all'epoca di Robespierre), in un contesto segnato dall'impoverimento generale, accompagnato dalla crescita flagrante delle disuguaglianze, perché queste sono delle tendenze diametralmente opposte a quello che è predicato e accettato come motto della Repubblica francese. L'obbligo di raggiungere dei risultati concreti, tutto qui sin della notte del 4 agosto! Vedi per esempio ''La ''soulte'' d'EDF-GDF permet à Sarkozy d'afficher un deficit inférieur à 3 % du PIB en 2005''. in www.lemonde.fr, 25 septembre 2004. E ''Lundi de Pentecôte travaillé: mobilisation et appels à la grève pour le 16 mai'', idem, 06-04-2005.
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Nota 4: Rapporti tra disavanzo finanziario governativo e indebitamento nazionale.
La logica quasi-automatica di pozzo artesiano caratteristica del rapporto tra l'attuale disavanzo finanziario post-monetarista, congruente con una contro-riforma economica-ideologica e con l'indebitamento nazionale, sembra avere instillato un certo grado di sagacità colbertista nelle pratiche governative della destra.* In effetto, l'ossessione ben conosciuta e largamente propagata dal Sg. Raymond Barre, a proposito del livello degli investimenti privati, presunti segnalare una ripresa economica, risulta ora temperata da una nuova sensibilità motivata dal semplice fatto che la crescita di ogni società moderna dipende per più dei 2/3 delle spese (individuali o istituzionali) di consumo. Dunque, del sostegno del impiego e del livello dei salari reali come pure di quello dei ''redditi globali netti''. Possiamo essere spinti a sperare che questa realizzazione, anche tardiva, prevalerà d'ora in avanti, in particolare per quanto riguarda le politiche pubbliche decise al livello nazionale o europeo. Sono necessarie per mantenere il livello di investimento. Questo dovrebbe essere giustamente il caso per le imprese statali, se non altro per evitare una subordinazione contro-produttiva a dei cicli globali, sempre più sincronizzati e dominati dal capitale a corto termine. Secondo il giornale Le Monde, questo si traduce gia con un controllo straniero di 40 o 50 % del CAC 40, via il capitale privato e soprattutto via i fondi mutuali anglo-sassoni. In oltre, con l'infrangersi delle usuali ondate di nuove funzioni al livello globale, di ristrutturazione e di OPA, tutte fatalmente indotte dal dopo-bust dei cicli economici, tale dinamica globale ha il potenziale di distruggere ogni ''noyau dur'' che si cerca di preservare, con la distruzione parallele dei suoi assetti scientifici, tecnologici e infrastrutturali, al primo rango dei quali i bacini di manodopera qualificata al loro impiego. La prudenza economica preventiva dovrebbe diventare una priorità del governo, semplicemente perché nel quadro di un mondo asimmetrico dominato dal capitale di corto termine, diventa notabilmente difficile di ricomporre gli assetti che si sarà lasciato perdere per pura negligenza.
(Mi sia concesso aggiungere la seguente rimarca: si nota che il mio concetto di ''redditi globali netti'' e fondato sopra quello che ho chiamato la ''struttura di v'' e si iscriva nel quadro della Riproduzione semplice e allargata marxista tale che descritta negli schemi dell'Introduzione di questo libro oppure in Tous ensemble. Non ha niente a che fare con il concetto neoliberale di ''disposable income''. Il primo suppone un Stato sociale con una forma di ridistribuzione che mette in opera dei programmi sociali accessibili universalmente, aprendo così la via ad un controllo sempre più razionale e collettivo della ''sovrappiù sociale''. Il secondo, anche dal punto di vista storico, non è altro che il suo rovesciamento neoliberale. Suppone lo smantellamento monetarista-neoliberale dello Stato Sociale o del Welfare State (e del salario differito). La redistribuzione si fa allora tramite la Borsa e dei sistemi di carità controllati ogni giorni di più dai privati. Si sa che se più di 60 % della popolazione americana detiene delle azioni in borsa, solo una piccolissima percentuale del 10 % o tutt'al più del 20 % (secondo la larghezza del giudizio) può pretendere aggiungere con questi investimenti ai suoi redditi ordinari (cioè il salario individuale netto). La massa degli investitori lo è solo perché non ha scelta, e lo fa tramite fondi mutuali che non rimpiazzano a fatto la sicurezza offerta dai loro equivalenti pubblici. Il paragone dei fondi pensioni pubblici europei con lo sconcio spreco dei fondi privati americani parla da sé. Non mi allungo qui, ma dovrebbe essere chiaro che il concetto di ''redditi globali netti'' e di ''disposable income'' non appartengono allo stesso universo intellettuale o etico-politico. Implicano delle visioni diverse della società e dell'umanità.)
* Nota aggiuntiva: Col livello di indebitamento record italiano, l'accenno all'andamento del così-detto ''avanzo primario'' diventa una cattiva cosa di per sé, in astrazione di un piano razionale e sostenuto di riduzione strutturale del debito nazionale, in particolare della porzione dovuta agli investitori residenti all'estero. In questo libro, ho proposto la restaurazione della Eurotax per almeno 5 anni, come primo passo verso la riabilitazione della progressività fiscale repubblicana. Questo dovrebbe allora avvenire, con l'impegno ufficiale e definitivo ad utilizzarne i ricavi specifici di questa nuova Eurotax per rimborsare il debito pubblico, utilizzando simultaneamente il margine finanziario così ricavato per consolidare prima, e bonificare dopo, i ''redditi globali netti'' degli ''focolari'' italiani, tramite i programmi sociali universali. Questo averebbe sulla base di partenza del livello medio raggiunto dai detti programmi sociali durante gli ultimi 10 anni, in modo da sopprimere in partenza ogni velleità di strumentalizzazione e di deviazione di questi fondi aggiuntivi. Questo può ancora avvenire scommettendo la proposta a referendum, dando così l'assicurazione ai cittadini che l'allocazione di queste risorse supplementari non potrebbe essere mai destinata ad altre fini. Sembra pero che le destre, come pure il centro-sinistra e una certa sinistra mezzo rinnegata, preferiscono affidarsi alla continuazione delle privatizzazioni e delle regionalizzazioni per pagare le spese correnti, mascherando il tutto con la panacea del ricupero dell'evasione fiscale! Non si nega la necessità di provvedere all'evasione fiscale: pero i compiti di risanamento del Paese sono tanti, ma non hanno tutti il carattere strutturale permanente, per la ''produttività, la competitività e il mantenimento del livello di vita dei cittadini, dei programmi sociali universali, elementi importanti della ''struttura di v'', o visto da un'altro angolo, dei ''redditi globali netti''. Con l'accecamento conformista delle élites di destra e di sinistra, l'Italia sarà sempre dipendente della congiuntura economica europea e internazionale sulla quale pero non potrà neanche influire per mancanza cronica di fondi di intervento contro-ciclici statali. Succederà che anche la lanterna rossa ci sarà generosamente offerta dai tecnocratici federalisti neoliberali e ferocemente anti-nazionali molti opportunisti di Bruxelles. Con la benedizione di tanti noti ''professori''!!!
Paul De Marco.
Traduzione del 28 marzo 2006
Copyright © Editions La Commune Ottobre 2005
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Capri espiatori usati per mascherare le nostre proprie mancanze teoriche, organizzative e politiche! (back)
Care compagne, cari compagni,
Ecco quello che si può leggere sopra www.contropiano.org del 13-12-2007
Italia. D'Alema e Napolitano dicono che la base USA a Vicenza si farà. Replica del Presidio No Dal Molin
« Mentre a Vicenza si preparano tre giorni di manifestazioni contro la nuova base USA al Dal Molin, da Washington sono arrivate dichiarazioni dal ministro degli Esteri Massimo DAlema e dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano lontanissime da quello che cova a Vicenza. DAlema parlando con il segretario di Stato americano Condoleezza Rice aveva detto che «sulla base di Vicenza la questione è risolta». Mentre Napolitano affermava che riguardo allampliamento dellaeroporto Dal Molin, da parte del governo italiano non cera «nessun ripensamento». La risposta non si fa attendere: «Non esistono padreterni dice Olol Jackson, del presidio No Dal Molin contesteremo i ministri e sottosegretari che verranno alla manifestazione di sabato, ma pensiamo di fischiare anche il presidente Napolitano se verrà ad aprile a Vicenza». «Invece di volare negli Stati Uniti per fare la first lady di Bush aggiungono dal presidio Napolitano farebbe bene a fare il Presidente della Repubblica italiana, recandosi a Vicenza e parlando con quei cittadini di cui dovrebbe essere il massimo rappresentante». E rivolti a D'Alema: «Sa bene che la comunità locale impedirà in modo pacifico ma determinato l'inizio dei lavori di costruzione della nuova base Usa. A lui l'onere di spiegare cosa intende quando parla di questione risolta: ha forse deciso di passare sopra ai vicentini con le ruspe?»
Per conto mio, il vero problema non è Napolitano né D'Alema (oramai questi ...sono diventati neo gladiatori allo scoperto, senza nessuno rispetto per la lettera e lo spirito nostra Costituzione. Altrimenti si potrebbe dire che hanno anche loro diritto alle proprie opinioni politica ...)
Il problema maggiore è la cosiddetta Sinistra-Arcobaleno, con i vari Bertinotti, Giordano, Mussi, Salvi, Diliberto, Pecoraro ecc., ecc. Per chi non vuole fare finta di non capire e di non vedere : Questi hanno già votato l'innalzamento delle spese militari nella Finanziaria 2007 e di nuovo in quella del 2008 (incluso il finanziamento italiano per parte del raddoppio della base a Dal Molin.) Fra poco voteranno il rinnovo del finanziamento delle missioni all'estero. Intanto ci serviranno il solito piatto demagogico, con la convinzione che il loro controllo della comunicazione mediatica di massa possa ingannarci, o almeno ingannare la masse degli elettori.
Il termine Arcobaleno accollato con massimo cinismo alla parola sinistranon rappresenta né un partito politico né un'alleanza; è solo un vigliacco e calcolato tentativo di usurpare il simbolo maggiore dei movimenti per la pace a favore di un piccolo gruppetto di parlamentari auto-designati: manovra di rovesciamento semantico usuale a questi tizi.
Giordano ed i suoi colleghi vogliono ora proporre una consulta dei membri del Prc sul Programmadel governo. Cosa incredibile. L'obiettivo, molto patetico, sarebbe quello di fare confermare ai membri che, si, loro vogliono il rispetto del programma, senza chiarire che se si andasse a leggerlo nel testo originale invece di credere quello che se ne dice nelle media, vedi le mie critiche nella sessione Italia del sito http://lacommune1871.tripod.com ), è proprio Prodi e Padoa-Schioppa, non certo questi rinnegati, che applicano con massimo rigore il vero Programma firmato da Bertinotti, dopo il circo delle Primarie (e quello del congresso di Venezia) Si tratta di una ignobile presa in giro, parlando con rispetto.
Noto che questa farsa filo-semita nietzschiana della falsa rappresentazione chiamata Sinistra-Arcobaleno è nata mentre i camionisti (presi alla gola della perdita del loro potere di acquisto e dall'innalzamento drammatico del prezzo della benzina) andavano in sciopero, e mentre si scopriva che, in Italia, la Legge Biagi-Trentatreu causava, in media, più o meno direttamente, la morte di piu di 3 persone al giorno (alle quali va aggiunto un grande numero di infortuni sul lavoro; nel 2006 il totale era di 927 988 (249 417 femmine+ 678 581 uomini, fra i quali al 30 aprile 2007, 17 308 indennizzati per inabilità temporanea o permanente. Vedi http://www.inail.it/statistiche/andamento/rap_ann2006/S2.pdf e in Per conto Stato (infortuni) http://bancadati.inail.it/prevenzionale/indennizzati.htm ). Questo succede per mancanza di regole minime adatte a tutelare la sicurezza sui posti di lavoro malgrado i presunti nuovi parametri legislativi (scarsità del numero di rappresentanti per la sicurezza sul posto di lavoro; mancanza di multe adatte e sufficientemente dissuasive per le aziende; linea verde anonima dagli operai agli ispettori del lavoro dato il dilagare del precariato e del lavoro al nero che rende inoperante il rappresentante per la sicurezza; migliore uso di quei 12 miliardi di euro del fondo sicurezza Inail (vedi http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/incendio-acciaieria-1/fondo-inail/fondo-inail.html ), oggi impadronito, con i suoi interessi, annui da chi sa chi, ecc., ecc. Questa è una guerra di classe, più micidiale di quella militare condotta della Nato in Medio-Oriente e degli Americani e Italiani in Afghanistan !!!
Si nota che le tasse sulla benzina e sopra i prodotti derivati del petrolio si aggiorno attorno al 70 % del prezzo (questo rappresenta delle entrate vicine a 17 o 20 miliardi di euro annui per il governo). Sotto il governo di « gauche plurielle » di Jospin si era immaginato un meccanismo per diminuire il peso di queste tasse, almeno per tutte quelle professioni (camionisti, taxi, pescatori etc) altamente dipendenti dal uso dei carburanti. Lo stesso argomento potrebbe essere proposto per le bollette del riscaldamento residenziale.
A quelli che ripetano come pappagalli di servizio che i soldi non ci sono, facendo astrazione dei 270 miliardi di euro di evasione fiscale, dei 10 miliardi in due anni del taglio del cuneo fiscale per le imprese senza nessuna controparte in termini di contratti a tempo indeterminati (CTI), del rifiuto di inalzare le tasse sopra le plusvalenze dal 12,5 % attuale ad almeno il 20 o il 27 %, notiamo che il governo sta ricavando 27,7 miliardi di entrate fiscali in più dell'anno scorso per i primi 11 mesi! Saranno attorno ai 30 miliardi alla fine dell'anno. (mesi fa, prima della Finanziaria, io avevo modestamente previsto tra i 15 o il 20 miliardi dipendentemente del rigore della lotta all'inflazione, in modo da confessionale una Finanziaria sociale...) I soldi ci stano, e come! Vedi due articoli: 1) http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/economia/conti-pubblici-63/conti-pubblici-63/conti-pubblici-63.html2) http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/economia/conti-pubblici-63/evasione-aumento/evasione-aumento.html )
Ricordo che una Legge Finanziaria alternativa era altamente possibile: primo anno, status quo, riservando le entrate superiori al 2006 per ripagare una fetta del debito nazionale (manovra che sarebbe stata molto superiore ai 4,5 miliardi di euro di tagli agli Enti locali, dunque ai servizi sociali, della prima Finanziaria di Padoa-Schioppa del 2007. Operazione ripetuta nella Finanziaria 2008..) Secondo anno, in più del ricavo fiscale proveniente dall'evasione e dai migliori controlli fiscali, si poteva godere del margine guadagnato sopra l'avanzo primario indotto dal pagamento di una fetta del debito. Si poteva allora ripetere l'operazione del primo anno, ma nel stesso tempo bonificare il salario globale netto(ie salario individuale indicizzato all'inflazione, più i trasferi corrispondenti ai benefici pubblici e sociali bonificati); tenendo conto del ritiro delle missioni militari all'estero, si poteva allora agire con facilità relativa sopra il taglio del cuneo fiscale alle aziende in cambio di CTI, e finanziare, nello stesso tempo, le infrastrutture nazionali e regionali prioritarie. Si rilasciava così la domanda sociale: cioè, investimenti produttivi e domanda interna, due variabile economiche primordiali, oggi evanescenti o addirittura negative in Italia. In questo modo, sin dal terzo anno, si fossero ristabilite le finanze pubbliche del Paese e si poteva immaginare seppellire la balorda destra parassitaria italiana modificando in modo duraturo le base sociologiche-elettorale del Paese (aggiungendo il conflitto di interesse esteso ai governi regionali e locali, per fare buona misura.)
Non è che i dirigenti attuali siano incompetenti, anche se sono ovviamente molto subalterni mentalmente ai loro patetici maestri di Bruxelles e di oltre-atlantico. Il problema è che sono più ladroni ancora che incompetenti. La loro ridistribuzione delle ricchezze, comprese le privatizzazioni e le liberalizzazioni, mirano unilateralmente a riempire le tasche di un piccolo gruppo di furbi e di furbetti, un mero 10 % della popolazione, assisto da un altro 10 % di domestici, incluso i politici come quelli che usurpano i simboli del comunismo o dei movimenti. Oggi in Europa (con la questione delle ore supplementari, dell'innalzamento dell'età pensionabile ecc. ) si è scoperto una nuova panacea economica: pagare il mantenimento del potere di acquisto immediato, corrispondente al salario capitalista individuale, utilizzando direttamente i contributi corrispondenti al salario differito. Questo risulta vero quando si propone di togliere i contributi dalla ore supplementari. Nel primo anno, questa operazione permetterà di ricavare una piccola parte della perdita del potere di acquisto estimata, tanto in Italia che in Francia, attorno a 900-1200 euro annui sacrificando pero l'accesso alla previdenza pubblica costituzionalmente dovuta (Vedi www.repubblica.it/2007/12/sezioni/economia/tariffe-rincari/tariffe-rincari/tariffe-rincari.html ). Il guai è che le tendenze al rialzo non si fermano all'equilibrio del solo anno: in modo che, in più dei morti sul posto di lavoro, in più dei tagli ai servizi, a quelli alla sanità assieme all'apologia in favore dell'eutanasia, si incomincia già ad attaccare il livello puramente fisiologico dei lavoratori. In fondo dei fondi, si arriva alla conclusione seguente: l'età media di un lavoratore nei paesi sottosviluppati non supera 50 anni; intatto la legge della concorrenza neoliberale globale, priva di ogni vera definizione dell'anti-dumping che includerebbe la protezione del salario differito (pensioni ecc) e dell'ambiente, continuerà a fare la sua opera di distruzione (proprio come fu calcolato dai nostrinegoziatori al interno della OMC, tutti convinti della superiorità della loro teoria dell'interdipendenza asimmetrica, una teoria che ha già rovinato gli USA e che sta oggi rovinando la UE, operando massivi trasferi del potere produttivo e finanziare verso l'Asia.)
Se posso permettermi, i movimenti (come pure i membri in buona fede del Prc e del Pdci) debbono smetterla di fare finta di non capire, di accusare gli altri coprendo i pitres della Sinistra-Arcobaleno, e di tirare a campare sullo stesso registra, populista e demagogico, rischiando anche loro di fare ufficio di pitres e di bassi cleri.
Il problema non sono il Pd e i dirigenti rinnegati del Prc e Pdci (con il loro progetto di legge elettorale finalizzato ad escludere le classe lavorative e i loro rappresentanti politici, per consolidare una sinistraSinistra-Arcobaleno altrimenti senza nessuna base sociologica ); il problema principale risiede nella abdicazione di troppa gente a mettere in moto un processo di unificazione di tutte le forze autenticamente comuniste nel nostro Paese. Solo un tale Partito del Comunismo e della Libertà potrebbe sviluppare un programma capace di proporre ad eventuali alleanze politiche e socio-economiche il progetto di attuare la nostra Costituzione partigiana originale (fondata sul lavoro dignitoso e la solidarietà nazionale), bloccando così le derive attuali. In poco tempo, il centro-sinistra attuale (si fa per dire!), realizzerebbe che la tentazione di formare una Grande Coalizione alla tedesca non farebbe altro che aprire grande lo spazio politico a sinistra: Sarebbe allora obbligata a concordare autentici programmi progressista con noi, se desidera ritornare al potere. A noi un potereusato contro le nostre classi, non interessa proprio! Troppa gente ha interesse a mantenere la nostra divisione artificiale, frantumando ancora di più le forze comuniste autentiche, mentre nello stesso tempo non si vergognano di mantenere i simboli comunisti in una bandiera di rinnegati, solo per ingannare i membri in buona fede.
Vostro,
Paul De Marco
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Per non dimenticare i morti sul posto di lavoro
e
Per ricordare i sette compagni operai morti per causa del rogo alla Thyssen-Krupp di Torino il 5 dicembre 2007.
(11 gennaio 2008) (back)
Il terrificante racconto di Ezio Mauro intitolato : "Gli operai di Torino diventati invisibili" può essere letto all'indirizzo seguente:
http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/incendio-acciaieria-1/thyssen-mauro/thyssen-mauro.html
Lettura agghiacciante ma necessaria per non dimenticare la realtà dissimulata sotto l'eufemismo morti bianche. A quelli commissari europei che parlano di "drammatizzazione" va il nostro definitivo disprezzo, con l'urgente richiesta delle immediate dimissioni. Questo mio giudizio vale per tutti gli altri che si permettano dichiarazioni del genere. (Vedi la misuratissima reazione del Presidente della Repubblica italiana all'indirizzo:
http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/cronaca/morti-lavoro/morti-lavoro/morti-lavoro.html )
Va ricordato che in Italia la Legge Biagi-Trentatreu causa in media, in modo più o meno diretto, la morte di più di 3 persone al giorno (alle quali va aggiunto un grande numero di infortuni sul lavoro; nel 2006, il totale era di 927 988 (249 417 femmine+ 678 581 uomini, fra i quali al, 30 aprile 2007, 17 308 indennizzati per inabilità temporanea o permanente. Vedi http://www.inail.it/statistiche/andamento/rap_ann2006/S2.pdf e in Per conto Stato (infortuni) http://bancadati.inail.it/prevenzionale/indennizzati.htm ).
Questo succede per mancanza di regole minime adatte a tutelare la sicurezza sui posti di lavoro malgrado i presunti nuovi parametri legislativi (Scarsità del numero di rappresentanti per la sicurezza sul posto di lavoro; mancanza di multe adatte e sufficientemente dissuasive per le aziende che non rispettano le leggi; linea verde anonima per mettere direttamente in comunicazione gli operai e gli ispettori del lavoro, in modo da potere aggirare l'ostacolo creato dal dilagare del precariato e dal lavoro al nero che, in effetti, rende inoperante il ruolo istituzionale del rappresentante per la sicurezza; migliore uso di quei 12 miliardi di euro del fondo sicurezza Inail (vedi http://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/cronaca/incendio-acciaieria-1/fondo-inail/fondo-inail.html ), oggi impadronito, con i suoi interessi annui, da chi sa chi, ecc., ecc.
Questa è una verra e propria guerra di classe, più micidiale della guerra condotta dalla Nato in Medio-Oriente e dagli Americani e Italiani in Afghanistan !!!
Paul De Marco, professore di Relazioni Internazionali
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Appunti su Gioacchino da Fiore e San Giovanni in Fiore: Il messaggio, la sua difesa e la sua falsificazione.
A) Il messaggio, la sua difesa e la sua falsificazione.
B) L'oscurantismo cabalistico del tetragramma vs la forma sillogistica della Trinità
E) Fiore vs Jure Vetere e Giovanni Evangelista vs Giovanni Battista.
Citazione: «Thomas Muenzer was born in Stolberg, in the Harz, in 1498. It is said that his father died on the scaffold, a victim of the wilfulness of the Count of Stolberg. In his fifteenth year, Muenzer organised at the Halle school a secret union against the Archbishop of Magdeburg and the Roman Church in general. His scholarly attainments in the theology of his time brought him early the doctor's degree and the position of chaplain in a Halle nunnery. Here he began to treat the dogmas and rites of the church with the greatest contempt. At mass he omitted the words of the transubstantiation, and ate, as Luther said, the almighty gods unconsecrated. Mediaeval mystics, especially the chiliastic works of Joachim of Calabria, were the main subject of his studies. It seemed to Muenzer that the millennium and the day of judgment over the degenerated church and the corrupted world, as announced and pictured by that mystic, had come in the form of the Reformation and the general restlessness of his time. He preached in his neighbourhood with great success » in http://www.marxists.org/archive/marx/works/1850/peasant-war-germany/ch02.htm
A) Il messaggio, la sua difesa e la sua falsificazione.
1. Gioacchino fece intelligentemente approvare le sue ricerche ed i suoi scritti da 3 papa oltre ad avere saputo ottenere l'appoggio delle famiglie regnanti alla sua epoca nel Meridione. Confrontò le critiche dal suo vivente (vedi Contra judeos, o contro l'interpretazione quaternaria di certi conversos ecc). Fiutando il vento poco prima della sua morte, egli proclamò la sua ubbidienza alla Chiesa, cioè al papa per proteggere i suoi scritti assieme al suo Ordine. Con questo suo « testamento » sapeva che i papi successivi non potevano più trattare i suoi monaci da eretici senza mettere in questione l'autorità di tre papi anteriori. Nello stesso tempo prese misure difensive: copie dei suoi libri furono mandate nei suoi monasteri mentre si ci preoccupava di mettere in sicuro il suo archivio, oggi disperso. Queste misure difensive sono mal conosciute perché furono prese mentre l'ordine di Gioacchino subiva le prime forti pressioni che portarono all'incendio, al mio parere, colposo di Jure Vetere, forzando così la ritirata a San Giovanni in Fiore. Questa ritirata fu più che simbolica visto che Jure Vetere era stato eretto per annunciare l'avvento dello Spirito Santo, mentre San Giovanni in Fiore fu messo sotto il patrocinio di Giovanni Battista, cioè dell'annuncio di Cristo. (1)
2. Dopo Anagni la situazione peggiorò. Le forze conservatrici presero il sopravento. Erano forze venali e crociate tanto al livello esterno quanto interno. Proponevano l'alleanza del papato con i piccoli baroni feudali rovinati, il servizio nelle crociate veniva ricompensato con la cancellazione dei debiti -, e con gli Ebrei crociati ed i nuovi settori urbani-mercanti. Non vanno dimenticati i legami che univano l'ordine cistercense, dal quale Gioacchino fuggì, con i Templari. Il monastero di Jure Vetere fu incendiato e Gioacchino venne criticato in modo postumo per una cosa in apparenza minore ma in realtà importantissima, cioè per la sua interpretazione trinitaria pitagorica in opposizione al tetragramma ed alla doxa della Chiesa. Il tetragramma poi diede luogo a quello che Spinoza chiamò il « delirio dei rabbini » e della cabala. Come ben sapiamo, Spinoza appressava l'ermeneutica di Ibn Ezra ma era molto critico verso Maimonide. Di fatti, la cabala fu nuovamente elaborata anzi re-inventata contro il messaggio liberatorio di Gioacchino; questo avvenne in un modo totalmente oscurantista secondo uno schema di rovesciamento e di occultazione manipolatoria già molte volte utilizzato. Ci rimanda alla prima occultazione delle teorie scientifiche dei numeri pitagorici proveniente dai stessi cerchi, ma ora tutto sarà codificato in un vero e proprio sistema magico-oscurantista. Si tratta sempre di occultare la scienza giocandosi della « ignoranza » e della credulità della gente, e di usurpare la memoria comune e a volta anche la terra detta promessa impadronendosi di tutti i termini del dibattito per meglio conservare il dominio teocratico, ideologico e politico (vedi ad esempio: Epopea di Gilgamesh vs Genesi, la Legenda di Sargon di Akkad vs la narrazione guerriera-colonizzatrice di Mosè, il Codice di Ammurabi vs la copia e rigida reinterpretazione ebrea del Levitico, la gematria contro l'uso scientifico dei numeri da parte dei Pitagorici incluso i Platonici, l'uso fatto della Pseudo Sibilla romana contro il potere imperiale, quello dei pseudo vangeli contro la Vulgata, ecc., ecc.). Questo fu fatto per contrastare direttamente il messaggio scientifico, universalista e ugualitario di Gioacchino. I Rosicruciani usarono questo stesso metodo con malizia per selezionare i loro discepoli in una re-edizione del vaso forato di Pitagora, il cui scopo era di avvertire contro la forza delle abitudini e contro le apparenze (2) : Le menti creduli ed interessate erano così facilmente scartate e controllate. Vedi anche l'uso di questa credulità strumentalizzato da Nostradamus, ad esempio con le sue Centuries ed i suoi almanacchi, o peggio ancora con la promessa sempre riportata della trasmutazione dell'oro … (3)
3. Nel 1215 l'abate Matteo successore di Gioacchino fu costretto a fare marcia in dietro, cercando così di salvare la teologia emancipatrice di Gioacchino smorzandone le punte più avanzate. La ritirata fu doppia, topografica e teorica. Ci fu la discesa da Jure Vetere a Faraclonus, cioè l'attuale centro storico di San Giovanni in Fiore. Si tratta simbolicamente di una ritirata verso l'annuncio del Cristo in opposizione a Jure Vetere, il quale corrispondeva all'annuncio gioachimita della Terza Età dello Spirito Santo. Parallelamente rappresenta una ritirata studiata e negoziata in posizione di forte debolezza sul piano della Regola di Fiore o dell'Ordine florense verso la regola benedettina riformata e poi, per i successori di Matteo, verso la reintegrazione sotto la regola dell'ordine cistercense … L'Ordine cercò difensivamente di creare un Gioacchino « beato» (vedi l'antifona ripresa in parte testualmente da Dante) con la speranza di ottenere la sua santificazione e dunque la sua normalizzazione all'interno della Chiesa ufficiale. Una tale normalizzazione non avrebbe nessun senso se non quello di mascherare la volontà di resistenza passiva ed anzi di mantenimento di un underground da parte dei Florensi fedeli al loro Abate. (Ritroviamo qui il metodo pitagorico adottato dopo la distruzione della Scuola di Crotone ed il massacro di un gran numero di allievi e di seguaci del Maestro ...)
4. Dopo questa ritirata strategica il messaggio gioachimita prese due strade più opposte che complementari. a) Quella di San Francesco d'Assisi, cioè della tutela aperta dei poveri e degli oppressi, ma sotto stretto controllo dalla gerarchia ecclesiale; questa strategia sarà di nuovo rielaborata in Calabria da San Francesco da Paola; b) Quella del cosiddetto Vangelo Eterno. Una terza strada più occulta e diffusa rinforzerà questa seconda alternativa della politicizzazione del messaggio, cioè la fedeltà al rigore ed alla ricerca scientifica e dunque alla propria coscienza. Rabelais riassumerà più tardi questa posizione affermando che la « science sans conscience n'est que ruine de l'âme.» Questa congiunzione tra uguaglianza socio-politica e scienza aprirà uno spiraglio che ci porterà dai scritti di Gioacchino a Gerrard, a Christian, a Dante e poi fino a Müntzer. Ma anche a Giordano Bruno, Campanella, Vico, Kant-Hegel, Marx ecc per citare solo i più famosi. Nell'Italia del Rinascimento si va da Pico - era cabalista - e Ficino ai scritti religiosi-politici di Mazzini e poi di Benedetto Croce ed altri, benché Croce sarà più preoccupato di sottrarre Vico à Paul Lafargue dunque a Marx - dandone una interpretazione più vicina alla sociologia di Karl Mannheim e di Max Weber. Pero, dopo Copernico e più ancora dopo Giordano Bruno e Galileo, i riferenti scientifici, politici e sociali cambiano; la Chiesa lancerà una lunga e violente lotta di retro-guardia ma, malgrado Bellarmino e la contro-riforma gesuita, questa battaglia sarà perduta, forzando vari accomodamenti con il mondo dei scienziati almeno fino alla Rivoluzione francese ed a l'istituzionalizzazione della laicità dello Stato. Il sapere essendo potere questi potevano oramai godere della protezione del potere temporale mediante una certa prudenza in materie religiose.
5. La rinascita del messaggio gioachimita legato ai movimenti di emancipazione politica, religiosa ed intellettuale-spirituale (Müntzer e le varie ribellioni contadine ad esempio i seguaci di Jan Scott e di Jan Huss ecc, Giordano Bruno, il grande G. Winstanley, ecc.) scatenò un ulteriore tradimento con la messa sotto tutela diretta di Fiore dalla Chiesa e dal papato. Santoro, lo stesso che nel suo ruolo di inquisitore contribuì a fare ardere vivo Giordano Bruno ed a condannare Tommaso Campanella fu nominato commendatore dell'abbazia di San Giovanni in Fiore. L'ordine florense fu subito inglobato nell'ordine cistercense costringendo i gioachimiti a propagare il loro messaggio in modo occulto. Chiaramente le teorie matematiche, cosmologiche, e sociali di Giordano Bruno rivelavano che la fiamma non si era spenta. La Chiesa cercò di soffocare l'incendio al suo epicentro almeno simbolico. A questo punto, cioè quello della Controriforma, entriamo in una prospettiva nuova: l'underground gioachimita non è più quello dei Francescani di Firenze per il dubbioso beneficio di Savonarola (!) e per quello di Dante e poi di Michelangelo ecc … Ora, la Chiesa sta perdendo il controllo dei parametri scientifici e tecnici. E confrontata a quello che T. Kuhn definì un cambiamento radicale del paradigma dominante, processo subito illustrato con la cosiddetta rivoluzione copernicana. Nello stesso tempo, se alla Chiesa poteva bastare una riforma del calendario per rimettere ordine nei suoi rituali (Gregorio XIII), i poteri temporali non potranno fare a meno del vantaggio economico e militare indotto dal nuovo pensiero laico. Giordano Bruno fu accolto in Francia in quanto professore di matematica e di mnemotecniche; e anche una delle principale figure della propagazione della rivoluzione scientifica in corso. Si dovrà pero aspettare Vico per ottenere la nuova sintesi logico-dialettica ispirata direttamente al Gioacchino autentico. Vico contestava in particolare l'artificiale e mutilante dicotomia tra scienza dura e scienza sociale intitolando perciò la sua opera maggiore Scienza nuova. Dal punto di vista socio-politico, prima di Vico, La Boëtie, amico di Montaigne, aveva denunciato la servitù volontaria nel suo incomparabile Contr'un.
6. Si nota che Gioacchino fu in parte formato in Palestina e nella corte del Re Ruggero (aspetto troppo negletto, bisognerebbe chiedere i contributi dei studiosi arabi, siciliani ed altri in materia.) (4) Fu anche formato in Calabria, terra d'elezione della scuola pitagorica. Gesù è chiaramente un maestro pitagorico spinto dai Romani, il Talmud di Babilonia, il quale nomina il soldato romano Pantera, non ha interamente torto anche se ovviamente cerca di sporcare in modo caratteristico la figura di Gesù perché opposta ai rabbini guardiani della Legge dell'Antico Testamento. Questa regola è vista dal Cristo come una regola oramai venale e mercificata nel tempio. Con il Sanedrin di allora domina tra tutte le altre varianti la narrazione ebrea la più oscurantista, cioè la Legge usurpata dai rabbini dopo la prima usurpazione monarchica. Questa avvenne con l'assassinio dei Giudici eredi di Mosè, faccenda raccontata senza particolare stato di animo né senso di coerenza nella violente cronologia biblica fornita dal Libro dei Re. Il racconto mirava a legittimare la costruzione mitologica del Tempio di Salomone per il quale, ovviamente, a parte questi testi rabbinici, non esiste nessuna traccia storica né archeologica. La mia lettura dei Quattro Vangeli mi ha convinto che si tratta di una riformulazione emancipatrice e scientifica del Vecchio Testamento cioè della narrazione religiosa ebrea dominante - secondo il metodo anti-esclusivista usuale dei pitagorici. La coscienza era messa da Cristo sopra la Legge dei rabbini ed anche sopra la Legge tout court dato la possibilità di riformarsi individualmente. Il messaggio veniva dunque dato anche in modo figurativo all'interno del messaggio preesistente senza attaccare di fronte le credenze del giorno. Si spingeva invece verso il suo compimento etico-scientifico mediante una nuova narrazione che lascerà da parte gli elementi oscurantisti ed interessati. Il Papa Gregorio Magno aveva usato lo stesso metodo sincretico: Cooptò in modo pitagorico le conoscenze scientifiche del giorno, in particolare quelle che riguardavano il calendario (la coerenza dei rituali cristiani e delle loro scadenze) e l'incorporazione delle credenze pagane rielaborate per confortare l'egemonia della Chiesa sopra popolazioni pagane altrimenti recalcitranti (ad esempio, Natale messo in corrispondenza col solstizio d'inverno, Pasqua con l'Equinozio di primavera ecc.) (5)
7. In assenza della Regola di Fiore che non può essere svanita nel nulla - l'organizzazione dell'ordine florense va ricercata nella Concordia, nel Salterio, nel Tractatus e nella Tavola XII del Liber figurarum. C'è di più: in referenza a Mottu sappiamo che la comunità di Gioacchino era una comunità di uguali tutti potenzialmente illuminati dallo spirito santo. (6) Si tratta comunque di una comunità situata in un'epoca di transizione in modo che ognuno era inserito in essa secondo gradi e modalità diversi. Nel mio Pour Marx, contre le nihilisme (vedi Download Now, sezione Livres-Books di questo sito), ho poi indicato certe piste che portano alla messa in opera di forme di pedagogia più moderne ed aperte a tutti, ad esempio il lavoro pedagogico di Raymond Lulle, erede intelligente dei metodi pedagogici pionieristici romani ed arabi, poi aggiornati per scopo loro dai Gesuiti. Nel Appendice intitolato « Spoliation » ho tentato di estendere lo spirito di queste osservazioni alla pedagogia moderna. Come ben notato da Mottu nella sua analisi delle forme della conoscenza, secondo l'Abate calabrese questa organizzazione socio-spirituale corrisponde alla manifestazione dello spirito il quale illumina tutte e tutti ugualmente rispettando le loro differenze: tutte le forme dell'intelligenza sono necessarie, così come tutti i membri della comunità lo sono ugualmente. Cioè siamo di fronte all'idea di base della Scuola di Pitagora o dell'Accademia di Platone opposta ai sofisti. Il metodo di quest'ultima è magnificamente illustrata dal pitagorico Socrate. Il riassunto si trova nei Discorsi di Platone, in particolare nella Repubblica e nel Menone: si tratta qui di pedagogia, con uno aspetto ugualitario più pronunciato in Socrate che nella Accademia di Platone stesso, benché essa era già aperta alle donne. Così, questionato da Socrate, il piccolo schiavo ritrova la dimostrazione del raddoppio del quadrato; questa dimostrazione avviene in un cotesto nel quale tutti, incluso Aristotele, sapevano che la schiavitù non era questione di natura ma soltanto di sorte, in particolare nell'esito della guerra. Comunque, per l'autore Platone, formato anche lui in Magna Grecia come il suo maestro, le nature dette di ferro possono mutare in nature diverse, anche d'oro. L'ordine sociale di Gioacchino ci rimanda dunque all'idea di uno Comune o di comunità ugualitaria se si vuole di « ecclesia » nel senso etimologico del cristianesimo primitivo al quale Gioacchino fa direttamente referenza. E una comunità che non discrimina sulla base del genere. Di fatti, Gioacchino vede la donna sposata come una schiava, perché « E infatti abbastanza schiava colei che non ha potere sul proprio corpo. » (7) Anche Mottu conviene che si tratta di una comunità di uguali dove si chiede ad ognuno secondo le sue abilità garantendo a tutti secondo i loro bisogno (di fatti Mottu riprende qui la famosa frase lapidaria di Marx.) Gioacchino insisteva sul lavoro anche manovale da parte dei suoi monaci senza esentare l'Abate. C'è poi un aspetto pitagorico-cosmologico: in Francia, i cistercensi costruirono le cattedrali nel Nord della Francia ordinandole per riflettere l'ordine del cielo, le costellazioni, nel ordine terreste. Questo riflette la ri-emergenza del sapere dei massoni che diede poi luogo all'affrontamento tra Bernard de Clairvaux e Suger più legato al potere politico. L'ossessione dei numeri per Gioacchino va interpretato in questo contesto (ho già detto altrove l'origine astronomica del Numero di Platone come approssimazione pitagorica o, se si vuole, secondo un metodo numerico simile al ruolo delle probabilità per Leibniz) (Nota aggiuntiva: In verità sono i numeri pitagorici sopratutto da 1 a 15, vedi http://rivincitasociale.altervista.org/nota-del-30-settembre-2020-la-chiave-pitagorica-della-riformulazione-gioacchino-data-nel-salterio-dieci-corde/ ). Intanto si può ipotizzare che Jure Vetere fu certamente scelto per due motivi: a) per la sua posizione che permette una osservazione a 360 gradi del cielo si nota che la prima abbazia era orientata est-ovest in modo che la luce del sole mattinale inondava la chiesa in una figurazione simbolica dello Spirito Santo. Gli oratori del monastero dovevano perciò avere una tale dimensione: vedi ad esempio lo schema più elaborato di Tycho Brahe con i vari osservatori annessi (idem altrove, ad esempio, a Chichen Itza ecc.) (8) Da notare che la scienza astronomica implica una seria ininterrotta di osservazioni condotte in luoghi diversi: il che rimanda sin dalla più alta Antichità a viaggi investigativi, come pure a scambi di informazioni capaci di influenzare la cultura dei gruppi in contatto. Ad esempio, Cristo, da buon pitagorico, propone una nuova sintesi che ingloba i vari sviluppi contemporanei manifestati dall'Asia all'Egizio, passando dal Gange come illustrato dal battesimo nel Giordano. Poi si dovrebbe anche verificare l'organizzazione spaziale in Calabria dei maggiori monasteri florensi. Il fascino dell'Abate calabrese per i numeri non ha niente a che vedere con l'Apocalisse intesa come fine letterale dei tempi quindi come fine della storia culminando nello Giudizio finale. Al contrario, per Gioacchino si tratta della fine di un'Età e dell'apertura della Terza Età secondo una logica astronomica. Di nuovo, riprendendo la formula di Marx, Mottu, sempre più ispirato da Engels di quanto può confessare, nota che si tratta della fine della Preistoria e dell'entrata nella Storia, o Terza Età, la quale porta al suo termine alla storia umana ma non alla sua fine: si inizia allora l'età eterna della libertà e della coscienza responsabile di Esseri ormai realmente uguali tra loro.
Conclusione: San Giovanni in Fiore deve rimettersi in risonanza con Jure Vetere e con la sua eredità progressista per emanciparsi - altrimenti la povertà economica, sociale e spirituale perdurerà. Nei primi miei interventi in « italiano » ho scritto un testo intitolato non a caso « San Francesco ''padrone'' d'Italia, Fiore e Marx compagni del mondo B, 6 ottobre 2014, vedi la sezione Italia del mio sito www.la-commune-paraclet.com.
San Giovanni in Fiore, 10 luglio 2014.
B) L'oscurantismo cabalistico del tetragramma vs la forma sillogistica della Trinità
1) Il povero Gioacchino ebbe a che fare con gli oscurantisti del tetragramma. Questo è il riassunto di una idiozia numerologica fondata su consonanti sprovviste di vocali, il tutto dato come Verbo divino. Si tratta di una gematria che certamente non porta alla geometria euclidea e meno di tutto al suo metodo di esposizione limpido perché scientifico. Non di meno pretende essere il segreto della vita (o, se si vuole, l'equazione madre dell'universo del tipo già denunciato da me contro il pitre Mandelbrot nel mio sito, sezione Economie Politique Internationale. Scholem chiedeva ironico: quale versione di gematria si dovrebbe accettare? Spinoza per canto suo parlava del « delirio dei rabbini » conoscendoli da vicino. Di fatti, la cabala è fondata sul solito metodo ideato per imbrogliare le carte giocando sull'ignoranza e la credulità della gente previamente mantenuta analfabeta o priva di una vera educazione riservata solamente alle elite. Perciò consiste nel fare alla rovescia di quello che imporrebbe il metodo scientifico vedi ad esempio il saggio Elogio della Ragione e della laicità nel stesso sito sezione Racisme/Exclusivisme/Fascisme. (Nota aggiuntiva: La numerologia nasce naturalmente con i Sumeri i quali usavano le lettere anche per i numeri, influenzando così la loro scienza dell'etimologia; i rabbini copiarono anche questo ma come al solito male trasponendo da una lingua all'altra ...) Ho già insistito sul fatto che la cabala fu sviluppata in risposta alla teologia ugualitaria e universalista di Gioacchino. Poi ebbe una nuova emergenza con la (Seconda) Rinascita per le stesse ragioni. Il tetragramma è dunque un oscurantismo quaternario senza coda né testa; e voluto così ma viene mascherato con le apparenze del nome altrimenti impronunciabile di dio. Questo schema quaternario irrazionale viene sostituito alla trinità pitagorica di Gioacchino preventivamente messa al bando dopo Anagni. Questo può essere dimostrato in modo semplice. La maggiore del sillogismo è il padre; la minore o intermediaria è il Figlio e il prodotto, che conclude il tutto, è lo spirito santo. Di fatti, in modo brillantemente preventivo, Gioacchino presenterà la sua propria scrittura del nome di dio scritto con tre coppie di lettere organizzate in parallelo con la sua illustrazione figurativa già fornita dai suoi famosissimi quanto poco capiti tre cerchi colorati. Poi Gioacchino elabora. Il frutto compiuto di queste elaborazioni sopra i sillogismi saranno poi dati in modo definitivo da Kant nella sua critica ai suoi posteriori tra i quali Leibniz -, mettendo anche a profitto in modo critico il metodo di Descartes.
2) La Trinità e la dialettica. Va sottolineato che l'unica condanna ritenuta contro Gioacchino concerna il suo opuscolo giovanile contro le Sentenze di Pietro Lombardo. Questo contiene già tutta la sua originalità assieme alla chiave maestra di interpretazione dell'opera di Gioacchino. Anche se l'opuscolo è perso, secondo una tipica manovra di occultazione, è facile ricostruire. Vedi la discussione di Mottu (idem, p 27), relativa all'essenza e la sostanza nello sviluppo della scolastica. Siamo confrontati qui alla prima controriforma centrata appunto sull'opposizione tra Lombardo e Gioacchino, con un ritorno a Plotino ed ai Padri della Chiesa dopo Nicea. Siamo di fronte ad una mobilizzazione istituzionale mirata a contrastare lo sviluppo della nuova scienza scaturito dalle traduzioni arabe dei classici dell'Antichità. Queste traduzioni faranno saltare il velo pesante dell'occultazione e della censura sistematica, al punto che neanche l'Indice sarà più capace di riabilitarla in tutta la sua forza oscurantista precedente. (Viene qui in mente la figura del Grande Inquisitore di Dostoevskij, o certe figure di Borges oppure il monaco cieco del Nome della rosa di U. Eco …) Basta riferirsi ad esempio alle pretese di confessore inquisitorio di Bernard de Clairvaux con Abelardo. Dobbiamo anche considerare tutto l'apporto islamico diffuso nel Meridione tramite la corte di Palermo molto prima della Riconquista spagnola. Questo apporto fu aumentato in un altro senso con l'afflusso dei basiliani in Calabria dopo l'Edito del 726 e la « furia iconoclasta e persecutoria dell'Imperatore d'Oriente Leone III Isaurico, poi, all'avanzata mussulmana, che li costrinse a lasciare anche la Sicilia. » (9). All'epoca di Gioacchino questi monaci erano minacciati dal primo Scisma d'Oriente del 1054. (Ho semplificato la problematica generale richiamando, nel mio Livre II Pour Marx, contre le nihilisme, il ruolo ad esempio di Ibn Ruschd e al Gazzali, i due poli islamici che opponevano scienza e fede.) Gioacchino va oltre. In realtà è il primo vero teorico autenticamente dialettico, anteriore a Marx. Kant con il suo « concetto a priori » anticipa il « concreto pensato » di Marx e fornice già nella sua Critica della Ragione pura la distinzione metodologica suprema tra investigazione e esposizione poi ripresa da Marx. Ma la sua teoria rimane tragicamente formale e steady state, malgrado Kant conoscesse Vico. Ho poi chiarito l'oscurantismo pseudo-hegeliano dell'unità degli opposti o dei contrari - ereditata dai pitagorici … In realtà rimanda solo ad una identità contraddittoria: cioè, il Soggetto storico, o Individuo con la I maiuscola secondo Hegel, è costituito come uno « blocco storico » (Gramsci) iscritto nella sua epoca, determinata a sua volta dal modo di produzione nel quale vive, ossia in termini gioachimiti, dalla sua Età. L'identità contraddittoria fa parte della dialettica complessiva o materialismo storico in francese « dialectique d'ensemble » la quale unisce la dialettica della natura, spazio dei distinti (l'uomo è natura ma l'inverso non è vero, sono categorie distinte) e la dialettica della storia, spazio degli opposti (il modo di produzione capitalista o MPC è opposto al modo di produzione feudale, il secondo dovendo sparire tutt'al più dopo un periodo di coesistenza a dominanza sotto egemonia del MPC. Sono categorie opposte.) Si nota che distinti o opposti sono sempre collegati alla realtà materiale, istituzionale o concettuale al contrario delle artificiali e false categorie aristoteliche; chiarificazione che deve molto al giovane B. Croce nel suo unico libro valido cioè il suo Saggio su Hegel (in inglese: What is living and what is dead in the Philosophy of Hegel.)
Ritorniamo a Lombardo e a Gioacchino. Si procede così: Sentenze 4 libri. 1- la trinità; 2-la creazione; 3- cristo, con il problema che ritorna in faccia a Lombardo, cioè la questione dell'essenza divina o umana di Cristo problema al quale si aggiunge la questione del Filioque, uno vespaio altro che quello intravisto da San Paolo confrontato agli Ateniesi! 4- salvazione tramite i sacramenti dalla Chiesa. Salvazione problematica in attesa del Giudicio finale, con i problemi aggiunti della grazia vs la predestinazione ecc. Si vede che siamo qui nel steady state derivato da Plotino e dai Padri. Qui conta l'essenza e non più il concetto o l'Idea di Platone - anticipazione del « concetto a priori » di Kant - sempre collegato al mondo reale da superare in senso universalista per dissipare la confusione derivata dal molteplice universo empirico delle particolarità materiali. (Universalità, particolarità, singolarità.) La soluzione di Aristotele è una regressione empirica pre-popperiana se si vuole, perché sostituisce l'universalità con la generalità (dal punto di vista politico sostituisce la famiglia, o etimologicamente la domesticità, alla comunità cittadina intesa come cellula sociale di base, questo essendo il fulcro della critica aristotelica indirizzata contro la Città pitagorica-platonica, come ben visto e confutato dal giovane Marx. (Vedi pure il mio saggio Matrimonio, unioni civili e istituzionalizzazione dei costumi nella parte rosa del mio sito.) Ma si tratta di un'essenza che rimanda al a priori del divino e non al a priori delle categorie universali, queste ultime essendo simultaneamente una risultante ed un punto di partenza. Diventa una regressione metafisica. Si perde così la base razionale che sarà poi ristabilita da Vico, Kant e da Hegel per la filosofia moderna, cioè l'assioma : « il reale è razionale ed il razionale reale». Per le faccende umane, Plotino nella doxa dei Padri rimanda allora alla creazione poi corrotta dal peccato originale. Così la salvezza non proviene più dalla conoscenza ma, in modo esogeno, dal Cristo, ovviamente un Cristo comodo per legittimare l'intermediazione della Chiesa o dei suoi sacramenti … anche contro indulgenze.
Per Gioacchino si tratta dunque di una quaternarietà: Cioè l'essenza nella quale si sussuma tutto, padre, figlio, spirito santo e salvazione.
La genialità di Gioacchino sta nel anticipare la soluzione poi data da me: la quale suppone di arrivare al livello ontologico al concetto a priori avvicinato da Kant ponendolo pero nel divenire storico cioè il « concreto pensato » di Marx. Dal punto di vista ontologico e metodologico si arriva dunque al sillogismo storicizzato o Trinit0, cioè alla dialettica tra metodo di investigazione e metodo di esposizione. Si collega così sostanza e essenza non in un modo confuso ma secondo la logica delle Età. Bisognerebbe ancora chiarire la comprensione da parte di Gioacchino dell'Uno pitagorico e delle sue molteplicità; sappiamo già della monade di Giordano Bruno che annuncia quella di Spinoza (e la sua natura naturans) e quella trafficata e rovesciata contro le tendenze materialistiche-atee di Spinoza da parte di Leibniz.) (Nota aggiuntiva: Nella mia analisi della Concordia ho mostrato che la monada fu concepita da Gioacchino, cioè lo schema trinitario di base che si sviluppa nel corso della Storia secondo le 3 Età e le 7/8 Epoche. Vedi : http://rivincitasociale.altervista.org/la-concordia-di-gioacchino-da-fiore-o-lannuncio-della-rivoluzione-emancipatrice-attraverso-la-liberta-luguaglianza-lamore-la-tolleranza-e-la-pace-14-agosto-2023/)
Ecco come possiamo riassumere l'ontologia e la teoria di Gioacchino:
Essenza (trascendenza) Padre Figlio Spirito Santo
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Soggetto storico Vecchio Test. Chiesa Ecclesia (preparata dal Ordine florense)
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Sostanza (immanenza) 1 Età 2 Età 3 Età.
In termini althusseriani, presi da Vico, abbiamo qui l'asso storico, o l'invariante, percorso dall'Umanità nel suo divenire storico, divenire che contiene anche il suo divenire, o realizzazione, spirituale, cioè: « The recovery of Man by Himself », dice Marx.
3) Il divenire in Gioacchino. Mottu nel suo magnifico La manifestazione dello spirito secondo Gioacchino da Fiore da il migliore contributo sulla questione. Deve solo essere corretto alla luce della mia delucidazione di Marx (dialettica d'ensemble o materialismo storico). Di fatti, Mottu sembra criticare Bloomsfield e gli altri marxisti specialisti di Gioacchino, ma in realtà i suoi veri bersagli sono Chenu e Lubac, cioè l'ortodossia. La critica reale di Mottu ai marxisti è questa: non si può soltanto dire come Engels-Marx che Gioacchino apre la strada al socialismo moderno come una versione del socialismo utopico il che rimane comunque giusto, perché si deve comprendere Gioacchino nei suoi propri termini, nello spazio mentale del suo tempo in Calabria. Gioacchino è un monaco dice Mottu sottolineando l'evidenza. Pero importa dire: un monaco pitagorico. Che Gioacchino sia un monaco non costituisce una confutazione della tesi marxista, anzi la conferma. Basta per capirlo paragonarlo agli altri monaci prima e dopo di lui. Per riassumere il senso delle teorie di Gioacchino, Mottu prende da Marx e sopratutto da Engels idee chiave come il passaggio della Preistoria alla Storia ed il passaggio della servitù e della subordinazione alla libertà personale e collettiva.
Il cuore del suo contributo è il passaggio non tanto alla teologia della storia quanto alla secolarizzazione dello Spirito, cioè il concetto nuovo del divenire. Nuovo? No, perché si trova già nei pitagorici riassunti nei Discorsi di Platone. Ma è un concetto nuovo nel quadro del racconto ideologico cristiano, vedremo poi perché. La base di Mottu è la distinzione fatta da Engels tra chiesa o cristianesimo costantiniano e chiesa apocalittica. Sottolineiamo che Engels come Paul Lafargue era una grande conoscitore di Feuerbach e di Bauer ecc … e di Renan (!) …dunque della storia delle religioni. Di fatti, Mottu non cade mai nella denuncia tipica, ad esempio con Karl Mannheim, del chiliasmo concepito a torto come millenarismo volgare, vedi la condanna di Müntzer in Ideologia e utopia, attitudine ostile che sembra un'eco dell'isteria di Lutero e dei principi. Al contrario, Mottu usa il termine in senso engelsiano. Su questa base diventa tutto più chiaro: i Padri della Chiesa e Agostino poi di nuovo Tommaso d'Aquino creano una chiesa fondata sulla preservazione del status quo non ugualitario, cioè una chiesa iscritta in uno concetto conservatore del tempo (steady state) al beneficio delle classe dominanti. Dopo l'imperatore Costantino ed il battesimo di Clodoveo I, la Chiesa era passata dal Cristo agli « unti secolari - del Signore » cioè al Diritto divino dei monarchi, usato come trasferimento dell'idea di elezione tirata dal Vecchio Testamento come pure dall'usurpazione monarchica propagada dai rabbini (Salomone, Davide vs il gran prete successore di Mosè assassinato mitologicamente a questo scopo.) Il divenire si limita alla salvezza nell'altro mondo: tipica soluzione dei reazionari di tutti i tempi e specificamente dell'ideologia (apocalittica?) della fine della storia, fine intesa in modo letterale. Si strumentalizza così la figura del Cristo. L'approccio e la meta sono qui semplici : conservare l'ordine stabilito, un ordine messo già a male nella chiesa primitiva con le varie rivolte e vari messianismi cristologici e/o manicheisti ben descritti da Ernest Renan ma denunciati dalla Chiesa ufficiale come eresie.
Gioacchino col suo richiamo all'Apocalisse di S Giovanni Evangelista ha molte più fonti da analizzare e da criticare. Ad esempio la logica come dialettica della natura priva di storia tale che viene riassunta nella tassonomia di Aristotele: esseri naturali e uomo visto sopratutto come un essere naturale che nasce, vive e deperisce. Punto. Questa logica individuale del divenire è già falsa per l'individuo perché questi è anche un Essere sociale cosciente, mentre la coscienza cresce con lo sviluppo dell'intelligenza. (Vedi la dimostrazione fornita nella Autobiografia di G. Vico). Questo avviene in varie forme, ecco perché Gioacchino propone un sistema molto dettagliato di investigazione cognitiva, sistema molto bene riassunto da Mottu 3 sensi, 5 specie, 7 forme). L'astronomia: tempo tolemaico falsamente ciclico perché non ci sono solo i mini cicli falsamente ripetitivi. La genealogia storica inclusa quella di Gesù etc. Mottu ha capito bene che qui Gioacchino anticipa su Marx: crea una dialettica molto rigorosa tra le forme dell'Intelligenza sempre presenti ma sviluppate diversamente secondo il tempo storico, le 3 Età, cioè il metodo di investigazione e lo svolgimento della storia delle tre Età intesi come secolarizzazione dello Spirito, quindi delle forme di intelligenza. E dunque Mottu può affrontare la questione: il divenire è ovvio quando si aggiunge la coscienza alla semplice dialettica della natura, ma di quale nature è? In termini semplici la questione diventa: se c'è divenire ci sarà sempre divenire ...anche oltre lo Spirito? Il divenire ha il suo termine non contraddittorio nella realizzazione delle potenzialità umane-storiche. Ovviamente dopo la realizzazione della coscienza libera c'è solo lo sviluppo della coscienza, cioè la fine dei tempi della Preistoria e l'inizio della Storia cosciente, cioè della libertà individuale e collettiva: lo svolgimento del tempo cambia allora di riferimenti cronologici, non è più scandito dalle lotte di classe, se si vuole c'è un svolgimento libero della libertà nel senso che « les peuples heureux n'ont pas d'histoire » come dirà Hegel. (Vedi lo sviluppo nuovo della cronologica non più legato alla genealogia totemica o monarchica ma invece allo sviluppo dell'orologio, reso necessario dallo sviluppo del commercio marittimo. In mare l'orologio è necessario durante il giorno per indicare precisamente la posizione. Notiamo che malgrado gli sforzi di Colbert, mentre gli Inglesi sviluppavano l'orologio portabile per la loro Navy, Luigi XIV faceva fabbricare delle pendoli di salotto che scandivano le ore con profumi diversi ...)
Riprendendo Mannheim, Mottu afferma che manca a Gioacchino il motore storico del divenire; cioè la lotta di classe con le sue basi sociologiche e socio-economiche. Mannheim, il famoso « sociologo della conoscenza » tedesco, aveva già rivolto questa critica anzitutto contro Müntzer, criticandolo falsamente per essersi appoggiato sui contadini, giudicati come poveri soggetti storici. (Niente di nuovo qui: sappiamo tutti i volgari termini di insulta di cui abusava istintivamente Lutero quando parlava di questa classe purtroppo maggioritaria …) Quest'accusa risulta già falsa visto che la punta avanzata dei sostenitori di Müntzer erano gli artigiani e sopratutto i minatori di Turingia, cioè i minatori già naturalmente costituiti come una delle prime espressione storiche del « lavoratore collettivo », visto che in galleria senza solidarietà intera non si sopravvive. Di fatti, proprio a loro Müntzer rivolgeva i suoi appelli più pressanti. (10) Dürer poi produrrà incomparabili litografie contro l'oblio di queste lotte di avanguardia.
Quindi questo è un concetto che porta a semplificare la lotta di classe: è una interpretazione che rimanda più a Weber e agli sociologici della conoscenza che a Marx con la sua teoria di lotte e di alleanze di classe fondate sopra teorie più avanzate. Vico, grande conoscitore della storia romana e antica, aveva fornito una teoria complessa della lotta di classe alla quale Marx aggiungerà solo una chiarificazione e un contributo non di meno importantissimi, appunto per distinguere ribellione-riforme e rivoluzione, cioè l'anti-esclusivismo - vedi la sua Questione ebrea - e la legge del valore. Non si può parlare razionalmente di alienazione e di sfruttamento senza la teoria del valore di Marx; ugualmente senza la conoscenza delle Equazioni della Riproduzione Semplice e Allargata, parlare di distribuzione e ridistribuzione delle ricchezze diventa un confusionismo moralistico, social-democratico, cioè filosemita nietzschiano nella sua versione « sinistra ». Anche se con Ranke si potrebbe affermare che ogni epoca è similmente vicina di « dio ». Ma questo vale solo se è ugualitaria, prova fatta da Gioacchino e in modo esemplare da Mao Zedong, teorico marxista, grande conoscitore del ruolo storico dei contadini uniti al proletariato.
4) Per capire il punto si deve analizzare il vero progetto di Gioacchino, cioè la sua metodologia pratica e il suo contesto storico. Al contrario di quello che dice Mottu, il quale non ha il benefico della mia delucidazione della dialettica d'ensemble, non esiste nessuna dualità ontologica in Gioacchino tra l'Uomo e lo Spirito. Non solo l'Uomo è all'immagine di dio ma l'Uomo partecipa dello Spirito - cioè, della coscienza come salto di libertà al di là della dialettica della natura - ne è il vettore, e dunque l'Uomo come soggetto storico rappresenta la manifestazione dello Spirito secondo il bellissimo titolo del libro di Mottu stesso. Questa manifestazione si concretizza nelle sue forme storiche (padre-autorità; Figlio come mediazione o esempio; spirito come pedagogia di massa e libertà, lo spirito illuminando tutte e tutti ugualmente, senza differenza di sesso (Abbiamo già detto sopra che Gioacchino considera la donna maritata come una schiava mentre se si dedica allo Spirito facendosi monaca nel suo senso diventa libera, cosa che si ritrova solo con i pitagorici, la giovane moglie di Pitagora e le due allieve conosciute nell'Accademia di Platone ... e poi le poche presenti nella biblioteca di Alessandria, ad esempio Ipazia.) Questo concetto dello spirito santo fondato sulla manifestazione di tutte le forme dell'intelligenza, rimanda alla « selezione » funzionale operata dalla legge dei grandi numeri secondo le scelte personali contro la falsa « meritocrazia » di classe tale che praticata nella chiesa ufficiale corrotta già al tempo di Gioacchino (compra-vendita delle cariche ecclesiali, simonia, ecc. Vedi le riforme di Gregorio VII in http://it.wikipedia.org/wiki/Papa_Gregorio_VII.) L'opera di Gioacchino e l'appoggio papale iniziale vanno anche letti alla luce di questa presa di coscienza di una purificazione istituzionale necessaria. Questa speranza prenderà la forma del cosiddetto Papa angelico malgrado il Gran Rifiuto denunciato da Dante nella Divina Commedia. In oltre, Gioacchino è calabrese e vive nel regno normanno poi svevo-normanno del Mezzogiorno, la punta avanzata della civiltà occidentale all'epoca. Vive alla corte di Ruggero a Palermo, impiegato nella Cancelleria della corte la più brillante culturalmente, e politicamente la più avanzata d'Occidente. Palermo si trova allora alla confluenza delle civiltà romane, bisantine, normanne, sveve e arabe al momento nel quale gli Arabi avevano già recuperato l'eredità scientifica antica - Ibn Ruschd -, e già a Parigi come testimoniato da Abelardo contro San Bernardo di Chiaravalle. La Prima Rinascenza comincia lì incluso con il primo tentativo monarchico di separare potere secolare temporale e potere spirituale (Federico II rappresenterà la continuazione di questa scelta obbligata per Ruggero nel suo regno multi-culturale.) Gioacchino nacque a Celico, uno dei più tipici villaggi bisantini … ma situato nella Calabria bruzia-latina. Vive in una Calabria dove vi erano rifugiati i monaci basiliani, oggetti della persecuzione del imperatore bizantino la cosiddetta questione iconoclasta ma ora resi più vulnerabili dal Scisma del 1054. Non di meno contribuirono una visione monastica e eremitica che riporta alle origini pitagoriche del cristianesimo ed alle pratiche degli anacoreti orientali. Gioacchino fece un viaggio in Siria e fu dunque iniziato ad un'altra visione del mondo. Sopratutto Gioacchino è calabrese, cioè nato in una regione dove Pitagora non fu mai dimenticato. E nemmeno la sua influenza sui grandi allievi greci dei calabresi, cioè Socrate e Platone, ma anche molti altri a parte ovviamente Filolao, Empedocle, Archimede, Ipparco ecc. Gioacchino comincia con essere cistercense al momento nel quale i Templari cominciavano a subire sconfitte e nel quale l'ordine cistercense, appoggio ideologico dei Normanni francesi e inglesi, non corrisponde più alla ragione di Stato dei Normanni meridionali.
Gioacchino, uomo di corte, è uno dei più rigorosi logici mai esistito, fu detto che scriveva male il latino ma queste accuse provenivano da Tommaso d'Aquino il quale in quanto Dottore Somma era il tipico gran « servo in camera ». Oppure provenivano da Bonaventura, malgrado il suo postume ripentimento messo in scena da Dante nella Divina Commedia. Cioè, si tratta solo di denigrazione. Gioacchino si era ovviamente dato due compito a) uno politico religioso e b) uno personale religioso.
a) Il compito politico consiste tanto per Roma quanto per i Normanni meridionali di offrire una nuova sintesi politico-religiosa per unificare il regno assorbendo in particolare i basiliani come pure le sette più piccole ad esempio i valdesi meridionali. Ecco perché non ha torto Mottu di dire che, per capire Gioacchino, bisogna anche partire dal fatto che sia un monaco che pensa come un monaco anche se Mottu non capisce che si tratta di un monaco pitagorico. In breve, qui si parte dalla tecnica di riformulazione pitagorica positiva praticata dai pitagorici ma poi rovesciata dai rabbini, dalla curia, dall'Inquisizione e da tanti altri manipolatori nelle logge e gruppi non-ugualitari. La stessa rimarca vale per i testi pseudo-gioachimiti, offrendone così la chiave di interpretazione e di verifica per quello che riguarda l'autenticità del loro contenuto, più che dall'autenticità epigrafica, ed il tipo di variazione positivo o manipolatorio da loro offerto. Gioacchino parte dall'ordine esistente e dalla sua ideologia o narrazione, ma non a caso. Sceglie i testi dove la narrazione (le récit) è già ovviamente influenzata da una trama pitagorica anteriore: ad esempio, l'interpretazione data da Gioacchino dei 4 Vangeli come forme distinte di intelligenza ma con l'Apocalisse di Giovanni privilegiata perché apre ai tempi futuri ed è, più degli altri testi, di chiaro stampo pitagorico (cioè, rimanda ai cicli astronomi più che astrologici. In quanto tale, permette l'uscita dello schema settennale ma steady state della Città di Dio di Santo Agostino.) Gioacchino lo fa dunque strumentalizzando i cicli astronomici capiti come cicli scientifici ma poi utilizzati per la pedagogia di massa: feste religiose/pagane, Re maggi etc. Da qui i compiuti di Gioacchino. Dunque si crea un nuovo récit scientifico conforme al divenire storico ma mascherato e reso accettabile in termine dell'ideologia dominate e delle sue allegorie. Ecco il secreto pitagorico della Concordia e di tutti i scritti di Gioacchino, incluso il Tractatus analizzando in dettaglio da Mottu (il quale intravede pero senza vederla la trama scientifica pitagorica.) Questa sintesi permetterà di fatti una normalizzazione in Occidente, ma poi, senza Gioacchino, porterà al Grande Scisma ed alle serie di ribellioni che sboccheranno nella Riforma, nel gallicismo ecc. Così si spiega l'aiuto materiale ed istituzionale costante dei Normanni e Svevi-Normanni all'Abate come pure la rapida crescita iniziale del suo ordine e dei suoi monasteri. Questo viene anche illustrato con la messa in scena, voluta dalla brillante regina Costanza. Se Suger era l'appoggio del regno di Francia, i cistercensi quello dei Normanni « inglesi », i florensi furono quelli dei normanni e dei svevi-normanni meridionali. Il che spiega anche il loro rapido declino con la fine di questa dinastia e la sua opposizione al potere temporale della chiesa. (Vedi, ad esempio, l'ambivalenza dei gioachimiti rispetto a Federico II.)
b) Il compito religioso personale di Gioacchino parte dallo stesso metodo pitagorico ma vuole anticipare, con la fondazione del suo nuovo ordine, la nuova Età dell'uguaglianza e della libertà. La Tavola XII del Liber Figurarum illustra la disposizione dell'ordine di Fiore con laici coniugi integrati alla vita comune, in parallelo alle varie forme di intelligenza, e con la ridistribuzione delle ricchezze. Va sottolineato che Gioacchino parla di umiltà e non di povertà, per lui importa essere individualmente umile e collettivamente prosperi, tanto dal punto di vista materiale quanto da quello spirituale. La povertà predicata dai Francescani essendo solo una mediazione, in parte pilotata e controllata, della sconfitta florense sofferta ad Anagni ecc. Ma si tratta di una sconfitta dialettica perché legherà per i secoli a venire il basso clero ai più umili, dando loro la possibilità di concepire la storia nei loro propri termini, pensando con la propria testa. Müntzer è un uomo del popolo ma istruito al punto di potere dialogare - grazie a Gioacchino !- contro i più grandi dottori della Chiesa e contro Lutero stesso. Emidio Campi nella sua nota introduttiva alla Confutazione ben fondata di Müntzer riprodotta nel suo già citato Thomas Müntzer, Scritti politici, sottolinea : « Per quanto concerna la forma della lettera un elemento appare subito evidente: il rifiuto di Lutero di discutere teologicamente le tesi dei suoi avversari. ». p 179. Nella sua Esplicita messa a nudo della falsa fede Müntzer aveva già denunciato i teologici come Lutero per il loro tentativo di restringere i dibattiti all'università rifiutando di discutere davanti al popolo; anzi Müntzer pretendeva che i principi stessi dovevano decidere davanti l'assemblea del popolo riunito al quale spettava la « spada », cioè la sovranità politica. (idem p 136). Si può dunque affermare che Gioacchino inventa così un ordine che non è solo un'aggregazione di monasteri ma di nuove ecclesia, cioè nel senso etimologico uno insieme di comuni dove laici e monaci sono complementari e dove anche i monaci lavorano con le loro mani, incluso l'Abate. I diritti e privilegi concessi sin dall'origine al Ordine di Gioacchino da Enrico, e poi dalla meravigliosa e intelligente Costanza come pure l'appoggio maggiore della monarchia normanna e svevo-normanna mostrano come Gioacchino pote minimizzare il problema della relazioni del potere temporale e spirituale perché nella sua concezione l'aveva già superata in Sila.
C) La Menorah (Liminaire) e il Drago a 7 teste di Gioacchino come rappresentanze dei pianeti col fuoco centrale del sistema eliocentrico pitagorico.
Siamo così rimandati ai cicli e alle concordanze astronomici. Ironicamente, della Menorah esiste solo nel mondo antico l'esemplare presente sull'arco di Tito il distruttore del Tempio. Comunque è chiaro che si tratta di una illustrazione dei pianeti che sono di origine sumeriana e non rimandano alle illustrazioni indiane, forse più vecchie, basate all'origine sopra soltanto 5 pianeti. In francese si parla di Luminaire, il che non necessita altri commenti. A parte che, come dimostrato nella seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme (Sezione Libres-Books del mio sito; la seconda parte è tradotta in italiano nel saggio Contra-pitre disponibile nella sezione « Italia » del stesso sito), la Menorah serve per diffondere oscurantismo e magia assieme all'astrologia; idem per i cosiddetti Sefiroti, traditi dall'etimologia. Similarmente, nelle sue figure, Gioacchino riformulerà a modo suo, cioè in modo logico-storico la vecchia illustrazione dell'Albero della conoscenza. Questo povero albero, già una petizione biblica contro la scienza, diventerà uno vero e delirante bêtisier della cabala post-Gioacchino. Lo stesso metodo può essere evidenziato nelle altre figure dell'Abate pitagorico.) Ho spiegato nel mio Pour Marx, contre le nihilisme che per trovare il bandolo della matassa astronomia-astrologia-magia-religione si deve terne conto dell'avanzamento della scienza astronomica come pure della teoria della psicoanalisi marxista da me elaborata sulla base di una confutazione, definitiva benché vigliaccamente occultata, delle ciarlataneria del Freudismo ed delle altre teorie psicanalitiche borghese e del nietzschianismo, particolarmente nelle sue forme esclusiviste, prima di tutte quelle filosemite. In realtà, dietro le narrazioni si tratta di astronomia e di controllo economico del tempo, dei rituali sociali e dunque del potere, ecc. Con Gioacchino, ad esempio, a parte i suoi compiuti che non hanno niente a che fare con l'irrazionalità manipolatrice assunta della numerologia ebrea, le 7 teste del Drago dell'Apocalisse rappresentano i sette pianeti conosciuti all'epoca. (vedi la figura in http://it.wikipedia.org/wiki/Liber_Figurarum ) Sembra che la coda del Drago rappresenta il Sole o meglio ancora il fuoco centrale secondo la formulazione degli Antichi e particolarmente di Filolao, allievo del Maestro. (11) In seguito, Ipparco, cercando non a caso « la luce in fondo al posso », assieme ad altri Antichi avevano già intuito che il Sole era al centro del nostro universo. (12) Può anche trattarsi di eredita pitagoriche che riportano alla vecchia Eliopoli, l'antichissimo tempio-archivio dei faraoni, che tramite gli Arabi informerà la Città del Sole di Tommaso Campanella molto più conforme al nuovo ordine desiderato da Gioacchino nonché alla Città di Dio di Santo Agostino. Gioacchino è interessato all'astronomia non alle profezie astrologiche. Anticipa così quello che Vico dirà in modo più chiaro collegando i nomi dei giorni della settimana e i corsi e ricorsi, con una Provvidenza, poi ripresa come « ruse de l'histoire » da Hegel. Questa riformula l'idea chiave della modalità della manifestazione dello Spirito per Gioacchino. Bisognerebbe anche investigare più a fondo i riferenti numerici di Gioacchino e dei suoi compiuti in un'epoca nella quale la base pitagorica consolidata è sotto giacente al sistema numerico romano, sta evoluendo sotto l'influenza degli Arabi. Questo vale anche per l'evoluzione della matematica (al-gebra). Va ricordato che Pitagora fu assaltato e forse assassinato da Cilone di Crotone perché i suoi sostenitori demagogici non volevano adottare la Legge data da Pitagora agli Italioti. (13) Rispetto ai compiuti bisognerebbe verificare la metodologia dell'Abate calabrese uscendo dalla trappola che attribuisce ai pitagorici una religione dei Numeri: Socrate nella Repubblica di Platone ed altrove è molto chiaro nel considerare i numeri come una tecnica che non può sostituirsi alle Idee, cioè ai concetti universali che rendono conto della realtà. Ho già detto che il Numero di Platone riflesso diretto del metodo pitagorico di Filolao - usa le corrispondenze e le derivazioni numeriche come modo per avvicinarsi alla realtà non per sostituirsi; questa lezione metodologica sarà ripresa da Leibniz per l'uso scientifico delle probabilità da lui ideate, un'evidenza oggi troppo spesso dimenticata dalla fisica moderna, la quale prende la probabilità come base ontologica di una realtà indeterminata, commettendo così una petizione di principio molto comoda per occultare il divenire naturale e storico. Copernico dimostrò poi che le ipotesi derivate da questo metodo erano esatte anche se prima della cosiddetta rivoluzione copernicana i dati divergenti dal dogma corrente potevano essere registrati ma senza potere ancora dare una buona coerenza alla materia in generale. La stessa critica positiva vale per l'uso della filologia di Vico, di cui i più dogmatici e malintenzionati fecero finta di ridere: bastava pero aggiungere la legge del valore di Marx per completare il metodo scientifico di Vico. In altre parole siamo in fase di transizione da un paradigma ad un altro dato che già con gli Arabi al tempo di Gioacchino non si poteva più credere che la terra fosse piatta ed situata al centro del mondo nonostante la dimostrazione completa rimaneva da completare. Senza conoscenze scientifiche avanzate, Gioacchino non avrebbe mai avuto la sua riputazione e non sarebbe stato divulgato e difeso - anche in forma paradossale molto tempo dopo la sua morte vedi certi testi gioachimiti e poi rosicruciani legati alle ribellioni spirituali-contadine. Di fatti, questa difesa e illustrazione durerà fino a Copernico/Galileo ed alla riformulazione moderna del suo messaggio sociale-politico da Vico. L'Illuminismo deve a Gioacchino i suoi aspetti ugualitari e progressisti; ecco perché viene oggi messo sotto attacco dalle logge filosemite nietzschiane.
D) La distruzione della Scuola di Pitagora da parte di Cilone di Crotone e la fuga dei pitagorici sopravvissuti compresi dunque probabilmente anche gli archivi (in Sila?).
Basta prendere la superstrada Crotone-Cosenza-Paola e più ancora la sinuosa strada anteriore per capire cosa è successo dopo la messa a sacco della scuola di Pitagora da Cilone di Crotone. La giovane moglie di Pitagora era una sacerdotssa autoctona in un tempio conosciuto e considerato da Pitagora nella sua ricerca di un asilo sicuro fuori della Grecia ma non di meno molto vicino, cioè nella Magna Grecia. Questo rimanda dunque ad una rete pre-esistente. In Calabria, i Romani conservarono ancora una trentina di luoghi con toponimo o dedicati ad Ercole (cioè alla vecchia scuola di iniziazione alle 12 costellazioni anche quando, per causa della precessione degli equinozi, si passa da « Orione » alla Stella polare come punto di organizzazione geotemporale specialmente con lo sviluppo della navigazione per certi popoli più marittimi nel Mediterraneo. (14) Virgilio non ha forse torto quando fa partire Enea d'Italia per ritornare in Italia al termine di una lunga peregrinazione. La Sila attorno a Santa Severina, Cerenzia e Caccuri dispone di molti luoghi strategici e di molte grotte ideali per dissimulare archivi. E meglio ancora passato la junture dell'Arvo e del Neto per arrivare presso Jure Vetere. Queste vie di penetrazione verso l'interno e di passaggio dal mare Ionio al Tirreno seguendo i fiumi erano conosciute da tempi immemoriali: Omero parla del Neto navigabile ecc. Non mi sembra che Gioacchino e Raniero da Ponza, ambedue ovviamente iniziati, si siano recati a quello posto solo per caso. Bisogna avere il contributo dei studiosi di Pitagora e dei suoi seguaci incluso Empedocle nei fianchi dell'Etna dove certe grotte facevano ufficio di eremitaggio. Tutti sono posti sicuri visto il loro relativo isolamento o l'attività vulcanica. Idem per i dionisiaci a Napoli istallati sul fianco del Vesuvio, come si sa la compagna di Spartaco era una sacerdotessa di Dioniso, il che ci rimanda alla tradizione greca più vicina di Horus ecc in Egizio con i concetti ugualitari di resurrezione dei morti e di Giudizio universale (la bilancia degli Egizi). Questo concetto è assente nella cultura ebraica ereditata dai Sumeriani (vedi Epopea di Gilgamesh con il numero prestabilito di pani, dunque di giorni, per l'eroe come per tutti gli uomini.) Per i rabbini l'uomo non ha « anima » e dunque non può resuscitare né reincarnarsi. Vedi pure la discussione sull'anima e la resurrezione nella Repubblica di Platone con il mito di Er Pamfilio. Questo mito è altrettanto fondamentale per la formazione del cristianesimo come risulta esserlo il Banchetto e l'Aplogia di Platone per la Cena del Cristo.
La Sila ancora prima della venuta di Gioacchino era luogo di monachismo e di eremitaggio. Cioè di trasmissione del sapere non esoterico ma disinteressato, astratto dalle pressioni socio-politiche immediate, anche se ovviamente sempre limitato dal contesto storico e dai suoi schemi mentali dominanti. Egemonia implica contro-egemonia e dunque lotte di classe più o meno aspre e violenti. I destini personali di Pitagora e poi di Socrate, come pure di Cristo, né portano testimonianza. Malgrado le persecuzioni subite in Magna Grecia, i pitagorici, ormai rifugiati nel segreto - underground -, ebbero una importantissima influenza sul Impero romano. Questo cambiò solo con Costantino e con la sua codificazione-rigidificazione della doxa cristiana ormai stabilita come religione di Stato. Questo provocò un ritorno alla condanna biblica della scienza e del divenire umano in favore della preservazione ad ogni costo dello status quo, e la condanna di ogni alternativa alla risurrezione tutelata dalla Chiesa, incluso la reincarnazione pitagorica. Intanto l'Imperatrice Elena si impegnerà per fissare artificialmente la topologia necessaria alle credenze ed al nuovo culto di Stato incluso in « Terra Santa».
E) Fiore vs Jure Vetere e Giovanni Evangelista vs Giovanni Battista.
Gioacchino non ha fondato San Giovanni in Fiore al massimo si fece dare i diritti e privilegi su Faraclonus (località longobarda pre-esistente).(15) (Nota aggiuntva: il Dominio silano concesso all'ordine florense era il Dominio di Fiore, vedi lo storico Romano Napolitano, S. Giovanni in Fiore, Monastica e civica.) Esiste una confusione deplorabile su Fiore e Jure (quest'ultimo inteso in senso dialettale.) Fiore fa referenza al nuovo ordine che annuncia l'avvenimento della Terza Età, dandosi la missione di prepararla. Ecco perché l'Anonimo, riferendosi alla fondazione dell'ordine, fa referenza a « Fiore » parlando ovviamente della località Jure Vetere dato che Gioacchino era ancora vivo. Gioacchino e Raniero da Ponza scelsero Jure Vetere chiamandolo così oppure era già il toponimo pre-esistente, il che chiarirebbe la connessione pitagorica del luogo che comunque doveva essere un fatto per iniziati. Jure Vetere rimanda a ius - Jura in tedesco ripreso dal latino - e vetus, dunque alla Legge Antica, cioè quella del Maestro Pitagora. San Giovanni in Fiore fu fondato come sede dello monastero florense dopo la morte di Gioacchino e dopo l'incendio di Jure Vetere e la mezza condanna della gravissima questione relativa alla trinità benché essa fu minimizzata con la scomparsa dell'opuscolo di Gioacchino, cioè quando l'ordine nuovo di Fiore fu costretto a fare difensivamente marcia indietro. Questo porterà poi alla messa sotto tutela diretta da parte della Santa Sede, e più ancora dall'Inquisizione e dai Gesuiti sopratutto dopo il Concilio di Trento ed il dilagare della Controriforma. La trasformazione di Fiore in commenda con la nomina dell'inquisitore Santoro parla chiaro.(16) La Chiesa Madre fu eretta per fare dimenticare l'abbazia florense di Matteo, il fedele successore di Gioacchino, successivamente isolata e poi lasciata all'abbandono. Similarmente, i nuovi maestri commendatari di San Giovanni in Fiore normalizzarono il luogo e la sua simbolica rimpiazzando Giovanni Evangelista con Giovanni Battista. L'Apocalisse dell'Apostolo è chiaramente un testo per iniziati - 7 sigilli - collegato all'astronomia-astrologia positiva e con cesure temporali-spirituali che devono essere rivelate ed esaurite nella storia umana. Similarmente Gioacchino annuncia i tempi nuovi ma non come come millenarismo messianico: per il pitagorico creativo Gioacchino, il tempo del Messia è ormai esaurito, ma si tratta per lui solo di un tempo astronomico e intellettuale che da luogo all'inizio di una altra Età. Questa questione del nome deve essere chiarita in modo definitivo, come pure quella della presenza pitagorica nella Sila.
La celebre fiera istituita con l'attribuzione dello statuto di città parallelamente alla commenda, fu similarmente utilizzata in questo modo per appropriarsi della memoria ma anche come metodo per attrarre nuovi abitanti e per sostenere lo sviluppo economico del luogo. Il diritto di asilo concesso a Fiore aveva giocato lo stesso ruolo socio-economico fin dall'inizio dell'insediamento gioachimita.
Paolo De Marco
San Giovanni in Fiore, 11 luglio 2014 (riletto il 20-21 settembre 2014)
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1. Questa interpretazione fu rafforzata da una mia conversazione oltre uno anno fa con il signore Lopetrone al quale si deve molto per i scavi condotti a Jure Vetere come pure per l'impeccabile dimostrazione della messa in opera di questa regola geometrica in quella importantissima costruzione. Vedi Jure Vetere: Ricerche archeologiche nella prima fondazione monastica di Gioacchino da Fiore (indagini 2001-2005), a cura di Cosimo Damiano, Dimitris Roubis, Francesca Sogliani, ed Rubbettino, 2007
2. Vedi Henriette Chardak, L'énigme Pythagore, Presse de la renaissance, 2007
3. Pierre Brind'Amour, Nostradamus astrophile, Les Presses universitaires d'Ottawa, Klincksieck, 1993. Questo autore è esemplare. Sulla base della chiarificazione e della ricostruzione del gergo e delle teorie astronomiche-astrologiche dell'epoca, propone di verificare in modo scientifico il valore delle profezie e predizioni astrologiche il cui termine è già esaurito. Se si aggiungano le chiarificazioni biografiche dei soggetti studiati allora la dimostrazione parla da se stessa.
4. Luca Parisoli, « La corte di Palermo nel XII secolo », Gioacchino da Fiore, La Provincia di Cosenza, Periodico di amministrazione politica e cultura, marzo 2011.
5. La mia prima realizzazione di questa concordanza risale alla seconda meta degli anni 70 con la lettura del libro Plato, The last days of Socrates, Penguin Classics, reprinted in 1973. Questo volume contiene i discorsi Euthyphro, the Apology, Crito and Phaedro. Per qui ha sentito parlare della Concordia di Gioacchino sono nativo di San Giovanni in Fiore è della prosopopea socratica offerta da Roland Barthes, è chiaro che, per disegno o meno, siamo qui messi in presenza della « passione di Socrate » che culmina nel Banchetto. Anni dopo ebbi la fortuna di visitare Chichen Itza, un vero e proprio calendario a cielo aperto, fu una rivelazione. Fine Novembre 1994, la curiosità mi spinse a comprare il numero 9 della rivista Actualité de l'Histoire Mystérieuse dedicata ai « Templiers: le temps des bûchers ». Fui inizialmente incomodato dal lato irrazionale di certe affermazioni, che ho poi cercato di chiarire tra altre cose nel mio Pour Marx, contre le nihilisme, riportando il discorso nel ambito scientifico. Avendo poco fa ritrovato questa rivista e avendo avuto l'opportunità di rileggerla, devo riconoscere che ne fui più influenzato di quanto credevo. Mi piace menzionare due aspetti relativi a) alle costellazioni; b) a Gregorio Magno. L'articolo di Jean Faucounau, « Qui inventa les constellations» p 103-117, merita certo di essere sottolineato. Personalmente, io non credo affatto che i « proto-Ioniens » inventarono le costellazioni, e neanche quelle usate dai Greci antichi. Questo lungo processo collettivo risale alla preistoria, come d'altronde il passaggio del calendario lunare al calendario solare. Pero la sua analisi del « trasferimento di identità » di Orione che tenta di decifrare nella sua analisi del Disco di Phaistos collegandolo ai testi greci antichi ci rimanda ad uno fatto innegabile, cioè all'impatto della precessione degli Equinozi sullo spostamento del Polo Nord rispetto alle costellazioni. Questo corto articolo rimane dunque esemplare a modo suo. Recentemente leggendo il libro di Camillo Flammarion, Astronomia popolare, Edoardo Sozogno, editore 1885, ho trovato alla pagina 48 una figura che da lo « spostamento del polo dell'anno 6000 av. C. fino all'anno 18 000. Ciclo di 25 765 anni ». In un colpo d'occhio in questa geniale illustrazione di Flammarion si può vedere la rappresentazione del cerchio descritto dal polo nord nel cielo stellato per causa della precessione degli equinozi. Per quello che riguarda Gregorio Magno ecco un tratto che da una luce specifica all'analisi del sincretismo religioso ad esempio quella esemplare proposta da Jacques Roumain, oppure della super-posizione dei templi e delle cattedrali su luoghi del culto anteriori ecc. Questo corto articolo è utilissimo per capire le regole di formazione di certe narrazioni. Ecco il brano « Ho pensato, scrive San Gregorio Magno ad un « missionario » che non debbono essere abbattuti i templi ma solo gli idoli che contengono. Si deve fare acqua santa e aspergerne i santuari pagani, elevare degli altari e metterci delle reliquie; questo perché se i templi sono fatti bene conviene farli passare dal culto dei demoni a servizio del vero dio » Poi spiega anche come trasformare le feste e i sacrifici pagani incorporandoli nei riti cristiani mettendo anche delle croce sui menhir ecc. (« Gabriel Lechevalier, « Du solstice païen au Noël chrétien B, idem p 143-157.) Honneur où honneur est dû, il mio oblio involontario motivato in quanto marxista, dal rifiuto istintivo di quello che si allontana dal metodo scientifico, è qui riparato.
6. Henry Mottu, La manifestazione dello Spirito secondo Gioacchino da Fiore, Marietti, 1983
7. « Gioacchino Concordia, Libero V, cap. 1 tradotto e citato in La Provincia di Cosenza Periodico di Amministrazione Politica e Cultura, Gioacchino da Fiore, 2011, p158-159
8. Tutti i templi, anche nel Neolitico, come pure le chiese spesso costruite su di loro erano orientate sul cielo. Vedi World Archeoastronomy, Edited by Af Aveni, Cambridge University Press, 1989.
9. Giovanni Greco, Patrimonio artistico di San Giovanni in Fiore, storia e descrizione, Pubblisfera Edizione, 2014, p 131.
10. Thomas Müntzer, Scritti politici, Editrice Claudiana, 1977. 11. vedi Jacques Blamont, Le chiffre e le songe, Ed. Odile Jacob, 1987, p 40, p 299. Vedi pure http://it.wikipedia.org/wiki/Filolao . Vedi pure questa citazione: « D'autres pensent que la Terre se meut. Ainsi, Philolaos le Pythagoricien dit que la Terre se meut autour du Feu en un cercle oblique, de même que le Soleil et la Lune. Héraclide du Pont et Ecphantos le Pythagoricien ne donnent pas, il est vrai, à la Terre un mouvement de translation [mouvement autour du Soleil, héliocentrisme]… Partant de là, j'ai commencé, moi aussi, à penser à la mobilité de la Terre » (Copernic : Lettre au pape Paul III, préface à Des révolutions des orbes célestes. De revolutionibus orbium caelestium, 1543). http://fr.wikipedia.org/wiki/Pythagore
12. Blamont, idem.
13. Vedi, Chardak, 2007, p 355
14. Vedi Jean Faucounau e Camillo Flammarion già citati nella Nota 5 qui sopra.
15. Pasquale Lopetrone « Fara, Fiore, San Giovanni in Fiore », in Diego Maestri, Giovanna Spadafora, Ambiente e architetture di San Giovanni in Fiore, Gangemi Editore, 2008, p 205.
16. Giovanni Greco, idem, p 59
XXX
Joachim of Fiore and the Halley comet
The pope Gregorio Magno adapted the Christian calendar to the astronomical (pagan, cum scientific) cycles. Thus Christ's birth was made to correspond to the Winter solstice. But the Julian calendar was still a bit shaky, to say nothing about the real birthday of the Pythagorean master Jesus Christ. Thus, they picked up the Halley comet: which announced the end of the world dominated by the Law (Father stage) and the ushering of the new age of compassionate intermediation that of the Son of Man i.e., of Christ.
Joachim is a Pythagorean himself and he knows a lot about astronomy for his time. He then picks up the next showing of the Halley comet and announced that the end of Christ's age and the beginning of the new age of consciousness or Holy spirit would happen on 1260.
Now the Halley comet showed up on 12 before our Christian area. Camille Flammarion gives us in 1885 a cycle of 74 years and 6 months. Modern astronomy gives a slightly higher cycle (around 78 years on average.) As you can see, Joachim was not a stupid cabalist but a very good Pythagorician astronomer: with his concordances model, he noticed the cycles and worked it out very accurately. The Pythagorean « beauty » – although it is less scientifically meaningful, except for the understanding of the history of science and of epistemology, is that the cycle corresponds to the famous 40 years of Pythagoras multiply by two; ie., as an heuristic model (remember the heuristics of probability for Leibniz ?) that was not too bad either.
Flammarion describes a little bit the astrologers' and monarchs' vacuous and frightened delirium on comets as harbingers of many woes. But he also mentions that they were popularly known as Dragons.
So here you have it all : The reworking of biblical symbols – the tree , the genealogy etc – the cosmic model with the seven known planets – adding the importance of Number 7 for Pythagoreans including John the Evangelist – and of 10 for moderns astronomers when they don't give planetary status to a few hundred other more little objects that would qualify, except for size
Joachim of Fiore was the best progressive emancipatory mind before Karl Marx who modernized him in a definitive scientific way.
Paul De Marco. Copyright © La Commune Inc, October 2, 2014.
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The Great Pyramid of Giza, the 4 animals or zodiacal signs of the 4 official Gospels and Joachim of Fiore.
It suffices to look at the demonstration provided in « Le secret caché des pyramides d'Egypte révélé » dans https//www.youtube.com/watch?v=ca0cVxU1RUo , especially starting from 1:32:40 (I first saw this film on November 18, 2014) and to include that important piece of information in the context of my recent thesis on Joachim of Fiore as a Pythagorean. See my Appunti su Gioacchino da Fiore e San Giovanni in Fiore: Il messaggio, la sua difesa e la sua falsificazione, available in http://www.la-commune-paraclet.com/ItaliaFrame1Source1.htm#ITALIA . The symbols are then reworked by Joachim in his interpretations of the 4 Gospels and in his Liber Figurarum. As noted in my Appunti, Jure Vetere was built according to the Golden Ratio as were later Gothic cathedrals. Note also that there are 12 Apostles just like 12 Constellations and 12 Labours of Hercules.
As for the number Pi in this specific context, see my Pour Marx contre le nihilisme (2002) Just use the word « nombre » in the search function and it will bring you there in the second part of the book dealing with the Marxist theory of psychoanalysis. After the publication of this book, the field of archeoastronomy found its true scientific status. Some time afterward an Italian professor demonstrated the astronomical link with the famous Bull of Lascaux (see Science et Vie). I personally think that she did this convincingly. Many others followed suite: Of course, no one ever cared quoting my book despite its ISBN number, although without it the whole field would have remained wrapped into voluntary and/or involuntary superstition, including and perhaps mainly from drifting and inegalitarian Masonic Lodges! As we know castes and dominant classes manipulate the irrational to maintain their privileges and to preserve their political and ideological power over the credulous « masses ». Science is the only antidote.
As far as Joachim of Fiore is concerned, it is painfully obvious from my Appunti (Notes) that the occultation and falsifications are possibly worse.
Paul De Marco, Copyright © La Commune Inc, 2014-11-19
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Gioacchino pitagorico = illustrazione con la Figura in spirale chiamata « Mistero della chiesa » vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Liber_Figurarum
Qui si anticipa lo studio di Fibonacci che ovviamente parte dalle ricerche delle scuole pitagoriche.
La spirale cosmica-storica di Gioacchino viene poi ripresa nell'interpretazione dei corsi e ricorsi della storia di G. Vico, cioè non si tratta dei cerchi ripetitivi alla Nietzsche et al - ma di una progressione ordinata nel tempo sopra un asso invariabile naturale-umano dunque sempre identico malgrado i suoi cambiamenti di forme storiche. (1) La progressione si fa verso la libertà e l'emancipazione tanto per Vico quanto per Gioacchino. In effetti, Vico riprende, adattandole, le tre Eta di Gioacchino.
Per la tesi su Gioacchino pitagorico vedi la sezione Italia del sito www.la-commune-paraclet.com
Ripeto che Jure significa legge. Jure vetere legge antica, cioè la scuola scientifica di Pitagora. Molte discussioni su Gioacchino tacciono il ruolo di alcuni suoi accompagnatori di origine in Sila tra cui Raniero da Ponza e il capo muratore che aiutò alla costruzione della prima abbazia a Jure Vetere nella quale viene ritrovata e applicata una nuova e raffinatissima comprensione della Sezione Aurea che ne spiega l'originalità e, per l'epoca, la grandezza. Queste ricerche saranno poi applicate alla costruzione del Duomo di Cosenza da Luca Campano, lo scriba di Gioacchino. Da qui, verrà rinnovata tutta l'architettura occidentale portando in fine alla sistemazione effettuata da Palladio. (2) Anche se questa tassonomia delle proporzioni rimane limitata dai materiali allora disponibili e dalle conoscenze fisiche necessarie per calcolare le forze.
« Fiore » è anche un termine patronimico antico romano come testimoniato dalla stela di Badessa a Cosenza nel museo dei Bretti e dei Bruzzi.
Paolo De Marco
il 4 agosto 2017
1 ) Althusser insisterà sopra questo carattere di invarianza perché esso costituisce il cuore della dialettica e dunque, nella sua forma moderna, della metodologia del materialismo storico, vedi la mia « Introduzione metodologica » nella Sezione Livres-Books del sito www.la-commune-paraclet.com
2 ) Vedi: https://it.wikipedia.org/wiki/Andrea_Palladio
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(ancora da editare)
Care compagne, cari compagni,
Con la speranza che possa contribuire a farci uscire dal mito soreliano della ''nonviolenza beata'' e di contribuire così alla crescita della vigilanza teorica dei movimenti contro i diversi tentativi di eviscerare le loro resistenze, vi mando questo saggio, scritto nel mio solito italiano un può aleatorio.
San Francesco ''padrone'' d'Italia, Fiore e Marx compagni del mondo.
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S. Francesco e la "regola" di Fini
Pubblicato in www.liberazione.it 05-10-2004 (a)
Gianfranco Fini ieri era ad Assisi a rappresentare il governo nel corso dell'annuale cerimonia in occasione della festa di San Francesco, patrono d'Italia e avrebbe fatto la sua figura dignitosa se si fosse limitato a portare il saluto delle istituzioni. Ha preferito invece offrire all'Italia una lezione di spiritualità francescana. San Francesco « non condannò mai l'uso delle armi per la legittima difesa » - ha detto - e, ricordando che egli « desiderava la pace come mezzo al servizio del bene comune », ha puntualizzato che la regola francescana non proibì l'uso delle armi ma l'aggressione armata. « Una nozione importante - ha osservato infine - nell'epoca attuale, in cui la libertà deve essere difesa ogni giorno dalle persone in divisa ». E' davvero singolare che sia Gianfranco Fini a fare l'esegesi della regola di San Francesco. Isolare una frase non solo dal contesto storico in cui viene pronunciata, ma addirittura dalla testimonianza di un'intera vita, è quanto meno "capzioso". Questo è tipico della lettura fondamentalista della Bibbia, molto frequente oggi negli Usa e utilizzata anche da Mr. Bush. Proviamo a capirlo con un esempio. Una volta Fini avanzò proposte sul voto agli immigrati. Ma quella posizione non ci ha fatto cambiare opinione sulle politiche di condanna a morte degli immigrati rispediti, dalla legge che porta il suo nome, verso le terre da cui scappano a causa della guerra e della fame. Quella legge non ci pare particolarmente ispirata allo stile dell'accoglienza francescana. Ma a proposito dell'uso delle armi, Gianfranco Fini ha l'abilità di capovolgere i termini della questione e piuttosto che esaltare il fatto assolutamente inusitato, innovativo e rivoluzionario della proibizione per quell'epoca, lo legge con le sue lenti e arriva a concludere che ne consente l'uso solo agli uomini in divisa. In realtà dalla regola e dalla vita, dai gesti compiuti e da innumerevoli messaggi, Francesco è e rimane un modello di nonviolenza, un uomo fatto in tutto ultimo tra i poveri e disarmato tra i violenti, per protestare con la propria vita che il Vangelo, la libertà e la pace non si annunziano con la forza. Da sempre nella storia la nonviolenza è stata strumento povero degli oppressi e la guerra, arma degli oppressori. Nella regola infatti chiede ai suoi fratelli di "amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano. Beati quelli che sono perseguitati per la giustizia, poiché di essi e il regno dei cieli". Capisco il disagio di Fini di rappresentare un governo in guerra al cospetto di un santo nonviolento ma volerlo trasformare in un teorizzatore della guerra preventiva mi sembra francamente troppo.
Tonio Dell'Olio coordinatore nazionale di Pax Christi.
Indice
Introduzione: il vicus di G. Fini e la guerra giusta
Elenchiamo qualche elementi cruciali da meditare:
legittima difesa, difesa della libert0e guerre giuste, libertà e uguaglianza, uguaglianza e diritto della gente, il tempio della coscienza, ''poverello'' o vittima dello sfruttamento, metalli e forme nobili di intelligenza o Critica del Programma di Gotha, legge del valore di Marx.
Nonviolenza beata, voglia ciarlatanesca di isolare i ''violenti'' e nuova disobbedienza civile di natura eccezionale.
Finanziaria di Siniscalco, Museo dei partigiani o museo d'una Shoah selettiva?
Messianismo crociato del sempliciotto Wojtyla
Scienza e coscienza, sede e natura dell'ONU
Dialogo etico e cooperazione sociale.
Nota Aggiuntiva (20 ottobre 2004)
Introduzione: il vicus di G. Fini e la guerra giusta
Ecco dunque rivelata la fonte originale dell'argomento nella sua superba furbizia. Che sia stato immaginato da Gianfranco Fini e dal suo entourage atlantico non deve stupire. E invece naturale. Come è noto, il ''vicus'' personale di Fini, è poco vichiano: ha più a che vedere con il camino rovesciato e ''tellurico'' dei figlioli di Salò, di Almirante e degli allievi di Sharon, nonché del divenire umano. E pensate che nel mio candore io credevo che le manipolazioni da parte dei servizi italiani, percepibili da qualche tempo, e contrastate da me e da altri compagni come insulto alla democrazia, non si abbassavano proprio a questo livello! Povero Dell'Olio che ora cerca di dovere ''difendere'' una concessione eviscerata del ''pacifismo'' ideata proprio dai nemici del pacifismo anti-militarista. Ma lo fa al costo di mettersi male con San Francesco e anche con San Paolo, Santo Agostino, San Tommaso e con tutti gli teorici cattolici e cristiani della ''guerra giusta''. Lo fa a costo di mettersi male con i suoi predecessori più autentici e più anti-nazifascisti, i quali, al contrario di gran parte della loro gerarchia, se non del papa, no tendevano la guancia destra dopo la sinistra come prova di ammirazione del ''Maestro'' e come prova di volontà di condanna dei resistenti! Al modo loro, questi resistenti rimanevano saldamente al fianco degli altri resistenti. Un'attitudine di resistenza passiva questa condivisa con il Gandhi storico oggi mascherato da servili parassiti che usurpano il suo nome.
Ovviamente, col suo argomento, Fini non inventa niente. Queste idiozie demagogiche sono già state propagate con poco successo in America del Nord. Il loro carattere arcaico pre-Trattato di Westfalia e pre-ONU corrisponde ad un odio filo-imperiale delle Nazioni e più ancora degli Stati-nazioni. Nel Nord-America, per ragioni di differenza a fondo culturale, si trattava di coordinazione dei vari rami nietzschiani religiosi, da mobilizzare in favore della guerra preventiva, non riguardava ancora il ''noyautage'' del movimento pacifico. Santo Fini, padrone dei neo-templari sionisti minori della Penisola! In somma, abbiamo qui motivo per rallegrarci, dato il livello ed il bagaglio culturale di questi pseudo ''eletti'' e la maturità dei movimenti.(b)
Diciamo tra parentesi che, d'accordo con i signori Violante, D'Alema e altri, ci possiamo rallegrare quando certi ex-fascisti abbandonano i loro errori scellerati del passato per abbracciare il rispetto della democrazia italiana codificata dalla Costituzione. Quando un erede di Almirante o di tanti altri uomini ''qualunque'' si convertono in allievi di Sharon, Wolfowitz, Perle e tanti altri epigoni del vecchio atlantismo mutato in impero filo-semita nietzschiano, c'è proprio da stupirci! Non convince. Non credo neanche che così il mutante Gianfranco Fini possa riuscire a convincere molti dei suoi vecchi ''compagni'' di stampo Repubblica di Salò più che di ''marcia su Roma''!
Sfortunatamente la reazione istintiva del Signore Dell'Olio e di tante altre persone consiste a spezzare una lancia in favore di un pacifismo così fondamentalista e privo di senso da negare il significato del Articolo 11 della Costituzione italiana, al nome del quale si può invece condannare la guerra senza negare il diritto di resistenza della gente in un modo appropriato alle circostanze a loro imposte. Un tale pacifismo fondamentalista rappresenta l'altra faccia di Giano dell'odio nietzschiano della carità umana, particolarmente cristiana. Ovviamente, l'odio portato dalla Volontà di Potenza deve rimanere il lusso dei ''maestri'', la carità la più debilitante possibile, la cultura dei servi. L'agnello pasquale rimane la scusa che cerca di fare scala al leonemussoliniano, sempre un può quadrato di mento e di testa, almeno in questo mondo.
Noi, comunisti e pacifisti anti-militaristi ripudiamo queste due alternative che si nutriscono l'una con l'altra. La carità umana non ci pare irrazionalmente, come a Nietzsche, una passione nefasta che rammollisce l'istinto vitale del ''sovra-uomo'' e mina il dominio del suo sistema di caste. Ci sembra invece un'espressione troncata e troppo parziale della giustizia sociale in un mondo di caste e di classe che ripudia ontologicamente la giustizia e la demo-crazia. L'odio ci sembra un insulto all'umanità intera ed alla solidarietà internazionale del proletariato, quindi dei popoli, e ci fa cantare istintivamente con Manouchian/Aragon : Muoio senza odio in me per il popolo tedesco, o israeliano che sia (L'Affiche Rouge). La mitologia del Cristo, come quella di Socrate non ci sembra estranea. Ansi. Ma proviamo grande tenerezza nel confronto di Spartaco, di Thomas Paine, di Thoreau e John Brown e di tutti i nostri Varlin.
Ripudiamo queste due nozioni preistoriche gemelle di odio e di carità in nome dell'eredita partigiana iscritta nella nostra costituzione come pure nella Carta fondamentale dell'ONU. Le ripudiamo perché non riconosciamo nessuno ''monopolio legittimo della violenza'' allo Stato, alle caste dominanti o ai mercanti del tempio. Le ripudiamo come ripudiamo la teoria del ''Might makes Right'' e delle sue provvidenze selettive ora recuperate in vena filo-semita nietzschiana. Non riconosciamo nessuna legittimità alle cosiddette ''guerre giuste'' o al uso individuale della violenza almeno che siano chiaramente utilizzate in legittima difesa e resse necessarie dall'assenza di alcuno sbocco legale o negoziato. Le ripudiamo in nome anche della lotta di classe coscientemente concepita da Gioacchino da Fiore e da Vico come opera di una Provvidenza secolarizzata. Anche se, con Marx, abbiamo infine capito scientificamente come questa provvidenza non sia altro che il camino storico reale dell'uguaglianza umana.
Questa nostra concezione marxista rappresenta una tutt'altra cosa che il frutto fallaccio di un cerchio funzionalista che si morde la coda, dato che è già iscritta, come dell'altro la parità fra i sessi e l'uguaglianza etnica nel rispetto delle sue differenze, nelle condizioni di esistenza materiale della specie umana come specie naturale anche se dotata della coscienza della sua coscienza e della sua evoluzione storica. Ogni richiamo a un ''cristo'' rivisitato per comodità psicologica ci sembra una cattiva presa in giro. Il ''bacio'' dostoievschiano di ''cristo'' al ''grande inquisitore'' è un specchio che rivela il viso vero del ''nemico''. Ma non si comprende senza il monito di dare a Cesare (cioè alla politica) quello che appartiene a Cesare, mentre si costruiscono attivamente le ''comunità di uguali'', sempre fratelli di Spartaco e dei schiavi suppliziati come diceva Rimbaud (vedi la seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme nota aggiuntiva: ora in parte disponibile del mio Contra-pitre, in questa medesima sezione).
Il riduzionismo ideologico in questa materia rappresenta un grandissimo pericolo. Un pericolo capace di portare naturalmente, per imitazione del metodo, alla propensione di privilegiare certe maledizioni cristologiche. Ultimamente si è potuto misurare, a l'ontano della teoria cognitiva nord-americana ben conosciuta dai filo-semiti ideatori delle torture sotto controllo ''medicale'' (in Israele ed in Guantanamo), il potenziale micidiale dei possibili rovesciamenti prodotti da questo riduzionismo fondamentalista. Abbiamo osservato come questo potenziale di regressione cognitiva della ragione critica si da sfogo istintivo, sopra tutto quando la ragione, preda di facili percezioni mediatiche, crede di essere stata sconfitta e risente una diffusa confusione, senza capirne le ragioni. Questo stato di angoscia la porta allora a puntare un dito accusatore proprio verso l'Altro, il ''terrorista'' generico, che non si pretendeva neanche baciare visto che lo scopo dell'esercizio era sin dal inizio quello di baciare, beato dio!, i fratelli di caste come Fini e Berlusconi!!!. ''Unità nazionale?''. ''Empatia (cristiana)?''. ''Sodomia mostruosa dell'ostia e del vittimario'' diceva Aimé Césaire. La sinistra autentica, anche se non si sente di appartenere a queste caste, fu a suo malgrado inizialmente intrappolata in questa manipolazione. Per mancanza di chiarezza su i suoi propri concetti e la sua propria storia.
Elenchiamo qualche elementi cruciali da meditare: legittima difesa, difesa della libertà e guerre giuste, libertà e uguaglianza, uguaglianza e diritto della gente, il tempio della coscienza, ''poverello'' o vittima dello sfruttamento, metalli e forme nobili di intelligenza o Critica del Programma di Gotha, legge del valore di Marx.
1. Chi può negare a Fini la validità politica e legale del principio della ''legittima difesa''? Certo non quelli che accusano Fini e il governo servile al quale appartiene, di violare frontalmente l'Articolo 11 della Costituzione italiana, come pure il suo spirito partigiano, e di condurre una guerra illegale in Iraq!
2. E del tutto ironico vedere un neo-fascista parzialmente pentito (?) come Fini utilizzare l'argomento della difesa della libertà per giustificare come ''guerra giusta'' la crociata razzista lasciata contro i Musulmani e contro tutti gli opponenti reali o virtuali del Impero filo-semite nietzschiano. Fra poco, Fini sarà in grado di darci un riassunto di Ezra Pound con una prefazione scritta da Sharon!
3. Uno dei nostri compagni più cari, Lenin, ha definito la libertà come etica dell'uguaglianza, fra gli individui e fra i popoli. Quest'ideale concreto si ritrova scritto nella nostra Costituzione e nella Carta fondamentale delle Nazioni Unite. Il Sistema delle Nazioni Unite, che non si limita al censitario Consiglio di sicurezza, rappresenta lo strumento giusto per portare avanti questo progetto di libertà e di uguaglianza, anche se il suo ordinamento deve essere in parte attualizzato e riformato. Ad esempio, riabilitando il Consiglio Economico e Sociale e sottoponendogli il FMI e la Banca Mondiale per accelerare e rendere più equo lo sviluppo economico globale ed il processo internazionale di presa di decisioni a questo riguardo. Il neofascista Fini, nel medesimo tempo transfuga e recidivo del nietzscheismo a camice bruna o a stella di Davide, crede invece di riabilitare il Consiglio di Tutela a favore del Impero sionista-americano nel quale l'Italia dovrebbe servire da mera porte-aerea mediterranea. Ovviamente, nella sua mentalità retrograda Fini non può capire che questo Consiglio transitorio di tutela dell'ONU aveva vocazione di superare il neo-colonialismo piuttosto che di legittimare nuovi protettorati armati senza grande avvenire (tipo Kosovo, Afghanistan, Iraq ecc). Forse, la verità è che al neofascistoide Fini e ai suoi maestri nietzschiani dispiace il fatto che la Carta delle Nazione Unite presuppone una demo-crazia domestica e internazionale plurale e avanzata (anzi una demo-crazia socialista). Di fatti, fu appoggiata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Individuali e Sociali. Nella stessa vena questi presunti nuovi maestri del mondoodiano la laicità dello Stato ed il suo carattere ''repubblicano'' fondato sopra la sovranità del popolo. (Vedi ultimamente gli odiosi imbrogli di Alain Bauer e di Stasi al riguardo de velo islamico nelle scuole pubbliche allorché 30% degli alluni ebrei e cristiani frequentano le scuole private non sottomesse alla nuova legge. Da questo attacco filo-semita nietzschiano caratteristico, ben documentato da me, si è potuto solo salvare in extremis la definizione della laicità come la scelta libera di credere o di non credere!)
4. Per uno studente della filosofia della storia, della sociologia della conoscenza e del materialismo storico, sia ateo, agnostico o religioso, sembra del tutto chiaro che la concezione della ''guerra giusta'' di San Agostino avrà forse contribuito a civilizzare il mondo, al meno con l'aiuto di Las Casas e al costo di dimenticare i ferri da sciavi trovati nei tesori dei Gesuiti d'America Latina denunciati da Franz Fanon. Pero, oggi, nessuno corpus teologico può pretendere ad una precedenza sulle leggi internazionali esistenti. A maggiore ragione sulla legge naturale delle genti che fonda queste leggi e, per via di conseguenza, tutto il Sistema dell'ONU attuale. Della teologia scellerata nietzschiana, poi, non ne parliamo nemmeno. L'avanzo egualitario della civilizzazione ha già seppellito '' i tempi'' di Gentile, e come pure quelli di Benedetto Croce! Sarà difficile da concepire per un Fini, ma tale scelleratezze pre-liberazione sono ancora anticostituzionale nell'Italia del dopo guerra (vedi l'Articolo XII delle Disposizioni transitorie e finali della nostra Costituzione.)
5. Se si deve risalire agli impulsi teologici, sembrerebbe che Gioacchino da Fiore sia più importante di San Francesco (la cui regola si ispira in parte al contributo del grande Abate calabrese.) I nietzschiani più a meno cabalisti (all'immagina di tale madonna di ''down town'' metropolitano ''illuminato'' in technicolor) dimostrano una certa difficoltà ad accettare che il vero tempio sia quello della coscienza nonché un tempio di pietre costruito sui sogni di dominanza selettiva e razzista portati avanti con varie crociate. Tempio di pietre costruito su macerie provenienti, immancabilmente, dalla buona coscienza indotta dalla scelta delle guerre dette ''giuste'' e dei loro danni collaterali. Ognuno può coltivare i propri sogni teologici e millenaristi o la sua visione spietatamente scientifica. Si tratta di una libertà protetta dalla costituzione. Una libertà purtroppo che necessita di confinare queste utopie millenaristi al dominio delle credenze individuali escluse costituzionalmente da sbocchi politici, per definizione anti-democratici. Purtroppo, oggi, fa fatica a capirlo la nostrana ''moltitudine'' di Don Camillo la quale intrattiene l'illusione di avere convinto i poveri post-Peppone, opportunisti ma di seconda classe, a fare ''crepare il muro'' (quale? E per il conto di qui?) Pero, ieri come oggi, le crociate sioniste hanno più a che vedere con il commercio delle spezie (o del petrolio) e con l'illusione di potere dominare le coscienze con il Martello nietzschiano, le Leggi di Manu (c ) e l'Oppio del popolo! I credenti ebrei ortodossi più coerenti danno, al loro modo, una lezione a tutti noi: nessuno, né Obadia Yossef, né Sharon, né i suoi sostenitori americani, fra i quali i sostenitori del Kach, come pure nessuno cattolico e nessuno credente in generale, può pretendere sostituirsi a Dio con l'attivismo politico e militare. Questi dicono in sostanza: non sappiamo dove si trova il luogo Sacro Santo del Tempio e nemmeno sappiamo chi dovrebbe assumere legittimamente il ruolo di prete (dato l'assassinio da parte di Salomone). Costruire il tempio in queste condizioni sarebbe un sacrilegio, un'opera politica e certo non autenticamente religiosa. Di fatti, il laico non chiede altro in questo campo. Per quanto riguarda il pacifismo, ogni persona ha il diritto di imporsi uno comportamento più avanzato della legge e della pratica politica attuale (per esempio nonviolenza assoluta anche verso gli animali domestici e selvaggi). Tale comportamento pero è solo tollerabile se rimane nel campo personale, tutto al più se milita con umiltà usando una persuasione ragionata. Ma non si può permettere di condannare e neanche di criticare chi non la pensa così. Sopra tutto non si può, in nessuno modo, basarsi sopra questa concezione soggettiva per negare agli altri il beneficio delle leggi esistenti, in particolare il diritto alla resistenza, le quale radici vanno al più profondo della storia e della lotta di classe (diritto codificato come ''diritto delle genti'', in modo cosciente e già scientifico con Vico).
6. Senza volere attribuire un'importanza esagerata al contributo pre-moderno del monachesimo europeo o mondiale o alla tesi di Morton W. Bloomsfield sulle relazioni tra Gioacchino da Fiore e Lenin, i comunisti sono più vicini da Gioacchino da Fiore che da San Francesco. Non riconoscono nessuna validità al concetto di ''povertà''. Il ''poverello'' moderno, precario o senza tetto, il prediletto tutelato del quarto mondo e da vari altri ''enfoirés'' (eg. Restos du coeur), rimane per noi una vittima in linea diretta dello sfruttamento capitalista neoliberale e della complicità rawlsiana verso questo sistema (complicità declinata in tante versioni da Giddens, Blair o da tante ''belle anime'' del centrosinistra italiano e mondiale.) Le sue condizioni materiali e mentali esigono un mutamento dei modi di ridistribuzione e di produzione, cosa che tuttora non si ottiene con la pietà e le lezioni dei soliti filantropi e ''dames patronnesses'' basate su di essa (o per meglio dire le lezioni dei ''teologifilantropi'' theophilantrophes - attardati di oggi.) Per i lavoratori sottopagati, per i disoccupati e gli esclusi di ogni genere, i comunisti riconoscono soltanto il concetto di ''sfruttamento'' (capitalista o altro). In questo modo, riconoscono che la salvezza non viene portata alla gente dall'esterno, ma viene coltivata liberamente in ogni coscienza umana sulla base di condizioni materiali specifiche ancora da attuare. Tale testo riconosce la similitudine dell'uomo e di dio. Per un comunista, quello che rimane ancora religioso o spiritualista, o che più coscientemente si rivendica ateo e conoscitore della ''teoria della psicoanalisi marxista'', il comunista dunque posto in una posizione sensibilmente migliore rispetto alla vecchia ''filosofia del dubbio sistematico'', no riconosce a nessuna gerarchia e a nessun altro ''essere'' (trasandatale o meno, Lobachevskiano o sui generis) il potere di sostituirsi alla sua propria coscienza umana. Un tale comunista sostiene con solidità scientifica che ogni essere umano è altrettanto vicino di ''dio'' o dell' ''uguaglianza'' umana di ogni altro essere umano.(d) La libertà selettiva di caste è la più grande ferita che si possa infliggere a l'ontologia intima dell'umanità. I maestri nietzschiani di Giancarlo Fini, filo-semiti o meno, quelli appunto resi isterici dalla Comune di Parigi del 1871, come pure dalle indagini di Pier Paolo Passolini, tutti quelli che dal 1871 cercano di immaginare e propagare i loro scellerati ''ritorni'' alla barbarità, lo sanno benissimo. Coltivano questa follia con la stessa applicazione messa dal loro ''maestro'' a curasi la sua sifilide (prima di essere costretto, folgorato dalla pazzia, ad abbracciare « pietosamente » il povero cavallo martoriato!).
7. Da tempo metto in guardia contro il ''ritorno ascendente'' dei ''bassi cleri'' nietzschiani. Questi tardi venuti alla cultura post-illuminata degli soliti auto-eletti, questi nuovi convertiti teofilantropi credono di potere prendere il pullman della storia con due (2) secoli di ritardo! Chiaramente questi non sono da confondere con gli elementi più sinceri dei bassi cleri religiosi, speso e volentieri vicini ai popoli e pronti a condividerne le sofferenze e le lotte. Ma no si può tacere la possibile strumentalizzazione di questi ultimi da parte dei primi. Non voglio neanche parlare qui dalla strumentalizzazione politica e sociale mirata a riabilitare questi ceti religiosi in modo pre-Welfare State, la carità essendo diventata un aspetto rawlsiano della gestione della manodopera per il capitale neoliberale globalizzato. Voglio invece parlare dell'eredita teologica-intellettuale comune a tanti grandi teorici, diciamo per semplificare, a Platone, come a San Bernardo, a Fiore, ai francescani, i domenicani, i gesuiti e tanti altri (previsti in abito nero o meno in qualche mosaica veneziana). Una eredita comune anche se in modo degenerato e criminale anche per Nietzsche e per le logge massoniche attuali che si pretendono post-illuministe. Avete subito capito che si tratta delle favole etico-politiche delle anime umane assimilate a metalli può o meno nobili. In altre parole, si tratta delle forme del merito e dell'intelligenza dunque, si presuma (in modo pre-Critica al programma di Gotha) del ruolo ''giusto'' da svolgere in società e del corrispondente statuto sociale di ogni individuo.(e) Per quello che ci riguardo qui, diciamo solo che un vero comunista non riconosce nessuna ''avanguardia'' in questo senso stampato alla teoria del ''monachismo''. Al contrario, un vero comunista farà, al meglio delle sue possibilità, il suo lavoro la dov'è, utilizzando sempre l'uguaglianza umana concreta come Stella Polare. Mettendosi dunque sempre alla scuola del proletariato e dei suoi bisogni concreti, inclusi quelli legati alla pedagogia moderna interattiva cara a Gramsci.(f) L'obiettivo rimane quello di approfondire demo-craticamente la produttività individuale e sociale affinché, sviluppando il controllo collettivo sui mezzi di produzione e sulla ''sovrappiù sociale'' si arrivi in fine ad una società composta da individui e gruppi liberi di ogni alienazione. Una società di distribuzione più equa del lavoro esistente e della dignità professionale che ne risulta. Una società nella quale si ''permetterebbe ad ogni Raffaele di diventare un Raffaele'' secondo la bella espressione di Marx. Una società intesa come un ''libro aperto''. Non certo quel libro positivista e scientista del DNA, che a volta crede di liberarsi in modo nietzschiano della ''creazione'' (cioè della dialettica della Natura più che della Genesi), ma il libro umano dove il processo storico avrà spalancato le porte di una società dove le relazioni di potere (comprese il salariato e la ridistribuzione sociopolitica della sovrappiù sociale) saranno trasparenti perché controllate in comune.
8. Può sembrare paradossale: I presunti nuovi ''maestri del mondo'' rappresentano soltanto una forma degenerata e grottesca, ma passeggera, della difficile transizione verso il comunismo. Se si vuole un ultimo canto del cigno di un mondo preistorico di sfruttamento del Uomo dal Uomo che pena a sparire. Questo dispiacerà a tutti quelli imboscati di ieri e di oggi che credono avere miracolosamente superato la legge del valore di Marx solo perché l'Unione Sovietica si sciolse. La terra potrebbe essere anche piatta per questi utopisti teocratici che credono ancora al dovere di preparare il primo o il secondo avvenimento del Cristo con un attivismo di crociati pronti a ogni crimine di guerra pur con la coscienza di avere compiuto il loro ''dovere'' temporale e spirituale! Si va a messa come G. W. Bush ed altri prima di bombardare, non è verro? Ma chi di noi a mai cercato a compiacere a questi tipi? Poi immaginarsi se siano dei Gianfranco Fini!
Dalla sua prigione Tommaso Campanella fu quasi l'unico ad avere il coraggio di difendere Galileo Galilei dopo la sua condanna. Non negava così le sue proprie credenze religiose. Aveva pero capito di dovere sottometterle rigorosamente al metodo di investigazione scientifico se voleva rimanere in pace con la sua coscienza. Ed evitare una sorte ''faustiana'' prima della lettera. Questo fa ancora oggi il movimento contro la guerra malgrado il sussurro laterale di troppa gente che ha già venduto la coscienza ad un noto maestro.
Queste note sono scritte con uno spirito ecumenico di dialogo con i settori religiosi che subiscono anche loro questa medesima strumentalizzazione da parte del potere attuale di stampo filo-semita nietzschiano. Tale dialogo non è concepibile senza una condivisione ''senza se e senza ma'' del principio repubblicano della laicità dello Stato, della necessita di adoperare un metodo scientifico suscettibile di offrire tesi dimostrate con un metodo logico e fondate sulla realtà obiettiva (suscettibili dunque di essere ''falsificati'' secondo Popper), come pure di una imperturbabile credenza nell'uguaglianza umana. Sottolineo che senza questa uguaglianza assiomatica umana non esiterebbe nessuno spazio inter-soggettivo e dunque nessuno dialogo possibile. Se gli uomini fossero divisi in due caste naturali, eletti e gentili, non ci sarebbe più bisogno di cercare la verità perché questa verrebbe pronunciata come fiat dai maestri, ed insegnata col Martello rabbinico-nietzschiano. Sembra un'evidenza ma spesso questo tipo di evidenze va dimenticato: diciamo allora con Wittgenstein che si tratta di evidenze significanti.
Credo di avere già partecipato a tale dialogo cercando di portarlo ad un alto livello etico-intellettuale, al esempio con il mio ''Lit du néo-fascisme'' ed il mio Pour Marx, contre le nihilisme. Ora sono obbligato di constatare che chi crede di potere anche strumentalizzare questo dialogo a fine politiche si impegna con futili sforzi ''sovra-umani'' a fare finta di ignorare il mio contributo, preferendo rigurgitare i stessi Habermas, Levinas e altri tipi di questo stampo, autori che, fin che no sia fatta la prova scientifica del contrario, non hanno certo ancora prodotto né uno Tous ensemble, né uno Pour Marx, contre le nihilisme, né uno Nietzsche as an awakened nightmare (nonostante le mie condizioni di lavoro.) Althusser parlava di ''non-dit''. Marx di ''miseria della filosofia''. Qualcuno potrebbe anche parlare di confusione mantenuta e di puro opportunismo post-URSS e molto ''rifondarolo''.
Nonviolenza beata, voglia ciarlatanesca di isolare i ''violenti'' e nuova disobbedienza civile di natura eccezionale.
Certi studiosi repubblicani conservatori americani dicono di John F. Kennedy che fu fortunato di morire giovane, la sua memoria essendosi trasformata in mito prima che avesse potuto compiere troppi sbagli. Per Gandhi sarà diverso e io ho sempre ammirato la sua scelta di stare con le persone più sfruttate d'Africa del Sud, dell'India e del mondo. Credo che il ''socialismo'' di Gandhi sarebbe rimasto ''non allignato'' ma più conseguente di quello di Nehru. Ma non si tratta qui di ammirazione per l'uomo ma di tutt'altra cosa, cioè della ''filosofia'' di Gandhi o più giustamente del valore universale della sua pratica teorica e politica della nonviolenza e del ruolo della violenza nella storia contemporanea occidentale e mondiale. Gandhi non ha mai condannato la resistenza armata. Anzi la preferiva a l'impassibilità ed al silenzio falsamente virtuosi di fronte alle ingiustizie le più crudeli. Non si può dunque opporre Gandhi a Marx o ai comunisti. Si deve invece realizzare che, in un'Occidente ancora rispettoso della democrazia e della tolleranza, la pratica di Gandhi può essere riassunta nel rispetto delle leggi democratiche esistenti per portare avanti proteste politiche e sociale, e nel uso eccezionale della ''disubbidienza civile'' (di Thoreau) quando le leggi non sono democratiche e quando i politici non prendono le misure correttive necessarie per ristabilire la democrazia. Ma è pure vero che questi valori di democrazia e di tolleranza vengono pericolosamente rimessi in dubbio nel contesto attuale. Assistiamo così alla sostituzione filo-semita nietzschiana della sicurezza di caste alle libertà civili (Guantanamo, Patriot Act) e al tentativo dei stessi gruppi imperiali teocratici di creare nuovi leggi razziali soft, col la pretensione di sostituire l'urgente lotta contro il razzismo (incluso nella forma volgare dell'antisemitismo) con la denuncia del solo ''antisemitismo'' selettivo, interpretato in maniera puramente teocratica e ciarlatanesca (vedi a questo proposito la mostruosa extra-territorialità dichiarata dal criminale di guerra crociato G. B. Bush. Esisteva già la ''lista'' degli ''stati canaglia''. Ora esiste già la lista selettiva, non degli atti razzisti, per esempio contro i cittadini musulmani, ma dei soli atti ''antisemiti'', lista stabilita solo dai Stati Uniti senza conferma nazionale. Si apre la porta così ad una seria di manipolazioni che rischiano di scatenare delle ripercussioni incontrollabili.) I ''spazi'' di libertà dove esercitare la contro-egemonia delle sinistre rischia così di restringersi almeno che i nostri partiti, parlamenti, e corte occidentali, i quali pretendono esportare la ''democrazia'', non reagiscono con buon senso e con vigore. Denunciare i ''violenti'' no sarà efficace e in tutti i modi rischia di diventare rapidamente contro-produttivo. La parola deve rimanere alla politica, non alla repressione poliziesca affiancata con un consenso fascistoide di benpensanti.
Per i nostri filo-semiti mascherati italiani, i così detti ''violenti'' giocano il ruolo dei ''terroristi'' per i difensori della guerra preventiva voluta dai neoliberali filo-semiti nietzschiani. E vergognoso. Pensiamo solo alla memoria del giovane compagno Carlo Giuliano, vittima innocente di una strategia poliziesca premeditata e portata avanti con tante zone rozze e tanti manganelli, incluso nei dormitori delle scuole che ospitavano i manifestanti pacifici e molto più ''democratici'' dei loro dirigenti. Il Prc deve combattere la voglia Ingraoesca di escludere i così detti ''violenti'' - Nota aggiuntiva : Da non confondere con i Black Rock strumentalizzati dal Potere), cioè quelle frange che vivono in condizioni sociale più disperate e che non hanno niente da attendere dai ''cattolici'' di Curzi, proprio quelli che i sbirri polizieschi di Fini cercano di criminalizzare oggi come lo fecero ieri a Genova.
Il Prc deve combattere senza timore questo tentativo di criminalizzazione. Non siamo più nella situazione degli anni di piombo, quando il Pci dovette scegliere di isolare gli elementi criminali manipolati da Andreotti, Cossiga e qualche altro traditore della Patria al servizio del Gladio o della P2 ecc., col rischio di isolarsi delle masse studentesche e degli giovani operai (proprio quelli disoccupati del Sud che conducevano i carri armati entrati nel centro di Bologna nel 1976, abbandonati così senza scelta alle destre.)
Per arrivare a questo risultato unitario nuovo, si deve smettere di parlare (con molto ingenuità e contraddizioni storiche e teoriche) di ''nonviolenza'' assoluta. Si deve invece spiegare il senso vero della nostra Costituzione tale che sancito dall'Articolo 11. Il diritto alla resistenza è un diritto legalmente riconosciuto dalla legge internazionale e dal ''diritto delle genti''. Oltre al Manifesto e a Ingrao et al., la legge internazionale fa solo scomodo agli difensori della guerra preventiva che voglio discreditare ogni resistenza armata alle loro aggressioni; e similarmente dispiace agli Israeliani che vogliano screditare la resistenza palestinese assieme al grande eroe della lotta per la liberazione e la pace, il Presidente democraticamente eletto e Premio Nobel Yasser Arafat.
Il diritto alla resistenza è un diritto sacro, anche per i cattolici (con la buona pace di Curzi, che si intende di tante cose). Un comunista che non lo vuole più riconoscere deve farci il piacere di rieleggere ''il ruolo della violenza nella storia'' di Marx e, se conserva le sue idee dopo questa lettura, di lasciare il Partito e di andare a portare le sue utopie altrove. Se il diritto di resistenza, anche armata, è sacro, lo è soltanto in assenza di democrazia. In Italia, pure l'Italia di Berlusconi e di Fini, l'uso della violenza non avrebbe senso (se non come ''spinta'' calcolata da agenti di polizia mirata a criminalizzare certi membri dei movimenti per screditare così tutti gli altri ed escluderli della possibilità di candidarsi per la rappresentanza democratica). Ma non si può neanche negare che il procedimento della giustizia (clemente con un criminale tale Andreotti, o un condannato in prima istanza come Berlusconi), rimane invece di una ferocia anti-democratica e anti-europea esemplare e terzo-mondista quando si tratta di criminalizzare, senza prove e senza molto cura per le apparenze di equità della giustizia, i militanti dei movimenti, dei sindacati e dei partiti di sinistra più impegnati. Si dovrebbe allora ricordare a tutti che la sola forma di pacifismo in Italia, realmente compatibile con la dimostrazione dell'appoggio ai movimenti di resistenza armati legittimi al estero, rimane il rispetto rigoroso della legge e delle strade democratiche disponibili per manifestare il nostro dissenso, in Italia. Né più né meno. Non bisogna dunque reinventare l'acqua tiepida per trascinare la gente verso posizioni post-illuminate non desiderate dai militati. Di fatti, i cittadini sono ordinariamente più svegli che i presunti nichilisti ''post-illuminati''.
Ovviamente, a volta, la lentezza dei processi di cambiamento democratici, l'indisponibilità delle strade parlamentari, spingono ad adoperare un'attitudine di ''disubbidienza civile''. Per conto mio, pretendo che, nel contesto contemporaneo, si deve allora emulare H. Thoreau con la stessa intelligenza di Thoreau al tempo suo. Questa disubbidienza sarà più efficace quando ''ritualizzata'' con drammaticità mirata ai media alle ore di grande ascolto. La teoria cognitiva insegna che le percezioni delle masse sottomesse a continua contro-informazione può cambiare solo con la continua e paziente correzione appoggiata dalla realtà o, eccezionalmente, con un choc psicologico, non necessariamente violente il quale potrebbe allora nuocere al messaggio, ma ritualizzato, in modo di travolgere le percezioni forzando uno doveroso ''reality check''.
Si deve imparare ha sfruttare intelligentemente i notiziari nazionali per produrre informazioni concreta e rinforzare la contro-egemonia ed il buon senso alternativo che si sta costruendo. Le eventuali azioni di ''éclat'' dovrebbero essere limitate al tipo di quelle messe avanti da Greenpeace: cioè, eccezionali violazioni della legge in maniera non violente, e senza danni per le persone, in modo da provocare una battaglia giuridica capace di produrre della correzioni giuridiche alla mancanza di iniziativa della politica. Questa via però rischia di costare più caro ai movimenti (la giustizia capitalista è strettamente riservata ai ''poteri forti'', come lo sa benissimo il nostro ''Premier''.) Di più, in modo forse ancora più deleterio, rischia di giuridicizzare al eccesso la politica ed i suoi compiti più nobili, cioè la presa di decisioni in nome della collettività per la collettività. In altre parole, il lento lavoro di organizzazione e di informazione delle masse, e della difesa della loro egemonia teorica intellettuale autonoma deve sempre ricevere il primo posto, anche se rimane di natura apparentemente più ingrato. Ovviamente, questo lavoro di organizzazione e di informazione non può essere dissociato da quelle delle dimostrazioni (nel senso letterale) come ci insegna la concezione marxista e gramsciana della ''prassi''.
E chiaro che questo tipo di discorso più legalista che pacifista, nel senso che la pace non si mantiene in maniera duratura se non viene codificata nella legge e dunque nelle usanze odierne, no vale più quando il contesto cambia, per esempio nei paesi del Terzo Mondo sottomessi allo sfruttamento brutale del capitalismo neoliberale con le guerre preventive filo-semite nietzschiane. In questo caso, nessuno ha il diritto di rimettere in causa la legittima difesa, anche armata, di queste popolazioni. E chi può dire che con l'aggravare della crisi del capitalismo, e con il ritorno di un neofascismo sempre meno soft, non ci sarà bisogno, in Occidente, di ritornare alle pratiche democratiche disciplinate dei bolscevichi classici capaci di sfruttare intelligentemente (e senza assurdo riduzionismo degni del livello intellettuale dei neocon filo-semiti) le possibilità democratiche residuali e quelle dell'organizzazione clandestina della resistenza? Lenin diceva ''La vita ci insegnerà''.
Nel frattempo, l'abuso riduzionista del ''pacifismo'', beato e dogmatico, viene strumentalizzato in due maniere dai filo-semiti nietzschiani che hanno reinventato il concetto fascista della ''guerra preventiva''. Prima, per discreditare la resistenza armata delle loro proprie vittime (Palestinesi, Afghani, Iracheni etc) agli occhi degli Occidentali. Secondo, per diminuire simultaneamente la forza delle Resistenze e creare artificialmente una ''empatia'' delle masse occidentali verso le élite imperiali, disarmandole così preventivamente dal punto di vista organizzazionale e psicologico, così da ridurle più facilmente alla domesticità ed alla schiavitù, già pianificate dagli esperti del Pentagono e dagli Establishments sionisti di destra americani e israeliani. La vergognosa strumentalizzazione del potere da parte delle destre italiane per quello che riguarda la cattività delle nostre due Simone seguita, subito dopo la loro liberazione, da una seria di abusi mediatici e dalla disseminazione di un disprezzo che né dice lungo sulla post-umanità dei suoi ideatori, illustrano questo processo con una chiarezza accecante! La semplicità viene così confusa con il semplicismo: ma, per la maturità dei movimenti, questo difetto deve rimanere l'appannaggio esclusivo dei sionisti cristiani, ebrei ed altri. Per quando a Fini, si sa, lui era già ''eletto'' ! Oggi, con qualche aiuto laterale, si crede anche capace di reinventare l'acqua tiepida !!!
Finanziaria di Siniscalco, Museo dei partigiani o museo di una Shoah selettiva?
Ovviamente è più facile epilogare sui tante/i Fallaci di ogni sesso o tradurre qualsiasi Israeliano capace di spiegarci perché l'Italia dei Partigiani avrebbe ora bisogno di finanziare con soldi pubblici un Museo (selettivo) della Shoah, mentre non si celebrano più le feste della liberazione in numerosi comuni, e mentre si taglia indirettamente, ma con brutale efficacia neoliberale, quasi 5 miliardi al sistema di sanità nazionale (oppure 3 e qualche se si crede alle favole di una inflazione programmata al 1,6 %). In realtà, solo perché nessuno ebbi mai il coraggio e l'onesta di spiegarlo, molti Italiani non sanno che quando si parla di ''Shoah'' non si tratta affatto delle vittime indifferenziate dei nazifascisti ma solo delle vittime ebree; forse anche con un particolare rammarico per le ''liste Schindler'' interne (idem nota (d) ) di qualche rabbino più severo e più levitico, addetto dei documenti tribalisti paralleli in uso dallo stato civile israeliano, in un senso brutalmente esclusivista dal punto di vista religioso, etico e politico. O dal punto di vista semplicemente umano. Si introduce così la discriminazione e l'ineguaglianza anche nei cimiteri e fra i morti, e dentro lo stesso popolo (presunto) ''eletto'', per pure fine venalmente politiche-religiose!
L'ideologia della Shoah, la stessa che sostiene la pratica massonica della sopra-rappresentanza anti-costituzionale degli ebrei nella società neo-imperiale, vuole accreditare che i crimini nazisti sono più orribili quando sono commessi verso gli ebrei nonché verso ogni altro gruppo umano. Chi analizza scientificamente la questione, può chiedersi in qual senso il numero delle vittime possa permettere tale distinzione dato che, in fin dei fini, quello dei comunisti fu più di 5 volte più grande di quello sofferto dagli ebrei. Quale è allora il criterio ''decisorio''? Lo stermino di un gruppo intero? Perché all'ora dimenticare i malati mentali e gli omosessuali? Lo sterminio di un intero gruppo etnico? Perché permettersi di dimenticare i Zingari? E nel stesso tempo sottovalutare il lento stermino nazista delle razze dette inferiori, incluso i Slavi, i Polacchi, ecc. ? La verità, una verità oscena di esclusivismo, è che la Shoah sarebbe il crimine dei crimini solo perché avrebbe designato come vittime i membri del ''popolo eletto''. Ma auto-eletto sulla base di testi religiosi di seconda mano, presi in gran parte dai Sumeriani e dai Mesopotamiani (dei quali, malgrado urgenti avvertimenti anteriori fati pervenire a l'Unesco, anche da parte mia, si è distrutto ultimamente il Museo Nazionale a Bagdad, mentre i soldati della ''Coalition of the willing'' guardavano preziosamente e con emblematica tempestività il Ministero del Petrolio!).
Di più, i comunisti furono designati ad un stermino industriale totale tanto complessivo quanto quello del popolo ebreo, ma ben prima di esso, non per la provenienza etnica ma per il rifiuto scientifico di ogni disuguaglianza umana, nel presente o nel futuro. Chi può dimenticare che questa era proprio la ragione per la quale Nietzsche odiava i comunisti mentre si ispirava di certe teorie e di certe pratiche ''ebraiche rabbiniche'' rilette da lui con il suo solito metodo? Mi si spiega allora come un crimine contro bravi sempliciotti (nel senso di ''menti primitive sintetiche'' secondo Levi-Strauss) che credono irrazionalmente a l'elezione divina o ad altre forme di imbecillità autoinflitta spiritualmente imbellite sia più grave di quelli crimini commessi contro i teorici ed i militanti autentichi dell'uguaglianza umana ''senza se e senza ma''? (detto in parole più scientifiche, si fa referenza alla patologia parafrenetica. Qui non è il caso di scherzare e le mie parole sono pesate e molto serie. L'esagerazione proviene solo delle teorie demistificate: faccio referenza a quella alienazione psicologica-religiosa tal volta data per conseguenza di un DNA prediletto dai vari geneticisti filo-semiti nietzschiani in caccia ai presunti discendenti dei grandi preti mitici massacrati da Salomone per usurpare il loro potere e stabilire il suo proprio potere monarchico, consolidato in seguito con la costruzione de suo Tempio illegittimo)
Questo crimine contro i comunisti è oggi ripreso senza stato d'anima particolare da tutti gli esclusivisti, ebrei o gentili, capaci di rimpiazzare senza vergogna l'eliminazione fisica con l'esclusione accademica e politica la più severa, utilizzando pure a questo fine l'aiuto dei mezzi di sorveglianza contemporanei molto invasivi che servono nel medesimo tempo a rubare ed a denaturare il pensiero degli esclusi per mancanza delle capacita intellettuale necessarie per confutarlo. Perché? E con quale faccia? Con quale motivazione? La riconoscenza dell'uguaglianza umana, l'uscita marxista della ''Preistoria'' umana, rimane l'unico modo scientificamente valido per estirparsi radicalmente dei cicli micidiali prodotti dai vari esclusivismi,fatalmente opposti l'uno contro l'altro in una lotta a morte senza fine.
Un Museo dedicato a tutte le vittime del nazifascismo sarebbe un prezioso contributo anti-neo-negazionista in questi tempi bui. Permetterebbe una identica condanna qualitativa di ogni esclusivismo senza distinzioni, di ogni fascismo e di ogni nazismo senza diminuire l'aspetto quantitativo del sterminio dei comunisti prima e degli ebrei dopo. Un Museo esclusivamente dedicato ad una Shoah selettiva non può essere altro che un oltraggio alla Nazione e dalla Repubblica Italiana, nata come forma di cittadinanza risolutamente anti-fascista. Costituirebbe una prima pietra nel tentativo scellerato di palestinizzare il popolo italiano come tutti i popoli del ''Grande Mezzo Oriente'' e del mondo intero, che oggi vengono designati come oggetto della guerra preventiva permanente o della guerra domestica alle ''classe pericolose'' al nome della ''sicurezza'' delle presunte caste superiori. (Nota aggiuntiva: Va sottolineato che Mussolini fu particolarmente finanziato e consigliato dagli ebrei italiani e mondiali, in particolare dalla sua amante Margherita Sarfatti; similarmente Hitler fu educato tra l'altro da ebrei di Harvard e finanziato e armato contro i bolscevichi da finanzieri ebrei come Max Warburg, senza dimenticare il Piano Dawes e le sue sequele). Questa complicità dei dirigenti ebrei non comunisti durò fino alle leggi razziali del 1938. Il padre di Netanihau portava la camicia bruna. E via dicendo. Oggi, malgrado la vergognosa e venale narrazione della « shoah » selettiva, le cose diventano ogni giorno più chiare.)
In fatti, l'esclusivismo teocratico razzista contenuto nell'ideologia della Shoah selettiva sarà superato solo quando si sarà posto fine all'imperialismo teocratico e etnico dello presente Stato proto-fascista israeliano con la creazione di uno Stato palestinese indipendente entro i limiti del Piano di spartizione del ONU del 1947, o dentro le frontiere esistenti prima del Giugno1967, secondo il livello di ''nuisance'' (nocività) dei sionisti irredentisti (di destra o di ''sinistra'') al livello regionale e mondiale.
Al limite, i soldi pubblici del popolo italiano sarebbero utilizzati in modo migliore per la riabilitazione storica (turistica) dei quartieri storici delle città del Sud, il quale importante patrimonio pre-fiorentino se ne sta andando alla malora, costandoci almeno 10 o 15 milioni di turisti all'anno (tenendo conto delle cifre italiane complessive e del livello di sottosviluppo turistico attuale del Sud. Proprio il Sud dove un governo scellerato - nazionale e regionale - permette di sfigurare il nostro patrimonio storico classificato patrimonio dell'umanità da abusi edilizi di un'altra epoca. Senza che si possa escludere che si tratta di una manovra mirata a legittimare ex-post le costruzioni abusive in Sardegna da parte del attuale Presidente del Consiglio.
Per ragioni storiche e di memoria collettiva, fra questi quartieri da restaurare con urgenza, non si dimenticherebbero i vecchi ghetti, guardando sempre un occhio particolare per la restaurazione nel Sud dell'Italia delle fasciate volontariamente ma sottilmente asimmetriche, o portando un segno discreto di rottura con l'asimmetria generale, che designavano le case pronte da servire di asilo agli perseguitati di ogni genere.
Questo servirebbe al recupero di una storia comune. Una storia da cui, anche con la benedizione rabbinica e americana, un Gianfranco Fini o un Ezra Pound di ieri o di oggi, non fa e non può nemmeno pretendere fare parte. I privati italiani o stranieri come Spielberg che vogliono un tale Museo selettivo se lo pagano da soli per non insultare i Resistenti e le altre vittime del nazifascismo! Altrimenti manifesterebbe una odiosa volontà di pressa di possesso simbolico del territorio mentale e accademico nazionale, un'azione di guerra nietzschiana irresponsabile che non potrà sopravvivere alla sconfitta annunciata del neo-impero sionista cristiano e giudeo, e che certo non parteciperà alla preservazione dell''integrazione abbastanza riuscita, almeno fin a qualche anni fa, delle comunità ebraiche in Italia, purtroppo demograficamente infinitesimali. (idem nota (d) )
Se si tollererà questa deriva si finirà con la riabilitazione ufficiale del Re Ubu fascista autoproclamato ''duce'', dopo quella di Almirante e di Ezra Pound e con l'istituzione del ''dipresso'' di Gramsci e dei comunisti come nuova religione filo-semite nietzschiana, o come nuova estetica degna di Marinetti e di Gentile! Un orrore da provocare ''nausea''. Sarebbe ben più appropriato erigere una lapida commemorativa dedicata a Gramsci e, genericamente a tutti i comunisti, dentro tutte le corte di giustizia e sopratutto a Yad Vashem ecc, come umile e rispettosa prova di riconoscimento del loro sacrificio ''disinteressato''.
Messianismo crociato del sempliciotto Wojtyla
Non sembra inutile commentare rapidamente alcuni aspetti delle teorie del sempliciotto feticista del Vaticano finanziato da Brzesinski e dalla CIA (vedi ''The life and times of Pope John Paul II'' messa in onda nella trasmissione televisiva ''The Passionate Eyes'', Newsworld, Sunday April 20, 2003) e il suo nuovo libro.(annunciato da Sky tg24, 6 ottobre 2004). Pretenderebbe che Stalin era un male necessario. Non che la fine giustifica i mezzi, si intende. Ma nel senso di Nietzsche. Chi si ricorda i vari Pio papali che già una volta strumentalizzarono il nietzschianismo cattolico e non solo quello di Wagner o di Cocteau e di tanti altri ''pitre''? Purtroppo oltre 27 milioni di marxisti e di Sovietici si sacrificarono per salvare i giudei dei campi nazisti e per difendere il loro concetto di uguaglianza umana. Per Nietzsche come per il ''pitre'' polacco questi umili eroi sono solo ''gli ultimi degli uomini''.
O già detto altrove che esiste uno forte pericolo di vedere questi nietzschiani, Wojtyla incluso, essere rivelati al loro turno come essendo diventati ''gli ultimi degli imbecilli''. A Wojtyla, il polacco della CIA, più vicino di Walesa che di Kuron o di Dombrovski, non passa neanche per la testa che questa sua bella teologia (ispirata da qualche altro polacco dello stesso respiro) rappresenta un vero tradimento della sua professa fede cristiana, almeno come è espressa nel Vangelo, cioè fondata sull'uguaglianza e non su l'arte divinatorio. Così Wojtyla esprime senza se e senza ma il suo accordo di fondo con Wolfowitz, Sharon e tutti i ricostruttori del tempio e con il loro messianismo più o meno parusiastico. Dunque fra 250 anni sarà la fine del mondo e perciò si dovrebbe sacrificare oggi stesso tutti i Palestinesi e tanti altri designati dall'infame lista di Rumsfeld?
Ma questa mente sintetica, questo sempliciotto di Wojtyla è proprio sicuro di sapere calcolare le ''generazioni'' meglio di tanti altri sempliciotti come lui, che ci hanno provato prima del penultimo millenario e dopo con un punto di partenza pre-Darwin e anche pre-Bottero (incluso tutti i millenaristi del primo millennio, Goacchino da Fiore, Pico, Ficino, ecc ecc senza dimenticare Nostradamus?) Fra l'altro la versione cristiana oppiacea data da San Giovanni Apostolo non traduce in lingua cristiana la medesima arte divinatoria dei Mesopotamiani e dei greci antichi, loro stessi eredi di tradizione antiche anteriori a quelle dei Sumeri? Si può veramente avere un dialogo con queste menti semplicissime fuori del campo dell'etnologia culturale (strutturalista o meno) o della psicoanalisi marxista? Forse per presunta abitudine, un sempliciotto hypermediatico come Wojtyla crede di sapere fiutare il vento dominante, anzi crede sinceramente che il vento soffia per lui. Ma questo papa polacco, ci potrebbe dire apertamente se la sua concezione delle vie della Provvidenza e della Parusia cattolica romana include la conversione di un paio di miglia di ebrei e lo sterminio di tutti gli altri, all'ora giusta? Se non, quale sono le basi scientifiche di tale selezione suggestiva? Fa un può paura un papa che non sa distinguere tra il messaggio più ovvio del suo Vangelo e le tradizioni divinatorie ante-cristiane recuperate dal cristianesimo, anche quando costituiscono una volgare e micidiale negazione del messaggio principale, ora messo in salsa massonica post-illuminista. Dante immaginava un inferno tagliato su misura per così dire. Magari! Comunque, dal punto di vita della storia del diffondere delle idee e della loro utilizzazione e strumentalizzazione, l'analisi del ruolo propagandistico della Sibilla epigrafica biblica costituisce il migliore modo di demistificare tutte queste pretensioni teocratiche-politiche coltivate dai nichilisti illuminati come dai nichilisti militanti. Con lo stesso oscurantismo.
Scienza e coscienza, sede e natura dell'ONU
Ovviamente non si tratta cui di diminuire i credenti sinceri, cristiani, ebrei o di altra confessione, ma di ribadire che anche loro debbono fare i conti con il metodo scientifico e storico. Questo non diminuisce necessariamente la loro fede facendoli fare in realtà un salto di qualità. Ho detto altrove che ogni religione, ogni sistema spirituale coerente, dimostra un grado necessario di ''dogmatismo''. Questo è dovuto a un dovere etico, diciamo di ''salvezza'' della coscienza davanti a fenomeni di ignoranza e di incertezza ontologica male afferrata ma oscuramente capita come pericolo. (La bibbia parla di voci di dio o del ''nemico'', il Corano di angeli ma anche di Djinn e di Bargut ecc, la psicoanalisi, della schizofrenia e di varie forme di parafrenie).
Si tratta qui di un dogmatismo pre-scientifico necessario, da non confondere con il rigorismo o l'ultramontanismo ecclesiale, un nocciolo etico magistralmente chiarificato da Kant col suo imperativo categorico (che non è altro che la forma stabile o meglio invariante della concezione storica di Lenin secondo la quale la libertà è l'etica dell'uguaglianza umana. Se il giovane Marx pote scrivere al ''maestro'' Feuerbach che aveva reso il socialismo possibile - scrivendo pero le sue Tesi a Feuerbach -, la stessa cosa si può dire del metodo e dell'epistemologia scientifica di Kant. L'ontologia rimane tutta da accertare scientificamente fuori degli apriorismi del teorema di San Anselmo.
A questo dogmatismo molto ristretto, capace di trasformarsi in base ontologica ed epistemologica della scienza moderna, cattolica o atea, dopo Kant, si aggiunge sfortunatamente un dogmatismo proliferante e istituzionale, quello delle gerarchie ecclesiali di ogni tipo. Tolto questo soffocante dogmatismo istituzionale, la differenza residuale tra scienziato e credente risiede proprio nell'attitudine ad assumere davanti a questa parte di ignoto. Il credente più sveglio non potrà allora abbandonarsi alla ''scommessa di Pascal'', proprio perché non possiede su questo terreno, suggestivo per eccellenza, alcuno criterio scientifico (e neanche etico-religioso: Abramo è un uomo sottomesso, salvato da lui stesso, ma i suoi seguaci fanno ancora pena a capirlo.)
Il metodo scientifico rimane dunque l'unica base incrollabile opposta ad ogni patto faustiano, l'unica strada di salvezza dell'anima o della coscienza, indifferentemente della spiegazione del mondo preferita. Di più, il metodo scientifico, con la sua dimostrazione dell'uguaglianza naturale dell'umanità, la quale coinvolge la dialettica della Natura (uguaglianza della contribuzione genetica dei due sessi nelle riproduzione sessuata caratteristica della specie umana) e la dialettica storica (il divenire dell'uomo) mostra come l'uomo non alienato non potrà mai concepire alcuna ''servitude volontaire'' di fronte a qualsiasi altro essere intelligente possibile.
Il vero simbolo dell'umanità dotata di libero arbitro risiede più nell'indomabile volontà di Ulisse che nella sottomissione cieca, anche se apparentemente fortunata, dei servili Noè e altri Abramo e Mosè (o altre grandi figure religiose simili.) Il primo è già in possesso del pensiero critico e dialettica, gli altri sono solo dei bravi nomadi molto credenti, e all'inizio anche molti feticisti (di fatti, gli Elohim plurali di Noè e Abramo precedono la conclusione logica già raggiunta da Zoroastro e da Akenaton dell'unita del concetto, cioè del ''monoteismo'', che purtroppo non può mai esistere senza altri concetti, se non altro tramite la ''negazione'' ed il ''divenire''.
Il concetto del ''zero'' era ancora da definire matematicamente, cioè logicamente, come astrazione tra infinitamente piccolo e infinitamente grande. Ma, come testimoniano i ''paradossi'' ancora oggi, non si è giunto ad una distinzione logica ed operazionale tra il Nulla ed il Caos, dettaglio che sfuggì a J.P Sartre. L'imperativo categorico kantiano è veramente universale perché l'Uomo no può negarlo senza negare se stesso. La laicità, la ridistribuzione sociale egualitaria, la psicoanalisi marxista permettano di uscire di questi soffocanti dogmatismi pre-scientifici. Ma dobbiamo aggiungere che la strumentalizzazione anche con la cautela ed i calcoli della chiesa cattolica romana delle superstizioni delle genti dette semplici (sudario di Torino, Padre Pio e altre simili curiosità commerciali e turistiche) ci disgustano e ci rammaricano. Magari queste ''figure'' fossero utilizzate in modo didattico (per esempio a Saint Anne des Monts - Québec - durante la meta degli anni ottanta, quanto la polizia e alcuni giornalisti svelarono con le telecamere una volgare manipolazione di tipo napoletana). Notiamo che il sudario di Torino è necessariamente falso se non altro perché il testo dei Vangeli parla di un fazzoletto di testa non di un lenzuolo poidisseminato in più esemplari, mentre la copia del Libro dei Morti posseduta dal magnifico museo egizio è storicamente eccezionale nonostante il suo messaggio religioso.
L'ultimo pericolo, il più odioso e il più grande di tutti, perché meno vistoso, viene rappresentato dal scienziato coperto di titoli, capace di allineare delle lunghe equazioni ma sempre convinto di sapere fare la differenza tra ''credo'' e metodo scientifico. (Queste lunghe equazioni non sono sempre in relazione con la realtà, oppure con modelli euristici vicini della realtà anche se comunque sempre lontani del ''concreto pensato'' della metodologia marxista.) Lo crede così sinceramente da essere più o meno ''massone'' o credente (alla San Bernardo o alla Guitton!) cioè sicuro di potere stabilire una gerarchia, non tra gli uomini beninteso, ma peggio, dentro il rapporto del dio in cui pretendono di credere e le diverse categorie di uomini. Questi sanno cantare virtuosamente su comando l'ordinaria liturgia cristologica, con l'aura supplementare del scienziato o del agnostico! In modo caratteristico, si prendono proprio sul serio e sano pure dove installare la sede dell'ONU che nessuno altro vuole spostare; e soprattutto lo dicono ignorando meticolosamente dove e perché sono alloggiati il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale !!! (Vi ricorderete che l'aristocratico inglese Keynes aveva denunciato la localizzazione delle due gemelle di Bretton Woods a Washington di fronte alla Riserva Federale piuttosto che vicino dello Palazzo di Vetro onusiano a New York, come essendo un calcolo imperiale americano. Come ben sappiamo, questo timore keynesiano si verificò, vedi ad esempio la denuncia della dialettica imperiale del debito proposta dal gesuita Gutierrez o da marxisti come André Gunder Frank)
Qui risiede la vergogna comune della religione, della spiritualità e della pseudo-scienza. ''Lasciate venire a me i più semplici ed i bambini!''. Invece, in un modo infantile quanto ossessionale, si cerca di scassinare il segreto dei ''grandi criminali'', cioè di usurpare il ruolo ben poco infantile dell'Angelo verso Giacobbe! E pensare che siamo al inizio del XXI secolo, in un mondo forse ''finito'', ma certamente in un mondo di classe e di caste.
Abbiamo capito tutti che parlo qui del Albert Jacquard degli ultimi messi e non del ''pitre'' avverato e senza vergogna, Regis Debray. Monsieur Jacquard chiede in Le Monde diplomatique (vedi ''Finitude notre domaine'' mai 2004): ''perché non spostare la sede dell'ONU a Gerusalemme?''. No dice se Est o Ovest! Ma si pensa veramente che questa iniziativa sarebbe di natura ad incitare Israele a finalmente rispettare la Carta dell'ONU, proprio in un momento in cui i filo-semiti americani e israeliani sognano di un progetto del tutto diverso? Con l'aiuto delle loro squadre di cambio atlantiche e massoniche appoggiate dagli usuali ''pitres'' francesi presenti perfino all'interno del PCF (A), questi putativi ''nuovi maestri del mondo'' hanno già cominciato a cantare i loro stornelli alla gloria di una ONU da sottomettere interamente agli ordini dei paesi ''democratici'' imperiali comandati dalla copia eletta Washington-Tel Aviv all'immagine della ''Coalition of the willing''. Una tale ONU sarebbe allora libera di seguire i stessi obbiettivi difesi da questa Coalizione al nome delle guerre preventive, dei regime change e della libertà borghese per tutti i ministeri del petrolio del mondo intero! Jacquard dovrebbe essere un po più prudente e un può più rispettoso dei diritti dei cittadini e dei popoli, principalmente della loro concezione naturalmente anti-filo-semita nietzschiana della democrazia e del diritto.
I sionisti cristiani ed ebrei, malgrado la sconfitta in attuazione in Iraq, credono sempre all'avvenimento del loro Impero temporale-spirituale. Perdendo ogni pudore, oggi, in questo mondo post-Jenin e post-Masar e-Sharif, chiedono perché si dovrebbe rispettare l'ONU attuale, un'organizzazione che ai loro occhi non sarebbe una organizzazione ''democratica'' (cioè, democratica del tipo Israele e America, si intende!). Ad esempio, chiedono retoricamente, « perché lasciarci guidare dalla Libia? ».
E vero che l'ONU sembra avere poco successo. Ma questo succede non perché non sarebbe capace di funzionare come fu previsto, ma perché gli Stati Uniti e Israele si credono al di là della legge comune e, da buoni ''eletti'', anche al di là del Bene e del Male. Dunque al di là dell'ONU attuale. (Vedi il recente veto americano alla condanna dell'operazione genocidaria attualmente condotta da Israele nella Striscia di Gaza).
Di più, questi altri sempliciotti fascistoide sionisti non hanno mai capito il ruolo e la funzione specifici del Sistema dell'ONU. Viene sempre confuso con una parte vistosa delle funzioni del Consiglio di sicurezza per quanto riguarda le operazioni di mantenimento della pace, o di ''imposizione della pace'', come soluzione ultima concordata dal Consiglio, solo quando sono esaurite tutte le altre alternativi possibili. Con un tale riduzionismo si concepisce il Sistema dell'ONU solo come una sorte di gendarme del mondo più o meno legittimato agli occhi dell'opinione pubblica domestica e mondiale. La realtà è diversa, molto più interessante, più complessa, e più utile. In poche parole, l'ONU propone la base post-fascista del ordine giuridico mondiale e la codificazione del suo divenire pacifico e sempre più demo-cratico. L'ONU propone anche una opportunità istituzionale dove gli Stati e, ormai, in maniera crescente pure le ONG, si possono incontrare e discutere anche in periodo di guerra, in una istanza neutrale dove l'uguaglianza di ogni Stato viene coniugata con il realismo politico iscritto nel Consiglio di sicurezza (e nella Risoluzione Acheson). Si creano così le condizioni preliminari di una possibile risoluzione diplomatica, se non pacifica, dei conflitti aperti o latenti.
I sionisti cristiani e ebrei pretendono costruire il ''tempio'' ma non sanno neanche che la loro presunta Arca santa viaggiava fra le bellicose tribù ebree e doveva a volta rifugiarsi in luoghi d'asilo, come appunto Gerusalemme. All'immagine di Wojtyla non sono neanche degni della fede che professano. L'ONU rappresenta la forma moderna del luogo d'asilo, astratto dal feticismo spaziale della localizzazione, da cui si può spargere l'ideale e le strutture (legali, diplomatiche, politiche) necessarie per trasformare in modo duraturo la spada in aratro. La loro democrazia di sostituzione all'attuale ONU diventerebbe dunque il ''direttorio'' di caste immaginato da Sharon, Wolfowitz e tutti gli altri ideatori della guerra preventiva. Cioè, una democrazia esclusivista di caste armate.
L'ONU non è stata concepita come un veicolo al commando di qualsiasi ''imperialismo messianico'' (previsto per 1000 anni, o più, o meno ... ). È nata invece sulla sconfitta delle pretensioni mostruose di tale imperio col mandato di impedirne la rinascita grazie ad una conciliazione democratica del principio di realismo politico (inscritto ad esempio nel Consiglio di sicurezza) e del principio dell'uguaglianza di tutti i Stati, grandi o piccoli, (iscritto nell'Assemblea generale) indipendentemente dei loro regimi economici e politici. Perciò, tutti i studenti, più o meno dotati, di relazioni internazionali, sanno che l'ONU, con tutti i suoi presunti difetti, che non sono altri che i difetti dei suoi membri più privilegiati, rimane una organizzazione laica da inventare urgentemente se non esisteva già. Vecchi diplomatici maschilisti, ma al loro modo cortesi, usavano dire al proposito, con una certa tenerezza : ''Anche la più bella donna del mondo non può mai dare più di quello che ha'' (le compagne scuseranno questa metafora e le sue radici storiche, bisognosa anche esse di una riforma democratica.)
La coerenza sionista-imperiale in questo rispetto è una coerenza anti-democratica e anti-umana. Ricordiamoci però che i tempii del Vitello d'Oro erano sempre costruiti con fondamenti sacralizzati da vari sacrifici umani. Anche in questo riguardo l'ONU aveva rappresentato un progresso dato che il terreno offerto da Rockefeller per costruire il Palazzo di Vetro era il vecchio sito del macello di New York. L'ONU non si può rilocalizzare su una ''geenna'' politico-religiosa arcaica e al prezzo dell'espropriazione di un popolo intero! O spiegato altrove senza referenza a Girard e credo prima di lui (g), che la logica storica ci fa passare dai sacrifici umani ai sacrifici simbolici con una congiunturale ricaduta nel uso degli agnelli espiatori. Le menti nietzschiane tutto questo no lo possono concepire. Sono veramente ''elette''!!!
Lontana di me l'intenzione di criticare la geniale volgarizzazione del biologo Jacquard che ha permesso ad uno come me di riprendere dal punto di capo le proprie riflessioni, ad esempio su Herder e Marx, per arrivare al concetto di uguaglianza dei sessi nella riproduzione sessuata umana. La critica concerna qui l'insieme ontologico, epistemologico, metodologico e teorico. Jacquard, fuori della sua specializzazione, specificamente quando parla di economia e più ancora di laicità, rimane uno inveterato positivista popperiano (vedi il suo libro ''Dieu?'' (h)). ''Dio'' viene così messo fuori della portata della scienza. Almeno in apparenza. Di fatti, quello che interesse mettere fuori del campo scientifico sono le credenze irrazionali o meglio incapaci di prove. Con una grande contraddizione soggiacente. Nella sua reazione contro Descartes e Spinoza, il grande napoletano Giambattista Vico aveva espresso il suo pensiero così: ammettiamo che Dio abbia creato la natura e l'uomo come essere naturale. Solo Dio potrà conoscerli fin in fondo. In questo campo, l'uomo razionale non potrà mai andare oltre il metodo scientifico sperimentale, cioè non potrà mai comprendere dal interno ma potrà avvicinarsi sempre un può di più in modo scientifico di questa realtà ontologica naturale e dalle sue leggi. Jacquard non può dunque pretendere espellere ''Dio'' dalla scienza senza negarlo completamente e scientificamente, altrimenti rimane solo un scienziato messo davanti all'impossibilita di negare di essere impegnato a studiare le manifestazioni nel mondo di un eventuale ''Dio''! Vico pero aggiungeva: la storia, i concetti, le istituzioni, tre realtà distinte, sono l'opera degli uomini stessi e dunque possono essere studiate e capite dagli uomini.
Vico non fu interamente chiaro sul rapporto delle istituzioni umane con il mondo materiale e con la sua dialettica. Fu tolto di imbarazzo dalla sua conoscenza della secolarizzazione della provvidenza compiuta da Gioacchino da Fiore (ispirazione che secondo me rappresenta la ''scienza nuova'' in forma negativa alla quale si riferisce Vico assieme alla sua ''Antichissima sapienza''.) Questa teoria fu un passo da gigante che portò direttamente a Rousseau, Kant, Herder, Hegel e Marx e moltissimi altri. La sua contraddizione percepibile nell'incapacità di legare in modo totalmente e spietatamente scientifico la dialettica della Natura e la dialettica umana, fu finalmente elaborata in forma definitiva da Marx.
Per quelli che leggono Marx senza volerlo capire, per non parlare di tanti altri pitre fui obbligato di aggiungere il concetto e la teoria della ''psicoanalisi marxista''. Pure negando la ''coupure epistemologique'' giustamente vista da Althusser nella ovvia estirpazione marxiana della legge del valore e delle sue conseguenze dai suoi vecchi panni borghesi, questi pitre cercano sempre di opporre il giovane Marx al Marx maturo per meglio eviscerare il concetto di ''alienazione''. L'espulsione del concetto non definito ''Dio'' (simultaneamente concetto logico e ''parola valigia'' sintetica primitiva e non definita) da parte dei popperiani, anche laici come Jacquard, rimane un poco corta, tanto con rispetto alla dialettica della Natura quanto rispetto alla dialettica della Storia. Ci ''rassicura'' soltanto sul fatto che il Jacquard, interessato (taraudé?) dalla profondità dell'anima umana (dei ''prigionieri'') non da molto credito ai quesiti metodologici e ontologici non-aggirabile messi avanti dalla esistenza dei fondi oceani sottomarini secondo Ballard (o meglio ancora come ho suggerito io, dalla possibilità' di condizioni di vita e di intelligenza non basate su una chimica a base di carbone. Penrose non sembra avere torto quando afferma che la ''vita'' è l'antitesi della ''entropia'' (l'avevo detto prima). Ma ''vita'' nel senso di ''lavoro'' cioè di trasformazione cosciente. Che presuppone dunque ''intelligenza'' naturale (simmetria secondo J.D Bernal, attrazione, feedback ecc) e delle intelligenze coscienti di se stesse. Questi popperiani danno ancora meno credito alle possibilità di esistenza di esseri extra-terrestri secondo la logica dello J.E. Lovelock del progetto ''Gaia'' condotto per il conto della Nasa e oggi parzialmente rafforzato dalla scoperta di molteplici pianeti ''identici'' alla Terra. Il ''mondo finito'' non ha molto tempo da perdere con gli altri pianeti accessibili solo da fantastici buchi di verme! Ma si dimentica troppo presto il necessario impulso fornito alla coscienza umana dallo ''iatus'' tra realtà e teoria che provocò le indagini di Tycho Brahé e di Kepler, (come pure del nostro Menotti presentato in ''Il caso e il verme'') malgrado l'Autorità del papa, l'archiviazione degli Bollandisti e la prudenza tipica dei vari Bellarmin! Ipotesi poetiche o di fantascienza da una parte e ipotesi scientifiche audacia ma fondate scientificamente: i manuale di scuola tutti retti sulla ''critica'' al svantaggio della ''topica'' (per usare di nuovo i termini di Vico) non impararono a fare la differenza! Ma intuizione a parte giace già cui l'essenziale del metodo scientifico. Questi popperiani non hanno neanche tempo per l'approccio scientifico dell' ''irrazionalità'' secondo la psicologia moderna, specialmente marxista. Difficile non compatire dato i numerosi crackpots in giro. Ma proprio al costo di rimetterci le necessarie ipotesi scientifiche verso quello che ancora oggi rimane ignoto e inaccessibile alla scienza?
La visione popperiana di Jacquard dimostra un diffido dell'intelligenza e della sapienza comune degli uomini ordinari di fronte all'incognito (io invece all'immagine di Testart e dello stesso Jacquard in altri campi, almeno se si possono paragonare le piccole cose alle grandi? - mi fiderei più degli cittadini ordinari che delle tante élite nietzschiane, filo-semite o non, e di tanti scienziati pronti, anche incoscientemente, al compromesso). La sua visione rimane compatibile con la ''carità'' e con le gerarchie ecclesiali, ambedue quelle direttamente religiose e quelle dei ''cleri laici'' nel senso medievale, se non massonico! Prima del avvento della chimica moderna, gli alchimisti credevano che il ''fuoco'' cioè la ''combustione'' era causata da un principio che fu poi chiamato ''phlogistique''. Il ''Dio'' di Jacquard rimane il ''phlogistique'' dei positivisti popperiani e dei più nietzschiani dei massoni. Pero sembra volere arbitrariamente escludere del campo scientifico, concepito come ''mondo finito'', i fenomeni parafrenici come pure quelli deducibili come ipotesi dall'astrofisica moderna! Un concetto dunque di qui ''possiamo fare l'economia'' per lasciare alla scienza e al suo metodo, cioè alla coscienza degli uomini liberi, tutto il campo che gli appartiene. All'immagine di Condorcet e della Comune di Parigi questo suppone la difesa e l'estensione di una educazione pubblica universale e gratuita ( vedi nota (f) ) come piedistallo della cittadinanza ''realizzata'' sulla base di una ridistribuzione egalitaria.
Va notato che il biologo Jacquard applica lo stesso metodo all'economia. Intende parlare specificamente di ''economia sociale'' ma insite per farlo con il metodo ''scientifico'' dell'economia borghese sintetizzato da Schumpeter sulla base di Walras (senza dare indicazione di conoscere la genesi della metodologia walrasiana particolarmente la concezione della scarsità come fenomeno di origine crescentemente produttiva e neppure i consigli del padre Auguste Walras al figlio Léon.) Un colmo! Perché questo metodo fa riposare la sua rivendicazione di ''scientificità'' proprio sul escludere dell'economia sociale dal campo delle ''formalizzazioni'' dell'economia scientifica borghese. Si nota che l'effetto di questo imperialismo paradigmatico del positivismo popperiano (ateo, laico o cristiano) presenta un grosso vantaggio per persone come Jacquard: non rimette in questione la proprietà privata dei mezzi di produzione, diversa della proprietà ad uso personale, e permette di dare una base scientifica alla ''carità cristiana'' (che rimane sempre una doppia umiliazione, cosciente o incosciente, che impedisce la dialettica materiale-psicologica dell'inserzione in una società di uguali e dunque una grave negazione dei diritti sociali del uomo) cioè alla valorizzazione di Jacquard agli occhi di Jacquard stesso. Sarebbe bello vedere come il Jacquard sintetizzatore della teoria delle probabilità potrebbe criticare i ''giochetti'' di Rawls e il suo concetto di ''giustizia sociale'', scientificamente s'intende. C'è un'altro vantaggio che rileva non soltanto dell'egemonia neoliberale post-URSS ma molto di più dello tentativo di imporre una egemonia (filo-semita nietzschiana) soffocando e scartando le teorie scientifiche che negano questa presunta e fallacia egemonia. Il falso problema della traduzione del valore (dati ex ante) in prezzi di produzioni (dedotti post hoc), partorito già tutto armato dalla mente di Bohm-Bawerk e nutrito con ''scientifica'' attenzione da Tugan-Baranowski e Bortkiewicz, rivela pero una autentica contraddizione ex ante-post hoc che non riguarda a fatto la critica dell'economia marxista ma piuttosto, in modo chiaro e tondo, la ''scienza economica'' borghese in tutte le sue forme (incluso in parte i ''prolegomeni'' di Sraffa.) Piace o non piace, sin dal momento della pubblicazione del mio Tous ensemble, non si può più parlare scientificamente di economia fingendo di ignorare la mia correzione metodologica-teorica e il concetto di ''soprappiù sociale''che ne ho derivato. C'è un ''abisso'' (parola di E. Renan) fra alchimia e chimica o fra scienza e ciarlataneria positivista pseudo-religioso. I pregiudizi suggestivi degli uni e degli altri verso il comunismo ''reale'', (o ''riformista rivoluzionario'', sempre puntato verso l'uguaglianza umana e il possesso collettivo dei MP e della sovrappiù sociale) non fanno alcuna differenza. La Terra non sarà piatta perché la''scienza'' nietzschiana o rabbinica e massonica la desidera così! Il grande fisico Albert Einstein, presso il quale l'inquisitore Popper cercò di informarsi del ''miracolo'' della scienza, se non di metodo scientifico vero e proprio (incluso l'intuizione), fu ''costretto'' dal grande economista marxista Paul Sweezy a dare la sua opinione sulla scienza economica: presento allora la sua compressione della legge del valore di Marx, avendo capito e avuto il coraggio e l'onesta di dichiarare che era l'approccio giusto per quello specifico oggetto di studi (vedi ''Why socialism'' in Monthly Review May 1949 e di nuovo May1994. Una lesione da meditare. Per conto mio faccio però fatica a capire come un intellettuale della statura di Jacquard che, contrariamente a me dispone ancora di tutti i messi materiali e istituzionali per portare a termine le sue ricerche preliminari possa ignora nel medesimo tempo il mio ''Lit du neo-fascisme'', la sua ''Annexe'' e il miei ''Tous ensemble'' e ''Pour Marx, contre le nihilisme''. Fingere di ignorare le produzioni marxiste interamente scientifiche e, a quanto sembra, molto in avanzo su questi sciagurati tempi filo-semiti nietzschiani, rappresenterebbe dunque una illustrazione metodologica e pratica del metodo e della deontologia scientifica? Per quanto al concetto economico di ''court terme'' nel suo senso organico al neoliberalismo ne rivendico la paternità. Il fatto che fu volgarizzato dal giornale Le Monde come ''court-termisme'' non cambia la sua provenienza marxista proprio ad un momento in cui la debilitante unanimità ideologica post-USSR impediva alla stragrande maggioranza di vedere le flagranti contraddizioni della New Economy. Se mai, ci parla piuttosto di certi metodi di ''détournement de sens'' un può troppo comuni in questi tempi di opportunità tecnologiche giornalistiche. E chiaro che questa mia rivendicazione non è a scopo personale. In condizioni di esclusione e di logoramento, di sorveglianza e di saccheggio, condizioni che il bravo visitatore di prigione Jacquard nemmeno si immagina, ho sempre cercato di seguire il modello di Marx e di esprimermi in modo semplice che non tradisce il soggetto analizzato, cioè di partecipare ad un'opera comune. Lo fatto spesso dovendomi contentare di non potere editare i miei essais con la tranquillità necessaria, e forzato troppo spezzo di mettere l'accento sull'analisi congiunturale. In altre parole, e con la dovuta umiltà misurata alla critica scientifica della mia opera e dunque alla possibilità per me di rispondere, il mio sforzo teorico mi sembra costituire oggi la punta di diamante della coscienza del proletariato, della sue disalienazione assieme a quella di tutti i popoli in generale. Sarebbe male capire la posta in gioco credere che in queste condizioni lacerò il mio lavoro nelle mani indegne di tanti accademici da poco, anche quelli filo-semiti nietzschiani dentro il PCF o altri partiti comunisti o di sinistra. Per quelli che sanno ancora che dopo le tesi a Feuerbach non è più possibile parlare di filosofia ma soltanto di ''storia della filosofia'', o nel caso della religione di ''storia delle religioni'', avranno capito che si tratta di lotta di classe. Althusser parlava giustamente di ''pratica teorica''. I Cubani parlano di ''battaglia delle idee''. Confronto adversariale obbligato dunque, senza eccezioni, almeno che ci sia data la possibilità materiale accademica di confrontarci apertamente nel campo del dialogo, cioè della critica del metodo e delle teorie che ne discendono. Da buon cristiano, Monsieur Jacquard non si farà l'ingiuria di fingere di ignorare la realtà di classe dietro i concetti e le teorie, dietro il rispetto o non della scienza senza pregiudiziali e presupposizioni speso incoscientemente dati per scontati. Ma davvero il lavoro di questo tipo di scienziato è più utile socialmente di quello del contadino o del operaio? Purché non dica, a suo malgrado, una parola storta contro le pretensioni filo-semite?
Dialogo etico e cooperazione sociale.
Dialogo vuole anche dire rispetto mutuale. Non ho nessuno pregiudizio al riguardo di un giornale come Liberazione disposto ad aprire le sue pagine a settori religiosi ancora impantanati in strutture ecclesiali e in credenze a-scientifiche dei miracoli e dei stigmate. Purché si rispettasse le tre condizioni (laicità, scientificità, uguaglianza) poste qui sopra e purché i nostri compagni possano liberamente vedersi offrire le stesse possibilità dai loro interlocutori. La secolarizzazione dell'azione politica degli ambienti cattolici iniziata da Sturzo contro le pretensioni temporale del Vaticano nella Repubblica italiana rimane il punto di partenza irrinunciabile di tale dialogo. Giustamente questo dialogo mirerà anche ad una possibile ed auspicabile cooperazione sociale. Importa dunque chiarificare da una parte la frontiera fra il sociale e il politico (vedi Le lit du néo-fascisme e la sua ''Annexe'' ) e d'altra parte le margini legittime di collaborazione nel campo sociale (è perché non nel campo politico dato una ripresa dell'Aggiornamento di Vaticano II in chiava di ''teologia della liberazione'' nata proprio da noi, con l'Abbatte Gioacchino da Fiori per non parlare dei movimenti millenaristi anteriori come quello dei Valdesi o movimenti più settari). Storicamente, lo Stato sociale laico (Welfare State) prese in carica le funzioni materiali e mentali (psicologia) anticamente scaricate come opere di carità. Su questo non si può ritornare indietro. Non si può neanche accettare in modo permanente il ritorno della carità, religiosa o laica, destinata a prendere in carica tutti gli esclusi sociali prodotti coscientemente dai tagli neoliberali al Welfare State collo scopo di introdurre pazientemente una società di caste con il suo ''workfare'' e le sue nuove Leggi di Manu.(idem nota (c ) Vedi pure la Breve del 25 aprile 2022 sulle « Nuove Leggi di Manu » post-Covid in https://rivincitasociale.altervista.org/sars-cov-2-brevesflash-newsbreve/) La collaborazione domestica e internazionale porterà dunque su queste carenze dello Stato moderno sottomesso unilateralmente alla borghesia. Sarà sempre concepita come ''male non necessario da superare politicamente con il ristabilimento dei diritti dei cittadini e del loro controllo collettivo della ''sovrappiù sociale'' e delle forme di ridistribuzioni avanzate che questo controllo può permettere. La laicità rimane il quadro imprescindibile che permette tale cooperazione. La laicità presuppone una chiara pratica della parità dei sessi e della riconoscenza dell'uguaglianza umana grazie alle differenze, cose ancora assai esterne alle gerarchie religiose e ai loro fedelissimi seguaci politici ancora non riconciliati con la ''repubblica'', prima di tutto nel mondo cattolico. Si dirà giustamente che questo non suppone necessariamente una concezione della pratica religiosa che progrede verso la ''teologia della liberazione'' ma neanche gli è antitetica. Ogni giorno le cittadine e i cittadini italiani credenti dimostrano il loro attaccamento sia per le loro credenze che per la laicità politica fondata sulla scienza e sulla loro possibilità di sottomettersi liberamente a certi rituali senza essere costretti a non poter più usare del loro libero arbitro, di cambiare comportamento o meglio di decidere loro stessi la giusta misura di scienza e di credenze, mediate o non da cleri, che gli conviene di più in un dato momento del loro sviluppo psicologico-teorico. (L'importante lesione dell'Autobiografia di Vico, in questo campo no dovrebbe andare perduta) Per il resto, nessuno può pretendere ad un monopolio per quello che concerna l'ordinamento storico delle tre condizioni sus-dette e particolarmente delle due ultime. Ho insistito per parte mia sulla necessità di analizzare le ''epoche'' storiche possibili in un Modo di produzione specifico, la necessaria coerenza interna di ognuna di queste ''epoche'', spesso travolta da mediazioni sociali sballiate, ma anche la loro ''plasticità'' a secondo delle ''scelte politiche'' decise con più o meno di democrazia per quanto riguarda l'uso collettivo della ''sovrappiù sociale''. In altre parole, la conoscenza più affinata della teoria del valore di Marx e della sua conseguenza, la sovrappiù sociale, fornisce il ''grado di libertà'' economico-sociale ultimo delle società umane, permettendo il passaggio democratico della Preistoria alla Storia.(i) Nessuno dovrebbe potere sperare che i comunisti italiani, ancora religiosi, agnostici o atei, siano proti a comportarsi in questo dialogo come un Buttiglione verso il Vaticano o più precisamente verso il ''capo'' professionalmente influente del Vaticano. Chi può spiegarmi perché dei moderatori, che avrebbero potuto imparare qualcosa dai miei scritti, si permettano, con impunità, di tagliare il mio indirizzo del loro gruppo senza dare nessuna spiegazione? Per non essere inquinato dal spirito critico e scientifico? Ateo? Mi riferisco qui in particolare al gruppo scuola-solidarieta (vedi nota (j) qui sotto), un gruppo che se non sbaglio ha qualche legame religioso. Non c'è dialogo possibile senza rispetto e tolleranza mutuale.
L'uguaglianza e il dialogo necessari alla democrazia presentano anche questo aspetto. Il fatto che non viene più rispettato alla Rai e nei media di massa privati in Italia non cambia il principio. Ma dovrebbe inclinare i comunisti a più di vigilanza politica e di rigore anche se sempre avvolto in un'umile generosità.
La realtà è che, da comunisti, non siamo in competizione con i settori cattolici dal punto di vista delle credenze personali, chiediamo solo il rispetto integrale del principio della laicità. Per il resto, Curzi et al. dimenticano è che i cattolici nel nostro Paese sono dei lavoratori o dei disoccupati coscienti delle ingiustizie commesse contro di loro dal sistema capitalista. Da noi comunisti si aspettano il rispetto integrale delle loro credenze e delle loro pratiche ordinarie (feste, rituali ecc.) ma soprattutto la difesa dei loro diritti tale cittadine e cittadini, e non come ''cattolici''. Per esempio, le donne italiani, anche cattoliche, non la pensano affatto come il Wojtyla e il Buttiglione sopra il ruolo naturale delle donne o degli uomini o su le origine dell' Europa. Il che non impedisce loro di andare a messa o di battezzare i figli se decidono così. Vogliono semplicemente vivere la loro fede con la maxima libertà. Punto e basta.
Paul De Marco, professore di Relazioni internazionali.
Copyright 6 ottobre 2004.
NOTE:
a) Articolo riprodotto cui per la convenienza dei lettori. Ogni citazione di questo articolo deve perciò riferissi alla versione originale di Liberazione.
b) Durante la crisi degli ostaggi ho chiesto ai movimenti, alle persone più interessate da un punto di vista personale e alle loro famiglie come pure alle organizzazioni per le quali lavorano, di tenere il presente governo di cui Fini è vice-premier (sic!) direttamente responsabile della sorte degli ostaggi. Immaginiamo un attimo che siano veri i rumori sopra i santi figlie e figli di buona mamma che avrebbero contribuito a fare circolare la falsa lista di spie che portava il nome delle due Simona piuttosto che i loro stessi e il nome della loro compagnia di sicurezza privata sotto-contrattata al Pentagono? Quale sarebbe allora la responsabilità del dirigente italiano della Croce Rossa in Iraq, ben conosciuto da Fini, e quella del governo italiano e di Santo Crociato Fini lui stesso? A questo punto, solo una inchiesta parlamentare potrebbe salvare la credibilità e l'onore maculato della nostra Repubblica.
c) Vedi Nietzsche as an awakened nightmare., in http://lacommune1871.tripod.com , sezione Livres-Books. Vedi la Nota aggiuntiva cui sotto.
d) Speilberg non convinceva con la sua nietzschiana e discriminatoria Schindler's List, vera insulta da presunto eletto (da Hollywood?) alle vittime più semplici e meno ''educate'' proveniente in gran parte da ceti sociali meno favoreggiati. A pensare bene, uno insulto osceno aggravato con una apologia filo-semite imperiale che si permette di dare del ''uomo giusto'' a un sfruttatore Nazi della manodopera martirizzata dei campi nazisti al servizio dello sforzo di guerra di Hitler, mentre si da delle ingiurie infame ai comunisti che hanno, da soli fino a Stalingrad, contribuito a rovinare i sogni imperiali del Terzo Reich e a liberare i primi campi di sterminio. E che hanno perso, solo nell'Unione sovietica, 27 milioni, e non solo 6 milioni, nella lotta contro quella forma infame del nietzschianismo. (Per l'aneddoto, un altro cineasta giudeo, anticomunista viscerale, proveniente dei paesi dell'Est, uno sempliciotto arrogante che da spesso e volentieri del « canchero » alla teoria marxista e ai suoi sostenitori, uno che non poteva ritornare nei Stati Uniti senza dovere subire un processo per stupro, avrete tutti riconosciuto l'opportunista Polanski, aveva rifiutato questo progetto spielbergiano giudicandolo troppo sonato e impossibile a fare accentare senza critiche e disonore. Il canchero nietzschiano avevo pero fatto passi di gigante, sopra tutto grazie alla strumentalizzazione di uno selettivo Olocausto destinato a cancellare il ruolo liberatorio del comunismo e imporre il silenzio e l'autocensura a tanti intellettuali fragili. Il successo di Box Office del sciagurato film di Spielberg lo convinse poi di trovarsi una storia di pianista! A Spielberg dunque il caso ''generale'', a quest'altro il caso ''particolare'', così ''singolare'' da incarnare il nuovo messaggio esclusivista ''universale'' nella sua singolarità! (Per fortuna non scelse un violinista, il che avrebbe potuto risvegliare qualche ''dissonanza'' dentro la nuova unità ideologica mitica dei neo-nietzschiani filo-semiti attuali! L'Italia fu spesso un bordello, ma per trovare un casino simile, bisogna proprio risalire a Ezra Pound, ai suoi tutori rabbinici cabalistici, ai i suoi camerati di penna e ai i suoi veri maestri politici. Penso personalmente che Spielberg e i suoi sostenitori italiani e stranieri dovrebbero presentare delle scuse immediati al popolo italiano e alle sue associazioni partigiane.
L'Europa versa già 3 miliari all'anno per aiutare l'attuale Stato razzista e coloniale israeliano, rendendoci tutti complici dei suoi crimini di guerra compiuti in seria. Nel Sud e il Mezzogiorno, la partecipazione alla forza del lavoro non ammonta a più di 54 %. In certe città, 51 % dei giovani sono disoccupati. Questi semplici fatti rendono tutte le statistiche ufficiali molto relative. Del lavoro interinale e del lavoro nero non ne parliamo nemmeno. Il Signore Siniscalco crede di potere usare con impunita soldi pubblici per erigere un altare al nietzschianismo filo-semite che trasforma l'Italia in vassalle di Tel Aviv. Crede che la natura dell'iniziativa è tale, nel clima attuale, da chiudere la bocca ad ogni protesta. Si sbaglia. E da molto.
Se si deve finanziare un museo con soldi pubblici che sia un museo dedicato a tutte le vittime del nazifascismo e alla confutazione documentata delle nuove tesi ''negazioniste'' e esclusiviste dei filo-semiti nietzschiani, afin che la pesta ben conosciuta no si sparge di nuovo sotto nuovi vestiti e con una ''invasiva'' tecnologica da spaventare Orwell e Dostoievski! L'esclusivismo imperiale e neoliberale di Sharon, Wolfowitz, Perle, Kagan e altri Fini non contribuisce a favoreggiare l'uguaglianza umana e il pieno impiego keynesiano classico, ne in teoria ne in pratica. Una tale ideologia esclusivista non merita un museo al paese di Gramsci. Questo museo selettivo non può essere altro che un atto di guerra ideologica. Un atto da contrastare con fermezza e serenità, prima che sia troppo tardi. I filo-semiti nietzschiani dovrebbero sapere che è meglio non giocare con il fuoco in un'epoca dove le menti di certe elite e dei loro seguaci non sono tante salde ne tanto chiare, avendo un bagaglio paragonabile diciamo a quello di Fini, Storace o Calderoli.
Un'ultima nota è necessaria, non per i compagni comunisti, ma per gli altri. Il negazionismo anti-crimini nazisti, autentico o fabbricato, ha servito di spauracchio fin qui agli filo-semiti nietzschiani. Un negazionismo così imbecille sarebbe tutto da inventare per scopi nichilisti se non esistesse già in modo più che marginale. La partecipazione ''nichilista illuminata'' del Mossad non è più da dimostrare. (Vedi certe autobiografie austriache, come pure il comportamento di certi consiglieri di Joerg Haider che tengono un discorso in Austria e un altro in Canada quando si tratta di ''riparazioni''!). Come si contrasta la negazione dell'evidenza? Col il ristabilire dei fatti storici o col creare una nuova mitologia venale del tipo Shoah? C'è più osceno ancora: oggi che gente come me mette apertamente in discussione l'interpretazione selettiva e esclusivista di questa ideologia venale della Shoah al nome del rispetto di tutte le vittime, dell'uguaglianza umana e della storia vera non strumentalizzata dai vari Nolte o dagli Obadia Yossef e tanti altri post-illuminati di bazar intellettuale, arriva puntuale la minaccia della denuncia dei Musei della Shoah ... da i neofascisti. Dove? Ma dove altro che in Germania (Npd) o in Austria, in regioni dove i due terzi dei dirigenti e dei militanti neofascisti accaniti appartengono ai servizi di polizia? Chi? Ma dai doppi ''pitres'' omonimi di barre di cioccolata americana! (come il neonazista Peter Marx, certo inconfondibile con il fondatore del marxismo). Da Vespasiano sappiamo che la moneta non ha odore. Con il nietzschianismo, filo-semita o meno, la Volontà di dominio di caste non ha onore, anzi coltiva questa carenza ontologica come il suo catechismo rivelato di caste. La Bestia e i suoi servi, alla Bestia e a i suoi servi assomigliano, che siano infiltrati o meno. Non convince pero nessuno democratico autentico, comunista o meno. Importa allora ripetere: il negazionismo e i suoi pericoli non si elimina col propagare di una altra ideologia neo-negazionista a spesa dei comunisti o con un Agenda di attacco allo Stato sociale. Qui, come altrove, i comunisti e tutti i democratici autentici avranno bisogno di sapere pensare con la propria testa. E sopra tutto di guardare sempre davanti agli occhi l'irrefutabile evidenza scientifica dell'uguaglianza umana, senza se e senza ma.
e)Vedi Pour Marx, contre le nihilisme nella sezione Livres-Books del sito http://lacommune1871.tripod.com e di questo medesimo sito. Certe opere sembrano in avanzo su loro tempo, solo perché cadono dentro le mani sballiate. Immaginare che avevo indirizzato il mio Tous ensemble a Pietro Ingrao al Manifesto. Benedetto me!! Mi a valuta qualche cookies non del tutto ''comuniste'' e nemmeno tante ''social-democratica''. E qualche altro dispiacere di autore originale ma poco compatibile con il post-illuminismo di tanti scellerati copisti. Le compagne e i compagni debbono così ringraziare l'ignoranza profonda e coltivata di Ingrao per tutto quello che riguarda la legge del valore marxista, vero cuore del comunismo, per il martirio della lettura del mio ''italien de combat''. Saranno d'accordo che non c'era scapo... (Se non sbaglio Ingrao vede persino in questa sua ignoranza un pretesto di gloria personale. Mah! In tutta umiltà, sulla semplice base dei miei libri, credono proprio gli Ingrao et al., di questa terra di essere all'altezza per occultare un teorico marxista come me, e tanti altri criminalmente occultati oggi come me? O forse sarà proprio questo l'unico modo filo-semita nietzschiano e ciarlatanesco per legittimare una pseudo-social-democrazia e un pseudo post-illuminismo?)
(f) Per una discussione più approfondita vedi il mio Pour Marx, contre le nihilisme. (Nota aggiunta: La seconda parte tradotta in « italiano » in Contra-pitre, sezione Italia di questo medesimo sito.) Queste concezione dell'intelligenza sono du un arcaismo spaventoso. Di più, la ''meritocrazia'' filo-semite neoliberale vale quanto la ''scienza'' concepita da Nietzsche, cioè in funzione meno delle sue invenzioni che dalle sue capacità a conservare l'ordine stabilito al beneficio delle caste dominanti. Vedi per esempio G. W. Bush, o tanti dei suoi consiglieri del tipo Wolfowitz, Perle, Kagan, Rove, Frum, Derschowitz, Miller (di Guantanomo), G. Steiner ecc, ecc che devono la loro ascensione sociale non alla loro intelligenza (questa ognuno di noi può ora misurarla!) ma al loro anticomunismo viscerale e, in parte, al loro accesso a Echelon e alle reti del Mossad, se non direttamente agli appoggi familiari e alle lettere di raccomandazione. L'intelligenza umana non è separabile dal bagaglio culturale e dunque dalle 5 forme della memoria. Come tale è inseparabile dalla democrazia e dal suo pluralismo sviluppato nelle scuole pubbliche. Quelli che non hanno l'intelligenza di un Raimond de Lulle nel sviluppare i metodi e gli strumenti pedagoghi necessari per sviluppare tutte le potenzialità umane a favore dell'umanità, sono gli stessi che militano in favore dell'intelligenza filo-semita nietzschiana e della privatizzazione della scuola.
g) I miei appunti del epoca montrealese erano già sistematicamente rubati da gente da poco ma titolarizzate o alla solda dei servizi. Maneggio cominciato alla Università York di Toronto da sciagurati presunti professori solo degni di rimanere ignoti, perché hanno sempre tradito la loro materia coscientemente e incoscientemente per puri pregiudizi di classe. Non valgono molto agli occhi miei ne agli occhi della posterità intellettuale, che come me dovrà imparare a usare la critica marxista per evitare la contaminazione! A volte non è giusto dire ''dimmi con chi stai ecc''. Si dovrebbe dire piuttosto con un certo rispetto ''guarda cosa a saputo salvare, non alla critica roditore dei topi, ma all'influenza nefasta di tanta vermina criminale e di tanti ''pitres''.'' Le persone che giudicheranno eccessive certe parole sono pregate di considerare l'assoluta inaccessibilità alla giustizia da parte dei dissidenti occidentali anteriormente ridotti alla disoccupazione da un puro calcolo di classe, come pure la violazione quotidiana da parte dei servizi della sacralità degli spassi privati, sacralità riconosciuta dalle Costituzioni dei diritti borghesi formali, ma anche sancita dalla Dichiarazione universale dei diritti dalla persona umana dell'ONU.
h) Vedi la prima nota nel articolo Notes sur la lettre à tous ceux qui aiment l'école'' in sezione Economie Politique Internationale nel mio sito http://lacommune1871.tripod.com .
i) Vedi il capitolo sul ''socialismo cubano'' nella seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme, Sezione ''Livres'' del mio sito.
A) Una semplice predizione: se i filo-sionisti arroccati dentro il PCF, una ingombrante minorità e una contraddizione politica poco accettabile dal punto di vista etico-politico, quelli che si impauriscono dell'entusiasmo dei membri per la causa palestinese e che non esitano a fare del controllo sociale invece di lavorare per la mobilitazione di massa, quelli che nella stessa vena credono di potere legittimare gli esiliati iracheni che rientrano in Iraq per collaborare apertamente con il regime fantocce messo in piede da Sharon e Wolfowitz e qualche altro nel quadro del progetto sionista cristiano e ebreo del ''Grande Mezzo Oriente, quelli che, d'accordo con i Curzi di questo mondo, credono di potere eliminare anche la parola stessa di ''comunismo'' perché furono esclusi dal Partito o sul punto di esserlo quando le loro azioni potevano facilmente essere prese, da parte di chi teneva a rimanere dentro il Partito, come un vero e proprio tradimento degli equilibri militari dei due campi in presenza, quelli che guardano alle loro negoziazione elettoraliste sotto controllo di un Partito socialista egemonico per non generalizzare le mobilizzazione del ''lunedì'' lancianti dal proletariato dei Paesi dell'Est che non sembrano proprio condividere i loro pregiudizi personali sui punti positivi e negativi del ''comunismo reale'', una mobilitazione necessaria per creare una opinione pubblica, sindacale e politica compatibile con un Europa sociale astratta della cattiva Parte III del vangelo costituzionale neoliberale dato come ''costituzione europea'', tutti questi debbono sapere che il loro passato li guarda in faccia. Se non altro perché questa volta le cose sono ancora più ovvie di prima. La generalizzazione dei lunedì permetteva finalmente di raggiungere nel contesto europeo una organizzazione sindacale-politica ricercata fin dagli anni 70 ma fallita dato la possibilità delle impresse multinazionali di delocalizzare parte della produzione in paesi non toccati dai scioperi, mettendo così' a disaggio la solidarietà sindacale transnazionale. Oggi queste stesse aziende posso pensare di delocalizzare certe attività fuori d'Europa (e lo fanno già) ma non possono più tagliarci totalmente fuori dell'EU, cioè del primo mercato solvibile del mondo prima di quello degli Stati Uniti. Il proletariato no tollererà a lungo di vedersi tagliare l'erba sotto i piedi per assopire ambizioni elettorali personali mirate anche alla ''dicostruzione'' del comunismo. Meglio per tutti scegliere onestamente e apertamente il suo campo e ritornare a Marx o trovarsi un'altra casa politica. Al contrario delle conseguenze, necessariamente paradossale e micidiale del filo-semitismo nietzschiano, tale l'esclusivismo acuto, che scaturì dal fascismo (di Mussolini ma anche di Jabotinski e di Ezra Pound) e del nazismo, le fonti, il finanziamento e le conseguenze del filo-semitismo contemporaneo sono ormai bene documentate. Se il comunismo è un lavoro di ''talpe'' secondo la nostra Jenny von Westphalen moglie di Marx, si tratta di talpe ideologicamente trasparente e antitetiche a Kautski. Secondo il suo ideatore, detto con umiltà, me stesso, il Partito al livello europeo era stato concepito come partito comunista vero e proprio, prima tapa della necessari ricomposizione dell'Internazionale comunista. Certe cose non sono senza peso. Ma perché mai in una democrazia, per di più nel seno di Parti ancora schierati di fronte alle elettrice e gli elettori come partiti comunisti, certi si permettono di autoconferirsi il compito di rifondarci come anti-comunisti ordinari? Se ancora dimostrassero una comprensione storica concettuale del ruolo del proletariato e del partito comunista! Ma non, questi sono propri quelli che di legge del valore non hanno mai voluto sapere niente e che si fanno di un Stalin, uno comodo spaventa passeri, per salvaguardare la loro fragile legittimità ''comunista''. ''Ultimi uomini'' o ''ultimi imbecilli''? A me sembra che questo camino fu già percorso una volta, ansi una volta troppo spesso. Comunque, ne Derida, ne Levinas, ne tanti ''pitres'' dovrebbero essere discussi e elogiati nei nostri media per meglio escludere i marxisti autentici e intellettualmente importanti. Lo dico e lo ripeto: l'Accordo di Ginevra (come pure la parte migliore degli incontri di Camp David II e di Taba) deve un po della sua ispirazione fraterna al pensiero comunista ma soltanto il suo fallimento al pensiero filo/semita di oggi, notabilmente filo/semito nietzschiano di destra o di sinistra. Invito tutti i membri del Pcf e degli altri partiti comunisti ad essere vigilanti per non lasciarsi rubare il loro partito e di agire in conseguenza per proteggerlo. Per chi crede, da alto o basso clero filo-semita nietzschiano, nella necessità per il capitalismo e per una Israele ripulita di ogni tracia dei suoi kibbutzim e di ogni sospetto di marxismo (come si sa ontologicamente ''antisemita'' perché egualitario!) di reintrodurre una nuova società di schiavitù e di domesticità per salvare se stesso, allora il partito comunista diventa l'ultima fortezza da distruggere come lo sono i Stati nazionali che poterebbero opporsi al loro progetto (Urss, Fed russa, Iraq, Iran, China, Francia laica ecc, ecc.) Per parafrasare Bertolt Bercht chi ha alcuno dubbio su questo dimostra di esserci già arreso! Sia ben chiaro: il socialismo in un solo paese e l'organizzazione bolscevica o almeno inconfondibilmente comunista, queste due eresie ''staliniste'' anti-nietzschiana per eccellenza fanno paura a tutti coloro che ci preferirebbero nello stato delle ''moltitudini frammentate'' propagandate da un Negri uscito di prigione con un lavoro accademico assicurato e a tutti gli addetti senza scrupoli della guerra preventiva di Bush-Sharon.
j) Il dialogo visto secondo il punta di vista di scuola-solidarietà (e di organizzazioni pseudo-studentesche sporcate in varie occasioni dall'influenza nociva del filo-semita nietzschiano e sionista di ultra-destra, Pipes, il noto ''pitre'' delle ''guerre dei campus'' americani).
In maniera molto emblematica la mia esclusione dei due siti elencati cui sotto (prima del scioglimento) avvenne dopo l'invio della mia ''allerta giustizia'' riprodotta qui sotto. Tutti i miei tentativi di riscrivermi a questo gruppo italiano sono stati in vano. Or la mia lettera non rappresenta altro che il richiamo di un principio sacro di giustizia: il fatto che un persona è innocente prima di essere trovata colpevole da una corte legalmente costituita e legittima, e che ogni persona ritiene il diritto sacro di difendersi davanti ai suoi giudici, anche da solo. Un principio dimenticato da troppe persone religiose o meno, comuniste o meno. Un principio del tutto dimenticato da troppi opportunisti. Se c'è un solo compagno, a qualche livello che sia, che non riesce a collegare questa esclusione al clima deleterio creato dalla presente guerra preventiva e alla ''guerra dei campus'' (vedi R. Pipes) allora vorrà dire che Liberazione ha ancora molto da fare per trovare il metodo giusto per portare avanti questo utile e doveroso ''dialogo'' auspicato da certi compagni tra comunisti e religiosi!
Ho già chiesto nel mio sito Web la creazione di un gruppo di discussione studentesco internazionale alternativo con dei moderatori capaci di mandare pascere questi ideologi attardati che, nei loro studi predeterminati, non sono mai andato oltre delle prime dieci pagine del libro Ideologia e Utopia di Mannheim. Gente che L'ideologia tedesca di Marx, se l'ha mai letta, non è mai stata a grado di capirla! Gente che purtroppo ha ancora un doppio ''ruolo'' nel mondo accademico ... alle spese del proletariato, delle sue tasse e della sua produzione di sovrappiù.)
From: <de-marco@sympatico.ca>
To: <scuola-solidarieta@yahoogroups.com;international-pupil-and-studentactions@yahoogroups.com>
Subject: Alerte justice
Date: venerdì 26 settembre 2003 13.07
Chère Madame,
Cher Monsieur,
Ceci est un appel à toutes les femmes et tous les hommes de bonne volonté et à toute la gauche pour demander leur soutien en faveur des droits de la défense sur lesquels repose tout Etat de droit digne du nom. Il ne saurait y avoir de justice sans qu'elle ne soit rendue avec toutes les apparences de la justice et dans le respect scrupuleux des procédures. En ce qui concerne le procès, à strictement parlé illégal du Président Milosevic à La Haye, la justice est aujourd'hui tous les jours bafouée. Elle est bafouée par l'existence d'un tribunal de guerre non autorisé par l' Assemblée générale des Nations Unies. Elle est bafouée par une inexplicable restriction des droits de ladéfense puisque le Président Milosevic ne dispose que de trois mois pour préparer sa défense dans le confinement de sa prison malgré une santé détériorée par manque de soins médicaux adéquats. En outre, ses visites sont restreintes à l'extrême, ses « juges » ayant décidé de l'isoler de sa famille et de ses associés. La remise en liberté du Président Milosevic pour lui permettre de prendre soin de sa santé tout en préparant sa propre défense devrait être un minimum. Chacun sait en effet que le Président Milosevic, fort de son bon droit, serait le dernier à vouloir échapper d'une quelconque façon à un « procès » qu'il conçoit transformer en procès de ses « juges ». Il est inconcevable que cette remise en liberté provisoire lui ait été niée. Il est de notoriété publique que le même tribunal des vainqueurs qui voudrait poser en tribunal international refusa de considérer d'instruire des procédures contre les dirigeants politiques et militaires responsables de l'intervention armée menée contre l'ex-Yougoslavie. Ce refus intervint malgré les nombreux crimes de guerre commis par les agresseurs de l'Otan incluant l'utilisation d'armes à uranium appauvri et de bombes à fragmentation contre la population et les infrastructures civiles du pays ainsi que la destruction préméditée de la télévision yougoslave et l' assassinat ciblé d'une partie de son personnel (ce dont le Président Chirac peut témoigner puisqu'il avait alors jugé bon de déclarer publiquement que la France n'avait pas été prévenue de cette attaque scélérate)
Ce qui est en cause ici ce n'est plus les responsabilités des uns ou des autres dans la perpétration de ces crimes. Cela relève maintenant du tribunal, tout illégitime qu'il soit. En autant, bien entendu, que les règles fondamentales de la justice soient scrupuleusement respectées. C'est là un enjeu majeur de civilisation qui ne peut laisser indifférent aucun citoyen sincère, qu'il soit ou non de gauche. On a voulu transformer le Président Milosevic en bouc émissaire devant expier et occulter des crimes commis par d'autres avec la meilleure conscience du monde selon l'adage « la force fait la loi ». On sait désormais que l'agression contre la Yougoslavie ouvrit la voie vers d'autres méfaits accomplis avec la même barbarie exclusiviste. Dans ces circonstances, nier les droits élémentaires de la défense constitue une insulte et une attaque caractérisées contre l'idée même de la justice et de l'Etat de droit et contre les droits fondamentaux de tout Européen et de tout citoyen d'où qu'il vienne. Ce sont toutes les femmes et tous les hommes libres qui sont aujourd'hui persécutés à travers le Président Milosevic à La Haye par un tribunal de guerre aux ordres de « maîtres du monde » autoproclamés qui n'existent pas à se placer eux-mêmes au-delà du bien et du mal et hors de portée du véritable Tribunal Pénal International siégeant à Rome.
Avec une confiance inébranlable en la dignité de la gauche authentique,
Paul De Marco
(site http://lacommune1871.tripod.com)
XXX
----- Original Message -----
From: "Vladimir Krsljanin" <slobodavk@yubc.net>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Sent: Monday, September 22, 2003 11:38 PM
Subject: DRAMA AT THE HAGUE - React Immediately!
The URL for this article is http://www.icdsm.org/drama.htm
DRAMA AT THE HAGUE
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(Nota aggiuntiva del 20 ottobre 2004: Brutta copia tutta da rivedere Per chiarezza e correttezza intellettuale, fra i nostri Peppone incrostati nei partiti comunisti con l'obbiettivo di rifondarli in partiti di bassi-cleri avrete riconosciuto i nostri onnipresenti Ingrao e Curzi nazionali. Gli dobbiamo, da comunisti, la condanna di Stalin senza la condanna di Krutchev (oggi come allora una semplice manovra di lotta di potere interna e di tentativo di esclusione degli comunisti autentici), una condanna sempre fuori contesto concettuale e sempre storicamente anacronistica che in realtà non permette mai di capire gli eventuali sbagli commessi da Stalin e dal « comunismo di guerra » ma neanche i suoi innegabili successi. L'appoggio e la scusa istituzionale di Beria sparita, e senza nemmeno parlare del traditore filo-semita Nagi in Ungheria nel 56, è chiaro che Krutchev e Liberman hanno fatto più torto al comunismo come modo di produzione dove la produzione e l'accumulazione rimangono collettive e fortemente sostenute con il possesso collettivo dei mezzi di produzione, che i nostri bolscevichi, Lenin, Stalin, Trotsky, Bukarin e tanti altri. O che i nostri Mao, Ho chi Ming, Che Guevara e Fidel Castro che anche se non stalinisti' nel senso volgare non hanno mai tradito il progetto di uguaglianza senza se e senza ma dei communardsdi 1871 e dei bolscevichi classici. A questi nostri vecchi italiani dobbiamo pure, con l'appoggio dei compagnifilo-semiti del Pcf, l'abbandono criminale della parola comunistanella sigla del Partito europeo di sinistra (come può testimoniare il compagno Bertinotti. Questo partito europeo l'avevo proposto io per ovvie ragioni di natura europea rivelate dalla candidatura presidenziale e dalla sconfitta di Jospin, ma anche per avviare la necessaria rifondazione di una autentica Internazionale comunista, senza numero, ecumenica e esenta di tutte diatribe del passato che ci dividono ancora oggi, senza più nessuno oggetto pratico, e ci impediscono di utilizzare criticamente tutta la nostra eredità per pensare liberamente il futuro senza volgari e inutili anatemi. La mia idea era che si poteva finalmente riprendere dalla Primavera di Praga (il cui assassinio fu l'unico sbaglio sovietico serio nel campo socialista prima del Afghanistan - perché in questo caso no c'era tradimento dei parametri della bipolarità nucleare). Ma chiedono questi nostri post-Peppone, si può ancora parlare di comunismoagli popoli del Est? Si può parlare dell'autentico Kuron piuttosto che degli agenti del Vaticano e della CIA in Solidarnosc, come Walesa e Geremek? La clamorosa risposta a queste domande nichiliste ma non tanto « sveglia » fu data dalle ultime elezioni in Germania e dalla partecipazione di una Solidarnosc ancora da purgare al sciopero di Opel. Nello stesso modo non si è considerato l'estensione a tutta l'Europa della mobilizzazione dei ''lunedì'' certamente per non minare i fondamenti elettorali dei partiti social-democratici al potere con i quali si trattano i seggi disponibili malgrado le eventuale soglie di sbarramento. La mobilizzazione del proletariato attorno ad un vero progetto alternativo di classe fa davvero paura ma non solo alla borghesia! Tali azioni di rifondazione anti-comunista non si possono più tollerare. Se uno no si sente di essere comunista non ha il suo posto in un partito comunista. Dovrebbe essere ovvio. Discende in linea diretta dal concetto di rappresentanza democratica. Quanti DS ci tocca avere in Italia a prescindere del giolittismo trasversale? Se, purtroppo, restano dentro il partito piuttosto che di andare a portare le loro brillanti luci altrove, si deve chiarire apertamente lo scopo! Per conto mio, cercando di tenermi dalla parte del proletariato, so che tutti i tentativi di rovesciare con nichilismo le mie umili proposte sono contro-produttivi e fanno cattiva fine (domandate piuttosto a Sharon, Wolfowitz, Perle, Kagan e David Frum ad esempio e a tutti questi fascisti filo-semiti nietzschiani - fra i quali qualche infiltrarti del Manifesto - che violand,o la mia vita privata e usando di metodi fascisti di ostracismo e di persecuzione poliziesca, hanno creduto, a défaut di potere ridurmi al silenzio, di potere utilizzarmi come l'esempio archetipico del ''ultimo uomo marxista'' per raffinare la loro strategia ideologica di potere attuale (secondo il metodo del targetting del marketing americano e secondo l'inanità pericolosa di fare il contrario di quello che credano essere le mie preferenze. I compagni che ricevano i miei articoli sanno già di questo, notabilmente della definizione imbecillistica per eccellenza del ''asso del male'', come pure dall'invasione precipitata di questi ignoranti pretenziosi in Iraq per paura che dei tubi di alluminio potessero servir alla fabbricazione dipalloni atmosferici! Una corsa scema in avanti che sta portando l'impero sionista alla rovina quando aveva creduto di confrontare le ultime linee di resistenza statale organizzate dopo la pulizia ideologica compiuta in ex-Iugoslavia. Ma le illustrazioni sono numerosissime, ad esempio l'imbarazzo isterico di questi imbecilli per non avere capito che il loro credo selettivo dell'antisemitismo messo al posto del razzismo, come pure la difesa scellerata di Sharon e del suo sionismo, si poteva denunciare facilmente con referenza alla legge internazionale, alle dichiarazioni dei diritti umani e sopra tutto con referenza alla Storia vera della Resistenza e della deportazione. Vedi ora il tentativo disperato di fare dell'antisionismo un crimine! Quanti ''pitres'', santo cielo! Pero hanno proprio fatto bene, dato che come i fatti cominciano a dimostrarlo, da buon patetici nietzschiani, il loro passato sta davvero davanti a loro.!) Noto che il post-Peppone Curzi (anzi l'insecuro caro Sandro delle numerose pagine autoriferenziali) è costretto oggi a farsi un scudo del fatto che Togliatti no ha proprio sentito il bisogno di valorizzarlo e in conseguenza di diminuire la politica di policefalismo che conduceva allora, facendolo escludere nel 56! Per quanto riguardo il post-Peppone Pietro Ingrao (che certo non è mai stato pagato dal Partito comunista tale dogmatico pro-sovietico e tanto meno tale avanguardia social-democratica mascherata), in modo caratteristico, non ha mai capito perché Toglatti e il Partito l'avevano ''promosso'' alla Camera! Uno può scegliere di essere tanto grigio quanto gli pare dal punto di vista personale (e di cercare ad acchiappare i topi che li pare, dove li pare). Per il Partito comunista, come per il keynesianismo classico, è del tutto diverso: le logiche e l'utilitarismo individuali non possono sostituire a quelle collettive. Diventando troppo grigio, il Partito anche se in fase ''riformista rivoluzionaria'' non può più difendere gli interessi dei cittadini che pretende rappresentare e neanche di portare avanti efficaciamente le alleanze di classe autentiche immaginate per raggiungere lo stesso scopo. Piuttosto che di cantare in modo stonato le elogi tardive della ''social-democrazia (più Rawls che Edouard Berstein dato la distruzione neoliberale accelerata delle classe medie!) della quale sanno poco, anche con l'aiuto della testa e delle ''manu'' pulite e oneste di Ingrao, o del dialogo con le religioni usato più come contrizione e strapuntino personale che come metodo di persuasione comunista di massa, Ingrao e Curzi dovrebbero dirci cosa hanno mai imparato della legge del valore e dell'anti-esclusivismo di Marx e se si può pretendere essere comunisti ignorandola con zelo post-pepponiano. Dunque pagine religiose in Liberazione? Si mette il partito ''comunista'' all'ora delle superstizioni e della ''deferenza alle Autorità'', in particolareecclesiale (religiosa e massonica) voluta dallo stesso Huntington, ideatore dello scontro di civiltà di Trilaterale memoria!) o si sottomette queste due alla critica del marxismo come scienza sociale cercando di salvare almeno i più onesti dei credenti restituendoli la scoperta del loro ''libero arbitro''? L'adesione delle masse italiane al Prc non averrà con il suo falso recupero delle pieghe servili della religione. Invece i credenti aspettano di noi il rispetto della laicità, un dialogo onesto senza volontà di cooptazione solo garante della nostra propria autonomia intellettuale e sociale, e la difesa accanita dei loro diritti sociali, economici e politici. Non è questo che ogni Italiano può imparare a casa con un rispettoso confronto con i genitori e i nonni? Immaginiamo poi in unella quale i bassi cleri e i loro maestri li vogliono togliere i diritti sociali acquistati e ridurre le pensioni! Chi vuole, coscientemente o meno, propagare il catechismo necessario ai filo-semiti nietzschiani in Liberazione si sbaglia di veicolo e di vocazione!
Il compagno Bertinotti ha ragione di chiedere un ritorno a Marx. Questo ritorno dovrebbe manifestarsi particolarmente dentro Liberazione dato che la ''longer view'' marxista necessaria a un partito comunista non viene più compiuta nelle Università (malgrado il finanziamento pubblico). Il pericolo è allora gravissimo: senza questa ''longer view'' marxista non si può confezionare un vero programma che ci da la capacita di confrontarci in maniera costruttiva ma anche autonoma con gli altri partiti del centrosinistra (vedi per esempio l'applicazione della logica economica borghese al campo della salute pubblica e la mia critica fondata sul l'analisi oggettiva del settore e le sue tendenze più pesanti, sull'uso della ''sovrappiù sociale'' e sulla dialettica tra microeconomia e macroeconomia. Non ci possiamo più permettere di confezionare un programma del Prc sulla base della ''scienza economica borghese'' anche quando questo viene ripetuto ad nauseum da Napoleoni, Paolo Sylos-Labini, dopi i vari Tarantelli, Dini e Passinetti! (quattro quesiti seguiranno presto su questo soggetto). Dovrebbe sembrare ovvio pero nel Prc c'è chi ripete servilmente le stesse canzoni sul Patto di stabilità, la BCE ecc. canzoni che fanno comodo a chi vuole abbassare le tasse tagliando nei servizi ma sapendo che ne risulterà comunque una rottura dei Criteri di Maastricht e delle sanzioni. Dunque si si convince il PRC di cantare le stesse canzoni senza sapere perché è già una bella vittoria. Questo malgrado le mie spiegazioni (che, non so se si è notato dagli esperti italiani, propongono la sola uscita possibile della falsificazione dicotomica metodologica di tutta l'economia borghese scientifica, particolarmente da Walras a Schumpeter. Non vi attendete spero che fascio uno sforzo per scrivere come Rossana Rossanda che da piccola crede di sapere scrivere perché li fu detto da chi sa chi, forse da Togliatti. (La mia ipotesi sopra l'origine di questa punta di vanità gratuita di Rossanda mi sembra risalire a una ripetizione mimetica, caratteristica di vacuità, del complimento fatto da Guitton a Louis Althusser, dimenticando perché il grande marxista francese raccontò la storia come critica della vacuità dello stesso Guitton. Lui invece pensava che sapere scrivere voleva dire coniugare in modo giusto il contenuto e la forma secondo la pratica teorica che si intende portare avanti. Così i suoi scritti ''pamphletaires'' non sono dello stesso stile di quelli indirizzati ai studenti della via Ulm o ai colleghi e eventuali detrattori pseudo-marxisti come E. P Thompson! Sinceramente, a me piacerebbe sapere quale marxista ha mai imparato qualcosa di nuovo e di utile da questa scrittrice vanitosa. Gli eventuali bassi cleri filo-semiti nietzschiani certo ci vedranno un faro!) Ma si tratta anche della nozione del PIB e della logica scaturita strutturalmente dalle statistiche borghese (vedi il mio Keynésianisme, marxisme et pacte de stabilité). Chi non vede ancora oggi che questa logica del PIB coniugata alla globalizzazione neoliberale selvaggia portata dal capitale a corto termine, così bene illustrata dai Stati Uniti e l'Inghilterra, produce al medesimo momento una crescita apparentemente sostanziale del PIB ma al costo di gravi deficit fondamentali e dell'incremento del lavoro precario e della povertà delle masse laboriose (e della pauperizzazione accelerata delle self-contented classe del neoliberalismo e degli addetti della ''flat tax''. Se si pretende abrogare la Legge 30 si deve pure avere una concezione alternativa dell'economia diversa di quella di Treu, di Biaggi, di Bassanini ecc. Altrimenti come si fa a parlare ai dirigenti della Fiom e ai loro membri che secondo l'economia borghese hanno vocazione a sparire per lasciare il posto ad una economia intangibile e di servizi (fra l'altro anche essa già in passo di essere internazionalizzata e delocalizzata.) In riassunto su quale base si può parlare e agire al livello europeo, nazionale e regionale per mettere su piede una efficace strategia economica e industriale?
Non ci possiamo dunque accontentare di un partito che cerca di creare una ''Sinistra alternativa'' immersa nei movimenti ma incapace di autonomia concettuale-culturale e dunque incapace di pensare vere alleanze di classe e veri rapporti organici ma funzionalmente indipendente con i movimenti rispettando il loro ruolo. Se poi questa ''sinistra alternativa'' non dovresse essere apertamente comunista marxista, sarà meglio che ognuno si prende la sua parte del 6% attuale per preservare l'integrità del Partito e preparare il futuro. Per fortuna non siamo proprio a questo punto. Credo per conto mio che il compagno Bertinotti e altri compagni fanno bene dicercare a preservare una ''cultura di governo'' al Prc. Questo è necessario in una fase di riformismo rivoluzionario. Ma tanto dal punto di vista della parte del programma concordato in comune come dagli altri soggetti dove il partito riserva il suo appoggio, abbiamo il dovere di essere espliciti con tutti i membri. Questa trasparenza non si può raggiungere senza un'analisi marxista sostenuta e portata avanti con tutto il partito per farne una linea di masse che ci permetterà eventualmente di prendere le nostre responsibilità senza nuocere al Partito.
Da un punto di vista più concreto, l'accordo sul ritiro delle truppe dell'Iraq è importantissimo. Pero il Partito dovrà rimanere solido sulla proposta di tollerare una eventuale Conferenza di pace solo se la Resistenza irachena decide liberamente di partecipare. Altrimenti, sarà solo un imbroglio calcolato dai soliti piccoli Machiavelli atlantici del DS, che cercano una via di uscita,tipo Afghanistan. Una stupidaggine di chi firma gli appelli di Albright e tanti altri pitres sul Causasse! La verità è che un tale esito afghano no può essere esaminato in Iraq senza la partecipazione libera della Resistenza e senza il ritiro delle truppe della Coalition of the willing e la loro sostituzione con truppe sotto l'egidio del'ONU ma gradite dalla Resistenza. Solo così si rispetterà la continuità legale dello Stato iracheno indipendente e sovrano che certo non ha bisogno di farsi dettare la sua condotta da stranieri, anche quelli ben intenzionati della sinistra alternativa italiana! E chiaro che senza accordo con la Resistenza irachena, un eventuale operazione ONU sarà massacrata in priorità dalle forze di Resistenza che non tollereranno una legittimazione post hoc solo per fare piacere ai nostri patetici pitres (animali di partito tagliati fuori di ogni realtà ma abituati da essere accarezzati sulla guancia dagli prediletti del ''dio maggiori''!). La ricerca di una soluzione afghana significherà due cose: la prima la continuità del servilismo dell'Italia verso Washington e i filo-semiti nietzschiani, dunque una vergogna per la nostra Repubblica; la secondo, la volontà di utilizzare le armi per assicurarsi di uno accesso privilegiato al petrolio dell'Asia centrale e dell'Iraq, privatizzato nelle mani delle grande multinazionali straniere. Questo sarebbe un tradimento inutile dei nostri ideali dato che le compagnie italiane come quelle americane hanno solo bisogno della garanzia della clausola del nazione più favoreggiata al petrolio nazionalizzato dell'Iraq e degli altri paesi. Un altro mondo è sicuramente possibile, ma non alle spese dei popoli Musulmani e del Terzo Mondo! Bertinotti farebbe bene pensare a tutto questo altrimenti si rischia la crisi non soltanto nella ''Grande coalizione democratica'' (una mania filosemite sembra questa, grande Israele, grande Medio oriente, grande federazione dell'Ulivo, grande Rutelli, poveraccio, ma solo dopo l'elezione americana ecc, ecc!) ma soprattutto si rischia una crisi esistenziale con i movimenti e dentro il Partito.
L'altro grave problema prevedibile viene rappresentato dalla questione della costituzione europea. Non basta dire che non si può fare referendum di approvazione. Bisogna pure trovare il modo più giusto per impedire l'approvazione italiana a questa costituzione neoliberale. Anche mettendo in crisi un eventuale governo del centro-sinistra se no sceglie di permettere un referendum per lasciare l'ultima parola al popolo italiano. Altrimenti, il Prc non serve più in un mondo costituzionale sottomesso alla legge rivelata della concorrenza libera e non distorta.
Girando il problema in tutti i modi arrivo a questa doppia conclusione: a) la sinistra comunista no può avallare uno quadro giuridico che distrugge le sue stesse condizioni di esistenza. Questo è ancora più vero quando si tratta di affari costituzionali domestici o europei. b) questa sinistra comunista non può accettare che viene rimesso in questione la sovranità del popolo. Sopra questa base dobbiamo decidere come arrivare al rifiuto del progetto costituzionale attuale e alla sua ulteriore modificazione. Dobbiamo dunque esaminare i rapporti di forza e il timing. Sopra tutto non possiamo contare sull'opposizione degli altri popoli europei perché così si creerebbe una dinamica tutta costretta dal un servile fatalismo politico. Il timing prima: può darsi che il tentativo di fare accettare la costituzione europea sia portato avanti dalla destra (con l'appoggio del centrosinistra). Per noi non cambia niente sul fondo. Anzi questa soluzione ci permetterebbe di rovesciare un'eventuale ratificazione parlamentare come spiegherò sotto. Per quanto riguarda le forze in presenza, sembra che una parte del DS voterà a favore in parlamento, scegliendo dunque una politica neoliberale e al massimo sottoposta a una pseudo-legitimazione rawlsiana (la ''social justice'' di Blair con la sua precarizzazione e la sua povertà di massa compatibile con un tasso ufficiale di disoccupazione tanto basso quanto fallacce) La via d'uscita per noi comunisti sarà di insistere per legare l'operazione di salvataggio della presente costituzione (dei suoi principi di uguaglianza e di sovranità del popolo) con l'integrazione di questa costituzione ad una costituzione europea compatibile e sottomessa a approbazione referendaria come del resto afferma il precedente giuridico della stessa promulgazione della nostra costituzione. Il quadro nietzschiano antidemocratico di Berlusconi sarà così corretto ad un colpo dal punto di visto domestico e europeo. Per me è anche chiaro che la questione del ripudio del federalismo è più importante della questione del premierato. Non si può parlare del secondo per ignorare il primo. Il problema del premierato può benissimo essere corretto con un ammendamento mirato a rafforzare il ruolo del presidente della Repubblica come garante della Costituzione, in particolare dandoli l'autorità incondizionale di firmare le leggi del parlamento quando gli sembrano essere in conformità con la costituzione (senza pero diminuire il ruolo attuale della magistratura) o nel caso opposto di rimandare le leggi al parlamento con motivazioni scritte tante volte quanto necessario. Nel medesimo tempo, si deve rafforzare l'articolo 138 affinché nessuna modificazione costituzionale possa mai essere approvata senza l'avallo di una consultazione referendaria. Le costituzioni sono cose serie. Non debbono essere confuse con leggi ordinarie. Perciò, se il centrosinistra rifiuta di legare la restituzione anti-berlusconiana della nostra costituzione al progetto di costituzione europeo, sarà difficile entrare in una alleanza di governo che, di fatti, strapperebbe la sovranità del popolo. Sottolineo che il progetto di costituzione europeo non è soltanto una usurpazione neoliberale anti-scientifica già in contraddizioni con la realtà: rappresenta anche una vera è propria costituzione che crea nuovi diritti al disopra della costituzione italiana esistente. Importa solo ricordare che già oggi 80 % di tutte le leggi nazionali sono una semplice mediazione parlamentare di direttive europee par capire l'importanza del nostro rifiuto: come si potrebbe accettare che queste direttive rimangono per sempre sotto egidio del neoliberalismo eretto in rivelazione divina, dato che gli eventuali ammendamenti di questa costituzione europea saranno sottoposti alla regola dell'unanimità in una società di classe che avrà preso la precauzione di circoscrivere definitivamente la portata della cosiddetta Europa sociale? Malgrado il fatto che le sue idee non furono ritenute, il Signore Prodi capirà che non si tratta cui di una semplice modificazione costituzionale interna e neanche della ratificazione di un semplice trattato internazionale sempre sottoposto alla resiliazione dei firmatari sovrani. Perciò, se il centrosinistra rifiuta questa alternativa nobile nel senso che non crea disaggio politico mentre rispetta la volontà del popolo sovrano allora non ci resta più che discutere di eventuali accordi elettorali mirati a mandare via il presente governo di destra ma senza accordo di governo. Se poi il ritiro dell'Iraq sarà rimesso in gioco, dobbiamo ricordarci che l'opposizione è il luogo giusto del partito comunista in tempo di crisi e di rinnegamento del centrosinistra. Saremo almeno liberi di aiutare a sconfiggere il progetto costituzionale europeo in altri paesi senza avere intaccato la nostra legittimità verso il proletariato e i movimenti.
Cultura di governo non vuol dire abbandono degli ideali del Partito senza consultazione dei membri e, per conseguenza, esterna! Se il centrosinistra non vuole piegarsi alle regole della democrazia repubblicana (la repubblica fu figlia di un tale referendum e non è concepibile che si trasforma in una forma sopra nazionale senza che il popolo sovrano si sia direttamente espresso sul soggetto) si potrebbe pensare ancora ad un'eventuale alleanza elettorale (con l'obiettivo di fare cadere il governo di destra) ma certamente non di una partecipazione al governo. Ma questa alleanza elettorale dovrà essere concordata sull'impegno della sparizione della soglia anti-comunista decisi dagli anti-democratici siciliani attuali con l'approbazione dichiarata o oggettiva del DS.
Se si dovesse concludere che la scelta è la crisi o lo svisceramento del Prc come partito comunista, allora sarà meglio passare più tempo con i sindacati più progressisti (in particolare quelli che rappresentano gli disoccupati) e concordare con loro e i loro membri una strategia di resistenza capace di mettere in moto delle cooperazioni regionali al sostegno della politica economica (ad esempio l'emissione di titoli regionali e municipali per acquistare una minoranza di controllo della Fiat e altre industrie tenendo conto della politica sanitaria e delle allogo nella competitività della forza del lavoro ecc. La logica del neoliberalismo crea ogni giorno vaste aree di malcontento sociale che finiranno per fare il letto del fascismo se non sono autenticamente rappresentate da un autentico partito comunista. L'eventuale partecipazione al governo viene sempre sottoposta all'analisi marxista di classe, non il contrario. A questo riguardo notiamo che l'analogia con la Francia, valida dopo la Resistenza e lo creazione della Repubblica per i principi di sinistra autentici, non lo è automaticamente per i metodi concreti da adottare per raggiungere la stessa metà. Ad esempio, la partecipazione del Partito comunista francese al governo si fece prima (con Mitterrand) sulla base di un programma di nazionalizzazioni assai complessivo; (si nota che dopo la svolta neoliberale del 83, il PS prese alcune decisioni importanti per salvaguardare e consolidare il posto dell'industria francese in previsione del Trattato di Maastricht e delle sue conseguenze prevedibili, notevolmente con la rapida fusione del mondo bancario capace di fare peso, almeno in Europa, alla « force de frappe » delle grandi banche americane e giapponese. (Negli USA, a parte le grandi banche multinazionali, il credito rimane molto frammentato); l'altra misura difensiva riguardava il SMIC e il RMI cioè la preservazione del potere d'acquisto dei consumatori ordinari che si avvicinava già a quasi 70 % del PIL. L'Italia fece tutto il contrario. Privatizzò i suoi grandi gruppi a colpi di direttive europee auto inflitte mentre lasciava il suo sistema bancario nelle mani del stesso Gucci ma anche di tanti piccoli gruppi e gruppuscoli clientelari e poco affidabili. Di conseguenza, i problemi della Fiat diventano difficili a risolvere allora che li altri problemi simili sono già cosa del passato. Fanno bene gli Ingrao, i Curzi e le Armeni ecc. a mettersi bene col Vaticano: sarà forse una via di uscita, se non di sicurezza, e neanche troppo onerosa intellettualmente ! Diceva ironico Francesco Guccini che quelli che avevano la tasche piene e non solo i coglioni fanno bene ...Questi nostrali non hanno neanche le tasche piene. Ergo il Vaticano e le basi americane!); con Jospin la « gauche plurielle » aveva messo avanti la grande riforma della riduzione del tempo di lavoro, un'iniziativa emblematica la cui logica socialista autentica diventa ogni giorno più chiara. Col centrosinistra italiano è una tutt'altra (disperata) storia. Non si può pretendere troppo dal punto di vista programmatico ma neanche si può abbandonare, per assopire la ricerca del potere per il potere dei nostri ''alleati'' del centrosinistra, quelli principi che corrispondono agli interessi più fondamentali dei cittadini e del proletariato. Ci tocca quasi fare in permanenza una quadratura del cerchio. Perciò, il nostro obbiettivo deve anche essere quello di chiarire la rappresentanza della sinistra e del centrosinistra, prima assicurandoci il rispetto di alcuni principi ancora più repubblicani nonché comunisti (ad esempio, il dovuto referendum sull'Europa, e il ritiro incondizionale dell'Iraq in favore di una politica estera centrata sull'Europa) e dopo sul rispetto in Camera della disciplina dall'alleanza sui puniti concordati in comune (con l'automatica dismissione dei corrispondenti ministri in caso di voto trasversale anti-governo in Camera. La lotta anti-mafia deve diventare uno di questi punti comuni maggiori per permettere lo sviluppo del Sud, anche prevedendo, come hanno fatto gli Stati Uniti anni fa, la possibilità di reintegrazione nella legalità prima di una data di chiusura sotto controllo dell'Anti-mafia delle imprese già bene impiantate ma sotto un nome e una gestione nuova. Questa proposta è fondata sulla possibilità di differenziare entro ragioni sociali delle imprese (che possono passare ad una generazione più coltivata e meglio informata delle possibilità delle leggi capitaliste!) e degli individui. Ma è fondata anche sulla possibile differenza entro le colpe individuali e le colpe delle impresse che si rapportano a leggi e codici diversi. Soprattutto questa alternativa sarebbe antitetica all'amnistia perché tutte le colpe individuali potrebbero essere diminuite tramite la cooperazione con le autorità mirata alla reintegrazione della legge al infuori dei crimini di sangue che vanno sanciti secondo la legge attuale o ansi una legge rinforzata. Il Sud deve cambiare rotta e deve darsi i strumenti per farcela. La mancanza di legalità e di convivenza cittadina regolata dal rispetto della costituzione rimane la prima causa del nostro sotto-sviluppo. Un sotto-sviluppo che ci costerà ancore di più con il rafforzamento della regionalizzazione europea, con o senza il federalismo. Il Presidente Ciampi è già in grado di fare la differenza tra l'agevolazione fiscale in Irlanda e nel nostro Sud, malgrado il nostro gran numero di diplomati in tutti i rami scientifici, tecnici e sociale.). Su tutto il resto l'alleanza dovrà contare con la disciplina e i processi dell'appoggio critico.
XXX
Giordano Bruno, Rimbaud, Vico, Spinoza, Kant, Marx etc. et les concepts de force (Newton) ou d'attraction (Bruno)
Ceci est une première note de travail.
A) Je viens de trouver une des origines du fameux poème « Voyelles » de Rimbaud. La voici :
Citation:
« Where A is the triangle of the earth,
E, the triangle of the East,
I is the triangle of the south,
O that of the east,
and V is that of the north.
1591 (voir le diagramme dans le livre p 80)
Tocco (idem)
In this shape the particular chambers are formed as a square in the four angles, and a fifth is formed as a triangle in the center duplicated by the bounding triangles, where the middle of each triangle designates the preceding one with the quintupled one producing sound. They [the triangles] mark out those forms in three inner and three outer triangles, which are very frequently situated as the second and third after the one producing the sound in the middle. But, as for the rest of things like this, they do not lack for apparel, since we learn of one of the two elements not only by the double acceptance of their forms (if a form should be considered as one and the same in one mode or the other, for example, if sitting or standing) but also by the addition of something else; just as if here and there, hither and thither, we were beholding a wild beast goring with his horn, and snapping and stomping, or something else of that sort.» dans Giordano Bruno On composition of Images, Signs and Ideas, Book one, Part two, Chapter ten.
Noter que Blanqui partageait nombres d'idées clés formulées par Giordano Bruno dont la multiplicité des univers etc. (Rimbaud transcende cela dans son poème « Eternité » («Elle est retrouvée/Quoi ?L'éternité ! Cest la mer allée avec le soleil», voir ma critique dans la section Critiques de Livres- Book Reviews de mon site www.la-commune-paraclet.com
Plus important encore est le lien scientifique avec Vico l'utilisation de la philologie par exemple, qui mène par les voies naturelles de l'étymologie au devenir historique pour consolider la sécularisation de l'Esprit - accomplie par Joachim de Fiore - et avec Kant.
De fait, ce livre On composition représente la première étude scientifique sur la méthodologie, l'épistémologie et l'ontologie. Bruno donne la première vraie théorie de la connaissance. Kant ajoutera la distinction entre métaphysique et science, cette dernière étant nécessairement laïque. Bruno ne distingue pas entre âme et conscience de ce point de vue, il est, disons pour simplifier, « égyptien ». Mais Kant ne nie pas la métaphysique, ni la spiritualité. Il exige uniquement que cela soit abordé scientifiquement. Ce que je fis avec ma théorie de la psychoanalyse marxiste mon Livre II intitulé Pour Marx, contre le nihilisme, dans la section Livres-Books du même site.
Marx reprit et développa Kant plus que Hegel dont l'étude sur Bruno - https://www.marxists.org/reference/archive/hegel/works/hp/hprevival.htm - révèle les limites : il évacue tout ce qui nest pas compatible avec la Réforme et fait de la Prusse l'héritière de la Réforme comme manifestation de l'Esprit, ce que Marx dénonça. Marx remplaça le « steady state » kantien par le devenir historique - investigation vs exposition, concept à priori vs concret pensé de Marx, égalité comme impératif éthique donc diritto delle genti ou loi naturelle etc. - de Vico menant donc à sa critique de la philosophie du droit chez Hegel ainsi qu'à son anti-exclusivisme, principe fondateur de la démocratie moderne, par essence universelle donc égalitaire, en reprenant Babeuf et Thomas Paine- etc. et Marx dans la Sainte Famille, dont la Question juive.
Noter que Bruno connaissait bien les solides de Platon donc la cosmologie pythagoricienne en particulier celle de Philolaos qui remettait déjà en cause l'héliocentrisme. Les solides platoniciens seront repris de manière restrictive par Kepler et d'un point de vue mathématique innovant par Descartes voir Le Carnet secret de Descartes (2005, 2007 traduction française) de Amir D. Aczel.
Bruno est également essentiel pour comprendre Spinoza et Leibniz. J'ai déjà fait remarquer que le rosicrucien Leibniz dans sa Monadologie tente - typiquement ! - de renverser la pensée de Spinoza qui lui semble mener dangereusement à l'athéisme. C'est une mystification. A la fois Spinoza et Leibniz sont inspirés par la monadologie de Bruno. Dans sa version mettant l'emphase sur la « natura naturans », Spinoza ne parvient pas à concilier l'entendement et la nature. Sa monade naturelle bute immédiatement sur les « attributs » de l'entendement. Il ne parvient pas à concevoir la différence entre distincts et opposés. Par conséquent, il bute sur le problème dialectique de fond dont Descartes fera malheureusement une dualité ensuite reprise par nombre de philosophes, par exemple Ernest Bloch, à savoir la dualité Objet/Sujet. Hegel se contente d'une illogique « unité des contraires » mal dérivée de Bruno.
J'ai résolu ce problème fondamental de la dialectique et plus exactement du matérialisme historique en formulant le concept clé de l'« identité contradictoire » qui unit dans la Dialectique d'ensemble par l'Homme individuel ou collectif - classes sociales - la Dialectique de la Nature et la Dialectique de l'Histoire (pour l'exposition de la Dialectique densemble se reporter à « LOI DE LA VALEUR, REPRODUCTION ET PLANIFICATION SOCIALISTE: Introduction méthodologique. » Ce texte est librement accessible dans Download Now dans la Section Livres-Books de ce site.)
Bruno pour sa part nous livre une pensée dialectique raffinée sur laquelle je reviendrais. Pour l'heure notons simplement que le coeur de sa monade unit déjà la nature et la conscience. Pour en rendre compte dans la démarche intellectuelle et scientifique de lHomme, Bruno anticipe les théories cognitives modernes dont le rôle de la mémoire - et la théorie moderne de la connaissance. Sur la base de sa connaissance critique de de Cuses il développe le concept essentiel de la relativité par rapport aux référents.
Enfin, je crois que Bruno a non seulement raison sur les univers - plus les lunettes etc. sont puissantes plus on ajoute aux étoiles qui avant été listées selon la taille décernée à l'oeil nu fait-il comprendre dans son magistral La Cena de le Ceneri, etc. - mais également pour ce qui est de son alternative au concept de force qui aujourd'hui domine tout et qui fonde l'impérialisme de la physique, science tronquée de la chimie. Or, la théorie de l'attraction de Bruno est une première tentative de comprendre la physique-chimie : il n'y a pas de vide et l'attraction est derrière le phénomène de force qui ne l'épuise pas. Il n'y a pas de vide, il y a l'énergie et ses formes. Ceci est énorme surtout lorsque l'on commence à réaliser ce que j'avais formulé depuis des années, à savoir que l'équivalence chimique ne tenait pas compte de l'environnement. De sorte qu'avec les distinctions qui s'imposent: en haut comme en bas ... Ce qui fut confirmé dans l'article suivant avec mon commentaire de l'époque :
« Comment la théorie de la relativité d'Einstein a changé nos vies
Le Monde.fr | 27.11.2015 à 16h33 • Mis à jour le 27.11.2015 à 17h49 | Par Gary Dagorn http://www.lemonde.fr/les-decodeurs/article/2015/11/27/comment-la-theorie-de-la-relativite-d-einstein-a-change-nos-vies_4819236_4355770.html
Commentaire: Tout en étant profane mais connaissant un peu la méthodologie et lépistémologie (Einstein n'est jamais sorti de la dualité corpuscule, onde, petit indicateur de manque ontologique, vu lépoque) , il est clair que Einstein est bien intentionné mais il a tout faux, tant pour la vitesse constante de la lumière que pour - c'est relié - la foutaise de l'espace-temps. Il s'agit en fait d'une simple simplification qui fonctionne dans l'univers einsteinien, ce qui fait que l'on croit apporter comme preuves des applications techniques. Prenez l'exemple du décalage des horloges ou encore du voyageur dans le train de Paul Langevin : or, ce qui arrive pour les horloges est très différent pour les humains dont le processus de vieillissement continu car il est inscrit dans le fonctionnement biologique, encore que ce dernier soit un peu affecté par la gravité du lieu mais jamais inversé. C'est clair … i.e., lorsque il y a des processus biologiques complexes et pas uniquement chimiques, l'impacte de la gravité relative est filtré etc. (Ajout 25 janvier 2016. J'ai fait remarquer depuis longtemps que la vie biologique renversait la loi générale de l'entropie. ) Comme les quantistes maintenant i.e. ceux qui conçoivent le quantique comme ascientifique i.e. non comme l'infiniment petit et ses lois propres mais comme « indétermination ». (J'ai déjà dit que, probablement, dans le grenier de son oncle Einstein est tombé sur Casanova plutôt que sur Euclide, i.e. Casanova dans le bateau demandant à son jésuite pourquoi la rive semblait défiler en sens inverse du bateau, etc..)
L'erreur est toujours la même. On prend une donnée abstraite universelle par construction soit le temps et on en fait une donnée substantielle. (Idem le point et la ligne et le faux paradoxe de Zénon .) C'est absolument ridicule et anti-scientifique. Le principe d'équivalence est donc une simplification. L'égalité des équations chimiques empêche maintenant le développement de la science.
On peut d'ailleurs tout reformuler en considérant le temps pour ce qu'il est, une unité abstraite de mesure et en tenant compte des distortions techniques dues à sa mesure. D'ailleurs, vous remarquez que ce travail de correction des distortions techniques se fait toujours car autrement les données resteraient incompréhensibles. Y compris pour les images satellites elles mêmes faussées par les présuppositions actuelles (chaque fois qu'une sonde arrive sur place, la spectrométrie est révélée fausse ou aléatoire …). Or, la correction est une simple traduction du temps technique A en un temps technique B, ce dernier étant le nôtre, autrement dit un moyen pour saisir deux termes relatifs en terme d'un seul.
Il manque donc le terme universel pour le temps. C'est-à-dire, puisque le temps est une construction théorique, les lois de transformation des énergies en leurs diverses formes. Et c'est sur ce point que l'équivalence d'Einstein est remise en cause de plus en plus, ce n'est pas une équivalence universelle s'appliquant à tous les univers. Je crois que l'on peut donc définir un principe « énergie » que nous ne contrôlons pas encore en soi, mais uniquement par quelques unes de ses formes dont la lumière et le spectre etc. ou les transformations chimiques etc. Mais ces formes montrent la solution et la voie vers le « concret pensé » à savoir l'énergie et les lois spécifiques de sa transformation en formes spécifiques. (L'exemple du travail humain et des formes de la plus-value - absolue, relative, productivité, plus-value sociale - est ici d'une très grande importance puisque ceci renvoie à l'ontologie et à la méthodologie. Sans confondre le particulier avec le général et ce dernier avec l'universel. Confusion aussi pernicieusement répandue dans les universités que le poppérisme … )
Rappel : Pour Pythagore les nombres étaient des techniques non des Idées i.e. en termes scientifiques contemporains ce ne sont pas des concrets pensés. Platon insiste toujours sur ce point. Les nombres peuvent parfois permettre d'approcher un sujet comme aujourdhui les probabilités mais faussent tout s'ils sont confondus avec l'Objet d'étude. Ex : le chiffre de Platon i.e., une approximation astronomique de l'année.
Paul De Marco.»)
Paul De Marco,
25 janvier 2016, San Giovanni in Fiore.
XXX
« Brevi appunti su Gioacchino da Fiore pitagorico »
presentati alla Conferenza organizzata dallAssociazione culturale Gunesh, il 27 agosto 2016
1) Introduzione
2) La Repubblica di Platone e la « menzogna vera »
3) La Repubblica di Gioacchino ovvero il Progetto di Nuovo Ordine esposto nella Tavola XII del Liber Figurarum.
4) La dialettica gioachimita del divenire contro lo staticismo di Pietro Lombardo.
5) Conclusione: Ritrovare lo spirito di Jure Vetere.
1. Introduzione: Esistono due modi di confrontare la realtà: la scienza e la narrazione.
1.1 La scienza è necessariamente egalitaria perché ogni discorso suppone degli interlocutori appartenenti alla stessa specie umana. Condividono lo stesso spazio « inter-soggettivo ». La ricerca della verità implica la possibilità di falsificare le tesi avanzate e dunque suppone dei dibattiti aperti.
1.2 La narrazione può essere sia pedagogica sia esclusivista. La narrazione pedagogica serviva sopratutto prima della generalizzazione dell'educazione pubblica. La
narrazione esclusivista mira a bloccare la strada della scienza per mantenere l'ineguaglianza umana.
I Pitagorici procedevano in modo scientifico. Solo che dopo la distruzione violenta della loro Scuola da Cilone di Crotone si rifugiarono nel underground trasmettendo le loro conoscenze scientifiche ai loro discepoli variamente iniziati. Nel Medio Evo questi erano sopratutto gli architetti, i monaci, i medici e gli alchimisti obbiettivi, cioè preoccupati dalla lavorazione dei metalli necessari al commercio o alla guerra.
La trasmissione delle conoscenze alle masse, allora in gran parte incolte, avveniva tramite narrazioni didattiche proposte sotto forma di miti e di religioni con i loro riti.
Dimostreremo che Gioacchino è partigiano della scienza. Possiamo già fornire due illustrazioni. La prima concerna le 3 Età proposte dall'abate calabrese. Queste uniscono lo sviluppo psicologico e intellettuale della persona al divenire storico, una tesi centrale che si ritrova nel fondatore moderno della scienza storica Giambattista Vico più particolarmente nella sua Autobiografia e nella sua Scienza Nuova. La seconda concerna la didattica scientifica contrapposta alla didattica narrativa. Se Gioacchino prende grande cura nell'illustrare le sue tesi maggiori con delle figure, pensa pure che i tempi sono arrivati per rimpiazzare la mitologia didattica con il discorso scientifico. Quest'attitudine è palese ad esempio con rispetto al superamento dell'Eucaristia. Qui l'abate calabrese non esita a dimostrare che se la sostituzione del sacrificio simbolico al sacrificio reale fu un progresso, ora per lui il primo deve lasciare il posto all'Etica, cioè al dovere di ogni coscienza umana informata dalla scienza ovvero illuminata dallo Spirito Santo. Si tratta di un salto di civiltà. A Vacant nota a proposito : « Come l'immolazione dell'agnello pasquale finisce con Cristo, così con la manifestazione dello Spirito Santo cesserà l'impiego di ogni figura » (1) Molti storici delle religioni hanno insistito sull'importanza del passaggio dal sacrificio reale al sacrificio simbolico. Gioacchino andava oltre con grande coerenza visto che una coscienza finalmente educata non ha più bisogno di intermedi, neanche simbolici, per vivere in modo etico.
2. La Repubblica di Platone e la « menzogna vera »
Nella sua opera più conosciuta Platone spiega il ruolo didattico della « menzogna vera » in opposizione alla « menzogna a parole », cioè alle narrazioni false.
Platone presenta una Città riformata capace di portare al Bene individuale e collettivo. Pero se la Città veniva pensata in modo scientifico, la questione rimaneva come farla accettare da tutti i suoi membri. La questione è identica per tutti i riformatori sociali tra i quali primo fra i moderni Jean-Jacques Rousseau. Questi, non contento di avere scritto il Contratto sociale, scrisse pure due progetti di costituzione, uno per la Corsica e uno per la Polonia tenendo conto dei contesti rispettivi, inaugurando così la teoria della transizione.
La Città di Platone rimane perciò uno punto di riferimento per tutti i tentativi di riforma sociale ulteriori, incluso come vedremo il Progetto di Nuovo Ordine di Gioacchino da Fiore.
Nella Repubblica Platone propone dunque una riforma radicale della Città, cioè della vita in Comunità.
Questa riforma mirava ad ideare una Città o Res-pubblica capace di permettere ad ognuno dei suoi membri la massima espressione della propria personalità, ottimizzando così il bene comune. Il criterio di valutazione era etico-politico per utilizzare il termine di Gramsci tanto dal punto di vista individuale quanto collettivo.
Vale la rinuncia al male ed il cammino progressivo dal Buono cioè il Bene utilitario, al Bene disinteressato o spirituale, stadio nel quale l'Uomo e l'Umanità diventavano liberi, realizzando così pienamente il loro potenziale.
Per attuare questa riforma della Repubblica, Socrate proponeva varie istituzioni, oltre allo sviluppo di un sistema educativo adatto e rispettoso della diversità umana. Queste istituzioni dovevano garantire la stabilità della Città. In somma, il contrario diametrale della cosiddetta « buona scuola » renzi-gutgeldiana oscurantista, nepotista con il ruolo dei dirigenti e esclusivista. (Vedi articolo in questo medesimo sito.)
La gerarchia sociale proposta funzionava nel modo seguente, nel rispetto delle tre funzioni dell'anima o, in termine moderno, della coscienza, cioè la ragione, la colera e il desiderio, trittico che rimanda a quello della testa, del cuore e del ventre come pure a quello della saggezza, del coraggio e della temperanza.
Questa trinità sociale era simboleggiata da tre metalli:
a) Oro: i magistrati/la testa/la saggezza
b) Argento: i guardiani/il cuore/ il coraggio
c) Bronzo/ferro: i produttori/il ventre/ la temperanza
Non si tratta qui delle solite caste Indo-europee, ad esempio secondo Dumézil, nelle quali la posizione è ereditaria. In India, le caste sono sempre state molteplici a secondo dei bisogni ed il schema generale è più quaternario che trinitario. Nella Repubblica di Socrate-Platone, ovvero la repubblica pitagorica, la flessibilità dell'edificio viene assicurata tramite l'educazione, quindi tramite l'autentica mobilità sociale che ne deriva.
In effetti, nel suo Menone Platone mostra come la maieutica può permettere al piccolo schiavo incolto ri-trovare la dimostrazione del raddoppio del quadrato. Anche Aristotele - vedi la Politica - sapeva che non esistono razze o gruppi eletti, la schiavitù avendo come sola base la fortuna della guerra.
Questa costruzione socratica non è antitetica all'uguaglianza umana, al contrario la presuppone.
Rimane pero il problema della stabilità riproduttiva di tale costruzione. Questa stabilità non può riposare unicamente sulle spalle dei magistrati e dei guardiani. Deve emanare da un consenso politico più generale.
Come abbiamo detto qui sopra, questo problema confronta tutti i riformisti ed i rivoluzionari antichi e moderni, da Gioacchino da Fiore, Bruno, Campanella, Tommaso Moro, Vico, Rousseau , Babeuf e Thomas Paine ai marxisti, per i moderni.
In questa ottica, per sostenere il ruolo dell'educazione, Socrate fa appello al mito. Anzi a due miti:
1. quello della distinzione « metallica » delle anime tra loro, che al livello delle apparenze didattiche mira alla giusta socializzazione. Questo mito da luogo a vari rituali sociali.
2. Il mito proto-religioso di Er panfilico con cui si chiude il capolavoro di Platone, la Repubblica. Qui si tratta di sostenere il cammino della coscienza al perfezionamento. (2)
Si tratta dunque di « menzogne vere » o di « nobili menzogne » che debbono giocare un ruolo didattico per sostenere il progressivo cammino delle anime o coscienze verso il Bene e dunque verso l'emancipazione umana all'interno della Città riformata.
Come vedremo questo ruolo della narrazione pedagogica è essenziale per Gioacchino, sopratutto come transizione all'Età dello Spirito. Forma il cuore del sistema delle concordanze.
Non nuoce riassumere il Mito di Er panfilico perché una volta sostituito la metempsicosi pitagorica con la risurrezione egiziana-cristiana, la scena comporta molte similitudini con l'immaginario cristiano.
Er racconta il suo ritorno dal mondo dei morti. Dunque, le anime arrivano in una prateria meravigliosa per essere giudicate. Le sentenze moltiplicano per 10 le loro azioni sia nel bene che nel male. Le anime, secondo il giudizio, vengono indirizzate verso una delle doppie voragini che portano a destra verso il cielo e a sinistra sottoterra, per 1000 anni di felicità o di sofferenze. (La parete del Giudizio di Michelangelo e i cerchi e l'economia delle pene della Divina Commedia di Dante sono tirate da qui.)
La reincarnazione socratica punta ad incoraggiare il cammino terrestre delle coscienze verso il Bene.
Per Clemente di Alessandria, il Mito di Er rimandava a certi aspetti delle riforme di Zoroastro conosciute da Pitagora, contemporaneo di Buddha, e da Socrate e da loro utilizzate in modo critico.
Il monoteismo risulta da una creazione pitagorica-socratica. Anche i Dei greci vengono giudicati secondo l'Idea del Bene e sottomessi ad essa, o meglio ripudiati da essa. Il Vecchio Testamento parlava ancora di Eloim al plurale.
Per concludere questa parte sottolineo che la religione o meglio la spiritualità non è un oppio del popolo, è una narrazione. Diventa oscurantista e nociva quando contraddice il cammino della scienza, incluso quando occulta la teoria della psicoanalisi marxista da me proposta in confutazione alle ciarlatanerie borghesi in particolare quelle esclusiviste inegualitarie di Freud. (3)
In effetti, Platone, per togliere ogni dubbio ai suoi lettori, tesse nel Mito di Er la cosmologia pitagorica essenziale. Cioè, i sette pianeti più le stelle « fisse », il tutto connesso dal fuso di Ananke che ne spiega i moti in modo allegorico. Con l'aiuto delle sue tre figlie, le Moire Lachesi, Cloto e Atropo, viene tessuto il destino del Cosmo e delle anime umane.
Lachesi rappresenta il passato, Cloto il presente, Atropo il futuro. Abbiamo qui la base immaginata del divenire umano iscritto nei cicli cosmici. La purificazione progressista delle anime per mezzo della metempsicosi avviene nel ciclo temporale del Cosmo.
Come vedremo questo schema dialettico informerà Gioacchino mettendolo in contraddizione con lo staticismo, diciamo aristotelico, ad esempio quello di Pietro Lombardo.
3. La Repubblica di Gioacchino ovvero il Progetto di Nuovo Ordine esposto nella Tavola XII del Liber figurarum.
Il Nuovo Ordine auspicato è un'Età di giustizia, di pace, di libertà e di parità di genere, nella quale l'abate partecipa al lavoro manuale, prendendo sul serio il moto dei Benedettini « Ora et labora ». Ci piace ricordare che il giornale di Gramsci, il quale segnalò il riscatto etico-politico del nostro Paese all'inizio del XX secolo si chiamava Ordine Nuovo.
La Tavola XII è importantissima almeno per quello che riguarda lo schema principale. Deve per forza riflettere la Regola dell'Ordine florense oggi ancora occultata cosa incomprensibile perché l'Ordine fu un tempo il più importante in Calabria quando la Calabria era al centro del mondo civilizzato occidentale contando un gran numero di conventi e di grange. Ognuno di questi doveva averne una copia come pure il Vaticano. Non è plausibile che siano tutte perdute.
Il Nuovo Ordine annuncia e rifletta l'emergenza dell'Età dello Spirito, più particolarmente, come sottolineato da Buonaiuti e da Mottù, la secolarizzazione dello Spirito.
Gioacchino procede tipicamente in modo scientifico-pitagorico. Lo sviluppo delle intelligenze necessarie alla Comunità viene appoggiato da una nuova narrazione pedagogica aggiornata. Per Gioacchino, tutte le forme di intelligenze hanno pari dignità essendo tutte necessarie all'armonia della Città riformata e agli Individui che la compongono.
Il metodo più semplice e più breve per dimostralo consiste nell'esame dell'evoluzione del Tetramorfo dal suo uso cristiano, compatibile con l'Età del Figlio, cioè con una Età nella quale le masse incolte hanno ancora bisogno di intermedi e di esempi, verso la riformulazione gioachimita congruente con l'Età dello Spirito, età della Libertà individuale e collettiva.
Esame del Tetramorfo e della Tavola XII.
Il Tetramorfo rimanda alla scienza antica egizia relativa all'astronomia ed ai grandi cicli cosmici, in particolare i solstizi, gli equinozi e sopratutto la precessione degli equinozi.
Amo sempre ricordare la rimarca di René Descartes secondo il quale per organizzare uno spazio senza confine si deve prima scegliere un punto fisso. La Grande Piramide fa proprio questo. (4) E orientata in modo preciso verso quattro stelle con le loro costellazioni rispettive che sembrano sempre conservare la stessa relazione tra loro: Queste definiscono il Tetramorfo. Pitagora assieme ai suoi discepoli immediati, tra i quali Filolao ben conosciuto da Nicholas de Cues per il quale il centro dell'Universo è ovunque - e da Giordano Bruno, sapevano che il cerchio delle stelle dette « fisse » non lo era. Una gran parte dell'iniziazione alla scienza di Pitagora avvenne proprio in Egizio. Da qui tutta l'importanza del Tetramorfo e della sua simbologia.
Basta immaginare un quadrato con i suoi quattro angoli. L'angolo in alto a sinistra era allignato sulla Stella Fomalhaut, oggi nell'Acquario e il suo simbolo era l'Angelo. In alto a destra, si trova la Stella Antares nella costellazione dello Scorpione e il suo simbolo è l'Aquila. In basso a destra, la Stella Regolo nella costellazione del Leone. A sinistra in basso, la Stella Adelbaran nella costellazione del Toro. Al centro, cioè a l'intercessione delle due diagonali la grande piramide e il simbolo pi, E. (5)
La Cristianità seguì questo schema e questa simbologia in accordo con la mia tesi del Cristo, maestro pitagorico. Servì a consolidare la Doxa della Chiesa cristiana romana contro le varie interpretazioni giudeo-cristiane e più ancora contro le interpretazioni gnostiche. Ad esempio, Ireneo scrive che devono essere 4 i Vangeli e non di più perché ci sono 4 clima, 4 venti, 4 angoli al mondo, 4 rivelazioni Adamo, Noè, Mosè e Gesù -, 4 animali nel Cherub cioè nel Tetramorfo e 4 Bestie mistiche nell'Apocalisse di Giovanni Evangelista. (6)
La simbologia cristiana si ritrova ovunque nell'architettura, nei dipinti ecc. Il Quadrato ri-orientato diventa una croce. In alto, troviamo l'Aquila che rappresenta il Vangelo di Giovanni Evangelista. A destra troviamo l'Uomo o Angelo che rappresenta Matteo. In basso troviamo il Vitello o Toro che rappresenta Luca e, a sinistra, il Leone che rappresenta Marco. Al centro troviamo Cristo.
A questo punto la Tavola XII diventa facilmente leggibile come rappresentazione del Tetramorfo nell'ottica del divenire delle Tre Età del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per vedere la Tavola XII clicca qui : https://it.wikipedia.org/wiki/Liber_Figurarum . Basta poi cliccare sulla Tavola intitolata « Progetto del nuovo ordine monastico » per ingrandirla. Poi basta minimizzarla per leggere simultaneamente il commento seguente. Il termine monastico per la sua ambiguità non sembra autentico se non altro perché il Nuovo Ordine di Gioacchino non concerna solo i monaci ma tutta la Comunità.
Il Tetramorfo adattato da Gioacchino è una Croce greca con un piedistallo, anche perché Gioacchino sperava riconciliare la Chiesa romana e la Chiesa ortodossa, cioè le grandi religioni monoteiste pure « convertendo » gli ebrei e i musulmani.
Questa Croce oltre alla simbologia include una raffigurazione delle intelligenze, le 5 generali e le 7 spirituali. (7) Le 5 intelligenze generali che si ritrovano nel Tetramorfo stesso di Gioacchino, sono la storica (relativa alla somiglianza di una cosa visibile con una invisibile); la morale ( idem ma parziale); la tropologica (tratta di quello che appartiene alla dottrina); la contemplativa (tratta dei doni dello Spirito Santo); la anagogica (che appartiene alla Suprema Patria). Per le sette forme di intelligenza basta dire qui che completano la tipologia della Concordia delle Tre Età, con Sette epoche, riflettendo reinterpretandolo il schema della Città di Dio di Agostino.
Partiamo dal piedistallo della Croce formato da due case. La più in basso è dedicata a S. Abramo cioè ai Patriarchi laici e connubi. Questa è l'Età del Padre o dell'autorità. Subito sopra una casa un poco più piccola è dedicata a S. Giovanni Batista, cioè ai sacerdoti e ai preti. Questa è l'Età del Figlio con il suo annunciatore o età dell'intermediazione e del esempio. Sopra infine vi è il nuovo Tetramorfo della terza Età, l'Età dello Spirito Santo.
Il Tetramorfo di Gioacchino riprende quello cristiano anteriore ma con importanti cambiamenti, i quali corrispondono al suo Nuovo Ordine, concepito come superamento dell'ordine cristiano esistente.
In alto, troviamo l'Aquila a simboleggiare S. Giovanni Evangelista e l'intelligenza contemplativa. A destra, troviamo l'Uomo a simboleggiare S. Paolo e i Dottori ovvero l'intelligenza meditativa o tropologica. In basso, troviamo il Toro a simboleggiare S. Stefano, ovvero i Martiri e i lavoratori, cioè l'intelligenza storica. A sinistra, troviamo il Leone a simboleggiare S. Pietro, ovvero i Vecchi e gli Apostoli, cioè la saggezza o intelligenza morale. Al centro, si manifesta la secolarizzazione dello Spirito che supera in modo dialettico l'Età del Figlio, e dunque troviamo la Colomba che simboleggia l'Abate del Nuovo Ordine al quale tutte/i devono dare ascolto, ovvero l'intelligenza anagogica.
Gioacchino no poteva essere più chiaro. Questa figura è un verro e proprio «promemoria » dei suoi scritti maggiori; la stessa lettura può essere fatta con la Tavola intitolata « Il salterio dalle dieci corde » ma questa volta in chiave ancora più nettamente pitagorica.
Il Nuovo Ordine di Gioacchino informerà in seguito tutti gli altri teorici riformisti in una grande linea che va dai vari gioachimiti, a Münzer (8), a Giordano Bruno, a Vico, a Marx e Paul Lafargue, a Mao Zedong, a Gramsci e modestamente a … noi!
Ad esempio, le Tre Età di Giambattista Vico, l'ideatore moderno della scienza della storia, rispecchiano quelle di Gioacchino. Ecco il riassunto tratto della Scienza nuova.
1. L'Età dei dei « nella quale gli uomini gentili credettero vivere sotto divini governi, e ogni cosa essere loro comandata con gli auspici e gli oracoli. »
2. L'Età degli Eroi, dove si costituiscono le repubbliche aristocratiche.
3. L'Età degli uomini « nella quale tutti si riconobbero uguali in natura umana. » (9)
4. La dialettica gioachimita del divenire umano contro lo staticismo di Pietro Lombardo.
Il carattere scientifico dell'Abate florense non è mai così brillante come nel suo metodo, la sua logica dialettica. Vi ricorderete le due importantissime osservazioni di Benedetto Croce nella sua opera di gioventù, a dire la verità la sua più meritevole, What Is Living and What Is Dead of the Philosophy of Hegel (Inglese) International Journal of Ethics, Vol. 27 [1917] (10)
1. Il divenire, disse Croce, è il primo « concetto concreto ».
2. Per concepirlo importa abbandonare le false categorie aristoteliche, derivate da una tassonomia statica, e distinguere tra categorie distinte e categorie opposte.
Come ben sapete, la Chiesa romana cercò di proteggere ad ogni costo lo statu quo contro le forze sociali progressiste, organizzando una durissima lotta di retroguardia che condusse alla Contro-Riforma ed all'abuso della feroce repressione inquisitoriale. In questa battaglia, la Chiesa rimasse ciecamente appuntellata sulla visione aristotelica, cioè statica, del mondo. Anche dopo Copernico e Galileo!
Sottolineo che la critica reazionaria di Aristotele alla Repubblica di Platone non regge su presunti errori organizzativi ad esempio rispetto alla coerenza della riproduzione umana praticata ma bensì sulla sostituzione dell'unità di base dell'analisi della società e della politica. Mentre Pitagora-Socrate-Platone partano dalla società umana senza pregiudizi a-storici, Aristotele mette al centro del suo sistema la famiglia. Etimologicamente parlando, famiglia significa domesticità ed è una struttura fondamentalmente gerarchica, conservatrice e contraria all'uguaglianza di genere. Non per niente, nel suo La Sacra Famiglia, libro che include l'importantissimo manifesto anti-esclusivista marxista « La Questione ebraica », il giovane Marx mette al cuore dell'emancipazione umana, oltre al suo famoso trittico dell'emancipazione, il superamento della famiglia, da non confondere con le unioni libere e liberamente consentite. Sottolineo che il trittico dell'emancipazione, comprende quella dalla religione, o laicità; quella dalla subordinazione politica, o demo-crazia; e quella dalla servitù umana, tramite la fine dello sfruttamento del Uomo dall'Uomo. (Per quello che riguarda la famiglia, vedi il mio saggio « Matrimonio, Unioni Civili e Istituzionalizzazione dei Costumi » nella Sezione Rosa del sito www.la-commune-paraclet.com )
Per la Chiesa, il divenire umano, intellettuale e sociale, veniva espulso in modo da conservare il monopolio della salvezza alle gerarchie della Chiesa. (11) Tutto il contrario del cammino dialettico pitagorico-socratico verso il Bene individuale e collettivo.
La prima battaglia oscurantista venne appunto condotta contro il nostro Gioacchino. In effetti, ad Anagni (1215) la Chiesa cercò di colpire al cuore l'Ordine florense, tra l'altro costretto dopo l'incendio avvenuto nel 1214, e per me colposo, di Jure Vetere, a reintegrare l'ordine cistercense abbandonando il protocenobio dell'Abate. (12) Lo fece pero senza potere condannare Gioacchino stesso, dato che aveva ottenuta l'approbazione di tre papi per condurre il suo lavoro.
La condanna della teoria della Trinità che Gioacchino opponeva a quella dubbiosa di Pietro Lombardo colpiva appunto la dialettica trinitaria florense dalla quale scaturiva il divenire umano concepito come secolarizzazione dello Spirito (o della coscienza umana.)
Non è difficile dimostrarlo. Gioacchino accusa giustamente il Lombardo di confondere natura e genere, e così di confondersi sul legame dialettico che unisce la Trinità cristiana, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Basta guardare al piano delle Sentenze di Pietro Lombardo. Le Sentenze comprendono 4 libri:
a) la Trinità
b) la creazione
c) Cristo
d) la Salvezza (tramite i sacramenti della Chiesa.)
Si tratta, comunque, di una salvezza problematica in attesa del Giudicio finale, con i problemi aggiunti e mai risolti sin dagli inizi del cristianesimo, della grazia versus la predestinazione.
E chiaro che Gioacchino, in quanto pensatore dialettico, non poteva accettare una dubbiosa Trinità con uno solo membro incarnato e attivo nella storia, il Cristo e, per di più, mediato dalle gerarchie della Chiesa.
Ma cosa ricopre precisamente l'accusa di quaternità rivolta dall'Abate al Lombardo? Una cosa essenziale, cioè i rapporti concettuali e pratici tra essenza e sostanza. Per Gioacchino, quando il Lombardo parla di essenza divina che ingloba la Trinità aggiunge un quarto elemento in modo illegittimo. E per di più, in un modo che, secondo quanto scrive il Buonaiuti, da una « raffigurazione della Trinità che ne impediva un'applicazione armonica all'economia dello sviluppo della Rivelazione della Storia » (13) Cioè della manifestazione progressiva delle Tre Età gioachimite.
Per Gioacchino, logico onesto e di spicco come più tardi Giordano Bruno, Kant e Marx, essenza, sostanza, genere non vanno confusi.
In effetti, la Trinità di Gioacchino come un sillogismo in divenire è simultaneamente una e molteplice nelle sue manifestazioni. (14) Giordano Bruno parlerà più tardi di monade e delle sue forme storiche (15) influenzando poi il pensiero dialettico di Spinoza fine a Marx. Quello di Gioacchino è un pensiero eminentemente dialettico, dunque storico.
Ecco come possiamo riassumere l'ontologia e la teoria dialettica di Gioacchino. Se si tiene in mente il cammino sillogistico tra premessa maggiore, minore e conclusione, appare subito come il pensiero dell'Abate calabrese prefigura il metodo del materialismo storico. (16)
Essenza (o trascendenza): Padre Figlio Spirito Santo
||
Soggetto storico: Vecchio Testamento Chiesa Ecclesia (Commune di Parigi 1871? L'Ordine florense)
||
Sostanza (immanenza 1 Età 2 Età 3 Età
storica)
Il termine « ecclesia » va preso qui nel senso etimologico, proprio quello delle primissime comunità cristiane.
In termini althusseriani, presi da Vico, abbiamo qui l'asso storico, o invariante, percorso dall'umanità nel suo divenire storico, divenire che contiene anche il suo divenire spirituale, cioè la fine dell'alienazione intesa come recupero dell'Uomo da se stesso, « the recovery of Man by Himself » secondo Marx.
5. Ritrovare lo spirito di Jure Vetere.
Anni fa ho scritto uno saggio intitolato « S. Francesco padrone d'Italia, Gioacchino e Marx compagni del Mondo » (6 ottobre 2004) (17) Gioacchino dedicò Jure Vetere alla tradizione scientifica pitagorica. Come ho già menzionati negli appunti anteriori, Jure Vetere rimanda a Legge Antica, cioè alla Scuola pitagorica. Va sottolineato che secondo la leggenda, i Romani chiesero alla Sibila cosa dovevano fare per diventare un grande popolo. Gli fu risposo di alzare una statua al più grande uomo della Storia. I Romani alzarono una statua a Pitagora. La verità è che Pitagora scrisse la costituzione degli Italioti. In oltre, i principi pitagorici integrati nelle costituzioni romane repubblicane non furono traditi prima del passaggio esclusivista all'impero, vecchia storia del diritto divino e di gruppi esclusivamente eletti, vedi pure Alessandro Magno in Persia versus i suoi Macedoni e Aristotele, passaggio compiuto malgrado Brutus (18), almeno finché l'impero, con Tito, non fosse costretto a rimediare distruggendo il Tempio.
L'interpretazione dialettale « jure » per « fiore » è simpatica ma fuori luogo. Per contro, visitando il Museo dei Brettii e degli Enottri a Cosenza mi fu dato di vedere la Stela di Badessa nella quale è chiaro che Fiore era il patronimico di una famiglia romana. (19) La Sila fu sempre un crocevia importante e una riserva inuguagliabile di legno per la costruzione, in particolare per le navi. Questo dovrebbe essere investigato con accuratezza. E chiaro comunque che la località di San Giovanni in Fiore esisteva prima sotto altri nomi, ad esempio Faraclonus.
Oltre alla domus pre-esistente, San Giovanni in Fiore fu sviluppata dopo l'incendio di Jure Vetere. In seguito alle pressioni esercitate sull'Ordine florense sin dalla morte dell'Abate nel 1202, questa politica reazionaria culminò nella condanna del suo opuscolo sulla Trinità durante il Concilio lateranense del 1215. (Nota aggiuntiva: Il papa Innocenzo III era discepole di Pietro Lombardo; con l'aiuto di Ranieri da Ponza iniziò la persecuzione dell'Ordine florense e di tanti altri, ad esempio i Valdesi, gli Umiliati, gli Albigesi e tutti i Francescani popolari, dando così vita a quella che diventerà l'Inquisizione moderna con la partecipazione dei Dominicani e poi dei Gesuiti, egemonici dopo il Concilio di Trento.) Si pretende che l'opuscolo è perso e, a volte, che non fu scritto dall'Abate, ma il contenuto dell'opuscolo scritto da Gioacchino appare chiaramente nella condanna del Concilio. Di più è in perfetta conformità con le idee maggiori e sopratutto con il metodo rigoroso del grande abate calabrese.
L'Abbazia di San Giovanni in Fiore, dedicata a San Giovanni Battista, rappresenta dunque una drammatica ritirata simbolica e istituzionale verso l'annuncio di Cristo, mentre Jure Vetere era stata edificata per annunciare l'Età dello Spirito Santo, e dunque il superamento storico delle Età anteriori.
Dopo Anagni e più ancora dopo la rivolata contadina di Münzer nel 1525, si cercò di eradicare il Messaggio dell'abate calabrese. Ecco un breve riassunto (20):
Nel 1354 ci fu un saccheggio dell'abbazia, il quale devastò la Biblioteca ad opera del signorotto di Caccuri, Squarcia di Riso
Nel 1500 il papa Alessandro VI Borgia creò una Commenda affidata nel 1521 a Salvatore Rota.
All'intorno del 1530 Rota fece erigere la Chiesa madre in modo da sostituire l'abbazia florense di San Giovanni in Fiore lasciata in abbandono.
Il 5 febbraio 1571, dopo il Concilio di Trento 1545-1563, cioè dopo il Concilio della Contro-Riforma, il papa Pio V nomina Commendatore il Cardinale Giulio Antonio Santoro, uno dei massimi inquisitori che avevano condannato Giordano Bruno e T. Campanella.
Si tratta di una vera e propria pulizia dottrinale. Eppure, il messaggio di Gioacchino rifiorirà con grande vigore scientifico moderno con G. Bruno e di nuovo con Giambattista Vico … fine all'ideatore della Costituente dalla quale nacque la nostra Costituzione del 1948, Antonio Gramsci, non senza passare dal concetto di spiritualità laica di G. Mazzini.
Nell'età dello « risveglio dei popoli », i notabili di San Giovanni in Fiore furono responsabili della cattura dei Fratelli Bandiera, mentre Oscar Wilde cantava i Calabresi caduti sull'Aspromonte per l'emancipazione dell'Italia nel suo magnifico poema Humanitad. http://www.poemhunter.com/poem/humanitad/
6. Conclusione.
Perciò, la rinascita della nostra Città, della nostra Regione e del nostro Paese dipende dalla nostra capacità nel sapere rinnovare il pensiero emancipatore del nostro fondatore, l'Abate calabrese di spirito profetico dotato.
Paolo De Marco Copyright (c) La Commune Inc, 24 agosto 2016.
NOTE:
1. Vedi in https://fr.wikipedia.org/wiki/Joachim_de_Flore#cite_note-dico-8
2. Per il Mito di Er, vedi http://www.ousia.it/content/Sezioni/Testi/PlatoneRepubblica.pdf p 130 e seguenti.
3. Vedi il mio Pour Marx, contre le nihilisme, in particolare la Seconda parte. Questa è parzialmente tradotta in italiano nel saggio CONTRA PITRE: Manifesto di un professore comunista contro le malattie infantili dei rinnegati, dei pitre e dei bassi cleri filo-semiti nietzschiani, disponibile nella Sezione Italia del sito www.la-commune-paraclet.com . Questo libro analizza anche per la prima volte - come al solito, non ci furono mai le dovute citazioni malgrado il ISBN - l'intreccio scientifico tra religioni, archeoastronomia e psicoanalisi marxista. Senza il mio intervento, si stava creando un nuovo oscurantismo in materia. Vedi pure la Nota 5 nel saggio : « Appunti su Gioacchino da Fiore e San Giovanni in Fiore: Il messaggio, la sua difesa e la sua falsificazione B, stesso sito.
4. Vedi in https://it.wikipedia.org/wiki/Liber_Figurarum
5. Per il Tetramorfo e la grande piramide vedi https://www.youtube.com/watch?v=HFpHDXUgcqw a 1:25:16. Questo video è sempre censurato ma si finisce sempre per trovarne una versione sul Net. Per l'importanza del numero pi e delle piramide, come pure dell'archeoastronomia e della teoria della psicoanalisi marxista, vedi il mio Pour Marx, contre le nihilisme, 2002, in particolare la Seconda Parte, in parte tradotta in Contra-pitre nella Sezione Italia del sito www.la-commune-paraclet.com .
6. Vedi Ernest Renan, Histoire des origines du Christianisme: L'Antéchrist, Les Evangiles, l'Eglise chrétienne et Marc-Aurèle, Robert Laffont, S.A. Paris, 1995, pagina 748. Ernest Renan come Jules Michelet era un grande conoscitore di Gioacchino da Fiore come dimostra il suo Dictionnaire, in Histoire des origines du Christianisme: Vie de Jésus, Les Apôtres, Saint Paul, idem.
7. Per una breve discussione delle intelligenze, vedi Ernesto Buonaiuti, Gioacchino da Fiore, i tempi-la vita-il messaggio, Lionello Giordano Editore Cosenza, 1984, p 177.
8. Vedi Marx-Engels La guerra dei contadini in Germania http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ce/mdce9m20.htm
Citazione: « Tommaso Münzer nacque a Stolberg nello Harz verso l'anno 1498. Suo padre forse morì sul patibolo, vittima degli arbitri del conte di Stolberg. Aveva quindici anni, quando nella scuola di Halle fondò una lega segreta contro l'arcivescovo di Magdeburgo e la chiesa romana in genere. La sua conoscenza della teologia di allora lo condusse presto ad ottenere il grado di dottore e un posto di cappellano in un convento di monache di Halle. Qui egli trattava già i dogmi e i riti della chiesa col più grande disprezzo; nella messa tralasciava le parole della transustanziazione e, secondo ciò che dice di lui Lutero, si comunicava con le ostie non consacrate. Oggetto principale di studio erano per lui i mistici medioevali e particolarmente gli scritti chiliastici del calabrese Gioacchino. Il regno millenario, il giudizio finale sulla chiesa degenerata e sul mondo corrotto che Gioacchino aveva annunziato e dipinto, sembrava a Münzer che si fossero molto avvicinati con la riforma e con la sollevazione generale di quell'epoca. Münzer predicava nella regione con molto successo. Nel 1520 andò, primo predicatore evangelico, a Zwickau. Qui egli incontrò una di quelle sette fanatiche di chiliasti che in molte regioni continuavano silenziosamente ad esistere e nascondevano dietro la loro momentanea modestia e riservatezza l'opposizione sempre più fiorente dei più bassi strati sociali contro la situazione esistente. Queste sette ora, con l'agitazione che cresceva, venivano alla luce sempre più apertamente e tenacemente. La setta che Münzer incontrò era quella degli anabattisti, alla cui testa stava Nicola Storch. Essi predicavano l'avvicinarsi del giudizio universale e del regno millenario e avevano «sembianti, estasi e lo spirito della profezia». Ben presto vennero in conflitto con il consiglio di Zwickau, e Münzer li difese, pur non alleandosi incondizionatamente con loro, ché anzi riuscì ad attrarli sotto la sua influenza. Il consiglio, però, procedette energicamente contro di loro ed essi dovettero abbandonare la città e Münzer con loro. Era la fine del 1521. »
9. in https://it.wikipedia.org/wiki/Giambattista_Vico#La_Scienza_Nuova
10. Ho integrato nel mio lavoro questi due contributi di Croce sin dalla metà degli anni 1970. Per capirne l'importanza riportarsi alla mia Legge del valore, riproduzione e pianificazione socialista : Introduzione metodologica, liberamente accessibile in italiano nella Sezione Livres-Books del sito www.la-commune-paraclet.com
11. La psicanalisi borghese, in particolare quella esclusivista freudiana, cercò tipicamente di farsi sultano al posto del sultano sostituendo l'analisi alla confessione, sopratutto nella sua concezione di controllo sociale tramite il controllo della coscienza ideata dai Gesuiti auto-designati come soldati e servizio di intelligence del Vaticano, vedi la nota (3) qui sopra. Freud falsificò sistematicamente le sue cartelle mediche per legittimare le sue narrazioni, il che dimostra che il vero scopo non era la guarigione dei pazienti, né Freud né nessuno altro psicanalista borghese ha mai guarito nessuno, al contrario spesso peggiorando lo stato dei loro soggetti sottomessi ad analisi per definizione freudiana « senza fine » ma pagate. Questo aspetto esclusivista-narrativo spiega anche le battaglie tra scuole di psicanalisti borghesi, in particolare la rottura tra Freud e Jung, la quale rifletta la rottura tra logge esclusiviste disugualitarie nietzschiane-rabbiniche (Freud) e wagneriane, incluso con la variante inglese di Chamberlain.
12. Questa « ipotesi » dell'incendio colposo diventa quasi una evidenza quando restituita nel contesto. Peccato che nessuno specialista dei studi gioachimiti si sia mai posto la domanda. Sfortunatamente, la questione non era stata sollevata quando furono effettuati gli importantissimi scavi (vedi Jure Vetere: Ricerche archeologiche nella prima fondazione monastica di Gioacchino da Fiore ( indagini 2001-2005), Rubbettino, 2007.) In effetto, le trace dell'incendio furono riportate ma non si cercò di determinare il punto di partenza né di investigare la questione. Più tardi, nel 1354, il signorotto di Caccuri devastò l'abbazia di San Giovanni in Fiore e mise il fuoco alla biblioteca, ma l'ordine florense aveva già da tempo fatto circolare copie dei scritti maggiori del suo primo abate e fondatore. Incluso verso il Nord e Firenze.
13. Buonaiuti, op cité, p 162.
14. Vedi gli esempi delle olive o della luce in Buonaiuti op cité, p 182. L'esempio della luce fu emblematicamente ripreso da G. Bruno.
15. A confronto La monadologie del rosacrociano Leibniz è una volgare opera di rovesciamento massonico, metodo ideato in modo moderno da Leibniz stesso. Questo si vede subito se i prende come chiave di lettura il suo « rovesciamento » dell'opera di Spinoza la quale, oltre alla natura naturans opposta alla narrazione della creazione biblica già dubbiosa a quell'epoca, era giudicata portare all'ateismo, o piuttosto ad una spiritualità senza intermedi gerarchici. Il maestro rivoluzionario di Spinoza, van den Enden non merita di essere dimenticato ( https://it.wikipedia.org/wiki/Franciscus_Van_den_Enden ») . Per La monadologia scritta in francese nella versione originale - vedi Febbri editori, 2004.
16. Rimando alla mia Introduzione metodologica già citata nella Nota 10, qui sopra.
17. Vedi in Download Now, nella Sezione Livres-Books del sito www.la-commune-paraclet.com
18. La leggenda del resistente repubblicano Brutus rimase viva, in particolare dopo il Contr'un ugualitario di La Boëtie. Un esempio di tale influenza si trova nel Giulio Cesare di Shakespeare.
19. Per la Stela di Badessa, vedi Museo dei Brettii e degli Enottri, Guida al percorso espositivo, Città di Cosenza, KSS edizioni, p 79.
20. Per uno comodo riassunto vedi: Giovanni Greco, Patrimonio artistico di San Giovanni in Fiore, Storia e descrizione, Pubblisfera edizioni, 2014.
XXX
Vinci, della Porta, Caravaggio, Bruno e Newton
Caro XXX,
Rispetto alla interessantissima nota manoscritta che appare alla fine del libro Elementa physicae experimentalis il plagio newtoniano di della Porta - che ai avuto la grande gentilezza di mostrarmi, ti mando in allegato la copia di quattro pagine estratte del libro di Peter Robb, L'enigma Caravaggio, ed. Oscar Mondadori, 2015. La pagine 78 fa referenza al Codice urbinate 1270 di Leonardo da Vinci ben conosciuto dal matematico Guidobaldo Del Monte, fratello del Cardinale Del Monte. Qui è l'intreccio che coinvolge della Porta e altri nostri teorici. Oltre alla camera oscura della Porta anticipa il telescopio di Galileo e produce un lavoro pionieristico sulla rifrazione; Giordano Bruno per conto suo riformula le nuove conoscenze ottiche per l'astronomia, la distanza apparente di Venere, ergo mondi infiniti ecc mentre il Caravaggio reinterpreta l'arte pitturale del suo tempo, cioè il modo di vedere la società, partendo da queste scoperte scientifiche. Come sappiamo tutti, allo stesso tempo, si metteva in moto la Controriforma e la sua micidiale censura inquisitoriale ...
Il nostro Giordano Bruno trascorse un breve periodo in Inghilterra. Fece dunque conoscere le sue nuove teorie assieme a quelle del della Porta in ambito accademico. Basta riferirsi al suo La Cena de le ceneri, Oscar Mondadori. Bruno conosceva anche perfettamente le teorie divergenti sulla luce e l'ottica degli Anziani, in particolare quelle di Pitagora e di Democrito. Aggiungo che la sua teoria dell'attrazione influenzò la teoria della gravitazione universale anche se mi sembra superiore benché ancora in un stadio preliminare perché si fonda sull'intreccio tra fisica e chimica due discipline che risultano separate a torto con la fisica detta newtoniana.
Il nostro Gioacchino da Fiore era anche lui un grande pitagorico (1). La sua referenza alla luce rimane pero metaforica viene utilizzata per illustrare l'unità organica della trinità. Rimane pero che Gioacchino sarà strumentale nel ristabilire lo spirito della scienza pitagorica dunque all'epoca portando così al Primo Rinascimento occidentale. In fondo, Giordano Bruno era gioachimita per più versi se non altro perché anche lui tenta di stabilire in una maniera sistematica le concordanze tra astrologia-astronomia nelle tradizioni antiche conosciute alla sua epoca in modo da fare emergere la sua nuova astronomia ragionata e scientifica. (2) Cordiali saluti, Paolo De Marco
San Giovanni in Fiore (cs), Gennaio 6, 2017 1) Per Gioacchino pitagorico e il suo nuovo Tetramorfo, vedi : http://rivincitasociale.altervista.org/tre-brevi-appunti-su-gioacchino-pitagorico-24-agosto-2016/
2) Nota aggiunta in marzo 2017 per completezza. Vedi On the Composition Of Images, Signs & Ideas, 1991, New York, Willis, Locker & Owens, by Giordano Bruno. Translated by Charles Doria. Edited and annotated by Dick Higgins. Foreword by Manfredi Piccolomini.
In questo importantissimo libro Bruno, il matematico grande conoscitore di astronomia, cerca di riassumere in modo coerente le conoscenze antiche in materia di astrologia-astronomia. E dunque obbligato stabilire le concordanze. In questo campo risulta essere un lavoro di storia delle idee così mirabile da fornire in fine una vera e propria epistemologia ed una autentica teoria della conoscenza scientifica. Meriterebbe uno aggiornamento altrettanto scientifico.
XXX
Gita sul Gargano, San Michele e l'archeoastronomia (17-20 maggio 2018)
(Vedi pure: http://rivincitasociale.altervista.org/archeoastronomia-lelefante-campana-megaliti-nardodipace-la-citta-della-porta-altri-tesori-sconosciuti-della-calabria-06-marzo-2017/ )
Vieste era una localizzazione molto importante durante la Preistoria, in particolare la selce, materia prima di fondamentale importanza, vi è molto comune, e vi fu ritrovato un scheletro di uomo del Neanderthal.
A Mattinata la falesia si trova allineata di fronte al mare proprio in direzione Est/Ovest e dunque il sole e certe stelle si alzano più presto visto l'orizzonte.
A Monte Sant'Angelo c'è una grotta molto famosa. E un luogo importante sin da sempre. La sua entrate iniziale era in direzione Est.
Il luogo fu adottato dalla dinastia e dai principi normanni in riferimento al Mont Saint Michel ed alla sua mitologia massonica-religiosa così ovvia nella sua Abbazia.
Prima dei Normanni il San Michele uccideva un serpente. I Normanni erano anche principi in Terra Santa cioè in Palestina e dunque a conoscenza di una mitologia-archeologica-massonica aggiornata e dunque più accurata (in particolare con il contributo arabo all'epoca il più avanzato dal punto di vista scientifico). Così il serpente fu giustamente rimpiazzato dal Drago. Anche presente nel sincretismo della grotta, il Toro, simbolo affine.
La lotta dell' « eroe » e del Drago rinvia al vecchio mito sumero « Le Dragon Géant » (Bottero/Kramer).
I Sumeri avevano una espansione molto larga nel Mediterraneo - militarmente fine alla sponda del mare ma intellettualmente anche molto aldilà, per una ragione semplice di documentazione astronomica.
Secondo me il mito della uccisione del Drago e del Toro rinvia allo spostamento della Stella che indica il Nord per ragione di precessione dell'equinozio. Si passa appunto da Orione alla nostra Stella Polare.
Paolo De Marco
Copyright © La Commune Inc, 19 maggio 2018.