Finanziaria 2007: sequela reaganiana provvisoria.
Geriatria o eutanasia filo-semita nietzschiana?
Testamento biologico: la ''dolce'' eutanasia capitalista italiana
L'Italia paese a sovranità limitata?
Aritmetica dei risultati del Protocollo. (10-13-2007)
Lavoratori, precari, pensionati, tutti noi votiamo NO ! (10-08-2007)
I numeri della finanziaria 2008, www.liberazione.it 28-09-2007
Roma 20 ottobre 2007 : Gli onesti minchioni di sinistra
Arriva la Cavolata Rossa: Riforma dell'Amministrazione pubblica, federalismo fiscale dunque rovina definitiva del Sud, e sistema elettorale finalizzato alla produzione di un Parlamento bipartisan!
(Nota sopra la lotta anti-mafia.)
(21 ottobre 2007)
Italia: salari più bassi di Europa (26-10-2007)
Epifani ed il fisco sulla busta paga: Prendere a Paolo per dare a Pietro e viceversa! (01-11-2007)
Pensioni, precarietà, vecchiaia attiva e eutanasia
o
Sistema pensionistico fondato sopra il diritto al lavoro e sopra la Spartizione del lavoro disponibile per la stessa paga (35 ore)*
Sulle pensioni come sopra tutto il resto ci sono le chiacchiere demagogiche e poi ci sono i fatti. Ecco quello che diceva a proposito di pensioni il capo del Prc, mentre Epifani firmava con Prodi una intesa per completare la riforma avviata da Lamberto Dini nel 2004. Cioè, la continuazione della generalizzazione del precariato (Legge 30, modificata solo al margine) assieme al innalzamento dell'età pensionabile a 40 anni di contributi a partire del 1 gennaio 2008. E con la volontà parallele di cancellare la sinistra autentica con il ritorno al maggioritario. Diceva il neo-riformista mascherato Giordano:
''Giordano: ''Una manovra forte è quella che tutela i deboli''
(Giornalista) Ma, dice Fassino, se la manovra è debole, anche il governo lo sarà.
(Giordano) ''Sono di un altro avviso. Anch'io penso ad una manovra forte. Ma una manovra forte è quella che pone una chiara e netta inversione di tendenza rispetto a una situazione come quella attuale. In Italia ci sono 2.350.000 imprenditori; di questi, due milioni dichiarano di guadagnare da 0 a 40mila euro all'anno; trecentomila imprese dichiarano un reddito negativo. In Italia ci sono circa 900mila professionisti; di questi più di 500 mila dichiarano da 0 a 40mila euro annui. Possibile che il nostro paese abbia gli imprenditori e i professionisti più poveri al mondo? E questa l'anomalia. Non basta. Guardiamo le pensioni. In Italia ci sono circa 14 milioni di pensionati Inps; di questi 7 milioni stanno sotto i 350 euro al mese; altri tre milioni stanno sotto i 550; altri tre milioni attorno ai mille. Si vuole davvero risparmiare in questo campo? E anche quando Fassino dice, giustamente, che bisogna aumentare le pensioni basse, io ovviamente sono d'accordo; ma perché mettere in contrapposizione queste pensioni basse con coloro che hanno maturato il diritto a lasciare il lavoro? Aumentare l'età pensionabile si può fare solo su base volontaria e senza alcun meccanismo di disincentivo''. In www.liberazione.it 8 settembre 2006
Questi numeri sono quelli del gulag capitalista italiano ed europeo. Ma sono numeri parziali. Per esempio fanno astrazione del 27 % di lavoro nero... Per me, questi numeri rappresentano un crimine contro la democrazia - nel senso etimologico del termine - e contro la civiltà umana. D'altronde, non mi sembra essere lo stato di natura del nostro Paese. Vi siete mai chiesti come viene approvvigionato, controllato, sorvegliato, e indottrinato questo nostro gulag nazionale, facendo astrazione del Vaticano? Lo sbaglio più pesante di un Partito comunista autentico sarebbe quello di abbandonare i pensionati alle destre o alla sinistra reaganiana non sapendo immaginare la solidarietà tra le generazioni con la riduzione del tempo generale del lavoro. Qui sotto do qualche numeri necessari per pensare un sistema alternativo.
XXX
Care compagne, cari compagni,
Quando sento Prodi, Fassino e Bertinotti parlare di pensioni mi viene in mente l'uomo ''onesto'' di Fabrizio De André.:
''Un uomo onesto, un uomo probe, tralalala tralala lera
S'innamoro perdutamente, d'una che no l'ho amava niente.
Gli disse portami domani, tralalala tralala lera
Il cuore di tua madre per i miei cani.
Lui dalla madre andò e l'uccise, tralalala tralala lera
E dal suo amore ritorno.''
Questi boss del centro-sinistra si sono innamorati della tecnostruttura anti-democratica neoliberale di Bruxelles. Forse pure di Tel Aviv e di Washington! C'è poco da fa ... Non pregano più sopra l'altare della nostra Costituzione partigiana, ma sopra quello di Spinelli-Nietzsche! Sfortunatamente, si sa come finc questa patetica storia passionale: in un suicidio della ragione.
Ritornerò fra poco più in dettaglio sul sistema pensionistico. Per ora vorrei soltanto tentare di lanciare una discussione alternativa sopra il soggetto. Spero che condividerete quest'urgente necessità. Altrimenti, dal 1 gennaio 2008 in poi, si passerà ai 40 anni di contributi sulla base delle riforme Dini-Maroni, cioè sulla base di un sistema contributivo di ripartizione, per definizione contraddittorio e non sostenibile sul medio-lungo termine in un contesto neoliberale. Sottolineiamo che, in realtà, la riforma Dini aveva anticipato certi problemi, rendendo necessaria una revisione tutti i dieci anni, dato la consapevolezza dell'inadeguatezza calcolata delle statistiche utilizzate per tranquillizzare l'opinione pubblica. Per quanto riguarda il famoso ''scalone'', il Fassino ha gia offerto una soluzione degna di un dirigente DS e delle loro trattorie neoliberali; si tratta di una soluzione che rivede unilateralmente e al ribasso i diritti contrattuali dei lavoratori con leggi a valore retrospettivo, senza prevedere nessuno compenso, il che mi sembra essere, in principio, totalmente anti-costituzionale. Cosi, il Fessino propone di abolire lo ''scalone'' sostituendolo pero con i ''scalonini'' ed altre proposte simili (chiusura di qualche finestre ecc.) Il Prc, e in particolare Bertinotti, pretendono appoggiarsi sul ''buon senso comune'' ambiente e propongono ''l'allungamento flessibile'' dell'età pensionabile!!! Sembra ragionevole. Invece queste proposte complementari partecipano ad una logica neoliberale, sempre taciuta al proletariato e ai cittadini. Una dinamica politica fondata su dati chiari ma sempre oscurati e resi volontariamente opachi, per la semplice ragione che il suo obbiettivo non è altro che di operare una transizione silenziosa ma continua verso la ''vecchiaia attiva''. Non ha senso aumentare l'età pensionabile generale mentre si aumenterebbe meno quella dei lavoratori manovali impiegati in lavori duri quando si dovrebbe abbassare l'età pensionabile generale tenendo anche conto dei lavori più usuranti. In oltre come si può mai dimenticare che sono proprio i lavori industriali e pesanti che vengono sacrificati alle delocalizzazioni ed al precariato, in modo che alla fine le misure demagogiche bertinottiane non hanno altro senso reale che di ingannare i lavoratori per legittimare una riforma pensionistica reaganiana voluta da Confindustria? Quando le cittadine e i cittadini italiani arriveranno alla prossima revisione del sistema, prevista per legge tutti i dieci anni, il passaggio ai 45 anni di contributi sarà gia quasi compiuto, e sarà presentato come urgentissimo, perché i nuovi dati (dati questa volta ineluttabili se le statistiche vengono corrette per tenere minimamente conto delle tendenze del mercato del lavoro e della debole partecipazione alla forza di lavoro attiva) renderanno questa nuova riforma assolutamente necessaria: come nel 2004, il sistema sarà dunque sabotato preventivamente in silenzio per permettere poi ai bassi cleri di argomentare in favore della sua ulteriore e ''necessaria'' riforma neoliberale. La necessità neoliberale è come tutta la miseria del mondo che piomba sulle spale della povera gente senza mai essere invitata. Con le due ultime riforme Dini-Maroni, il sistema pensionistico sarà fondato sulla pauperizzazione accelerata dei pensionati del prossimo decennio, e sopra la non-copertura dei lavoratori più giovani, oggi massimamente ridotti al precariato. Non a caso, mentre la UE chiede, senza mandato democratico, l'accelerazione delle riforme pensionistiche europee a favore della previdenza privata (e degli hedge funds ecc.), non si dimentica di porre immediatamente le basi legali per la '' vecchiaia attiva'', legiferando la possibilità legale di lavorare 48, 65 e anche 72 ore alla settimana ... a tempo parziale e in modo ovviamente intermittente perché tali misure non sono destinate ai 20 % dei ''lavoratori'' stabili e ben pagati, ma alla massa del proletariato ridotta al precariato. Si cerca così di creare artificialmente un precariato da sottomettere ancora al just-in-time, un modo di ''governance'' privato che fa molto comodo a dei pigri e pessimi managers, che sognano di essere i ''maestri del mondo'' ma che non sono nemmeno capaci di pianificare umanamente l'utilizzo delle ''risorse umane'', o la sopravvivenza delle loro aziende nazionali sul lungo termine. Immaginarsi poi un Prodi, un D'Alema o un Bertinotti pensare questi soggetti sociali con la propria testa senza le stampelle della UE!!! Questa è gente spinelliana che si è data la missione di distruggere la nostra nazione, gente che non si chiede neanche se la UE detiene un mandato legale o il potere costituzionale di esigere da noi e dagli altri paesi membri sovrani delle riforme anti-costituzionali. Di fatti, anche facendo astrazione delle conseguenze complessive di queste tendenze che hanno la loro origine nel mondo del lavoro, e accentando le proiezioni della Dini-Maroni ad equivalenza di legislazione, si sa che la sola variabile dei coefficienti di trasformazione verso il nuovo sistema contributivo decurterà la maggioranza delle pensioni di 20 % e forse anche di più! Tale riduzione automatica produrrà ovvi ''miracoli'' nel Mezzogiorno e nelle periferie urbane del Centro e del Nord. Così, mentre la vecchiaia attiva rimane una farsa oscena in un paese dove la partecipazione alla forza del lavoro rimane bassissima (57 %), la stabilità del sistema ideato da Dini non potrà reggere sulla base attuale della generalizzazione del precariato che costituisce gia oggi più del 50 % dei nuovi posti di lavoro. La creazione di ridicolissime aree no-tax per i redditi più bassi e per i pensionati oltre ai 75 anni rappresenta un ulteriore abdicazione delle responsabilità del governo di ''centro-sinistra'' a favore del capitale. Sapiamo gia che tale esenzione per i redditi bassi fa parte della corsa verso il più basso costo possibile del lavoro, e verso la fiscalità regressiva pensata per agevolare i più ricchi e i loro investimenti speculativi. Questa presunte corsa al ribasso avviene in un mondo globale dove si dovrebbe competere con salari di 3 euro e meno in certi Paesi del Est, e di meno di 1 euro in Asia! Ad abbassare le tasse ai più ricchi rimane una politica apprezzata dalle ''self-contented classes'' che non si fanno nessuna illusione sulla progressività della riforma fiscale prodi-bertinottiana: niente o poco tasse dirette per i redditi più bassi, ancora sottomessi alla pensante tendenza verso la precarietà generalizzata, non potrà mai compensare per i tagli ai servici pubblici ed agli enti locali, e dunque i tagli al ''reddito globale netto'', cioè alla somma del salario capitalista individuale, del salario differito, più il valore dei trasferi provenienti dai servizi pubblici di accesso universale. Ricorderete la restituzione anticipata dell'eurotassa che posteva invece servire, gia all'epoca, per finanziare il ritorno al pieno impiego con la riduzione generale del tempo di lavoro. Ebbene, si sentono gia dei ministri del governo Prodi-Bertinotti che continuano a sostenere questa Finanziaria 2007 scellerata sapendo che i nuovi introiti dovuti alla crescita economica e alla lotta all'evasione sono ancora largamente superiori a quelli previsti. Oggi fanno di più: promettono gia ulteriori tagli fiscali, ovviamente agevolando chi paga ancora le tasse sui redditi, ma sabotando ancora di più la base fiscale necessaria allo Stato sociale per il sostegno del ''reddito globale netto''! Ovviamente preme mettere le mani nella cassa anticipando le entrate, prima che i gruppi sociali che hanno gia fatto le spesse della svolta neoliberale del 1992 se ne rendessero conto, e domandassero la loro giusta parte. Tutto questo il governo prodi-bertinottiano lo sa. Ma, come dimostrato dai tagli operati dalla legge Finanziaria 2007 (tagli causati dal rifiuto di spalmare le misure pro-Maastricht su due anni, scegliendo invece di azzerare il deficit di bilancio nel 2011 ...), le scelte dell'attuale governo sono rigorosamente reaganiane e bruxelliane. La legge Dini prevedeva una revisione ogni dieci anni. Ma si trattava di una strategia destinata a mantenere il proletariato e i sindacati tranquilli. In realtà, la legge Dini aveva come missione di preparare il trasferimento dei risparmi pensionistici ai fondi pensione privati via i contributi, mentre si adattava i parametri dell'Inps alle necessità attuariali causate dalla ristrutturazione neoliberale del lavoro (flessibilità generale.) Invece di abolire il precariato per risanare il sistema pensionistico sopra base più sane.
Per pensare un sistema alternativo bisogna tenere conto dei numeri seguenti.
Il Dpef del governo reaganiano di Prodi-Bertinotti pretende che l'Italia spenda attorno a 14 % del Pil per il sistema di pensione, mentre la UE (presa come norma di referenza, visto la patologia di omogeneizzazione neoliberale di Bruxelles confusa con il giusto coordinamento e con l'armonizzazione socio-economica della Comunità) spenderebbe in media attorno al 10 o al 10,5 %. Questi numeri sono falsi. Il 14 % italiano comprende più di 3 % di spesa che riguarda l'assistenza previdenziale, mentre il sistema pensione per se (più o meno 11%) è un sistema di assicurazione previdenziale mirato all'ottimizzazione degli effetti di mutualizzazione e di solidarietà nazionale. Le trattenute Irpef sulle pensioni producono ogni anno attorno a 25 miliardi di euro, somma che non ritorna nel sistema mutualistico Inps. Con tutto ciò, quasi 13 milioni di cittadine e cittadini italiani ricevano meno di 750 euro di pensione al mese! (per il riassunto della posizione del governo vedi il capitolo Risanamento dei conti pubblici pp 121 e seguenti all'indirizzo
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/dpef_2007_2011/risanamento_conti_pubblici.pdf Andare alla tabella pagina 122)
La confusione sul 14% del Pil per le ''pensioni'' è veramente drammatica. Perché ci sono almeno altri 9% del Pil destinati all'assistenza sociale, la formazione ecc. (Vedi il penultimo paragrafo del articolo ''Nessun allarme sulla spesa'' all'indirizzo http://www.rassegna.it/2003/statosociale/articoli/pensioni/brambilla.htm ). Mi accontento per ora di cifre approssimative, ma bastano per immaginare la possibilità materiale di un sistema pensionistico alternativo. La spesa sociale complessiva aggira attorno ai 24 % del Pil, ma include oltre 3 % del Pil per invalidi, superstiti ecc. Deducendo il 11% destinata alle pensioni per se, la questione centrale diventa la seguente: con quasi 9 o 12 % del Pil versati per l'assistenza, la formazione ecc, in più del 11% versati per il sostegno di un sistema pensionistico immaginato dal e per il capitale, quanti regimi di riduzione generale del tempo del lavoro si potrebbero finanziare in Italia, senza neanche contare i 9 miliardi di euro destinati al cuneo fiscale? E senza nemmeno menzionare i 10 punti trasferiti dal lavoro al capitale senza nessuna contropartita sin dal 1992? (Il Pil Italiano nel 2005 si aggirava attorno ai 1700 miliardi di euro. Nella UE, il costo medio di creazione di un posto di lavoro permanente si aggira attorno ai 70 000 euro... Cifre che segnano le scelte borghesi attuali con il segno indelebile del neo-nietzscheismo più spietato!) Intanto, il Rapport Rocard e l'esperienza del governo della ''gauche plurielle'' di Jospin hanno dimostrato che, in termini di ''produttività'', di ''competitività'' come pure di ritorno al pieno impiego, risulta più utile ed economico spendere fondi per la riduzione del tempo di lavoro, nonché sprecarli per un sistema di assistenza e di schiavitù moderna, mascherata con un precariato senza relazioni alcune con la vera produttività economica della nazione. Fra l'altro, il ''diritto al lavoro'' e la solidarietà sociale sanciti dalla Costituzione non possono, in alcuno modo, essere interpretati come generalizzazione legale della precarietà. Solo la dinamica della riduzione del lavoro può finanziare la transizione verso una società di servizi haut-de-gamme. Non solo ricostruisce l'assetto fiscale dello Stato e dei regimi contributori, ma attraverso questi ultimi, con la logica mutualistica che implicano, si abbassa il costo sociale dei programmi sociali, potenziando ancora la produttività microeconomica e la competitività macroeconomica nazionali con una maggiore spinta della ''domanda interna''. Il mio esempio favorito rimane il paragone UE-Stati Uniti per quanto riguarda la sanità, cioè le condizioni fisiche della riproduzione della forza di lavoro: mentre la UE spende in media attorno a 9 o 10 % del Pil per un sistema pubblico performante, i Stati Uniti ne sprecano più di 15 % per un sistema privato disfunzionale che lascia 42 milioni di persone senza copertura! (Sfortunatamente l'Italia risulta fanalino di coda per la proporzione del Pil allocato alla sanità, campo oggi operato come un two-tier sistema nel quale i compiti pesanti sono monopolio del settore pubblico mentre i compiti più leggeri e più retributivi vengono trasferiti al settore privato ma finanziato in parte con denaro pubblico!Una logica amministrativa e politica tutta neoliberale ... poco adatta all'invecchiamento generale della nostra popolazione) Incredibilmente, le proiezioni a medio-lungo termine di Dini, riprese nel Dpef 2007, fanno reggere il sistema pensionistico sul ritorno ad un livello di partecipazione della forza del lavoro vicino al 67 % (oggi è attorno al 57 %.) Pero, con la Trentatreu e la flessibilità a tutto campo un tale sistema non reggerebbe neanche se si raggiungesse una partecipazione al mercato del lavoro del 67%. Le possibilità contributrici del precariato risultano ovviamente evanescenti. Non a casso si continua a parlare di allungamento dell'età pensionabile in modo diretto (i più onesti) o per eufemismo con le stronzate della ''vecchiaia attiva'' , del ''allungamento flessibile'', e delle no-tax areas (ricordo, come gia detto in Tous ensemble che, in Nord America, queste no-tax areas si raddoppiano con la perdita de facto della franchigia elettorale, con l'astensionismo e con la creazione di una società hyper-repressiva e neo-nietzschiana.) La logica della flessibilità a tutto campo della forza di lavoro, immaginata dagli eccentrici come Milton Friedman, per anni perduti nei diparti oscuri della Chicago University, mirava a mantenere bassi i costi del lavoro mentre le società occidentali si specializzavano nei settori dei servizi. Frideman aveva perciò immaginato il concetto di ''salario minimo annuale garantito'', come una distribuzione post-cesarianna di ''grano'' ai cittadini surnumerari, economicamente inutili ma politicamente minacciosi. La strategia è catastrofica per ambedue i lavoratori e per le nazioni: mentre certe grandi aziende approfittano dalla globalizzazione, le altre delocalizzano o muoiono. Gia oggi, la corsa al basso costo del lavoro implica la wal-martyrizzazione del paniere di beni di consumo del lavoratore medio. Ma, al contrario delle Repeals of the Corn Laws di ricardiana memoria, legiferate nel contesto delle Preferenze Imperiali del Commonwealth e certo non in un contesto di libero scambio neoliberale, questa strategia va in parallelo con l'innalzamento del deficit commerciale, presto seguito con il deficit della bilancia dei conti. Già oggi, la Cina e l'India, come pure altri paesi emergenti, diplomano più ingeneri e scienziati che i Stati Uniti e la UE. Per non parlare proprio dell'Italia, paese acquisito al sistema di ricerca e di sviluppo privato immaginato a Lisbona, un paese che non sembra neanche capace di reperire in Finanziaria i soldi per pagare il personale ultra-precarizzato delle sue scuole laiche (trovando pero facilmente, in modo anti-costituzionale, attorno a 160 milioni per le scuole private!) Come si vede il sistema non regge. Potrebbe pero facilmente reggere passando dal presente sistema reaganiano in formazione, fondato sopra l'assistenza pubblica o privata minima, accompagnato dal precariato fine a tre anni dell'età media della morte, ad un sistema sociale di assicurazione pubblico, fondato sulla riduzione generale della settimana di lavoro a 35 ore (e poi a 32 ore) per lo stesso salario capitalista individuale di partenza (ma con aumenti secolari fortissimi del ''reddito globale netto'' legato alla ripristinazione e alla bonifica dei sistemi sociali universali, tale l'educazione, la sanità, le pensioni, l'alloggio sociale, il trasporto urbano e l'accesso alla cultura). Un tale sistema sarebbe affiancato con la possibilità del lavoro a tempo parziale scelto di almeno 24 ore settimanali, ma con tutti i contributi sociali necessari. In oltre, la flessibilità legata al just-in-time verebbe dalla possibilità offerta dalle ore supplementari. Un buono sistema prevederebbe anche la possibilità per i studenti di oltre 16 anni di lavorare 10 ore alla settimana al massimo, in modo da potere finanziare una parte della spesa educativa, e nel frattempo di acquisire esperienza di lavoro in rami connetti o vicini ai studi universitari, prima di entrare nel mondo del lavoro a tempo pieno. In una società moderna in perpetua mutazione, si creerebbe così strutturalmente la necessaria polivalenza teorica e pratica. La flessibilità della forza del lavoro deve venire dall'intelligenza della pianificazione nazionale e dei reparti aziendali di risorse umane. Non può venire dalla disumanizzazione dei lavoratori vecchi o giovani.
Una tale spartizione del lavoro, necessaria per raggiungere livelli europei di partecipazione della forza del lavoro attiva, può facilmente essere raggiunta riordinando le risorse attuali sprecate per una previdenza di seconda classe e per gli osceni e inutili esoneri al padronato, magnanimamente offerti senza nessuna vera controparte per i lavoratori. Al massimo, si dovrà calcolare l'anti-dumping tenendo conto del ''reddito globale netto'' minimo accettabile, cioè tenendo conto del pieno impiego generale e settoriale, invece di basarsi unicamente sopra il salario individuale capitalista e sopra una fasulle nozioni di concorrenza e di produttività ** provenienti dagli osceni manuali di ''scienza economica'' borghesi (per le nozioni marxiste di produttività e di competitività si vede il Capitolo II del mio Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth tradotto in italiano nella sezione Italia del sito http://lacommune1871.tripod.com o in questo medesimo sito). Per chi avrà ancora dubbi sulla fattibilità, oltre alla necessità, del passaggio alle 35 o 32 ore settimanali, voglio solo ricordare che, dal 1992 in poi, furono traseriti quasi 10 % del Pil del lavoro al capitale senza nessuna contropartita, se non l'ulteriore offesa delle privatizzazioni, della flessibilità generale e del dismantellamento dello Stato sociale, incluso il sistema pensionistico. Una tale alternativa, potrebbe allora simultaneamente stabilizzare il sistema pensionistico per tutte le generazioni, ritornando ai parametri del sistema ante-Dini (35 anni di lavoro, 60 e 55 anni di età, o, al massimo, con la generalizzazione di 37 anni di contributi finché il sistema no sarà interamente stabilizzato dal punto di vista attuariale.) Anche senza riduzione del tempo di lavoro, il giusto ricupero, via un Contributo Speciale Solidarietà sui grandi patrimoni e sui profitti, di solo 2% dei 10% trasferiti al padronato sin dal 1992, basterebbe per rifondare il sistema pensionistico italiano sopra i parametri delle nazioni europee più avanzate per quanto riguarda le pensioni versate fine al 2050. Ma tale sistema più generoso e razionale non sarebbe del tutto ottimalizzato rispetto alla Riproduzione allargata e alla competitività della nostra Formazione sociale.
Aggiungo che il trasferimento della maggior parte del TFR ai fondi privati senza l'avallo dei lavoratori mette in gioco attorno a 28 miliardi di euro che vengono così sostanzialmente tolti all'Inps. Se invece, il TFR e tutti i sistemi di previdenza complementare venissero mantenuti nel sistema pubblico concepiti come diparti specializzati dell'Inps mirati a potenzializzare il finanziamento delle PMI e degli investimenti produttivi necessari al Paese -, il sistema Inps potrebbe rappresentare la concretizzazione del Fondo Operaio descritto in Tous ensemble, dopo una fase iniziale di accumulazione, malgrado l'effetto demografico gia ben assorbito in Italia perché gia anticipato. Si sa che il ''credito'' necessario alla fluidità dei cicli della produzione e del consumo risulta essere tutto il contrario del ''capitale speculativo''. Quest'ultimo, per conto suo, distrugge la riproduzione economica. Così, un tale Inps, facilmente trasformato in organismo depositario di tutti i risparmi pensionistici, rappresenterebbe un sostanziale pool di capitale pubblico da utilizzare per comprare i Bot e le obbligazioni delle aziende pubbliche e para-pubbliche, permettendo loro di operare secondo la logica del ''keynesianismo di azienda'' esposta nella seconda parte del mio Tous ensemble, in modo da poter compensare per la mancanza di fondi statali dovuta al peso del debito nazionale sulla finanza pubblica. Questo nuovo Inps potrebbe allora partecipare negli investimenti pubblici anche tramite ''swaps debito nazionale contro azioni'' di aziende strategiche ri-pubblicizzate. Da un lato questi sarebbero degli investimenti produttivi, dall'altro, i rappresentanti sindacali e l'ufficio di pianificazione nazionale, avrebbero un ruolo maggiore di decisione per quanto riguarda questi investimenti, tramite la partecipazione alla direzione del Inps, o tramite la creazione di un apposito Comitato Economico e Sociale operando in tandem con l'Ufficio nazionale di programmazione da reintrodurre nella pratica governativa. La stessa cosa succederebbe per i sistemi di previdenza complementari raggruppati nel Inps (ad esempio il TFR). Ma in questi casi gli investimenti produttivi andrebbero in maggior parte alle PMI e al capitale di rischio secondo parametri di sicurezza adeguati al funzionamento e alla stabilita del sistema pensionistico pubblico. Sarà un'affare di cauta gestione attuariale, ma anche una questione di fiscalità. In effetti, questi investimenti istituzionali essendo, per definizione, investimenti produttivi a medio-lungo termine, la fiscalità dovrà agevolarli rispetto al capitale speculativo globale a corto termine. Se, in oltre, la percentuale da investire rimarrà sotto stretto controllo istituzionale e parlamentare, allora non solo si sarà incentivato investimenti produttivi nazionali, ma, di più, si sarà stabilizzato l'intera economia nazionale ridandoli una potenza di proiezione strategica oggi smarrita.
Nelle proiezioni e i commenti utilizzati per legittimare le riforme pensionistiche neoliberali si usano due argomenti principali. Il primo pretende che le riforme debbono essere portate a termine perché cambia drammaticamente il rapporto tra lavoratori attivi e lavoratori passivi. Il secondo parla, in modo neo-nietzschiano, della necessità di non danneggiare le generazioni più giovani. Sono due falsità demagogiche. Trattiamo del secondo punto per prima. La solidarietà intergenerazionale dei sistemi pensionistici non è congruente ai sistemi stessi ma ne rappresentano solo una scelta di mediazione, operata in generale al beneficio del padronato, che come ha ancora dimostrato l'affare del TFR intende sempre controllare tutti i risparmi dei lavoratori. In realtà, la pensione non è altro che un salario differito, all'altezza di un contributo di 32,7 % del salario lordo oggi in Italia. La barzelletta secondo la quale ci sarebbe una parte pagata dal padrone e un'altra dal lavoratore fu derisa anche del padre del monetarismo Milton Friedman, che non ebbe tanti scrupoli ad ammettere che la parte sopportata dal padrone viene trasferita sul prezzo. Ma anche questo è falso: le due parte vengono incorporate nel costo di produzione e dunque sopportate dal lavoratore che, inoltre, produce la sovrappiù incassata dal padrone come profitto capitalista versato al possessore dei mezzi di produzione. Fa proprio pietà di vedere tanti pitres discutere oggi di ambiente e di sviluppo sostenibile, ma sempre incapaci di riconoscere questo aspetto sostenibile della forza di lavoro. Aspetto fra l'altro formalmente riconosciuto dalle borghesie occidentali fin dal inizio degli anni venti quando furono stabiliti i primi fondi pensioni secondo il parametro di un età pensionabile calcolata, secondo la longevità media dei lavoratori, per avvenir solo tre anni prima della morte, sistema al quale si vuole ritornare attualmente con le oscenità anti-civiltà della ''vecchiaia attiva'', dell'allungamento flessibile, e delle no-tax areas per redditi e pensioni bassi (i.e., inizio della ''nuova domesticità''). Rimane vero pero che esiste una solidarietà intergenerazionale. Questa dipende della mediazione scelta e della finalità di classe data ad un sistema potenzializzato con la logica della mutualizzazione dei rischi. Si nota che se si vuole seriamente proteggere le pensioni futuri dei giovani lavoratori, non si può affatto contare sulla generalizzazione del precariato e sopra la generalizzazione parallela della ''vecchiaia attiva''. Si deve piuttosto contare sulla spartizione del lavoro socialmente disponibile con la riduzione della settimane del lavoro per lo stesso salario individuale capitalista al l'origine, ma con un ''reddito globale netto'' crescente proporzionalmente al consolidamento dei programmi sociali universali e limitato solo dal differenziale della competitività macroeconomica con le altre nazioni. Nel Capitolo II del mio libro gia citato ho mostrato come questo ''reddito globale netto'' opera come ''struttura di v'' di ogni sistema moderno capace di controllare collettivamente la sua ''sovrappiù sociale'' (il paniere di merci per la produzione di merci di Sraffa, sbarazzato delle sue lacune prolegomatiche e restituito al modo di produzione, indipendentemente delle sue forme di ridistribuzioni, o ''epoche'' storiche). La produttività e la competitività reali delle Formazioni sociali non si possono comprendere scientificamente senza integrare la forma specifica delle ''sovrappiù sociale'' e della ''struttura di v'' nella riproduzione allargata del capitale. I lavoratori dei due generi, più anziani o più giovani, hanno dunque un forte interesse di classe ad impedire la trasformazione del sistema pensionistico secondo le linee di riforma neoliberali attuali e spingere invece per la costituzione di una autentica solidarietà tra generazioni di lavoratori tramite un sistema pensionistico potenziato dalla spartizione del lavoro. Tale spartizione è sola capace di ristabilire i parametri contributivi necessari al fondo pensione pubblico e, nel medesimo tempo, permette il consolidamento dell'assetto fiscale dello Stato. Pensare, come fano a Bruxelles e i consiglieri di Prodi, che si può raggiungere in Italia una partecipazione lavorativa del 67 % tramite la flessibilità del lavoro, non è altro che una oscenità ideologica. Neanche i padroni ci credono. E meno degli altri i dirigenti del settore del ''made in Italy'' tradizionale come la calzatura, oggi costretta di ricorre al riparo con la reintroduzione di barriere tariffarie!!! L'unico modo rimane la riduzione generale della settimane lavorativa coniugata ad una nuova definizione dell'anti-dumping. Si nota che questa singola misura, per altro facile da finanziare con il riordinino di sprechi sociali attuali, come si è detto prima, risulta l'unico metodo costituzionalmente percorribile per una Repubblica fondata sul lavoro e sulla solidarietà dei suoi cittadini per affrontare la tendenza demografica del invecchiamento delle coorti dei ''baby boomers''. Accettiamo un attimo che si passerebbe da un rapporto attivi/passivi di 5 a 1 ad un rapporto di 2 a 1 verso il 2040/2050. Se si crede alla favola della pensione come contratto tra le generazioni è chiaro che il sistema non può reggere. Neanche se si dimenticasse il precariato e se si raggiungesse una partecipazione al lavoro di 67 % della forza di lavoro attiva !!! L'innalzamento dell'età pensionabile non risolverebbe proprio nulla, almeno che no sia rapportata al parametro di origine (tre anni prima della morte in media) e che non venga coniugata con l'eutanasia. Avette gia assistito ad una bella contraddizione della nostra borghesia compradora clericale-capitalista: mentre si pronuncia contro i nuovi diritti umani tali la procreazione assistita o il matrimonio gay, dimostra una grande apertura di mente per l'eutanasia delle classi più povere! Chiaro, con la globalizzazione i costi di lavoro debbono essere minimi, e dunque i salari altrettanto, di conseguenza le entrate fiscali generali. E, naturalmente, la pensione residuale, o per meglio dire la spesa previdenziale trasferita, a termine, ad un sistema di carita ispirato del XIX secolo. Come per altro si sa che 80 % delle spese ospedaliere risultano negli ultimi 3 anni della vita, allora il capitale deve per forza inventare il ''diritto alla morte dignitosa'' per eutanasia (senza pero che i medici che la praticano si mostrino disposti ad utilizzare gli ospedali ancora pubblichi, o a decidere per via testamentarie di sottomettersi ai stessi trattamenti ''dignitosi''!!! Paradossalmente, in Italia sarà più facile mascherare queste pratiche dato la cultura cattolica e lo scarso finanziamento della sanità che aggira attorno ai 6 % del Pil rispetto ad una media di 9 o 10 per la UE. La verità è che le proiezioni demografiche sono difficilissime a stabilire a medio-lungo termine perché debbono per forza fare astrazione degli interventi socio-politici futuri, o stimarli in modo soggettivo. Le proiezioni italiane, come tutti gli altri numeri relativi alle pensioni, sono poco affidabili. Per esempio, si è passato in qualche anni da una popolazione stimata a 47 milioni in 40-50 anni, ad un numero più recente stimato attorno ai 51 milioni. Comunque, si tratterebbe sempre di una catastrofe demografica nazionale... Immaginarsi circondati da una alta proporzione di Bossi ed altri Calderoli nel Paese di Dante! Quando le statistiche demografiche sono affidabili, sono poco utili per decidere il tipo di mediazione nazionale che i cittadini vogliono scegliere (se li si dà la possibilità di farlo), sapendo che la pensione non è altro che una salario differito (o un diritto relativo alla cittadinanza quando si tratta di pensioni di invalidità ecc.) Comunque, sopra questo tema bisognerebbe ricordare l'esempio spagnolo, la Spagna essendo, come l'Italia, un paese con alto tasso di invecchiamento e di immigrazione recente. Nel suo utilissimo articolo intitolato ''L'immigration dope l'Espagne'' (l'immigrazione potenzia la Spagna) Cécile Chambraud riassume così: Nel 2005, la Spagna ha regolarizzato quasi 600 000 lavoratori senza documenti. Gli immigrati contribuiscono 3,8 milioni di persone, 3 milioni essendo arrivati in Spagna dopo il 2000. Questa popolazione contribuisce la metà della crescita economica spagnola media annua di 3,6%, il che rappresenta un aumento del reddito di 623 euro a persona, dato l'impatto sulla creazione di lavoro. Gli immigrati contribuiscono 4,8 miliardi di euro ovvero 0,5 % del Pil, corrispondente a quasi la metà degli eccedenti delle amministrazioni pubbliche. Con 8,8 % della popolazione gli immigranti, più giovani, assorbiscono solo 5,4 % della spesa pubblica. Non solo costano meno in termine di spesa sanitaria ma contribuiscono il 7,4% dei contributi pensionistici contro il 0,5% delle spese pensionistiche. Questo contributo positivo al sistema di pensione continuerà fino al 2030. In altre parole, sopra la base della mia comprensione della scienza demografica e del prezioso contributo di Cécile Chambraud citato qui sopra, mi sento di concludere che sarebbe più utile immaginare una grande politica di accoglienza e di integrazione piena degli immigranti nel nostro Paese, piuttosto che strumentalizzare ipotetici rapporti attivi-passivi per meglio aprire nuove falle nel sistema pensionistico ante-Dini. Ovviamente, la politica natalizia deve anche ricevere una grande attenzione, ma nel rispetto dei diritti delle donne. Cioè, prevedendo un sistema pubblico di asili-nidi necessari per conciliare lavoro, carriera e maternità-paternità. Ricordo che qualche sia la forma finale delle istituzioni centrali della UE, un'Italia ridotta a meno di 50 milioni di abitanti, e mal gestita come oggi (più la povertà endemica contenuta nella logica delle Trentatreu-Dini-Maroni-Prodi-Bertinotti et al ), non sarà niente altro che una nazione europea di secondo ordine. E naturalmente ancora di più con il mantenimento delle basi militari americane e con l'acquisto insensato del F 35 ... (Ricordo che nei progetti costituzionali, opere di transizione istituzionale verso un ''contratto sociale'' fondato sulla ''volontà generale'', progetti purtroppo usualmente trascurati dai studiosi di J-J Rousseau, si sottolinea l'importanza capitale del servizio militare, o civile che sia, per tutti cittadini - oltre ai fondamenti della difesa civile, il servizio civile potrebbe sostituirsi ad un anno di specializzazione para-scolastica prima dell'entrate all'università, o, secondo la scelta, delle persone interessate. Il contesto sarebbe più scolastico che militare: iniziazione ai computers, allo studio della Costituzione, della Carta fondamentale delle Nazioni Unite e della Dichiarazione Universale dei Diritti Individuali e Sociali delle Persone, alla tutela dell'ambiente ecc.... Ricordo che in Italia, il servizio militare fu una delle variabili più importanti per la creazione del popolo italiano dopo la conquista dell'unità nazionale. Si sa che Engels riprese la proposta di Rousseau al nome del proletariato. Oggi l'armata fatta da militari di carriera subordinati a comandi esterni sta gia compiendo quello che era temuto da Rousseau, cioè l'usurpazione delle scelte strategiche e di politica internazionale. Solo che da noi risulta ancora una volta una scelta fatta a beneficio di stranieri oscenamente guerrafondisti, esclusivisti, e imperialisti neo-nietzschiani.)
Con un sistema pubblico di pensione fondato sopra la generalizzazione delle 35 ore, sopra il lavoro a tempo parziale residuale ma espressamente scelto, e sopra il lavoro occasionale studentesco (i.e., autonomia finanziaria ecc.. dei giovani) e sopra la gestione delle ore supplementari, si potrebbe allora facilmente risolvere il problema dei lavoratori sottomessi a lavori pesanti, o quello delle persone che, nel passato, hanno cominciato a lavorare verso i 14 anni. Loro continuerebbero ad andare in pensione dopo 35 anni di contributi, con possibilità per certe categorie di scendere a 30 anni. La norma provvisoria sarebbe di 37 anni. Dovrebbe comunque essere ovvio che un tale sistema contributivo pubblico sarebbe solo capace di elevare i coefficienti di trasformazione ad almeno il 75 % del reddito costitutivo dai 15 migliori anni di lavoro (per poi passare progressivamente ai 10 migliori anni, quando l'accumulazione di capitale nel fondo permetterà di andare a regime.) Ripeto che i coefficienti di trasformazione di Dini-Maroni costituiscono un taglio formale di almeno il 20 % per la maggioranza (sapendo che sono gia quasi 13 milioni a prendere una pensione di meno di 750 euro al mese), mentre è ovvio che il taglio reale sarà proporzionalmente più grande dato la generalizzazione della precarietà (se non sbaglio questa micidiale tendenza può essere riassunta cosi: 50 % dei nuovi posti di lavoro sono precari se non si conta il 19 o 27 % del Pil sotto forma di lavoro nero! - , raggiungendo gia quasi un quinto della forza di lavora complessiva. In oltre, un precario deve aspettare in media più di 10 a 12 anni prima di trovare un lavoro definito formalmente stabile, ma sempre soggetto alle delocalizzazioni e alla wal-martyrizzazione.) Parafrasando James Joyce, il sistema Trentatreu-Dini-Maroni-Prodi-Bertinotti è un incubo dal quali ci dobbiamo svegliare!
Non mi trattengo sul problema delle categorie contributive. Mi sembra chiaro che il problema maggiore attuale, per la stabilita del regime pensionistico pubblico, è quello del precariato, non quello della copertura degli coltivatori diretti, degli artigiani o dei professionisti. Nel loro caso, una volta resa stabile la fiscalità generale con il lavoro stabile, ogni problema residuale potrà essere risolto come parte integrante della lotta all'evasione, che riguarda sempre per prima la dichiarazione dei contributi. In oltre, ho gia detto che il sistema pensionistico di ripartizione sopra una base contributiva deve prevedere una accumulazione iniziale tale, tenendo conto del rapporto attivi-passivi, da permettere un spostamento di almeno un anno. Operando come un Fondo Operaio tale regime avrebbe la possibilità di investire nel pubblico e il para-pubblico in un modo reso sicuro dal trattamento fiscale dei Bot e delle obbligazioni pubbliche para-pubbliche implicate. Tale misura fiscale sarebbe sufficiente perché, con l'inclusione della previdenza complementare volontaria in Fondi speciali nel regime generale (Inps), rappresenterebbe per tutti i risparmianti, inclusi gli hedge funds, un investimento a medio-lungo termine stabile, capace di potenziare ancora di più il regime pensionistico generale. Questo non può avvenire con la previdenza privata investita in Borsa, perché ad ogni caduta del ciclo economico oggi trainato dal capitale speculativo, il risparmio pensionistico privato viene cancellato. (Va ricordato che la fine di un boom speculativo non si riassume con il semplice calcolo borsistico di chi perde e chi guadagna perché certi risparmianti, dimenticati dai listings, vengono puramente e semplicemente cancellati e ridotti alla povertà. non è uno gioco a somma zero.) Fu proprio questo evento disastroso che spinse verso l'abbandono del sistema di capitalizzazione e l'adozione del sistema di ripartizione in Europa nella prima parte del diciannovesimo secolo. Ovviamente, con il mio Fondo Operaio, la porzione da potere investire in obbligazioni pubbliche e para-pubbliche nazionali (e a volta anche internazionali) sarebbe strettamente controllata con criteri di sicurezza attuariale strettissimi. Se mai si sentisse ancora il bisogno congiunturale di stabilizzare il sistema quando questi criteri minacciano di andare nel rosso, esiste sempre due altre possibilità. La prima, l'innalzamento temporario della percentuale contributiva (oggi a 32,7%); la seconda l'imposizione di una surtax all'importazione sopra i beni di lusso e sopra i beni che fanno concorrenza ai settori nazionali detti ''labor-intensive''. Una tale surtax diventerebbe ridondante se una nuova definizione del anti-dumping al OMC si fondasse sopra un calcolo dei costi e della produttività fondato sul ''reddito globale netto'' minimo nonché sopra il salario capitalista individuale attuale ancora esento di considerazioni ambientali malgrado le barbare esternazioni di un Summers. Noi pero abbiamo in mente un regime pensionistico pensato per restituire dignità ai lavoratori e umanità ai pensionati, invece di mirare ad uno sistema di controllo delle classe pericolose tramite la pauperizzazione neo-nietzschiana copiata dalle vecchie Leggi di Manu (a proposito di Manu, vedi il mio ''Nietzsche as an awakened nightmare'' nella Sezione Books del mio sito.)
Rimane pero un problema assai difficile a mediatizzare nel sistema capitalista. Si tratta delle pensioni a riconoscere per il lavoro domestico, decidendo su quale base economico-attuariale fondare la necessaria mediazione sociale. Per il sistema attuale, ancora riformato sopra i stessi principi dall'attuale governo, questo risulta impossibile. Gia i neo-nietzschiani (ad esempio la moglie di Bush con il suo libro ''Surrendered wife'') hanno offerto una nuova versione della politica di favoreggiamento occupazionale dei maschi, rimandando le donne al focolare nei ruoli tradizionali, come avvene con il ritorno dei ''Boys'' dopo la Seconda Guerra Mondiale. E nella povertà strutturale femminile endemica legata al salario individuale capitalista in parallelo con lo smantellamento dei programmi sociali e l'impossibilità sociologica contemporanea di ricomporre i nuclei familiari nelle forme tradizionali. Il pseudo-concetto nietzschiano di ''surrendered wife'' è compatibile con la nomina di qualche ''token women'', ovvero di ''Uberfrauen'' agguerrite al credo demagogico neo-nietzschiano delle logge massoniche in posti chiavi dal punto di vista ideologico, ma senza controllo sopra le risorse. Usando la funzione ''trova'', vedi il termine ''parité'' nel terzo capitolo del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance. Il lavoro domestico è stato valutato negli anni ottanta (per esempio da Louise Vandelac) a 1/4 o 1/3 del Pil. Mi sembra chiaro che nessuna risoluzione di questo problema sarà mai possibile senza la parità effettiva, cioè senza la generalizzazione della riduzione complessiva della settimana legale del lavoro. Solo questa riduzione generale potrà permettere l'aumento della partecipazione delle donne alla forza lavorativa attiva nazionale. Anche con una partecipazione femminile a 67 %, il problema rimane ma diventa molto più facile da risolvere. Se non mai perché, degne politiche di maternità-paternità con garanzie di ritorno al posto di lavoro senza perdita di anzianità assicurerebbero una rotazione della forza di lavoro complessiva. Di più, gli introiti fiscali consolidati con la riduzione del lavoro permetterebbero di finanziare un sistema di equivalenza-lavoro per il lavoro domestico, tenendo conto della struttura sociale del ''reddito globale netto'' e della parte da versare per la pensione in modo da assicurare la piena autonomia delle donne in pensione, oggi ovviamente più soggette alla pauperizzazione pensionistica di origine assistenziale. Ovviamente, una parte della rivalorizzazione delle prestazioni ai pensionati di età più matura dei due generi (in media, la longevità femminile in Italia risulta oggi più lunga di quella maschile di quasi 4 anni) sarebbe costituita sotto forma di prestazioni per il mantenimento a domicilio finché le persone godono della loro autonomia. (La geriatria deve essere pensata in tandem con le 35 ore e con il sistema pensionistico, altrimenti, se siamo fortunati, diventerà una gestione degna degli Ospizi del Re massonico Ferdinando di Napoli! Altro che l'oscenità della ''vecchiaia attiva'' immaginata dai secondi flauti riformisti della nostra borghesia nazionale, tanto incompetente quanto parassitaria!)
Scusandomi di rimandare ancora una volta al Capitolo II del mio terzo libro nella Sezione Italia del mio sito, voglio ricordare che non esiste nessuna necessità tecnica per la generalizzazione della flessibilità a tutto campo della forza del lavoro. La flessibilità riguarda solo la forza del lavoro e il capitale liquido, dunque speculativo e globale (oggi, considerando i flussi speculativi globali, 95 % dell'economia è diventata speculativa e a corto termine tramite i hedge funds; l'economia reale, cioè i settori dove si produce qualcosa di reale altro che segni monetari, beni o servici, rappresenta solo il 5 %) Il fatto è che un lavoratore o un impiegato produttivo di qualsiasi tipo non può mai essere realmente liquefatto (e direbbe Hilferding ''atomizzato'') come il capitale fisso trasmutato in capitale finanziere e speculativo. Il loro valore di uso, e per il lavoratore la necessita di ricostituire le sue forze di lavoro con la riproduzione delle sue forze individuali e con la sua riproduzione in quando classe, non lo permette. Ricorderete che Marx, analizzando l'economia politica in modo critico, comincia con la questione: come mai si può scambiare un treppiede con un letto o con un quintale di grano? (cioè, quale è il metro universale che permette di ottenere le equazioni in termine di valore di scambio necessarie per realizzare tali scambi.) Contrariamente ai marginalisti o ai neo-classici del tipo Marshall, Keynes, Pigou, Walras o Friedman ecc... Marx non chiede quale è il rapporto tra l'offerta e la domanda individuale di una merce in particolare ad un momento specifico, perché sa che tale domanda sarebbe cosìpuerile quanto i diagrammi di Marshall, oggi utilizzati da tutti quanti, dato che la domanda sociale non può essere determinata fuori della conoscenza (più o meno precisa ed empirica, o precisata con la pianificazione indicativa e incitativa) della Riproduzione allargata, e dunque della forma di redistribuzione sociale (o epoca) socio-politicamente scelta. (Oltre al capitolo due, vedi al soggetto nella sezione Livres-Books, il capitolo sul ''socialismo cubano'' nella seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme). Nemmeno il just-in-time (in verità gia discusso da Marx nel Capitale quando discuta dell'organizzazione del processo immediato di lavoro e del macchinismo) può spiegare la scelta strategica del capitale per la ''flessibilità'' tramite il precariato. Ovviamente, tale flessibilità sarebbe più razionalmente raggiunta con la pianificazione socio-economica coniugata con la riduzione della settimane di lavoro legale. Emile Pacault l'aveva gia spiegato all'inizio del XX secolo. Le casse integrazioni, il part-time scelto, le ore supplementari e la gestione della strategia economica nazionale assieme ai pools di manodopera, rappresentano la forma moderna del sistema immaginato da Pacault. Questo è innegabile. Sopra tutto se, in un tale sistema, si capisce che la produttività micro-economica è anche funzione della competitività macro-economica, e che il ritmo secolare della riduzione del tempo di lavoro viene sovra-determinato dal differenziale di competitività di ogni Formazione sociale nazionale o sovra-nazionale. (Marx analizza e legittima scientificamente cosìil giorno di riposo settimanale della ''domenica'' e poi, contro Senior, il passaggio della giornata di 12 ore e più, alla giornata di 8 ore per 6 giorni, e poi per 5 giorni settimanali. The Economist assieme ai capitalisti di Manchester, affiancati da tutti i Senior disponibili nelle università, proclamavano che tale riduzione avrebbe abolito il profitto padronale, profitto secondo loro creato magicamente nelle ultime ore di lavoro, provocando così la fine della ''civiltà'', niente di meno. Il che dimostra a sazietà che la fine della ''civiltà borghese'' non è altro che la soglia d'uscita della preistoria umana e dell'entrate nella civiltà storica umana...)
L'unico motivo della politica di flessibilità del lavoro consiste nella subordinazione reale e formale totale del lavoro al capitale. Perciò va di pari passo con le privatizzazioni e le liberalizzazioni (il ''mercato re'' per ''utenti'' immaginari, maggioritariamente abbandonati alla ''tariffazione'' e alla wal-martyrizzazione necessarie ad una società sbarazzata del ''lavoratore collettivo'' organizzato in sindacati ed in partiti di sinistra non rinnegati). Va di pari passo con lo smantellamento dei programmi sociali ormai impossibili a finanziare col precariato, la regionalizzazione e il federalismo fiscale, e via dicendo. Come mostrato nel mio ''L'Anti-Varela'' nella sezione For Cuba del mio sito, esiste una coerenza reale totale o generale tra il rapporto di sfruttamento reale e formale (contratto salariale ''libero'' e sovra-lavoro), i rapporti di distribuzione (stretti e larghi) e i rapporti giuridici. La ridistribuzione sociale nasce nel processo di produzione immediato sancito dal contratto salariale, non è mai un pietoso e calcolato ''afterthought'' di ''giustizia sociale'' alla Blair-Giddens o, peggio ancora, alla salsa del Programma dell'Unione propagandato dai bassi cleri del Prc. Tale coerenza si vede facilmente quando si analizzano le riforme dette ''keynesiane'' nei paesi occidentali confrontati alla sfida comunista nel dopo-guerra. Ma si vede anche nei sforzi sistematici di smantellamento di questo sistema da parte dei monetaristi, e nella sostituzione di un sistema transitorio (transizione cominciata con Volcker-Reagan e poi continuata con i figli spirituali di Reagan, tali Blair-Giddens, Prodi-Bruxelles, Ingrao-Curzi-Bertinotti per i ''servi in camera'' di terzo ordine ... Vedi, ad esempio, nella sezione Politique Economique Internationale il mio articolo ''Les conséquences socio-économiques de Volcker-Reagan et Cie'', come pure gli articoli nella sezione Italia, in particolare il Capitolo II già citato e la ''Nota 15 su John Galbraith''. Un capitalismo occidentale che non può impiegare produttivamente più di 20 % della sua popolazione attiva deve, per forza, minimizzare le spese necessarie per la sopravvivenza dei 80 % rimanenti, purtroppo istintivamente considerati come ''classe pericolose''. In questo contesto, ho parlato di ''nuova schiavitù'' e di ''nuova domesticità''. Citando documenti segreti dell'Establishment americano. (Vedi Report from the Iron Mountain.) Ma sono parole pensanti, che vengono giudicate poco adeguate per chi ignora che i ''Reality shows'' e il ritorno hollywoodiano alla mitologia wagneriana furono anche loro tirati dai medesimi documenti segreti, come forma mascherata della vecchia strategia imperiale di Panem et Circenses. Per i più scettici, chiedo solo di verificare l'andamento tendenziale nella creazione di 80 % dei nuovi posti di lavoro della corrispondenza tra questi nuovi lavori precari e la ''produttività'' economica reale. (Il Schumpeterismo alla rovescia gia denunciato in Tous ensemble non è altro che una falsificazione contraddittoria del pessimismo dell'economista austriaco. Certi New Dealers l'avevano gia capito: non si ritorna più all'età d'oro del macellaio e della panetteria del rione dopo l'avvento delle ''Big corporations'', le grandi aziende nazionali e multinazionali. Un Braudel occupato ad altro durante la Resistenza, e tanti altri piccoli borghesi di servizio, fanno sempre fatica a comprenderlo e diventano così facili e nocivi alleati oggettivi del più scellerato neo-nietscheismo...) Il nuovo precariato con la ''vecchiaia attiva'', e con la sostituzione dell'assistenzialismo privato tradizionale ai sistemi assicurativi attuali, rappresenta il solo metodo di gestione e di controllo strutturale della forza di lavora surnumeraria per il capitalismo globale, speculativo anti-nazionale (cioè, spinelliano, in Italia). Perciò appare sempre con maggiore chiarezza che il capitalismo attuale (neo-nietzschiano non per caso) non è più capace di conciliare sistemicamente gli ulteriori sviluppi delle forze produttive con i suoi ormai arcaichi rapporti di produzione. La transizione è inevitabile. Sarà dolce, secondo la strategia di ''riformismo democratico rivoluzionario'' esposto nella seconda parte del mio Tous ensemble. O sarà ''rivoluzionaria'' secondo l'insorpassabile modello rivoluzionario dei nostri compagni bolscevichi. La riduzione generale della settimane del lavoro permette una lente transizione, capace di conservare la piccola proprietà privata di uso familiare, e dunque forme ideologiche borghesi, nello stesso modo che la borghesia dominante fu capace di co-esistere con una classe feudale residuale, una classe subordinata come la rendita feudale (sovrappiù assoluta) era sottomessa alla rendita agricola capitalista (sovrappiù relativa e produttività agricola capitalista) tramite i cicli della riproduzione, e la determinazione del valore di scambio da parte della moneta dal modo di produzione più efficace. Il che significa la ri-socializzazione dei grandi mezzi di produzione, assieme ai programmi sociali legati alla ''sovrappiù sociale'' necessari, tramite il reddito globale netto, per sostenere l'ulteriore sviluppo della produttività micro-economica e della competitività macro-economica. Il ''ritorno'' neo-nietzschiano attuale può solo essere transitorio: le sue avventure estere neo-crociate sono comunque gia sconfitte...
Come menzionato nella ''Nota 15 su John Galbraith'', se non si contrasta le scelte reaganiane di Prodi-Bertinotti così bene simboleggiate dalla Finanziaria 2007, e dalle Trentatreu-Dini-Maroni-Damiano con la strategia del ''riformismo democratico rivoluzionario'' fondato sulla dominanza progressiva della ''sovrappiù sociale'', e dunque della riduzione generale legale della settimane del lavoro, si comincerà una marcia a tappe forzate verso la regressione culturale-sociale-economica. Si inizierà un ''ritorno'' verso la società teocratica di caste (dominio dei ''grandi'' e ''piccoli fratelli'' delle logge e dei cerchi religiosi ecc.). In altre parole il ''ritorno ascendente'' verso un fascismo soft. Io prentendo che le contraddizioni di questa strategia, cioè l'impossibilità reale di arrivare ad una nuova coerenza socio-economica sistemica, scopieranno molto prima del previsto. La ragione è semplice: l'Asia, in particolare la Cina, dispongono gia di vantaggi in termine di lavoro a bassi costi, di pianificazione strategica, di ricerca e finanziamenti ecc... Tutta la strategia occidentale di creazione di un mercato globale asimmetrico unilateralmente dominato dall'Occidente con l'occupazione militare delle risorse naturali e con la protezione legale degli vantaggi acquisiti (multinazionali e banche, brevetti, protezione della cosiddetta ''proprietà intellettuale'') ha gia fallito, come avevo gia spiegato al signore Joseph Nye nella sezione Plagiats del mio sito. L'interdipendenza esiste e va aumentando ma non è più a vantaggio dell'Occidente, una civiltà che prende i suoi sogni borghesi di supremazia per la realtà, mentre viene miserabilmente sconfitta in Iraq ed altrove ....
Quello che più attrista è il tradimento di classe con il rinnegamento volontario da parte, non dico dei ruffiani (nel senso etimologico del termine. Questi sono patetici opportunisti che si sono permessi di trattarci da ''incompatibili'' per il conto di esclusivisti fascistoidi stranieri, mentre ci si credeva all'altezza per rubarci e denaturava i concetti usurpando il proprio posto!) senza anima del DS e del Manifesto, ma dei nuovi tizzi della direzione del Prc, che hanno finito con imitarli. Loro non potevano ignorare le analisi socio-economiche e politiche più avanzate e autenticamente marxiste e comuniste sulla questione. Hanno preferito giocare il gioco osceno di bassi cleri, ruolo confidateli da Prodi e indirettamente dagli agenti dell'ambasciata israeliana in Italia. Hanno e continuano ad applicare la strategia di occultazione del pensiero marxista e comunista autentico dettato loro dai medesimi. Questi sono persone che si fanno pagare da comunisti mentre sano, e a volte, dicono di non esserlo. Lo fanno solo per potere ingannare la gente, il proletariato e i membri del partito, ed essere in misura di strumentalizzare l'apparato del Partito per meglio sabotare il Partito. Questi sono persone maledette, nocive e venali ***. Intendo questo termine ''maledette'' nel senso letterale e ateo utilizzato nella mia analisi di psicoanalisi marxista offerta in Pour Marx, contre le nihilisme. La falsa rappresentanza costituisce il crimine più doloso che si può commettere contro la democrazia e contro la civiltà umana. E gente che dovrà ineluttabilmente rendere conto ai cittadini, gente che deve essere spazzata via dai nostri ranghi, compreso nel Parlamento della nostra Repubblica partigiana. Il Partito comunista deve ritornare ai suoi membri comunisti. Deve ritornare ad essere un Partito comunista di massa, aperto. Un partito comunista sociologicamente fondato sulla classe operaia manovale e intellettuale, sul centralismo democratico****, sopra statuti autenticamente marxisti. Un Partito che sarà fondato sopra la difesa, certo critica, ma orgogliosa del ineguagliabile contributo comunista all'emancipazione umana, della nostra storia comunista e del socialismo cubano*****
Il destino dell'uguaglianza umana non è di diventare una ''narrazione'' da pitres filo-semiti nietzschiani. Lo spirito dell'uguaglianza non è compatibile con quello spirito sifilitico del patetico Grande Maestro F. Nietzsche, pietosamente appeso al colo del povero ronzino ferita sotto le stanghe della carretta che trainava. Hanno occhi è non vedono, hanno orecchie è non sentano, hanno un cuore è non capiscono niente.
Se rimane vero, per ora, che non si può aprire la porta a Berlusconi, i comunisti autentici non possono più permettersi di rimanere nel governo reaganiano di Prodi-Bertinotti. Rimanendo nel governo si crea le condizioni oggettive verso un riflusso, poi difficilmente superabile, della nostra classe verso la destra fascista per ragioni di risentimento istintivo. (Avete forse gia notato il rapprochement di certe associazioni di pensionati verso le destre ...) Avete gia Fini sotto gli occhi. Non dimenticate Le Pen e la sua colonizzazione dei quartieri popolari e delle zone rurali più povere. Perciò, i comunisti autentici debbono continuare a sedere in Parlamento come indipendenti, votare per non fare cadere il governo tappandosi il naso, ma cercando di bloccare le derive neoliberali e neo-nietzschiane interne e internazionali attuali del governo iniziando un grande lavoro di informazione del proletariato in favore di una vera alternativa di governo. Debbono riprendersi il controllo del Partito, preparando e chiamando un Congresso di ri-formazione di un grande Partito Comunista Italiano di massa. Una volta questo compiuto, saremo in grado di negoziare una vera alternativa nel rispetto dell'autonomia del nostro Partito e del proletariato.
Anche i deputati e senatori eletti all'estero debbono pesare di tutte le loro forze congiunte per salvare i finanziamenti delle grandi opere e dei servizi al Sud. Non sarà scapato a nessuno che tutte le grandi opere si faranno, tutte eccetto il Ponte, opera comparativamente neutrale o anzi benefica dal punto di vista ambientale, opera necessaria per spezzare l'isolamento mutuale della Calabria e della Sicilia e provocare così il decollo economico endogeno del Sud . 1,5 miliardi per la necessaria TAV, quasi tanti per il necessario Mose, 300 milioni per la banda larga nel Sud, poi da trasferire ad un prezzo simbolico agli amici di Prodi in Telecom, si trovano facilmente. 150 milioni per il Ponte, quelli si che sono soldoni perduti per altri elefanti bianchi quando manca dal 1860 l'asfalto dei rioni municipali! Pero mentre si generalizza il precariato, ci parlano di ''pizzo'' e ci fanno la lotta mediatica contro la ''mafia'', ovviamente per cercare di criminalizzare, intimidire e indure senso di colpevolezza nella mente delle cittadine e dei cittadini del Mezzogiorno. Nel frattempo, non si dice una sola parola sopra la vera mafia del Centro e del Nord, della quale la bancarotta di 14 miliardi di euro di Parmalat assieme agli altri miliardi di Cirio, rappresentano solo la punta dell'iceberg. Per dare un solo esempio, le strumentalizzazioni sopra le ''quote latte'' non sono ancora finite, anzi ... Noi, al Sud, non ci stiamo più. Non tolleriamo più questa espressione di razzismo da parte di piccoli borghesi incompetenti, arroganti e culturalmente indigenti che hanno rovinato il Paese in meno di venti anni. La lotta alla mafia si fa con lo sviluppo socio-economico e culturale. Le risorse per questo sviluppo vanno prese dai trasferi di sovrappiù effettuati a danni del Sud sin dal 1860. Se poi un Bossi e un Calderoli non sono d'accordo, si mandino in prigione per sedizione contro lo Stato e contro l'unità della nostra Repubblica partigiana.
Aggiungo che una ''grande coalizione'' alla tedesca sarebbe una benedizione per il nostro Partito: porterebbe subito da sola l'obbrobrio del tradimento di classe e del rinnegamento di tutta la sinistra riformista, perché le derive bruxello-reaganiane sono diventate una vera e propria guerra di classe contro il proletariato, nonché una controriforma ideologica con un progetto sociale mezzo presentabile. La verità di questa proposta si vede nelle azioni dei dirigenti del Prc al livello del Parlamento e del Partito: si conducono come i soliti ''utili idioti''. Ma, come tanti altri patetici filo-semiti nietzschiani con l'appoggio dei loro infiltrati dei ''servizi'', credono che sono in grado di ''rubare il fuoco'' agli autentici ''intellettuali organici'' del proletariato italiano e internazionale, dicendo bianco ma facendo nero. Così, sulla questione della guerra, la questione sociale, la questione costituzionale nazionale o ancora la questione dell'Europa sociale rispettosa delle nazioni, credono di potere cambiare i concetti nati di una autentica ''pratica teorica'' con parole vuote ma calcolate. Vedete un Bertinotti parlare nello stesso fiato di ''uguaglianza'' e di ''narrazioni'', come se bastasse che dei pitres e dei bassi cleri filo-semiti nietzschiani si mettessero in testa di ri-scrivere la storia per farsi adorare delle masse! Dovrebbero meditare la sorte dei loro predecessori, i veri ispiratori di questa strategia segnata dal marchio delle logge rabbino-nietzschiane (''rovesciamento'' pretenzioso di veri accattoni pitres infatuati della loro Sekkhina all'immagine di Zevi e di Franck, predecessori del Kach e del Likud; vedi a poposito i libri del rabino Scholem) in Israele (Sharon e Cie), in Iraq e nel Medio Oriente in generale. Lo ripeto: C'è un abisso tra ''pitres'' ed ''intellettuali organici'', o meglio ancora, tra loro tutti e il proletariato cosciente dei suoi interessi di classe.
Mentre, il lavoro nazionale e internazionale (mobilizzazione contro la guerra) del Partito deve continuare, non si dovrà trascurare le lotte di classe e le sfide elettorali locali e municipali. Il Partito deve ricostruirsi dalla base: dalle cellule locali a dalla rappresentanza radicata nelle piccole, medie e grandi municipalità nel Sud e nelle periferie del Nord. Le fazioni del proletariato, lavoratori manovali e intellettuali, precari giovani e vecchi, disoccupati giovani e vecchi, pensionati, artigiani, cooperative, piccoli commerci e piccole imprese sono le nostre bassi sociologiche naturali, i ceti sociali dei quali dobbiamo sapere articolare in priorità le domande. Solo questo radicamento nel terreno ci darà la presenza nazionale necessaria per imprimere un vero cambiamento di rotta verso la democrazia socialista al nostro Paese e alla UE.
Mi si conceda solo due esempi per illustrare questo argomento sulla demagogia dei nuovi ''servi in camera'' del riformismo di sinistra italiano. Facendo astrazione delle timide tasse progressive di Giordano, che vanno di pari passo con tagli di oltre 4,5 miliardi agli Enti locali e con il ticket sanitario ecc., sentiamo Migliore dare il suo accordo per la riforma delle pensioni: niente innalzamento dell'età pensionabile (ovviamente, poi che dal 1 gennaio 2008 scatta automaticamente l'innalzamento del periodo contributivo a 40 anni ... poi, ovviamente, si vedrà), ma l'impegno di inalzare le pensioni minime mentre si introduce furtivamente il concetto ingannevole dell' ''allungamento flessibile'' per il lavoratori manovali intanto promessi al precariato e alle delocalizzazioni!!! Al tempo di Reagan questi ragionamenti erano caratterizzati da Bush sr. come ''voodoo economics''. Avremo dunque l'innalzamento a 40 anni e forse un innalzamento simbolico delle pensione minime di qualche euro. Ma sarà per forza un'azione più simbolica di quella di Berlusconi e del suo ''milione''. In tanto, non si abroga né la Dini-Maroni né la Legge 30. Le dinamiche neoliberali sotto-giacenti rimanano le stesse e, sostituendo il marxismo con la ''public policy'', i nostri bassi cleri credono così di avere assicurato la ''domanda politica'' dei loro così utili servizi!!!Ricorderete comunque che l'assistenza previdenziale è gia inclusa in parte nel 14 % del Pil assegnato in modo incorretto al sistema pensionistico pubblico italiano. I ''giochi di scrittura'' e la demagogia rimangono le uniche strade percorribili per questa gente. Con un può di sarcasmo, mi viene di chiedere a Migliore: ''Ma questa mirabile strada te l'ha soffiata un consigliere di Fessino-Prodi-D'Alema, non è vero?''. Purtroppo i lavoratori, CDD o CDI che siano, e i pensionati, costituiscono fortissimi contingenti elettorali che sanno fare i loro conti complessivi con dati reali ...
Il secondo esempio di questo doppio linguaggio, veramente indegno e orwelliano di secondo ordine, fu dimostrato da commenti unilaterali, gia preparati in anticipo, e offerti dopo le manifestazioni per la Palestina e contro la guerra di (Milano) e di Roma del 18 novembre scorso. Questi ruffiani (nel senso etimologico del termine) della falsa rappresentanza credono di potere utilizzare il loro recente accesso ai mass media e l'esclusione dei comunisti autentici per criminalizzare i comunisti e i movimenti, senza vedere che così facendo, imitano il pavone di Guillaume Apollinaire!!! Dimenticano che il ridicolo ammazza. Il re filo-semite nietzschiano è nudo. Io dico a questa gente: ognuno ha il diritto democratico e costituzionale alle sue proprie idee e alle sue proprie opinioni. Ma farsi pagare da comunisti dopo avere dichiarato di non esserlo e dopo avere accennato alla rifondazione social-democratica riformista del Prc rappresenta un crimine contro la democrazia, contro la Costituzione e contro la Storia. Non sarà tollerato. Non sarà perdonato.
I deputati e senatori che continuano a chiamarsi e ad essere pagati da comunisti (attorno a 160 000 euro all'anno più altri benefici) ma che continuano ad appoggiare il reaganismo filo-semite nietzschiano di Prodi-Bertinotti dovranno essere eliminati alle prossime elezioni. Questa gente nuoce terribilmente.
Paul De Marco, professore comunista.
Copyright 24 novembre 2006
Note:
* Per il paragone tra il pseudo-pieno impiego fondato sopra il precariato e sopra l'autentico pieno impiego fondato sulle 35 ore vedi le Note *, e ** nei ''Brani scelti del mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance, nella Sezione Italia del mio sito http://lacommune1871.tripod.com/ItaliaFrame1Source1.htm#nota%20** . La realtà attuale mostra con chiarezza come la potenza degli Stati Uniti viene laminata in silenzio dai squilibri economici strutturali prodotti da una produttività neoliberale fasulla fondata sull'aberrante economia speculativa. Oggi una massa crescente della forza di lavoro non ha più relazione organica con la produttività e con la competitività reali degli Stati Uniti, come testimoniano questi deficit e l'uso di 15 o 20 milioni di immigrati illegali che lavorano al nero. Il controllo del dollaro come unica moneta di riserva internazionale, pensato come arma assoluta in un regime globale di cambi fluttuanti, non permette più di fare pagare ai paesi concorrenti le spese delle ristrutturazioni economiche operati con le pinze dalla Federal Reserve. La prevalenza della produzione della sovrappiù (bassi costi di lavoro coniugati con alta composizione organica del capitale) e l'innalzamento del prezzo delle risorse naturali stano portando ad un sistema finanziario multilaterale dove la Fed diventa subordinata al paniere di scambio utilizzato per il Renminbi. Con tutto ciò, i dirigenti europei, molto indigenti in materie economiche, vorrebbero imitare il modello US!!! Senza neanche godere del potere di signoria sul dollaro, o della forza accumulata nelle Multinazionali industriali e bancarie americane, o della forza culturale conferita dalla lingua inglese, ancora per poco unica lingua franca mondiale. In Italia la borghesia fa pure astrazione del livello famelico attuale di finanziamento della ricerca fondamentale e applicata. Poi si parla con giusta enfasi di capitale-conoscenza e di economia immateriale!!!
** La produttività rimane probabilmente uno dei concetti della ''scienza economica'' borghese più oscuro. Almeno per chi non capisce niente alla differenza tra ''lavoro cristallizzato'' e ''lavoro vivo'' da un lato, e dall'altro tra capitale costante e variabile e ''composizione organizza'' del capitale. In breve, l'unica buona definizione della produttività implica la produzione di una maggiore quantità di un dato prodotto nello stesso tempo ma con una composizione organica del capitale (rapporto del costo della forza del lavoro al capitale utilizzato nel processo immediato di produzione, cioè il mezzi di produzione, incluso il valore di uso della forza di lavoro gia cristallizzato nel corpo e la mente dell'operaio e le materie prime necessarie alla produzione). Dicendo la stessa cosa in un'altra maniera, possiamo dire che si produce la stessa quantità di un dato prodotto con una forza di lavoro vivo minore. Rimane che questa forza di lavoro vivo non è una quantità astratta, capace di essere liquefatta come il credito o il capitale speculativo. Viene mediatizzata dal corpo e dalla mente di operai manovali o intellettuali in carne e ossi (soggetti portatori di bisogni e di valori umani non riducibili al processo di mercificazione e di reificazione generale.) Sopra questa base, un André Gorz, che aveva solo fatto finta di leggere Marx, cresi possibile annunciare la fine del ''proletariato'' (che purtroppo significa etimologicamente una classe sprovvista di ogni mezzi di produzione, e dunque in una posizione da poter solo perdere le sue catene!), senza però portarsi volontario per la produzione residuale ancora necessaria malgrado il raggiungimento di una più grande produttività! Riassumendo questi sofismi (tirati senza dirlo dai documenti segreti del Establishment US ai quali mi riverisco nella ''Nota 15 su John Galbraith'' del mio Livre-Book III) si conclude che solo 20 % della popolazione attiva sarà presto necessaria per assumere tutta la produzione delle società moderne. La questione, gravissima per la borghesia, diventa allora: Cosa dobbiamo fare dei 80 % rimanenti, eredi più o meno cosciente dei Lumi, della Rivoluzione francese e della Rivoluzione proletaria bolscevica? Ovviamente, sono da considerare come classi pericolose da controllare al punto (vedi, i patetici pitres della direzione -congiunta- Ds e Prc...) di impedirne la formazione della propria coscienza di classe. Progetto aberrante di menti piccole borghese intellettualmente indigenti. Marx, aveva gia mostrato la via con la riduzione del tempo legale del lavoro ad un ritmo sostenibile con la produttività e la competitività (domenica libera, 48, 40 e ora 35 ore, ferie retribuite, l'età pensionabile più bassa in modo da permettere ai lavoratori di uscire parzialmente del ''dominio della necessità'' economica, determinato dal livello della produttività-competitività (anche nelle societa socialiste), per entrare infine nel ''dominio della libertà'' dove le personalità individuali avranno finalmente la possibilità di fiorire in astrazione di ogni alienazione esterna.) Intanto, per ripetere, il Rapport Rocard e l'esperienza del governo della ''gauche plurielle'' di Jospin hanno dimostrato che, in termini di ''produttività'', di ''competitività'' e di ritorno al pieno impiego, è più utile ed economico spendere fondi per la riduzione del tempo di lavoro nonché sprecarli per un sistema di assistenza e di schiavitù moderna mascherata con un precariato senza relazioni alcune con la vera produttività economica della nazione. Tra generalizzazione del precariato e generalizzazione della riduzione legale della settimana di lavoro per la stessa paga iniziale, si tratta veramente di una scelta di civiltà. Marxismo o nietzscheismo (sempre un può filo-semite nietzschiano, almeno all'origine.) la storia ha comunque gia dimostrato la non-viabilità ontologica del nietzscheismo. La transizione sarà lenta o rapida, ''riformista democratica rivoluzionaria'' o ''rivoluzionaria'' tout court, ma rimane inevitabile. Non si tratta di ''narrazione'' inculta e di secondo ordine, ma di materialismo storico.
*** Sul Forum consacrato alle pensioni del Sole 24 ore del mese di novembre 2006
(http://forum.ilsole24ore.com/read.php?46,37035,42090#msg-42090) si può leggere il commento seguente :''Inviato da Anna, il 20 novembre 2006 : ''Leggevo del Ministro DI PIETRO: 1 mandato prendeva 3.000.000 delle vecchie lire di pensione, 2 mandato è passato a 4.500.000, 3 mandato Il nostro Sig. Di Pietro come tanti altri, percepisce 7.000.000 di lire al mese , più lo stipendio da Ministro.
Tutto questo è giusto?
Grazie
Anna Maria P.''
**** Eco cosa intendo personalmente per ''centralismo democratico'' comunista, in Occidente. Credo che sia un concetto molto condiviso e compatibile con una transizione ed una pratica disciplinata verso un comunismo libertario, per usare di una espressione ridondante. Il centralismo democratico fu a l'origine della democrazia interna del primo partito politico (bolscevico) radicato nel popolo e nel proletariato, in contra-distinzione con i partiti borghesi censitari e clientelisti. Implica la scelta dei dirigenti da parte dei membri sulla base della conformità con Statuti comunisti chiarissimi, fondati sul materialismo storico e sopra la legge del valore marxista. Implica una forte organizzazione interna (direzione, comitato centrale, commissione di sorveglianza, comitati regionali e locali, cellule, organismi di coordinazioni con gli altri partiti e con i movimenti nel scrupoloso rispetto dell'autonomia di tutti ecc...). La parte più preziosa di questa organizzazione democratica rimane la cellula di base e i suoi membri. Questo si verifica nella tenuta, ad intervalli regolari non trascurabili, neanche in tempo di guerra, nel aggirarsi di questa obbligazione risiede uno dei sbagli più gravi e suicidi del ''socialismo reale'' , dei Congressi del Partito e della consultazione automatica delle cellule per ogni misura che viene giudicata, da un numero prescritto di cellule, come divergenti rispetto al programma emanato nel ultimo Congresso. Le cellule debbono anche potere chiedere la riunione di un Comitato centrale nazionale straordinario che includerebbe tutti i dirigenti dei comitati regionali in caso di forti tensioni nel Partito. Quando questo comitato centrale nazionale straordinario non potrà risolvere i problemi con una maggiorità dei due terzi allora si dovrà convocare un congresso straordinario. Solo così si potrà mantenere la necessaria disciplina interna del Partito, corollario alla più grande adesione critica del cuore e della mente. La lista dei candidati dirigenti delle cellule debbono essere proposti dai membri delle cellule alle Commissioni di sorveglianza della regione, la stessa cosa vale per le regioni e per il livello nazionale rispetto alla Commissione di sorveglianza nazionale. I membri ad ogni livello voteranno poi su i nomi presi sopra questa lista e sanciti dalla Commissione appoggiandosi unicamente sopra il rispetto dei Statuti del Partito. Le contestazioni delle decisioni della Commissione vengono trasmesse al Comitato centrale nazionale e giudicate al Congresso seguente in modo da non tollerare nessuna parzialità fazionalista da parte dei dirigenti, assicurando così la pluralità delle proposte autenticamente marxiste al interno del Partito. La Direzione nazionale (sempre capeggiata da una segreteria collettiva di tre persone) sarà nominata dal Comitato centrale nazionale, ma sottomessa al diritto di verifica e/o di richiamo da parte dei comitati centrali regionali e locali (In Italia, almeno 5 dei primi e 100 dei secondi). Tali procedure di verifica e/o di richiamo debbono essere vissute come organici alla democrazia interna comunista, mai come degli attacchi personali (questi sono resi necessari solo quando la democrazia interna non funziona più). Lo statuto di membro essendo il più prezioso, solo la radiazione (sempre per 5 anni ma senza re-inserimento automatico, ogni individuo dovendo compiere il proprio processo secondo la propria coscienza) della lista di membro del Partito può essere considerata grave e dunque eccezionale (tradimento di classe.) A parte, la radiazione dei ranghi del Partito per tradimento di classe, la Commissione di sorveglianza potrà, alla richiesta dei membri o delle cellule (diritto di richiamo), pronunciare il ritorno dei dirigenti allo statuto di semplici membri per un periodo di 1 a 5 anni, dopo di che questi membri ricupereranno automaticamente tutti i diritti di membri marxisti atei. Questa è l'unica forma indiretta di ri-educazione teorica libera tollerata all'interno del Partito. Anche i semplici membri potranno essere sospesi dal Partito da parte della Commissione su domanda della cellula di base o del comitato regionale di referenza. Tali sospensioni saranno di 1 a 5 anni ma i criteri saranno sempre più duri per i membri marxisti atei. In caso di contestazione delle decisioni della Commissione, che in tali casi dovrà seguire un processo imparziale identico a quello degli ombudspersons senza mai ricorrere a dei processi pubblici (che diventano rapidamente malsani e strumentalizzati, personalizzando inutilmente la lotta di classe), tutte le cellule della regione concernuta dovranno poter esprimere il loro giudizio sulla base dell'accesso a tutti i documenti pertinenti (accuse sempre firmate, difesa dei membri sospettati, avviso della Commissione di sorveglianza giustificato secondo i Statuti.) Il trasferimento interno del potere come quello operato tra il pitre Bertinotti e il pitre Giordano (gente che si gargarizza troppo facilmente con accuse di ''stalinismo'' comportandosi intanto come i peggiori apparatchiks immaginabili...) deve essere visto come una cosa oscena, nello stesso modo della loro cosiddetta ''democrazia partecipativa'' (un concetto valevole per un comitato di quartiere, ma pateticamente contraddittorio per la democrazia interna del Partito). Si tratta, in effetti, di una democrazia partecipativa fasulla, immaginata in extremis per contrarre la mia proposta di ''democrazia socialista'', che serve solo per legittimare la marginalizzazione dei membri, delle militante e dei militanti del Partito in favore di bassi cleri neo-nietzschiani di secondo ordine. (Tale uso della ''democrazia diretta'' fortemente inquadrata dai dirigenti ha le sue origini nel colonialismo brukeiano inglese praticato durante il diciannovesimo secolo nei Dominion britannici: Così per evitare la nascita di una organizzazione nazionale capeggiata da dirigenti autoctoni nelle sue colonie, i rappresentanti del Colonial Office di Londra, come Durham e Sydenham, immaginarono di impichiare i Patrioti ribelli (de 1836-37) e di nominare i dirigenti centrali della colonia assieme ai sindaci nelle nuove municipalità, permettendo pero ad ogni cittadini di esprimersi direttamente nel consiglio comunale, sapendo benissimo che solo i commercianti e l'intellighenzia leali alla Corona britannica potevano osarlo! Sydenham aveva riassunto questa politica con una frase lapidaria: ''Dobbiamo concedere l'apparenza ma non la realtà della democrazia'', programma borghese tipico. Così, emulazione tutta italiana del blairismo: Dopo Venezia, ci furono Prodi e le Primarie!!!) Una tale organizzazione politica comunista si concepisce come organizzazione interamente al servizio (teorico e pratico) del proletariato, delle masse e delle loro lotte ed alleanze di classe. Lo diventa realmente quando si ci assicura che la maggioranza dei suoi eletti vengono estratti dai ranghi del proletariato e rimangono radicati nel proletariato (operai manovali e intellettuali, precari, disoccupati e pensionati) e nelle sue organizzazioni di classe. Il che viene sancito con il massimo rispetto verso i Statuti comunisti e, per ridondanza in questi tempi bui, marxisti, del Partito. Su questa base si può allora tollerare la dissidenza comunista interna, cioè una dissidenza costruttiva fondata sul diritto delle cellule di richiamare i dirigenti quanto si allontanano del materialismo storico. In Occidente, i dirigenti del Partito dovranno essere atei, nel senso del mio Pour Marx, contre le nihilisme. Il Partito non può tollerare dei pitres facilmente affascinati dalle superstizioni utilizzati come armi di classe dalle logge massoniche di ispirazione rabbiniche e/o nietzschiane. Al livello delle cellule, si potrà avere due tipi di membri con i stessi diritti sopra tutte le decisioni politiche del Partito ma con diritti differenti per quanto riguarda la possibilità di accedere ai posti di direzione nel Partito medessimo. I membri marxisti atei del Partito potranno solo accedere ai posti di direzione. Questo si farà con una dichiarazione sull'onore, nella consapevolezza dei problemi resi noti dalla psicoanalisi marxista, e dunque dalla teoria marxista dell'alienazione e della triplice emancipazione, politica, religiosa e umana. Dunque, tutti i livelli del Partito dovranno vegliare alla difesa rigorosa della laicità ma anche all'istruzione dei suoi membri e della popolazione in generale in materia di storia critica delle religioni, della mitologia e dei Lumi, e di psicoanalisi marxista. La lettura della ''Questione ebrea'' di Marx sarà una necessità per diventare membro iscritto e ''confermato'' (cioè, capace di essere candidato al livello regionale) del Partito nel stesso modo che la lettura del ''Capitale'', della ''Guerra dei contadini'', della ''Ideologia tedesca'', delle ''Lotte di classe in Francia (1848-1850)'', del ''18 Brumaire'', dello ''Stato e rivoluzione'' di Lenin e della ''La giusta soluzione delle contraddizioni nel seno del popolo'' di Mao Zedong, base scientifica minima del metodo scientifico in scienze sociali, cioè del materialismo storico. Il Partito dovrà vegliare alla formazione marxista dei suoi membri. Ma lo farà in modo pratico: Mentre le letture debbono essere personali con seminari di appoggio individuali e collettivi, la formazione teorico-politica si farà soprattutto con lo studio della lotta di classe contemporanea, cioè tramite una vera ''pratica teorica''. Così i membri delle cellule locali si raggrupperanno in ''Comitati di studi'' (a volta coordinati al livello municipale, regionale o nazionale secondo i bisogni) per approfondire varie questioni urgenti, come la difesa della Costituzione nel contesto europeo, le sfide della democrazia socialista e del sistema elettorale nazionale e municipale, l'inserzione dell'Italia nella UE e nel mondo e la questione dell'anti-dumping all'OMC, la comprensione della riproduzione socio-economica nazionale e della pianificazione della coerenza produttiva del Paese, la critica dei piani regolatori regionali e municipali e del necessario coordinamento supra-regionale delle Regioni e delle Province, soprattutto nel Mezzogiorno, le questioni dei servizi sociali, educazione, salute, pensioni, alloggio, utilità pubbliche, trasporto ecc e del ''reddito globale netto'' dei focolari, la questione del capitale-conoscenza e della produzione e dell'accesso alla cultura all'epoca moderna, la questione della transizione del dominio della necessità economica al dominio della libertà comunista ecc. Ogni comitato municipale metterà dunque a disposizione delle sue cellule un centro di documentazione (documenti del Partito, giornali e riveste, computers in modo da potere accedere ai documenti online), e si assicurerà che il centro di documentazione sia accessibile a tutti i studenti del liceo e dell'università, senza eccezione. Le cellule e questi centri di studio potranno allora alimentare un sito nazionale di informazione e di riflessione Internet. Al quale si aggiungerebbero selezioni di articoli provenienti da partiti e movimenti stranieri comunisti e progressisti, in modo di dare una vita concreta all'Internazionale Comunista (originale, dunque senza numeri) sul piano europeo e mondiale. Si tratterà così di un sito di sintesi collegato a tutti gli altri siti impegnati nella divulgazione della cultura marxista vivente contemporanea. Sulla base di questa organizzazione e di questa formazione collettiva continua dei membri e dei dirigenti del Partito, si potrà finalmente giocare un ruolo politico autonomo al servizio del proletariato, ma anche al servizio dei gruppi di interessi e dei sindacati che debbono necessariamente adottare una struttura ed un funzionamento diversi. In fatti, purché non implicasse adesioni ad altri partiti politici, si incoraggerà le molteplici militanze dei membri del Partito nei sindacati, gruppi di interessi, ONG e organizzazioni culturali ma sempre nel rispetto più scrupoloso delle autonomie e dei processi democratici interni delle organizzazioni implicate. La partecipazione volontaria nelle logge massoniche o nei servizi di informazione dello Stato, privi di controllo interno del Partito, sarà proibita e diventerà una ragione per l'esclusione immediata dei membri implicati senza nessuna ricorso interno la re-inscrizione al Partito sarà pero tollerata dopo 5 anni, purché si sia stabilito la rottura degli individui implicati con tali organismi incompatibili con l'uguaglianza umana e la responsabilità delle coscienze individuali. Si costituirà così una autentica organizzazione di massa, vibrante, libertaria e disciplinata, capace di influire sul processo storico concreto, senza mai perdere il suo carattere di organicità di classe e la sua democrazia interna comunista, base dei suoi rapporti democratici con gli altri partiti, con i sindacati e con i movimenti (alleanze di classe.) Nessuno programma potrà mai essere redatto fuori del Congresso del Partito. Tutte le alleanze di classe sancite da un programma elettorale o di governo negoziato con altri Partiti dovrà necessariamente essere validato dalla consultazione di tutte le cellule del Partito e dei comitati centrali nazionale, regionali e municipali (per essere adottato tale programma elettorale o di governo dovrà ottenere la maggioranza delle cellule, la maggioranza del Comitato centrale nazionale e quella dei comitati centrali regionali e municipali). Queste consultazioni possono oggi farsi con grande facilità via Internet, comunicando ai vari livelli tutti i documenti programmatici e i commenti di tutti i membri della direzione nazionale. Se non altro, con questo modo di fare si avrà l'assicurazione che le trattative programmatiche con gli altri partiti politici saranno serie e rispettose dei rapporti di forza, e che i documenti finali saranno letti prima di essere firmati!!! Combinazioni di retrobottega tra dirigenti infatuati di filo-semitismo nietzschiano edi falsa rappresentanza saranno così resi impossibili. Nel caso della postura di ''appoggio critico'', tale consultazione non sarà necessaria (ma potrà eventualmente essere chiesta dai membri). In questo ultimo caso, la Direzione si assumerà le sue responsabilità davanti al prossimo Congresso tenuto sempre ad intervalli fissi ed inamovibili. Il salario dei dirigenti sarà uguale a quello di uno operaio specializzato (il surplus con il salario versato agli eletti andrà al Partito secondo la ripartizione scelta tra i vari livelli, il Partito prendendo al suo conto le spese di organizzazione ecc. In altri termini si metterà gia in pratica il principio della possessione privata e della ricchezza collettiva per quello che riguarda il salario individuale. Per il resto, ovviamente, prevaleranno le leggi nazionali vigenti che appunto dobbiamo cambiare tramite il Parlamento.) Mi sembra ovvio che un tale Partito, capace di dare voce senza compromessi compromettenti al proletariato moderno, crescerà in proporzione inversa delle inevitabili conseguenze socio-economiche micidiali causate dal neoliberalismo a scapito del tenore di vita della gente e dei focolari, e a scapito dei loro sogni progettati in un avvenire più prosperoso, più umano e più fraterno.
***** Sapete gia cosa penso personalmente del pensiero verde-Club di Roma appoggiato da Greenpeace in Italia (vedi il mio ''Ecomarxismo'' e il suo ''Compendio'' nella sezione Italia del mio sito. Vedi pure la Categoria Ecoxarismo del sito http://rivincitasociale.altervista.org). Pure essendo uno dei primi ad avere criticato la metodologia e la teoria utilizzate per arrivare al concetto di ''impronta ambientale'', leggo nel Living Planet Report 2006 del WWF che Cuba arriva al primo posto tanto per l'impronta ecologica che per l'indice di sviluppo umano definito dal PNUD, quando questi due indici vengono presi assieme. Pero, nessuno ne parla... Chiaro! Lo sviluppo qualitativo socialistaè a mille leghe delle stupidaggini della ''dicrescita'' propagati da molti ambientalisti italiani di salotto, ma ben pagati per il loro brillante contributo individuale (vedi l'annebbiato Nebbia) e collettivo (vedi i secondi flauti rosso-verdi del Prc... che certo hanno una testa individuale senza pero avere mai dimostrato di saperla utilizzare in modo critico. Anche se li fate un disegno didattico! Per certi tizzi, la clorofilla è buona solo per masticare (Pace, Rodinescu-Rogen!!!)
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(back)
Finanziaria 2007: sequela reaganiana provvisoria.
Il 6 dicembre 2006, mentre la Finanziaria di Padoa Schioppa segue il suo corso caotico in Senato, si apprende che lo Stato ha ricavato 37 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2005. 37 miliardi di euro sono suppergiu 2% del Pil. Intanto, i tagli al costo del lavoro e dunque ai servizi e programmi sociali proseguiranno!!! E si mette subito in avanti la stessa fregatura della riduzione delle tasse all'immagine della restituzione anticipata dell'Eurotassa durante il primo governo Prodi. Cosa può mai significare una ennesima riduzione populista delle tasse ai più ricchi in una economia italiana maggioritariarmente speculativa (a più di 95 % per l'economia globale) mentre, per ristabilire la base sociale ed economica reale del Paese, si dovrebbe invece riabilitare una struttura dei prelievi diretti e indiretti repubblicana e dunque relativamente alta e fortemente progressiva? L'annuncio di queste ennesime riduzioni populisti delle tasse significa solo una cosa: la volontà della borghesia e dei suoi ''servi in camera'' di eliminare preventivamente ogni surplus strutturale. Si crea così la ''necessità'' per legittimare perpetue misure finanziarie di austerità accompagnate con la flessibilizzazione neoliberale del lavoro e la pauperizzazione generale della società. Intanto a cosa serve guadagnare tutt'al più 100 o 300 dollari all'anno di più sul salario capitalista individuale se, oltre la generalizzazione del precariato, si perde l'accesso universale garantito a tutte le infrstrutture e a tutti i programmi sociali repubblicani che contribuiscono sostanzialmente ma senza chiasso al ''reddito globale netto''?
Vi ricorderete che quando avevamo argomentato per ripartire lo sforzo operato dalla legge finanziaria su due anni, avevamo chiaro il fato che si poteva contare sul effetto trainante della ripresa europea (tedesca), sopra la lotta all'evasione e sopra l'ultima Tremonti fiscale (più o meno 6 miliardi). In tal modo si poteva operare subito sulla crescita dei salari e delle pensioni (indicizzati all'inflazione e drenaggio fiscale). Soprattuto si poteva operare sopra il ''reddito globale netto'' tramite la bonifica universalmente utile dei programmi sociali (educazione e asili nidi, sanità, pensioni e geriatria, trasporti, alloggi ecc.). E, nel medesimo tempo, si poteva ovviamente influire sopra la riduzione tendenziale del debito nazionale. In realtà, la mia proposta era di utilizzare questi primi anni di transizione per avviare un discorso nuovo sul debito: Cioè, fare si che i margini finanziari guadagnati in termine del avanzo primario con la riduzione del debito sarebbero stati in gran parte statuariamente consacrati al sostegno dei programmi sociali di accesso universale, in modo da potenziare il ''reddito globale netto'', e dunque la domanda interna, ma anche la produttività microeconomica e la competitività macroeconomica delle imprese e del sistema paese (per ripetere, la sanità pubblica costa molto meno che la sanità privata; un lavoratore con una buona formazione professionale e scolastica è molto più produttivo e polivalente ecc...) L'avviamento della riduzione legale del tempo di lavoro legale a 35 e poi a 32 ore, per la stessa paga originale, poteva allora fare parte di questa nuova politica socio-economica e fiscale. Più lavoratori a tempo indeterminato significa più tasse e più contributi. Si poteva allora finalmente intravedere un ciclo virtuoso per l'Italia, una fase dove il sostegno dei programmi sociali, come le pensioni o gli ammortizzatori sociali, sarebbe stabilizzato, e dove lo Stato sociale avrebbe ricuperato parte del suo potere di intervento strutturale sull'economia e sopra la ricerca e lo sviluppo.
Ma il nostro ministro dell'economia viene da Bruxelles e non è neanche eletto dai cittadini. In oltre gode di un orientamento programmatico prodi-bertinottiano di fattura reaganiana. Le porte del neoliberalismo globale e spinelliano sono così spalancate, con grande disprezzo per gli elettore/i della sinistra e del centro-sinistra.
Cosa dirono i portavoce del governo per commentare l'ottima notizia fiscale del 6 dicembre scorso? Dichiararono in coro che se queste tendenze continuassero si penserà in priorità ad abbassare le tasse. Nello stesso tempo, per contentare gli appetiti malsani della Borsa, il governo promette di vendere il 30,1 % dell'Alitalia. In un tale contesto ideologico, sarà forse questa riduzione delle tasse una buona notizia? Sembra che il governo abusa di una tecnica usata fine alla corda da tutti i governi di destra: quando i soldi entrano nelle case dello Stato, si debbono subito abbassare le tasse per i più ricchi, prima che i ceti medi e i lavoratori se ne accorgersero, e si avvisassero ad immaginare progetti di ridistribuzioni sociali veramente utili e permanenti! Il trasferimento senza controparte delle ricchezze dal proletariato al capitale (più di 10 % sin dal 1992) avviene proprio con questo tipo di politiche. Ma sono sempre i lavoratori a dovere poi fare ulteriori sacrifici per risanare i conti pubblici.
La sinistra queste cose le sa o le intuisce. L'altra ''sinistra'' continua ovviamente a fare il solito lavoro di ''servi in camera''. Perciò, mi limiterò qui a puntare alla differenza di ottica (di classe) tra la mia proposta di bonifica del ''reddito globale netto'' e quella di questo governo reaganiano di ridurre le tasse. Giordano e gli altri dirigenti rinnegati del Prc ci diranno che si mirerà ad abbassare le tasse dei ceti medio-bassi. Con tanta auto-soddisfazione e caparbietà caratteristiche dei nuovi convertiti, insisteranno per mettere in questo ''gruppo'' statistico tutti quelli che guadagnano 50 000 o 60 000 euro e meno. Non solo si mette così in questione la loro comprensione delle maggiori tabelle del Irpef in termini di numeri di contribuenti, o la loro comprensione del peso relativo delle tasse dirette e delle tasse indirette, ma si continua a pensare che hanno perduto l'abitudine di fare i conti dal punto di vista dei lavoratori, come dimostra la facendo dei simbolici tagli Irpef della Finanziaria 2007 compensati con maggiori tagli ed addizionali Irpef per gli Enti locali... L'importante rimane di capire l'andamento delle cose nella loro evoluzione reaganiana: la visione statica delle cose è una visione arcaica di classe. Le fasce sociali più deboli (lavoratori manovali, precari, pensionati) sono gia quasi esclusi dal Irpef. La Finanziaria, la Trentatreu, le riforme delle pensioni, le tendenze neoliberali in generale continuano a fare crescere questa esclusione in modo drammatico. Anche per i ceti medi, bassi o alti, la riduzione reaganiana delle tasse non potrà mai compensare per la tariffazione di servizi, mezzi o totalmente privatizzati, per la loro perdita di qualità e di accessibilità, o per le spesse scolastiche in aumento (spese destinate a crescere perché rimane chiaro che lo sotto-finanziamento delle scuole e delle università pubbliche in concomitanza con l'omogeneizzazione europea dei diplomi e con le deregolamentazioni delle professioni, porterà rapidamente alla scelta delle università (europee) private per chi può permetterselo. E via dicendo. E non parliamo neanche del degrado dei quartieri periferici ...
Da questo punto di vista oggettivo, la riduzioni delle tasse altro non è che pura demagogia suicida. Le vere riduzioni saranno del tipo ''cuneo fiscale'' (9 miliardi gia promessi da prodi-bertinotti) per il padronato italiano spesso parassitario, incompetente, clientellista ed avviziato alle facili caccia alle privatizzazioni-ladrone iniziate dopo il 1992.
Neanche dal punto di vista politico non mi sembra che l'ideologia dell'abbassamento regressivo delle tasse dirette nazionali sia una scelta tanto razionale per chi vorrebbe pretendere essere del centro-sinistra. Lo dimostra ancora l'ultima manifestazione di piazza indotta da un Berlusconi ancora non spazzato via del campo politico italiano con una seria e mezzo decente legge sul conflitto di interesse (legge da estendere a tutti i livelli, nazionale, regionali e anche ai comuni di più di 10 000 o di 20 000 abitanti, in modo da potere mettere seriamente sotto controllo i giri di affari e gli traffichi sopra gli appalti che mantengono la lebbrosa criminalità attuale, oltre a quella grande criminalità del tipo Parmalat, Cirio ecc.) Non si guadagna il ''centro'' con una politica reaganiana che mira ad escludere i lavoratori manovali e i ceti medi bassi per concentrarsi sopra una retorica vuota pur se mediatica, percepibile solo a fasce sempre più laminate delle ''self-contented classes''. Di nuovo, sembra mentalmente indigente prendersi di soddisfazione con certe statistiche sociali italiane: ad esempio, ci spara un 8 % di disoccupazione ma non ci dicono che la partecipazione al lavoro da noi è solo di 57 % mentre la media europea rimane del 67 %. Dunque c'è in realtà 18 % di disoccupazione ''ufficiale'' prima di contare l'atipicità monumentale del lavoro al nero !!! Non si guadagna il ''centro'' cantando il pregio dei valori della borsa estesa anche alle pensioni residuali mentre più di 50 % dei nuovi posti di lavoro sono precari, e mentre si spende in media da 10 a 12 anni in precariato prima di trovare un lavoro stabile, quando si trova... O mentre si rovina la scuola pubblica trasferendo attorno a 200 milioni di euro alle scuole private nel più grande disprezzo istituzionale della nostra Costituzione. La dialettica cognitiva degli individui e delle masse rimane analitica e sintetica, ma diminuita dalla demagogia delle classi dirigenti e dalla mancanza di informazioni oggettive. Così se la sinistra fa l'apologia del neoliberalismo, sembra giusto che la massa votasse coerentemente per la destra. Se poi si vuole trasformare la sinistra in sinistra blairiana, l'alternanze sarà definita dal grado di autonomia del proletariato. Da questo punto di vista l'Italia non sarà mai la Grande Bretagna... Chi crede altrimenti si prepara ad un durissimo risveglio.
Sottolineo che la logica dei servizi sociali di accesso universale non era solo una logica razionale del punto di vista della riproduzione allargata (keynesianismo, se si vuole), o dal punto di vista del beneficio della mutualizzazione e della solidarietà nazionale (fra l'atro sancita dalla nostra costituzione ...) C'era dietro una logica di alleanze di classe nel senso che le classe medie e medio-alte avevano un interesse ovvio (anzi a volte, come per la scuola, ne traevano il più grande beneficio) a difendere questi programmi pubblici laici e di accesso universale. Finché, cioè, questi programmi rimanevano di buona qualità e riposavano sopra una autentica selezione fondata sopra una autentica meritocrazia scolastica. La Repubblica trovava così l'assetto naturale dell'uguaglianza cittadina e della necessaria mobilità sociale senza la quale le società diventano delle oscurantiste societa di caste .
Non importa quale inettitudini fondate su chi sa quale illusoria ''concorrenza'' ci vorranno opporre a questo ragionamento: Rimane che i programmi universali dello Stato sociale sono di migliore qualità e costano molto meno dei stessi programmi offerti dai privati. La sanità costa 9 % del Pil in media in Europa ma 15 % negli USA dove quasi 42 milioni di gente rimane senza copertura. In assenza di un autentico sistema pubblico, le grandi imprese americane sono spinte verso la bancarotta per la difficoltà che hanno di pagare le pensioni ai loro lavoratori. Anche in paesi trascurati come l'Italia, la scuola pubblica non richiede tanti sforzi strutturali o organizzativi (affiancamento degli alunni più deboli vedi l'Appendice ''Spoliation'' nel mio Pour Marx, contre le nihilisme) per ritrovare il suo vero pregio, cioè quello della democratizzazione autentica della conoscenza, senza la quale diventa molto demagogico parlare di capitale-conoscenza e di economia dell'immateriale. Quelli che guardono al prestigio (riposando spesso solo sulla reputazione o sulla magnitudine monetaria dei diritti di iscrizione) delle grandi università americane dimenticano che son molte elitarie, molto incestuose dal punto di vista delle classi (Bush Jr, fu studente alla prestigiosa Yale come Kerry. Ambedue furono membri della loggia Skull and Bones di questa università dotata da un vero e proprio corridoio verso l'Establishment di Washington. Notiamo, en passant, che la Skull and Bones si inorgogliva di possiedere il ''calice'' rubato da Hitler; attirò così ''naturalmente'' vari ebrei, incluso il Mossad ... ad un tempo dove le sue porte furono misteriosamente sventrate. La razionalità accademica capitalista dominante è quella che è : non sembra reggere senza le selezioni neo-nietzschiane, burkeane ecc occulte delle logge massoniche...). Eppure queste università e questi istituti (tipo MIT) elitari privati non sono capaci di produrre più della metà grosso modo dei grandi scienziati del Paese. L'altra metà viene dell'estero; i suoi membri, attirati negli USA da salari ed finanziamenti di ricerca più alti, sono spesso formati in ottimi sistemi pubblici o nelle Grandi Scuole repubblicane! Volere competere privatizzando l'educazione nazionale, ma senza avere fondi superlativi da sprecare per finanziare la ricerca risulta dunque una doppia follia che solo potevano immaginare i tecnocrati borghesi e i loro maestri del vertice di Lisbona (dove si prevedeva di abbandonare i 2/3 della ricerca europea al settore privato.) Sorprende che gente come Prodi o Padoa Schioppa fanno fatica a capirlo, forse per la pesantezza dei propri paraocchi ideologici, o forse per le idiosyncretiche illusioni sui propri percorsi personali ...
La questione di fondo rimane questa: come si inserisce il nostro Paese in modo vincente dal punto di vista socio-economico e cittadino nell'Economia Mondiale Capitalista Globale attuale? La corsa al più basso costo di lavoro risulta una vera e propria schifezza, da noi forse ancora di più che nei paesi europei dotati di una ridistribuzione sociale più repubblicana e più razionale. Di fatti, non esiste nessuna ragione economica per volere competere con l'Europa dell'Est privatizzando le loro imprese pubbliche per il beneficio delle nostre banche, e imponendo il precariato e la direttiva Bolkestein ai lavoratori italiani! L'argomento diventa ancora più drammatico quando si fa il paragone con i paesi emergenti dell'Asia. Ho gia detto altrove che la motivazione reale di queste scelte economiche è di tipo politico (per essere precisi, di tipo filo-semite nietzschiano). Cosa che si verifica con le distruttrici privatizzazioni portate avanti sin dal 1992 al nome della ''distruzione creativa'' di Schumpeter , mentre il vero oggettivo era quello di ricreare in modo artificiale e nietzschiano una grande e piccola borghesia a spese dello Stato e dei cittadini e di trasferirle al più presto le enormi somme risparmiate sulla massa salariale con le privatizzazioni/ristrutturazioni. (Secondo le usanze massoniche, l'intellighenzia occidentale fece subire un trattamento nietzschiano a Schumpeter, interpretato alla rovescia, in mezzo ad una massa bisognosa di economisti pagati nelle nostre università pubbliche ma dominate dalla borghesia come dimostrano i curriculum universitari generalmente privi di economia politica autenticamente marxista. In realtà, un ''pessimista'' Schumpeter credeva alla ineluttabile tendenza economica verso la centralizzazione-concentrazione del capitale e dunque all'inevitabile superamento sociale del modo di produzione capitalista.) In tanto, nella UE, a parte i subalterni politici nostrali, nessuno si fa illusione sul potere dell'Antitrust di contrastare le tendenze naturali del capitale verso la concentrazione e la centralizzazioni a favore dei più forti, cioè di quelli che godono del supporto strutturale statale più forte e più intelligente. Di fatti, le privatizzazioni nel nostro Paese portato ad agevolare più i stranieri che i nostri borghesi nazionali mezzi incompetenti (Parmalat, Cirò), e mezzi ''ruffiani'' (nel senso etimologico, forse per effetto della subalternità iscritta nel midollo del osso prodotta dalla crivellamento del nostro Paese da basi militari americane, dove transitano molte navi sovra-armate con armi nucleari senza che i nostri ambientalisti pro-atlantici trovano molto da ridire...). Ultimamente sono arrivato ad una nuova conclusione sulla genesi del cancro del trasformismo politico clientellaro italiano. L'ossequio generale al clero e/o alle mafie, del tipo Gladio o meno, non si appressa bene se non si realizza che il traffico di droga mondiale è valutato attorno a 300 miliardi di euro, mentre l'evasione fiscale italiana, astrazione fatta dalla fetta nostrale della prima somma, aggira attorno a un può meno di 200 miliardi! Mani pulite aveva dimostrato una straordinaria estraneità della sinistra comunista con questa miserabile realtà. Ma oggi si sente uno strano coro che ci vuole fare credere che il comunismo è robba del XIX secolo, mentre si ci illude, come i dirigenti del Prc al Parlamento, di trovare una nuova soggettività politica facendo umilmente l'accompagnamento sociale palliativo (con giustificazione dell'eutanasia, en prime) alla logica reaganiana della Finanziaria 2007 di Prodi-Padoa-Schioppa-Bertinotti!!!Fra poco si corre il rischio che il Giordano non giunga le sue forze con Fessino per entrare in competizione con Rutelli sulle cooperative ... bianche! Il loro XXI secolo assomiglia ogni giorno di più alla fine del Medio Evo, tanto adatto al ritorno del grande capitale mercantile capace di sottomettere i Stati proto-nazionali e di seguire i neo-templari gia mezzi sconfitti nelle loro illusorie marcie verso un Oriente da sottomettere, transitando pesantemente armati dall'altra sponda del Mediterraneo ... (Vedi le faccende dei templari sconfitti in Francia da Filipo Le Bel e in Germania e rifugiati in Portogallo. Oggi pero, i nostri neo-crociati sono gia sconfitti prima di nascere sulle macerie della loro oscena Shoah, selettiva, esclusivista e anti-partigiana, di circo nietzschiano; il solo Nuovo Mondo da scoprire e da conquistare è quello della coscienza sbarazzata dall'oscurantismo filo-semite nietzschiana e rabbinico-cabalista. Spiace dirlo ma il mediatico Umberto Eco non è neanche utile in questo campo...)
L'avio di un negoziato per una nuova definizione dell'anti-dumping fondata sulla difesa di soglie di pieno impiego nazionale e settoriale calcolate per produrre la massima competitività nazionale, mi sembra necessaria per consolidare la strategia di approfondimento dello Stato sociale fondato sopra un controllo collettivo crescente della ''sovrappiù sociale'', dunque sulla riduzione del tempo del lavoro, e sopra la crescita del ''reddito globale netto''. Per i più scettici voglio solo sottolineare che il successo di questa strategia non dipende del successo di tale negoziazione purtroppo auspicabile, come fra l'altro dimostra l'andamento del ''made in Italy'' tradizionale, come il settore della calzatura. Chi si rende ancora conto che, quando un'azienda de-localizza le sue attività in un paese con costi di lavoro più bassi, per poi importare merci intermedie o finite in Italia, queste merci si vendono ad un prezzo italiano, cioè con un maggiore profitto per il capitale, ma una maggiore perdita per la fiscalità dello Stato e per i lavoratori italiani? La contabilità interna delle aziende praticata dalla ''global governance privata'' risulta una truffa monumentale, tollerata dai Stati capitalisti nello stesso modo che si tollerano i paradisi fiscali. R.Vernon, alla Harvard Business School of Administration, aveva gia identificato la nascita di questo problema e l'impotenza fiscale coltivata dallo Stato federale americano gia all'inizio del 1970. Oggi questo fenomeno viene aggravato dalle deregolamentazioni e dalla hyper-finanziarizzazione speculativa dell'economia. Non è neanche sicuro che questo rimane un processo fiscale redditizio per l'importazione di merci intermedie poi ri-assemblate in Italia, come poteva essere il caso per l'organizzazione delle firme multinazionali negli anni 70 e 80. La logica della riduzione ''competitive'' delle tasse, pressa in astrazione dell'effetto anti-produttivo dei ''surprofits'' creati dalla pratica lassista dell'anti-dumping attuale, diventa una logica perversa speculativa tipo. Non solo porta spesso a produrre tutto all'estero, ma le classi medie di certi paesi asiatici emergenti sono gia più numerose e dunque più attrattive di quelle delle nazioni europee prese in insolazione, a causa della balorda logica neoliberale dei tecnocrati di Bruxelles ma anche del Ecofin. Presto, la R&D e il design delle aziende globali private, come pure parte del marketing e della contabilità interna, si spostano dai seggi sociali nazionali sempre più simbolici verso le branch-plants più produttive. Alla fine i ''mandati internazionali di produzione'' seguano la stessa via, in modo che l'Europa (idem l'America del Nord) si riduce ad una vecchia metropoli spinelliana colonizzata da soggetti apolidi. Intanto, i conti nazionali e comunitari (bilance esterne, conti correnti ecc) rimangono essenziali per pensare la ridistribuzione sociale residuale, ma questi essendo neoliberalmente e globalmente svuotati di ogni sostanza, la sola possibilità sarà di aumentare ancora la pauperizzazione neo-nietzschiana, incluso la vecchiaia attiva, con l'aiuto repressivo di nuove Leggi di Manu!!! Come è possibile ignorare che questa logica anti-sociale e anti-nazionale si verifica gia in Germania, il primo Paese esportatore del mondo, e in Francia, paese ancora capace di contare su settori di lusso e di alta tecnologia, e capace di produrre degli ''insiemi prodotti'' finiti ''chiave in mano'' come il TGV, l'Airbus e le centrali nucleari? (Vedi il bilancio delle grandi aziende multinazionali paragonato agli squilibri strutturali statali degli Stati Uniti versus il Giappone e la Cina. Avete forse notato che malgrado l'abbassamento continuo del dollaro dopo Doha, la curva in J del commercio estero americano non sembra più capace di manifestarsi, almeno senza interventi statali sulla sanità e sulle pensioni. Non solo l'economia speculativa non giova all'economia reale, in realtà la distrugge e con essa tutto il tessuto sociale nazionale.) La UE ha dunque artificialmente e anti-costituzionalmente creato un contesto di globalismo integrale nel suo seno, un contesto totalmente distruttore della ''preferenza comunitaria'', dove non fa più senso parlare di un ''mercato europeo'', visto che si tratta di un mercato globale dove i cosiddetti ''campioni europei'' rimangono dei campioni nazionali fragilissimi solo perché, in modo ideologico, si è rifiutato la possibilità di unire funzionalmente le impresse statali esistenti al livello della UE - coopérations renforcées - e di difendere la legittimità di queste aziende statali alla OMC. Invece di una ''Europa sociale'' fondata sulla solidarietà comunitaria emanata dall'unione dell' ''Europa delle nazioni'', si è optato, senza nessuno mandato popolare, e malgrado i referendum francesi e olandesi , per una UE neoliberale e spinelliana senza nessuna coesione endogena. Una UE che regge solo sull'andamento parcellizzato delle Borse (dove 50 % e più delle maggiori imprese sono gia abbandonate al capitale speculativo di corto termine estero, in particolare i fondi mutuali e i fondi di investimento anglo-sassoni.)
In questo contesto, il cuneo fiscale prodi-bertinottiano, l'autentico abbassamento neoliberale delle tasse, diventa la ciliegie sulla torta delle privatizzazioni per la nostra borghesia compradora e per i suoi maestri esteri. Ma a cosa serve un tale cuneo fiscale senza riduzione generale del tempo del lavoro, quando la politica economica del governo rimane serva del reaganismo più arcaico? Dirà un ingenuo: Se la globalizzazione risulta essere la tendenza dominante attuale, e se la giudichiamo benefica, perché non aiutiamo le nostre aziende a de-localizzare in masse? Risponderà un'altro: Ma non è appunto quello che fa questo governo come gli tutti i suoi predecessori prima di lui sin dal 1992? La verità la si può ricavare dall'esperienza francese. Con Jospin, attorno a 23 miliardi di uuro/anno dei soldi destinati al sostegno dei disoccupati furono investiti nella riduzione legale del tempo del lavoro, la RTT, anche conosciuta come politica delle ''35 ore''. In quattro anni, con la solo prima fase della RTT, furono creati più di 300 000 impieghi permanenti. Su questa base furono colmati i cosiddetti ''buchi'' della sicurezza sociale (Sécu), mentre le maggiori entrate fiscali permisero di creare una tendenza positiva segnata con la creazione di 2 milioni di impieghi (nel mondo moderno si deve smettere parlare di LSU, e realizzare invece che lo Stato ha un dovere di aumentare drammaticamente i posti di lavoro nei settori dell'educazione, della geriatria, della prima infanzia, della cultura, settori capaci di creare impieghi di buona qualità utili per la societa e per il sostegno della competitività e della domanda interna.) La legge di modernizzazione sociale e la Legge Hue, imponeva delle regole per le aziende che beneficiavano di esoneri fiscali da parte dello Stato. Si respirava gia un'aria simile a quella creata dalle ferie pagate nel 1936, inizio di concretizzazione del concetto della societa del tempo libero e dell'emancipazione umana. La disoccupazione di quasi il 13 % prima del governo della gauche plurielle si avvicinava finalmente al 8 %, cioè sotto i livelli della cosiddetta ''disoccupazione strutturale'' fissata attorno al 9 o 10% (il concetto di ''disoccupazione strutturale'' o ''naturale'' è una vecchia favola scandinava classica, ripresa in modo monetarista dall'OCSE gia negli anni 80 quando si cercava surrettiziamente ad uscire della pericolosa definizione keynesiana del ''pieno impiego'' definito come disoccupazione frizionale al 2% o 3 % !). Con i governi di destra che seguirono il governo della ''gauche plurielle'' di Jospin (un governo di sinistra non una grottesca caricatura come quella prodi-bertinottiana) gli esoneri fiscali ammontarono a più di 20-23 miliardi all'anno. Ai quali si deve aggiungere le contro-produttive riduzioni di tasse che ebbero come solo risultato di favorire i più ricchi mentre si faceva passare il debito pubblico del 59 % al 66 % del Pil, cioè sopra la soglia di Maastricht, fin qui rispettata da Francia e Germania. Nel frattempo, la RTT fu sabotata e quasi svuotata dal suo contenuto con le ore supplementari. Il tasso di disoccupazione ripartì subito verso l'alto. La destra francese si mise allora a parlare demagogicamente di ''flexsecurity'' alla ''danese'' (forse avrete di nuovo notato l'originalità mimetica dei nostri!), scordando che il Danimarca dispone di un tasso di multinazionali altissimo rispetto alla sua minuscola popolazione, e di una struttura fiscale social-democratica avanzata che gli permette di contemplare processi di formazione professionale lunghissimi per i suoi lavoratori, pur da mantenere la domanda interna e la competenza della sua manodopera. Contando lo zoccolo comunale, tutti i Paesi scandinavi possiedono ancora una tassazione altissima attorno al 60 % del reddito: questo perché, eredi delle loro scuole economiche che avevano anticipato (Wicksell) e approfondito (Myrdal) Keynes, hanno subito capito, sin dagli anni 30, il grande beneficio di un riorientamento statale (tasse) e mutualizzato (programmi contributari pubblici) del risparmio nazionale. In altre parole, si tratta di un sistema antitetico alla fiscalità regressiva italiana e alle sue balorde ''no-tax areas''. Di più, risulta un sistema che non può essere adottato con la stessa facilità in paesi più grandi senza l'appoggio di altre misure strutturali come la RTT. Se il Danimarca può permettersi di mantenere un operaio in disoccupazione-formazione durante 2 anni con 80 % del salario, un paese più grande che saprebbe fare i conti (con l'aiuto di un Michel Rocard o, meglio ancora, di un Emile Pacault) realizzerebbe subito che la spartizione del lavoro risulta molto più produttiva in termini di valore di scambio e di valore di uso (quest'ultimo, vero indice della ricchezza dei popoli opposta alla ricchezza smithiana-capitalista delle Nazioni.) Solo che, mentre la destra francese faceva la sua parte demagogica per fine di comunicazione di massa con la ''flexsecurity'', il governo adottava l'inizio della nostrale Legge 30, con i CNE e i CPE. Diceva bianco per fare nero, credendo possibile appoggiarsi sui sindacati più gialli per fare passare la pillola. Il CPE fu sconfitto dalla grande e bella mobilitazione dei giovani, affiancati da sindacati non ancora gomperiani. Malgrado il perdurare del CNE, la creazione falsa di lavori precari senza ovvio rapporto con la produttività e meno ancora con la competitività del Paese, prese subito fine, e la disoccupazione ricominciò a crescere, anche se le conquiste della ''gauche plurielle'' hanno, per ora, evitato al Paese di sprofondare verso la creazione della povertà di massa, come in altri paesi (Il giornale Liberazione ha notato in questi ultimi giorni che 48,5 % dei lavoratori della UE a 25 sono ormai atipici. In Francia, questi sono ancora bassi, aggirandosi attorno al 12 % in generale, anche se la percentuale peggiora gravemente per i giovani.) Ovviamente, nei Stati Uniti come in Europa questa politica monetarista porta alla crescita tendenziale del deficit commerciale senza che esso sia tendenzialmente contrastato con surplus della bilancia dei pagamenti. La Francia lo sta oggi constatando. Il benessere delle Holdings e del capitale speculativi non ha mai niente a che fare con la solidità dei conti delle nazioni o con il benessere dei cittadini.
Per ripetere quello che ho gia detto nel mio Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth (vedi i brani tradotti nella Sezione Italia del mio sito http://lacommune1871.tripod.com ) l'alternativa è quella della RTT e del controllo collettivo crescente della ''sovrappiù sociale'', o quella della global governance privata e della precarietà di massa. Civiltà o barbarie. La Finanziaria 2007 assieme alla proposta demagoga di riduzione delle tasse mantenendo l'obiettivo dell'eliminazione del deficit per il 2010-2011, altro non è che un camminare nei passi dei barbari filo-semiti nietzschiani inaugurati con Reagan. Ma si sa: i ciechi seguano i monocoli. Ambedue precipitano immancabilmente nelle asperità della strada. Nel nostrale paesaggio brugheliano, i dirigenti attuali auto-designati del Prc sembrano tutt'assieme ciechi, sordi, ed insensibili. Dopo avere portato le speranze di più di 3 milioni di gente a Firenze, cittadine e cittadini che si erano mobilizzati contro l'irrompere sulla scena della storia umana di questo grottesco ''ritorno'' neo-nietzschiano, ci offrano il miserabile spettacolo dei soliti bassi cleri e dei pitres. Chi sa a quale ''nuovo messaggio'' aspirano...
Vadino pure al precipizio, ma senza noi!
Paul De Marco, comunista.
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(back)
Geriatria o eutanasia filo-semita nietzschiana?
Aspetti etici e aspetti socio-economici.
Argomento
Chiedendo scusa in anticipo al grande scienziato nominato, chi fra voi avrebbe la temerità di volere staccare la spilla a Stephen Hawking? O, al signore Piergiorgio Welby, essere umano anche lui? In nome di quale umanità? L'eutanasia non può mai significare ''morire nella dignità'' e ''senza dolore'', non è un ''accompagnamento'' umano verso la morte. E solo una forma di eugenetica e di malthusianismo del capitalismo filo-semite nietzschiano attuale. Niente altro. Di fatti, l'unico ostacolo ad una vera uguaglianza solidale e fraterna nel confronto della vita e della morte, non risiede nelle possibilità materiali del rispetto e delle mantenimento della vita, ma nel rifiuto alienato di confrontarsi con le contingenze materiali, ed in particolare escrementari, della fine della vita umana nel caso della perdita dell'autonomia.
Aspetti etici.
Uno. Tutte le religioni stabilite si sono pronunciate contro ogni forma di suicidio e/o di omicidio, particolarmente di omicidio premeditato. La ragione è semplice: nella loro migliore parte, le religioni stabilite conoscono il prezzo pagato dal libero arbitro umano all'irrazionale e al subcosciente, sfortunatamente concepito da loro in modo superstizioso e oscurantista. Rimane pero che tali paletti sono al centro di ogni possibile civiltà come testimonia con chiarezza l'avversione dei Greci antichi per questo tipo di atti. Mentre, le religioni non sono capaci di andare oltre ad una etica fondata sopra l' ''Autorità'' e la fede cieca, la psicoanalisi marxista ha stabilito la grandezza e i limiti transitori dalla psychée umana. Marx diceva di Feuerbach che aveva posto le basi del socialismo moderno. Questo giudizio rimane vero anche tenendo nuovamente conto della parte di irrazionalità: solo senza proiezione antropomorfologica e spiritualista si può affrontare in modo scientifico, dunque in modo integralmente umano, le dimensioni ancora poste fuori della razionalità umana. L'uomo cristiano dotato dell'idea dell'immortalità è un ''sovra-uomo'' rispetto all'uomo antico dice l'anti-nietzschiano per anticipazione Ludwig Feuerbach per meglio indicare il necessario superamento dell'alienazione dell'uomo cristiano e del uomo religioso nella Comunità di Uguali ancora da creare. Solo le menti ancora figurative e despotiche, menti cristiane incluse, vedi il loro rifiuto ostinato ed arcaico del Paracleto, possono rifiutare questa evidenza. La fratellanza non è la morte. Dare la morte non è umano. Il suicidio, pace Sartre, non è mai atto di libertà, ma può essere un atto di resistenza militare, cioè la trasmutazione cosciente del suicidio in un atto supremo di solidarietà umana, il volontario sacrifico di una vita per salvarne altre. Il senso diventa tutt'altro. Aiutare un suicidio qua suicidio rimane sempre un ripudio dell'umanità intera, un colossale fallimento collettivo, a volta compiuto nel nome della negazione idiosincratica e soggettiva dell' ''inumanità''. (Intendo il significato del termine ''paracleto'' ovviamente in senso laico, cioè nel senso laico-storico, se si vuole, herder-marxiano. L'individuo e la specie non possono essere confusi perché esiste tra loro una differenza di genere. La mediazione viene dal linguaggio e dalla cultura. Viene dunque dell'educazione repubblicana, pubblica universale e gratuita, e dal ''perfezionamento'' culturale degli individui. Così gli avanzi scientifici etici individuali e/o sociali diventano ''spirito collettivo'', e definiscono il livello di civiltà. In termini gramsciani si potrebbe parlare del ''Paracleto moderno''.) (Aggiunto: Il probleam principale è di aiutare a vivere con dignità non a morire per liberare i porti letto; perciò si devono garantire tutte le condizioni materali, istituzionali e culturali neccessarie alla vita, rispettando la volontà dei pazienti e il diritto di essere curato fine alla fine.)
Due. Il dolore è un falso problema. Oggi diventa speso una troppo facile scusa per risparmiare sul costo dei letti ospedalieri e delle cure palliative. Così si utilizza spesso dose in proporzione geometriche crescenti di morfina per calmare il dolore di certi pazienti in fase terminale, sapendo che producono inevitabili edemi e dunque una morte rapida ... ma ''senza'' dolore. La resistenza al dolore è mutevole con le culture e con gli individui. Il dolore rimane un segnale organico necessario per scatenare una reazione immunitaria interna o esterna da parte dell'individuo. Comunque, nessuno ha il diritto di provocare inutilmente il dolore degli altri, cosa che non sarebbe altro che l'infliggere di forme di tortura. Da quasi 11 anni, ho posto la questione dello non-sviluppo e della sotto-utilizzazione dei farmaceutici capaci di controllare il dolore più ancora della morfina senza pero provocare nessuno effetto secondario. La questione non ha trovato risposta. Anzi fu volontariamente evitata dalla maggior parte dei medici (sottomessi a modi di gestione e ad amministratori capitalisti anche se pubblici) e dalle amministrazioni pubbliche. Avevo anche suggerito di controllare il livello del dolore muscolare con elettrodi attaccati sui nervi alla base del cranio, in modo da procurare un benessere senza farmaci, guardando pero secondo il bisogno medicale il livello di dolore sopportabile a volte necessario per provocare le reazioni immunitarie e dunque una più rapida guarigione. Tale sistema è ora tecnicamente possibile. La conclusione è semplice: l'argomento del dolore altro non è che una vergognosa impostura.
Tre. Se no si ci riferisce al dolore, non so cosa si può mai intendere per ''dignità'', nella frase miserabilistica ''aiutare a morire con dignità''. La solitudine non è appannaggio dei malati o degli anziani in perdita di autonomia. Non può neanche essere ridotta ad un problema di egoismo o di individualismo senza rimandare verso schemi sociali e familiari arcaici, patriarcali ed inefficienti. Schemi sempre pronti ad indurre colpevolezza per tutti malgrado la palese assenza di forme istituzionali di sopporto come, ad esempio, i congedi di accompagnamento di fine di vita dei parenti e dei genitori senza nessuna perdita di salario o almeno con un reddito del 80 % del salario normale ma con tutti i contributi sociali e con il mantenimento dell'anzianità, ai quali si deve aggiungere ovviamente il diritto di ritorno garantito e protetto al proprio posto di lavoro. La ''vecchiaia umana e solidale'' rappresenterebbe un progetto di società altrimenti entusiasmante e produttivo che l'osceno concetto reaganiano di ''vecchiaia attiva''! Le religioni, e sopra tutto un Vaticano sempre imbrogliato nel desiderio fanatico e contraddittorio di dominio temporale, rimandano appunto verso queste strutture. Lo fanno solo perché la loro condanna alienata dell'eutanasia non sa emanciparsi della subalternità dei bassi cleri con il sistema di sfruttamento e di alienazione dominante generale, mentre l'alto clero ne è sempre attivamente complice. L'abolizione di tutti i programmi sociali e di tutti i sistemi pubblici di supporto rimane ovviamente la prima fase per la sostituzione di questi sistemi pubblici con sistemi ''caritativi'' privati. I primi rappresentano pero delle autentiche conquiste sociali e di civiltà perché cancellano la subalternità indotta dall'assistenzialismo privato. Lo fanno nel nome di autentici diritti di cittadinanza conferiti secondo una logica di assicurazione antitetica ai sistemi caritativi religiosi e privati, giudicati necessari per ristabilire il dominio politico-culturale delle Chiese, malgrado o a causa del fallimento del tentativo di nuova evangelizzazione anti-repubblicana e anti-comunista (la Polonia del Karol Wojtyla rimane una società di cultura cattolica ma poco praticante e di forti costumi laici, malgrado la demagogia e la venalità delle sue nuove élites politiche e sindacali.) La sofferenza viene così trasmutata dalla religione in espiazione, cioè nella raffigurazione pseudo-salvatrice della servitù volontaria del credente. Per combattere, la solitudine occorrono le condizioni materiali socio-economiche adatte (incluso la psicologia marxista.) Ad esempio, il mantenimento a domicilio, la facilitazione delle visite di parenti, amici o gruppi di volontari, nelle case per anziani, o negli ospedali ecc, ecc. Ci vuole dunque una tutela sociale di tali strumenti di sopporto, che obbligatoriamente vanno oltre alla famiglia nucleare, oggi irrimediabilmente mutata dai rapporti di produzione e dall'evoluzione culturale.
La stessa cosa si può dire per la dignità rispetto alla perdita di autonomia. Guardando bene, in maniera clinica ed oggettiva, noto che questa perdita di autonomia viene trasmutata in vera e proprio pericolo di perdita di dignità solo per questione di igiene personale. Ed in particolare con la questione terra a terra degli escrementi solidi e della pulizia corporale. Forse perché non siamo abituati ad un sistema ''fourierista'' ... o, più realisticamente, perché esistono mostruose lacune nella disponibilità del personale infermierista e para-infermierista, sempre impiegati in numeri inferiori ai bisogni e dunque fortemente sovra-sfruttati. Una cattiva questioni di fondi, che rende la dignità umana funzione della gestione sociale ed istituzionale della ''merda'', simbolo finale del feticismo del capitalismo al suo stadio neoliberale globale attuale. Purtroppo in Italia, la sanità è sotto finanziata rispetto al 9 o 10 % del Pil destinato in media a questo settore nella UE, mentre i Stati Uniti preferiscono sprecare più di 15 % del Pil per un'inefficiente sistema capitalista privato, dove anche il medico viene concepito come una piccola impresa capitalista, malgrado la mancanza di copertura di più di 42 milioni di cittadini: dopo di che, ovviamente, l'eutanasia può essere presentata come un atto di clemenza e di pietà per contrastare una ferrea necessita naturale! Perciò, numerosi ''opinion makers'' al servizio del sistema imparano a parlare di eutanasia con parole molto ''filosofiche'' e con molte pretese ''umanitarie''. Intanto si tagliano i fondi alla sanità, ai servizi di geriatria e di aiuto a domicilio! E si ristringe il numerus clausus per tutte le professioni concernute, mentre si rifiuta di fare appello al contributo potenziale degli immigranti in questi campi di attività. Strano concetto della dignità umana, individuale e collettiva...
Quattro. L'accanimento terapeutico risulta necessariamente del giuramento di Ippocrate. Il non rispetto di questo giuramento da parte dei medici individuali o da gruppi di medici dovrebbe portare alla loro radiazione immediata, automatica ed irrevocabile dei ranghi della professione. Il ruolo del medico è di utilizzare tutto il suo ingenuo e tutte le sue conoscenze per guarire o per salvaguardare la vita. L'accanimento terapeutico può, e deve portare, nel rispetto del principio di precauzione, allo sviluppo di nuovi mezzi e di nuovi metodi di guarigione, incluso con ingegneria staminale, senza temere gli interdetti religiosi. Ma non può sostituirsi al diritto del paziente di rifiutare un trattamento quando la vita umana non è mezza direttamente in pericolo di estinzione. Se il paziente non è più cosciente, il dovere del medico rimane comunque, uno e uno solo.
Cinque. Può il potere civile (viz non-politico) sostituirsi sulla base delle leggi vigenti (e della costituzione) all'individuo in caso di perdita di coscienza? Si. Anzi lo deve, ma solo per salvaguardare i diritti alla vita con tutti i mezzi socialmente disponibili. Il potere civile non può mai assumersi l'onero di decretare la pena di morte, sia dal punto di vista criminale, si dal punto di vista medicale. La tutela civile, se mai deve entrare in azione, non può avere altro scopo che di proteggere la vita e il diritto alla vita.
Sei. Sfortunatamente, vedi l'accenno alla psicologia marxista qui sopra, nullo può impedire il tasso di suicidio che purtroppo si verificano nelle varie società, anche tra i ceti più giovani. E giusto ed è buono che tali eventi siano considerati come un fallimento collettivo verso l'umanità intera. Con la volontà di rimediare con mezzi di prevenzioni sempre più adatti. Può mai sembrare giusto che a un malato viene negato quello che non è negato, in pratica, ma sfortunatamente solo in pratica, agli altri mortali? Qui risiede l'unica questione difficile di questo falso dibattito sopra l'eutanasia, dibattito a forte motivazioni capitalistiche neoliberali. Viene qui messo in gioco l'autentica uguaglianza umana, incluso il diritto all'errore, ma concepito come possibilità pratica di sbagliare, almeno in apparenza, solo per se stesso. Welby, o piuttosto al gente attorno a lui con il loro progetto di massaggiare l'opinione pubblica per modificare nientemeno un diritto costituzionale fondamentale, sono miserabilmente colpevoli di volere decidere per tutti gli altri, senza vero ancoraggio nel drammatico caso individuale che li confronta. Proprio quello che la Costituzione desidera impedire. Questo non è solo un abuso, sarebbe un crimine, che andrebbe nel senso di un desiderio istituzionale di classe, o peggio ancora nel contesto regressivo ed esclusivista attuale, di caste. Sarebbe dunque un crimine imperdonabile.
Io non vedo nessuna buona soluzione a questo problema perché implica sempre il coinvolgimento attivo o complice di altre persone, con la scusa di rimediare a contingenze materiali, certo dolorose ma singolari, e dunque incapaci di modificare singolarmente le leggi umane generali ed universali. Per esempio, quando si riflette bene, la possibilità del suicidio, l'unica reale questione accettabile e discutibile dietro il discorso dell'eutanasia, viene negata a pochissimi malati. In pratica viene solo negata ai malati privi di coscienza o di ogni possibilità motrice. Tale impotenza può tecnicamente essere palliata con mezzi robotizzati comandati con gli occhi, oppure con elettrodi craniali. Le possibilità tecniche di metter a disposizione degli ospedali di una intera regione o di una intera nazione tali tecnologie esiste. Non causa nessuno grande problema materiale o finanziario non-risolvibile. Si tratterebbe allora del ''Amico Robot del suicidio'', strano amico da immaginare senza nessuno segno simbolico dotato di connotazioni particolari ... Insomma, una versione della machina di Charlie Chaplin nel film ''I tempi moderni'', ma sicuramente meno comica. Comunque, lo scopo sarebbe quello di offrir al paziente la possibilità di scegliere solo del momento e del metodo. Ad esempio, l'auto-amministrazione di sonniferi e di calmanti prescelti che, a semplice doppia dosa, diventerebbero mortali senza causare dolore. (Si tratta qui del modello robotizzato e mezzo neutralizzato di certe pratiche neerlandesi.) La responsabilità di prendere la dosa letale rimarrebbe unicamente con il paziente assistito dal suo Robot, o dal suo gruppo di sostegno. Ma, ed e questo il vero scopo di queste linee, si nota che persiste ovviamente sempre un problema di complicità criminale diretta, all'eccezione forse del caso Robot, dove esiste piuttosto un problema di possibile negligenza criminale istituzionale, anche si questa negligenza può essere paragonata ai casi quotidiani che implicano medicinali usuali che purtroppo possono nuocere se presi da pazienti normali a dose più alte di quelle prescritte. Intanto, questo implicherebbe sempre una certa complicità istituzionale contraddittoria con la missione della medicina e degli ospedali, una cosa gravissima perché potenzialmente distruttrice della necessaria fiducia dei pazienti in generale nei medici e nelle istituzioni sanitarie. Rimane perciò, un'impossibilità che può solo essere tolta con un suicidio per devoluzione. Le persone che compierebbero tali attivi, pure con l'approbazione scritta o chiaramente espressa dal paziente subito prima di morire (e certo non tramite un testamento biologico anteriormente redatto che, come si sa dall'esperienza, rimane sempre drammaticamente mutevole con la condizione del paziente o semplicemente con la sua percezione umorale transitoria) dovranno pero assumersi tutte le conseguenze criminali dei loro atti. La giustizia potrà allora giudicare, caso per caso, in piena conoscenza della drammaticità delle situazioni, ma sempre con un massimo di rigore per il personale medicale o para-medicale, ai quali tali atti dovranno sempre essere, costituzionalmente e legalmente, proibiti. (Aggiunto: Si nota che i casi veramente problematici, quelli dei pazienti non autonomi e/o incoscienti sono infimi, sotto il livello statistico di visibilità.)
Aspetti socio-economici.
Sette. Mentre il capitale si è appropriato 10 % del valore aggiunto in più al danno dei lavoratori negli ultimi 20 anni, e quasi 20 % sin dalla meta degli anni 70, i programmi e servizi sociali essenziali come l'educazione, la sanità, le pensioni, il trasporto collettivo e l'alloggio sociale, vengono sottoposti a forti cure dimagranti, cioè ad una quasi-eutanasia economiche ed ideologica. La longevità media delle cittadine e dei cittadini è (voglio augurarmi, fortunatamente ... ) cresciuta. Si sa che attorno al 80 % di tutte le spese mediche occasionate da un individuo durante tutta la sua vita avvengono in media negli tre (3) ultimi anni della vita, quando si arriva a vari stati di perdita di autonomia. Malgrado (sic!) i progressi della scienza, da un punto di vista personale e qualitativa, questa situazione non risulta differente di quella che esisteva dieci o venti anni prima. Quello che cambia è la magnitudine del problema demografico dell'invecchiamento della popolazione, con l'arrivo massiccio nella terza età dei baby boomers, in un epoca di neoliberalismo speculativo, usurario e globale. In un altro tipo di società, tale situazione, compensata in parte con una discrescita delle coorte degli alunni nelle scuole, sarebbe vissuta come un'opportunità socio-economica per creare lavori di servizi alle persone haut-de-gamme, connetti con la geriatria e con la societa del tempo libero. Basterebbe solo rendere illegale il lavoro a tempo determinato, con l'eccezione del tempo parziale volontariamente scelto, e con una gestione delle ore supplementare concordate con i sindacati e con lo Stato. Questo sarebbe facilement concepibile ridistribuendo i soldi sprecati per l'assistenza privata e pubblica (Il New Deal dimostrò come il sistema privato del non-intervenzionista Hoover costava in realtà molto di più del sistema pubblico iniziato da Roosevelt, perché la canalizzazione pubblica, anche parziale, del risparmio nazionale e delle tasse nei circuiti socio-economici risulta tutt'altro che neutrale!) Il sistema pensionistico rifondato sopra il diritto costituzionale ad un vero lavoro dignitoso (CDI) permetterebbe di garantire la massima autonomia ai pensionati, al massimo ricuperando per l'Inps, da qui al 2030-50, 2 % del valore aggiunto espropriato dal capitale senza nessuna controparte sociale, riabilitando così uno Stato sociale con viso umano. Sfortunatamente, dato che la borghesia compradora attuale intende generalizzare il precariato, tali scelte autenticamente sociali diventano impossibili. Il suo obbiettivo e quello di avanzare verso una societa di casta filo-semita nietzschiana, fondata su nuove forme di schiavitù e di domesticità (incluso l'oscena ''vecchiaia attiva'' prodi-bertinottiana). Si tratta dunque per essa di trasferire sempre più fondi dai salari e dai ''redditi globali netti'' verso i profitti capitalisti individuali e globali. Il capitalismo neoliberale filo-semite nietzschiana sarebbe condannato senza l'eutanasia organizzata dei nostri anziani. O, senza l'eutanasia anticipata dei lavoratori manovali, visto che se non muoiono sul posto di lavoro, muoiono in media sette (7) anni prima degli altri, spesso soggetti di malattie croniche. Io dico che è meglio eutanasiare il capitalismo come sistema di produzione oggi antitetico con lo sviluppo delle forze produttive (più produttività e più competitività dovrebbero normalmente significare una settimane di lavoro più corta, per lo stesso salario, ma con più benefici sociali e con un età pensionabile più bassa, altrimenti è chiaro che il frutto della produttività e della competitività viene espropriato da una minoranza spesso totalmente parassitaria.) Il capitalismo è diventato antitetico con l'emancipazione umana. Perciò fa l'apologia dell'eutanasia delle classi più povere con un zelo fanatico. Tale sistema e i suoi difensori non meritano di esistere politicamente e nemmeno di essere ascoltati.
Finché la differenza tra il salario più piccolo e il salario più alto non sarà di un massimo di 2 o 3, la sinistra vera, e prima di tutto i comunisti degni del nome, dovranno esigere la massima tutela della scuola, della sanità, delle pensioni e dell'accesso di tutti a tutti i mezzi necessari alla vita. Non è il ruolo dei comunisti aiutare il capitale a eutanasiare il proletariato. Per parafrasare G. Brassens, la morte non ha certo bisogno che li si tenga la falce. Nientemeno è il ruolo dei comunisti predicare il falso credo della eutanasia come ''morte nella dignità'' e ''morte scelta'' (una contraddizione nei termini), solo perché, con incommensurabile ignoranza, si crede di offrire un'alternativa alla morte nella povertà e nell'indigenza sociale con l'acqua pseudo-santa e i sacramenti delle religioni complici del capitale (Come l'Opus Dei e il Vaticano furono complici attivi di Kissinger, del Pentagono e della CIA, e del loro ''puppet'' Pinochet, nel colpo di Stato perpetrato contro il Presidente Allende il 11 settembre 1973. E complici attivi delle indescrivibili torture commesse contro le nostre compagne e i nostri compagni - quelli che si sentono più forti possono leggere i rapporti di Amnesty International negli anni che seguirono il colpo di Stato, in particolare per quello accaduto nel stadio ... tutto questo compiuto al nome della civiltà giudeo-cristiana, dunque anticomunista, propagata gia allora dalle élites Occidentali ... Altro che Repubblica di Salò o che pseudo-gulag sovietico! - Atti atroci questi, ma tuttora impuniti.) Banalizzazione del male? Ospedali privati e ''two-tier'' sistema di sanità? Certi tizi, contrapponendosi violentemente alla nostra Costituzione e alla Dichiarazione Universale dei Diritti Individuali e Sociali della Persona Umana, vorrebbero così lasciare il terreno libero al Vaticano, alle religioni, e alle loro prediche alienanti sul ''diritto alla vita'', come se il pensiero scientifico moderno nel campo dell'eutanasia, come pure in altri campi tale la procreazione assistita, il divorzio, il matrimonio gay ecc, non avrebbe niente da dire autonomamente, senza rendersi subalterno al materialismo volgare del capitale, riservato pero solo alle masse previamente pauperizzate! Questo rappresenta il colmo del rinnegamento e della falsa rappresentanza.
Conclusione.
Se non sarà possibile bloccare questa deriva eutanasista frontalmente contraria alla nostra Costituzione partigiana, non si dovrà mai abbandonare la lotta per una vera uguaglianza socio-economica e psicologica davanti alla morte, cioè non si dovrà mai abbandonare la lotta per lo stesso diritto alla vita e alla solidarieta sociale organizzata e umana per tutta persona umana, una volta nata. Nel frattempo, si deve esigere senza mezzi termini, di tutti quelli medici e di tutti i politici e parlamentari che credono possibile difendere un pseudo-diritto all'eutanasia, di scrivere e di pubblicare un testamento biologico irrevocabile secondo il quale saranno necessariamente ospedalizzati nel sistema di sanità pubblico italiano, delegando il permesso, per il personale medicale ed infermiere, di decidere di eutanasiarli quando giudicheranno che hanno perso la loro autonomia. Per sfortuna, si sa che, anche per certi tizi di ''sinistra'', risulta sempre più facile decidere per gli altri con una buona coscienza al ribasso, anche in contraddizione con la Costituzione, sempre sottovalutata e poco conosciuta nel nostro Paese! Se queste persone non sono capaci di ingaggiarsi pubblicamente in questo senso, allora sarà meglio che taccino e ci lascino vivere in pace. L'accompagnamento palliativo del proletariato al beneficio del neo-reaganismo prodi-bertinottiano di questi pitres e bassi cleri causa proprio un insopportabile ''nausea''.
Ma si sa dalle proprie dichiarazioni, i pitres dirigenti del Prc attuale non sono comunisti. Pure se continuano ad essere pagati come tali. Per quanto a Pannella, oramai, non bisogna neanche commentare.
Paul De Marco, comunista.
Copyright 12 dicembre 2006.
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Testamento biologico: la ''dolce'' eutanasia capitalista italiana
(back)
Vogliamo argomentare in favore dell'utilità dei comitati etici negli ospedali e in favore di un aumento drastico dei posti letto e dei servizi di cure palliative. I discorsi relativi all'eutanasia ed a pseudo-''testamenti biologici'' mi sembrano inutili, nocivi, fortemente manipolatori. In breve, mi sembrano regressivi e reazionari. Sono sprovvisti di ogni razionalità umana e costituzionale.
Oltre ad essere anti-costituzionale, l'eutanasia è vituperata dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini italiani. Il testamento biologico rappresenta solo un mezzo mascherato come una presunta scelta personale per legittimare l'implementazione dell'eutanasia. E solo un inganno politico, medicalmente contraddittorio e individualmente inutile ed insensato. Il problema vero risiede nella gestione borghese delle università, della formazione dei medici, e della disponibilità dei letti negli ospedali e negli reparti palliativi (1). Vediamo la cosa più in dettaglio.
Contrariamente a quello che si sente dire in questi giorni, l'eutanasia è un crimine proibito dalla nostra Costituzione e dalle nostre leggi vigenti. Nuove leggi sul soggetto sarebbero ultra vires in partenza senza un apposito ammendamento costituzionale. Il testamento biologico altro non è che una forma ''soft'' dell'eutanasia. Vediamo come i suoi difensori presentano i loro argomenti. Per loro, si tratta in apparenza di mettere fine al cosiddetto ''accanimento terapeutico''. L'unico modo capace di sottrarre i medici alle conseguenze ippocratiche-etiche, e alle conseguenze legali-finanziari che risulterebbero da una violazione, sta nel trasferire furtivamente la responsabilità della fine delle cure al paziente. Come certi pazienti in fase terminale non sono più coscienti, bisogna dunque agire preventivamente con il ''testamento biologico''. A questo si aggiunge il corollario secondo il quale, il paziente avrebbe il diritto costituzionale (sic!) di rifiutare le cure.
La realtà è tutt'altra. Trattiamo l'ultimo punto per prima. Dal punto di vista costituzionale questo argomento è una semplice sciocchezza; si tratta, in oltre, di una forzatura non dovuta all'ignoranza ma al calcolo ideologico di natura politico-finanziario. Io mi stupisco che non si è trovato un solo costituzionalista di fama in Italia per dirlo ad alta voce. Una costituzione non parla mai per dire il nulla. Deve essere applicata nella coerenza dei suoi principi fondamentali. La nostra Costituzione prevede che il paziente ha il diritto di rifiutare i trattamenti medicali quando il contrario non è pre-disposto dalla legge, essendo ovvio che ogni legge deve rispettare la dignità e l'integrità della persona. In altre parole, dal punto di vista legale, il paziente non può rifiutare i trattamenti quando questo rifiuto è suscettibile di mettere la sua vita e quella degli altri in pericolo. Ovviamente, si tratta qui di trattamenti scientificamente stabiliti per quanto riguarda la loro utilità medica. Questo principio va sfumato quando si tratta di trattamenti sperimentali. Quando le certezze di guarigione mancano, siamo necessariamente rimandati ai comitati di etica, e alla consultazione tra medici, pazienti e famiglia. Ad esempio, se un bambino rischia la morte per mancanza di una trasfusione di sangue in un contesto dove i genitori, testimoni di Geova, rifiuterebbero il trattamento, per implicazione diretta la nostra Costituzione fa obbligo alle autorità e al corpo medicale di prendere tutte le disposizioni necessarie per procedere a salvare la vita del bambino. Il diritto alla vita non si transige neanche per i minorenni. Il caso dei testimoni di Geova è assai facile a risolvere. Rimane però che stiamo assistendo ad un'esplosione di sette assai regressive e fanatiche che, non solo debbono essere tutelate come gruppi settari, ma debbono anche essere tutelate dal punto di vista della sicurezza generale delle persone. Nel caso dei testimoni di Geova, una società civile dovrebbe anche essere capace di intravedere altre possibilità scientifiche-tecniche di sostituzione, in modo da rispettare congiuntamente il diritto alla vita (dunque il diritto alle cure medicali) e la libertà di coscienza; tale società tenderà (anzi dovrebbe) a sviluppare questi nuovi strumenti, in questo caso, un sangue artificiale. Come si vede questo argomento è generalizzabile ma richiede sempre la massima cautela. Anche se, in tutti i casi, rimane sacro il diritto alla vita dopo la nascita assieme al diritto universale di accesso a tutti i mezzi disponibili per mantenerla.
In certi casi, la medicina non può offrire rimedi sicuri che possono garantire la guarigione del paziente. Non si tratta qui in alcuno modo di accanimento terapeutico ma di limiti scientifici-tecnici della medicina. Siamo qui in casi dove la vita è in pericolo, ma dove la scienza rimane ancora impotente. Il medico (giuramento di Ippocrate) ha il dovere di fare tutto quello che è scientificamente possibile per salvare il paziente. Ma ha anche il dovere di riconoscere la sua impotenza scientifica. Il problema si rivolve in modo assai più facile di quanto si pretende oggi. Perché, il medico ha a sua disposizione un certo numero di alternative gia sperimentate, o in corso di sperimentazione. Per ognuna di queste alternative, dispone di dati statistici relativi ai risultati. I parametri etici e la discussione con il paziente e la famiglia permettono autenticamente al paziente di scegliere, dato che non fare niente significherebbe la morte a breve termine, mentre tentare un trattamento offrirebbe una certa percentuale di successo, in termine di guarigione o di prolungamento della vita. Se il paziente non è più cosciente, allora la decisione, dopo consultazione con la famiglia, rimane solo nelle mani dei medici e del comitato di etica delle istituzioni medicali.
C'è un'altra ragione per non confondere inutilmente accanimento terapeutico e impotenza medicale: il fatto drammaticamente (e dal punto di vista mio, vergognosamente) verificato nei paesi dove si pratica una forma o un'altra di eutanasia come il ''testamento biologico'', che i pazienti-redattori di tali testamenti biologici cambiano spessissimo di avviso. Ma lo fanno solo se rimangono coscienti! La presunta ''scelta'' non è poi così unilineare e razionale come certi vorrebbero fare credere. In ogni caso, una tale falsa scelta risulta oggettivamente nella decisione di mettere fine ai propri giorni, in altre parole si tratta di un suicidio. Ripeto: in tutti i casi (adolescenti alla pubertà o malati terminali ecc..) il suicidio è un atto alienato, dunque proibito dalla nostra Costituzione e dalla legge. Di più, risulta un mostruoso fallimento per la società intera, più ancora che per l'individuo in particolare. Infine, aiutare una persona a suicidarsi, o anche incitarla a farlo per il suo presunto bene, è un crimine, un assassinio. Non cercare di impedire un suicidio, facendo almeno appello alle autorità competenti, rimane anche questo un crimine di non assistenza a persone in pericolo.
Converrebbe a questo punto tentare una tipologia delle situazioni che riguardano le relazioni tra medici e pazienti in fase terminale o dei pazienti incurabili senza autonomia (questi due termini essendo sciaguratamente confusi. Ho già detto in un precedente commento sopra l'eutanasia, con la mia metafora del ''Amico Robot del suicidio'' (2), che se esiste una possibilità individuale di suicidio questa non può mai essere sancita, né umanamente né legalmente come diritto al suicidio.)
Con un può di distacco si può vedere chiaramente che tutti i casi specifici possibili cadono nelle due situazioni gia identificate. La prima situazione riguarda le persone in fase terminale. Abbiamo gia detto sopra che, in questo caso, gli unici problemi risultano meno di una pseudo-scelta individuale che di un'assenza oggettiva di scelta, personale e medicale. Siamo nella zone dell'incertezza e dell'esperimento scientifici, e dunque della necessaria consultazione tra medico e paziente. Al medico compita vietare che il paziente sia sottomesso a trattamenti inumani. Si tratta qui, prima di tutto, di controllare il dolore fisico e di provvedere a condizioni umane di ospedalizzazione. Si tratta anche di tentare di alleviare le sofferenze psicologiche con l'aiuto di gruppi di sostegno e con l'agevolazione della presenza delle famiglie e degli amici attorno al paziente, senza ostacolare il lavoro del corpo medicale, e senza ostacolare le cure degli altri pazienti. Senza queste possibilità di sperimentazioni in condizioni medicalmente e umanamente ottimali, la medicina non potrebbe avanzare. L'unica cosa da aggiungere qui riguarda il controllo del dolore: oggi, non convince più l'uso a dose a progressione geometrica della morfina, né il negletto dei mezzi alternativi di controllo del dolore, in modo da non provocare ineluttabili effetti secondari letali. Il caso dei pazienti non coscienti che cadano in questa categorie fu gia esaminato sopra. Sottolineiamo qui che se gli interventi sperimentali non sono suscettibili di portare ad un successo, la longevità della vita del paziente non ne risulta certo allungata. Difficile allora parlare di accanimento terapeutico.
Gli altri casi, statisticamente insignificanti dal punto di vista demografico, ma pesanti dal punto di vista umano, e sfortunatamente dal punto di vista finanziario borghese, riguardano i pazienti incurabili senza autonomia fisica. Si nota per prima che con il progredire della scienza questi casi diminuiscono. Non è una constatazione banale! Né dal punto di vista etico, né dal punto di vista medicale e sociale. Questi casi possono essere molti vari e molti specifici. Il che dovrebbe quasi essere visto come un'opportunità umana e scientifica, nonché un peso per il sistema di sanità. Il solo caso veramente limite, mi sembra essere quello della morte cerebrale almeno quando si può stabilire senza il minimo dubbio che il degrado cerebrale è diventato irreversibile. A questo punto, si può allora giudicare che l'umanità della persona viene irrimediabilmente amputata, perché è ridotta ad un stato di vegetazione-naturale. La scienza e la solidarietà sociale diventano allora impotenti. La morte ''naturale'' può dunque essere considerata come un esito eticamente umano purché si sia preveduto ad una fine dignitosa. Quando è possibile, presenza delle famiglie, degli amici, o quando la persona è sola, presenza dei gruppi di sopporti ospedalieri in modo da garantire la dignità umana del passaggio della vita alla morte. Il criterio della morte cerebrale risulta più fondato dal punto di vista scientifico e umano che il pseudo-concetto cattolico di ''soffio della vita'', concetto che pretende legare in modo assai arcaico l' ''anima'' (mai definita scientificamente) alla respirazione ed, in fine, alla ''prova'' dello specchio!
Tutti gli altri casi di questa seconda categoria non possono mai essere risolti istituzionalmente con la decisione di facilitare il suicidio, tramite un pseudo-testamento biologico. Non importa qui che il paziente sia o meno cosciente, purché non sia in ogni caso attestato cerebralemente morto. Si sono visti casi di coma prolungati per moltissimi anni dove le persone si sono risvegliate. Applicare metodi di eutanasia, diretta o indiretta (testamento biologico), mette in causa la decisione anti-scientifica e anti-umana di investigare scientificamente queste condizioni limiti al fine di acquistarne una vera comprensione medicale. Non ha senso. Se tale comportamento fosse stato universalmente applicato, l'umanità viverebbe ancora oggi negli alberi o nella savana! In questa categoria, ogni ulteriore sperimentazione con trattamenti nuovi sarebbe auspicabile, ma concepibile solo secondo protocolli stretti. Questi riguarderebbero la valutazione del comitato di etica dell'istituzione (con diritto da parte delle famiglie, o dei medici, di fare appello ad un comitato nazionale sempre scelto ad hoc ma sottomesso al diritto di veto delle famiglie durante il processo di selezione sulla base di una liste di candidati eventuali gia stabilità). Riguarderebbero anche la valutazione dei medici, del paziente e delle famiglia. Questa valutazione, condivisa da tutte le parti, sarebbe fondata sopra una estimazione informata del livello di successo medico statisticamente prevedibile e sopra il livello di coscienza del paziente stesso. Ad questo punto bisognerebbe solo prevedere legalmente la partecipazione di costituzionalisti e di giuristi nel comitato ad hoc nazionale, in modo da rendere le sue decisioni sicure dal punto di vista giudiziario, senza pero dovere impedire in modo antidemocraticatico eventuali ricorsi dalle varie parti alle corti. O forse, si potrebbe chiedere al Consiglio della magistratura di riunirsi in assemblea straordinaria per dare il suo avviso sulla decisione del comitato nazionale di etica. In questo secondo caso, il vantaggio discenderebbe dalla possibilità di stabilire la costituzionalità della decisione finale, rendendo così superfluo forse anche impedire - ulteriori ricorsi alle corti. Nel lungo termine questo avrebbe pero lo svantaggio di sopprimere il valore di adattabilità della giurisprudenza stabilità dal processo dialettico che lega il comitato nazionale ad hoc con, eventualmente, le decisioni delle corti. Essendo testimoni di un periodo storico nel quale i mutamenti della genetica e della medicina sono spesso folgoranti, la preservazione di questa dialettica mi sembra molto auspicabile per incorporare man mano le trasformazioni scientifiche e le evoluzioni sociali. In parallelo, la definizione legale di questi comitati permetterebbe la formulazione di norme nazionali per gli eventuali risarcimenti. In ogni caso, l'esistenza di tali comitati di etica rende inutile e dal punto di vista mio, anche odiosa ogni discussione sopra l'eutanasia o i testamenti biologici.
Rimane la questione del dolore fisico: tutti i medici vi diranno che non è un problema medicale serio, visto che i mezzi esistono per controllare il dolore. Per conto mio aggiungo, che esistono e debbono ancora essere sviluppati modi di controllo senza effetti secondari letali.
Avrete capito che, una volta sbarazzato dalle sue premesse borghesi e più o meno coscientemente neo-nietzschiane, tutta questa problematica rinvia al carattere capitalista del sistema di sanità, e al carattere capitalista della società, nella quale le merci hanno più peso delle vite umane.
I medici si concepiscono sempre di più con un metro anglo-sassone. Cioè si concepiscono come piccole e medie imprese che debbono pure vegliare a ottimizzare il profitto personale! Questo mi sembra una deriva inaccettabile, incompatibile con la professione (giuramenti di Ippocrate) e con il livello di diffusione della civiltà umana, senza limiti di classe, di religione (auto-elezione di caste), di genere ecc... Purtroppo, questa attitudine medicale, appoggiata dal peso anti-democratico della professione medica concepita come ''professione liberale'', influenza in primis l'organizzazione delle università di medicina e di infermeria (e anche, via le compagnie farmaceutiche, la formazione e i lavori dei ricercatori nei laboratori). Solo questa attitudine spiega la feroce ed arcaica difesa del numerus clausus in molti paesi. In altre parole, si tratta di una professione ''liberale'' che pretende monopolizzare un sapere specifico, relativo alla vite e alla morte, usando questo monopolio usurpato per garantire il proprio statuto sociale, a volte al detrimento dei pazienti. Questo è sempre stato intollerabile. Nella società moderna diventa una pura sciocchezza criminale: con la democratizzazione dell'educazione e il spazzare via di certe pretensioni intellettuali di un'altra età, risulta che ogni società è oggi capace di produrre rapidamente il numero di medici e di infermieri specializzati di cui a bisogno (vedi ad esempio la Cina di Mao, ed il Venezuela di Chavez.) Ovviamente, il salario (pardon, le retribuzioni ...) e le pretese professionali, del tutto diverse delle pretese scientifiche e cittadine, saranno rivisitate in modo più democratico e più umano, ma risulterà subito chiaro che la socializzazione della medicina e della farmacia è oggi diventata una fase repubblicana-democratica imprescindibile. La medicina privata non ha più nessuno senso. Il pagamento all'atto delle prestazioni medicali risulta in relazione con la medicina come il ruolo di tutore privato aristocratico-borghese-religioso era per il sistema di educazione. Questo mi sembra chiarissimo: inutile rifare qui tutto Condorcet rivisitato con il Rousseau pratico dei progetti costituzionali. Va ripetuto intanto che una società nella quale la divergenza tra il più basso e il più alto salario risulta di più di 3 è una società arcaica, una società a dire vero assai malata che necessita attenzioni e cure urgenti.
Viviamo purtroppo ancora in una società di classe, oggi di nuovo pericolosamente affascinata dai miraggi della ''post-umanità'' (cioè, dalla ''sovra-umanità'' nietzschiana), un ''presunto ''privilegio'' da riservare solo alle caste superiori. Mentre il modo di produzione deriva verso una società di nuova domesticità e di nuova schiavitù, la medicina sociale (grande conquista democratica sancita dalla vittoria delle Resistenza in Occidente ed altrove) deriva per conto suo verso una crescente privatizzazione. Nell'Inghilterra di Blair si è sperimentato una gestione capitalistica degli ospedali. E un clamoroso disastro. Negli USA, dove si spreca più di 15 % del Pil per un inefficiente sistema privato, idem. In Italia, paese dove il sistema sanitario nazionale fa pietà perché drammaticamente sotto-finanziato rispetto alla media europea, siamo gia ad un sistema ''two-tier'' nel quale un terzo del sistema risulta gia in mano del settore privato. Un settore privato, sempre in gran parte finanziato con fondi pubblici, che si concentra sugli attivi medicali e para-medicali più facili e più profittevoli, instaurando così una pratica che contribuisce a svuotare la redditività del settore pubblico al quale si riserva pero il monopolio dei casi più pesanti!
In un tale sistema, la reificazione capitalista generale rende proibitiva la disponibilità ed il prezzo dei letti negli ospedali e nelle istituzioni di cure palliative, come pure l'impiego del personale medicale e para-medicale necessario. I sindacati del settore non mancano di dirlo e di spiegarlo. La vita umana, gia subordinata durante una vita intera di lavoro alienato allo sfruttamento capitalista, viene allora totalmente subordinata alla logica in-umana della redditività capitalista del sistema di sanità durante le sue fasi terminali. L'alternativa opposta permetterebbe invece di sviluppare progressivamente una autentica medicina sociale, dotata di autentici servizi di geriatria, capaci di creare un numero importante di posti di lavoro qualificati, con effetto trainante per la domanda interna, mentre si compierebbe un passo di civiltà, un ulteriore passo nello sviluppo di una vera società col viso umano. Oggi, la sciagurata incitazione istituzionale al suicidio, per mezzo del pseudo-testamento biologico, serve solo a sbarazzare i letti disponibili, anzi a mantenerne il numero disponibile di letti costante o addirittura a diminuirlo, in previsione del cambiamento demografico pesantemente determinato dall'invecchiamento della grande coorte dei baby-boomers! Nei migliori dei casi risulta una logica tecnocratica e restrittivamente contabile. In realtà, non si può negare il suo aspetto coscientemente neo-nietzschiano. Ripeto, dall'inizio degli anni novanta il capitale si è accaparrato di più di 10 punti della ricchezza (più di 20 % sin dalla metà degli anni 70) senza nessuna controparte sociale, se non le cure di austerità neoliberali indicate dal FMI, l'OCSE, e Bruxelles, alle quali si aggiunge l'inizio del ''ritorno'' neo-nietzschiano verso una società di caste. Portando la spesa sanitaria italiana al livello medio della UE, e recuperando solo 2 % supplementari del Pil, si potrebbe con relativa facilità stabilire l'età pensionabile generale a 60 anni, e sviluppare tutti i servizi necessari di geriatria e di cure palliative. Solo per imboccare questa via bisognerebbe cambiare rotta, basando la società sopra una spartizione del lavoro disponibile tramite la riduzione generale della settimana legale del lavoro (inizialmente per lo stesso salario), in modo da ristabilire il gestito dei contributi sociali e della fiscalità statale generale. Se il capitalismo non si mostra capace di gestire le sue contraddizioni interne con l'aiuto di una ''regulation'' economica fondata sulla spartizione del lavoro, allora vorrà semplicemente dire che ha ormai esaurito il suo ruolo storico, al punto di essere diventato un grave impedimento all'ulteriore sviluppo della civiltà umana.
Voglio concludere con due speranze. Prima che non si diminuisce demagogicamente la tradizione giuridica italiana, tradizione che seppi posare al suo tempo le basi teoriche e scientifiche del ''diritto delle genti'', cioè, della giustizia naturale; o che non si svuota il senso profondamente laico ed umano della nostra Costituzione partigiane, fin qui la più alta versione delucidata della tradizione della legge naturale e positiva. Questa tradizione implica il rispetto dell'integrità e della dignità della persona; implica dunque il ripudio di ogni forma di suicidio e di ogni forma di omicidio istituzionale. Altrimenti si rimette in questione l'uguaglianza umana dei cittadini (incluso l'accesso ugualitario a tutte le avanzate tecniche disponibili) assieme alla solidarietà repubblicana. La morte è ineluttabile per tutti, non è il compito di nessuno assisterla. Soprattutto prendendo pretesto di casi statisticamente insignificanti (anche con il cambiamento demografico in corsa) collo scopo ideologico di appoggiare la logica puramente capitalista di un sistema di sanità gia mezzo privatizzato e drammaticamente sotto-finanziato.
La seconda mia speranza è che la società civile italiana saprà richiede da tutti quelli che credono di potere fare l'apologia dell'eutanasia, e della sua forma ''soft'' di ''testamento biologico'', di formalizzare anche loro un tale testamento biologico con la richiesta di essere curati esclusivamente nelle istituzioni pubbliche nazionali (senza viaggi ed operazioni negli ospedali esteri, come fanno certi tizi con apposita ed arrogante mediatizzazione.) Anche nell'attuale fase transitoria si dovrebbero chiedere la redazione di questi ''testamenti biologici'' a tutti gli apologisti del sistema, se non altro per una semplice questione di onesta intellettuale e cittadina. Con l'auguro che la saggezza democratica-costituzionale prevalga e rendesse tali testamenti inutili tanto dal punto di vista legale quanto dal punto di vista delle pratiche. Senza il rispetto integrale del giuramento di Ippocrate la medicina perde il suo ruolo e la sua utilità complessivi: la fiducia dei pazienti nei medici e nelle istituzioni deve essere, e deve rimanere, totale.
Vostro,
Paul De Marco
1. Le linee minime per una riforma del settore della sanità sono conosciute: totale ripubblicizzazione del settore; socializzazione della medicina privata (con apposita riforma del numerus clausus, della qualifica delle specialità di infermeria ecc...); abolizione del pagamento medico all'atto; socializzazione integrale della farmacia; mantenimento a domicilio, geriatria e medicina preventiva (a scuola, sul lavoro, con fisioterapie ed attività varie per i pensionati); massimizzazione delle spese nazionali operate nel settore con l'istituzione di una preferenza nazionale o almeno comunitaria - per le tecnologie, le attrezzature e i brevetti (farmaci ed altri) quando non esistono vantaggi chiari per gli acquisiti esteri; sviluppo di mezzi di controllo medicale a distanza in parallelo con il mantenimento a domicilio (braccialetti computerizzati collegati ai centri medicali e di pronto soccorso, ecc ); massimizzazione della ricerca con il passaggio dei medici alle 35 ore settimanali (dale quali almeno 5 o 10 consacrate all'entrate e al'esame dei dati al livello regionale, locale, nazionale ed internazionale in modo da permettere un balzo in avanti della ricerca utile ma indipendente delle priorità dei laboratori privati o pubblici che siano - questo rappresenterebbe forse la più utile riforma da compiere nella societa moderna dato che avrebbe un impatto simile all'introduzione dell'igiene pubblico legato all'urbanizzazione moderna); massimizzazione della ricerca per le malattie ambientali con predeterminazione genetica, come il diabete (dato che le spese in questi campi cresceranno drammaticamente nel futuro); potenziamento della ricerca medica in generale; prevenzione medica culturale ed industriale (in particolare nell'agroalimentare, e per i più di 100 000 elementi chimici oggi utilizzati dall'industria senza veri controlli, vedi le ultime ma ancora parziali misure previste dalla UE). E via discorrendo ... Aggiungo come riforme urgenti quelle legate alla geriatria (comitati etici, diritto laico alla vita ed accesso ugualitario alle cure più moderne, numeri di letti disponibili, cure palliative, ecc), e quelle legate al controllo delle infezioni nosocomiali (isolamento, indebolimento sistematico, e neutralizzazione batteriologica dei reparti ospedalieri, controllo della prescrizione degli antibiotici, uso della tecnica sovietica delle batterie antropofaghe specificamente scelte ed adatte per il controllo dei casi di infezione più gravi, ma anche per la ricerca di nuovi antibiotici, analisi allo stesso scopo degli organici microscopici dell'epidermide umano che costituisce la prima linea di difesa contro le infezioni ecc... Idem per i polmoni.) Si tratta qui di una lista di riforme degne di un sistema di sanità moderno... Altro che la vergognosa regressione legata all'eutanasia ed al testamento biologico-suicide per uso quasi esclusivo delle cosiddette ''classi pericolose''!
2. Vedi nella stessa sezione l'articolo intitolato ''Geriatria o eutanasia filo-semita nietzschiana?''
XXX
L'ITALIA, PAESE A SOVRANITÀ LIMITATA?
Riassunto:
La forma repubblicana una e indivisibile della nostra Costituzione fondata sul lavoro, dunque la sovranità del popolo e i suoi diritti individuali e sociali, non sono costituzionalmente modificabili. L'articolo 11 della Costituzione ripudia la guerra e non permette nessuna limitazione della nostra sovranità se non in modo paritario all'interno di organizzazioni finalizzate al mantenimento della pace e della giustizia. L'Articolo 11 fu scritto con la Carta dell'ONU in testa. La Costituzione non permette la messa delle nostre forze armate sotto comando straniero; tutti sanno che il comando militare centrale della Nato è imperiosamente e unilateralmente americano. I primi dirigenti della nostra repubblica sapevano tutto questo. Ad esempio, De Gapseri mise prudentemente la Nato sotto l'egida dell'Articolo 51 della Carta onusiana, un articolo puramente difensivo al livello regionale e tutelato dal Consiglio di sicurezza piuttosto che da Washington; di più, De Gasperi contribuì ad inserire l'Articolo 2 nella Carta atlantica in modo di renderla compatibile con il ripudio della guerra - almeno con ogni tipo di guerra non puramente difensiva sul territorio nazionale - iscritto nella nostra Costituzione. Cosa che i becchini della DC, del PCI ed i patetici rinnegati del Prc vorrebbero ignorare per puro opportunismo, ma anche per una misura certa di ignoranza colorata dal più vile opportunismo politico. Agendo così si trasforma la nostra Costituzione in carta straccia, e si diventa passibile di accuse di alto tradimento. Non si difendono gli interessi superiori del nostro Paese crivellandolo di basi militari estere e riducendolo ad un statuto subalterno di portaerei avanzata dell'Impero filo-semite nietzschiano nel Mediterraneo. (Oggi, ci sono già più di 120 basi militari americane sul nostro territorio, altro che Iraq o Afghanistan, paesi apertamente sotto occupazione!) Si nota fra l'altro che quest'Impero putativo risulta già disonorato e sconfitto sul campo di battaglia dalla resistenza di una parte crescente dei popoli che compongono una Comunità musulmana mondiale di oltre 1,3 miliardi di gente, con la quale il popolo italiano non è, e non sarà mai, in guerra, qualche sia l'opinione delle sue pseudo-élites canaglie, lucky-lucianesche, post-gladio, vaticanesche e filo-sionista di destra, quindi travagliate da motivi anti-costituzionali. Immaginare poi un attacco nucleare israelo-americano sopra l'Iran con una complicità italiana ed una assistenza militare e diplomatica del governo Prodi bis (la pseudo-conferenza di pace di D'Alema)! La cessione unilaterale di sovranità non vale neanche per la UE: se la nostra Costituzione permette le devoluzioni paritarie necessarie alla costruzione dell'Europa sociale sopra la base confederale dell'Europa delle Nazioni, risulta antitetica all'indigesta Europa federale spinelliana e neoliberale da creare con il deperimento strumentalizzato delle nazioni membri esistenti. Un Stato dove non si rispetta lo spirito e la lettera della propria costituzione non può più essere considerato un Stato di diritto, meno ancora uno Stato sovrano e indipendente. Infine, va notato che non si può evitare l'uso del termine tradimento. Si potrebbe ovviamente parlare per eufemismi; sarebbe sottovalutare la gravita degli effetti del spinellianismo e del filo-semitismo nietzschiano; sarebbe ignorare i disagi e i morti causate da queste scelte anti-costituzionali, il che risulterebbe in un tradimento ancora più grande ... da parte mia, come cittadino italiano! Quello che viene denunciato qui non tratta solo di una mancanza di rispetto verso la Costituzione, bensì della volontà dei nostri dirigentidi capovolgerla proprio nei suoi aspetti fondanti e non-modificabili.
(I riferimenti al vecchio sito http://lacommune1871.tripod.com si trovano ora in questo medesimo sito.)
L'ITALIA, PAESE A SOVRANITÀ LIMITATA?
3 miliardi consacrati a missioni militari ultra vires all'estero, 4,5 miliardi di tagli agli Enti locali più il ticket sanitario, non ha senso! (1)
Assistere nella pianificazione di un attacco nucleare all'Iran per instaurare un Apartheid filo-sionista nietzschiano globale, non ha senso!
INDICE:
Introduzione: i sofismi dei nuovi Alcibiade neo-teo-con
L'Articolo 11 : il rosso non è nero.
Ruolo italiano nella Alleanza atlantica: Ci fanno quasi rimpiangere De Gasperi!
Subalternità atlantica o grandezza anti-bellicista dell'Italia?
Copie ubuesche, originale tragico.
Le ragioni del revisionismo anti-costituzionale e anti-onusiano.
Sotto qualunque forma, l' Europa degli 8 porta solo al solito macello anti-europeo!
NB: le sottolineature alle citazioni degli articoli costituzionali sono sempre mie.
XXX
Introduzione: i sofismi dei nuovi Alcibiade neo-teo-con
Il governo Prodi non è caduto solo per una questione di politica estera. E caduto perché i dirigenti dei partiti, tutti i dirigenti di tutti i partiti che compongono l'Unione, considerano l'Italia come una repubblica bananiera. Questo succede per eccesso di ignoranza costituzionale aggravata da una deriva patologica causata dall'opportunismo ideologico-politico. Mentre gli epigoni della cosiddetta seconda repubblica dovevano avere a cuore di mettere a profitto la fine della Guerra Fredda per fare infine rispettare la nostra Costituzione, si produce il contrario. In nostri dirigenti, di destra e di sinistra, non pensano ad altro che a sciogliere la Repubblica italiana in una Europa spinelliana e questa Europa in un nuovo impero neoliberale filo-semite nietzschiano mondiale dominato da una Nato trasformata in guardia pretoriana e legione di un Consiglio di sicurezza legato al carro imperiale israelo-americano! (Per il Manifesto di Ventotene scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, vedi http://www.mfe.it/ventotene.htm in particolare la passione anti-nazionale e la strategia dell'infiltrazione anti-comunista nei partiti, sindacati e cerchi intellettuali.) Va ricordato che assieme alla Carta fondamentale dell'ONU, la nostra Costituzione rappresenta la punta avanzata delle conquiste democratiche-popolari e di civiltà partorite dalla Resistenza al nazifascismo. Nessuna regressione sarebbe tollerabile. Ci sarebbe invece da auspicare che tutti i partiti legalmente riconosciuti in Italia ritrovino presto la via indicata dalla nostra Carta fondamentale nelle loro pratiche quotidiane, come pure nella tessitura dei loro programmi politici. (Il testo della Carta costituzionale e delle modificazioni è disponibile all'indirizzo seguente : http://www.senato.it/istituzione/29375/articolato.htm )
L'Italia sarebbe un paese a sovranità limitata! Lo disse recentemente D'Alema nel suo sciagurato ma tipico discorso di politica straniera presentato al Senato. (Aggiunto: oggi è indagato per corruzione aggravata, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Massimo_D%27Alema#Vendita_di_sistemi_militari_alla_Colombia ). Questa perorazione dalemiana può essere qualificata di discorso della rinuncia e cessione illegale della nostra sovranità nazionale nel quadro multilaterale della Nato, presuntuosamente stabilito come braccio armato e Comitato di Stato Maggiore del Consiglio di sicurezza della ONU. Si teorizza così una devoluzione unilaterale e definitiva! Malgrado il suo giuramento sulla nostra Costituzione partigiana, il ministro D'Alema afferma la tesi seguente:
Questa complessa architettura di cui lItalia è protagonista, fino al punto di riconoscere in Costituzione una rinuncia o una cessione della propria sovranità nel nome di un principio di governo condiviso, multilaterale, dei grandi problemi internazionali, questa complessa architettura è costituita dal sistema delle Nazioni Unite, che è non soltanto struttura portante delle nuove relazioni internazionali, ma che è anche fonte di legittimità delle scelte internazionali, dall'adesione attiva dell'Italia alla costruzione europea e dalla partecipazione del nostro Paese all'Alleanza atlantica.», in « Articolo 11, Medio Oriente e Afghanistan: le tre responsabilità e gli impegni dell'Italia www.liberazione.it, 22-02-2007, p 3. Per un riassunto vedi la Nota 2 qui sotto.)
Lascio da parte la voglia del Signore D'Alema di acquistare credibilità con i suoi maestri imperiali dimostrando la propria ubbidienza e la propria propensione a mettersi sugli attenti; lo faccio perché, francamente, questo è il suo problema personale, non è certo il problema dell'Italia, non avendo niente a che fare con la nostra Costituzione. Aggiungo solo che una repubblica come la nostra, con la sua storia travagliata e con l'esemplarità della sua resistenza al nazifascismo, dall'opera di un Gramsci mai sottomesso a chi tipicamente gli voleva impedire di pensare per almeno 20 anni, fine al consenso repubblicano avanzato sancito dalla Costituzione medesima, non si cerca a partecipare al potere per il potere ma per portare avanti certi principi individuali e sociali fondamentali. In realtà, proprio i principi di sovranità e di responsabilità cittadina sacralizzati dalla nostra Costituzione e dalla Carta fondamentale dell'ONU, due testi fondamentali, al di sopra di tutti gli altri, che soli possono pretendere definire coerentemente il quadro multilaterale al quale nostro Paese può partecipare costituzionalmente. Cioè, senza tradimento, per usare le parole giuste, sottintese negli articoli costituzionali che impongono l'obbligo di difesa della Patria e della Costituzione a tutti i cittadini. Ovviamente, il signore D'Alema non è il solo a dovere essere sottomesso alla critica, la patologia della devoluzione domestica ed internazionale unilaterale, nutrita da un vecchio spinellianismo anti-repubblicano oggi dominante, permea tutte le nostre istituzioni, compresse quelle che dovrebbero essere garanti della nostra Carta fondamentale.
Il trattamento del raddoppio della base militare US di Vicenza, assieme all'ampliamento geo-funzionale delle 120 e più basi americane conosciute nel nostro Paese, ha portato tutta la questione alla luce del sole. Per giudicare la pericolosità pratica della cessione dalemiana della nostra sovranità, importa primo notare la linearità del pensiero espresso dal ministro che va dal Articolo 11, al Medio Oriente, alla Nato, diminuendo nel processo il ruolo del nostro Parlamento - se non di una Presidenza altrettanto lassista. Il ruolo specifico dell'Europa e il ruolo della ONU. Questi mezzi silenzi hanno una funzionalità para-logica nel discorso : come in ogni altro discorso sofista, permettano di conferire plausibilità al ragionamento, permettono di giustificare una meta prescelta ma sprovvista di fondamenti razionali. Nei discorsi di Platone questo metodo viene apertamente drammatizzato da Socrate per illustrare il pericolo di pseudo-sillogismi paradossali che rimandano dunque l'investigatore ad una nuova investigazione della realtà per evitare di soccombere agli artefact della logica e soprattutto della logica sofista. Si sa che per Nietzsche, Heidegger, Derrida questi slittamenti vengono utilizzati come arma di dominio di classe. Se il D'Alema non può neanche essere definito come un nouveau philosophe o un nuovo diplomata, non desidera altro che mostrare di essere stato un buon studente dei suoi nuovi maestri del mondo, pronto ad ricevere il diploma di buona condotta per essere finalmente introdotto nei cerchi dei veri dirigenti, di quelli che contano! Dimenticando nel processo che non esiste storia all'infuori delle lotte di classe, non esiste internazionalismo fuori del radicamento cittadino alla propria repubblica, non esistono veri dirigenti distaccati dal popolo, cioè il proprio e tutti gli altri popoli della Terra. Il sofisma daleminao traspira soprattuto quando si afferma che tutto il processo è indirizzato ad utilizzare la sede italiana non-permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU per portare avanti una conferenza di pace, al servizio della legittimazione onusiana delle iniziative dell'Impero concepito nel quadro illegale della guerra preventiva. Questo proprio nel Paese che ha dato i natali al cosiddetto diritto delle genti, fonte della legge naturale e del diritto internazionale moderno! Si tratta dunque solo di sofismi, intrecciati dal peggiore opportunismo anticostituzionale possibile. I maestri dell'impero hanno l'abitudine poliziesca di redarre il profilo psicologico dei loro alleati e dei loro nemici. Quello di D'Alema non era così difficile da stabilire; per fortuna le teorie nietzschiane-freudiane utilizzate a tal scopo sono ancora più ciarlatanesche delle pratiche stesse...
L'Articolo 11 : il rosso non è nero.
In primo luogo, non è affatto vero che il nostro Articolo 11 autorizza la devoluzione della nostra sovranità. Basta solo leggerlo. Ecco dunque l'Articolo 11 della nostra Costituzione:
Art. 11.
L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. (sottolineature mie)
Una costituzione non è un testo qualsiasi. E il testo fondamentale che determina il quadro dentro il qualche la vita politica e giuridica del Paese si deve obbligatoriamente svolgere. La sua interpretazione non può dare luogo a letture parziale o ad inutili giochi di casistica. La coerenza interpretativa deve essere mantenuta riferendosi allo spirito ed alla lettera della Carta stessa, il che significa che le modifiche accettabili, sempre discrete e mai en bloc come la defunta riforma berlusconiana del Capitolo V, cancellata dal nostro popolo sovrano con un referendum; non si ringrazierà mai abbastanza gli organizzatori di questo referendum ed il Presidente Oscar Luigi Scalfaro per questa seconde grande vittoria referendaria della nostra Repubblica. Le modifiche accettabili possono solo cercare a migliorare il testo originale per adattarlo alle nuove circostanze senza contraddirne i principi fondanti o l'ordinamento generale, e senza denaturarne la portata etica-politica e sociale.
Così il ripudio della guerra non può mai essere interpretato in armonia con una partecipazione diretta o indiretta in una guerra preventiva; le limitazioni alla sovranità previste dall'Articolo 11 non hanno valore se non sono paritarie e interamente finalizzate al sostegno della pace e della giustizia, nel rispetto dunque del principio preponderante del ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti; questo tipo di limitazione è ovviamente compatibile con l'ONU ma non è affatto compatibile con l'aspetto militare della Nato sottomesso al commando imperiale ed imperioso di un solo paese dell'alleanza, gli Stati Uniti; allo stesso modo la partecipazione dell'Italia alla Nato intesa come all'alleanza più larga (Articolo 2 dell'alleanza atlantica) non è concepibile senza l'unanimità del processo decisionale, in modo da preservare la sovranità della nostra Repubblica nel rispetto dell'obbiettivo principale dichiarato all'inizio dell'Articolo 11, il ripudio della guerra. (Aggiunto: si può scegliere l'astensione oppure la non-partecipazione qunado si è contrari ma non si vuole esercitare il veto.) Al stesso modo, l'Italia non può limitare o devolvere la sua sovranità nazionale in organizzazioni internazionali o multilaterali gerarchiche, dunque non paritarie ed incompatibili con la forma repubblicana, forma non modificabile della nostra Costituzione tramite l'Articolo 138, o per altre vie, cioè, al minime, rispettando la sovranità del popolo con il ricorso ad una nuova assemblea costituente.
Ad esempio, le precisioni dell'Articolo 11 relative alla pace ed alla giustizia non possono mai essere interpretate in armonia con la violazione delle Risoluzioni 242, 338, 194, e la deportazione silenziosa del popolo Palestinese delle sue terre collo scopo di stabilire una Grande Israele, incredibilmente definita su basi razziali come Stato ebreo-teocratico, in un Grande Medio Oriente sionista di destra, ridotto ad un protettorato teocratico-imperiale; peggio ancora, questi principi fondamentali della nostra Costituzione non possono essere violati contemporaneamente con la violazione della Decisione della Corte Internazionale di Giustizia del 4 luglio 2004 (vedi http://www.icj-cij.org/icjwww/idocket/imwp/imwpframe.htm .) Questa Decisione chiedeva lo smantellamento del Muro dell'Apartheid e faceva esplicitamente appello a tutti i Stati membri della ONU per che si adoperassero per raggiungere questo obbiettivo. Non si rispetta dunque la nostra Costituzione, l'ONU e la Corte Internazionale di Giustizia, tacendo la deportazione dei Palestinesi prodotta dalla colonizzazione illegale delle loro terre (colonizzazione inoltre contraria alle disposizioni delle Convenzioni di Ginevra per i territori militarmente occupati), tacendo la costruzione del Muro dell'Apartheid, il progetto razzista di messa in piedi di una Grande Israele, e permettendo di essere trascinati nella catastrofica guerra preventiva israelo-americana nella regione. Una regione che ricopre il Mare mediterraneo, è dunque interessi italiani vitali. Va ricordato che il Muro dell'Apartheid viene costruito sulle terre palestinesi al costo di quasi 1, 5 miliardi di euro, pagati, in parte, con i privilegi concessi dal trattato di libero scambio conferito ad Israele dalla UE per prodotti che entrano in competizione diretta con i prodotti del nostro Mezzogiorno e del Sud della UE, oltre a più di 3 miliardi di euro all'anno concessi sotto forma di assistenza internazionale. Naturalmente senza dimenticare i benefici tecnologici e commerciali derivanti dai trattati di cooperazione militare come quelli firmati dal governo Berlusconi ma mai ripudiati dal governo presunto di centro-sinistra di Prodi. Tutto questo succede mentre, in un contesto di strangolamento internazionale del governo democraticamente eletto del Hamas, si tollera il hold-up dei prelievi doganali palestinesi da parte di Tel-Aviv, con la speranza fascistoïde-razzista di mettere il popolo palestinese ed i suoi rappresentanti in ginocchio, forzandoli ad accettare la rescissione legale dei loro diritti inalienabili alla sovranità sulle proprie terre e il ritorno dei rifugiati -, dimenticando che un contratto firmato sotto pressione e con la minaccia rimane un contratto vuoto. Va ricordato, che da un punto di vista legale, quindi non modificabile con la forza, l'esistenza legale dello Stato di Israele non potrà mai essere garantita prima della proclamazione di uno Stato Palestinese creato sopra le terre menzionate dal Piano di Spartizione del 1947 e/o le Risoluzioni 242, 338, 194 e preliminarmente sancito da un referendum. La sottomissione e l'esproprio legale del popolo Palestinese farebbero comodo a tanta gente a Tel-Aviv e, più ancora, ad un Occidente mediterraneo (di lunga civiltà romana) oggi regressivo che si richiama da presunte e mutilanti radici cristiane e ad una pratica di Stato sempre travagliata dall'esclusivismo teocratico ebreo, nietzschiano o filo-semite nietzschiano; cosi, il Piano di Spartizione della ONU del Conte Bernadotte conserva un aspetto unilaterale perché non fu mai sottomesso ad un referendum per consultare la popolazione araba maggioritaria, Bernadotte essendo assassinato dai terroristi ebrei che poi vennero a dirigere l'ancora illegale Stato di Israele, unilateralmente dichiarato il 15 maggio 1948. Ovviamente, i più sionisti tra i neocons americani sono i millenaristi born again: il loro grottesco progetto profetico consiste nell'assistenza finanziaria-militare alla creazione di una Grande Israele in modo da radunare tutti gli Ebrei in quel luogo separato, in previsione della Seconda Venuta del Cristo, quindi del Giudizio Universale, durante il quale una piccola minoranza di Ebrei si convertirebbe e gli altri sarebbero tutti distrutti ... La politica di una repubblica laica dotata da una Costituzione partigiana non può fare astrazione della follia esclusivista, oggi operante come dottrina ufficiale di guerra preventiva, di un Paese in declino che crede ancora di essere l'unica hyper-potenza al mondo guidata da una Manifest destiny non del tutto compatibile con quella dei loro alleati sionisti israeliani contemporanei! (Aggiunto: Oggi, fine 2024, siamo confrontati cieca Zionist Manifest Destiny repudiata da tutti i popoli gentili e da un numero crescente di Stati sovrani che convergono nel Brics+)
A volte, quando proprio non c'è sbocco positivo prevedibile, la diplomazia contribuisce molto di più tenendosi fuori dei conflitti invece di cercare da risolverli usando il martello nietzschiano sulla testa della presunte vittime, un gioco molto rischioso per il conto dei cosiddetti poteri fortie della propria venale credibilità. Comunque i candidati al suicidio non vanno incoraggiati. La neutralità di paesi importanti deve essere mantenuta per assicurare le mediazioni diplomatiche inevitabili quando le inevitabili sconfitte vengono porre fine a folle avventure militaristiche... Il capitale diplomatico pacifico del nostro Paese non può essere sprecato da una politica di servi e di fantini imperiali subalterni.
In linea con le conclusioni implicate qui sopra, viene sottolineato che il ripudio costituzionale definitivo del fascismo in ogni forma (vedi, ad esempio, l'Articolo XII della nostra Carta)(3) non può mai e poi mai essere confuso con una adesione ad una cultura filo-semita nietzschiana, figlia di quella che fece di Mussolini il Grande Protettore degli Ebrei, ruolo concepito per legittimarsi come porta-voce di un socialismo ciarlatanesco (vecchia storia?) nietzscheianamente capovolto contro il marxismo. Il ripudio definitivo del fascismo, assieme al ripudio della guerra non implica solo l'interdizione della rinascita del partito fascista ma anche della rinascita politica, sotto ogni forma, del nietzscheismo o della teoria di demonizzazione dell'avversario dovuta a Carl Schmitt, che il D'Alema usa per isolare gli opponenti veri o fabbricati di questa deriva. E vero che il profughe comunista del PCI, tornato ministro, ma doverosamente ossequioso ai suoi maestri nonché alla nostra Costituzione, lo fa senza probabilmente conoscere la vera fonte storica della sua strategia, a parte il fatto che gli viene imposta dai suoi maestri israeliani-americani, ai quali vuole piacere a tutti i costi. Rendendo la forma repubblicana, e dunque la separazione per se dello Stato e della Chiesa, immune ad ogni possibile modificazione costituzionale, la nostra Costituzione afferma che il solo soggetto sovrano è il popolo, in esclusione ad ogni altro riferimento a fonti più o meno teocratiche di sovranità o di presunte e scellerate origini. Ogni limitazione consentita alla nostra sovranità nel quadro internazionale può solo avvenire nel rispetto del ripudio della guerra e della parità delle limitazioni.
Allo stesso tempo, la nostra Costituzione definisce i parametri della possibile devoluzione amministrativa interna. La costituzione italiana fa obbligo ai cittadini difendere la Patria in modo che, in armonia con gli altri principi fondamentali, tra i quali la forma repubblicana e l'indivisibilità della nostra Repubblica, la costruzione europea ed il suo inserimento nella Comunità Internazionale possano solo avvenire con una limitazione paritaria della sovranità degli altri Stati membri, ma nel rispetto delle forme non modificabili della nostra Repubblica; di fatti, così fu fine al sciagurato e defunto progetto costituzionale europeo, ingoiato in silenzio dai dirigenti italiani attuali, interamente divorziati dal loro proprio popolo e dalla loro propria costituzione. In altre parole, solo una Europa delle Nazioni rispettosa della sovranità dei suoi membri e dei diritti individuali e sociali dei suoi popoli, cioè un Europa sociale può essere costituzionalmente concepibile. La forma repubblica del nostro Paese essendo immodificabile, la nostra Repubblica essendo definitivamente definita come una e indivisibile, la devoluzione amministrativa alla regioni può unicamente farsi nel rispetto dei principi costituzionali senza contraddirli; in particolare per quello che riguarda il rispetto dei diritti sociali fondati sopra la solidarietà nazionale e sopra il diritto ad un lavoro capace di offrire una vita dignitosa. La via giusta fu mostrata con le autonomie regionali inserite nella costituzione originale per le regioni storiche stabilite. Le modifiche devoluzioniste tra l'altro rigettate con saggezza dal nostro popolo col referendum , messe in campo dai tenenti della cosiddetta seconda repubblica, costituiscono una violazione flagrante dello spirito e della lettera della nostra Costituzione. Una violazione pianificata punti a punti dai tecnocrati spinelliani nostrali e dai loro colleghi bruxelliani, tutti presi dal delirio del deperimento necessario dei Stati-Nazioni, non a favore della costruzione autonoma della UE ma piuttosto della costruzione della private global governance giudicata necessaria per inserire ed infeudare la UE nell'economia globale capitalista e nell'Impero filo-semite nietzschiano. Nello stesso modo in cui la moneta scimmiesca caccia la buona, il capitale speculativo mondiale distrugge le nazioni, i blocchi regionali, oggi invece necessari, e l'economia reale, quest'ultima non rappresentando più del 5 % dell'economia globale speculativa. Le nostre aziende pubbliche o private nazionali e le nostre vite diventano così prede di holding e di fondi di investimenti apolidi, di chiaro stampo filo-semite nietzschiano.
Queste devoluzioni spinelliane e neoliberali non presentano nessuno miglioramento al testo costituzionale iniziale o al funzionamento odierno delle nostre istituzioni; sono solo un'aggressione frontale ai principi fondamentali più alti della nostra Costituzione e della nostra civiltà. In particolare, la proposta di un federalismo fiscale, parallele alle privatizzazioni-liberalizzazioni volute dalla private global governance, rappresenta una aggressione grave all'uguaglianza di tutti i cittadini ed all'unità della nostra Repubblica.
Se un partito intendesse cambiare l'ordinamento fondamentale non-modificabile della costituzione dovrebbe annunciare nel suo programma la sua intenzione di convocare una nuova assemblea costituente; intanto deve continuare a rispettare rigorosamente la nostra costituzione vigente. La Lega, partito che usa della logica fraudolente della devolution per raggiungere la secessione e lo smembramento della Repubblica, dovrebbe essere cancellata dalla liste dei partiti ufficialmente ammessi a partecipare alle elezioni in Italia dal Comitato elettorale, perché il suo programma è chiaramente anticostituzionale. Non esiste un popolo padano astratto dal popolo italiano e meno ancora astratto dal processo dell'unificazione culturale e politica italiana. In modo simile, Forza Italia ed i partiti della cosiddetta Cdl dovrebbero subito cancellare dai loro programmi tutti gli elementi che violano l'Articolo 11 nella condotta della politica estera e militare, o essere cancellati dalla lista dei partiti legalmente riconosciuti in Italia. Ovviamente, l'espressione politica dei singoli differa di quella dei partiti. In ogni caso, nessuno ministro che ha prestato giuramento sulla Costituzione deve potere impiegarsi con impunità contra di essa senza essere passibile di procedimenti per alto tradimento e per eversione contro lo Stato. Per il resto, la nostra Costituzione prevede sufficientemente di flessibilità amministrativa nel rispetto dei diritti individuali e sociali di tutti i cittadini per rispondere adeguatamente ad ogni problema regionale senza mettere in questione l'unità del Paese; usando in particolare l'intervento socio-economico dello Stato, la pianificazione economica e la ridistribuzione equa delle risorse.
Ci fermiamo cui. Riprenderemo questo argomento più sotto quando affronteremo il problema della devoluzione nel contesto specifico dell'integrazione europea. La costituzione non può essere interpretata in modo arbitrario, contraddittorio, o in violazioni dei suoi principi fondamentali non modificabili con l'Articolo 138. Le modifiche accettabili possono solo essere degli miglioramenti di punti discreti, rispettosi dell'ordinamento generale ed, in particolare, del principio di una repubblica laica fondata sul lavoro, sopra i diritti sociali ugualitari dei cittadini e sulla forma statale definita come Repubblica, una e indivisibile. Il Presidente è garante della Costituzione, non è compito suo interpretare o riscrivere la Costituzione. Le leggi giudicate anti-costituzionali o dimostrate alla Presidenza come essere anti-costituzionali debbono essere rimandate al Parlamento senza essere firmate o dichiarate ultra vires dal Consiglio Superiore della Magistratura; in politica estera e di difesa, il Presidente avendo il Comando delle Forze armate (Art. 87) ha il dovere di non mettere le nostre truppe in situazioni anti-costituzionali, violando o interpretando arbitrariamente l'Articolo 11. Si nota iterativamente che la guerra non può mai essere concepita come un miglioramento, cioè come una modifica accettabile della nostra Costituzione, dello stato di pace, o della situazione di non-partecipazione italiana ad avventure guerresche folli, iniziate da altri. La alta diplomazia sa tenersi fuori di tali avventure per conformità con la usa linea di condotta professionale, forse anche prima che per ragioni costituzionali imperiose come quelle dettate dall'Articolo 11!
La diplomazia del nostro Paese dovrebbe riconoscere il suo ruolo singolare di sostegno alla Carta fondamentale delle Nazioni Unite (per il testo in italiano vedi Nota 4), l'Assemblea generale delle Nazioni Unite o il Consiglio di sicurezza contro l'abuso guerresco dei privilegi degli attuali membri permanenti del Consiglio di sicurezza. La nostra diplomazia deve raggiungere quest'obbiettivo senza sacrificare la società civile internazionale agli attori statali tradizionali, e senza infeudare se stessa. I privilegi dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza esistono solo per conferire realismo all'ONU, no per trasformare il Consiglio di sicurezza in un direttorio imperiale agli ordini. Di fatti, il realismo adoperato nella struttura del Consiglio di sicurezza, come correzione degli errori storici della SDN, furono subito controbilanciati dai provvedimenti pacifici della Carta onusiana e dall'ugualitarismo dell'Assemblea Generale dell'ONU, dove tutti i Stati grandi o piccoli dispongono dello stesso diritto di voto. Per non menzionare la Risoluzione Acheson, di aspirazione americana, che un tempo stabilì il diritto di veto dell'Assemblea Generale dell'ONU sopra le decisioni del consiglio di sicurezza! Dato che la politica può transitoriamente conferire la funzione legislative ed esecutiva a gente ignara, poco preparata, o indegna della nostra Costituzione, va ricordato che il popolo italiano rimane il vero garante della nostra Carta fondamentale.
Ruolo italiano nella Alleanza atlantica: Ci fanno quasi rimpiangere De Gasperi!
Tutti conoscono la dialettica perversa dei Greci e dei Persi, arrivata a capo con il dissenso tra Alessandro e Aristotele. In chiava sfortunatamente più misera, oggi non possiamo eludere i disastrosi effetti etico-politici della stessa perversa dialettica tra Galdio ed altre organizzazioni golpiste del genere e gli attuali eredi nani dei vecchi avversari del atlantismo imperiale ed eversivo nel nostro Paese. Abbiamo già notato che le limitazioni di sovranità previste all'Articolo 11 non rappresentano una devoluzione unilaterale e definitiva perché sono chiaramente iscritti nel quadro onusiano, o ancora in ordinamenti compatibili col quadro onusiano che assicurino la pace e la giustizia tra le Nazioni, in condizioni di parità con gli altri Stati membri. Questo esclude la partecipazione italiana a guerre offensive, soprattuto a guerre preventive; non permette assolutamente nessuna sottomissione ad un organizzazione imperiale come la Nato attuale, in particolare il suo ramo militare. Di più, non consente ai dirigenti l'abdicazione della sovranità legislativa nazionale o quella del commando militare, particolarmente in una organizzazione internazionale o multilaterale ingaggiata nella guerra e contraria agli obbiettivi della Carta fondamentale della ONU.
De Gasperi, quel dirigente italiano che finì in un convento per puro disgusto, lavorò per sottoporre la Nato al capitalo VII e più ancora all'Articolo 51 dell'ONU, quello dedicato agli accordi regionali di difesa dunque suscettibili di essere tutelati delle regole dell'Organizzazione per evitare ogni perdita di controllo ed ogni offesa unilaterale alla pace. Il comportamento del Presidente del Consiglio costituisce una illustrazione concreta della tesi costituzionale di Piero Calamandrei, la quale non concepiva la nostra Costituzione come una semplice narrazionefilo-semita nietzschiana, bensì come un autentico atto fondatore di ritrovata civiltà italiana ed internazionale (vedi ad esempio http://www.ossimoro.it/vassalli.htm. Devo aggiungere che certe persone di grande cultura giuridica dimostrano una disarmante propensione a dimenticare l'unità ontologica affermata dalla nostra Costituzione partigiana, assieme alle complementari Carta fondamentale e Dichiarazione dei Diritti Universali della Persona Umana dell'ONU, frutto ambedue dell'alleanza anti-nazifascista vittoriosa, tra diritti individuali e diritti sociali; cosi si cantano dei salmi convenuti ai diritti individuali senza nemmeno accorgersi di diminuirli costituzionalmente ed ontologicamente.) Il Presidente del Consiglio demo-cristiano De Gasperi si impegnò soprattuto a mantenere la Nato nel quadro dell'Articolo 51, un articolo esplicitamente ancora più vicino del nostro Articolo 11, perché pone chiaramente la pace e la sicurezza internazionale nel quadro stretto dell'autodifesa. Nessuno dei dirigenti del dopo-guerra si dimenticava dell'irredentismo italiasco strombazzato con l'ebrezza caffeinata dell'apologia della violenza futuristica di Marinetti, o con i fumi tossici di D'Annunzio e delle sue squadre di teppisti smobilizzati solo a meta; nessuno si dimenticava l'anti-costituzionalismo raddoppiato di paranoia anti-democratica ed anti-popolare del fascio, o ancora l'aggressione all'Etiopia in una Società delle Nazioni silenziosa, generalmente complice anche per parte dei social-democratici alla Blum, o dei social-liberisti alla Croce, controbilanciati solo dalla mirabile eccezione dell'ambasciatore della prima Repubblica indipendente nera, Haiti. Per quanto riguarda la Nato, non c'è dunque nessuno spazio per cattive e ciarlatanesche interpretazioni. Ma la caduta di stile e di professionalità tocca ormai la Farnesina, dove le derive servili del rinnegamento si aggiungono alle propensioni delle solite frange gladiatoresche mai realmente controllate. (Per un riassunto autorevole del ruolo del Gladio in Italia, vedi http://www.paura.info/italia/storia/gladioannessiconnessi.php . Il testo italiano integrale della Carta delle Nazioni Unite, è disponibile all'indirizzo seguente: http://files.studiperlapace.it/docs/onucarta.pdf . Quello della Carta atlantica è disponibile all'indirizzo seguente : http://www.studiperlapace.it/documentazione/natotreaty.html
Per valutare correttamente, la posizione originale dell'Italia rispetto al Patto atlantico, dobbiamo ricordare che, malgrado la ginnastica di ultima ora di Badoglio, il nostro Paese fu occupato dalle truppe americane. L'Italia era distrutta da un quarto di secolo di incuria fascista e dai bombardamenti alleati. Malgrado il patto segreto di Yalta che lasciava l'Europa occidentale nella sfera di influenza capitalista, la forte ed esemplare presenza della Resistenza comunista nel CLN e poi nelle istituzioni centrali del nostro Paese, fece temere agli occupanti americani la possibilità di un eventuale passaggio democratico dell'Italia ad una forma di comunismo endogeno. Il tentativo americano di riportare Mussolini e Pétain al potere avendo fallito, il generale Marshall convinse il presidente Truman a proporre ai regimi europei impoveriti il Piano di assistenza economica conosciuto sotto il suo nome. Assieme allintroduzione unilaterale del marco tedesco nelle zone tedesche di occupazione dal generale Lucius Clay già nel 1946, con il discorso di Fulton, Missouri nel 1946, machiavellicamente escogitato dal candidato elettorale perdente e pioniere guerrafondaio Winston Churchill, questo rappresentava una autentica dichiarazione di guerra al Cremlino ancora sprovvisto di bomba atomica fine al 1949 - il Piano Marshall fu concepito come una arma economica anti-comunista. Baruch propose a Truman di estendere l'assistenza all'Unione sovietica in cambio dell'apertura completa del sistema di pianificazione sovietico agli esperti americani. La spiegazione ufficiale pretendeva che si trattava solo di acquisire le informazioni necessarie in modo di procedere ad una equa allocazione dei fondi tra tutti i paesi europei distrutti dalla guerra, mentre, in realtà, la domanda era calcolata per provocare un rifiuto obbligatorio da parte di Stalin, mascherando in questo modo l'ostilità economica del Piano. Così, con il Piano Marshall, gli Americani pensavano essere in grado di lottare economicamente contro la progressione del comunismo nelle masse europee impoverite dalla guerra, mentre, nel processo, si colonizzava i paesi europei rinascenti, trasformandoli in nuovi mercati per la sovra-produzione della loro economia di guerra recentemente ma pericolosamente riconvertita in economia di pace.(Gli Americani non avevano mai dimenticato la massiva partecipazione dei soldati smobilizzati ma disoccupati alle lotte operaie dopo il 1918, nel Nord-America ed in Europa.) In realtà, la manovra non poteva essere facilmente portata a buon porto dato la forza ed il prestigio della resistenza comunista, particolarmente in Italia ed in Francia; a questo si aggiungeva il prestigio di Stalin, grande vincitore della battaglia decisiva di Stalingrado, prima sconfitta irreversibile sofferta dal nazifascismo. Si utilizzarono dunque mezzi pesanti ... sembra che, in Italia, certi stranieri si permettano tali comportamenti con ricorrenza, forse per la subalternità delle nostre élites, anche quelle rimaste fuori di organizzazioni occulte come il Gladio, la P2 ed il resto ... Ci furono dunque i rami della CIA e dei servizi segreti militari ad operare in quello che si chiamava con eufemismo i sindacati liberi. Questi agirono tramite la AFL-CIO mobilizzata nella produzione e la pianificazione di guerra. Le tribolazioni del socialismo italiano - Nenni ecc -, francese ed europeo in generale non si capiscono senza tenere conto di questa gravissima immissione nei nostri affari interni, forse Bertinotti dovrebbe saperne qualche cosa, comunque gli archivi americani sono ormai aperti da anni. Il comunismo no fu risparmiato ma, almeno fine ad Enrico Berlinguer, proprio quello tizio che disse tipicamente, ma prudentemente in privato, di preferire la Nato al Patto di Varsavia! - seppe proteggersi da tali infiltrazioni o da pitres come Ingrao o Rossana Rossanda. Ma non si può dimenticare l'ultimatum americano a De Gasperi, azione che rinvia a quello inflitto ad Aldo Moro durante il suo viaggio in America prima del scatenarsi dei cosiddetti anni di piombo finalizzati ad impedire la messa su piede del compromesso storicotra la DC di Moro e l'eurocomunismo del PCI di Berlinguer. A De Gasperi, nel 1947, venne imposta l'espulsione del PCI dal governo in cambio del riconoscimento dell'Italia all'ONU e della partecipare al Piano Marshall. Si nota che l'Italiano De Gasperi, preso tra l'atlantismo paranoide e manipolato dagli Occupanti e dalle loro mafie locali e la pressione oltramontana del Vaticano (Don Struzzo rappresentava solo un timide inizio) cercò comunque di salvare il principio di indipendenza nazionale iscritto nella nostra Costituzione. No solo messi la Nato sotto l'auspice regionale onusiano del Articolo 51, ma, di più, con l'aiuto di paesi come il Canada allora impressionato dall'inesorabile trasfero del potere imperiale da Londra alla repubblica rivale capeggiata da Washington - si impegnò per privilegiare l'Articolo 2 della Carta atlantica, cioè l'aspetto non-militare della Nato. Credo che, per De Gasperi, come più tardi per Aldo Moro, non si trattava solo della paura degli effetti politici incontrollabili sul fronte domestico, che sarebbero altrimenti stati inevitabilmente prodotti dalle denunzie comuniste fondate sopra la lettera della Costituzione della nuova Repubblica plebiscitata con il referendum; si trattava anche e soprattutto del rispetto dell'integrità etico-politica del nostro Paese.
L'Articolo 2 della Nato recita dunque così:
Le Parti contribuiranno al futuro sviluppo di relazioni internazionali pacifiche ed amichevoli rafforzando le proprie istituzioni libere, diffondendo i principi sui quali tali istituzioni si basano e promuovendo stabilità e benessere. Esse cercheranno di eliminare i conflitti nelle rispettive politiche economiche internazionali ed incoraggeranno le reciproche relazioni economiche. (Vedi l'indirizzo già menzionato: http://www.studiperlapace.it/documentazione/natotreaty.html )
L' amicizia con gli USA era conservata ma la nuova Repubblica partigiana italiana aveva chiaramente saputo difendere la sua indipendenza nazionale, preservando il suo proprio futuro. Le basi militari americane non avendo ancora acquisito un statuto perenne, questo futuro poteva ovviamente prendere la forma di una difesa europea autonoma comune, compatibile con l'Articolo 11, con l'ONU e anche con una Nato giustamente concepita nel ambito dell'Articolo 51 della Carta fondamentale dell'ONU. Dato il contesto di Guerra Fredda, le derive anticostituzionali presenti nella Carta atlantica portarono i politici non-americani dei paesi membri a porre dei paletti chiari, richiesti dalla loro Costituzione rispettiva. Insistettero sopra l'unanimità decisionale nell'Alleanza e sopra la necessaria consultazione del Parlamento dei paesi membri in modo da non essere trascinati ciecamente in guerra, non solo fuori della zona regionale coperta dall'Alleanza, ma fuori del proprio territorio nazionale. Tutte queste precauzioni erano rese necessarie dall'usurpazione unilaterale americana del Comando militare dell'Alleanza, mentre la nostra Costituzione - clausola della parità dell'Articolo 11 - ci impedisce di sottoporre le nostre truppe ad un comando straniero esclusivo. La consulta del Parlamento incarna la regola dell'unanimità per le decisioni vincolanti dell'Alleanza ma, per sfortuna, questa unanimità no si trasformò in diritto di veto. Con tutto ciò, rimane che l'Italia conserva un obbligo costituzionale a non partecipare alle derive guerresche della Nato. Si tratta qui di un'imputazione fondatrice, di un dato costituzionale forte, uno che impone la relativizzazione dell'utilità della parte strettamente militare della Nato, da superare con la costruzione della difesa europea comune, senza nessuna necessità di abbandonare la parte finalizzata alla cooperazione atlantica pacifica (Art. 2), idealmente allargata ad accordi di partnership con la Federazione russa ed i paesi della Comunità dei Paesi Indipendenti.
Distinguere tra le due dimensioni della Nato è fondamentale. Di fatti, malgrado l'incomprensibile incomprensione di certi presunti Europei, prema capire che de Gaulle, apostolo con Adenauer e De Gasperi della costruzione di una Europa delle nazioni, si ritirò dall'organizzazione militare della Nato senza mai sentire il bisogno di ritirarsi totalmente dell'organizzazione. Sembra chiaro. Uno come De Gasperi non cessò mai di comportarsi come un Fratello d'Italia, mentre altri non esitano a firmare la grottesca Carta della Nuova Europa degli 8, dettata da un Rumsfeld ai suoi vassalli lucky-lucianeschi! Per colmo, mentre ci fanno cantare l'inno nazionale e sventolare la bandiera a tutte le occasioni, le nostre forze armate, la dottrina militare e per fine le spese militari passano sotto controllo effettivo del Comando Americano esclusivo della Nato, anche sopra i campi di battaglia della guerra preventiva! Non solo si ci dirige anti-costituzionalmente verso la formazione di una armata di carriera, ma, di più, si raddoppia le nostre forze armate e le nostre forze di polizia con dei mercenari privati, concepiti freddamente come necessari alla sicurezza dei dirigenti filo-semiti nietzschiani e delle multinazionali che praticano la governance privata globale, all'infuori di ogni regolamento statale. Mi sembra che non si tratta solo di lassismo etico-politico ed intellettuale, un lassismo che non ha il timore di pretendere apertamente svilire la politica estera e di difesa della nostra Repubblica in un semplice affare di politica urbanistica dettata da un console di secondo ordine; non si tratta nemmeno del presunto rispetto dei nostri impegni internazionali(sic!). Si tratta di una vera e propria scelta politica ... purtroppo colpevole di alto tradimento contro la Costituzione e contro gli interessi nazionali dello Stato. Stupisce che questo abbia potuto prodursi nel silenzio assordente delle istituzioni, dei magistrati, dei partiti politici di destra e di sinistra, del mondo accademico e degli altri gruppi e personalità interessati quotidianamente con gli affari del nostro Paese. No si governa contro il popolo, ma neanche contro la Costituzione.
Subalternità atlantica o grandezza anti-bellicista dell'Italia?
Con la sparizione momentanea del blocco comunista si sta ricostruendo l'illusione del super-imperialismo, proprio quello denunciato da Lenin, Jaurès, Gramsci ed altri; si tratta di una tendenza contraddittoria che portò prima alla politica occidentale di Appeasement della Germania hitleriana in chiave filo-semita nietzschiana anti-comunista, e poi alla guerra inter-imperialista (tradimento dei Repubblicani spagnoli da parte di Blum e dell'Inghilterra, Cash and Carry americano, esclusivismo ideologico ed irredentista nazista ecc ) trasformata in seguito in guerra alleata contro il nazifascismo grazie all'Unione Sovietica, dopo che l'attacco tedesco contro la Polonia minacciò gli interessi inglesi sopra il continente e dopo che l'occupazione giapponese della Manciuria rischiava di rimettere in questione l'estensione imperiale americana, già presente nelle Filippine, nell'intera zona del Pacifico, segnando la sconfitta della strategia di apertura con la cannoniera del Commodore Perry, denunciata poeticamente da Puccini con la sua Madame Butterfly. (Oggi la politica della cannoniera ha prodotto Guantanamo e Abu Ghraib, dimostrando che il filo-semitismo nietzschiano non perdona mai sul piano umano...) La strategia di collusione anticomunista non fu mai cancellata: si andò dal rifiuto di un accordo anti-fascista da parte delle democrazie Occidentali, l'Ebreo francese Blum rifiutò di riarmare, anzi di portare assistenza ai Repubblicani spagnoli, Chamberlain lasciò andare le Sudete e l'Austria ecc. - fine all'organizzazione della fuga di numerosi dirigenti e scienziati nazi da utilizzare in seguito nella lotta anti-comunista e nella corsa agli armamenti, dunque al rilancio della guerra d'usura contro il comunismo ormai trasformata in guerra fredda dal equilibrio del terrore nucleare.
Questo primo abbozzo di ritorno nietzschiano non pote andare fin in fondo per causa dell'istituzionalizzazione della nuova costellazione di forze scaturita dalla vittoria degli Alleati, ma anche perché l'opinione pubblica non l'avrebbe tollerato nonostante l'isteria alimentata dal maccartismo da parte di quelli definiti animali dal Segretario di Stato americano, Dean Acheson, purtroppo uno di padri fondatori dell'Alleanza atlantica. Oggi, la scomparsa del blocco comunista, che avrebbe dovuto favoreggiare la tranquilla egemonia della Carta fondamentale dell'ONU levando il bloccaggio prodotto dal bipolarismo della Guerra Fredda, minaccia di sboccare nel ritorno micidiale all'illusione super-imperialista fondata sopra il spirito di rivincita aperto, rivendicato senza pudore e senza vergogna dai vecchi sconfitti. Oltre al pericolo mondiale di tali pensieri e di tali pratiche revanscistiche, mi sembra che queste tendenze rappresentano una ennesima ferita ai popoli dei Stati sconfitti durante la Seconda Guerra Mondiale. I popoli italiani, tedeschi e giapponesi, tanto per parlare degli attori maggiori, furono traditi dalle loro élites nietzschiane fasciste. La sconfitta di questi dirigenti rappresenta per noi una vittoria nazionale e mondiale, vittoria sancita col ritorno ai più alti valori occidentali sacralizzati dalle nostra Costituzioni partigiana, e col il ritorno ad un ordine mondiale impostato sopra alcuni valori imprescindibili; tra questi, il rispetto della sovranità dei Stati membri e non-membri, il rispetto della sicurezza collettiva, il favoreggiamento dello sviluppo e della cooperazione internazionale ed infine, con il rispetto dei diritti individuali e sociali sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti della Persona Umana. In fatti, nella architettura complessiva del Sistema delle Nazioni Unite, il Consiglio Economico e Sociale era concepito come un organo di decisione più importante del Consiglio di sicurezza, prima di diventare vittima della polarizzazione prodotta dalla Guerra Fredda.
Perciò a me sembra che la grandezza di uno Stato come l'Italia non può discendere da una ennesima regressione verso la solita illusione supra-imperiale. Tale regressione è destinata a fallire ancora una volta dato la sua logica interna fondata sopra l'esclusivismo economico e ideologico, forse anche teocratico e razzista sin dall'inizio. La nostra grandezza nazionale, con o senza l'ottenimento di una sede permanente al Consiglio di sicurezza, risiede nella consolidazione del nostro statuto di potenza media forte delle sue proprie ricchezze, capace di operare come un pilastro dell'ONU contro l'arroganza dei grandi. Questo risultato può essere raggiunto semplicemente conformandosi alla lettera ed allo spirito della Carta dell'ONU, alla necessaria predominanza futura del Consiglio Economico e Sociale, ed alla riabilitazione del potere dell'Assemblea Generale rispetto al Consiglio di sicurezza in materia di sicurezza, tale che prescritto dalla Risoluzione Acheson. Nello stesso modo, il nostro Paese deve diventare un pilastro della costruzione autonoma dell'Europa delle Nazioni concepita come Europa sociale. In ambedue i teatri, la nostra grandezza nazionale non risiede nella ricerca subalterna del potere per il potere tramite la partecipazione ad un Direttorio imperiale, la potenza di un solo soggetto altro non è che la schiavitù volontaria di tutti, diceva con grande perspicuità Etienne de la Boëtie nel suo Contr'un - La nostra grandezza nazionale risiede piuttosto nel favoreggiamento tranquillo dello sviluppo e della cooperazione internazionale mutualmente benefica in modo da reintegrare tutti gli esclusi con voce uguale nella Comunità dei popoli e delle nazioni. In materia economiche come in materia monetaria, il nostro Paese non deve più temere nessuna pressione, perché tale pressione viene abolita dalla nostra appartenenza alla UE. Nemmeno le eventuali pressioni della UE possono avere un pese dissuasivo, perché l'UE non può andare contro la nostra costituzione e perché in materia di diplomazia e di interventi militari, il scenario europeo riposa sopra la sovranità inalienabile dei Stati membri con l'eventuale conferimento di dossier precisi al rappresentante europeo. L'unico problema risiede nella nostra subalternità, in fondo anti-europea, all'impero, o nella nostra determinazione a costruire una politica europea estera e di difesa comune compatibile e degna della nostra Carta fondamentale.
Questa attitudine meno teatrale ma molto meno modesta di quanto pare, anche se totalmente esente di sciovinismo patriottardo e di arroganza pseudo-imperiale, risulterebbe molto più benefica per gli interessi fondamentali di tutti, incluso gli interessi superiori del nostro Paese. Inutile ricordare a lungo la tragedia di Enrico Mattei, uomo che, appoggiandosi proprio sopra questa attitudine di cooperazione tranquilla, servì gli interessi nazionali con un tale successo che le grandi imprese petroliere degli Occupanti americani, le cosiddette Majors, presero paura e contribuirono alla sua brutale sparizione, per mancanza di appoggio governativo.(vedi Ritiriamo truppe ed ENI dall'Iraq, fermiamo la guerra contro l'Iran di Alfonso Navarra , Contropiano, www.contropiano.org , 08-05-2006 o ancora http://en.wikipedia.org/wiki/Enrico_Mattei )
Più vicini di noi, tutti possono osservare l'osceno macello prodotto in Iraq, nel Medio Oriente e in Asia Centrale. Il Grande Gioco di Brzesinski, finalizzato alla presa del possesso militare di tutte le grande riserve petrolifere del mondo, si rivela essere solo una cattiva ed ignorante geo-strategia; la versione sionista di destra di questa geo-strategia, tradotta con la volontà di ricostruire il Tempio illegittimo di Salomone come unica fonte autorevole del nuovo decalogo filo-semite nietzschiano di casta da sostituire alla Carta ed alla Dichiarazione Universale dei Diritti, risulta ancora più scellerata: dimostra ogni giorno di più la sua degenerazione etico-politica e religiosa concretizzata nelle macerie del Grande Medio Oriente e del suo regime change, nella auto-lesione della deportazione degli Palestinesi resa ancora più mostruosa dalla costruzione del Muro, infine nella sua tendenza sempre più chiara a volere istituire un Regime Mondiale di Apartheid pseudo-giudeo-cristiano con l'uso della guerra preventiva e delle leggi liberticide interne. (Per incisa, preme notare che non si può più fingere di ignorare le radici bibliche dell'Apartheid sudafricano istituito dai rifugiati ugonotti e dai loro alleati sudafricani bianchi. Il pensiero di casta biblico o biblico-nietzschiano rimane la vera fonte del razzismo moderno coloniale e neo-coloniale e della reintroduzione mercantilista e proto-capitalista della schiavitù; fuori delle genesi teocratiche, vedi pure il Ramayana e le Leggi di Manu, così care a Nietzsche - il razzismo e la schiavitù erano dei fenomeni legati alla famiglia estesa (famulus = domestico) ed al diritto della guerra, sola fonte riconosciuta come azzardosa della schiavitù secondo gli Antichi, ad esempio Aristotele. In un libro esemplare (5), PP Rey, ad esempio, mostra l'effetto demografico di queste strutture patriarcali-matrilineari e socio-economiche in un'Africa ancora non occupata ma tollerante di enclavi commerciali occidentali. Effetto devastante ma secolare, di natura molto diversa rispetto al razzismo ed alla servitù coloniale introdotti con l'occupazione militaro-politica del Continente Nero. Oltre al numero di schiavi esportati nel Nuovo Mondo con il commercio triangolare anche descritto da André Gunder Franck, PP Rey ha calcolato il numero medio di morti per ogni rotaia della ferrovia congolese: la descrizione è per l'essenziale senza appello. Questo rimane un aspetto servilmente occultato dalle voluminose ed casistiche discussioni accademiche consacrate ai concetti di Razza e di Classe. Quest'occultazione non è più tollerabile visto il tentativo di omologazione da parte di certi filo-sionisti nietzschiani dei due tipi di razzismo, omologazione calcolata per dividere e gettare gli Africani Neri e gli Africani musulmani gli uni contro gli altri al beneficio dei filo-semiti nietzschiani attuali, occultando così il loro mutuale sfruttamento dal colonialismo, dal neocolonialismo e dall'imperialismo contemporaneo! Non per niente la forma repubblicana, sola idonea a cittadini liberi e responsabili di loro stessi, istituisce la sovranità del popolo al posto del diritto divino. Per l'aspetto psicoanalitico marxiste del esclusivismo, vedi la seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme.)
Il governo Prodi stesso ha dimostrato che la via giusta risulta anche la più benefica: gli accordi di approvvigionamento energetico firmati senza dogmatismo con la Russia e con l'Algeria contribuisco molto di più alla cooperazione e la stabilità euroasiatica ed alla cooperazione e la stabilità mediterranea nonché tutte le sciocchezze alla Berlusconi, alla Calderoli, alla fu Oriana Fallaci ed altri del genere. Queste sciocchezze proferite sopra un presunto conflitto di civiltà, strumentalizzato da vari Huntington, Wolfowitz, Kristol, Kagan e tanti altri pitres, miravano a lanciare vera e propria guerra (sic! una vera crociata?) contro il ``terrorismo``. Intanto, le relazioni di Cheney con la Halliburton sono altrettanto conosciute, come pure la fallita protezione del Museo di Baghdad da Marines impegnati a invadere ed occupare in priorità il Ministero iracheno del petrolio, in modo che la partecipazione venale dei paesi della Coalition of the Willing si riassume, tutto sommato, a delle misere briciole di lungo inferiori ai costi militari incorsi in queste folli avventure... Conservando la propria sanità repubblicana di stampo partigiano, l'Italia non solo servirebbe meglio i suoi interessi nazionali ma contribuirebbe positivamente alla pace ed allo sviluppo di tutti. Noi non siamo un popolo sconfitto che deve dare prove della sua credibilità e della sua appartenenza; il fascismo fu sconfitto, la nostra Costituzione sancisce questa sconfitta con la restituzione della sovranità e delle sue più alte tradizioni umaniste e democratiche al nostro popolo. La nostra Costituzione basta a renderci soggetti credibili e di peso nella Comunità internazionale istituzionalizzata nel Sistema dell'ONU. I valori delle due Carte, nazionale ed onusiana, ci offrono tutti i parametri necessari alla nostra azione diplomatica, assieme alla certezza della nostra rinascita etico-politica. Possiamo cercare a migliorare questo ordinamento ma non certo a capovolgerlo contro se stesso. Oltre a svolgersi in chiava subalterna, il ritorno filo-semite nietzschiano costituirebbe una drammatica ricadute nei disastrosi errori del passato.
Copie ubuesche, originale tragico.
Diceva Marx che la storia quando si ripeteva produceva prima una tragedia poi una farsa. Per sfortuna, a volta, le farse hanno il loro sanguinoso aspetto ubuesco. Cosi l'Italia del dopo-guerra non partecipò alla Guerra di aggressione della Corea (1950-1953). In effetti, come fu detto prima, questo contesto portò De Gasperi ad insistere sopra l'Articolo 51 della Carta onusiana e sopra l'Articolo 2 della Carta atlantica in modo da adeguare la Nato con i principi di pura difesa sanciti dall'Articolo 11 della nostra Costituzione. La guerra di Corea ebbe luogo nel quadro della strategia trumaniana del containment e del rollback del comunismo. Il suo vero inizio fu il bombardamento nucleare americano di Hiroshima e di Nagasaki, avvenuto rispettivamente il 6 e 8 agosto 1945; fu ordinato dal Presidente Truman malgrado la richiesta giapponese di apertura di negoziati di resa, solo per impressionare Stalin e fermare l'avanzata dell'Armata Rossa nella Penisola coreana ed eventualmente nel nord del Giappone. Si tagliava così arbitrariamente la Corea in due, una umiliazione insopportabile per la Resistenza coreana. Si trattava dunque di un intervento armato sganciato dagli Americani per conservare il loro dominio sopra la zona Sud, con un arrogante ed avventurista generale MacArthur pronto a sognare la marcia a traverso il fiume Yalu per rovesciare il regime di Mao installato a Pechino sin dal ottobre 1949, vero bersaglio di quella follia guerrafondaia! In quella occasione, i Stati Uniti non esitarono a manipolare il Consiglio di sicurezza in piena Guerra Fredda, approfittando provocatoriamente dell'assenza dell'ambasciatore sovietico Malik. Questi protestava il rifiuto US di lasciare la Repubblica popolare cinese occupare la sua legittima sede di Membro Permanente del Consiglio di sicurezza, mentre Washington appoggiava il regime del Kuomingtan di Tchan Kai Shek fuggito a Taiwan.
Nel caso della prima guerra del Golfo, i dirigenti italiani erano già abbastanza degenerati per saltare sopra l'occasione offerta di unirsi con le potenze militariste ed imperialiste occidentali, partecipando a quella aggressione americana, unicamente permessa dallo stato di debolezza di una Unione sovietica in perdizione e dalla Cina, in quelli anni di grande trasformazione regressiva mondiale. (vedi a proposito le pagine e gli Appendici consacrati a queste vicende nel mio Pour Marx, contre le nihilisme, Sezione Livres del sito http://lacommune1871.tripod.com )
La prima guerra del Golfo fu sganciata appoggiandosi sopra il Capitolo VII della Carta dell'ONU. Il motivo ufficiale fu l'invasione del Kuwait, le cause reali risalgono alle motivazioni sioniste di destra già presenti dietro l'attacco preventivo illegale di Israele del reattore nucleare civile iracheno di Osirak, il 7 Giungo, 1981. Fu un attacco aereo illegale che ritardò, senza pero riuscire ad eliminare, il programma nucleare iracheno; sembrerebbe che prima dell'attacco i militari israeliani ebbero conoscenza della mappa del sito che gli ingenui Iracheni costruivano con assistenza estera, cioè in questo caso con l'aiuto tecnico francese.
La nuclearizzazione di un grande paese del Medio Oriente metterebbe fine al sogno di una Grande Israele e al dominio imperiale US sopra le maggiori riserve conosciute di petrolio al mondo. Metterebbe fine al tentativo diplomatico-militare di stabilimento del tempio illegittimo di Salomone, ricostruito sulle cenere della Moschea Al Aqsa, terzo luogo santo di oltre 1,3 miliardi di Musulmani; annullerebbe così il tentativo di stabilire questo tempio di Grandi Fratelli Ebrei come unica Autorità di controllo dei flussi autorizzati di comunicazione nel nuovo impero filo-semite nietzschiano putativo destinati ai Fratelli minori gentili, promessi alla nuova schiavitù ed alla nuova domesticità per la generalizzazione della precarietà. Cioè, una balorda versione del Grande Inquisitore di Dostoievski che poi servì come modello al Grande Fratello di Orwell, opera che le logge massoniche vollerò strumentalizzare contro l'Unione sovietica, mentre Orwell, l'agente mandato in Spagna, l'aveva concepito come critica alle derive del sistema britannico-occidentale da lui ben conosciuto dall'interno. (Il titolo orwelliano 1984 è solo l'espressione rovesciata di 1948, dunque della deriva atlantica verso la Guerra Fredda ed il maccartismo, cioè nel senso dei documenti segreti dell'Establishment americano relativi alla necessita di introdurre nuove forme moderne di schiavitù e di domesticità per contrastare l'effetto della produttività capitalista sulla forza del lavoro, ai quali ho accennato nel mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance ad esempio nella Nota 15 su John Galbraith, vedi Sezione Livres del stesso sito. Questa Nota 15 su John Galbraith è tradotta in Italiano nella Sezione Italia del mio sito) La ) Al contrario di quello che si dice la nuclearizzazione no produce instabilità: se mai, la vecchia Guerra Fredda bipolare, oppure la relazione pluralista Washington-Mosca-Islamabad-New Delhi, da la prova del contrario nel contesto della manipolazione inglese di Mountbatten del processo di accesso all'indipendenza dei due grandi paesi asiatici e nel contesto del conflitto ancora aperto del Cachemire. La paura del mutuo annientamento crea stabilità. L'unico pericolo è la mania del segreto e della sicurezza dei paesi nucleari proprio per evitare incidenti ed escalation incontrollabili e questo costituisce un danno per i processi democratici. Perciò, testimone l'esperienza storica accumulata fin qui, la possessione dell'arma nucleare dovrebbe portare alla negoziazione tranquilla di regime globali e regionali di controllo e di riduzione degli armamenti nucleari e tradizionali, addossati a misure appropriate di verificazione intrusive. L'unico ostacolo a questo processo autenticamente pacifico di controllo e di lento e sicuro smantellamento delle armi di distruzione di massa risiede, non nella legittima volontà di proteggersi contro eventuali o ovvi aggressori nel quadro definito dalla Carta dell'ONU , ma, al contrario, nella volontà di potenza, manifestata da Tel Aviv e da Washington, volontà ancorata nel desiderio di acquisire il monopolio nucleare e nella politica di distruzione preventiva delle nazioni rivalì, o unilateralmente definite canaglie e terroriste. Da un punto di vista militare e legale non è concepibile rifiutare a l'Irak o all'Iran quello che si tollera per se stesso e per Israele! Di più, va ricordato che nel caso iraniano il programma rimane un programma nucleare civile interamente legale agli occhi della legge internazionale, i.e. in particolare relativamente ai Capitoli IV e VI del Trattato di Non-Proliferazione (TNP) che costituiscono tutto il contrario del disarmo unilaterale delle vittime escogitato da persone come Fini-D'Alema-Curzi. (Vedi al proposito al Nota 6 qui sotto.) Se mai, in questo contesto, sembra chiaro che la sopravvivenza e la sicurezza dello Stato di Israele non potrà essere raggiunta senza il rispetto del Piano di Spartizione del 1947 o delle Risoluzioni delle Nazioni Unite 242, 338, 194 i.e. qualcosa come l'Accordo di Ginevra. Ma tale soluzione dovrà passare il test della consultazione referendaria dell'intera popolazione palestinese; e dovrà essere accompagnata dalla negoziazione di un accordo regionale di controllo e di limitazione degli armamenti, includendo dunque la de-nuclearizzazione progressiva delle 300 o più ogive nucleari già possedute illegalmente dallo Stato israeliano, uno Stato tuttora formalmente illegale senza la riconoscenza reciproca dello Stato palestinese. Va ricordato che il Piano di Spartizione delle terre palestinesi concernute dal Mandato per la Palestina trasferito all'ONU dopo la Seconda Guerra Mondiale dalle vecchie potenze coloniali, fu proposto dal Conte Bernadotte, ma non fu mai sottomesso ad un referendum tra la popolazione locale, in maggioranza araba; Bernadotte essendo assassinato proprio da quelli terroristi ebrei che poi vennero a dirigere l'ancora illegale Stato di Israele.
Dato che l'Italia, contrariamente alla Francia, non conservò l'indipendenza del suo Comando militare, la missione italiana durante questa prima guerra di imposizione nel Golfo persico, era illegale e anticostituzionale. Si nota comunque che Bush padre era stato educato nel quadro della Guerra Fredda e della dissuasione nucleare bipolare, nel quale le parole ufficiali avevano un peso immediato: così, una volta ottenuto il ritiro dell'Iraq dal paese sovrano del Kuwait, il presidente americano si ritirò dal teatro di guerra lasciando il regime di Saddam al potere (non senza lanciare un scellerato appello alla ribellione ai Curdi ed ai Sciiti, poi lasciati senza difesa...) . Si sa che il figlio fu ammesso come studente a Yale University per il suo nome e per la carica del padre; per sfortuna, scelsi come consiglieri di politica estera i più spietati e canaglia giudei sionisti di destra assieme a molti altri neo-conservatori non-ebrei che l'America abbia mai prodotto. Con questo dominio governativo, rafforzato da una oscena sovra-rappresentazione della comunità ebraica americana nelle sfere decisionali del paese nelle ultime decadi, comincerà una violazione sistematica del diritto internazionale con l'incredibile proclamazione della guerra preventiva come dottrina militare ufficiale del paese. Ora, gli useful idiots, oggi in carica del destino della nostra Italia, si sono messi al servizio di questa banda di ruffiani sionisti di destra ebrei e non ebrei. Forse sono del stesso calibro intellettuale e soprattutto morale. Forse peggio. La questione della partecipazione di questi rinnegati alla pulizia ideologica della Nato nel ex-Iugoslavia al fianco di una Albright, salvata tempo fa dal nazifascismo dalla Resistenza iugoslava, mostra a quale grado di degenerazione etico-politica si può arrivare. Questa gente, pure di fare parte nei cerchi del potere, ha trasformato la nostra Carta costituzionale in un straccio, senza nemmeno capire che assieme alla Carta delle Nazioni Unite, con la quale è in perfetta sintonia, rappresenta uno dei documenti di civiltà tra i più avanzati del mondo moderno. Rinnovare la politica in Italia e nel mondo non può significare distruggere queste due Carte; implica piuttosto un lavoro assiduo e determinato a tutti i livelli per farle rispettare pienamente.
In Afghanistan, la missione italiana, già problematica sin dall'inizio, è ormai cambiata: le nostre truppe sono messe sotto comando Nato, cioè sotto comando imperiale americano. Sono già dispiegate fuori di Kabul in veri e propri teatri di guerra, ad esempio in Herat. La missione originale risultava illegale perché corrispondeva per prima ad un diritto di inseguimento americano proclamato senza prove, trasformato inseguito in una politica di regime change, e poi trasformato ancora in azione di guerra preventiva contro il cosiddetto terrorismo. Il diritto della guerra prevede un diritto di inseguimento ma ambedue vengono tutelati dalla Carta dell'ONU. Le potenze che usano di questa possibilità, unicamente concepibile come atto di auto-difesa, sono tenute di trasferire il dossier all'ONU al più presto per evitare una escalation. (Il pretesto menzognero del 9-11 fu messo comodamente e senza nessuna prove sulle spalle di un agente della CIA ed ex-amico della famiglia Bush tuttora latitante, Ben Laden, e di presunti blowbacks per legittimare l'intervento armato. Ma questa presunta aggressione terrorista contro l'America avvenne in un contesto nel quale la maggioranza degli imputati erano sauditi ed egiziani dunque non-afghani e dove le Torre Gemelle cadevano perfettamente alla verticale secondo lo stile tipico di demolizione urbana, mentre i sistemi di controllo aereo della Nato e della Norad cessarono di funzionare proprio nei pochi minuti fatidici dell'attacco alle Torre ecc, ecc. Il tutto in un contesto colorato dal pubblico auspico da parte dei vari Wolfowitz ed altri Rumsfeld per una Nuova Pearl Harbor intesa come nuovo drammatico incidente del Golfo del Tonkin, da utilizzare per mobilizzare alla Carl Schmitt, il popolo americano nella nuova guerra di civiltà ed il suo corollario, la guerra esterna e domestica al « terrorismo » - inclusi il Patriot Act e il Homeland Security -, volute dai nuovi crociati filo-semiti nietzschiani.)
L'unico modo per l'Italia di rendere servizio all'Afghanistan come Stato indipendente ed al popolo afghano risiede nel ritiro immediato e completo delle nostre truppe e nella loro sostituzione da ONG italiane, sulla base dell'assoluta neutralità politica; dunque sopra la bulla dell'accordo preliminare di tutte le parti coinvolte nel conflitto, in modo da non mettere la vita del personale civile italiano in pericolo e permetterli la massima efficacia sul terreno. Forse c'è da aggiungere che nell'assenza dei stranieri, le istituzioni tribali tradizionali permetterebbero di stabilizzare immediatamente la situazione, se non altro perché esiste oggi un equilibrio militare tra il nord e il sud del paese. Gli Afghani possono dunque arrivare da soli ad un accordo simile all'Accord di Taeff (Libano), ma senza ingerenza occidentale, in modo da garantir la coesistenza interna e la neutralità internazionale del Paese. Ovviamente, quest'equilibrio reale sotto-giacente sarebbe rafforzato dall'assenza degli Occupanti occidentali purché la sicurezza dei paesi circostanti fosse garantita e purché il Pakistan si impegnasse a non intervenire negli affari interni del paese pure preservando i legittimi legami naturali creati dalla dispersione dell'etnia "pashtun" dalle due parte della frontiera comune. Il successo di questa alternativa sarebbe assicurato soprattutto se lo spreco gigantesco di fondi causato dall'intervento militare occidentale attuale fosse sostituito con un'assistenza umanitaria ed economica pure minima ma esente di vincoli politici ed economici; cioè di un'assistenza internazionale multilaterale da mettere a disposizione dell'Afghanistan tramite le Agenzie specializzate dell'ONU piuttosto che in modo bilaterale. Parte di questa assistenza andrebbe al sostegno di un Politica Agricola Afghana in modo da sostenere la transizione cooperativa dalla cultura dell'oppio alla cultura destinata all'alimentazione locale ed allo sviluppo del settore agroalimentare domestico. Si tratta qui di risanare delle ingiustizie passate rafforzando la responsabilità decisionale interna, non sostituendosi ad essa come, ad esempio, nel disastroso dossier della ristrutturazione del sistema giustizia del regime fantocce attuale di responsabilità italiana, sul quale, come per tutto il resto con l'azione occidentale-otanesca in Afghanistan, c'è solo da sentire rabbia e vergogna. In seguito, gli Afghani stessi, finalmente lasciati liberi di decidere, potranno scegliere quale via imboccare, ad esempio con una Assemblea costituente e con la preparazione di elezioni generali. Ulteriori contributi militari e venali italiani porteranno solo all'allontanamento di una vera e duratura soluzione endogena. Sottolineiamo un'altra volta che, contrariamente a quello che crede un D'Alema o un Prodi, la nostra Costituzione non ci permette di introdurci negli affari domestici degli altri popoli, di isolare cittadini nel loro proprio paese, e meno ancora di partecipare a scellerati « regime change » ottenuti con la forza delle armi! (Vedi il riassunto del discorso di D'alema nella nota 2 già menzionata.)
Forse, in un modo hyper-realista si potrebbe dire che la pace, la giustizia, dunque il rispetto della sovranità degli altri Stati, rappresenta sempre la soluzione economica e sociale la più vantaggiosa per tutti. Ad esempio, la seconda guerra del Golfo, giustificata con le menzogne di un patetico Powell costretto a fare il pitre davanti il Consiglio di sicurezza, e definita illegale dal Segretario generale dell'ONU Kofi Annan, propulso' il prezzo del petrolio da una forchetta di 18-22 dollari ad una forchetta che sorpassa oramai i 50- 60 dollari! Oltre alla mattanza generalizzata delle popolazioni locali, la guerra preventiva spreca miliardi. Ultimamente G. W. Bush fu costretto mandare altri 20 000 soldati in Iraq, chiedendo altri $ 270 miliardi al Congresso per una guerra già perduta sul terreno. Per parte sua, l'Italia spende attorno a 3 miliardi di euro annui per queste missioni anti-costituzionali, tagliando nel medesimo tempo 4,5 miliardi di euro ai trasferi agli Enti locali, cioè al finanziamento dei servizi pubblici più essenziali.
I danni non sono solo materiali. Questa guerra preventiva e la sua guerra al terrorismo (il terrorismo si combatte con la polizia, la giustizia e lo sviluppo sociale, non con la guerra) hanno provocato una inaccettabile regressione etico-politica ai livelli nazionali ed internazionali. Le leggi liberticide furono date come leggi necessarie per affrontare un presunto ma demonizzato nemico, operando così un baratto nietzschiano tra democrazia, uguaglianza e libertà da un lato e, dall'altro, la sicurezza riservata a presunti maestri del mondo presi dalla follia del potere e da un patetico hubris paranormale da pitre! A Guantanamo e Abu Ghraib rispondono il gulag carceriere domestico americano, le prigioni e i rapimenti illegali in Europa come quelli denunciati da Gijs de Vries per la UE (vedi Gijs de Vries: la lutte antiterroriste doit être menée dans le respect des lois in www.lemonde.fr 17-02-07.) Il peggio pero risulta essere la criminalizzazione e la demonizzazione dei dissidenti politici nel modo nietzschiano-carl-schmittiano più ripugnate. Cosa purtroppo espressamente proibita dalla clausola anti-fascista della nostra costituzione partigiana, come pure dalle altre garanzie giuridiche.
Le ragioni del revisionismo anti-costituzionale e anti-onusiano.
Abbiamo visto la perfetta sintonia anti-nazifascista della Carta onusiana, della Carta costituzionale italiana e dell'Articolo 2 della Nato. Tutti questi testi condannano le iniziative di guerra e i goffi tentativi parlamentari o mediatici di legittimazione fatti dai dirigenti italiani di destra o di sinistra, a dire vero interscambiabili in questo campo. Ma allora a cosa serve tanta falsità? Senza questo revisionismo costituzionale, assimilabile ad un vero e proprio alto tradimento se non ci entrasse l'autentica questione dell'ignoranza intrinseca degli epigoni della cosiddetta seconda repubblica, cosa che non si può proprio escludere, non sarebbe possibile mettere la nostra Repubblica e le sue forze armate al servizio della guerra preventiva filo-semita nietzschiana mascherata con una farsesca promessa di conferenza di pace, sulla quale ritornerò. (Ovviamente, la cosiddetta Seconda Repubblica, doveva tendere a rinnovare le classi dirigenti italiane fin qui compromesse con la Galdio, la P2, le mafie ecc; il che avrebbe dovuto implicare la riabilitazione della nostra Costituzione, non certo la revisione spinelliana e crociata del suo ordinamento fondamentale, per altro non-modificabile in questi campi!) Ovviamente questa ignoranza non è solo personale: è strutturale, risale necessariamente al sotto-finanziamento delle nostre università, dei nostri diparti di legge, della selezione del corpo insegnate e dei studenti, e del ruolo della Corte costituzionale e della Presidenza. Mentre Gramsci credeva che il machiavellismo di Machiavelli era indirizzato ad obbiettivi etico-politici più alti, l'unità nazionale, in particolare dopo De Gasperi e il suo kowtow forzato del 1947, le nostre élites pro-atlantiche sono arrivate a pensare che la politica sia machiavellismo, ed il machiavellismo una versione italiana del nietzschianismo e del spinelliamo! Dal inizio del 1990, molti transfughi e beccamorti del PCI pensano la stessa cosa; lo fanno con il solito zelo venale di tutti i parvenus e dei convertiti di recente data. Una cosa rimane innegabile, il ripudio costituzionale della guerra come mezzo di regolamento dei conflitti internazionali. La pace con i carri armati, la devoluzione del comando delle nostre truppe al imperioso commando americano, unico dirigente delle forze Nato in teatri di guerra come Kabul ed Herat nel sud-est dell'Afghanistan, rappresentano una violazione frontale della nostra Costituzione, con o senza l'acqua santa della non-violenza di un Bertinotti sotto influenza. Ultimamente certi nostri generali un può latinisti parlano di pacificazione più che di pace, un slittamento semantico che fa venire i brividi a chi sa un può la storia, antica e recente, nostrale o straniera, della resistenza dei popoli agli invasori stranieri...
Questa pacificazione al nome del Capitolo VII della ONU, produce solo occultazione del Capitolo VI dedicato al mantenimento classico della pace, cioè alle missioni neutrali di interposizione che dovrebbero rappresentare l'unico modo accettabile di spiegamento delle nostre forze armate fuori del nostro territorio. Il nostro Articolo 11 fu scritto nello stesso spirito progressista partorito dall'alleanza contro il nazifascismo che animò la redazione della Carta fondamentale dell'ONU. Tra questi due testi non vi è nessuna contraddizione, nessuna forzatura. La Carta fondamentale dell'ONU ripudiò anche essa l'uso della forza e riconobbe la sovranità inalienabile dei suoi Stati membri. Lo fece in modo da potere fondare sopra questa conquista nata dal lungo camino del diritto delle genti e dalle altre conquiste popolari democratiche, il principio della sicurezza collettiva. Questa è una dottrina che rende la guerra preventiva, e gli interventi coloniali ed imperialisti strettamente illegali. Perciò, nel suo realismo, la Carta fondamentale dell'ONU riconosce certi privilegi ai 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza (la permanenza e il diritto di veto), ma lo fa in un quadro pacifico molto rigoroso. Questo quadro multilaterale intende mantenere la pace di tre maniere complementari. Prima con lo sviluppo economico e sociale tramite il Consiglio Economico e Sociale; almeno all'origine, questo organismo onusiano doveva essere più importante del Consiglio di sicurezza dato che, come ricorda la Carta dell'Unesco, la pace deve prima nascere nella mente e nel cuore della gente grazie allo sviluppo socio-economico e alla giustizia. Secondo, con il mantenimento della pace, cioè con missioni tradizionali di caschi blu; queste missioni di interposizione violerebbero la Carta dell'ONU se non fossero integralmente neutrali ed accettate da tutte le parti implicate in un eventuale conflitto armato. Eppure, per rispettare la sovranità di tutti i suoi membri, l'ONU prevede che anche nel caso di spiegamento di forze armate munite con un mandato di interposizione, il commando militare deve spettare, non ad una grande potenza del Consiglio di sicurezza, il che violerebbe la necessaria neutralità, ma al Comitato di Stato Maggiore del Consiglio di sicurezza messo sotto controllo diretto del Segretario Generale delle Nazioni Unite. Rispettando la Carta fondamentale delle Nazioni Unite, apparirebbe subito chiaro che non può esistere nessuna contraddizione tra questa e il nostro Articolo 11. (Tenendo conto dell'esperienza storica, le missioni di interposizione debbono essere limitate irrevocabilmente nel tempo, nel mandato originale stesso, forse per una durata massima di 2 o 3 anni. Altrimenti, le parti al conflitto, invece di negoziare tra di loro gli accomodamenti necessari per interinare la fine del conflitto, tendono ad entrare in un gioco poco sottile di manipolazione dell'interesse delle grandi potenze del Consiglio di sicurezza e/o delle potenze regionali. Le missioni diventano allora perenne ... come i conflitti sotto-giacenti. Vedi, ad esempio, il caso dei Caschi blu nell'Isola di Cipro. Questa logica diventa ancor peggiore con le scellerate missioni di imposizione militare. Testimonia l'Afghanistan e l'Iraq...) Terzo, cioè negli altri casi, embargo o peggio ancora imposizione della pace sotto il Capitolo VII, diventa tutto problematico e potenzialmente anticostituzionale, almeno quando la neutralità verso tutte le parti non viene rispettata. Il D'Alema, per esempio, si permette di attribuire al nostro Paese un ruolo di isolamento dei terroristi islamici, nei paesi musulmani (sic!), nel suo spensierato discorso al nostro Parlamento, senza dire dove, lui già pronte a devolvere unilateralmente la nostra sovranità nazionale, avrà mai preso il diritto di devolvere anche quella dell'Afghanistan e del Libano o di altre Nazioni! (Non esita il D'Alema a dichiarare al Parlamento italiano: Per sconfiggere il terrorismo, la condizione, invece, è quella di isolarlo innanzitutto allinterno dello stesso mondo arabo ed islamico. Certi sono irrazionalmente e pericolosamente sicuri di appartenere all'unico popolo eletto, altri, figli auto-proclamati di dei minori, si auto-conferiscono delle missioni armate al nome della nostra Repubblica, senza pensare più di tanto ai costi umani, economici e politici delle loro scelte! Vedi Note 2) Ma quelli che vogliono definire ex cattedra ed in modo frontalmente anti-costituzionale la gente di terroristi isolandoli e ammazzandoli con la forza delle armi nei loro proprio paese, si prendono la responsabilità personale ed istituzionale per la sicurezza degli Italiani in tutto il mondo, compresso nei paesi musulmani ed in Italia? (Io francamente non ho mai capito perché Il governo Berlusconi non fu portato in corte dalle vittime italiane di queste ingerenze negli affari interni delle altre nazioni! Inoltre, invece di isolare la gente nei propri paesi sarebbe meglio ricordare l'Articolo 10 della nostra Costituzione con rispetto al diritto di asilo. Va troppo comodo di lasciare quasi un (1) milione di rifugiati iracheni alla sola Siria, paese che purtroppo non contribui niente all'aggressione contro l'Iraq!!)
Come fare in questo contesto a non ricordare che se tutti noi conosciamo la figura emblematica, ideata dalla CIA, dal Pentagono e dai loro studio hollywoodiani di disinformazione, di Ben Laden; se conosciamo i suoi camerati blowbacks; se non ignorammo il ruolo criminale e menzognero dei vari Wolfowitz, Kristol, Kagan, Rumsfeld e tanti altri, nessuno ha ancora potuto darci una descrizione chiara di quello che sia sul serio « al Qaeda » (la « base » chiamata così all'origine dalla CIA perché concepita da essa tramite Ben Laden e la sua famiglia saudita legata da amicizie d'affari con la famiglia Bush, per permettere il passaggio clandestino di armi e di quattrini alla resistenza antisovietica in Afghanistan.) Peggio ancora, nessuno sa con certezza cosa sia un « terrorista islamico », visto che l'Occidente sta portando la sua crociata illegale nei Territori palestinesi, in Medio Oriente ed in Asia Centrale mettendo anche da parte, nel processo, le Convenzioni di Ginevra per quello che riguarda il rispetto dei prigionieri di guerra. (I stessi filo-semiti israelo-americani hanno inventato, senza il minimo stato di animo, il concetto canaglia di enemy combatante, con le prigioni extra-territoriali come quella di Guantanamo; e hanno proposto, con l'aiuto di professori indegni della loro professione ma ancora pagati da università prestigiose come Harvard, tale Derschowitz, la teorizzazione della legalizzazione di certe forme di tortura, teoria copiata dalla tortura sotto controllo medicale praticata da tempo da Israele. Poi questi ciarlatani si permettano di parlarci di una Shoah selettiva finalizzata all'anti-comunismo ed all'ideologia di casta! Chi ha detto che è criminale ubbidire a degli ordini illegali?) Mica, noi Italiani, siamo già diventati dei neo-figli di Salò, educati da Huntington, Bernard Lewis, Obadiah Yossef ed altri Sharon ed Olmert, come gli originali lo furono da Nietzsche, Carl Schmitt, Jobotinski ed Ezra Pound! Al limite, con riferimento al diritto internazionale, noi sappiamo cosa sia un partigiano e cosa sia il sacro diritto alla resistenza, ma non sappiamo ancora cosa sia in generale un terrorista islamico, meno di tutto in paesi musulmani occupati illegalmente da forze straniere tra le quali i soldati italiani messi anti-costituzionalmente in pericolo.
Queste confusioni hanno pero il cattivo gusto di essere fortemente liberticida, come dimostrano i campi di Guantanamo, le prigioni tipo Abu Ghraib e i rapimenti da parte di agenti israelo-americani nei nostri aeroporti senza provocare nessun scandalo da parte del nostro governo o delle nostre istituzioni! In questo contesto, come non ricordare le affermazioni del Presidente Clinton relative alla proposta del Pentagono, da lui rifiutata, di attaccare l'Iraq quando lui si era limitato ad un gesto di rappresaglia, lanciando un paio di missili Cruise sopra i campi di addestramento dei Talebani, prima del 11 settembre 2001? Come dimenticare gli articoli del Le Monde, del New York Times, del Guardian, di Brzesinski e tanti altri, sulle menzogne che portarono all'aggressione contro l'Iraq, aggressione già pronte almeno due mesi prima del 9-11? (7) ; come dimenticare, in questo contesto, che un Wolfowitz ed altri suoi colleghi, nutriti di guerra santa contro l' Impero del Male, teorizzavano senza vergogna, e senza tante considerazioni per il disastro vietnamite che seguì la messa in scena del cosiddetto incidente del Golfo del Tonkin, niente meno che un bgale della dottrina ufficiale americana di guerra preventiva? E già grottesco devolvere arbitrariamente la propria sovranità nazionale, ma in un paese che subì un quarto di secolo di fascismo diventa ancora più grottesco pretendere limitare la sovranità delle altre nazioni e degli altri popoli, strumentalizzando per raggiungere questo cattivo obbiettivo le missioni di pace. Il signore D'Alema ed altri come lui dovrebbero piuttosto impegnarsi ad « servi in camera » da poco entrati nel serraglio ...
Malgrado il rischio della ripetizione importa analizzare più in dettaglio la problematica dell'imposizione della pace. In materia di pace la Carta fondamentale dell'ONU nel suo Capitolo VII, riconosce la possibilità della Comunità delle Nazioni Unite di mobilitarsi al nome della sicurezza collettiva dunque del rispetto della sovranità dei suoi membri. Si parla allora di imposizione della pace anche con la forza delle armi nel caso di violazione grave ma solo dopo che siano state esaurite tutte le altre alternative pacifiche. Dovrebbe essere chiaro che non può esserci contraddizioni tra questo Capitolo VII e il nostro Articolo 11, perché ovviamente no si può ricorrere al Capitolo VII in violazione della sovranità dei Stati membri (e non membri) delle Nazioni Unite, e nemmeno mettere le eventuali missioni militari finalizzate a tale imposizione della pace sotto un commando militare altro che quello del Comitato di Stato Maggiore dell'ONU stessa. Si tratta di un obbligo mutuale e collettivo di Stato sovrano a Stato sovrano, che non può mai avere niente a che fare con interventi imperiali fatti al nome di guerre preventive, anche sotto la bandiera del Consiglio di sicurezza, organo che non può pretendere abolire o sospendere la sovranità dei Stati membri dell'ONU, essendo statuariamente messo al loro servizio. Al massimo, il Consiglio di sicurezza e l'Assemblea generale dell'ONU possono sospendere la membership di uno Stato ma certo non la sua sovranità. In questo caso, l'ONU ritira la sua protezione ma nel tempo stesso perde i suoi diritti verso lo Stato escluso. In oltre, il pretesto del diritto di inseguimento inerente al diritto e alla pratica della guerra non può stabilirsi al di sopra della dottrina della sicurezza collettiva necessariamente sottoposta ad un comando militare onusiano. Con la creazione e l'adesione all'ONU, tale diritto di inseguimento strettamente bilaterale non può più essere interpretato dai Stati membri al infuori della dottrina difensiva immediata e ristretta; oltre questa, deve immediatamente scattare il meccanismo della sicurezza collettiva sottoposta al controllo politico della ONU e del suo Comitato di Stato Maggiore, posto sotto il controllo diretto del Segretario Generale dell'ONU. Si sa che i Stati Uniti hanno dichiarato che non metteranno mai i loro soldati sotto il comando altrui; si sa che questo paese ha anche adottato una legge che, non solo sottrae i suoi dirigenti e i suoi militari ad eventuali prosecuzioni da parte del Tribunale Penale Internazionale di Roma, ma minaccia di rappresaglie chiunque volesse intraprendere tali azioni di giustizia. Se il nostro Stato ed il nostro governo ma certo non la nostra società civile - non possono usualmente denunciare tale comportamento autenticamente canaglia (perché questo comportamento fa ritornare le relazioni internazionali alla barbaria di un mondo retto solo dalla forza brutale), non si vede come potrebbe al contrario affiancarlo nelle sue derive filo-nietzschiane senza disonorarsi anch'esso, e senza mettere a repentaglio i nostri propri interessi nazionali! Perciò, in nessuno caso il commando americano imperioso della Nato potrà legalmente sostituirsi a queste regole internazionali, che guarda caso, sono rigorosamente rispettose della nostra Costituzione e della nostra sovranità. Infine, risulta impossibile tacere che, anche con un sforzo di immaginazione, fuori della zona europea risulta difficile considerare la Nato come una organizzazione difensiva!
In ogni caso, nessuna azione rivendicata come diritto di inseguimento militare può autorizzare, come fu fatto in Afghanistan, in Iraq, nel Libano, e nei Territori Occupati Palestinesi, a pretendere cambiare i regimi dei vari paesi o di riconfigurare la carta politica di una intera regione! (Notiamo con una certa ansietà, visto le ingerenze saudite ed occidentali negli affari interni dello Stato libanese, che si prevede già un cambiamento, probabilmente in questo senso interventista, del mandato della UNIFIL al 1 gennaio 2008 quando l'attuale mandato sarà ridiscusso nel Consiglio di sicurezza.) Va sottolineato che il regime changenon non riguarda solo l'ordine politico. Come sta succedendo oggi in Iraq, prevede anche il cambiamento della mappa economica ed industriale dei paesi concernuti, violando così frontalmente le Convenzioni di Ginevra che impongo comunque agli Occupanti di rispettare le istituzioni e le forme di proprietà dei paesi occupati. In tale contesto devolvere la propria sovranità per legittimare la propria partecipazione alla violazione dell'integrità di altri Stati sovrani membri dell'ONU, mascherando questa servile ed ignorante iniziativa come un contributo alla ricerca della pace, diventa proprio una offesa grottesca al nostro Paese ed alla Comunità internazionale, per la quale si pretende adoperarsi per agevolare in realtà l'Impero filo-semite nietzschiano putativo.
Sotto qualunque forma, l'Europa degli 8 porta solo al solito macello anti-europeo!
Malgrado l'unanimità spinelliana al riguardo importa ricordare che la nostra Costituzione non permette neanche la delega unilaterale della sovranità italiana nel quadro della costruzione europea. E certamente non in un senso che porterebbe ad un capovolgimento dei principi cardini non-modificabili della nostra Costituzione. Perciò, durante la discussione attorno al progetto di Costituzione europea, nell'indifferenza e l'ignoranza opportunista generale, io avevo chiesto l'integrazione del nostro Articolo 11 alla Carta europea. Secondo me l'Europa politica auspicata deve essere un'Europa di pace che ripudia la guerra, in modo che, se mai saremo costretti a partecipare ad azioni di mantenimento della pace almeno questo venga fatto nella neutralità assoluta. Questa precauzione costituzionale risulta necessaria soprattutto se, cosa resa perfettamente possibile con la costruzione politica dell'Europa, la UE fosse chiamata ad intervenire nel quadro del Capitolo VII della Carta della ONU, nei rari casi di autentica rimessa in questione della sicurezza collettiva. In questo caso, le missioni di imposizione della pace dovrebbero farsi nel quadro legale con un Comitato di Stato Maggiore onusiano, nel quale non sarebbero necessariamente le grandi potenze a dirigere gli interventi militari. Quando la strada onusiana non è praticabile per egoismo e visione imperiale delle superpotenze, allora importa rimanere fuori delle folli avventure guerresche, comunque destinate al fallimento. Va ricordato che con Mitridate, Toussaint Louverture, Giap, ed in particolare Mao, la guerriglia è passata da arte a scienza militare impossibile da sconfiggere quando gode dell'appoggio del proprio popolo. Inoltre la corsa agli armamenti oggi può essere qualitativa (a basso costo, vedi i nuovi proiettili iracheni capaci di penetrare il blindaggio dei carri Abrams concepiti per il teatro nucleare!) il quantitativo essendo di natura rudimentale ma capace di saturare le difese avverse. Poi si nota che i missile Patrioti non hanno dimostrato nessuna capacità nemmeno contro i vecchi missili Scud... Ricordando la distinzione tra società civile e società politica inter-statale, quando la Carta dell'ONU non può essere rispettata, e quando si vuole preservare l'avvenire, non fare niente e rimanere militarmente da parte costituisce già una vittoria della ragione, della diplomazia e della Comunità internazionale onusiana come fu dimostrato con perfetta brillanza e dignità dal discorso di Dominique de Villepin al Consiglio di Sicurezza dell'Onu prima del sciagurato intervento degli Stati uniti e della Coalition of the Willing in Iraq. Quando gli Alleati corrano all'abisso, la ragione non detta di incoraggiarli e di correre col branco, ma invece di fermarsi saggiamente e di gridare Attento all'infernale abisso!. Gli Italiani non saranno mai più ribelli senza una causa per regioni drammaticamente storiche...
Le due ultime aggressioni contro l'Iraq permettano di illustrare perfettamente questo concetto e questa pratica della sicurezza collettiva. Tanto per essere chiari, questo principio fondamentale dell'architettura onusiana della pace avrebbe richiesto l'intervento in favore di Saddam Hussein durante la Seconda Guerra del Golfo persico, nello stesso modo che si era andato a difendere il Kuwait durante la prima. Comunque, per rispetto metodologico della verità storica, e senza neanche parlare della trappola tesa dall'ambasciatrice americana Mme Avril Glaspie all'alleato iracheno, dobbiamo ricordare che il Presidente Saddam aveva il diritto legale di pretendere al Kuwait, un piccolissimo principato unilateralmente creato dal potere coloniale britannico all'inizio degli anni 60 con l'unico scopo geo-strategico di divorziare i pozzi di petrolio del Medio Oriente dai suoi popoli (vedi a questo proposito le analisi poco perfettibili dei generali Gallois e Paul-Marie de La Gorce.) Si seguiva così la politica di partizione delle terre appartenenti all'antico Impero ottomano in favore di monarchie arabe dipendenti, come racconta il colonnello T. E. Lawrence (detto di Arabia) nel suo libro I Sette Pilastri della Saggezza. In oltre, questa divisione serviva l'Impero britannico mettendo al sicuro il Canale di Suez e le vie terreste che collegavano la Perla indiana dell'Impero britannico al Mediterraneo e, via lo Stretto di Gibraltar, alla metropoli inglesi. Questi principioti arabi reazionari ed osceni, essendo ricchissimi ma vulnerabili, furono messi in situazione di dovere contare in permanenza sopra l'appoggio ed il padroncino diplomatico-militare delle vecchie metropoli coloniali per sopravvivere. Gli altri, come il re subalterno egiziano, con tanta popolazione e poche risorse, dovettero consolarsi accumulando la più grande collezione cinematografica pornografica del mondo, prima di essere spazzato via da Nasser! La prospettiva del Presidente Saddam risultava necessariamente diversa: per lui, il Kuwait non rappresentava niente altro che parte della provincia irachena-ottomana di Bassora unilateralmente divisa, senza referendum, dai padroni Britannici. Di più, vedeva i principi Sabba pompare il petrolio del ricchissimo campo petrolifero trans-frontiera di Rumaila per il conto degli Americani, senza il suo accordo, abbassando così drammaticamente il prezzo mondiale del greggio; il tutto avveniva in un contesto dove, con l'appoggio segreto degli Americani, i dirigenti del Kuwait rifiutavano di negoziare il ri-finanziamento del debito incorso da Saddam nella sua guerra contro l'Iran, quando riceveva armi incluso il napalm, i gas di guerra ed altre arme biologiche da Rumsfeld ... dunque ...
Il discorso di politica estera di D'Alema risulta grottesco, costituzionalmente indigente, e puerilmente sprovvisto di intelligenza politica. In realtà, mentre i nostri dirigenti si trasformano in domestici servili, Tony Blair, uno dei massimi istigatori dell'attuale crociata filo-semita nietzschiana, si sta defilando, ritirando parte delle sue truppe dall'Iraq. La Conferenza di pace di D'Alema, come pure il parallele raddoppio della base di Vicenza e l'ampliamento geo-funzionale delle basi militari americane nel nostro Paese, rivelano la loro crudele verità nella volontà israelo-americana di attaccare l'Iran e la Siria, nel quadro del loro tentativo di stabilire un Grande Israele in controllo di un Grande Medio Oriente per il conto dell'Impero. Tale nuova aggressione necessita l'invio di altre truppe della Nato nei vari teatri di guerra (Iraq, Afghanistan, Libano etc ...) per liberare i Marines americani necessari alle nuove aggressioni, senza rimettere in questione il protettorato americano sopra l'Afghanistan; i rafforzamenti occidentali sono anche necessari per tentare di controllare le dure proteste che seguiranno, soprattutto nei paesi già occupati, dopo il folle e suicida attacco all'Iran o alla Siria. I dirigenti italiani attuali come pure la balorda Opposizione di destra colpevole della farsa anticostituzionale originale dell'Europa degli 8, fanno finta di ignorare che tutte le fonti più autorizzate che discutano del possibile attacco contro l'Iran, dicono la stessa cosa: l'America e gli Israeliani prevedono l'utilizzo di armi nucleari con la speranza di neutralizzare l'Iran nei primi minuti. Si tratta di un progetto gravemente patologico, la solita fuga in avanti dei soliti regimi nietzschiani confrontati con le conseguenze delle loro proprie follie. Prima di tutto perché l'Iran e neanche la Siria - non è l'Iraq disarmato da una guerra e 10 anni di embargo. Secondo, perché le capacità logistiche e tecnologiche di rappresaglia anche su Aviano e Vicenza , e le capacità di proliferazione, armata o tecnologica nel bacino in gorgoglio di oltre 1,3 miliardo di Musulmani, sono molto più sofisticate di quello che i pitres filo-semiti nietzschiani ridicolizzati nel Sud Libano possono pensare; questo senza neanche menzionare le capacità endogene delle resistenze senza legami con il regime di Teheran! Terzo perché la geografia militare dell'Iran e delle sue regioni limitrofi non rende plausibile il successo di un bombardamento preventivo e meno ancora il tentativo di occupare il paese militarmente con lo scopo di sottometterlo. Infine, perché un attacco fallito contro l'Iran metterà l'intera comunità musulmana sul piede di guerra, anche con l'aiuto degli Occidentali di buona volontà che rifiutano questo nuovo fascismo teocratico pseudo-giudeo-cristiano. Pensare poi che si possano usare delle armi nucleare tattiche ...!!! Se certi nostri dirigenti vogliono partecipare ed appoggiare tale avventura con il mantenimento di truppe e l'organizzaziine di false conferenze di pace sarebbe meglio cambiassero subito di nazionalità e forse anche di religione!
Le forti pressioni americane sopra la Nato, ed in particolare sopra l'anello debole italiano della catena Nato, sono note. Sono state particolarmente poco diplomatiche in questi ultimi giorni. Oltre alla farsa mediatica delle lettere firmate da ambasciatori privi di una comprensione più acuta di quella di D'Alema della sovranità dei paesi ospiti, abbiamo avuto l'umiliazione di vedere il sindaco di una grande città italiana, trattato come un subalterno coloniale dal generale americano in carica della base di Dal Molin, e da un consolo di terzo grado; abbiamo visto questo sindaco passare oltre al suo consiglio municipale, ed un Prodi, sempre fedele a se stesso, pretendere che si trattava solo di una questione urbanistica! (vedi a proposito l'intervento esemplare di Cinzia Bottene in www.liberazione.it del venerdì 16 febbraio 2007 intitolato: « Cittadino passivo, democrazia malata». Domani, vi aspettiamo qui a Vicenza) In appresso, malgrado la mobilizzazione popolare di 200 000 cittadine e cittadini a Vicenza, seguì il D'Alema per enunciare, in Parlamento, la tesi balorda della cessione della sovranità del nostro Paese! Tutto questo mentre si demonizzava il dissenso e si adottava la linea di condotta dei filo-semiti nietzschiani, quelli pitres arroganti ed ignoranti che, credendosi improbabilmente maestri del mondo malgrado l'accumulazione di pesanti nuvole sopra la loro testa, pretendono dire : « They have the talk, we have the walk » o ancora « We cook, they wash the dishes », trasformando questi soliti aforismi posti aldilà del Bene e del Malein metodo di governo, nelle democrazie occidentali! Così con Prodi, Giordano, Pecoraro Scanio, Diliberto, e tanti altri "surnumerari" e/o sovra-pagati della falsa rappresentanza, abbiamo potuto verificare che la specie dei pappagalli non è assolutamente in pericolo di estinzione nel nostro Bel Paese! Il lassismo intellettuale, la patologia nietzschiana-spinelliana della mente, conducono proprio a tali sciocchezze ed a tali rinunzie. Pero essendo anti-costituzionali, le cittadine e i cittadini hanno il dovere, chiaramente espresso dalla nostra Costituzione, di confutarli e di opporsi.
Il kowtow forzato di De Gasperi nel 1947 avrà forse creato un precedente che permetterebbe di legittimare tale devoluzione? La risposta è negativa. Anzi esemplarmente negativa. Nel 1947, De Gasperi poteva cacciare Togliatti ed il PCI del governo per ricevere l'assistenza del Piano Marshall, ma non poteva violare la nostra Costituzione, se non altro per il semplice fatto che il PCI rimaneva il più grande partito di massa della Penisola. In realtà, De Gasperi (1881-1954) stesso non lo avrebbe permesso, ed è proprio perciò che volle inserire l'Italia nella logica europea iniziata con la creazione della Comunità del Carbone e dell'Acciaio del 1951, primo abbozzo del Trattato di Roma del 1958 (cioè, proprio in quella costruzione europea indipendente assente della catena di sofismi dalemiani, se non miserabilmente ridotta all' Europa degli 8 dai vari Berlusconi, Asnar, Blair ed altri del genere...). La partecipazione dell'Italia alla Alleanza atlantica rimaneva costituzionale proprio perché la Nato era istituita come une alleanza di difesa regionale nel quadro della Carta fondamentale della ONU ed in particolare del suo Articolo 51, e veniva raddoppiata in senso pacifico dall'Articolo 2. La sua zone operazionale era strettamente confinata ai paesi europei ed atlantici membri. Di più, l'invocazione militare della Nato non poteva essere operazionalizzata senza l'accordo unanime dei paesi membri, e, malgrado il qualunquismo comune italiano per queste cose democratiche, senza la consultazione del Parlamento (il che suppone un nullaosta costituzionale ex-ante del governo - ed ex-post della Presidenza e del Consiglio Superiore della Magistratura ...). In altre parole, l'appartenenza alla Alleanza atlantica di difesa regionale venne sottoposta alle esigenze del nostro Articolo 11 ed alle esigenze parallele della Carta fondamentale della ONU, in particolare la dottrina della sicurezza collettiva come garanzia della sovranità nazionale assoluta dei paesi membri.
Dopo la decomposizione del Blocco dell'Est e dell'Unione Sovietica, i Stati Uniti si sono messi in testa di strumentalizzare la ONU per stabilirsi come unica superpotenza mondiale. Non hanno resistito alla voglia di allargare la Nato fuori della sua zona geografica, o di usarla in modo offensivo nella loro guerra preventiva, cercando di mascherarla come il braccio armato del Consiglio di sicurezza dell'ONU, lui stesso trasformato in Direttorio imperiale al loro commando esclusivo. Niente, in tutto questo, è compatibile con il nostro Articolo 11, con la nostra adesione alla ONU o alle altre organizzazioni multinazionali e multilaterali. Non mi risulta neanche che l'allargamento e l'intervenzionismo recente della Nato abbiano cambiato la sua carta relativamente al ruolo difensivo dell'organizzazione, o relativamente alla regola dell'unanimità e della procedura di consulta democratica-parlamentare. Sotto la spinta dei filo-semiti nietzschiani, la Nato ha adottato un facsimile della Dottrina di Bush, cosa che avrebbe dovuto significare l'astensione preventiva automatica della nostra Repubblica a tutte le sue operazioni di guerra condotte in applicazione di questa dottrina scellerata ed illegale. Se tali derive istituzionali succedessero, l'Italia non avrebbe più altra scelta che di lasciare la Nato. Oggi, interpretando la regola dell'unanimità nel senso dell'astensione ordinaria senza diritto di voto, l'Italia può forse continuare a fare parte della Nato nel quadro del suo Articolo 2 - ma senza partecipare alle sue missioni che violano le nostre obbligazioni costituzionali, o quelle che discendono dalla nostra adesione alla Carta fondamentale dell'ONU.
Diventa allora necessario sottolineare proprio quello che D'Alema occultava, cioè la costruzione di una difesa europea comune compatibile con il nostro Articolo 11. Questa nuova organizzazione regionale di difesa puramente europea permetterebbe di tenere conto della fine della Guerra Fredda e della necessita assoluta di costruire una casa comune europea, sarebbe compatibile con la continuazione della partecipazione alla Nato, anzi questa doppia partecipazione dovrebbe influire in favore del raggiungimento di un partenariato molto stretto della Russia e della CEI con d'una parte la Nato, e, dell'altra, la Difesa europea comune. I miraggi della guerra preventiva imperiale non possono fare dimenticare le sue conseguenze geo-strategiche strutturali, anche se sotterranee. Mentre si spreca energia per false Conferenze di pace guerresche in Afghanistan, si dimentica che l'Impero al quale si vuole devolverebbe la nostra sovranità nazionale sta lanciando unilateralmente una nuova corsa agli armamenti fondata sopra una mostruosa militarizzazione dello spazio, dopo avere unilateralmente deciso la rescissione dell'Accordo ABM (del 1972, vedi Nota 6 qui sotto) per rilanciare la folle e destabilizzate corsa ai missile antimissili. (8) Né l'Europa, né l'Italia possono ignorare la vecchia teoria di MacNamara secondo la quale con un Pil di metà quello dei Stati Uniti se l'Unione sovietica (oggi la Cina ed altri paesi caratterizzati da rivali economici e politici) voleva conservare la parità militare doveva spendere il doppio, rovinandosi nel processo. (Aggiunto: questo calcolo non teneva conto della potenza socio-economica e tecnologica della pianificazione, in particolare quella sovietica.) Questa scelta non è tollerabile soprattutto quando si sa che con il prezzo di una decina di missili Tomahawk o con il prezzo di un solo F 35 attorno a 200 milioni! - oggi avallizzati da un D'Alema con la parallele devoluzione della nostra Dottrina militare per i prossimi 30 anni, si potrebbe finanziare tranquillamente il ripristino completo delle nostre scuole. In fine dei conti, non si tratta nemmeno di rigorosa contabilità nazionale e dei cosiddetti Dividenti della Pace, ma dell'avvenire umano del nostro Pianeta in forte progressione demografica. Fra poco saremmo 9 miliardi, in modo che un Paese come la Cina con 1,2 miliardi di abitanti con un Pil comparabile suppergiu a quello dell'Italia, dovrebbe provocare rispetto più che invidia purché sia capace di ristabilire una misura di ugualitarismo! Noto senza sarcasmo che sarebbe più utile partecipare alla nuova organizzazione di difesa civile europea contro gli incendi invece di mettersi agli ordini di balordi e scellerati pitres filo-semiti nietzschiani in Afghanistan ed altrove: almeno si preserverebbe la qualità estetica dei nostri paesaggi, contribuendo autenticamente alla costruzione europea dal basso in su! Scelta certo poco mediatica, ma altrimenti più razionale.
Niente, in tutte queste derive filo-semite nietzschiane, risulta compatibile con la Costituzione del mio Paese; niente, in tutto questo, risulta degno del ruolo di una repubblica nata dalla Resistenza al nazifascismo e oggi caduta in mani indegni. La guerra preventiva mira a strumentalizzare una « guerra » (sic!) al « terrorismo » per istituire uno Nuovo Apartheid Globale, oggi simboleggiato dall'infame martirio imposto al popolo palestinese; la guerra preventiva di stampo puramente filo-semite nietzschiano intende strumentalizzare un ritorno ad una società anti-laica impoverita e sottomessa al controllo dei flussi d'informazione unicamente autorizzati dall'illegittimo tempio di Salomone (per il quale va ricordato che non esiste la minima tracia archeologica scientificamente validata) ricostruito sulle ceneri della Moschea di al Aqsa nella Gerusalemme Est palestinese dopo la deportazione dei Palestinesi ottenuta con la guerra e con il finanziamento occidentale delle colonie israeliane e del Muro dell'Apartheid. Quest'opera disumana viene sostenuta da D'Alema con la scusa di isolare i terroristi islamici (vedi Nota 2) e di favoreggiare il processo di b ristretto di bantustan urbani isolati tra di loro ma controllati dalle truppe, la polizia e i servizi doganali israeliani...
Crede forse il D'Alema che la Repubblica partigiana italiana abbia vocazione a sostituire Mussolini ... (I domestici dell') impero teocratico-nietzschiano sono propri quelli che hanno già « de-costruito della cosiddetta seconda repubblicadimostrano una grande coerenza nelle loro manie di devoluzione. A dire la verità, il ritorno nietzschiano verso una societa di caste, pronte ad introdurre una nuova domesticità ed una nuova schiavitù mascherate con la precarietà generalizzata, la vecchiaia attiva e la criminalizzazione vergognosa dell'opposizione democratica, può solo coniugarsi con la devoluzione antinazionale, interna ed esterna; e, per via della sottomissione della UE all'impero (Rimando di nuovo al mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance ad esempio nella Nota 15 su John Galbraith, tradotta in Italiano nella Sezione Italia del mio sito) La viltà spinelliana si sostituisce così alla nostra Costituzione, con l'appoggio di quelli che pretendono farci cantare b per occultare il loro alto tradimento. Compressi quelli che hanno il compito istituzionale di garantire la nostra Costituzione, ma certo non di riscriverla con interpretazioni arbitrarie ed idiosincratiche.
Abbiamo visto che la regola dell'unanimità e della consultazione parlamentare nega ogni devoluzione della nostra sovranità nazionale verso la Nato, una organizzazione legittimamente concepibile solo come alleanza difensiva regionale nel quadro dell'ONU e sotto controllo del nostro Articolo11. Rimane da analizzare la situazione rispetto alla partecipazione italiana alla costruzione europea in generale. Questo processo di integrazione europeo fu un processo molto lento. Il suo obbiettivo era di creare una comunità di solidarietà economica capace di sboccare in una comunità politica. Ci fu dunque per prima il mercato comune stabilito con il Trattato di Roma del 1958 e poi le altre iniziative di integrazione economiche monetarie. Il pilatro del Trattato di Roma fu la Creazione della comunità del Carbone e dell'Acciaio con il quale le due grandi potenze continentali nemiche, la Francia e la Germania, mettevano in comune proprie quelle industrie che avrebbero potuto alimentare una nuova corsa unilaterale degli armamenti. In altre parole, senza dovere risalire a Bernardin de Saint-Pierre, Kant o a Mitrany, l'ispirazione fondamentale dell'integrazione europea ha le sue uniche radici nella volontà di esorcizzare ed eliminare la guerra. Il Trattato di Maastricht, 2011, segnò un passo importante nel processo di integrazione con il suo sbocco nella moneta unica, l'euro. Contrariamente a quello che si pretende per ignoranza o per interesse, la BCE non è del tutto indipendente per quello che riguarda la fissazione del tasso di scambio dell'euro, competenza condivisa. Né il Trattato di Maastricht, né la moneta unica impongono una devoluzione definitiva e generale della nostra sovranità. Di fatti, questi rimangono dei Trattati internazionali che traiano il loro valore di imposizione funzionale dalla loro ratificazione da parte dei paesi membri sovrani. In oltre, il Trattato di Maastricht (articolo F,3,3b) garantisce la parità legale tra imprese private e imprese pubbliche e non solo i servizi pubblici oggi confusi con l'orrore nietzschiana di « beni comuni » compatibili con i diritti sociali nazionali, diritti sacrificati dai Leghisti in collusioni con i spinelliani e con i nostri rinnegati sanciti nella nostra Costituzione originale, prima che essa sia stata diminuita da gente che ne intende poco, essendo venalmente motivata da una piccola politica - kleine Politik - di soggetti subalterni e di « servi in camera » imperiali.
Questo rimane vero per il Trattato di Nizza. Non era più il caso con il progetto neoliberale di costituzione europeo giustamente sconfitto con un referendum sovrano tenutosi in Francia e nei Paesi Bassi, nazioni da questo punta di vista ancora pienamente democratiche. Per fare passare il Trattato di Maastricht, le élites europee avevano promesso che la prossima tappa della costruzione europea sarebbe stata quella della Costruzione dell'Europa sociale, in modo da completare l'architettura dell'unione doganale del mercato comune e dell'unione monetaria dell'euro. Con la scusa della sparizione del blocco comunista, i capitalisti subalterni europei hanno archiviato questo progetto di costruzione di una Europa politica e sociale nella quale ogni nazione membra sarebbe rimasta competente nei campi di competenza esclusivamente nazionali, nei campi di competenza condivisa e, tramite la democratizzazione delle istanze oggi censitarie della UE, nei campi di competenza devoluti alla nuova entità politico-sociale europea. Al contrario, abbiamo avuto, la proposta di un progetto costituzionale reazionario, il quale obbiettivo era di sottomettere tutti i campi di attività, anche culturali, alla legge della concorrenza senza nessuno vincolo possibile. Di fatti, questo scellerato progetto istituiva questo tipo peculiarmente neoliberale di concorrenza in realtà, anche antitetico alle vecchie pratiche capitaliste keynesiane che produssero il cosiddetto miracolo economico italiano! - come obbiettivo primordiale della costituzione europea, cioè come regola di interpretazione costituzionale predominante!!! Nella complicità italiana più assoluta malgrado i miei poveri tentativi di critica cittadina, con questo principio ladrone si costituzionalizzava solo l'Unione Europea del capitale! In realtà, tale visione neoliberale della UE era perfettamente in linea con la volontà di deperimento calcolato delle nazioni e anche dei popoli europei. Si tratta di una politica tenacemente e surrettiziamente portata avanti con le attuali politiche neoliberali di regionalizzazione. Per i spinelliani, le Nazioni e i loro parlamenti sono scomodi perché rimangono lo spazio per eccellenza di espressione della sovranità democratica con la quale esprimere la solidarietà nazionale, e anche comunitaria, ma in favore dei diritti economici, politici, culturali e sociali dei cittadini più che del solo capitale.
Passato sotto silenzio nella speranza di godere della grande popolarità della costruzione europea presso i popoli dei Stati membri, almeno quelli originali, era il fato che questo progetto costituzionale, invece di rafforzare la UE, la scommetteva alla legge della concorrenza globale dominata dai Stati Uniti e sancita dal FMI, dalla Banca Mondiale, dall'OMC e dall'OSCE. Si sceglieva proprio il cul-de-sac della cosiddetta interdipendenza asimmetrica già fallita dato la perdita rapida del vantaggio comparativo tecnico-scientifico, la Cina e l'India diplomano già più ingeneri degli Stati Uniti mentre i trasferi tecnologici, e la produttività endogena dei paesi emergenti, coniugata con bassissimi costi di lavoro per una manodopera educata e disciplinata, conferiscono loro un vantaggio assoluto, almeno senza il ricorso ad una nuova definizione dell'anti-dumping all'OMC addossata al pieno-impiego settoriale e nazionale. (Vedi al proposito la mia denuncia della teoria di Joseph Nye nella Sezione Plagiat del mio sito, assieme al mio terzo libro, o ai brani tradotti in italiano nella Sezione Italia del stesso sito.)
Con la scelta dell'Europa neoliberale abbandonata alla « private global governance » si otteneva proprio il contrario dell'obbiettivo di rafforzamento della coerenza economica, sociale e politica del Blocco regionale europeo in modo da pesare pacificamente di più nel futuro del Pianeta. Cosa significava quella Europa degli 8 di Berlusconi, oggi difesa tale quale da D'Alema, Prodi , Bertinotti e tanti altri pitres, se non l'infeudazione dei Stati membri alla UE e della UE stessa alla Nato, dominata, come si sa, dal Pentagono anche prima di esserla dalla Casa Bianca o dal Congresso (vedi il 9-11.)? Come ho già detto, in Italia, la devoluzione funzionale ma costituzionalizzata di una parte della nostra sovranità nazionale implicata dal progetto di costituzione europeo non fu neanche discussa in pubblico malgrado i miei poveri ed isolati tentativi. Peggio, anche il Prc e i suoi infiltrati accettarono la cosa come un bPresidente della Camera è dubbioso che Bertinotti ebbe mai letto la nostra Costituzione... cosa che vale per tanti altri!) Di fatti, si adoperarono tutti per sviare la sinistra, e soprattuto la sinistra comunista, dal necessario rispetto della Costituzione e soprattutto dalla difesa dei diritti individuali e sociali fondamentali che essa garantisce. Peggio ancora: Allorché io avevo proposto al Prc di creare una federazione ecumenica di Partiti comunisti europei per difendere il concetto di Europa sociale, solo compatibile con gli ideali della nostra Costituzione e solo compatibile con un trasferimento funzionale e paritario di sovranità, il Bertinotti, assieme ad Ingrao, Curzi e tanti altri veri e propri pitres, crearono una Sinistra europea rinnegata, anticomunista, e pronte a difendere il programma di smantellamento spinelliano senza dirlo, ma con l'oscena pretensione di trattare il marxismo come una semplice narrazione del XIX secolo (detto in tutta umiltà perché facilmente dimostrabile, io ho contribuito in modo importante al marxismo e dunque alla teoria economica scientifica, di fatti più di Sraffa che si fermò a dei prolegomeni neo-ricardiani; ma non mi risulta che un Bertinotti, un Ingrao, un Curzi, una Rossanda, una Gagliardi, la truppa numerosa e verbosa del Manifesto, e tanti altri « voix de leurs maîtres », sfortunatamente pagati e legittimati fin qui come comunisti, abbiano mai contribuito un qualcosa di originale, non dico al marxismo, ma anche alle scienze sociali borghesi. Hanno pero contribuito coscientemente ed incoscientemente molto occultazione di stampo anti-comunista, ed oggi, in maniera non-occultabile, miserabilmente filo-semita nietzschiana e spinelliana! Il mio concetto di falsa rappresentanza è un atto di accusa di fronte alla storia, sia ben chiaro.)
Poi si è visto che questa gente da poco era anche capace di assumersi il ruolo di basso clero : sempre usurpando la parola comunistaed essendo pagati come rappresentati di un partito comunista che aveva ispirato e scritto la nostra Costituzione, furono così pronti a parlare di nonviolenza e di pace senza se e senza ma, mentre contribuivano a mandare i nostri soldati in teatri di guerra preventiva, votavano per l'aumento delle spese militari, consentivano ai drastici tagli nei trasferi agli Enti locali, il tutto facendo una ipocrita propaganda sopra la progressività repubblicana delle tasse allorché si aumentavano i prelievi totali degli Italiani ... Cosa può mai valere un Paese dove tutti i presunti dirigenti del governo e dell'opposizione hanno deciso unanimemente, ed in un modo unanimemente occultato agli elettori, di considerare la nostra Costituzione come carta straccia? Tragedia nazionale, ma che non si ferma qui. Ultimamente abbiamo visto il Presidente della Repubblica cercare di rilanciare un progetto costituzionale europeo anti-democratico e anti-costituzionale, non solo ignorando la nostra Costituzione e la decisione referendaria-sovrana di due dei massimi popoli fondatori della UE, i popoli francese e neerlandese (al quale si deve forse aggiungere la sospensione dei processi referendari in molte altre nazioni per non rischiare altri voti negativi), ma appunto per aggirare, in modo chiaramente anti-democratico, la volontà democratica dei popoli sovrani. Andando nello stesso senso presuntuoso e poco rispettoso delle istituzioni italiane ed europee, il D'Alema non esitò poi a pronunciare il suo inconcepibile discorso sulla devoluzione-cessione della nostra sovranità in materia di politica estera nel Parlamento! Un parlamento dove, per fortuna, erano ancora presente qualche comunisti fedeli a se stessi per rifiutare l'inaccettabile.
Fin qui la costruzione europea fu caratterizzata da una dinamica rilevante da trattati internazionali, dunque passibili di rescissione da parte degli Stati firmatari. Un progetto di costituzione federale europea, anche se includesse una clausola di ritiro dopo un periodo di preavviso, implicherebbe una vera e propria devoluzione di sovranità. Almeno che la costituzione non sia concepita come la costituzione confederale di una Europa delle Nazioni. L'appartenenza ad un'Europa federale con la devoluzione finale di parte o di tutta la nostra sovranità, non può diventare legale solo per via dell'unanimità di dirigenti colpevoli di tradimento; dirigenti che sono fra l'altro dei dirigenti auto-selezionati e votati tramite partiti politici che raggiungono raramente il terzo o pure il quarto dei suffragi elettorali! Questa adesione federale non può avvenire almeno finché la popolazione non sia consultata per via di una nuova Assemblea Costituente. Ripeto, la nostra Costituzione no prevede nessuno processo per attuare tale devoluzione. Il Parlamento da solo non è assolutamente competente perché si tocca a dei principi dichiarati non-modificabili dalla Costituzione stessa. Al massimo, si può concepire il ricorso al referendum per validare una scelta sulla base del principio cardine della nostra Costituzione repubblicana, cioè la sovranità del popolo, solo soggetto abilitato a decidere in questo caso. I puristi potranno argomentare che tale referendum non sarebbe nemmeno costituzionalmente valido dato che nessuno soggetto può decidere di togliersi il suo massimo attributo ontologico. Anche se rimarrebbe una forzatura, il ricorso al referendum potrebbe allora essere giustificato dal fatto che un cambiamento indiretto costituzione europea o direttive europee dell'ordinamento costituzionale mette inevitabilmente in causa delle leggi che rimangono sottoposte ad un tale ricorso referendario domestico. Ma, in virtù dell'Articolo 11, un tale referendum sarebbe solo legittimo se tutti i principi fondamentali della nostra Costituzione si ritrovassero nella costituzione confederale europea. Si tratterebbe allora di una misura di uniformità democratica europea interpretabile nello spirito della nostra Carta fondamentale, ma sprovvista di conseguenze contraddittorie con essa. In ogni evento, non si possono tradurre le direttive in leggi italiane e poi pretendere che queste leggi rimangono fuori dello scopo dell'abrogazione democratica referendaria perché discendano di una devoluzione dovuta ad un trattato internazionale. Rimane pero che se la costituzione di una Europa politica e sociale corrispondesse ai principi fondamentali delle costituzioni dei Stati membri tacendo prudentemente quando si rischia di essere in contraddizione con uno solo di loro, ad esempio la questione della laicità, non si tratterebbe più di devoluzione, ma di armonizzazione nel quadro di una spartizione funzionale dei poteri. C'è un mondo costituzionale di differenza tra cessione (o devoluzione permanente e unilaterale) ed armonizzazione. Si tratterebbe allora di limitazioni paritarie, consentite volontariamente ma sempre sottoposte alla volontà dei popoli sovrani nel quadro del loro specifico Stato-nazione. La sovranità inalienabile dei Stati membri rimarrebbe comunque sempre l'unica base possibile di evoluzione di questa armonizzazione e di questa spartizione funzionale delle competenze. Ecco perché, la questione delle forme di rappresentanza politica nelle istituzioni centrali della EU, ed in particolare del Parlamento di Strasburgo, rimangono questioni travagliate, ma altrettanto cruciali: non si tratta solo di tradurre il peso demografico della Germania, della Polonia o della Spagna, ma di preservare l'identità specifica di ogni membro nella nuova creazione comune. (Vedi al soggetto i miei saggi disponibili nella Sezione Economie Politique Internationale del mio sito http://lacommune1871.tripod.com )
Ideare una EU anti-nazionale, dove i Stati nazionali saranno fatti deperire a favore di una Europa delle regioni rappresenta solo una concezione feticizzata di una EU liquefatta nel magma instabile del capitale speculativo globale. La storia della nascita delle Nazioni europee come pure del concetto di integrazione europea da il P. Mersenne (la rete Web dei primi scienziati europei veramente moderni!), a Bernardin de Saint-Pierre, a Rousseau, a Kant, a Vittorio Hugo, Mazzini e a tanti altri, non è concepibile con questa patologia ideologica del capitale e dei suoi servi di alta e bassa estrazione. Va ricordato che questa storia prese il suo volo con l'adozione delle lingue vernacolari e con l'adozione del metodo scientifico moderno, in modo che hanno potuto contribuire ugualmente al sviluppo comune della civiltà nel rispetto delle loro differenze nazionali-culturali. A Bruxelles, ma fortunatamente non a Strasburgo, certi idioti sotto influenza tipica hanno scelto un architettura di Torre di Babel, senza capire che l'uguaglianza umana non ha niente a che fare con il totalitarismo teocratico di presunti eletti manipolando il mondo! Per esempio, la UE non può essere il luogo pauperizzato dell'adozione di una sola lingua imperiale, sia lo « splouk » od un' altra apocopa linguistica-culturale... o il luogo dell'omologazione capitalista-neo-nietzschiana. Le esternalizzazioni di gente come Napoletano o D'Alema non sono certo eccezionali. L'elenco di personalità antidemocratiche inserite nei Stati membri e nelle istanze superiori della UE, spesso non elette, sarebbe troppo lungo e, a dire vero, costituirebbe una misera propaganda per l'auspicabile Europa sociale basata sulla necessaria Europa delle Nazioni che dobbiamo finalmente costruire.
Ma c'è più grave. Il neo-nietzscheismo e il spinellismo regnanti, appoggiati da tutti gli apostoli senza apposito mandato popolare della devoluzione della sovranità dei popoli, stavano ultimamente inventandosi una nuova strada di aggiramento censitario-capitalista della democrazia. In contraddizione frontale con le costituzioni e con i Trattati europei, le Direttive europee, che coprano più o meno 80 % delle leggi votate dai parlamenti dei paesi membri, stano perdendo il loro carattere di armonizzazione per sostituirsi alla volontà delle eletti-e nei loro parlamenti nazionali. La controversa Direttiva Bolkestein portò questa tendenza al suo colmo. Quello che doveva essere affare di armonizzazione nel rispetto della sovranità dei paesi membri e delle loro peculiarità storiche-culturali sta diventando una vera e propria usurpazione legislative da parte di istanze europee non elette! Peggio ancora, con la reazione popolare manifestata contro il progetto neoliberale di costituzione europeo, le istanze di Bruxelles ed i spinelliani di servizio hanno immaginato di trasferire una competenza giuridica usurpata alla Corte di giustizia del Lussemburgo.
Non bisogna neanche ricordare la provenienza sociologica dei giudici in generale per realizzare il pericolo di questa usurpazione giuridico-politica. I precedenti utilizzati dalla Corte sono proprio quelli che vano nel senso della pratica neoliberale proseguita dai dirigenti neoliberali di destra e di sinistras in da Maastricht, malgrado il fatto che il Trattato di Maastricht permette la difesa delle imprese statali e para-statali e monopoli naturali al livello nazionale (Articolo F, 3, 3b del Trattato.) (Aggiunto: non possono ricevere sovvenzioni dirette dallo Stato mapossono benissimo finanziarsi con il credito pubblico presso banche o casse di risparmio senza scopo di lucro.) Dato che i governi nazionali hanno deciso di abdicare le loro competenze, chiudendo gli occhi alle conseguenze concrete dei suoi giudizi, la Corte del Lussemburgo sta surrettiziamente creando, a colpo di avvisi giuridici abusivi, proprio quella Europa della libera concorrenza senza vincoli, antitetica all'Europa sociale, che fu rigettata dai referendum francese e neerlandese ed archiviata in molti altri paesi per paura di subire altre simili sconfitte referendarie! Tutto questo rappresenta una violazione della nostra Costituzione e del processo democratico più basico. No è neanche concepibile come una forzatura necessaria per fare camminare l'integrazione europea, visto che il risultato altro non è che la distruzione del processo di integrazione europeo di origine al beneficio di una presunta « private global governance ». Il progetto di integrazione europeo autonomo fu combattuto sin dall'inizio dagli Stati Uniti, cosa sicuramente ignorata da un D'Alema, ignoranza più difficile a concepire per il Presidente Napoletano. Siamo qui al di sotto di De Gasperi, il che non è poco visto sotto un angolo di sinistra! Chi può dimenticare che la Dottrina di guerra preventiva di Bush Jr. discende direttamente dei due documenti segreti del Pentagono e dello State Department dell'Amministrazione di Bush padre, documenti arrivati alla conoscenza del pubblico dopo la prima guerra del Golfo persico. Questi due documenti teorizzavano chiaramente che, per rimanere la sola superpotenza al mondo, i Stati Uniti dovevano distruggere tutti i loro rivali economici e politici, fra i quali, la Urss-Federazione di Russia, la Cina e l'Europa. Con l'aiuto di Huntington, Wolfowitz ed altri Rumsfeld e Sharon, il figlio aggiunse lo stato intermedio di distruzione dei 60 paesi terroristi (leggete musulmani), portando così l'ispirazione filo-semita nietzschiana al suo colmo; ma il progetto rimane sempre quello...
L'ignoranza coltivata come modo di appartenenza e di auto-legittimazione dei servi in camera del capitale speculativo mondiale, l'opportunismo anticostituzionale, non sono una strada praticabile in una democrazia. Ma nelle diatribe neo-maccartiste scatenate contro la preparazione della manifestazione di Vicenza - contro l'ampiamento della base militare US - non traspira forse la medesima volontà di esclusione del popolo sovrano, sotto una nuova forma? Io noto freddamente che il D'Alema, il Presidente Napolitano, purtroppo garante dei diritti politici, e tutti quanti del genere non esitano a confondere il potere delle istituzioni con l'esercizio antiquato del potere per il Potere, cioè a confondere la propria presenza nel quadro costituzionale con l'esercizio democratico del potere, rigorosamente in questo quadro, sulla base di un mandato democratico per definizione transitorio. Non esitano ad attribuirsi, in politica domestica e nella politica estera, un potere di esclusione, raddoppiato da una tendenza a caratterizzare la gente ex cattedra con epiteti indegni della loro funzione e dei loro doveri costituzionali. Questo viene dimostrabilmente calcolato e compiuto come mezzo di legittimazione della propria falsa rappresentanza, cercando concretamente, e con l'appoggio di mass media abusivi e spesso disonesti (spesso proprietà di ex condannati dalle Corti tale Romiti o Berlusconi etc ) di limitare il diritto di espressione, il diritto di opposizione, ed il diritto di dissenso. Io voglio ricordare a tutti che la nostra Costituzione fu scritta dai resistenti al nazifascismo, in maggioranza comunisti, con l'intento di rafforzare la sovranità popolare contro ogni tentativo di corto-circuito dell'espressione democratica di questa sovranità. Recita la nostra Costituzione:
Art. 52.
La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l'esercizio dei diritti politici.
L'ordinamento delle Forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica.
Art. 54.
Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.
O ancora L'Articolo XVIII:
Articolo XVIII. La presente Costituzione è promulgata dal Capo provvisorio dello Stato entro cinque giorni dalla sua approvazione da parte dellAssemblea Costituente, ed entra in vigore il 1° gennaio 1948.
Il testo della Costituzione è depositato nella sala comunale di ciascun Comune della Repubblica per rimanervi esposto, durante tutto lanno 1948, affinché ogni cittadino possa prenderne cognizione.
La Costituzione, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica.
La Costituzione dovrà essere fedelmente osservata come Legge fondamentale della Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi dello Stato.
Recita ancora la nostra Costituzione:
Art. 139.
La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
Questa forma repubblicana non è un concetto astratto, molle, plastico; viene precisamente definita nei principi fondamentali non-modificabili ed inquadrati nella l'affermazione (Articolo 5) di una repubblica una e indivisibile (9) dove le autonomie locali sono strettamente concepite come autonomie amministrative. Come in ogni costituzione piazzata sotto il segno della saggezza storica, la nostra Carta fondamentale prevede una forma di modifica costituzionale con l'Articolo 138. (vedi sotto) La forma di modifica scelta dai redattori della nostra Costituzione intende chiaramente permettere tutte le modifiche suscettibili di migliorare in modo discreto il testo originale, per adattarlo alle circostanze mutanti della vita socio-economica e politica, senza pero influenzare il suo ordinamento di base (le modifiche a raffala o a pacchetto come le volgari modifiche sconfitte del governo Berlusconi avrebbero dovute essere dichiarate ultra vires senza neanche dovere fare l'oggetto di un referendum abrogativo!) In altre parole, i due pilastri principali della nostra Carta costituzionale sono la sovranità del popolo, con le sue espressioni costituzionalmente previste, parlamento, referendum, forme democratiche e giuridiche ecc e la parità ontologica dei diritti individuali e sociali delle cittadine e dei cittadini. Per quello che ci riguarda in questa rapida analisi, questo implica che quello che il Parlamento può fare, il Parlamento può scioglierlo; o, detto altrimenti, né il Parlamento né i referendum possono pretendere intaccare l'ordinamento fondamentale e capovolgere il frutto costituzionale progressista partorito dall'alleanza anti-nazifascista del dopo-guerra. L'Articolo 138 recita così:
Art. 138.
Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti.
Questo articolo deve essere interpretato assieme ad altri ed in particolare l'Articolo 139 :
Art. 139.
La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale.
La sola cosa da commentare qui è l'ultima frase dell'Articolo 138, oggi capita alla rovescia o piuttosto in modo eccessivamente qualunquista. Questa frase no dice affatto che la maggioranza dei due terzi di ciascuna delle Camere può sostituire all'Assemblea Costituente. Perché questo implicherebbe che questo quorum particolare potrebbe modificare le parti non-modificabili della Carta, il che è contraddittorio e fuorviante. Le costituzioni non parlano per dire il nulla, e meno ancora per dire sciocchezze: e, in questo riguardo, la nostra fu scritta particolarmente bene. La frase in questione non significa neanche positivamente che nel caso di un ampio accordo delle Camere le leggi costituzionali non debbono fare l'oggetto di un minuzioso esame costituzionale ordinario, né della possibilità di un'abrogazione referendaria quanto questa possibilità abrogativa non è esplicitamente esclusa dal testo costituzionale stesso. (Altrimenti, a parte altre contraddizioni, la lista di esclusione sarebbe superflua!) La frase parla solo di legittimità ed in modo coerente confera un credito più largo di costituzionalità quando le Camere riescono a mettersi d'accordo, eludendo così le inevitabili divisioni create dall'organizzazione iterativa di referendum abrogativi. In altre parole, si premia le larghe intese sulla base dell'ordinamento sotto-giacente della Costituzione stessa, in modo da adattare la Costituzione alle vicende della vita reale senza tradirla. Non a caso, l'Articolo 1 precisa :
Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Di fatti, per inquadrare bene la questione di parità nell'eventuale limitazione di sovranità prevista all'Articolo 11, l'Articolo 75 afferma che queste limitazioni con possono essere oggetto di referendum, cioè non possono, per definizione, andare oltre all'ordinamento fondamentale della nostra Carta. In altre parole l'abilità di entrare in accordi internazionali é determinata dal rispetto preliminare della Costituzione stessa. L'Articolo 75 recita così:
Art. 75. È indetto referendum popolare per deliberare l'abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali.
Dato la non-modificabilità della forma repubblicana e dei suoi aspetti fondamentali, risulta ben chiaro che, in materia estera, deve prevalere il rispetto della Costituzione, molto chiara al proposito, rendendo superfluo il referendum. Il che ha una conseguenza immediata: i trattati internazionali non possendo andare all'incontro della nostra Carta, le leggi che discendono di questi trattati ad esempio l'armonizzazione delle direttive europea rimangono suscettibili di abrogazione referendaria allo stesso titolo delle leggi italiane alle quali non possono sostituirsi. Lo spirito della nostra Costituzione è democratico muro a muro, non è sicuramente censitario di stampo spinelliano o neo-nietzschiano, se non altro per limpidissime ragioni di genesi storica!
Se si vuole cambiare l'ordinamento della Costituzione si deve per forza andare oltre alla Costituzione, con un'azione rivoluzionaria, forse sotto forma di una nuova Assemblea Costituente eletta specificamente per questa finalità. Cosa necessariamente e fortunatamente difficile.
Sarebbe meglio allora non immaginarsi delle devoluzioni di sovranità che non esistono. E meno ancora delle fasulle cessioni unilaterali di sovranità. L'Italia, anche governata da pitres spinelliani e neo-nietzschiani non è, e non diventerà mai, una repubblica bananiera.
Con i profughi e gli affossatori del PCI appoggiati dai rinnegati bertinottiani e dai pacifisti senza se e senza ma auto-dotatisi con i cari armati e la dottrina della pacificazione militare, la nostra Repubblica non ha più bisogno di Gladio, di P2 o di altra schifezza del XIX secolo del genere; oggi è tutto in via di normalizzazione col ritorno ossequioso alle solite greppie filo-semite nietzschiane e vaticanesche! Ma se questa dovesse essere la scelta ineluttabile, perché non risparmiare? A che serve un Commando costituzionale delle nostre forze armate se c'è già la Nato? A che serve un opportunista del tipo D'Alema alla Farnesina se c'è già un consolo americano a Vicenza ? A che serve un Prodi dagli tavoli giranti se c'è già un imbasciata israeliana ed un altra americana, veri centri di decisione nella nostra Repubblica ridotta al statuto di repubblica bananiera da afferisti chierichetti e compradori di seconda classe (in passa di diventare anche loro eredi di Lucky Luciano?), presi dal sindrome di Stoccolma? Se non si produce un sobbalzo repubblicano e di dignità costituzionale, questa gente continuerà ad essere vittima di una dialettica troncata, quella della servitù volontaria caratteristica dei domestici di casa e dei sconfitti impauriti. Il partigiano Vercors, grande conoscitore delle dialettiche congiunte della Natura e della Storia, parlava di « animali ri-naturati »!
Manca l'orgoglio dell'italianità: non capendo il valore della nostra Costituzione, né le potenzialità della nostra nazione, si vende il Paese a pezzetti ai maestri stranieri delle mafie ed altre Cosa Nostra più o meno spinelliane. Senza questo senso dell'italianità con può esistere nessun senso e nessun autentico contributo italiano all'europeanità o all'inter-nazionalismo progressista definito dall'ONU, meno ancora all'internazionalismo proletario. Le vicende della Fiat illustrano bene le due facce di questa problematica, ma intanto si parla ancora di privatizzare l'Alitalia e di subordinare la nostra aeronautica civile e militare a multinazionali straniere! (Senza la Fiat, l'Italia si doveva assumere ogni anni un buco di almeno 6 miliardi nel commercio estero. Chi ha calcolato le perdite per l'Alitalia nel secondo paese occidentale per le destinazioni turistiche - e per l'aeronautica? L'impresa privata come l'impresa pubblica e le cooperative sono protette dalla nostra Costituzione in un quadro limite assoluto, l'interesse della nazione al quale no si può certo sostituire quello degli azionari...) Il contributo specifico dell'Italia alla UE doveva consistere nel ripudio costituzionale della guerra, e nella parità ontologica dei diritti individuali e sociali. Di fatti, senza il tradimento dei spinelliani neoliberali italiani contemporanei, l'Europa sociale esisterebbe già sulla base legittima dell'Europa delle Nazioni e sarebbe largamente plebicitata in ogni angolo delle cosiddette vecchia e giovane Europa ed anche in altre parti del mondo! Il contributo dell'Italia alla comunità internazionale onusiana, oltre al ripudio della guerra e la preferenza per l'interposizione sulla base di una perfetta e credibile neutralità, dovrebbe materializzarsi nell'appoggio prioritario al Consiglio Economico e Sociale, al disopra di un Consiglio di sicurezza, oggi sotto cattiva e pericolosa influenza imperiale di corto respiro.
Bisogna dire ancora una volta in coro: Bandiera rossa, alla riscossa!Affinché lo spirito e la lettera della nostra Repubblica possano trionfare in modo definitivo.
Paul De Marco, professore di Relazioni Internazionali. (Economia Politica Internazionale)
Copyright © Paul De Marco, 23 février 2007
1. Per farsi un'idea dei costi delle missioni italiane vedi Gianiuca Di Feo, I costi della missione in Iraq e I costi della missione di guerra in Afghanistan di Emmanuele Giordana, in www.contropiano.org , 16-05-2006. Anche se la missione in Iraq è stata cambiata, in nostri soldati in gran parte ritirati di quel paese, questi costi crescono sempre, quasi per definizione! Di più, implicano un cambiamento della Dottrina militare italiana, come ho sottolineato all'epoca, in reazione al interessante articolo di Anubi D'Avossa Lussurgiu L'Italia avrà 130 micidiali aerei d'attacco il neoministro lo sa? (in www.liberazione.it 17-05-2006) L'acquisto del F 35 trasforma la Dottrina militare e tutti gli altri acquisti militari che ne discendano da una postura costituzionale difensiva ad una postura anti-costituzionale offensiva nel quadro di una Nato concepita illegalmente come braccio armato di un Consiglio di sicurezza trasformato in un ristretto Direttorio imperiale finalizzato ad imporre un Apartheid globale filo-semite nietzschiano con l'uso della forza contro più di 60 paesi come fu ufficialmente annunciato dalla Dottrina di G. W. Bush.
Ma c'è di più. Con questa nuova Dottrina si assiste alla trasformazione della nostra armata di cittadini in un armata di professionisti, vera e propria guardia pretoriana imperiale difficile da controllare politicamente. Anzi, le varie Armi dispongono dei loro servizi propri in un paese come l'Italia dove i servizi di intelligenza domestici e militari non sonno mai stati veramente affidabili, vedi Gladio, ma vedi anche recentemente, dopo la riforma di queste strutture vitali, l'episodio dei sequestri israelo-americani sul nostro territorio con alte complicità, senza che il Presidente, il Presidente del Consiglio dell'epoca o i ministri della difesa e degli affari esteri possano pretendere ignorare i fatti principali. Alla fine, i partiti essendo infiltrati e manipolati da tali guardie pretoriane, diventa assai difficile al mondo politico o giuridico reagire. La sinistra non può mai dimenticare le lezioni di Freidrich Engels e di Jean Jaurès per quello che riguarda l'esercito nazionale cittadino. In ogni caso, la Costituzione nostra no permette la creazione di una forza armata professionale affiancata da truppe mercenarie private. Può darsi che, con la fine della guerra fredda e con l'integrazione europea, l'esercito cittadino dovrà cambiare di struttura. Ad esempio, il servizio militare come tale potrebbe essere esteso obbligatoriamente ai due sessi, ma non dovrebbe oltre passare sei (6) mesi; pero dovrebbe essere completato con altri 6 mesi di servizio civile utilizzato sulla base di scelte personali, per completare la formazione dei giovani cittadini per quanto riguarda la difesa civile, i primi soccorsi, l'uso dei computer, sull'apprendistato della legge e dei formulari amministrativi ecc, ecc. Per non interferire con le scuole, i sei messi di servizio militare per se dovrebbero avvenire in generale alla fine del liceo, prima dell'università e essere compiuti in una regione italiana lontana da casa, quelli del Sud andando a Nord e vice versa.
Ma le urgenze sono altre. Prima l'abolizione dei servizi mercenari e la loro ricostituzione in servizi di polizia anti-mafia regionali e municipali, ma sotto stretto controllo nazionale. Invece di pagare il pizzo si pagherebbe una tassa annua molto più bassa e totalmente legale, dunque, percepita nazionalmente ma modulata secondo le regioni per mantenere questa polizia di vicinanza preventiva; in tal modo si creerebbe dei posti di lavoro diretti, i.e. i nuovi poliziotti incaricati di guardia davanti certi commerci ecc, e incaricati di investigazioni preventive in caso di minaccia assieme alla polizia nazionale; il loro numero sarebbe proporzionato al bisogno secondo le regioni, il che, oltre ad impieghi stabili, creerebbe un clima repubblicano diverso. Questo nuovo clima sarebbe allora altamente conducibile alla prosperità economica ed all'emergere del lavoro nero stimato rappresentare tra il 17 e il 27 % del Pil. L'altra urgenza risiede nella rifondazione repubblicana delle scuole di ufficiali, per le truppe e per i servizi di polizia, in particolare i servizi segreti. I quadri attuali, anche minimamente implicati con il Gladio o robba simile, saranno messi subito in pensione, o promossi a cariche onorifiche ma senza importanza tattica o strategica e subito rimpiazzati da elementi più giovani ed affidabili, mentre le nuove scuole prepareranno nuovi quadri degni della nostra Repubblica. I servizi di intelligenza militari saranno sottoposti a sorveglianza civile ad ogni livello, se non altro in permanenza dalla Presidenza della Repubblica, costituzionalmente investita dal Comando delle nostre Forze armate, ma con un esame bi-annuale da parte di un apposito comitato parlamentare. Le basi militari straniere nel nostro paese debbono chiudere: non solo hanno sempre rappresentato un pericolo per la nostra democrazia, Gladio, mafia, P2, Vaticano, ecc ma di più non hanno mai avuto nessuna utilità militare costituzionalmente accettabile. Da un punto di vista politico queste basi sono il simbolo della nostra subalternità di paese conquistato; dal punto di vista economico, rappresentano la subalternità del nostro complesso militaro-economico, cioè un danno economico molto più rilevante degli affitti o delle misere ricadute in termine di impiego locale, ambedue creatrici di clientelismo più che di tutta ogni altra cosa; dal punto di vista ambiatale, con le munizioni imbarcate, i sotto-marini ed i bombardieri nucleari, i depositi di munizioni e i poligoni di tiro e di addestramento (pensate al Cermis ed agli addestramenti per i voli di attacco detti di « forward strike » nella strategia nucleare di evasione ai radar ; o ancora all'omicidio di Calipari), queste basi rappresentano un vero e proprio azzardo per i territori, inquinamenti difficili e costosi da risanare una volta avvenuti - incluso la pericolosa manipolazione delle armi a uranio impoverito dai nostri soldati. Le basi di Aviano, di Vicenza, di Sigonella ecc rappresentano un gravissimo pericolo particolarmente perché rischiano ancora una volta di essere trasformati in punto di partenza per attacchi aerei - ad esempio contro l'Iran e dunque provocare dei tiri nutriti di annientamento in rappresaglia. (Aggiunto ci sono 121 basi militari US conosciute con le armi nucleari, il che, in caso di guerra nucleare, trasforma automaticamente il nostro intero Paese in uno dei primi bersagli da eliminare ...) Il Governo Italiano ha dunque l'obbligo immediato di non permettere nessuno ampliamento geo-funzionale delle basi stranieri, aprendo piuttosto un processo di chiusura di tali inutili e nocive installazioni straniere sopra il nostro territorio nazionale. L'Italia non è e non potrà mai essere una portaerei avanzata straniera nel Mediterraneo.
2. Per il discorso di DAlema al Parlamento italiano prima della caduta del primo governo Prodi di questa legislatura, vedi Articolo 11, Medio Oriente e Afghanistan: le tre responsabilità e gli impegni dellItalia in www.liberazione.it giovedì, 22 febbraio, 2007 . Ecco i passi più importanti: Lasciatemi ricordare quali sono i punti di riferimento entro le quali si muove l'azione internazionale dell'Italia. Tali coordinate sono definite dall'Articolo 11 della Costituzione la quale definisce due aspetti essenziali: in primo luogo, il rifiuto della guerra come principio a cui si ispira tutta l'azione di politica internazionale del Paese; in secondo luogo, e coerentemente con il rifiuto della guerra, la scelta di fare dell'Italia un soggetto attivo nella complessa architettura di istituzioni e di alleanze internazionali che si sono formate dopo la Seconda guerra mondiale allo scopo di prevenire e governare i conflitti rifiutando, appunto, la guerra come mezzo di soluzione delle controversie internazionali.
Questa complessa architettura di cui l'Italia è protagonista, fino al punto di riconoscere in Costituzione una rinuncia o una cessione della propria sovranità nel nome di un principio di governo condiviso, multilaterale, dei grandi problemi internazionali, questa complessa architettura è costituita dal sistema delle Nazioni Unite, che è non soltanto struttura portante delle nuove relazioni internazionali, ma che è anche fonte di legittimità delle scelte internazionali, dalla adesione attiva dellItalia alla costruzione europea e dalla partecipazione del nostro Paese allAlleanza atlantica.
Tre sono le direttrici di azione perseguite dalla nostra politica estera: la prima è il rilancio dell'unità europea; la seconda è la necessità di una svolta in Medio oriente e nella lotta al terrorismo; la terza: un allargamento degli orizzonti e delle relazioni internazionali del nostro Paese.
Per sconfiggere il terrorismo la condizione, invece, è quella di isolarlo innanzitutto allinterno dello stesso mondo arabo ed islamico.
3. Ecco l'Articolo XII delle Disposizioni transitorie e definitive della Costituzione: Articolo XII : È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.
In deroga allarticolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dallentrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista.
4. Il testo italiano integrale della Carta delle Nazioni Unite è disponibile all'indirizzo seguente:
http://files.studiperlapace.it/docs/onucarta.pdf
5. Pierre-Philippe Rey, Colonialisme, neo-colonialisme et transition au capitalisme, Maspero, Paris, 1971
6. Il Trattato di Non-Proliferazione (TNP, 1968), come pure il Trattato ABM (trattato antimissili balistici) del 1972, costituiva un pilastro della filosofia e della pratica del disarmo multilaterale, solo accettabile. Con i suoi Capitoli IV e VI, cuore diplomatico originale del trattato, il TNP proponeva un semplice ed onesto barrato ai Stati membri e non-membri della ONU. Le potenze non-nucleari rinunciavano a sviluppare il settore nucleare militare in cambio di trasferimenti di tecnologia nucleare civile e dell'apertura del processo globale di disarmo nucleare entro le superpotenze nucleari. I Stati Uniti non hanno mai accettato questo semplice e ragionevole scambio; al contrario, si sono sempre mostrati disponibili a manipolare il TNP o il Barton Group di controllo delle tecnologie balistiche o duali, complemento del Cocom rivolto all'Unione sovietica in modo di favoreggiare i suoi alleati nella Guerra Fredda. Così, con la complicità mascherata da ignoranza gli alleati nord-americani, e canadesi trasferirono il reattore Candu ed altre tecnologie all'India, paese con tendenze al non-allineamento ma nondimeno paese capitalista. Nello stesso modo, via il regime di Apartheid dell'Africa del Sud, i Stati Uniti e la Francia trasferirono la tecnologia nucleare ad Israele. Con l'accesso della popolazione nera al potere resa inevitabile dalla lotta del presidente Mandela, dell'ANC e del Partito comunista sud-africano, il regime bianco di Pretoria abbandonò preventivamente le sue bombe prima che cadessero sotto controllo della più grande repubblica nera del continente! Il Pakistan fu isolato e coccolato allo stesso tempo. L'Iraq fu invece bombardato, la Corea del Nord sottomessa artificialmente al un embargo micidiale ed ad una carestia artificialmente mantenuta con l'embargo e l'assistenza calcolata per fare durare l'asfissia. E l'Iran fa oggi l'oggetto di una pianificazione militare israelo-americana ed occidentale che include perfino l'uso di armi nucleari tattiche in modo da pastoralizzare questa potenza regionale non controllabile da Tel Aviv o da Washington, al contrario di molte altre capitale musulmane! Questo succede nel contesto del recente ripudio americano del Trattato ABM, primo passo verso l'archiviazione dei Trattati SALT firmati con l'ex-URSS, quindi verso la nuova corsa agli armamenti, in particolare nello spazio.
Va ricordato che mentre il possesso dell'arma nucleare invita alla prudenza e crea stabilità (dottrina Mad = mutually assured destruction), la rescissione del ABM destabilizza fortemente il cosiddetto equilibrio del terrore; ma soprattutto crea un mentalità capace di contemplare senza stato di anima particolare l'uso sul campo di battaglia di armi nucleari dette tattiche nei 50 e più tappe della cosiddetta escalation di Khan. Questo folle pensiero pseudo-strategico è già in corso con la pianificazione dell'eventuale attacco militare all'Iran; peggio ancora, il tutto si svolge nella complicità silenziosa forse pure l'ignoranza di certi alla Farnesina! - dei dirigenti europei! Mao, teorico della cosiddetta teoria degli US nucleari, tigri di carta ha già dimostrato nella guerra di Corea che non si può mai sperare vincere contro un popolo deciso a difendersi; certi hanno proferito convenuti e feroci sarcasmi contro Mao, non sapendo che il grande dirigente comunista cinese, teorico della manipolazione dell'irrazionalità per garantire la dissuasione del debole verso il forte, era in realtà molto più avanzato in materia di dissuasione nucleare rispetto ai massimi teorici, tale Gallois, De Gaulle, o Thomas Schelling con le sue versioni di Arms and Influence dell'inizio degli anni 60, ma corrette in extremis dopo la Crisi dei Missili di Cuba e l'invenzione politica del cosiddetto Telefono rosso (ie. la necessità di comunicazioni politiche chiare ed immediate tra i Capi di Stato per vietare le solite manipolazioni militari sul campo di battaglia - ad esempio, l'uso illegale e contro-ordine di bombe sottomarine dalla Marina US durante la quarantina decretata da J.F. Kennedy... Cosa occultata anche dai migliori teorici della bureaucratic policycome il prof. Graham T. Allison di Harvard ..., gente sempre facilmente convinta di avere vinto in quello conflitto archetipico, dimenticando lo smantellamento dei missili americani in Turchia ed il patto di non-aggressione concesso a Cuba in cambio del ritiro dei missili sovietici dall'isola da Krutchev.) Per sfortuna dimenticato, e forse anche sottovalutato dai transfughi e rinnegati moderni, la storia dimostra senza nessun dubbio che il pericolo principale non risiede nel possesso delle armi per se, ma piuttosto nella follia ideologica-teocratica di dominazione mondiale di putativi maestri del mondo auto-eletti di origine divina ma purtroppo sempre finiti come pitres avverati ... per sfortuna non da soli, sopra le macerie di una umanità martoriata, ma sempre capace di resistere e di provocare la loro sconfitta! Prodi-bis, D'Alema, il Capo delle nostre Forze armate farebbero bene meditare la lezione, prima che sia troppo tardi; « Once again » dice Nietzsche con le sue manie ricorrenti come le patologie sifilitiche rimediate col piombo ed col mercurio e giustamente conquistate col la sua invasione armata del Parigi della Commune, mentre noi, perfettamente conoscenti della sua patetica e pietosa fine, sapiamo perché ripete con la convinzione dell'iniziato e del sveglio: hi-han!Si sa che la presenza di armi nucleari nelle basi militari americani mettono l'Italia in posizione di violazione permanente del TNP! Il testo del TNP in inglese è disponibile a http://www.fas.org/nuke/control/npt/text/npt2.htm Vedi pure i dati interessanti ma incompleti di Wikipedia in lingua italiana all'indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_non_proliferazione
7. Vedi Il plausibile scenario di Brzesinski in http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=4144
8. Vedi ad esempio Bouclier antimissile américain: les menaces de Moscou in www.lemonde.fr. 2-22-2007.
9. Art. 5. La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
(nel ordine di apparizione nel testo)
a) Per farsi un'idea dei costi delle missioni italiane vedi Gianiuca Di Feo, I costi della missione in Iraq e I costi della missione di guerra in Afghanistan di Emmanuele Giordana, in www.contropiano.org , 16-05-2006. Vedi pure: Anubi D'Avossa Lussurgiu L'Italia avrà 130 micidiali aerei d'attacco il neoministro lo sa? (in www.liberazione.it 17-05-2006)
b) Per il Manifesto di Spinelli vedi: Il Manifesto di Ventotene scritto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi e vedi http://www.mfe.it/ventotene.htm . Da notare, in particolare, la passione anti-nazionale e la strategia dell'infiltrazione anti-comunista nei partiti, sindacati e cerchi intellettuali al fine di provocare il deperimento della Nazione.
c) Il testo della Carta costituzionale e delle modificazioni è disponibile all'indirizzo seguente : http://www.senato.it/istituzione/29375/articolato.htm
d) Il discorso di D'alema «Articolo 11, Medio Oriente e Afghanistan: le tre responsabilità e gli impegni dell'Italia www.liberazione.it, 22-02-2007, p 3. Per un riassunto vedi la Nota 2 qui sopra.
e) Per la Decisione al riguardo del Muro dell'Apartheid della Corte Internazionale di Giustizia del 4 luglio 2004, vedi http://www.icj-cij.org/icjwww/idocket/imwp/imwpframe.htm .)
f) Il testo italiano integrale della Carta delle Nazioni Unite è disponibile all'indirizzo seguente:
http://files.studiperlapace.it/docs/onucarta.pdf
g) Per l'articolo di Giuliano Vassalli Piero Calamandrei e la Costituzione, vedi http://www.ossimoro.it/vassalli.htm. Per me il concetto costituzionale di Calamandrei non è riducibile ad una narrazione stabilita (transitoriamente dunque) come mito di fondazione, perché riposa sopra due risultati storici-scientifici, la sovranità del popolo e l'unità ontologica dei diritti individuali e dei diritti sociali, venuti a capo proprio con la resistenza al nazifascismo.
h) (Per un riassunto autorevole del ruolo del Gladio in Italia, vedi http://www.paura.info/italia/storia/gladioannessiconnessi.php .
i) Il testo italiano della Carta atlantica è disponibile all'indirizzo seguente : http://www.studiperlapace.it/documentazione/natotreaty.html
j) Sopra l'ENI vedi Ritiriamo truppe ed ENI dall'Iraq, fermiamo la guerra contro l'Iran di Alfonso Navarra , Contropiano, www.contropiano.org , 08-05-2006 o ancora http://en.wikipedia.org/wiki/Enrico_Mattei
k) Pierre-Philippe Rey, Colonialisme, néo-colonialisme et transition au capitalisme, Maspero, Paris, 1971. Dallo stesso autore leggere l'importantissima monografia per lo studio della rendita e della articolazione e coesistenza dei modi di produzione intitolata Les Alliances de Classe, Maspéro, Paris, 1973.
l) La Nota 15 su John Galbraith nel mio Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croissance è disponibile nella Sezione Livres del mio sito http://lacommune1871.tripod.com . Questa Nota 15 su John Galbraith è tradotta in Italiano nella Sezione Italia del mio sito. Il mio primo libro Tous ensemble ed il secondo Pour Marx, contre le nihilisme sono disponibili allo stesso indirizzo.
m) Il testo del Trattato di Non-Proliferazione (TNP) in inglese è disponibile a http://www.fas.org/nuke/control/npt/text/npt2.htm Vedi pure i dati interessanti ma incompleti di Wikipedia in lingua italiana all'indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Trattato_di_non_proliferazione
n) La lotta anti-terrorista deve essere condotta nel rispetto delle leggi dice il Signore de Vries, vedi Gijs de Vries: la lutte antiterroriste doit être menée dans le respect des lois in www.lemonde.fr 17-02-07.
o) Sopra l'aggressione all'Iraq e la preparazione dell'aggressione all'Iran, vedi Il plausibile scenario di Brzesinski in http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=4144
p) Raddoppio della base militare americana di Vicenza a Dal Molin. Vedi al proposito l'intervento esemplare di Cinzia Bottene in www.liberazione.it del venerdì 16 febbraio 2007 intitolato: Cittadino passivo, democrazia malata». Domani, vi aspettiamo qui a Vicenza
q) Per una discussione in francese della problematica dell'Europa sociale antitetica al progetto neoliberlae di costituzione europeo prima sconfitto col referendum della Francia vedi i miei articoli nella Sezione Economie Politique Internazionale dello stesso sito http://lacommune1871.tripod.com La lettura attenta della nostra Costituzione porta allo stesso rifiuto, come viene argomentato nel ultimo capitolo del testo qui sopra.
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Aritmetica dei risultati del Protocollo. (10-13-2007) (back)
Care compagne, cari compagni,
Ecco un articolo importante di Liberazione de 13-10-2007 www.liberazione.it . Si nota l'aritmetica più sana della Rete 28 aprile relativa ai risultati: sembra che mancano 2,5 milioni di voti alle sparate dei nostri gallanti bandidos sindacali (Olé! Olé! Questi sono tempi nuovi!!). Comunque anche se i numeri del buono, del brutto ed del cattivo dell'alleanza confederale attuale fossero affidabili, il che non sono, rimarrebbe che i comunisti, i movimenti ed i sindacati progressisti hanno ottenuto un No massiccio contro il Protocollo proprio nei ranghi dei lavoratori attivi. Se questa deve essere considerata come una sconfitta mi si dica cosa sia una vittoria!!!
Prossimo appuntamento il 9 novembre per lo sciopero generale in sopporto alle organizzazioni sindacali progressiste che l'hanno programmato.
Intanto, si dovrebbe chiedere con urgenza la verifica delle massime cariche sindacali dei tre grandi sindacati italiani, prime che le cose peggiorino fuori controllo. Sarebbe il minimo.
Vostro,
Paul De Marco
Ecco il brano piu interessante dell'articolo di Angela Mauro.
Rinaldini: «La sinistra chieda una verifica al governob
Secondo il coordinatore della Rete 28 aprile, se davvero il totale dei votanti è di 5 milioni di lavoratori, mancherebbero all'appello 2 milioni e 500 mila attivi. Perchè: circa un milione e mezzo sono gli attivi delle categorie dei metalmeccanici, pubblico, terziario, alimentari, braccianti; se vi si aggiunge il milione di pensionati che ha votato, si arriva più o meno alla metà del totale dei votanti (due milioni e mezzo). Dove lavora l'altra metà? Nell'altra categoria grossa, quella dei chimici, si potrebbe rispondere; ma è improbabile, sostiene Cremaschi, che una sola categoria comprenda due milioni e mezzo di lavoratori.
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Lavoratori, precari, pensionati, tutti noi votiamo NO ! (10-08-2007) (back)
Ecco le ragioni principali per respingere il cosiddetto Protocollo sul Welfare del 23 luglio
NO, perché il Protocollo destina i lavoratori alla precarietà generale seguita da misere pensioni nemmeno degne dell'assistenza sociale.
NO, perché con la conferma e l'allargamento della precarietà il Protocollo distrugge preventivamente l'avvenire dei nostri giovani, e con loro quello del Paese intero. Distrugge ogni possibilità di creare un vero Codice di lavoro capace di sostenere veri contratti di lavoro (i.e. La democrazia industriale-economica come contrappeso al potere patronale.)
NO, perché il Protocollo riconferma al ribasso il livello già misero delle pensioni dei lavoratori attuali e futuri. I lavoratori sanno che la pensione è un salario differito, non è carita dello Stato del padronato o di nessun'altro
NO, perché i nostri pensionati sanno che il Protocollo le destina alla vecchiaia attiva ed all'eutanasia (mentre tutti sanno che un operai muore in medie più di 7 anni prima di un dirigente.)
NO, infine perché i nostri pensionati sanno che questo Protocollo distrugge strutturalmente l'avvenire dei loro nipoti e nipotini destinati alla precarietà ed alla povertà endemica.
NO, perché senza lavoro dignitoso per tutte e tutti non ci sono neanche i contributi sociali e le tasse repubblicane necessarie per pagare l'educazione, le pensioni, la sanità, gli asili nidi necessari per concretizzare la parità, gli altri servizi sociali e le infrastrutture.
Questo Protocollo non è niente altro che un mezzo per fare, anno dopo anno, le tasche al nostro popolo lavoratore senza che questo furto apparisse direttamente nelle Finanziarie e dunque venisse davanti agli occhi del Parlamento. Ecco in breve perché:
20 miliardi di euro e più vengono presi, anno dopo anno, dalle casse Inps dei lavoratori per pagare le spese dell'assistenza sociale che altrimenti dovrebbero essere pagate con le tasse ai più ricchi.
2 miliardi di euro vengono presi, anno dopo anno, dalle casse Inps dei lavoratori per pagare le pensioni d'oro dei dirigenti.
2 miliardi di euro in netto ricavati dal Inps quest'anno non furono distribuiti ai lavoratori. Si sono pero visti i Coefficienti al ribasso! I miseri aumenti delle pensioni più debole erano necessari per rimanere nei parametri più bassi del livello di povertà europeo.
20 miliardi di euro suppergiu saranno tolti annualmente alle casse pensionistiche pubbliche con la privatizzazione del TFR (proprio nel contesto di crisi dei prestiti ipotecari (subprimes) e della messa in borsa generale delle industrie private e pubbliche del nostro Paese)
5 miliardi di euro questo anno furono destinati al padronato con la riduzione del cuneo fiscale senza nessuna controparte per i lavoratori in termine di Contratti a Tempo Indeterminato se non la riconferma ed il peggioramento della Legge 30 e un numero più che simbolico per la qualifica al lavoro usurante. (Nel Venezuela della Rivoluzione socialista bolivariana sono già passati ai servizi sociali per tutti con una giornata lavorativa di 6 ore! L'altro mondo possibile non è quello dei rinnegati e dei bassi cleri!)
4,5 miliardi di euro di tagli agli Enti sociali, e dunque ai servizi sociali, furono decisi nella Finanziaria 2007 e puntualmente riconfermati in silenzio nella nuova Finanziaria 2008.
5 miliardi di euro di nuovi tagli nella Finanziaria 2008 (ai quali si aggiunge la solita canzona degli esperti auto-selezionati, gli odiosi geronti sovranumerari e sovrapagati in Italia, in Europa e nel FMI. Come le sirene antiche questi cantano di tagli ulteriori della spesa sociale allorché l'economia speculativa vale più de 3 volte l'economia reale e mentre la domanda interna risulta evanescente ormai da parecchi anni! Allorché le spese militari continuano a crescere dopo l'aumento del 11 % del 2007!)
5 miliardi di euro annui al minimo per il rifiuto di inalzare il prelievo del 12,5 % delle plusvalenze al 20 o 23 %, cioè ad un livello ancora inferiore al livello medio europeo.
2 miliardi di euro annui per le nuove diminuzioni delle tasse alle imprese nella Finanziaria 2008.
270 miliardi di evasione fiscale per chi può permettersela (che non sono né i lavoratori precari destinati alla « no tax area » dai nostri rinnegati del Prc e del Pdci. Noi invece vogliamo essere in grado di pagare normalmente tutte le tasse purché le paghino equamente tutti, e purché siano proporzionali ai redditi, dunque progressive e repubblicane) Va ricordato, che l'ammontare del traffico di droga al livello mondiale rappresenta solo 300 miliardi, suppergiu: l'Italia è veramente il Paese dei miracoli dove il Cristo si ferma sconcertato a Eboli)
Totale (ancora sottovalutato) : 335,5 miliardi di euro
335,5 miliardi di euro presi anni dopo anni nelle tasche dei lavoratori senza nessuna controparte in termini di veri posti di lavoro, di veri servizi sociali e di vere pensioni.
La Costituzione della nostra Repubblica partigiana prevede un lavoro dignitoso, e un regime di solidarietà nazionale equo. Prevede anche l'uguaglianza dei voti di tutte le cittadine e cittadini (cioè, il sistema proporzionale che costituisce il contrario diametrale delle soglie alla tedesca, o dei premi di maggioranza.)
Ora ci vuole in Italia un grande Partito del Comunismo e della Libertà che sappia essere al servizio del nostro proletariato e del nostro popolo, senza nessuno compromesso compromettente.
Lavoratori, precari, pensionati, tutti noi votiamo NO !
Vostro,
Paul De Marco, comunista.
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Articolo III: (vedi i tagli. Ora, in breve, ci sono 11 miliardi saranno probabilmente 15 o 20 alla fine del anno! - di entrate supplementari proveniente dalla lotta all'evasione fiscale. 11% di aumento delle spese militari ancora aggravate; e 4,5 tagli agli enti locali della finanziaria precedente mai restituiti!!!)
I numeri della finanziaria 2008, www.liberazione.it 28-09-2007 (back)
Importo totale
La manovra 2007 (i.e., per il 2008) sarà di 10,7 miliardi di euro, dei quali 6 arriveranno dalle entrate e 4,6 miliardi di euro derivanti dai tagli alle spese
Le entrate
4,5 miliardi è la previsione del maggior gettito tendenziale
1,2 miliardi il maggior gettito
350 milioni dai maggiori contributi sociali
I tagli alle spese
2,4 miliardi da destinare al pubblico impiego
1,6 miliardi per il welfare
2 miliardi per sgravi alle imprese
Previsto un taglio di 5 punti all'Ires che passerà dal 33% al 28%. Nel menù potrebbe entrare anche un taglio di 0,25 punti dell'Irap
Prevista anche l'introduzione di una tassazione forfait per circa 900mila imprese che hanno un fatturato sotto i 30mila euro. Sarà del 18-23%
28/09/2007
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Roma 20 ottobre 2007 : Gli onesti minchioni di sinistra (back)
Arriva la Cavolata Rossa: Riforma dell'Amministrazione pubblica, federalismo fiscale dunque rovina definitiva del Sud, e sistema elettorale finalizzato alla produzione di un Parlamento bipartisan!
(21 ottobre 2007)
Chi non ha ancora saputo appressare i pitres Ingrao, i suoi complici nel Manifesto, in Liberazione, nel Prc ed altri politici della stessa farina (ad esempio quelli di Carta e della Cosa Rossa) ha defilato il 20 ottobre 2007 a Roma. Lo fece in tutta onesta. Ma per quale motivo?
C'è chi ha sfilato dopo avere letto l'Appello (vedi www.liberazione.it del 8-30-2007) Questi, mi venturo a dire, sono pochi, molti di loro appartengono agli organizzatori della manifestazione, e comunque questo Appello non legittima nessuna ricupero politica del tipo Nuovo soggetto politico e Cosa Rossa, operazione da fare alle spese dei partiti comunisti esistenti. Si tratta di un ricupero che si intende sancire con una legge elettorale fatta su misura per eliminare i piccoli partiti e per forzare la mano ai membri recalcitranti dentro il PRC, il Pdci e i Verdi che non guardano solo alle poltrone (questo concetto elettorale anti-costituzionale è purtroppo l'esito scontato della concezione della democrazia partecipativa degli epigoni della Cosa Rossa.). Si potrà verificare subito la serietà degli organizzatori della manifestazione del 20 ottobre dato che tra le sette grandi questioni dell'Appello appaiono la questione del lavoro (appunto il contrasto (tipicamente ambiguo) al Protocollo e alla Legge Biagi), la redistribuzione delle ricchezze e la pace. Tutte queste questioni si ritrovano, alla rovescia, in una Finanziaria 2008 già accettati proprio da quelli dirigenti che propongono quel nuovo soggetto politico. Più chiaro di cosi! Dicono i cinici crociati americani: they have the talk, we have the walk.
C'è qui dice di avere sfilato per spostare il governo a sinistra.
C'è chi dice di avere sfilato per indurre il governo a rispettare il suo Programma (in realtà, non quello scritto in solo da Prodi e dai suoi consiglieri, ma quello parziale e menzognero che fu comunicato ai cittadini tramite i salotti mediatici durante le ultime elezioni legislative, una versione carica di promesse anti-guerra e di promesse sociali, tra le quali l'abolizione dello scalone e l'abrogazione delle Leggi 30 (Biagi-Maroni)!
C'è chi dice di avere sfilato per ottenere una bonifica del Protocollo (votato da 2,5 milioni più o meno al contrario della cifra di 5 milioni tutta rotonda sparata da gente che vorrebbe gargarizzarsi con la parola democrazia sotto una raffala già scontata d'applausi. (Se qualcuno vuole continuare ad affermare che furono 5 milioni, allora io chiedo una indagine giuridica per falsa rappresentanza e falsificazione scontata dei risultati cioè, l'opera di una associazione finalizzata a delinquere abusando, senza regole, della fiducia dei lavoratori, dei precari e dei pensionati. I soli risultati che si possono usare con un minimo di certezza dicono che il No ha guadagnato in modo chiaro almeno la dove esisteva un minimo di dibattito contraddittorio e un minimo di auto-controllo ... tutto il resto è indegno di essere discusso e dovrebbe essere oggetto di verifica giuridica se si cerca di ricavarne una qualsiasi legittimità politica di parte.) Di fatti, si può scommettere con sicurezza che la maggioranza di quelle e quelli che hanno sfilato a Roma il 20 ottobre scorso hanno votato NO al Protocollo.
C'è chi, usurpando con cinismo le vecchie organizzazioni di massa del PCI ed di altre organizzazioni, ha sfilato forse per salvare la propria parte del 5 per mila ...
C'è chi più modestamente ha sfilato per mettere uno altolà alle derive a destra del governo e delle sue componenti partitici, inclusi il Prc ed il Pdci. (questi manifestanti si meravigliano che l'attuale governo stia applicando il programma di Berlusconi con qualche cose in più copiate, con un laborioso dogmatismo scolastico, dalla destra reaganiana, in modo che gli sembra tutto un sbaglio irrazionale da potere correggere tirando il campanello d'allarme. Non hanno il cinismo di ammettere che queste derive siano il risultato ricercato di una scelta politica cosciente tanto da parte del governo quanto da parte dei soliti rinnegati di ieri e di oggi!)
Poi, secondo l'articolo di Claudia Fusani tirato dal giornale Repubblica (20 ottobre 2007), c'è il pitre Ingrao che non si stanca mai di fare il solito mestiere, anche se ormai svelato nella nudità del proverbiale Re nordico. Dice tutto tondo come una luna di formaggio piantata serena sopra il campanile della speranzafilo-semita nietzschiana : Non credo che il corteo di oggi sia contro Prodi è nemmeno contro Veltroni.
Il ministro Ferrero, per il Prc, conferma che questa fu una Giornata splendida, il premier (è) più forte (Idem)
Diliberto, per il Pdci (chi sa con quale mandato, forse quello conferito da Cossutta!) : Non è più rinviabile il partito unico di sinistra (Idem, si intenda di sinistra senza epiteto, per andare oltre Marx, dunque oltre Gramsci e oltre la Costituzione ...)
Uno sfila in buona fede, un altro commenta, un altro ancora fa, ma fa a modo suo, curando i propri interessi e quelli della sua classe di riferimento. A me sembra che le compagne ed i compagni che hanno sfilato in buona fede saranno presto ancora più disillusi di prima. Insomma, c'è più ottimismo di quanto pare per la crescita di un comunismo rispettoso della nostra Repubblica fondata sopra il lavoro, la solidarietà nazionale, il ripudio della guerra e l'uguaglianza di tutte/i le cittadine/i; all'opposto, mi sembra che ci siano più travaglie in preparazione per questa oscura Cavolata Rossa fatta di illusioni, di confusione coscientemente nutrita e di demagogia mediatica intrattenuta da dirigenti rinnegati, appoggiati da media servili e complici.
Quale sono gli interessi veri degli organizzatori della manifestazione del 20 ottobre 2007?
Sono esattamente quelli stessi interessi che hanno motivato la farsa del Congresso di Venezia, quella delle Primarie, quella del Programma e quella del pseudo-referendum sul Protocollo (vedi articoli nella stessa Sezione). Si tratta di dare un assetto popolare alla Cosa Rosa.
Cosa è questa Cosa Rosa? Può essere altra cosa che un nuovo imbroglio?
Di fatti, tutte/i dovrebbero sapere che si tratta di operare una nuova manovra del tipo Bolognina, usando il metodo dolce dell'inganno (« double speech » orwelliano) e del furto, cioè, in chiaro, il doppio tesseramento, senza il quale sarebbe più facile per i membri andare in corte per preservare il Prc ed il Pdci come partiti propri, proprietari della propria sigla e dei propri beni. (Il doppio tesseramento altro non è che un tentativo di giustificare legalmente il hold-up sopra le sedi dei partiti comunisti partecipanti, sopa i loro beni mobili ed immobili, sopra la loro organizzazione, i loro membri e militanti, e sopra i posti dai loro eletti al quali corrisponde il finanziamento politico pubblico. Tale manovra dovrebbe fare l'oggetto di una denuncia giuridica: chi vuole creare un nuovo partito se lo crea con le proprie forze. Al Congresso di marzo, il membri comunisti del Prc dovranno essere pronti ad agire in tale senso davanti alla Commissione elettorale e/o la giustizia, come pure quelli del Pdci, anche se saranno confrontati ad un sistema misto con il quale i concetti ed il programma comunista saranno snaturati dall'interno, mentre le strutture comuniste esistente verrano utilizzate per consolidare il cosiddetto Nuovo soggetto. In una democrazia, la falsa rappresentanza è il crimine più grave.)
L'unico obbiettivo dei nostri rinnegati è quello di togliere al proletariato ed ai cittadini ancora fedeli alla nostra Repubblica partigiana, ogni forma organizzativa autonoma, creando così le condizioni della servitù volontaria cara ai filo-semiti nietzschiani, gente da noi oggi rivestita con i panni spinelliani.
Sembra che Prodi abbia fatto il calcolo che potrà distruggere scientificamente il comunismo italiano caratterizzato come folcloristico mettendo i comunisti con le spalle al muro: o votati i miei progetti reaganiani oppure il governo cade e le riforme reaganiane vanno comunque avanti con la destra. Il centro-sinistra crede di potere giocare questo gioco portando a termine il suo mutamento neoliberale, ma all'immagine di Veltroni che sembra capire che una Grande Coalizione in Italia non è possibile se non sotto l'egemonia della destra: con programmi più o meno simili, la differenza viene dalle personalità e dalla spirale (surenchère) populista. Cercare di marginalizzare i cittadini più arrabbiati e più cosciente della sinistra radicale e comunista con la nuova legge elettorale non cambia questi parametri, anzi con l'accecamento a proseguire una politica di austerità reaganiana prima di avere ottenuto il consento della sua base popolare ed una maggioranza in Parlamento non farà altro che offrire la possibilità alla destra di vincere per il formidabile peso del voto di sanzione. La speranza di potere strumentalizzare questa sanzione con la creazione opportunista del Nuovo soggetto (un nuovo (P)DS, DS, PD) deve essere valutata secondo i numeri di Piazza del Popolo piuttosto che quelli, plurali ed onesti anche se un può ingenui, del 20 ottobre 2007. Perciò le due prime leggi di finanzia del secondo governo Prodi mancano di intelligenza politica e sono caratterizzate da un dirigismo arcaico. Credo sia anche questo il messaggio della manifestazione del 20 ottobre 2007.
Per incisa, questi dirigenti sono appunto quelli che ci hanno fatto perdere un seggio nelle istanze europee durante l'ultimo negoziato per il Trattato europeo che sostituirà eventualmente, con pochi cambiamenti, il progetto costituzionale neoliberale rigettato da due paesi fondatori della UE, la Francia e i Paesi Bassi. Tanto per questa gente, sin dal loro Manifesto di Ventotene del 1943, il nostro Paese e la nostra Repubblica sono superflui! C'è sempre chi non sembra capace di pensare oltre il confine confinante del mitico Santo Impero Germanico Cattolico Romano per mancanza di avere saputo leggere la storia secolare e plurale del nostro continente e del mondo. Con 73 seggi siamo messi pari con la Gran Bretagna, paese che non fa nemmeno parte del Eurogruppo; questo avviene in un trattato dove si estende considerevolmente la portata della maggioranza qualificata, affermando così la supremazia delle istanze ancora poco democratiche dell'Unione Europea sopra i parlamenti sovrani dei paesi membri. Ci propongono una Europa neoliberale e federale mentre, se si da un'occhiata al processo di integrazione europeo - Unione postale, Commissione per il Fiume Danubio, e più ancora la CECA dalla quale nascerà il Mercato Comune, quindi l'attuale UE ecc. -, sembra chiaro che l'Unione europea non potrà sopravvivere né prosperare se non sarà fondata sopra la realtà delle Nazioni membri, unite per dare vita ad una Europa sociale, senza dovere mutilarsi per raggiungere tale mirabile meta. Dopo avere venduto il Paese con privatizzazioni, liberalizzazioni e altri effetti collaterali degli antitrusts, fatti appunto per intelligenze come le loro, questi si apprestano a ridurci ad un statuto coloniale, un ruolo di hinterland per le massime potenze europee ed atlantiste; ultimi in Europa in quasi tutti i rami, questi medesimi osano poi reclamare l'autonomia contro il Mezzogiorno, regione che fin qui ha servito di serbatoio di mano-d'opera a vile prezzo, di mercato interno monopolizzato, e, tramite organizzazioni come il Galdio ed le sue pedine locali, da serbatoio politico servile per eccesso di corruzione, di nepotismo e di clientelismo!
Già in Liberazione hanno tentato di andare oltre a Marx- secondo il comico ed assai ignorante tentativo dell'ineffabile Bertinotti presentando il liberismo come una posizione di sinistra; sembra che Bellofiore, come potenziale teorico di questa Cavolata Rosa, faceva troppo ridere di se, allora hanno trovato un Giavazzi, appoggiato da un italiasco di ... Harvard. Pensa un po! A Harvard no si è mai letto una sola riga di Marx, perché escluso d'ufficio del sillabo con lo stesso meticoloso rigore col quale si escludono i professori marxisti autentici. Tuttalpiù, in tempi ormai passati di moda, dato che le narrazioni filo-semite nietzschiane galleggiano con la moda (fads, nel gergo), si leggeva Keynes e Galbraith, ma non di meno si pensa essere giustificati a discutere di economia, anzi di economia politica. Forse sarà una illusione creata dalla specializzazione locale nella vecchia scienza della sovietologia necessaria alla CIA ed al Pentagono! Sin dagli anni 70', a parte Vernon, non si vede proprio cosa Harvard ha contribuito alla comprensione dell'economia moderna, se non delle sciocche fioriture aggiunte dalla prospettiva ristretta della School of Business and Administration alle monumentali sciocchezze partorite da Milton Friedman, Hayek et al., rovinando nel processo il proprio Paese; chi si dimentica della New Economy? Chi cerca di occultare la crisi in corsa dei subprimes, altra condanna fattuale delle illusioni liberiste legate alla finanziarizzazione totale dell'economia?...
Ma nei cerchi dirigenti d'Italia non si pensa più, si copia. Anzi, si è convinto di fare l'Europa copiando gli Americani e asservendosi volontariamente alla Nato! (Non credo ci sia bisogno riportarsi al pamphlet di Alberto Alesina e Francesco Giavazzi intitolato Il liberismo è di sinistra (ed Saggittore, 2007); si tratta di un pamphlet politico di occasione, prodotto solo per appoggiare la nascita del PD. Sembra che non valga neanche la carta sulla quale fu stampato. Si dispone comunque di un dibattito completo in www.liberazione.it , basta andare nell'Archivio facendo una ricerca con la parola Giavazzi. (Vedi per esempio l'articolo di Brancaccio del 08-09-2007.) La tesi centrale dei nostri due comparsi è semplicissima: convincere i membri disorientati della sinistrae del centro-sinistra che le liberalizzazioni sono di sinistra!!! Non dico Giavazzi ma il professore di Harvard avrebbe almeno potuto dare un occhiata alla open sky policy nel suo Paese e al modello energetico della California, per non parlare poi della vendita dei porti commerciali, prima di farsi l'apologista di idee ormai vecchie e già confutati dai fatti; in effetti, queste politiche furono imitate in Italia sin dal 1992, con risultati poco sorprendenti - Alitalia in fallimento meticolosamente pianificato in un Paese che riceve oltre a 30 milioni di turisti all'anno, energia cara con una rete sottomessa a vari blackout, ecc., ecc.! Se mai, all'immagine degli educatori francesi confrontati col pamphlet similmente fresco fatto dal nouveau philosophe Luc Ferry, i militanti di base scoprano che tale opuscolo serve solo come pavé, sarà il battesimo di questa versione del liberismo ricavata da tolemeri già esauriti. Almeno che sia una delle fasi più intimidatorie dell'iniziazione democratica! Ovviamente, al nome della moltitudine, con la buona pace di Gustave Le Bon, e forse anche di Guattari, sempre attento ai segni premonitori. Intanto mettere in relazione la manifestazione de 20 ottobre e questo pamphlet diventa proprio un'altra quadratura del cerchio...
Io non farò nessuna casistica, non farò il riassunto della genesi del liberismo quello di Croce e delle sue logge massoniche che convivevano senza stato di anima particolare con Mussolini - in opposizione al liberalismo di John-Stuart Mill (On Liberty) o di Einaudi. E più ancora in opposizione al liberalismo nazionale italiano di Enrico Barone che darà tutta la sua vera misura con Sraffa. Ricorderò solo che questo liberismo altro non è che una versione ancora più di destra del blairismo appoggiato sopra le opere di Rawls e di Giddens, una scelta appunto vomitata con disgusto tanto dai comunisti, dalla sinistra autentica, quanto dai movimenti e in generale dai no-global, in Italia, in Europa e nel Mondo intero.
(Quelli che hanno più tempo a disposizione potranno leggere certi articoli di Zeitling, accademico swedese che già alla fine degli anni 70 ed all'inizio degli anni 80, simultaneamente in seguito ed in reazione all'appello alla regressione ed al ristabilimento dell'Autorità sotto il patrocinio della Trilaterale di Huntington e Cie, riassumeva le alternative contemplate dalla borghesia nel modo seguente: paradossalmente, il liberismo prendeva subito l'aspetto del corporatismo cattolico-fascista, scelta rigettata da un autore per oltre buono conoscitore del senso progressista del liberismo pre-capitalista nell'opera di Vico. In una simile maniera, l'anomismo anarchico borghese di von Hayek, riproposto in veste monetariste da Milton Friedman, rimaneva congruente con gli oligopoli globali effettivi incarnati dalle aziende transnazionali, anzi ne diventava l'ideologia di massa, oggi propagandata come private global privacy. Ma il contenuto di questa scelta in fondo neo-corporatista non fu rigettata da tutti: oggi, le logge massoniche e i dirigenti filo-semiti nietzschiani non hanno più timore di difendere i programmi fascisti. Poco fa, un Tremonti poteva ritornare a flirtare con il corporatismo, intendendo appunto i stessi contenuti di quelli del programma dell'Unione, ma tradotti con un metodo diverso, come venne poi illustrato dal taglio al cuneo fiscale offerto al padronato senza controparte per i lavoratori, o meglio ancora dalla Legge 30 (Biagi-Maroni). Diceva Baudelaire sempre attento ai contenuti: « Pour le Grand Manitou », le mot n'est rien du tout. In tanto, con la deriva bipartisan anti-costituzionale si cerca proprio a fare tutto un fascio dei nostri concittadini, destinando i recalcitranti alla repressione in nome della sicurezza (della proprietà privata e delle « self-contented classes »).
Continuano così i brogli, imbrogli, truffe ed altre forme della demagogia intrinseche alla democrazia censitaria già denunciate in modo generico da Aristotele. Continua l'opera di falsa rappresentanza senza la quale le derive dei nostri rinnegati non darebbero i frutti scontati.
Qualle saranno le prossime tappe?
Dato l'opportunismo del presente governo e delle sue sinistre componenti di ambigua sinistra, non si può stabilire un ordine preciso ma si può benissimo definire le scelte prioritarie che ci saranno eventualmente presentate, almeno se il governo non cade prima che compiono il loro iter parlamentare.
Ecco dunque il peggio ancora da venire; nel senso della Cavolata rossa ovviamente, quello destinata scientificamentea fare del comunismo un movimento folcloristico:
Il Protocollo sarà peggiorato, un può con gli ammendamenti e molto di sbieco. Tenteranno di raccontarci storie sopra le pensioni minime, sopra i 36 mesi senza contratto, 36 rinnovabili ad infinitum, perché senza un Codice del lavoro degno del nome, il padrone potrà licenziare l'operaio interinale senza fornire ragioni valide e impiegare un altro precario suppergiù identico al primo. In effetti, lo Statuto dei lavoratori non è più un vero codice perché fu svuotato dal suo significato dalla Legge 30 e perché rimane di applicazione parziale. Similmente, ci racconteranno storie sopra il lavoro usurate (con finanziamenti limitati, dunque con categorie e numeri limitati.) E via dicendo. Ma la realtà è diversa. Malgrado la propaganda contraria, si peggioreranno gli ammortizzatori sociali per la maggioranza dei lavoratori, per la semplice ragione che il dilagare del precariato avrà come effetto di escluderli di ogni simile copertura. (Si dica quello che si vuole ma la flexsecuritynon è compatibile con la Biagi-Maroni o con il balordo e auto-distruttore modello del Nord-Est. In oltre, in Danimarca questa scelta social-democratica di vecchio stampo, destinata a competere con il comunismo, riposa sopra un ratio nazionale di aziende multinazionali/popolazione altissimo, e sopra una pratica raffinata del R&S incluso in una strategia industriale di lungo respiro, che giustifica e comanda un turn-over elevato della popolazione attiva, sempre pronte a essere riqualificata con prestazioni altissime attorno a 80 % del salario). Di più, oltre le pensioni anche la vecchiaia attiva vale solo come eutanasia attiva ... visto lo stato anemico del marcato del lavoro -, si continua a tagliare nei trasferimenti agli Enti Locali. Si distruggono così i servizi sociali ed il loro ruolo nel sostegno della domanda interna, come pure nell'agevolazione strutturale della produttività micro-economica e della competitività macro-economica. Ripetiamo, senza stancarci, che i Stati Uniti sprecano 15 % del Pil per un sistema sanitario privato che lascia senza copertura attorno a 47 milioni di gente, mentre i Paesi europei spendono in media 9 o 10 % del Pil per un sistema pubblico ancora molto operante, almeno fuori d'Italia. La GM sta pianificando il suo ristabilimento con varie misure, tra le quali un inizio di socializzazione del suo regime di pensione aziendale diventato un peso insopportabile di fronte alla concorrenza ...
Seguendo i consigli dei filo-semiti nietzschiani specializzati in strategia di comunicazione, l'ineffabile Padoa-Schioppa dice : le tasse sono bellissime. Sarebbe pure vero se ritornassero in investimenti produttivi ed in servizi sociali strutturanti! Ma, in modo caratteristico, continua a elargire le riduzioni del cuneo fiscale al padronato (5 miliardi per il 2008) senza nessuna controparte per i lavoratori, mentre si abbassano addirittura le altre tasse alle imprese (l'Ires passa dal 33% al 28 % mentre l'Irap potrebbe diminuire di 0,25 %. Vedi il riassunto I numeri della Finanziariain www.liberazione.it 9-28-2007). Intanto la lotta all'evasione fiscale diventa tutta una finta finalizzata solo a ottenere un avanzo primario moderatamente positivo, in modo che, anno dopo anno, le Casse dello Stato continuano a perdere più di 270 miliardi di euro in questa forma. Ovviamente, viste sotto questa prospettiva, le tasse sono bellissime, soprattutto per chi conta sopra il lassismo ed il reaganismo inveterato del governo per non pagarle. O sopra le promesse di Veltroni di abbassarle fino al punto di equilibrio dove non ci sarebbe più nessuna necessità (!) ad evadere: ed io che credevo che l'accusa di vivere sopra una nuvola era solo una cinica farsa del conservatore Aristofane! Dato che viviamo nel Paese nel quale c'è la sede del Vaticano, i peccati comuni servano a scusare le turpitudini dei dirigenti: così, con l'indulto si salva la vita e la carriera ai furbi ed ai furbetti, mentre i piccoli delinquenti, costretti dalla indigenza socio-economica, vengono ripresi subito dopo, meritandosi naturalmente un peggioramento della pena per causa di recidiva! Per le tasse siamo allo stesso ben rodato cantico: si allargherà prossimamente la no-tax zone per i salari di miseria dei precari. Se non paghi tasse, non sei più cittadino, le cose della Città (res pubblica) non ti interessano più, e ti astieni: insomma, tutta una Cavolata Rossa, ben pensata! (Ségolène Royal si era sorpassata in questa pratica della democrazia diretta sostituendo senza vergogna i membri inopi o più tradizionalisti del PS con nuove facce avvezzi a Internet e dunque proprietari di computers personali con connessioni online e di telefonini, senza mai chiedersi perché le self-contented classes di destra (per posizione di classe nel modo di produzione) voterebbero per una destra vestita col il tailleur militare del social-liberismo e legata alle classi popolari e sindacate (espressione culturale corporatista della (falsa) coscienza di classe). Per un'esposizione dei concetti di democrazia rappresentativa, democrazia partecipativa e di democrazia socialista, vedi l'apposito capitolo in Salvare il Partito dai suoi nemici interni in questa medesima Sezione.). Scommettiamo che fine a quando il partito comunista non sarà ricostruito, l'astensionismo elettorale andrà peggiorando? In Canada, paese dove, sin dal tempo di Segni, questa gente si informa sopra il pregio del sistema maggioritario uninominale ad un turno, da noi fortunatamente anti-costituzionale, riescono a fare ancora meglio: il cittadino appare sopra le liste elettorali solo se riempie la dichiarazione dei redditi; in modo che, con l'aiuto della no-tax zone, alle ultime elezioni in Ontario solo 50 % degli elettori potenziale hanno votato, in un sistema nel quale, per salvare le apparenze democratiche, ti permettono comunque di votare se ti presenti con i documenti di identità. Si raggiunge in questo modo delle percentuali di partecipazione stati-unitesi, da sempre considerate come una vergognosa anomalia, dovuta al dominio assoluto del denaro e delle lobbies sopra i processi democratici. Cavolata Rossa, dunque che a me sembra di non avere grande avvenire nella nostra Repubblica. Anche se si cerca di coronarla con un sistema elettorale bipartisan che tirerà de facto verso il bipartismo, un sistema che rimarrà sempre anti-costituzionale che sia mascherato come sistema proporzionale con premio di maggioranza o come sistema tedesco a sbarramento calcolato per mettere preventivamente le classi dette pericolose fuori gioco.
Ma c'è ancora peggio: la riforma dell'amministrazione pubblica ed il federalismo fiscale (cioè, la traduzione prodiana-dalemiana della frode anticostituzionale presentata da Berlusconi-Fini-Bossi come riforma della Sezione V della nostra Costituzione, truffa subito rigettata dai nostri concittadini durante la consultazione referendaria appoggiata dall'ex- Resistente e Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro.
Tutti sanno che questo tipo di riforma contiene lo smantellamento della nostra Repubblica proprio da parte dei filo-semiti nietzschiani e spinelliani che hanno accettato solo 73 seggi per il nostro Paese in Europa. Si copia senza nessuna originalità, fuori di ogni contestualità nazionale, l'originale reaganiano.
Di che cosa si trattava per Reagan? E cosa vorrà dire per l'Italia reale?
Per Reagan si trattava di abbassare il debito centrale trasferendo i servizi sociali ai Stati, i quali, per costituzione, non possono contrattare debiti. Così si smantellava l'amministrazione civile federale risparmiando notevolmente sopra la massa salariale dato la sua organizzazione sindacale e para-sindacale, e dunque portando simultaneamente un duro colpo alle organizzazioni dei funzionari. I 50 Stati americani non ricevendo più i soliti trasferimenti di fondi federali non avevano allora altro ricorso che tagliare nei servizi sociali, nel settore dell'educazione e nelle infrastrutture, procedendo anche alla privatizzazioni delle imprese pubbliche locali e municipali per cercare di fare cassa. Anche qui i sindacati perdevano piede. (La tragedia prodotta dal uragano Katerina alla New Orleans illustra crudelmente le conseguenze accumulate della messa in pratica di tale regime dove le disparità regionali prendono rapidamente l'apparenza del divario Nord-Sud) Poi, con la legge Graham-Rudman, il Federale imponeva per legge la riduzione del debito federale: seguendo fedelmente Laffer, si credeva di fare crescere l'investimento privato trasferendoli quei soldi altrimenti destinati a pagare il debito pubblico, o peggio ancora trasferendoli il margine budgetario ricavato dall'abbassamento tendenziale del debito. Risultato: i Stati Uniti sono oggi distrutti, il deficit commerciale è alle stelle, non può più essere corretto né da un dollaro più basso né dal vecchio keynesianismo militare; oggi, si ci accorge con fatalismo che la bilancia dei pagamenti sta per entrare strutturalmente nel rosso; di fatti, manca poco, la crisi dei subprimes, con le sue conseguenza sopra il finanziamento delle fusioni di impresse, già pianificate ma da completare ormai con aiuti esterni, avrà proprio questo risultato. Una Superpotenza con i piedi di argilla, fanaticamente rovinato dall'interno, pensa spesso di strumentalizzare la guerra come corsa in avanti più che come vera uscita di sicurezza (si prepara dunque la guerra al Iran, alla Siria, ai 60 paesi designati dalla Dottrina preventiva filo-semita nietzschiana di Bush Jr. come rivali nel conflitto di civiltà, ma non si ci accorge che, oltre alla sconfitta irachena già mezza consumata, questa Superpotenza sta tuttora producendo le sue armi con il sostegno degli influssi di capitale, di pezzi di montaggio e di gadgets elettronici stranieri!
In Italia, Prodi sta tagliando la bellezza di 10 miliardi in due anni agli Enti locali. Perciò, la Finanziaria del 2007 aveva previsto l'applicazione ferrea del Patto di stabilità interno. C'è chi crede di salvare qualche posto amministrativo clientelare raddoppiando il numero delle provincie: non sembrano di avere capito di cosa si tratta realmente!!!
Questi tagli furono il hors-d'oeuvre. Arrivano ora i piatti principali: la riforma dell'Amministrazione pubblica ed il federalismo fiscale. I nostri cuochi fanno le cose per bene, questi sono due piatti armonizzati con grande arte: una cucchiaiata qua, una forcata la, e saremo presto alle stelle ... quelle di Reagano, come potrebbe spiegarci il ministro Parisi, numeri in mano, con il suo 11% di aumento delle spese militari ...
Vediamo le basi del federalismo fiscale per capirne le sue ineluttabili conseguenze.
Le tasse principali sono le seguenti: tasse sopra i redditi (tutti dovrebbero pagarli in modo repubblicano e progressivo, ma oggi i più poveri ed i più ricchi ne sono meticolosamente esentati! i primi perché non guadagano abbastanzza); tasse sul capitale (in Italia non si vuole aumentare le tasse sopra le plusvalenze al livello più compatibile con la media europea passando dal 12,5 % al 20 %; questo in un contesto dove, oltre ai 270 miliardi di evasione fiscale, Padoa-Schioppa, con l'appoggio consapevole di Veltroni, offre 5 miliardi in 2008 per la riduzione del cuneo fiscale e abbassa tutte le altre tasse delle impresse, rendendole « bellissime »); tasse di successione (oggi ridotte); tassa sul valore aggiunto (IVA: pagata da tutti, poveri o ricchi, dato che questa è una tassa molto regressiva che colpisce ancora di più i poveri e le classe medie ...); ci sono anche le tasse doganali (oggi quasi sparite anche per i prodotti manifatturieri grazie al Uruguay Round oggi in passa di essere peggiorato con il Doha Round.); esistono ancora altri tipi di tasse più specializzate, meno visibili e con un importo ridotto, ma qui preme soltanto menzionare le tasse municipali sopra i settori residenziali, commerciali e industriali.
Per capire le conseguenze del federalismo fiscale dobbiamo capire la logica della concentrazione economica-industriale. Qui si tratterebbe più della localizzazione secondo Marshall, tenendo conto dell'inserimento positivo nell'Economia mondiale (per Marshall, l'Impero britannico e poi il Commonwealth) nonché la teoria della localizzazione subalterna e miniatura del balordo modello del Nord-Est. In breve, il capitale va là dove esistono le infrastrutture ed i servizi haut-de-gamme (incluso un'immagine internazionale riconoscibile ed uno stile di vita di alto livello qualitativo); nelle infrastrutture strutturanti, contiamo i servizi statali, le infrastrutture universitarie e di ricerca, la concentrazione bancaria, le reti commerciali ecc. Questo primo cerchio porta con se ovviamente i suoi propri funzionari, accademici, lavoratori. Ma attira anche tutti i settori dei servizi, commerci e PMI, come pure le organizzazioni artistiche-culturali. Insomma, tutto il tessuto economico-industriale che serve per confezionare i piani regolatori dello sviluppo a lungo termine dello Stato , delle regioni, provincie e delle municipalità (Quadro Strategico Nazionale 2007-2013 cf. Realfonzo, vedi sotto.)
Le spesse reali dello Stato centrale debbono essere appressate nell'ottica di questa strategia di sviluppo di lungo respiro; la privatizzazione e la liberalizzazione fuori di questo quadro diventa una vendita al ribasso dei gioielli di famiglia ai parassiti interni ed esterni del tipo vantato da Jeffrey Sachs ai rinnegati traditori russi del tipo di Gaïdar, Yakovlev ecc. (Questo Sachs di Harvard ha poi dovuto cambiare il nome della sua società per evitare di attirare l'attenzione del fisco e della legge, tanto russa come americana.) La strategia di sviluppo a lungo termine deve dunque tenere conto non solo dei trasferi reali fondati sopra gli introiti effettivi delle tasse residuali che hanno potuto sopravvivere alle derive della teoria della flat tax ma anche, e soprattutto, delle spese negative (cioè, dei regali fiscali offerti anno dopo anno che intanto si accumulano nelle tasche del capitale senza mai più apparire in Finanziaria, mentre appare sempre un debito nazionale mostruoso, mantenuto perché legittima la continuazione del regime di austerità agli occhi della gente comune, mentre in realtà nutrice le operazioni borsistiche. Queste spese negative sono le tax expenditures delle quali ho già parlato in altri interventi. Si nota che, secondo la logica reaganiana del governo Prodi, i regali fiscali alle imprese vengono finanziati con tagli drastici ai servizi sociali, tramite la riduzione dei trasferi agli Enti locali e tramite il balordo Protocollo sul Welfare allegato in Finanziaria, anche se in realtà rifiutato dai lavoratori almeno dove esisteva un minimo di controllo e di dibattito democratico. Le regioni, provincie e municipalità mantenute sotto controllo finanziario appoggiano naturalmente le politiche statali, cercando chi più chi meno di tenere conto delle peculiarità locali.
Basta allora mettere in relazioni queste spese statali (positive e negative) con la struttura economica-industriale esistente e con gli introiti prevedibili a tutti i livelli dopo l'adozione del federalismo fiscale.
Nelle balorde leggi finanziarie di Padoa-Schioppa, Prodi, Bertinotti e tutta questa clique di demagoghi spietati, meno di 10 % della spesa destinate alle infrastrutture vanno al Sud. Nella Finanziaria 2008, questa quota scende addirittura a solo 7 % , con il dubbioso premio della sparizione della Società del Ponte. (opera che, con la tutela dell'Antimafia e con l'estensione del conflitto di interesse e della trasparenza democratica degli appalti e degli accertamenti ambientali alle municipalità di oltre 10 000, oppure 5000 abitanti, poteva permettere la normalizzazione dell'economia del Sud, oggi abbandonata al crimine organizzato ed alle sue relazioni e reti politiche, dove - vedi il caso di De Magistris - sembra che non si può neanche indagare allorché si sa che oltre 7 miliardi all'anno di fondi europei spariscono per la finta costruzioni di opere come la Salerno-Reggio, opera oscena che dura ormai da decadi e che serve solo ad ingrassare i peggiori parassiti ignoranti della nostra Magna Grecia sempre subalterni ai loro maestri ancora più balordi di loro del Nord e dell'estero. Un chilometro di autostrada costa in media tra i 5 o 6 milioni di euro, la sua costruzione dovrebbe prendere solo un paio di settimane: il che significa che, nonostante le strumentalizzazioni esterne di chi è interessato a provocare nuovi elezioni, il giudice De Magistris deve potere riprendere il suo lavoro (che intanto domanderà tempo), mentre questo tipo di società dovrebbe essere messa immediatamente sotto tutela amministrativa dallo Stato centrale e dall'Anti-mafia, in modo da completare le opere nei tempi prescritti.
Questi sfruttatori compradori e parassiti non si vergognano nemmeno di dire che il Sud potrà godere dell'aumento, del resto misero, dei trasferi agli incapienti ... Già! Paragonati ai ladroni di Parmalat, a quelli di Cirio e quelli dei 270 miliardi di euro annui di evasione fiscali, i piccoli bossi furbi, ma ignoranti e servili, del Meridione fanno proprio figura di poveri imbecilli, e forse anche le figlie e i figli non hanno ancora imparato come il capitalismo sia più profittevole delle loro torbidi piccoli giri di affari che contribuiscono a mantenere le nostre regioni povere mentre si riempiono i casseforti delle impresse a cassette con sede milanese, neanche tutelate col conflitto di interesse. Insomma, se non si temesse la volgarità, si potrebbe parafrasare per loro quello che Berlusconi disse falsamente per gli elettori di sinistra durante l'ultima campagna elettorale! Tra uguaglianza repubblicana anche in ambito capitalista e schiavitù volontaria questi costui hanno scelto l'ignoranza auto-inflitta in più della schiavitù! E Platone che pretendeva che anche tra banditi debbono esistere regole, cioè un certo rapporto di forza ...
Intanto, per il Sud, destra o centro-sinistra (incluso la Cavolata Rossa) sono tutti venduti al programma filo-semita nietzschiano e spinelliano: Berlusconi mangia nella mano dei poteri forti ridotti alle PMI ed alle manovre borsistiche - venduti al loro turno agli Americani, mentre Fini beve nel bicchiere pseudo-padano di Bossi e cerca l'unzione sacramentale da Sharon e Cie, proprio come il duce del partito al quale apparteneva ancora poco anni fa, almeno fino al 1938! Prodi, invece, si è fatto tutto un Carroccio a modo suo senza dimenticare di fare girare i tavoli e mangia comodamente nella mano dei poteri forti di simile stampo che vogliono fare contrappeso a Berlusconi, senza pero creare nessun dispiacere ai maestri americani ed israeliani, mentre gli altri vecchi apparatchiks, rinnegati in cerca di copertura e di nuova legittimità, si accontentano delle briciole e applaudono ad un Veltroni che ha compiuto i tour de forse di vendere Reagan col mantello di Kennedy ai beati partecipanti al plebiscito del PD! Intanto altri partiti pretendono rappresentare il Sud con la scusa della fraseologia sulla legalità. Ad esempio, il partitino di Di Pietro, ministro delle infrastrutture, che non riesce a capire che la Legge 488, credo di essere stato uno dei suoi ispiratori anni fa no potrà servire a niente se il Mezzogiorno non riceve la sua parte degli investimenti nazionali, per di più proprio quelli come il Ponte che prometteva di creare sinergie economiche tra il sud della Penisola e la Sicilia, permettendo così di combattere le derive subalterne mafiose con progetti utili e profittevoli per tutti; nel saggio Genova, Gioia Tauro, Palermo (stessa Sezione) avevo cercato di mostrare come questi tipi di progetti fondati sopra industrie tradizionali potevano apparire ad uno sviluppo di alto livello, ad es. la logistica e l'informatica del cantiere ecc ed allo stesso tempo creare un polo turistico di importanza internazionale nelle due sponde della Magna Grecia. Va ricordato che le Grandi Opere europee e internazionali sono concepite come progetti strutturanti da usare come strumenti contro-ciclici in modo da sostenere la crescita, nel rispetto dell'ambiente se si prende cura di consultare la gente prima di iniziarle.
Tutti questi partiti ancorati in pratiche arcaiche e deleterie debbono essere spazzati via del nostro Mezzogiorno, regione che deve essere rappresentata da partiti che sapranno difenderla difendendo la lettera e lo spirito della Costituzione. Modestamente, tra questi partiti ci dovrà essere in buon posto il futuro Partito del Comunismo e della Libertà che il Sud (e il sud del Nord) dovrà sapere fare suo. Il Sud no può più permettersi di rimanere subalterno ad un regime di ladroni filo-semiti nietzschiani e sipnelliani. Deve ritornare a parlare con la propria voce.
Avete capito che per il Mezzogiorno il federalismo fiscale significherebbe la rovina completa, peggiore ancora di quella sofferta a causa dell'unità non-democratica del Paese a partire dal 1866 (va ricordato che Garibaldi fucilò i comunisti del Mezzogiorno opposti, come del resto Mazzini, al suo kow-tow a Cavour ed alla Monarchia piemontese.) Nel Sud vivano 65 % delle famiglie povere d'Italia. (per una descrizione vedi l'articolo di Riccardo Realfonso, intitolato Altro che questione settentrionale: i dati ufficiali chiariscono che la vecchia questione meridionale è più vicina che mai in www.liberazione.it 14-10-2007). Il Sud non riceverebbe nemmeno una parte delle tasse di quelli 270 000 giovani che solo nel 2006 furono costretti ad andare a lavorare altrove, in quello casino contro-producente e indegno di una grande Nazione che è diventato il pseudo-modello del Nord-Est, esperienza tutta ideologica che ha servito fin qui a legittimare la svendita a tanti furbi e furbetti - altro che mafia meridionale!- non solo delle quote latte Parmalat, Cirio ecc - , ma anche delle nostre industrie nazionali. Secondo Raffaele Tecce e Andrea Ricci: Negli ultimi dieci anni ben 850 000 giovani hanno dovuto lasciare il Mezzogiorno per mancanza di lavoro e di futuro (vedi l'articolo Luci e ombre per il Sud nella legge finanziaria in www.liberazione.it. 14-10-2007). Vi ricorderete forse della Tabelle del Pil Regionale nel 2001 fornita dalla Commissione Europea - la situazione è peggiorata da quel tempo - secondo la quale l'indice medio della EU essendo uguale a 100, quello del Sud risultava uguale a 50 o al massimo a 75 (vedi e-mail del 25-05-2005). Cioè, è paragonabile alle regioni più disagiate dell'Unione europea! Perciò, nel governo ci dicono che l'avvenire del Sud è nel Mediterraneo: cosa che può anche essere vera, ma certo non conservando la subalternità distruttiva con quello Nord spinelliano e leghista che ci ruba sistematicamente le possibilità di sviluppo e il valore creato dalla nostra forza di lavoro. Oggi, il governo vuole anche vendersi la Fincantiere, un settore dove il nostro Paese è riuscito, per miracolo pubblico, a rimanere tra i più competitivi al mondo! (Si nota che la messa in Borsa del Paese ha approfittato al Nord, dato che il risparmio proprio del Sud è misero e viene investito nei Bot più sicuri; anche il denaro sporco viene sbianchito al Nord e altrove nelle conosciute Venere di Milano aziendali a cassette, a dire vero poco paranoiche-critiche! Cioè, tutto sommato, le privatizzazioni delle impresse pagate dalla Nazione intera vennero fatte al profitto dei capitalisti del Nord, altro furto monumentale ed organizzato contro il Meridione.)
Alcuni, già venduti al pensiero anti-costituzionale e regressivo della Lega Nord, fanno finta di parlare di un federalismo fiscale capace di mantenere delle norme sociali nazionali per i servizi. Si credono più realisti, forse più buoni: pensano di potere usufruire per conto loro del passato comunista per operare una transizione verso la cosiddetta economia immateriale appoggiata sopra una R&S zero, in Agenda di Lisbona senza oggetto dalle parte nostre, e sopra un tessuto economico fatto a più di 90 % di PMI con meno di 10 operai. Non si rendono conto che questa loro economia immateriale si riassume ad un sfruttamento dei studi della Rai, e agli investimenti di Murdoch! Per il resto la regione modello del sindaco Dozza è ora trascinata dalla Venezia e non sarà certo salvata dalla balorda preferenza prodiania per il Corridoi 8 balcanico per agevolare Ravenna mentre si sacrifica Gioia Tauro e il Ponte sopra lo Stretto di Messina. So potrà forse salvare l'agroalimentare e con l'aiuto della tracciabilità e dell'agroindustriale (biocarburanti ecc.) qualche cooperativa ma si perderà una gran parte dei servizi sociali di qualità che ricevevano attorno a 40 % dei budget municipali e regionali facendo girare tutti gli altri settori economici. Il federalismo fiscale e di natura reaganiana e speculativa, una volta accettato non può più essere utilmente corretto su scala locale (Non per caso, Porto Alegre, pallida versione della Bologna Rossa, è ora in mano della destra. Tutt'altra cosa la Rivoluzione bolivariana...) Insomma, Cofferati era predestinato, ed Epifani (o sarà forse l'incravattato Bonanni, quelli dei 5 milioni da indagine giudiziaria?) è il suo degno successore!
Forse sarebbe il caso spiegare che nessuno vuole vivere di trasferi, soprattutto quanto prendono la forma di trasferi di perequazioni, dove uno arriva col capello in mano e riceva l'elemosina dell'altro che lo paga con un particella degli investimenti di infrastruttura sistematicamente tolti al Sud e con gli introiti delle tasse pagati da 60 anni e più dai lavoratori meridionali (proprio quelli che apparentemente non piacevano al tizio Bertinotti, lui che sulle catene di montaggio non ha preso il tempo di imparare niente, perché scapato subito....) Basta dire solo questo: andate a farvi operare in un ospedale del Sud; fatevi trasferire in una università del Sud; fatevi trasferire come funzionari pubblici nel Sud profondo, proprio la dove i giudici non possono neanche indagare e dove il posto di poliziotto sembra anch'esso sottomesso al pizzo, dato che poi la riforma dell'Amministrazione pubblica dovrà pure contenere un decentramento con lo spostamento di qualche amministrazione oggi localizzate nel Nord ed a Roma nel Sud del paese! Poi se ne riparlerà.
Va ricordato che il federalismo fiscale rappresenta un'offesa gravissima alla lettera ed allo spirito della nostra Costituzione partigiana. Va ricordato che la Lega Nord propone un programma frontalmente anti-costituzionale e deve dunque essere considerata come gruppo eversivo che non dovrebbe avere il diritto di presentare deputati al Parlamento; o, almeno, non dovrebbe comunque ottenere nessuno ministero visto l'incompatibilità frontale del loro programma con il giuramento di fedeltà alla Costituzione.
Di tutto questo discende che il Sud si deve preparare a rispondere alla riforma amministrativa ed al federalismo fiscale della clique reaganiana- spinelliana attuale (quelli della Lega e di Prodi, Bertinotti e compagnia, con una destra berlusconiana e finiana ancora più sconcia in questi capitoli) con un rifiuto categorico. Cioè, se proprio si arriva a questo, il Sud deve essere pronte a dichiarare i tenenti di questo federalismo fiscale fuori della Costituitone, chiamando il popolo a difenderla e portando tutto questo affare davanti alla magistrature per fare confermare il carattere ultra vires di queste riforme.
Per il Sud, i sfruttatori del Nord ed i loro quislings mafiosi del Sud sono diventati un peso insopportabile. Oggi, se si lasciano fare, ci metteranno fuori de facto dall'Europa, mentre continueranno a sfruttare la nostra manodopera - qualificata e sovra-qualificata senza nemmeno restituirci la parte giusta delle tasse pagate al Nord dai nostri lavoratori meridionali. Il Sud deve cominciare a calcolare il monto degli investimenti che gli furono rubati fin qui da Roma e dal Nord, misurando questi investimenti in proporzione alla popolazione. Poiché, finché non si riesce ad andare oltre Marx in modo scientifico e costituzionale, risulta che sono i lavoratori a creare il valore ed dunque anche i profitti che servono per gli investimenti (statali e privati.)
I Partito del Comunismo e della Libertà, quello appunto che deve difendere la nostra Costituzione e l'unità del Sud e delle periferie del Nord, deve subito essere creato, impedendo ai dirigenti del Prc e del Pdci di fare la loro Cavolata Rossa sopra le spalle del intero proletariato italiano. Intanto dobbiamo prepararci a lanciare due referendum: uno contro la legge elettorale, se questa non rispetta i paletti costituzionali (i.e. uguaglianza dei cittadini dunque proporzionale senza sbarramenti; per il resto se la vedono, a noi non interessa più di tanto, ci adatteremo alle nuove regole del gioco purché siano costituzionalmente valide); il secondo contro ogni forma di federalismo fiscale (almeno che le tasse non siano pagate nelle provincie e le municipalità della nascita, nonostante la residenza)
Vostro,
Paul De Marco.
Copyright © Paul De Marco, 21 ottobre 2007
Nota sopra la lotta anti-mafia. (back)
(Si parla qui dal punto di vista politico più che giuridico per ovvie ragioni di specializzazione; l'esercizio è utile dal punto di vista comunista perché non si può abbandonare il soggetto dell'ordine pubblico ai soli poteri forti in una Repubblica partigiana come la nostra. Ovviamente si tratta di un sforzo tutto da completare.)
La lotta alla mafia deve avere tre grandi diparti:
Il primo, quello della violenza e dei crimini. Lo Stato ha il monopolio legale della violenza (e della provocazione) e anche quello della sorveglianza. Si usa con determinazione finché il ricorso mafioso alla violenza diventa cosa assolutamente inconcepibile, e si smantellano i clans, anche in modo preventivo. La custodia cautelare in casi mafiosi non dovrebbe avere nessuno limite a parte il dovere di fornire agli imputati un consigliere legale della polizia dai primi istanti durante la prima settimana, dopodiché la persona dovrebbe avere il diritto di consultare il proprio avocato. Le perquisizioni intrusive possono e debbono essere totalmente proibite perché inutili dopo 24 ore ed in ogni caso lesive della dignità delle persone. Il ricorso agli arresti domiciliari sine die con tutela di tutte le comunicazioni dovrebbe diventare un ricorso normale ma sempre da fare approvare da un secondo giudice quando si rinnova il termine (diciamo 6 mesi o un anno.)
Due, il diparto economico. Mafia e capitalismo sono distinti; il capitalismo finge di rispettare le regole perché senza norme uguali per tutti la concorrenza anche imperfetta diventerebbe iniqua per i singoli capitalisti e metterebbe il sistema in pericolo. Si debbono allora rivedere le regole economiche: in particolare il conflitto di interessi e la trasparenza nell'allocazione degli appalti anche al livello municipale, di preferenza per tutte le città di più di 5000 abitanti. A questo controllo e questa trasparenza, vengono aggiunte le commissioni di fattibilità ambientale, altro mezzo istituzionale sicuro da sfruttare nella lotta anti-mafia per tutelare il territorio. In casi assurdi (La Reggio-Salerno, rifiuti in Campania, ecc) ci vuole la messa sotto tutela transitoria, con il ritiro dei contratti se questo viene giudicato necessario. Ovviamente, dato che siamo ancora in un sistema capitalista dove si può approfittare del riciclaggio del denaro sporco si deve punire i crimini passati, in effetti, i crimini mafiosi con danni alle persone o danni materiali di più di 2000 euro non dovrebbero essere prescrittibili; detto questo, si deve pure favoreggiare la normalizzazione sociale con lo sviluppo economico. Non si può fare la lotta alla mafia alla maniera di Atilla con la politica della terra bruciata! Il Ponte permetteva di agire in questo senso tanto per le industrie tradizionali del cimento, ecc.- quanto per le industrie nuove, tali architettura, informatica, mantenimento dell'opera d'arte medesima ecc-, quanto per l'industria turistica ed immobiliare. Una tassa anti-pizzo dovrebbe permettere la formazione di un diparto di intervento anti-pizzo di choc, con personale e mezzi di sorveglianza adatti: il più piccolo caso di intimidazione ai commercianti, industriali o individui dovrebbe così potere essere processato in modo esemplare con i dati della sorveglianza elettronica utilizzati come prova in corte se acquisita con la firma di due giudici anti-mafia. (se le camera di video-sorveglianza dei magazzini sono prodotte in Italia sarebbe forse il caso di detassare il loro ammortamento, generalizzando l'uso e l'utilità anti-pizzo dissuasiva.) Il flusso del denaro sporco deve essere fermato (il rafforzamento della legge 488 è un'ottima cosa se si inseriscono le aziende pubbliche create con i beni confiscati in reti produttive e di scambio capaci di mantenerle in vita mentre, e se si proteggono contro ogni forma di intimidazione.
Le misure qui sopra permetteranno di distruggere l'omertà soprattutto se lo Stato crea una linea verde direttamente connessa con l'Antimafia con la quale i pentiti e gente per bene potrebbero chiamare conservando l'anonimato. Qui non si tratta di incitazione a delazione, deriva sempre da evitare, ma di salvaguardia cittadina della legalità repubblicana. Il resto dipende della determinazione dello Stato soprattutto nella sua insofferenza armata del minimo uso mafioso della violenza. Per i cittadini che vogliono denunciare pratiche anti-sociali e nocive come il pizzo, o che vogliono denunciare fatti criminosi di mafia, ci vuole l'anonimato. Ad esempio, il numero verde permetterebbe di telefonare dovunque, anche da una cabina pubblica, senza mai perdere l'anonimato dunque senza rischiara la pelle per istituzioni non sempre degne di tale coraggio cittadino. Sta poi all'Antimafia seguire le piste interessanti e scartare quelle manipolatorie, cosa più semplice di quello che si potrebbe credere. Il meccanismo permette allora l'infiltrazione sicura delle società secrete, mafiose o massoniche e fa risparmiare sulla tutela dei pentiti e dei denunciatori. Un tale sistema deve pero reggere sopra una nuova definizione della prova nei casi anti-mafia purché si abbia la firma di due giudici per permettere le intercettazioni usate in seguito per l'accusa: nei casi anti-mafia che rovinano il Paese, ed il Sud in particolare, abbandonandolo ai soggetti più rozzi, ignoranti e criminali, si deve potere presentare come prova definitiva solo quelle parti delle trascrizioni della sorveglianza elettronica permesse da due giudici, in due maniera. La prima quando le intercettazioni comportano indici non-ambigui di preparazione di crimini precisi questo con l'aiuto degli agenti infiltrati che lavoreranno per precisare le intenzioni le quali riceverebbero la massima penalità, all'identico del crimine stesso se compiuto realmente. Le tattiche di intimidazioni pizzo ecc verrebbero trattate come crimini mafiosi massimi in modo da cambiare il modo di ragionare sopra queste cose. Nel secondo caso, si tratterebbe di azione preventiva, utilizzata per destabilizzare le società, o per pura prevenzione: si tratterebbe della possibilità di arresti domiciliari che potrebbero permettere una tutelala delle comunicazioni a partire del domicilio tutelato. La situazione nella quale la mafia ammazza per intimidire mentre crede di non rischiare la propria pelle e di potere contare sopra giudici e istituzioni mezze corrotte per ottenere pene leggere, deve finire una volta per tutto. Per i pentiti ci vuole tutela vera e continua (o cambiamento di paese con cambio di identità.) Ad esempio, non si vede perché giovani pentiti non sono integrati in una scuola di polizia o in una società di sicurezza pubblica municipale ovviamente con la supervisione adatta. Le forme altamente criminose e transazionali di mafia sono arrivate in Italia con i Marines americani (il fazzoletto di Lucky Luciano usato come segnale di smantellamento delle batterie costiere prima dello sbarco); oggi gli eredi di Lucky Luciano e di Andreotti, del Gladio, della P2 ed altri del genere, hanno i stessi maestri: le basi militare americane vanno dunque chiuse, in primis nel Sud. Le qualche decina di migliaia di dollari ricevute per l'affitto delle basi non si sa bene dove vanno e rappresentano il seed capital per tutti gli altri colossali malaffari mafiosi e per la subalternità economica tecnologica (vedi F 35) del nostro Paese. La cooperazione europea in materia anti-mafia dovrebbe anche essere garantita ed agevolata nella nuova legge.
Tre, la falsa rappresentanza. Questa crea il terreno sopra il quale nascono tutti questi disordini anti-sociali. E cosa dire delle manovre tipo Bolognina o, peggio ancora, quelle del doppio tesseramento, manovra illegale e ripugnante che consiste solo a trovare una scusa per rubare i beni materiali di partiti esistenti che si vuole distruggere dall'interno, con la speranza di ingannare i membri e di proteggersi di eventuali querelle (che purtroppo dovrebbero andare avanti in questi casi da parte di chi rimane fedele al partito iniziale che ha accumulato i suoi beni in quanto singolo e determinato partito (sede, mobili ed immobili, numero di eletti ecc.) La falsa rappresentanza sopprime la sanzione democratica e costituisce il peggiore dei crimini politici e socio-politici. Se uno vuole creare un nuovo partito se la crea con le proprie forze e le proprie idee e lascia in pace gli altri! Se poi le forze politiche legalmente costituite tradiscono la Costituzione sostituendo i lavavetri e gli immigranti come maggiore problema di sicurezza, mentre si confera un peso inesplicabile ad un partito sovversivo come la Lega Nord, allora diventa tutto un affare di provocazione, di tradimento della Repubblica e di destabilizzazione interna dello Stato di diritto, visto che le istituzioni e le forse parlamentari investite dal dovere di fare rispettare la Costituzione e le leggi appaiono e spesso sono le prime a tradirle. Confondere mafia e lavavetri, in materia di sicurezza pubblica è di cattivo auguro in quanto dimostra una lepenizzazione o bossi-finizzazione delle menti e mette a repentaglio tutte le politiche di integrazioni adottate fin qui da un'Italia da poco diventata terra di accoglio degli immigranti dopo averne fornito essa stessa decina di migliaia agli altri paesi.
La mafia esiste perché lo Stato ha abdicato le sue responsabilità: così la Reggio Salerno è diventata una quota latte, una quota latte dei poveri, s'intende, certo non paragonabile alle quote latte di Parmalat. Poi si ci ritrova questi sfruttatori anche nel governo e, a volta, anche nella magistratura. La magistratura dovrebbe essere più rispettata e rinnovata nel suo personale. Il governo non dovrebbe mai interferire con il lavoro dei giudici ma il governo può fare le leggi anche quelle di importanza costituzionale che riguardano la magistratura. Alternativamente, il governo può istituire una commissione d'inchiesta parlamentare. Un ministro che vorrebbe fare polemiche pubbliche contro i giudici invece di lasciare il processo giudiziario fare il suo camino normale dovrebbe prima dimissionare. Altrimenti si crea un'offesa ai processi dello Stato di diritto. In tanto, le legislature durano 5 anni al massimo ...
Il colonialismo interno fa delle mafie una forma, certo subalterna e auto-distruttiva, di resistenza cieca : questo non può essere negato; si verifica con il disgusto della gente verso il clientelismo e l'affarismo governativo a tutti i livelli, che no risparmia neanche l'amministrazione pubblica e le università.
Infine, se non si dovesse confondere i lavavetri e i Roms o altri gruppi con la criminalità organizzata, non si dovrebbe nemmeno abusare del termine terrorismo. Il diritto di opposizione e di dissidenza rimane sacro. Gli aspetti decisivi non possono essere derivati da alleanze, fra l'altro opportuniste e transitorie, con alleati già coinvolti in guerre da noi ripudiate dall'Articolo 11, e spesso violatori a ripetizione dei diritti umani ed auto-sottratti alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale con sede a Roma. L'offesa alla proprietà collettiva o, nel nostro sistema, privata, rimane un criterio determinante, mentre il criterio fondamentale deve rimanere l'uso abusivo della violenza. Si nota che anche in questo caso non si può paragonare la violenza della criminalità organizzata e quella, spesso abusivamente connetta con il termine terrorismo, se non altro perché esistono altri diritti sanciti al livello nazionale ed internazionale, in particolare i diritti dei prigionieri politici - per non parlare delle Convenzioni di Ginevra. In ogni caso, le pene debbono rimanere proporzionali al danno effettivamente creato e verificato (quello della criminalità organizzata è allo stesso tempo particolare e generale, mentre quello legato a forme di opposizioni politiche violenti, è spesso mirato e determinato da obbiettivi politici precisi, dunque da combattere soprattuto con altri mezzi più congruenti con la democrazia.
Le derive del tipo devastazione e saccheggio utilizzate contro certi manifestanti sono contro-produttive, oltre ad essere ingiuste e indegne di uno Stato di diritto avanzato. I criteri dovrebbero sempre essere gli stessi: giustizia giusta, con tutte le apparenze di essere giusta; proporzionalità della pena con i danni effettivamente provocati. Non si può utilizzare falsi motivi per giustificare pene lunghissime, utilizzate solo come esempio in una cultura del manganello, quando si tratta di manifestanti. Le manifestazioni fanno parte del diritto di espressione e dunque si deve giudicare del uso più o meno appropriato di un diritto riconosciuto, senza rimetterlo in questione con pene sproporzionati. Cosa mai sarebbe una pena esemplare contro la libertà di espressione? In oltre se, il ruolo del prefetto viene devoluto ai sindaci, si rischia di ottenere una repressione ed una giustizia non più nazionale ed uguale per i tutte/i i cittadine/i, ma una giustizia à la carte, a volta con provocazioni fasciste tollerate in certe municipalità. Guai se la tendenza attuale al federalismo fiscale ed alla riforma reaganiana della Pubblica Amministrazione dovesse portare alla generalizzazione di questa pratica. Peggio ancora, il sistema giuridico e politico si abituerebbe all'uso della provocazione poliziesca nel mantenimento dell'ordine sociale, creando così una deriva della cultura del manganello verso quella di un vero e proprio Stato poliziesco. Non si tratta qui di argomentare in favore di uno qualsiasi lassismo delle istituzioni, (ognuno si prenda le proprie responsabilità), ma di mantenere saldi i principi costituzionali, come pure i criteri di interpretazione delle leggi. Ad esempio, prendendo proprio un caso limite, è raro che un molotov causasse danni veramente ingenti. Parlare di devastazione e di saccheggio in assenza di una sommossa vera e propria diventa irrazionale sopra tutto se non si accerta la parte delle provocazioni poliziesche nelle reazioni dei manifestanti. La psicologia delle folle è bene conosciuta, forse pure manipolata non sempre a fine pacifica dalle forse dell'ordine (vedi Genova.) Parlare di devastazione e di saccheggio in simili casi porterà solo a riempire delle prigioni già sovraffollate per giustificare in seguito gli indulti, dando un indegno carattere di esemplarità alla giustizia, mentre in casi simili, almeno quando i fatti sono provati fuori di ogni dubbio, i lavori comunitari sarebbero da gran lungo molto più appropriati. Gramsci parlava di pedagogia negativa e di pedagogia positiva in tali casi, processo che non può essere unilaterale. Tutti sanno che il ricorso a mezzi extra-parlamentari avvengono quando i cittadini sono convinti di non essere più ascoltati dai loro rappresentanti. Paradossalmente, le manifestazioni politiche, tenendo pur conto dei possibili incidenti marginali, sono per lo più pacifiche e esibiscono una funzione altamente democratica.
XXX
Italia: salari più bassi di Europa (26-10-2007) (back)
Care compagne, cari compagni,
Ecco due articoli da non perdersi. Dicono il vero sul reaganismo inseguito in Italia sin dal 1992 e sul modello del Nord-Est, modello negativo che con una produttività reale (vedi Nota a qui sotto) zero e con 5 miliardi di riduzione del cuneo fiscale al padronato non può più trasferire un bel niente sopra i salari e deve per forza vivere in modo parassitario allungando i tempi di lavoro e facendo dilagare il precariato.
Immaginiamo poi quello che sarà con la riforma reaganiana della Pubblica Amministrazione ed il federalismo fiscale! (nelle regioni meno disagiate, le tasse locali continueranno a crescere senza potere compensare per i tagli ai servizi sociali più essenziali, che entrano nel « reddito globale netto » dei focolari; nelle altre regioni si auspicherà che la tenuta di indagini trasversali e rigorose, tipo Why Not, possono concludere senza interferenze esterne.. salvando così quelli 9 miliardi di fondi europei svaniti nella natura ...
Povera Italia senza paga stipendi più bassi di Europa
Eurispes, l'Italia maglia nera dei salari La busta paga cresce meno che nella Ue
http://www.repubblica.it/2007/03/sezioni/economia/eurispes-salari/eurispes-salari/eurispes-salari.html
Vostro,
Paul De Marco, 10-26-2007
Nota a:
Nota a : Proposta per la creazione di un Centro Pubblico di Studio della Produttività e della Competitività.
Le lavoratrici ed i lavoratori italiani fanno bene di dare poca retta alla produttività secondo Draghi, la Confindustria, Prodi e tutti gli altri: legare il salario sopra questa produttività marginale significherebbe la fine della contrattazione collettiva e sottometterebbe il salario al lassismo padronale ed alle vicissitudini manageriali verificatesi in modo congiunturale sul mercato. Ma il discorso sulla produttività deve essere più impegnativo.
Ovviamente, qui si intende la ''produttività reale'' nel senso marxista, non la ''produttività marginale'' del capitale. Nel primo caso, si ci riferisce alla produzione di un numero superiore di prodotti di un certo tipo con una composizione organica del capitale proporzionalmente più elevata, frutto dell'introduzione di tecnologie migliori e di una migliore organizzazione del lavoro. La composizione organica del capitale si nota v/C dove C = v + c. Al numeratore v, il capitale variabile, cioè la forza del lavoro, rappresenta il ''lavoro vivo'', di cui tanti pitres parlano molto senza capirne un bel niente. Al denominatore v rappresenta il ''lavoro passato'' contenuto nella forza di lavoro pronta a cominciare una nuova giornata di lavoro. Il capitale costante viene notato c, e rappresenta ovviamente il lavoro passato contenuto negli Mezzi di produzione appropriati dal padrone in un sistema dove la produzione è sociale ma l'accumulazione dei suoi frutti è privata. Senza il contributo del lavoro vivo, solo creatore di valori di scambi, il lavora passato, in particolare il lavoro passato contenuto nei Mezzi di produzione ritorna ad essere solo un valore di uso improduttivo: lo sa benissimo il padrone quando i suoi operai vanno in sciopero! La crescita continua della produttività rappresenta storicamente il fattore decisivo e il contributo rivoluzionario alla Storia umana del modo di produzione capitalista rispetto agli altri modi di produzione. Si capisce allora facilmente come lo sfruttamento strutturalmente senza regole della durata (allungamento della giornata lavorativa) o dell'intensità (cadenze infernali) del lavoro sono frontalmente antitetiche alla logica capitalista della produttività. Le tendenze del capitalismo neoliberale attuale, che presto non riescirà più a creare lavoro stabile e dignitosi per più di 20 % della popolazione attiva, condannano a termine il modo pro produzione capitalista facendo venire a gallo la contraddizione insuperabile tra lo sviluppo straordinario delle forze produttive e l'arretratezza borghese dei rapporti di produzione. Oggi, le attuali e regressive leggi socio-economiche italiane ed il dilagare del precariato dimostrano questa realtà più che in ogni altro paese al mondo. Siamo in un contesto filo-semita nietzschiano e spinelliano, dove si sacrifica non solo la Repubblica partigiana ed il suo Stato sociale, ma il paese come Stato nazionale distinto. La politica economica nazionale viene sostituita da una squallida e spietata razzia sopra le ricchezze nazionali collettivamente costruite.
La competitività rappresenta l'andamento globale, macro-economico, del Paese, i suoi cosiddetti equilibri o squilibri fondamentali. In tal modo, si paragonare l'efficienza relativa delle diverse Formazioni sociali tra di loro senza confondere pere e mele. Il tasso di compettitività informa il tasso di scambio della moneta tenendo conto della distinzione marxista tra moneta e credito.
La produttività marginale è solo una incomprensione teorica dovuta al marginalismo ed al modello neoclassico e neo-neo-classico (i.e. Monetarista), una incomprensione già denunciata da Sraffa negli anni 20, come insiemi di illusioni micro-economiche del capitalismo. Con il regime contemporaneo della ''private global governance'', cioè della libera concorrenza micro-economica selvaggia su scala mondiale, la produttività marginale dimostra la sua incompatibilità con la società umana: Si può benissimo considerare il ''fattore di produzione lavoro'' come un fattore da liquefare e da sottomettere alle logiche finanziarie e speculative come tutti gli altri, solo che il lavoratore rimane in carne ed ossi, con le sue esigenze individuali e sociali se non con i suoi diritti sindacali e di cittadinanza. Si può benissimo considerare la flessibilità a tutto campo sul mercato mondiale del lavoro, ma intanto non è affatto sicuro che le lavoratrici ed i lavoratori siano d'accordo con una armonizzazione verso il basso del livello di vita e della longevità media i.e. l'abbassamento del parametro ''morale'', o per meglio dire di civiltà corrispondente al livello fisiologico della massa dei lavoratori. Invece di raggiungere a ritroso il livello dei Dalits indiani, con nuove Leggi di Manu, le nostre lavoratrici e i nostri lavoratori preferiscono di gran lungo affiancare i campagne/i naxalisti indiani per inalzare il livello dei Dalits ed il loro proprio livello, ad esempio a concorrenza di quello dei lavoratori del Danimarca (paese della flexsecurity, ma dalle numerose aziende transnazionali, diverse delle PMI del Balordo Modello del Nord-Est. Vedi le Tabelle degli articoli citati.)
Per mettere fine a queste ambiguità sopra il termine-valigia di ''produttività'', che purtroppo ricopre un concetto economico fondamentale, le lavoratrici ed i lavoratori dovrebbero chiedere la formazione di un Centro Pubblico di Studio della Produttività e della Competitività. Così si studierebbe teoricamente ed empiricamente la situazione tanto dal punto di vista della produttività marginale che dal punto di vista della produttività reale, paragonando con gli altri paesi europei. In questo modo, si potrebbe parlare con più oggettività del salario reale, del potere di acquisto, dei livelli di produttività e di competitività. I diversi attori sociali sarebbero più informati per condurre i loro negoziati, mentre il governo vedrebbe con più chiarezza le intollerabile sue carenze nella condotta delle politiche del Paese. (Aggiunto ott 2024: la produttività concerna la micro-economia, cioè la singola funzione di produzione c + v = pv = p di una singola imprsa o di una industria specifica. Si può così legittimamente paragonare la produttività secondo le ore lavorate e i beni o servizi prodotti. La funzione di produttività marxista permette di distinguere le ore lavorate - la loro intensità secondo la composizione organica del capitale - dai lavoratori fisici. La produttività « libera » manodopera ponendo allora il problema della disoccupazione e/o della riduzione generale del tempo di lavoro - Vedi il Compendio di Economia Politica Marxista in questo medesimo sito, sezione Livres-Books. La produttività marginale della funzione y = f (K,L) dove K è il captiale e L il lavoro sul mercato concorrenziale del lavoro, non permette di distinguere quantità e qualità e non va oltre il ragionamento delle economie di scala. Quando incrocia le curve di offerta e domanda non fa nemmeno la distinzione tra situazione ex ante e ex post. Al livello macro-economico - sempre una forma del « mercato dei mercati » di Léon Walras - è ancora peggio visto che nel PIL si conta pure la speculazione, cioè carta straccia stampata in moneta invece dell'economia reale - a parte che l'equilibiro generale viene dato in termine monetario senza riguardo per le quantità di beni capittali o di consumo necessari all'equilibrio reale. A questo punto, con lo stesso monte salariale usurario si « produce di più » carta straccia rovinando nel processo l'economia reale e l'industria in particolare. Sappiamo pure che il PIL marginalista conta come costo tutto ciò che importa socialmente, in particolare la Sanità e la Previdenza sociale, quando finanziate con i contributi sociali pubblici, mentre le spese private che rovinano la gente e la loro salute vengono valutate come « valore aggiunto » e perciò contabilizzate nel PIL. Il mondo alla rovescia ... )
Paul De Marco 01-11-2007
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Epifani ed il fisco sulla busta paga: Prendere a Paolo per dare a Pietro e viceversa! (back)
Care compagne, cari compagni,
Così Epifani, degno rappresentante trasversale del governo e del padronato, popone di aumentare il salario capitalista individuale a scapito del ''salario (o reddito) globale netto(i.e. il valore nelle spese dei focolari italiani dei servizi sociali pagati con i contributi e le tasse), dimenticando che questa parte del ''salario globale netto'' altro non è che il salario differito sotto forma di contributi sociali e, appunto, di tasse sulla busta paga. (vedi Salari, Epifani: ''meno fisco in busta paga''in www.liberazione.it, 11-1-2007) (Si paga il salario netto con il salario differito cioé con l'accesso cittadino gratuito alla previdenza sociale e alla sanità da privatizzare ...)
Debbono ridere sotto i baffi Montezemolo, Bombassei, Damiano (altro rappresentante ...) Veltroni e tutti quanti!!! Le lavoratrici ed i lavoratori invece hanno capito che si tratta qui della peggiore specie di demagogia politica. Questa proposta si riassume ad un tentativo di fare le tasche alle lavoratrici ed ai lavoratori: Si passa dalla Cambridge post-Sraffa al mondo di Oliver Twist! (L'esistenza precede la coscienza: Sarebbe forse il caso di chiedere la pubblicazione urgente dei livelli salariali dei massimi "dirigenti" sindacali italiani.) (Aggiunto ott 2024: ad esempio R Bonanni quello del referendum sulle pensioni che guadagno oltre 300 000. 00 euro/anno ...)
Questa proposta va nel senso dell'allargamento della dinamica della no tax area, oggi riservata ai più bassi salari. La coerenza del pensiero e le aspettative dei dirigenti sono dunque chiarissime. In questo modo, si allarga fatalmente il gruppo dei cittadini di seconda classe nella nostra Repubblica partigiana fondata sul lavoro, ma oggi tradita frontalmente.
Intanto il tesoretto va alle impresse (cuneo, Ires, Irap ecc). Di inalzare le tasse sulle plus valenze al livello europeo non se ne parla affatto, del drenaggio fiscale neanche. L'indicizzazione sul tasso di inflazione reale i prezzi dei beni alimentari stano crescendo sembra essere considerata come un idea ormai passata di moda: intanto, se negli ultimi 5 anni i salari nominali sono cresciuti del 12 %, considerando una media di 2 % di inflazione ufficiale o programmata, il risultato relativo al salario reale è chiaro. Le lavoratrici ed i lavoratori lo sanno bene quando arriva la terza settimana.
Intanto, che avvenire potrà avere questa strada di diminuzione dei prelievi fiscali sopra i salari (ed in generale)? Per quanto riguarda il reddito globale netto, dunque i servizi sociali, l'abbiamo già detto. Importa sapere se tale misura potrà agire in modo duraturo sopra il potere d'acquisto reale del salario capitalista individuale. La risposta è semplicemente NO. In realtà, in pochi mesi, la competizione interna, europea ed estera avrà costretto il padronato parassitario italiano ad abbassare il salario per ricuperare questo differenziale e metterlo in borsa. Tale differenziale sarebbe quasi invisibile sopra la busta paga dell'operaio individuale, ma per il padrone verrebbe moltiplicato dal numero degli impiegati, settimana dopo settimana, una proposta già meno sconcia.
Di più, dopo avere constatato che i salari italiani sono i più bassi di Europa che senso ha di proporre un finto aumento in busta paga che viene meticolosamente calcolato per non costare niente al padrone? Si crede forse che così, le imprese italiane diventeranno più produttive? Questo è un ragionamento che viene confutato dall'esperienza sin dal 1992: la fine della scala mobile ed il dilagare della precarietà, assieme ad un tasso balordo di lavoro al nero estimato al 27 %, lungo da contribuire ad un recupero della produttività italiana ha operato come un'ennesima devalutazione reale alla Dini, logica di rovina, contraria alla R&S e agli investimenti produttivi, logica nata dalla sufficienza di incompetenti avverati ma stipendiati su fondi pubblici.
Questa scelta fiscale regressiva potrebbe forse aiutare la competitività italiana (in modo che la crescita dell'esportazione potrebbe contribuire alla crescita del Pil e forse ad un aumento del salario nei settori concernuti)? Il Balordo Modello del Nord-Est, fatto di PMI prive di ogni R&D lo impedisce, quasi per definizione. In oltre, il margine massimo disponibile con questa scelta fiscale regressiva sarebbe di attorno a 300 euro nell'ipotesi impossibile di un azzeramento totale del prelievo fiscale sui salari. Nella realtà, non potrà essere molto di più di una piccola frazione di questi 300 euro perché altrimenti lo Stato andrebbe in fallimento (già oggi i padroni ed i borghesi non pagano molte tasse ...). Si pensa forse che con tale scelta si potrà rendere competitività alle imprese italiana in competizione con salari slovacchi di 3 euro all'ora oppure con salari cinesi di 0,50 centesimi all'ora? O si pensa forse che tale aumento (in ogni modo fittizio e transitorio) potrà contribuire a lanciare la domanda interna? Prendendo a Paolo (il reddito globale netto sotto forma di servizi e infrastrutture publici) per dare a Pietro (sotto forma di salario individuale) e viceversa? Incredibile. Vedi qui sopra i qualche paragrafi aggiunti nel saggio Italia: salari più bassi di Europa (26-10-2007) a proposito di produttività reale (marxista) e di produttività marginale, assieme alla proposta per la creazione di un Centro Pubblico di Studio della Produttività e della Competitività.
A me questa strada appare totalmente irrazionale. E sono convinto che le lavoratrici ed i lavoratori italiani la pensano proprio così (se non altro perché le mie modeste analisi cercando di imparare dalle loro rivendicazioni e dalle loro lotte.) Pero sembra che ci sia una certa ragionevolezza nella loro follia: si aboliscono i servizi sociali diminuendo le tasse ed i trasferi agli Enti Locali, in modo che, come ho già detto altrove, il federalismo fiscale apparirà come l'unica uscita di sicurezza, allorché rappresenterà l'affossamento della Repubblica, della Costituzione e del Paese interno. (Draghi fu già costretto a mettere in guardia gli Enti Locali contro la tendenza di fare cassa con speculazioni sopra i prodotti finanziari derivati in un contesto di crisi dei subprimes, mentre si è dimenticato di menzionare quelli 77 % dei risparmi previdenziali degli Italiane/i messi in borsa dai fondi pensioni. Forse sarà il caso di ricordare che lo sviluppo dei Stati Uniti subito dopo la guerra di indipendenza presi appoggio sopra la cancellazione del debito con la vecchia Metropoli britannica, con la prima bancarotta statale moderna!)
La Fiat non dovrebbe avere nessuno problema ad accordare quei 120 euro di aumento, rinovandoli per tre anni. Assumendo il non trasferimento sopra il mark-up price dei veicoli, al massimo bisognerà solo vendere 20 000 Cinquecento, e 20 000 Grande Punto con 20 000 Panda per poterlo fare. Fissazione e rigidità ideologiche a parte, non si tratta dunque di un sforzo straordinario per l'azienda. Anzi si goderebbe della logica fordiana: se pago i miei lavoratori, mi comprano la macchina e fanno girare l'azienda. In oltre, l'azienda ha risanato i suoi conti ed è oggi in salita, anche con l'acquisto cinese. Quello che dovrebbe servirgli prima di ogni altra cosa sarebbe la pace e la stabilità nelle sue aziende italiane per i prossimi tre anni, in modo da potere godere in pieno della professionalità dei suoi impiegati (che ha permesso lo ristabilimento dell'impresa). Dunque, ci vorrebbe una firma rapida dell'aumento e del contratto proposto dai Metalmeccanici (vedi nota a). Con tre anni di stabilità, l'azienda potrà allora consolidare la sua riconquista del mercato interno, come pure la sua espansione estera in un momento strategico sul piano mondiale (vedi GM o Chrysler). In tanto potrà concentrarsi sopra l'essenziale: oltre ai nuovi modelli dettati dai studi di mercato, lo sviluppo del totalflex, quello delle auto ibride (forse recuperando la tecnologia ad aria compressa originaria nella Ferrari (vedi Nota qui sotto), e quello dei nuovi gadgets come, ad esempio, il GPS, le air bags e via discendo.
Sarebbe anche bene paragonare le proposte di contratto della Fiom con quelle avanzate dalla CGIL dal rappresentante traversale Epifani (vedi Pizzinato sfera il sindacato: sulle politiche salariali è rimasto indietro, Idem) A me sembra che la proposta peggiorasse le regressioni già contenute nel Protocollo e inizia una pericolosa marchia verso la reintroduzione del corporatismo sindacale (in effetti, col pretesto di tenere conto del mercato di lavoro attuale, frutto della balorda Legge Biagi-30-Maroni, si sostituirebbe i contratti attuali con una decina (10) di contratti più regionali nonché nazionali, dove le categorie dei lavoratori, in particolare quelle più combattive, verrebbero annegate nel magma proto-sindacale gomperista, proprio quello che ha prodotto più di 2 milioni di Si dei quali non si ha nessuna traccia durante il referendum sul Protocollo.
Non prendete le vesciche per delle lanterne! Invece di ridurre le tasse sopra la busta paga, proposta demagogica che ridurrebbe automaticamente i servizi sociali, si dovrebbe aumentare il salario reale, ripristinare il contratto nazionale, e ristabilire le tasse sopra i redditi di quelli che non le pagano, ma che nonostante rovinano il Paese con la loro fanatica arretratezza manageriale e tecnologica! In Italia non serve più flessibilità e precariato; servirebbe invece la riabilitazione delle impresse pubbliche nei settori strategici, in modo da potere usufruire di una logica di profitto a più lungo termine (procedendo dunque alla necessaria R&D), mentre queste impresse pubbliche potrebbero trascinare le PMI oggi ridotte ad un pietoso localismo di hinterland coloniale.
Lavoratrici, e lavoratori! Riprendetevi i vostri sindacati! Esigete una vera democrazia sindacale, con veri rappresentati sindacali che sappiano ascoltare la loro base sindacale e tradurre le sue rivendicazioni in nuove conquiste sindacali, sociali e legislative.
L'Italia è un Paese ricchissimo: Altrimenti non si potrebbero evadere anno dopo anno attorno a 270 miliardi di euro e ridurre le tasse al padronato, in più del cuneo fiscale senza nessuna controparte in termine di contratto di lavoro a tempo indeterminato. L'Italia è un Paese ricchissimo, solo che è governata da ladroni e da incompetenti mimetici.
Copyright © Paul De Marco, 1 novembre 2007
Nota a :
La moderazione delle richieste dei Metalmeccanici può essere constatata tra l'altro, dalla seguente citazione :« Bisogna che si rendano conto non solo con gli annunci ma con i fatti che le cose così non possono continuare, i lavoratori non ne possono più, abbiamo diritto a vivere una vita migliore senza l'angoscia continua che da un momento all'altro si finisca in un baratro». C'è il palco pieno di rappresentanti sindacali, il comizio conclusivo è già cominciato, anche se il corteo non è ancora del tutto finito. Lo tiene Tonino Regazzi della Uilm che illustra la piattaforma nei punti principali: 117 euro di aumento, riduzione dell'uso di contratti atipici e di precariato, più controllo sugli orari di lavoro e degli straordinari, ridefinizione degli inquadramenti. Siamo al termine della manifestazione, si annunciano le prossime scadenze; 12 ore di sciopero nel mese di novembre, il primo appuntamento venerdì 16 con un altro sciopero di categoria, nel frattempo si mettono a punto le strategie di lotta e si cominciano a fare i raffronti con i contratti precedenti, nell'ultimo ci sono voluti 60 ore di sciopero per firmare il contratto, l'idea comune è che questa volta con questa controparte le cose saranno più difficili. » Vedi Torino, salari appesi alla casa dei padroni in www.liberazione.it 31 ottobre 2007)
Nota: aria compressa, acqua vite ed integrazione del sistema eolico-solare con la motorizzazioni dei mezzi non pesanti ad aria compressa. (back)
Da quello che so, il motore ad aria compressa ha due origini principali. La prima, il frigorifero di Einstein; la seconda, quel gadget della Ferrari che spinse Guy Nègre, allora impiegato della Ferrari, verso la sua ricerca.
Dall'inizio, quella ricerca mi era sembrata importantissima per l'avvenire del sistema industriale-ecologico. Così avevo scritto a Nègre suggerendoli due cose: l'applicazione della tecnologia ai piccoli motori necessari per la motorizzazione dei pozzi di acqua e per gli attrezzi necessari agli artigiani o alle piccole imprese in Africa e negli altre zone sotto-sviluppate. Si poteva così sfruttare l'energia solare, immagazzinandola nei serbatoi ad aria compressa, dando così piena autonomia alle regioni più svantaggiate dal punto di vista delle infrastrutture basiche. A questo, aveva aggiunto la ottimazione dell'energia inerziale applicando quel ''volante d'inerzia'' (sviluppata da un scienziato inglese) nelle ruote della macchina.
Secondo l'articolo disponibile all'indirizzo http://it.wikipedia.org/wiki/Motore_ad_aria_compressa esiste un problema di fondo con la tecnologia ad aria compressa legato all'energia ricavata durante la distensione del gas (qui l'aria compressa; dunque un problema di efficacia); si aggiunge il problema del giacchio legato al stesso fenomeno.
MDI ha elegantemente risolto questo problema con l'uso di un coadiuvante. Sempre nell'ottica dell'integrazione massima finalizzata alla sostituzione delle energie fossili, questo coadiuvante potrebbe essere, non della benzina o un taglio (mescolanza) di benzina e di olio di colza ma dell'acqua vite a 90 gradi. In tale modo, si potrebbero mettere a contribuzione delle terre montagnose che oggi non vengono sfruttate ma che sono ben adatte alla vigna (la vigna non richiede altro che terre montagnose ben esposte, non terre agricole di prima qualità.) Quando la vigna non serve a fare del vino di buona qualità, si può utilizzare più irrigazione (i vini fatti idrofoni (fatti con un'irrigazione eccessiva) dovrebbero essere proibiti in Europa.) Questa, dato che poi l'uva servirebbe alla distillazione ed alla produzione industriale di acqua vite. Si nota che in tale caso, non c'è bisogno di fare le vendemmie alla mano; esistono delle macchine ad esempio quelle utilizzate nella regione del Niagara, in Ontario -, che fanno questa raccolta in modo totalmente meccanico. (Di nuovo, l'Europa dovrebbe proibire l'uso dell'appellazione vino, o appellazioni simili, quando la raccolta si fa con il modo meccanico; questo per ovvie ragioni di qualità finale.) L'alcool è molto volatile: in fatti, con una piccola gocciolina di alcool quasi puro nella camera a pistone dove entra l'aria compressa si ottiene un motore a esplosione con aria compressa; e dunque con rendimento superiore. Assieme all'uso dei radiatori, l'uso di questo coadiuvante risolve in gran parte la questione della temperatura dell'aria, tanto nel sistema quanto quella rigettata nell'atmosfera; tale vantaggio può avverarsi sufficiente per i climi temperati. Per i climi più freddi, si dovrebbe utilizzare il volante di inerzia perfettamente adatto per caricare in marchia una batteria usata per aumentare il rendimento calorifero del radiatore rovesciato. In oltre, si dovrebbe anche utilizzare questo volante di inerzia per aumentare in marcia l'autonomia della macchina: il serbatoio berebbe diviso in due compari ricaricati alternativamente con questo sistema proprio mentre la macchina cammina..
Una volta scelta l'ibride alcool-aria compressa si deve anche lavorare per produrre una camera di esplosione totalflex; in questo modo un serbatoio di olio di colza poi mescolato con l'alcool potrà fornire più efficienza (più velocità, o stessa velocità per un peso superiore) ma soprattutto più autonomia.
Il vantaggio del sistema non verrebbe solo dalle tecnologie (aria compressa e alcool) ma dell'integrazione socio-economica permesse da queste tecnologie.
Il solare e l'eolico soffrono di un rendimento non costante inerente alla loro natura. Se non fosse per il costo, il solare potrebbe facilmente essere generalizzato visto che appare come una superficie (panelli) utile per il rivestimento (tetti, muri ecc.), senza causare una orribile polluzione visuale. L'eolico non dispone di questi vantaggi; in oltre, oggi si tende a costruire delle installazioni molto alte (per godere di venti più forti) e molto grandi; queste installazioni producono orrendi polluzioni visuali e acustiche (al contrario dei vecchi e pittoreschi mulini a vele a dimensione umana). Io ho proposto di generalizzare un eolico di piccola dimensione; questo potrebbe essere orizzontale (istallato sopra i tetti ecc), ma sopra tutto si dovrebbe sviluppare un eolico verticale in sessioni indipendenti da installare sopra i piloni dell'elettricità già istallati sul bordo delle autostrade e le ferrovie, o il sistema telefonico. Questo elimina la generalizzazione della polluzione visuale ed acustica perché sostituisce installazioni già introdotte soprattutto il territorio. Fatte in sessioni indipendenti e con la sostituzione dei cuscinetti a sfera con sistemi a gas si eliminerebbero una gran parte delle frizioni. Di più, lo spostamento di aria causato dal traffico sopra le autostrade e le ferrovie potrebbe essere massimizzato senza andare oltre all'altitudine attuale dei lampadari e dei piloni. La razionalità del sistema è la seguente: si ottimizza con l'espansione geografica la ventosità disponibile. Con questi dati, si può allora calcolare il rendimento minimo ma costante del sistema, che andrebbe per l'alimentazione della rete pubblica. L'eccesso sarebbe utilizzato per alimentare i compressori dei serbatoi integrati nelle stazioni di benzina (e di alcool) attuali. E anche per i compressori di cassa, se i serbatoi della macchina sono concepiti per essere facilmente levati e re-installati nella macchina. Il problema del stoccaggio dell'energia solare ed eolica non sarebbe più un problema ma diventerebbe invece la soluzione del nostro sistema integrato. Lo stesso argomento vale per la distillazione del prodotto della vigna. Si nota che un tale sistema permetterebbe ai viticoltori dei rendimenti più sicuri ed un controllo della qualità più facile, malgrado gli effetti aleatori del clima: i terreni riservati per i vini ed altri prodotti alcolici di qualità verrebbero ingranditi, contrariamente alla sconcia direttiva europea attuale, mentre le cooperative manterrebbero fermo la gestione delle quantità permesse, secondo le loro stime del mercato nazionale e mondiale dei vini e spiriti. Gli eccessi andrebbero alla distillazione, resa totalmente efficacia dal punto di vista economico con la sua integrazione nei motori ad esplosione-aria compressa. Motori che potranno anche essere utilizzati nelle piccole navi dei pescatori, che oggi soffrano dell'aumento tendenziale del prezzo del diesel. Il reddito del viticoltore risulterebbe di due viticolture integrate: la vigna di qualità e la vigna per la distillazione. Il governo e le cooperative controllerebbero la zonizzazione viticola adatta secondo le varie regioni
E possibile concepire degli autobus con questo sistema alcool-aria compressa, visto che la velocità urbana è comunque limitata. Di più, la loro polluzione sarebbe eliminata nei centri città. Per i sistemi più pesanti (trattori, camion, tiri, attrezzi di costruzione o per le mine ecc), il motore diesel (totalflex) rimarrà forse necessario. L'integrazione socio-economica si fa allora con il colza (o una pianta simile) che serve a produrre olio ma anche rifiutiutili (panelli di colza) che costituiscono eccellenti alimenti per il bestiame. Utilizzati in un sistema agricolo totalmente privo di OGM e rispettoso delle dovute rotazioni (tanto dei terreni quanto dei semi, in modo da ridurre l'uso degli insetticidi e l'impoverimento biologico ed erosione - dei terreni stessi) nel quadro del zonizzazione agricola adatta per la missione agroalimentare dei migliori terreni, questa scelta diventerebbe una scelta di civiltà. Malgrado quello che si vorrebbe pretendere in certi quartieri che oggi monopolizzano la cultura delle cerali assieme ai settori agroalimentari, il problema del aumento attuale dei prezzi dei generi alimentari non risulta dallo sviluppo dei biocarburanti ma piuttosto dal aumento del prezzo della benzina Va ricordato che il costo di produzione medio del barile di petrolio è oggi uguale a $ 6 o $ 8, non di più; sopra questi i Stati capitalisti impongono attorno a 80 % di tasse e accise nella messa in pratica di un sistema di riciclaggio dei petrodollari molto più sofisticato di quello inventato da Kissinger al beneficio delle grandi banche americane all'indomani della guerra del Kippur del 1973. Questa pratica, e niente altro, spiega gli aumenti attuali del prezzo dei carburanti, che poi si riflette inevitabilmente nei processi agricoli (o di pesca), come pure nei processi industriali e di trasporto delle merci. Domani il rischio sarà legato a questa pratica fiscale drammaticamente aggravata in oltre dal fatto che non si sarà rispettato la zonizzazione agricola adatta assieme alle le necessarie riforme agraria. Questa zonizzazione agricola dovrebbe diventare la priorità della FAO, mentre i paesi produttori di petrolio dovrebbero investire tanto nei campi della trasformazione del greggio in benzina e prodotti farmaceutici, quanto nei settori delle energie rinnovabili, in modo da ottimizzare il prodotto della vendita del loro greggio mentre si attuerebbe una politica endogena di industrializzazione autonoma.)
Rendendo i serbatoi ad aria compressa facilmente amovibili, si conferirebbe una massima flessibilità al sistema. Sistema che deve servire, come detto prima, per altri usi economici all'infuori dell'automobile. Sopra tutto nei paesi emergenti o ancora drammaticamente sottosviluppati.
Copyright © De Marco, 4 novembre 2007