Un altro rapido commento relativo all'emergenza rifiuti (18-02-2008) (Ritornare alla Sessione Elezioni 2008)
ECOMARXISMO: Rapidi commenti sopra l'articolo di Giorgio Nebbia
L'argomento fu poi ripreso e completato, in francese e in inglese, nel capitolo ''Avantages comparatifs, planification et écologie''/''Comparative advantages, economic planning and ecology'' (pp 145/339)del mio libro Keynésianisme, Marxisme, Stabilité Economique et Croisssance/Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth, consultabile nel Sezione Livres/Books del sito.
Larticolo di G. Nebbia è allegato cui sotto con ringraziamenti ad Antonio Bruno per averlo diffuso sulla lista (dalla quale ho imparato molto, malgrado, a volte, qualche legittime divergenze di opinione)
(Vedi il COMPENDIO di referenza)
Titolo alternativo:
Può la decrescita indotta della coscienza politica dei cittadini rappresentare una soluzione accettabile alla recessione economica creata artificialmente dalla pigrizia delle destre e degli istrioni sovversivi della Lega?
''Crescita'' e ''decrescita'' sono delle opposizioni aristotelliane. Hanno solo valore per le logorree accademiche e mediatiche senza grande relazione con la realtà e i suoi processi dialettici. Dobbiamo invece parlare del spreco sistematico del capitalismo (specialmente filo-semita nietzschiano), di crescita quantitativa-qualitativa legata ad una ridistribuzione sociale rispettosa dell'ambiente, e dell'uguaglianza umana, sopra la base di indici economici più utili del Pil o del fasullo tasso di disoccupazione ufficiale. Ad esempio, anche se rimane parziale e troppo legato al consumerismo individualistico tipicamente occidentale, l'indice dello sviluppo umano del PNUD. Dobbiamo dunque porre come alternativa concreta l'uscita fuori del capitalismo e della sua ristrettissima democrazia rappresentativa e censitaria, ponendo le condizioni materiali e sociali del superamento di ogni dominazione di classe. Questo obbiettivo no può essere raggiunto, e neanche concepito, divorziando arbitrariamente e ideologicamente la legge del valore marxista e i dati naturali-storici legati all'ambiente.
L'articolo di Giorgio Nebbia é interessantissimo. Rappresenta una contribuzione importante anche se data qui sotto forma di riassunto. A me purtroppo, i postulati, il metodo, le teorie e le conclusioni dell'articolo sembrano sbagliati. Spiego sotto il perché. Chiaro che mi piacerebbe avere una contro-critica. Contrariamente a quello che si sostiene senza grande rispetto per la genesi delle idee (a), la teoria ambientalista ha le sue radici nella teoria di Marx. E non soltanto nel suo documentare le tendenze del capitale mercante e industriale a trasformare l'ambiente e l'agricoltura, importando qui il cotone, qua il caffè e in altre parte l'oppio e via dicendo. Prima di Marx, la dialettica Uomo-Natura-Storia era rimasta un'affare di ontologia o al massimo di divenire storico secolarizzato in rivolta contro il dominio temporale e irrazionale delle Chiese. No per niente si parla di ''materialismo storico''. In oltre, mi sembra chiaro che non può esistere una teoria ambientalista razionale senza il rispetto della legge marxista del valore. Come ho dimostrato nei miei libri, l'ambiente, come pure la terra in agricoltura non sono delle categorie ''irrazionali'' (vedi l'Introduzione di Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth, nella sezione Livres del mio sito http://lacommune1871.tripod.com ) Contrariamente alla legge del profitto capitalista, questa legge no pone l'Uomo come ''maestro'' e dunque distruttore del pianeta e dell'universo. Sarebbe questa una dialettica da pitres, indegna di Marx. Al contrario, dimostrando che solo l'Uomo è capace di creare valori di scambio, Marx conclude dicendo che sarà costretto di operare una nuova riconciliazione dialettica tra Uomo Natura e Storia ( e ville e campagne) per potere esprimere tutte le sue potenzialità come specie dotata di coscienza di se e del proprio destino storico. Questo mutamento però implica il superamento del modo di produzione capitalista. Pretendere il contrario rimane solo una petizione di principio o una vana ma pericolosa strategia di dominio delle classi inevitabilmente assediate dal divenire storico e destinate a sparire della scena storica come classi dominanti. Rimane però che tale superamento non viene in un colpo, neanche con una rivoluzione sociale. Le scelte e i calcoli economico-sociali quotidiani continuano a farsi sopra la base ultima dell'allocazione delle risorse della collettivista. Importa dunque sapere su quale base teorica e/o ideologica e di classe si prendono tali decisioni. Per il resto è chiaro che ciascuno di noi può adottare, localmente (?), un stile di vita più o meno rispettoso dell'ambiente. Attitudine meritevole. Che comporta però il rischio di metterci troppo facilmente in pace con la propria coscienza, dimenticando l'efficacia dell'azione politica e dunque della mobilizzazione politica fondata su una ''pratica teorica'' valida dal punto di vista scientifico (che suppone per definizione l'uguaglianza umana) e suscettibile di revisione con il progredire della scienza.
Ecco dunque il riassunto delle mie critiche:
1. Il sistema proposto - o meglio le equazioni pseudo-biologiche degli anni trenta - è totalmente parziale. Riposa su una biologia dipendente dell'energia solare via la fotosintesi. Sappiamo (vedi Ballard e la scoperta della vita negli abissi oceani privi di luce, per le illustrazioni figurative adatte a intelligenze visuali) che la vita può essere sostenuta anche con altre fonte di energie. Si è per fine scoperto delle batterie resistenti alle radiazioni nucleari intensi nelle centrali nucleari! Che i raggi del Sole fossero solo un esempio di energia disponibile, la chimica e la fisica moderna questo lo aveva gia intuito, fra l'altro stabilendo la differenza tra propagazione e generazione. Ma certi presunti ecologisti italiani preferiscono legittimare la rovina del Paese facendo l'apologia del finanziando di una produzione di energia sostanzialmente sovvenzionata dai fondi pubblici, invece di guardare ad altre fonti, come il nucleare e il suo ciclo di trattamenti dei rifiuti (b) molto disciplinato e pulito (almeno in termine di effetto serra), riservando magari i trattamenti energici alternativi attuali alla necessita del riciclo differenziato e programmato e non alla produzione di energia per se, intesa come uno dei costi di produzione principale e strutturante dell'economia moderna. La stessa cosa vale per le energie alternative adatte a creare polivalenza e a rispondere a caratteristiche locali e non certo a produrre il volume principale di energia necessitato da una società moderna intenta a preservare il suo ambiente! Le leggi economiche macro-economiche non si violano senza ripercussioni grave.
2. Penrose - copiando da me - ha già mostrato che la vita costituisce la contro-tendenza alla legge dell'entropia. Ora, la vita non è una semplice questione di equazione tipicamente chimica cioè di uguaglianza da un lato e l'altro del segno uguale (=), malgrado la differenza di forma. La vita, sopra tutto dal punto di vista dell'energia, in certe condizioni, agisce come moltiplicatore. Così una formica può sollevare un pese altissimo rispetto al suo uso energetico e alla sua taglia (la natura sembra avere scoperto la leva di Archimede prima di avere concepito il nostro compaesano!) Purtroppo, l'Uomo non può essere paragonato agli animali (almeno non sempre!) per quanto riguarda la sua posizione e le sue relazioni con la natura e l'ambiente. La usa ''coscienza'' gli permette di potere concepire l'uso della moltiplicazione energetica come attrezzo materiale o intellettuale per gestire i cicli naturali e storico-naturali e preservare la sua Specie ma anche la Natura. Questa possibilità si trasforma in attualità (a livelli diversi) solo mediante le relazioni socioeconomiche e la gestione democratica censitaria o democratica collettiva delle relazioni di potere politico. Il ragionamento vale per la cosiddetta ''impronta ecologica'' ma ovviamente solo se si comincia a parlare di produzione e regolazione di questa impronta uscendo del paradigma ''steady state'' fondato su l'energia solare di quantità variabile ma determinata.
In oltre dobbiamo tenere presente alla mente il fatto che l'ecologia mediatica non è altro che una miseria superficiale e propagandista. Tacero l'idea della foresta ''polmone della terra'' , una metafora che come ha gia detto qualcun'altro ignora il funzionamento dei polmoni e anche in gran parte delle piante. Passiamo anche sul fatto che per i Latouche e Cie l'ecologia è intesa come discorso capace di cambiare i comportamenti sociali delle masse senza cambiare fondamentalmente il modo di produzione o di ridistribuzione capitalista, ne l'ideologia dell'allocazione delle risorse da un ''mercato'' mai definito ma dato come Re metodologico e teorico incontestabile. Ecco perché le agenzie internazionali sono tutte unanime per introdurre questo ''pensiero'' ecologista nelle piccole scuole mentre usano il manganello contro i studenti dei licei. A me questa robba sembra solo una estensione della volontà della Trilaterale (di Huntington e compagni) di mettere fine alle ''rising expectations'' di una classe operaia che con lo Stato sociale e il suo controllo anche parziale della sovrappiù sociale avava cominciato ad adottare un modo di vita un può più degno di cittadini liberi in una societa di democrazia avanzata meno censitaria. Detto questo voglio però sottolineare che l'effetto serra e il buco di ozono, anche se importantissimi, non riassumano in loro tutta l'ecologia. In particolare se ricordo bene l'ipotesa Gaia di Lovelock si può azzardare che la Terra sia un sistema cibernetico così ''eccezionale'' nel Universo da potere essere paragonato ad un essere vivente. Ma questo non permette di ridurre tutti i meccanismi ad una interazione con il Sole scordando, ad esempio, tutti gli altri processi chimici e fisici. Il Sole ha i suoi ritmi su i quali sembra vano potere influire. A me però sembrava che se la polluzione a causa del buco di ozono può essere creata da mano umana può anche essere dissipata dalla mano umana supponendo la conoscenza intima dei processi chimici e fisici implicati e la messa a disposizione di tecnologie e di risorse adatte. Ad esempio, la sostituzione delle code gazzose degli aeroplani con l'emissione ad alta altitudine di molecole adatte per ristabilire l' ''equilibrio'' (un concetto che dovrebbe portare molto farina da macinare a i nostri ecologisti più esperti se non viene valutato alla luce del benessere e della salute umana compresi secondo l'egualitarismo marxista cittadino e repubblicano). (Nota aggiuntiva Agosto 2024: Visto le derive criminali di B Gates et al in materia di ingegneria atmosferica del tipo IPCC, ritiro la mia proposta; anche perché il Buco di Ozono non ha niente a che fare con l'inquinamento ma invece con il regime dei venti in alta atmosfera e con la volontà sancita dal Protocollo di Montreal di imporre il rinnovamento di tutti i frigoriferi e condizionatori per favoreggiare gli interessi di Dupont de Nemours con i suoi brevetti alternativi e quelli dell'Occidente. L'Accordo di Parigi ripeta la manovra ma a scale globale generalizzata, vedi: https://rivincitasociale.altervista.org/accordo-di-parigi-clima-decarbonizzazione-e-problemi-con-lets-il-crimine-climatico-contro-i-paesi-emergenti-e-contro-la-stragrande-maggioranza-dellumanita-da-congelare-al-livello-di-sviluppo-in-2/) L'argomento vale per l'effetto serra. Evidentemente in assenza di una comprensione adeguata deve prevalere il principio di precauzione il più rigoroso e con lui l'adattamento dei modi di produzione, di ridistribuzione e di scambio (penso agli OMG tale il colza transgenetico coltivato in campi aperti malgrado la cross-pollinizzazione con erbaccia o alla tentativa di stabilire un monopolio su i semi delle cereali più utilizzati da parte di Monsanto o ad altre agenzie private simili e a tanti altri fenomeni anti-democratici di questo tipo.) Vedi a questo proposito il contributo ineguagliabile di Jacques Testart. La questione diventa dunque una di conoscenza e di costo di opportunità degli interventi in una società pianificata democraticamente e dunque non sommessa alla dominanza della proprieta privata.
In somma, si sa che per produrre dell'energia ci vuole energia. Il punto cruciale rimane la possibilità di ottenere come output più di quanto si spende come input (la fissione non era così male e potrebbe essere ripensata su una base diversa del uranio 335 per produrre meno rifiuti tossici con lunga emivita. La fusione promette di più e dunque si capisce l'interesse di tale ricerche incluso in materia di sicurezza pubblica.) Per concludere diciamo che per proteggere l'ambiente abbiamo bisogno di imparare a produrre molto di più energia di quanto ne spendiamo per produrla. Si sa almeno da Akenaton che la religione del Sole rappresenta un progresso ma solo per le menti figurative.
Da un punta di vista aneddotico dirò che più di venti anni fa, quando cominciò la raccolta differenziata a Toronto, ogni casa ricevette una ''blue box'' per raccogliere carta e plastica. Parlando con in vicino di casa impiegato come ''tecnico dell'ambiente'' della municipalità appressi che a tutta la pubblicità che accompagno l'introduzione del sistema non corrispondevano le facilita per riciclare le raccolte che finivano così nelle discariche pubbliche (già allora piene a zeppo) e negli inceneritori. Però quanto buona coscienza a buon conto da parte nostra e di tutti i focolari concernuti!!! Oggi no so precisamente a che punto sono ridotti ma so questo: l'Ontario brucia sempre carbone e esporta i suoi rifiuti a gran prezzo nel Michigan. Di più, iniziando la messa in pratica del modello di privatizzazione californiano/albertiano/columbia-britannico (insomma le sciocchezze caratteriste del Fraser Institute e dei suoi crackpots neoconservatori più notevoli. Vedi articolo sull-elettricità in Tous ensemble) il prezzo dell'energia sta rincarando mentre si esperienza delle interruzioni di corrente che la gente aveva dimenticato da quando ebbe luogo la lente nazionalizzazione del settore nel dopo guerra. Il clima essendo continentale in questa parte del Canada malgrado l'influenza temperatrice dei Grandi Laghi, e l'amplitudine termica essendo più grande con l'erratismo climatico attuale (andamento del sistema anti-ciclonico dell'Atlantico, mutamento del Gulfstream ecc), l'Ontario si vede ora costretto ad importare occasionalmente dell'elettricità durante l'inverno e l'estate quando si esperienza dei pichi di temperatura. Per fortuna rimangono qualche centrali nucleari che funzionano a meta, ma ora vogliono anche privatizzare queste!
Notiamo che il sistema di gestione censitario dell'ambiente ci porta al balordo concetto di « crediti per la polluzione » (o, per eufemismo, ai ''certificati verdi''. In preparazione del incontro di Kyoto avevo fatto circolare le mie critiche a queste innovazioni tipiche, uscite tutte armate della testa di Maurice Strong. Avevo allora proposto come iniziativa minima di riservare questi certificati al trasferimento di tecnologia di punta ai paesi sotto-sviluppati aiutando così il loro decollo economico in chiave ecologista. La mia proposta testimoniava anche della mia volontà di fare saltare l'ipocrisia dei certificati verdi, e delle borse artificiali legati a loro, che agiscono transitoriamente a favore dei paesi ricchi firmatari di Kyoto, ma incapaci di rispettarne le soglie di riduzione. Siamo dunque in una situazione dove la Cina e l'Asia, superpotenze demografiche, sono legittimamente esonerate di ogni obbligo dato il loro consumo per abitante molto ridotto, dove gli Stati Uniti che sprecano di più non hanno firmato (Bush padre a Rio disse : ''il livello di vita americano no si negozia'' sottinteso si difende con la guerra), dove molto firmatari come lo Stato italiano si dovranno rovinare con l'uso abusivo dei Certificati verdi, mentre pochi altri - Danimarca, Germania, Francia rispettano Kyoto, senza neanche fare valere il principio di precauzione al loro beneficio, solo perché hanno capito l'impatto produttivo-competitivo di tale sforzo, come pure le sue dimensioni di civiltà. Speriamo che la Cina saprà adottare la ricerca della qualità anche in questo campo).
La democrazia collettiva invece ci porta all'apprezzamento della ''sovrappiù sociale'' e alla gestione-pianificazione dei cicli naturali e storico-naturali, ad esempio nel concepire e pianificare la produzione di sostituti tenendo in mente, nel calcolo del costo di opportunità, il ciclo naturale-artificiale di ricomposizione dei stock, il ciclo di recuperò adatto a loro, l'efficienza socio-economica e ambientale, come pure il rendimento energetico ecc., come ho gia fatto notare altrove (vedi Compendio di referenza). Per chi è minimamente informato di queste cose, questo significa anche l'abolizione politica del sistema di spreco capitalista organizzato ogni giorno di più come sistema di spreco filo-semita nietzschiano di chiaro impronto biblico-cabalistico. Fine al 1979/1981 (Volcker-Reagan) questo sistema mirava alla spogliazione materiale e intellettuale delle classi subalterne cercando di cooptarle e di impressionarle tramite lo sviluppo dello Stato provvidenza o Welfare State (tipo burkeano adattato da Veblen) e la ''modernizzazione'' bismarckiana più che keynesiana delle sue tendenze intime. Con l'irruzione dei neocon reaganiani alla Fed e a Washington, queste tendenze furono rovesciate in chiave filo-semita nietzschiana alla von Hayek, Friedman e tutti quanti, con la riabilitazione dello spreco di classe eretto in sistemo teocratico-ideologico. Il che, evidentemente, include l'organizzazione della guerra preventiva permanente ovunque sul globo, ma anche nei campus da sottomettere alle sciocchezze (''inepties'') teocratiche ultramontanare o peggio. A dire vero, con poca resistenza dalla maggioranza del corpo insegnante!
In quanto riguarda l'uso dell'energia e la sostenibilità, l'argomento vale per l'agricoltura e per la sovranità alimentare. (vedi l'Introduzione già citata). Vale anche per il Ponte sul Stretto di Messina che non può essere paragonato alla mancanza di asfalto municipale (ignorato da secoli!) dato che riguarda altri fondi, in particolare i fondi europei dei quali il Mezzogiorno non a mai ricevuto la parte legittima usurpata da altre regioni meno strumentalizzate. (vedi il mio articolo intitolato ''Per una Conferenza delle Regioni e delle Province del Mezzogiorno'' riprodotto nel Compendio allegato. Fine a poco fa, moltissime regioni come la Calabria hanno utilizzato solo 30 % dei fondi strutturali europei ai quali avevano diritto, per pura indigenza da parte dei governanti e dei ''notabili'' provinciali che forse non sapevano neanche che esistessero o come averci ascesso e ottimizzarli con un'abbozzo di pianificazione regionale-provinciale! Il Ponte è necessario allo sviluppo dello Mezzogiorno e deve comportare almeno un'arcata di più di 80 metri di altezza per lasciare passare le navi più grandi senza costringerli alla circumnavigazione della Sicilia. Ovviamente, delle valutazioni ambientali degne del nome debbono essere portate avanti con efficacia e tempestività. Però alla mia conoscenza non esiste nessuno studio che milita contro il beneficio ambientale di questi tipi di ponte. Al contrario, esistono molti studi sul impatto benefico dei pilastri per la vita acquatica, a tale punto che i Giapponesi non esitano a immergere dei contenitori di cimento per riabilitare certe zone di pesca (vedi per esempio la bella e istruttiva emissione Thalassa su TV5 come pure il mensile scientifico Science & Vie). L'aspetto estetico-ambientale dipende del progetto adottato. Insomma, le critiche al Ponte rilevano della solita presa per fessi strumentalizzata contro il Sud con il candido aiuto di molti cittadini del Sud che non sono a fatto dei nichilisti militanti ma che hanno ormai poco fiducia per le ''cattedrali nel deserto'' visto che non sono mai portate a termine (vedi l'autostrada!) o, quando lo sono, non sono attrezzate bene o risultano miserabilmente inadoperabili. Ma si tratta cui di un problema di governo e di Antimafia non un problema di validità economica e ambientale del progetto. Finché il Sud non riescerà a tirarsi fuori di questa confusione ed a riflettere per conto suo sarà costretto allo stesso fatalismo beato che lo mantiene nelle mani della mafia tramite i poteri forti vigliaccamente proatlantisti e anti-italiani, eredi di Andreotti, Cossiga, della P2 e di qualche altre loggi altrettanto ignoranti e ciniche ma che godano fin qui di una certa impunità nel stesso modo che i loro covi originali (fin dal tempo di Lucky Luciano) annidati nelle basi militari americane. Nel articolo citato avevo cercato di mostrare come le province e le regioni italiani potevano mettere avanti una dialettica di uscita definitiva di questi costumi clientelisti arretrati e barbari legati allo sotto sviluppo acuto e voluto da molti come tale. Ma sembra che anche in questo campo, il centro-sinistra rimane fedele a se stesso.
3. Perciò se si deve studiare la biologia si deve pure studiare la chimica e la fisica. E, detto senza parzialità tendenziosa, sopra tutto l'economia politica marxista. Cioè, si ci deve organizzare socialmente in tal modo da potere massimizzare le risorse disponibili o suscettibili di essere prodotte tramite una società di uguaglianza e di libertà capace di gestire in comune il suo destino e, dunque, di massimizzare democraticamente la sua ''sovrappiù sociale''.
4. Le equazioni ambientaliste del tipo di quelle segnalate nel articolo di Nebbia non possono essere un sostituto per la legge del valore di Marx. Qua è il nodo della pseudo polemica strumentalizzata da certi cerchi all'interno di Liberazione (per essere chiaro mi riferisco a Ingrao, a Curzi ecc e ai loro ''allievi ammirativi''! (c) (Talvolta in Italia, l'ammirazione per i ''superiori'' o gente da poco considerata come tale, sembra essere funzione di considerazioni tanto occupazionali quanto ideologiche- Gia! con le leggi Treu, Biaggi e il 27 % di lavoro nero ... Chi ha detto che il comunismo è affare di coscienza di classe? O forse sarà una strategia di ottimizzazione dei pochi sforzi intellettuali di chi non ha imparato a pensare con la propria testa? Con tutta questa ammirazione di colona vertebrale debole sembrerebbe che Bertolt Brecht abbia scritto il suo Galileo per i pesci ...) Ingrao ha gia detto di non essere comunista ma non per questo non pretende ad essere il frate confessore di Bertinotti e dei dirigenti del Partito. A volte sembra che anche la moglie si prende di testa davanti ai media, senza che si sappia bene con quale legittimità. Certe persone auto-elette di pseudo-diritto divino fanno presto a auto-conferirsi il diritto di parlare per gli altri senza nemmo essere stati invitati a farlo. Il secondo, Curzi, sta dimostrando alla Rai (d) come, e per quali ideali, ha sempre lavorato ecc, ecc... In realtà, col metodo ordinario, si cerca solo di strumentalizzare questi discorsi vuoti o per meglio dire questi ''dibattiti'' fasulli dove, a parte qualche eccezione, sono sempre i soliti ad offrire le domande e le risposte, le ''analisi'' e le ''critiche'' (se così si possono chiamare) con lo scopo di rifondare il ''comunismo'' e farne un insipide ''credo'' di bassi cleri e di ''pitres'' (vedi Pour Marx, contre le nihilisme, in http://lacommune1871.tripod.com ) Con modestia aggiungo che il bisogno si é fatto sentire con una certa acuità dopo i miei umili interventi (vedi fra l'altro il Compendio). Anche qui si può osservare il solito metodo filo-semite nietzschiano che consiste nel prendere il contropiede del marxismo autentico per ''investire le cittadelle del nemico'' e fare del ''Gramsci alla rovescia'', mentre si tace sistematicamente le contribuzioni intellettuali di alto livello degli marxisti autentichi come me. (Per quello che riguardo il tema della ''decrescita'' vedi l'articolo Anti-dumping II nel Compendio di referenza. (Senza faziosità aggiungo che investire le cittadelle nemiche per prendere il posto e le attitudini del nemico è un affare di mente da colonizzato, un comportamento già analizzato con minuzia da Franz Fanon.) In realtà, l'esclusione non funziona mai senza l'aiuto assiduo e vile dei bassi cleri. A volte però, quando riflette la realtà concreta, non funziona neanche con questo! La stessa cosa è accaduta con la teoria della cosiddetta ''non-violenza''. Una pura imbecillità, ovviamente non marxista, legittimata da Bertinotti sotto l'influenza diretta di Ingrao. Ingrao aveva prima cercato di sabotare il potenziale di mobilizzazione del Articolo 11 della nostra Carta fondamentale chiedendo al Presidente della Repubblica di interpretarlo, ovviamente in modo favorevole alle alleanze internazionali italiane più che alla ONU, visto il contesto di guerra e la posizione gia assunta dalla destra al potere. Il Presidente più mentalmente e politicamente abile non rispose. Fu allora che scattò fuori la teoria della ''non-violenza'' e le sue arguzie (immaginarsi, con l'aiuto invocato di Balibar che oggi consiglia la ''strategia dell'impotenza'' a l'Europa scordando il suo maestro Althusser e anche la sua bella difesa della ''cittadinanza'' qualche anni fa (vedi il mio ''San Francesco, padrone d'Italia, Gioacchino da Fiore e Marx compagni del mondo'' nella sezione ''Livres-Books'' del mio sito). Questa deriva etico-politica ci ha portato alla farsa grottesca delle ''primarie'' dove, con il falso e scellerato pretesto della ''democrazia partecipativa'' (vedi ''Salvare il Partito dai suoi nemici interni'', idem ), si cerca solo di scavalcare i militanti e gli operai (con l'aiuto dogmatico dei soliti a Liberazione e al Manifesto), sviscerando il Partito e distruggendo le sue possibilità strategiche (lotte di classe) e tattiche (alleanze elettorali e di programma). In un tale contesto ho cancellato l'indirizzo elettronico di Liberazione dal mio sito Web dal momento che è cominciata questa nuova iniziativa ideologica anti-comunista che pretende rimpiazzare Marx con Latouche o con pitres tali Ingrao. (I dirigenti attuali di Liberazione dovrebbero assicurarsi che certi impiegati del giornale non hanno cercato di utilizzare le potenzialità elettroniche (cookies ecc) per intromettersi nei computers privati e negli mails individuali che no li sono indirizzati e chiedere a Curzi e ai soliti allievi ammirativi quello che sanno al riguardo, vedi ''disarmo'' ecc, e per quello che riguardo il tema della decrescita l'articolo Anti-dumping II nel Compendio di referenza. Liberazione deve ritornare ad essere un giornale aperto ma autenticamente comunista.) Le responsabilità di Bertinotti in queste derive politiche sono più difficili ad apprezzare perché sembra che sia convinto che le tesi di Ingrao valgono di più di quelle di Marx, il che gli permetterebbe legittimamente di innovare e di ''offrirci'' le sue proprie idiosincrasie nientemeno come orientazioni del Partito! Il compagno Bertinotti era più utile al tempo dei rapporti con i movimenti e i sindacati o al tempo della ''svolta'' quando dimostro di non essere dogmatico. Ma assenza di rigidità dogmatica vuole dire modernizzazione e attualizzazione delle forme, strategie e tattiche, non può certo significare l'abbandono irrazionale e rinnegato dei principi fondamentali e dello spirito stesso del comunismo. Le regionali hanno gia sancito questa nuova linea e questo nuovo comportamento (a parte il solito ''manuale Censini'' meticolosamente applicato da Prodi alla Puglia!). C'è da sperare che la sinistra e il centro-sinistra vinceranno le prossime elezioni legislative. Però si sa gia quale fine farà il governo formatosi nella ''fabbrica'' anti-democratica censitaria delle ''primarie'' all'americana con salsa italiana. Al massimo, come avevo gia spiegato, per ragioni di disciplina parlamentare diretta contro il trasversalismo occulto favoreggiato da noi dal voto segreto democratico, le ''primarie'' riguardavano l'Ulivo non certo il Prc! Ognuno si prende le sue responsabilità. Regna oggi alla direzione del Prc un'indigenza intellettuale, autentica o calcolata, particolarmente in materia di storia del comunismo, di teoria e prassi marxista e di economia politica marxista. Ricordo solo a questo proposito il mio abbozzo Keynésianisme, Marxisme et Pacte de stabilité'' che contiene delle tesi economiche tra le più avanzate nel mondo di oggi ma che purtroppo fu inviato al compagno Bertinotti in vano senza riuscire a metterlo al riparo degli istrioni della Lega e di tanti altri. Non credo che il compagno Bertinotti vuole militare oggi per l'uscita dell'Italia dall'Euro? Scommetto più su un silenzio imbarazzato. Due attitudini poco utili da parte della direzione di un Partito comunista che dovrebbe concepire la pedagogia popolare di alto livello (pratica teorica, dunque intellettuale e politica) come il suo compito storico più urgente. Le autocritiche comunque no sono più di moda. Per il beneficio del Prc, che non può permettersi di ignorarlo.Sottolineo, inoltre, che in Italia la percentuale di agenti e informatori di polizia è una delle più alte al mondo e che nel suo ''manifesto'' Spinelli giustificava la pratica del ''entrisme''. Ricordo che abbiamo potuto osservarne le conseguenze di tale strategia durante la discussione sul progetto neoliberale di costituzione europeo: la differenza tra la battaglia collettiva teorica-politica francese alla quale, modestamente, ho dato il mio contributo, e quella italiana dove questa battaglia delle idee non è stata fatta per niente, malgrado qualche atteggiamenti teatrali superficiali, ma dovuti per rimanere in coerenza con le posizioni assunte dal Partito della sinistra europea. Nel dibattito intellettuale sembra che la comprensione scientifica marxista della realtà e delle sue leggi di sviluppo agisce come la vita nel bilancio energetico. Chiaro, ci sono anche qui delle scorie. Importa dunque sapere con urgenza come si togliano di dentro i piedi e si riciclano .... Solo così si potrà avere un autentico dibattito, informato e scientifico.
5. La legge del valore di Marx, sopra tutto quando si tiene conto della differenza tra ''produttività'' e ''sovrappiù sociale'', è un risultato scientifico che si può negare solo come si può negare la tabella degli elementi fondamentali in chimica. (Vedi Tous ensemble, Pour Marx, contre le nihilisme e Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth, nella sezione Livres-Books del mio sito) Per chi non sia convinto rimane l'obbligo deontologico scientifico che vuole che non si possa scartare una teoria opposta (qui la legge del valore marxista) senza prima confutarla scientificamente. Il mondo e la deontologia degli scienziati e degli accademici dovrebbero perciò essere molto diversi di quelli dei pitres e dei bassi cleri. Perciò, si può affermare che le idiosincrasie ambientaliste tipo Latouche sono solo una logorrea ideologicamente motivata per disarmare il proletariato. (Di più, si tratta spesso, di un ''rémugle'' di seconda mano dei scritti e delle tesi di Illich!) La prova è che non cercano mai di criticare scientificamente le teorie degli avversari ma oppongono con veemenza e arroganza ideologica tipica il loro credo a priorista, tutto al più ripetendo, senza prova, che le teorie marxiste sono discreditate (da qui e come?) e che dunque si deve guardare altrove. Si assume quest'attitudine fingendo sempre meticolosamente di ignorare i pochi libri che pretendono di essere scientificamente importantissimi come, modestamente, i miei citati qui sopra (insisto non per vanità personale (i miei libri si difendono da soli), ma perché pretendono ridare la sua voce egemonica al proletariato, almeno finché non si sarà fatto la prova contraria.) Queste pratiche intellettuali sono indegne di professori e sopra tutto di professori pagati da università pubbliche con i contributi fiscali dei lavoratori. Per conto mio, penso di sapermi comportare scientificamente (vedi, ad esempio, le critiche fondamentali esposte qui, o i miei libri). Ho gia spiegato nei miei scritti (vedi in particolare Keynesianism, Marxism, Economic Stability and Growth e l'Annexe di Tous ensemble) che le funzioni di produzioni di tutte le forme della scienza economica borghese non sono ontologicamente capaci di tirarsi fuori della contraddizione ex ante/post hoc che Bohm-Bawerk credeva di imputare a torto a Marx. Ho mostrato che la falsa dicotomia tra ''scienza economica'' e ''economia sociale'', inventata e formalizzata come tale da Léon Walras, prima di essere assunta da Schumpeter, riposa su una petizione di principio ideologica e sopra una formalizzazione fatalmente restrittiva. Walras era parzialmente cosciente del problema. Però pensò di potere passare oltre: vedi, ad esempio, l'effetto delle rimostranze epistolari del suo padre e la piccolissima nota al inizio della sua esposizione ''matematica'' in relazione con la ''scarsità''. Ora, se come lo ammetta Walras in questa nota di pié di pagina, la scarsità è potenzialmente un fatto socio-economico, e non solo un parametro naturale, diventa chiaro che i dati ''empirici'' (vedi le critiche indirizzate da Althusser al positivismo popperiano a riguardo dei fati empirici e i loro ''livelli'' di adeguazione teorica alla realtà. vedi: https://www.marxists.org/reference/archive/althusser/1963/unevenness.htm ), cioè le formalizzazioni iniziali (statiche) dell'economia borghese non hanno più molto interesse. Di più, cercare di contornare le difficoltà tramite un sistema di raccolta statistica in tempo reale, altrove che in una economica di pianificazione socialista, non è di un grande aiuto. Non lo è nemmeno in macro-economica o in econometria perché è chiaro che il sistema statistico borghese attuale non è valido rispetto al processo di riproduzione e non corrisponde alle leggi di evoluzione della realtà economica e all'evoluzione delle forme concrete che caratterizzano le mediazioni dell'epoca di ridistribuzione considerata.(Vedi per esempio il problema rivelatore del Effetto RS in Tous ensemble.) Tutt'al più, questi dati statistici possono contribuire delle ''ricette di cucina'' secondo l'abile espressione di Samir Amin. Questo sarà un risultato che potrà sembrare accettabile in pratica a qualcuno, almeno finché i parametri fondamentali del sistema non cambiano. Detto questo, a me piacerebbe sapere come i ''teorici'' della decrescita concepiscono i loro calcoli economici (Non per Latouche, si intende, perché lui è già oltre l'economia e vive in una sorta di ambiente mega magica dell'ideologia stipendiata e tipicamente volubile, malgrado il fatto che il compagno Bukharin (e) aveva già avvertito contro i pericoli del ''solipsismo''!). In pratica vedo che i vari Petrella e l'Unesco post-Reagan hanno inventato il concetto dei ''beni comuni'' proprio al momento in cui il capitale globale cerca di negoziare la mercificazione dei servizi pubblici e la privatizzazione delle imprese pubbliche giudicate incompatibili con la logica del profitto portata avanti dal capitale globale di corto termine. Questi ''beni comuni'' sono così in piena sintonia con la divisione ''secteur marchand'' e ''secteur non-marchand'' sviluppato dal Medef di Seillière dopo il mio Tous ensemble, una divisione intesa a ridurre lo spazio del secondo ed a sottometterlo alla logica di corto termine del primo! E chiaro che anche se i cosiddetti ''beni comuni'' non erano confinati alla nuova santa trilogia restrittiva di basso clero dell'acqua, della salute e dell'educazione, tutti campi sottoposti ai negoziati attuali sopra gli investimenti globali e il Gats nel ambito dell'OMC, si tratta di un'ideologia infra-Walras. E anche infra-Adam Smith. Prima perché abbandona le imprese statali di produzione e anche di distribuzione esistenti e il patrimonio statale alla privatizzazione senza alcuna giustificazione di efficienza (interventi del tipo EDF-GDF, il Concorde, il TGV, l'Airbus, il sistema Galileo ecc furono il frutto obbligato dell'intervento diretto dello Stato nell'economia dei paesi medi europei). L'unica giustificazione sembra essere quella, neoliberale, di fare del ''Schumpeter alla rovescia'' (f). In secondo luogo perché contribuisce alla legittimazione della mercificazione dei servizi pubblici considerati come ''beni comuni'' che possono ''legittimamente'' essere offerti da impresse private (col pretesto fallace in una società di proprieta privata capitalista e filo-semite nietzschiana di potere essere potenzialmente sottoposta ad una regolamentazione da parte dello Stato ma senza veto autonomo degli utenti-cittadini!). Di più, i ''beni comuni'' residuali sono destinati ad essere presi in carica al livello regionale o municipale secondo il credo del ''pensare globale e agire locale'' dato che la legge del profitto delle grandi aziende transnazionali non permette di assicurare l'universalità e l'equità dei servizi soprattutto nelle zone periferiche come dimostrato dalla privatizzazione delle compagnie aere o telefoniche! Per chi conosce un poco la storia della Contro-riforma dovrebbe essere chiaro che ''basso clero'' come ''pitres'' sono dei concetti molto acuti, dei ''concret pensé'' storico-politici, che mi hanno costato molti sforzi teorici. Non sono da prendere alla leggera come semplici invettive e anatemi. Così, nelle spalle dei candidi militanti che inghiottano la parola ''comune'' con generosa assuefazione autenticamente di sinistra, si apre la porta ad un modello californiano che concepisce l'economia sociale solo come possibilità di usurpazione delle ricchezze collettive nella vana speranza di potere negare i limiti organici dell'accumulazione capitalista. (Vedi l'articolo su l'elettricità e i beni pubblici in Tous ensemble). Al limite si concede allo Stato il dovere di costruire le infrastrutture richiedendo capitale a lungo termine, trasferendone così il costo sulla fiscalità pubblica per poi privatizzarle in modo da potere creare artificialmente un mercato dominato dalla logica azionaria di corto termine! Si tratta in fatti di una vecchia storia avvolta con panni nuovi, cioè la socializzazione dei costi e l'accumulazione privata dei profitti. Con servizi al ribasso e tariffazioni regressive per gli utenti. Se vogliono essere presi sul serio, Petrella e gli altri debbono ancora dirci in che modo i loro ''beni comuni'' sono differenti della descrizione data cui sopra e perché hanno l'arroganza di darci queste sciocchezze come nuova teoria di ''sinistra''. Il concetto di beni comuni è l'antitesi della ''sovrappiù sociale'' e perciò è in perfetto accordo con la gestione social-liberista del mercato-re alla Rawls e alla Giddens. E difficile sapere quale posto questi tizzi hanno nei nostri ranghi comunista e di sinistra sopra tutto nei posti strategici di prese di decisione politica. Sin dal ''connubio'' di Cavour, l'opportunismo politico sembra essere diventato una caratteristica italiana. In realtà, è solo una patologia cronica delle elites che non vale neanche come autentica alleanza di classe adoperata a ribasso.
Il problema della gestione della scarsità socio-economica rinvia alle tematiche dei cicli naturali e artificiali di ricomposizione, alla questione dei sostituti socialmente e storicamente efficaci, dunque alla questione del differenziale energetico e infine al l'uso della ''sovrappiù sociale'' un concetto che solo il marxismo e la sua legge del valore può proporre con totale chiarezza teorica e pratica.
6. Per dirlo con Benedetto Croce, la Natura e l'Umanità sono delle categorie ''distinte'' e non ''opposte''. Oltre a Hegel, Croce aveva cercato di leggere Marx, anche se non ha mai capito la differenza tra la durata del lavoro e la sua intensità strutturale differenziale a secondo della composizione organica del capitale. Così anche l'economia o l'ecologia non può permettersi di fare finta di niente e di trattare queste due categorie come se fossero opposte, esogene l'una a l'altra. Maurice Allais, ad esempio difende la teoria degli vantaggi comparativi. Poi ci ripensa un può, al suo solito modo post-walrasiano e ristringe la sua validata alla rendita legata alle materie prime. Ovviamente perché questa viene concepita come legata a vantaggi naturali che agiscono come fattori di produzione eminentemente inamovibili, almeno prima di essere estratti dalla terra. Non scordiamoci le critiche esaustive e definitive di Dockès sul modello dello scambio ricardiano tra lana inglese e vino del Portogallo. (A questa bella opera critica mancava solo la restituzione completa e definitiva offerta da me della teoria della legge del valore marxista contro il falso problema della trasformazione dei valori in prezzi di produzioni che permette di confortare queste critiche metodologiche, teoriche e storiche alle pseudo teorie tale il cosiddetto ''échange inégal''.) La cosiddetta rendita ricardiana legata alle risorse naturali allegata come difesa ultima degli vantaggi comparativi su cui influiscono le scelte economico-politiche ci interessa particolarmente nella presente discussione. Il suo rapporto con la scarsità walrasiana dovrebbe essere ovvio almeno per chi legge coscientemente e non salta le note di pie di pagina preferendo di capire Walras tramite le lezioni metodologiche di Schumpeter o il tentativo di sintesi del giovane Maurice Allais, quando pose le base della sua teoria di ''economia pura'' che rimane tutt'oggi la referenza euristica di tutte le sue riflessioni anche le più socialmente coscienti ad esempio il suo concetto statico della ''Cassure de 1974'' causato principalmente dal sistema di libero scambio neoliberale globale! (Nell'Italia dove si abbandonava la Fiat e le altre industrie per seguire i miraggi della New Economy, mentre si pianificava con assiduità e a favore di settori proto-mafiosi, elle forti carenze di produzione di energia, la letture di Maurice Allais reinterpretata alla luce del marxismo potrebbe essere concepita come dovere nazionale urgente! Vedi ad esempio Maurice Allais, La mondialisation: la destruction des emplois et de la croissance, Ed. Clément Juglar, 1999. Questa analisi spiega perché il grande Premio Nobel Allais si era dichiarato contrario al progetto di costituzione europeo neoliberale.)
Si nota che l'incapacità di Allais di concepire la produzione o la riproduzioni delle materie prime o dei loro sostituti oltre alle fonti naturali ''originarie'' comporta delle conseguenze gravissime per la concessione della relazione tra lavoro produttivo e lavoro indirettamente produttivo (detto lavoro ''improduttivo'' da Marx). Passiamo sotto silenzio il problema dei ''minima salariali'' di Allais che non sono altro che una petizione di principio euristica intesa come poco realista dallo stesso Allais. Per quello che ci riguarda qui dobbiamo fermarci su due elementi. Il primo riguarda il valore di scambio che non è altro che la messa in confronto senza artefice della produttività/competitività delle varie Formazioni Sociali (FS) fra di loro. Questa messa a confronto opera parzialmente anche all'interno di una stessa zona monetaria tale l'euro ma in funzione della coerenza produttiva del Paese o delle regioni considerate. La seconda riguarda la questione della quantità di lavoro necessaria e disponibile, cioè la questione della razionalità del trattamento sociale della disoccupazione o meglio ancora della diminuzione della durata settimanale del lavoro con la stessa paga. Vediamo il primo punto. In ultima analisi, il valore di scambio dei prodotti e il tasso di scambio della moneta vengono formati in una data FS. Questo mette in gioco la regolazione statale dell'economia col scopo di massimizzare la dialettica produttività micro-economica/competitività macro-economica. Questi interventi hanno delle profonde conseguenze socio-economiche verificate secondo le mediazioni monetarie prevalenti in una epoca specifica. Ad esempio, l'erratismo pre-economico prima dell'emergenza dell'economia politica classica e del Gold Standard, poi il rigido Gold Standard, seguito dalla sua flessibilizzazione parziale tramite il Gold/Dollar Standard di Bretton Woods fine agli anni 1071-76 e, infine, ai ''changes flottants'' da quel tempo in poi e sopra tutto a partire degli anni 1979-1981 con l'arrivo respettivo di Volcker alla Fed e di Reagan a Washington. Malgrado tutte le illusioni, questa messa a confronto delle FS è un processo inesorabile e oggettivamente spietato. Se non si tiene conto della composizione organica del capitale e della produttività-competitività le contraddizioni risultanti dallo scambio commerciale internazionale non possono essere cancellate da arbitrarie definizioni nazionali dei parametri sistematici, né da operazioni di svalutazione della moneta senza provocare a medio e lungo termine la rovina della FS in questione. Questo è ancora più valido in pratica per le FS che non godano del controllo dalla moneta di riserva mondiale principale e dei suoi privilegi, o ancora della rendita transitoria del petrolio del Mare del Nord come la Gran Bretagna contemporanea. Di fatto, qui risiede il nodo della differenza scientifica del marxismo con il tentativo meritevole ma parziale di Maurice Allais (malgrado o per causa della sua petizione di principio sopra il progresso tecnologico arbitrariamente divorziato dal suo impatto sopra la ''liberazione'' della manodopera resa superflua dall'aumento della ''produttività'' in un dato settore. Si nota che il concetto di ''produttività'' è quasi impossibile da definire scientificamente furori della legge del lavoro di Marx magistralmente esposta nel Libro I del Capitale come testimonia il tentativo vano di Jean Fourastié di formalizzare sincronicamente e diacronicamente il ''lavoro del manovale'' che non è niente altro che il vecchio ''lavoro semplice'' di Adam Smith, concetto molto approssimativo e empirico rispetto al concetto di ''lavoro socialmente utile'' di Marx). In realtà, i risultati infalsificabili dello scambio sul medio-lungo termine operano come sovra-determinazione delle forme epocali di ridistribuzione sociale e dunque delle forme e dei limiti del processo di accumulazione capitalista. Ovviamente a queste è organicamente legata la contraddizione tra sovrapproduzione e sottoconsumo cronico nel modo di produzione capitalista. Questa concatenazione organica dell'economia politica sembra straniera al pensiero e alla forma mentis di Maurice Allais. Per lui la funzione dell'economia sociale e della politica è di determinare, in un splendido modo super partes più gaulliano rispetto al volontarista ma pragmatico de Gaulle, i parametri sistematici, mentre la funzione della scienza pura è di formalizzare questi parametri in dati empirici e in tabelle trattati razionalmente dalla scienza ''economica pure'' data come ideologicamente neutrale! Molti ''marxisti'' contemporanei hanno la stessa illusione scordando che se si parla di dialettica si è allora costretti ad abbandonare le formalizzazioni statiche-empiriche borghesi e a concepire dei processi socio-economici capaci di riflettere le leggi di movimento della realtà stessa. La sanzione inesorabile tramite il tasso di scambio ne è una prova imprescindibile perché non può essere automaticamente cancellata dal progresso tecnico come lo spiegò Lenin nella sua polemica con i narodnichi, Hilferding, Rosa Luxemburg e qualche altri. Rispetto alle tesi specifiche socio-economiche di Allais ne segue che, nel mondo attuale, non si può sperare cancellare le contraddizioni ontologiche del modo di produzione capitalista ricomponendo le Formazioni Sociali Nazionali ad un livello regionale più alto. Rispetto a grandi paesi che non sono delle superpotenze demografiche, questa ricomposizione regionale permette solo di gestire con più di facilità l'economia ''domestica'' e i rapporti con i rivali commerciali, dunque le relazioni di potere. Ma non permette affatto di sostarsi alla critica delle economie di scala produttiva già formulate da P. Sraffa negli anni 20. La legge de valore marxista rimane primordiale per afferrare queste realtà dinamiche. Evidentemente dovrebbe informare le scelte politiche da sottrarre non solo all'influenza delle pseudo teorie neoliberali attuali, ma anche all'influenza della pseudo ''scienza economica pura'' e ''sociale'' di stampo walrasiano difesa da M. Allais, pure ammettendo che Allais sia più Auguste e Proudhon nonché Léon Walras! Vediamo ora il secondo punto cioè il trattamento sociale della disoccupazione e la RTT francese (la riduzione generale del tempo di lavoro per lo stesso salario reale). Dato che si tratta di ''quantità necessaria e disponibile di lavoro'' viene connesso a questo la questione dell'immigrazione. (Per un rapido ma eccellente riassunto dell' argomentazione vedi la nota 34 pagina 265 del libro di Allais già citato). La realtà è che la RTT e l'immigrazione non sono questione di quantità disponibile di lavoro ma di produttività del capitale (il che libera la manodopera) e di competitività della FS considerata e dunque della possibilità di superare la contraddizione sovrapproduzione/sottoconsumo tramite lo sviluppo dei settori intermediari . A. Sauvy influenzato dalla pianificazione sovietica senza dirlo apertamente parlava di ''déversements'' ma capiva questa logica principalmente in relazione con le tendenze demografiche. Invece di che si debbono più giustamente capire in relazione dialettica con la forma dominante dell'estrazione della sovrappiù (e dunque della solvibilità della domanda sociale e la canalizzazione produttiva del risparmio che non è riducibile al profitto) e i limiti dell'accumulazione del capitale. Di fatti, i settori intermediari tradizionali erano ''labor intensive'' ma hanno dimostrato un aumento di produttività continua. I settori intermedi nuovi sono ''capital intensive'' e, di più, si sostituiscono parzialmente con questa caratteristica ai settori tradizionali (ad esempio il Personal Computer vs la machina da scrivere a ''injection ball'' della Olivetti innovativa di tempo fa).Di conseguenza questi settori intermedi conoscono un'aumento di produttività i cui limiti tecnici sembrano limiti fisici (vedi miniutarizzazione dei chips e nanotecnologia). Non per niente si è detto che 20 % della forza di lavoro attuale potrebbe fra poco produrre tutti i beni e i servizi necessari a tutti. Cosa si fa allora degli altri 80 %? Si tratta di un problema squisitamente politico sopra tutto se ci ricordiamo che la cellula politica fondamentale del capitalismo risieda nel rapporto di produzione sancito dal contratto di lavoro detto ''libero'', questo ''double moulinet'' denunciato da Marx che produce sistematicamente disciplina e sottomissione corporativa. (Questa volontà di disciplinare spiega il mancato passaggio ad altre forme di organizzazione tale il lavoro a domicilio a favore del workfare in cambio di un redito minimo più o meno garantito.) Nel immediato dopo-guerra, il Pentagono (in un lavoro top segreto plagiato in parte da Brsezinski nella sua Technetronic revolution ) aveva già previsto la reintroduzione soft di una nuova schiavitù e di una nuova domesticità. André Gorz sopra questa basa mai citata e sulla basa di statistiche tedesche pensava così di potere dire ''addio al proletariato'' (un proletariato confuso di più con la classe operaia industriale del 900!). Hayek e Milton Friedman avevano immaginato di mascherare questa evoluzione tramite la sostituzione di un ''redito annuale minimo garantito'' capace di mantenere il proletariato nella sottomissione socio-economica vietandoli però lo sviluppo di carenze fisiologiche inevitabili dopo due anni di miseria e di disoccupazione secondo le vecchie conclusioni della Tennessee Valley Authority del New Deal. Di più, questo reddito imposto con il ''workfare'' sarebbe destinato ad essere veramente minimo anche se legittimato come ''giustizia sociale'' (tipo Rawls e Giddens!) perché altrimenti sarebbe contrario all'ottimizzazione (illusoria) delle risorse operata dal mercato globale ....!!! (La differenza reale tra 1 dollaro all'ora in una maquiladora messicana e $ 5.60 nei Stati Uniti senza copertura sociale e senza diritti diventa minima anche se si ignora gli oltre 9 milioni di immigrati illegali mai incluso nelle statistiche. Ma continua nientemeno ad agitare gli economici neoliberali della globalizzazione a outrance!) La guerra preventiva al di fuori e sul piano interno (Partiot Act e altre sciocchezze balorde e liberticide della Lega nostrale e dei suoi alleati fascistoidi) sta proprio portando questa visione sociale avanti ... con l'aiuto cosciente dei vari Ingrao ... e l'aiuto incosciente di tanti altri ...
In realtà, la teoria dei ''minima salariali'' e del ''trattamento sociale'' della disoccupazione di Allais è incapace di criticare tali sciocchezze dal interno. Allais sarebbe incapace di concepire il cosiddetto ''lavoro socialmente utile'' altrimenti che come aspetto del trattamento sociale della disoccupazione e dunque come ''sottrazione (''ponction'')'' sopra i settori detti produttivi. (Vedi ad esempio la mia discussione sull'opportunità in certe condizioni di un volante di sopra-impiego nelle impresse e nello Stato esposta nel capitolo sul socialismo cubano in Pour Marx, contre le nihilisme. Questo implicherebbe una gestione socialista della manodopera molto diversa dal barbaro spreco umano prodotto dal capitalismo). In oltre, non essendo capace di integrare la funzione pubblica (lavoro detto ''improduttivo'') nella scienza economica pura, Allais non può organicamente confutare la distruzione dei servizi pubblici e delle impresse pubbliche (i.e. statali) a mano dei neoliberali tramite gli accordi sugli investimenti e il Gats. Perciò, deve riportare la critica e la ricerca di soluzioni al livello dei parametri sistematici e fidarsi alla ricostruzione magica delle ''filières'' sopra questa base. L'alternativa a queste derive teoriche/politiche può solo essere repubblicana e cittadina. Riposa sul controllo collettivo della sovrappiù sociale e dunque sulla riduzione del tempo legale del lavoro. (Idea geniale di Marx - vedi le critiche a Senior e ai suoi patroni industriali difesi dal Economist - e di Emile Pacault che ho cercato di riformulare come regolazione economica nelle condizioni attuali delle nostre società contemporanee nel mio Tous ensemble. Ovviamente, la RTT non può bastare da sola senza almeno l'adozione di una nuova definizione dell'anti-dumping capace, al minimo, di valutare dei lavori di durata e di condizioni produttive e ambientali identiche, e di una fiscalità nazionale ed europea capace di favoreggiare gli investimenti produttivi immobilizzati nella produzione per almeno 5 anni piuttosto che il capitale speculativo globale di corto termine. Questa regolazione e questa fiscalità dovrebbero inoltre essere appoggiate da Seuils Tobin, solo metodo per conciliare economia mondiale aperta e pianificazione nazionale e sopranazionale (europea ad esempio) in una nuova divisione internazionale del lavoro compatibile con la crescita economica qualitativa e quantitativa, con l'uguaglianza umana, con la cittadinanza politica e con il rispetto dell'ambiente.
Tanto per completare questo argomento della sovrappiù sociale almeno sotto forma parziale, ricordo alcuni fatti oggettivi. Per primo, malgrado la legge Aubry II (flessibilizzazione delle ore supplementari e inizio dell'annualizzazione) la RTT nella sua prima fase sotto il governo Jospin permessi di fare scendere il tasso di disoccupazione da più del 10% a quasi 8 % aggiungendo (Rapport Boissonnat e tutti gli seguenti) circa 350 000 impieghi a tempo pieno, senza perdita di potere di acquisto e anche con un piccolo rialzo dal primo anno. Questo ebbe le sue conseguenze benefiche sui contributi pagati dai lavoratori (il buco del sistema di sicurezza sociale era quasi sparito per poi ripartire in crescita con l'aumento delle tariffe dei medici offerto dal nuovo governo di destra dopo il 21 aprile). Di più, i contributi alla fiscalità generale dello Stato dessero al governo un margine di manovra rispettabile per finanziare tranquillamente più di 300 000 impieghi per i giovani sostenendo così ancora di più la domanda sociale interna. Il governo Jospin, forse un può timido sulla questione dei ''minima sociali'', aveva però cominciato ad agire sulla ''struttura di v'' con una comprensione fina del contributo dei trasferi sociali al ''reddito globale netto'' e in ultima analisi alla produttività/competitività della FS francese tramite il sostenimento della ''domanda sociale'' in modo non sabotato dai moltiplicatori legati all'economia globale. Sottlineo per i critici del cosiddetto trattamento sociale della disoccupazione - dunque il modello renano di Michel Albert opposto al workfare anglosassone - i calcoli di Michel Rocard per legittimare e inquadrare la RTT. Il ragionamento era il seguente: meglio per tutti e per i redditi dello Stato passare alla riduzione generale (diversa da quella parziale e ad hoc di Robien) del tempo di lavoro ridando potere di acquisto e dignità cittadina alla gente, nonché contentarci del sostenimento unilaterale e parziale della domanda interna con le prestazioni sociali. La creazione di un nuovo impiego permanente costando all'epoca fra 60 000 e 100 000 euro più o meno il calcolo a favore alle sovvenzioni produttive dello Stato era facile a fare. E produceva una societa più pacifica e prospera senza necessitare i miglia di telecamere e di guardi ciurme grottesco neo-nietzschiano e inutili di oltre oceano ...Peccato però che questo intervento prese principalmente la forma dell'esonero fiscale alla impresse, misura per definizione a rendimento decrescente e, a dire vero, poco adattata ad una globalizzazione neoliberale priva di un'efficace definizione dell'anti-dumping legata al pieno impiego. Rimane però che il governo della ''gauche plurielle'' centrato sul lavoro fu il solo ad opporsi all'AMI e a parlare seriamente di ecologia e di sviluppo sociale quantitativo-qualitativo (a Kyoto ma anche in materia di traporti ferroviari come testimonia il contributo avanguardista del Ministro Gaissot) Tutto questo fu fatto nel più assoluto silenzio degli economisti allorché i risultati relativi alla disoccupazione avevano confutato definitivamente la teoria della cosiddetta ''soglia strutturale'' della disoccupazione teoria sotto-giacette che contribuisce alle scelte balorde del mascheramento statistico della disoccupazione con la precarizzazione e il ''workfare'' alla anglo-sassone. In oltre, nella Gran Bretagna, 2 milioni di lavoratori sono silenziosamente riclassificati come ''inabili al lavoro'' e spariscono miracolosamente delle liste ufficiali. Gli altri sono sottomessi alle 65 ore settimanali che oggi non impressionano più Lipietz (cioè, lunghe ore settimanali ogni tanto ma in una situazione di sotto-impiego permanente tanto per conservare un salario di sopravvivenza agli operai ''superflui'' in questa nuova edizione del malthusianismo versione filo-semita nietzschiana). Così anche il Presidente Chirac poteva notare il 14 luglio 2005 che la povertà infantile era di 7 % in Francia ma di 17 % in Grand Bretagna, forse per incoraggiare M. de Villepin ad imitare rapidamente il ''modello'' inglese ribattezzandolo opportunamente modello danese...Le politiche regressive del governo Raffarin, incluso la fiscalità regressiva voluta dal Presidente e dal Medef, provocarono subito la decrescita economica del Pil tramite un deficit finanziario usato per giustificare la riforma neoliberale del Patto di stabilità. Lo scopo reale era di utilizzare il potere governativo per trasferire in fretta parecchi miliardi alla borghesia da aggiungere ai 10 punti di PIL già trasferiti dal salario ai profitti negli ultimi decenni (si tratta fin qui di quasi 10 miliardi di euro sotto forma di riforma fiscale e di un può più di 20 miliardi di euro sotto forma di esoneri fiscali senza contropartita sociale come lo fecce notare L'Humanité. Questi sono dati che gli epigoni della ''riforma'' del Patto di Stabilità nostrani taciono studiosamente anche se gli avevo già allertati in anticipo!) Il debito nazionale francese sceso a 59 % del Pil con Jospin risalì subito a 64 %! Contro gli epigoni innocenti o ignari della riforma del Patto di stabilità io avevo chiesto ''un'obbligazione di risultati''. Questi sono oggi talmente abbaglianti che il governo Raffarin fu rimpiazzato da un governo de Villepin costretto a legiferare il dismantellamento dello Stato sociale con decreti anti-democratici e probabilmente anti-costituzionali se si tiene conto dello spirito della V Repubblica. Con tutto ciò, l'anemica crescita francese fu più forte di quella degli altri membri della Zona euro grazie all'armonizzazione del Smic verso l'alto, una manovra che contribui fin qui al sostenimento della domanda interna. Questo risultato è oggi negato con il camino a marcia forzata verso la globalizzazione (privatizzazione, delocalizzazione e wal-martirizzazione) con il risultato che la Francia sta cominciando a imitare gli Stati Uniti per quanto riguarda la ''jobless recovery''. Queste tendenze sono così pesanti che si può predire che fra poco annulleranno l'effetto statistico di mascheramento assistenziale del impiego dovuto ai nuovi decreti di flessibilizzazione della manodopera.
Con la crisi economica (la decrescita reale) e, peggio ancora, con una recessione all'italiana, parlare di ambiente diventa un atto di coraggio. O un'opera di ciarlatani pronte a fare del marketing istrionico, tipo leghista ed associato, con un concetto di decrescita mal digerito.
7. Il concetto di ''sovrappiù sociale'' fa paura alla borghesia perché significa la sua condanna storica ineluttabile. Significa il passaggio di una società di necessità di classe ad una società di libertà collettiva (anche con una psicoanalisi marxista adatta come ho mostrato in Pour Marx, contre le nihilisme). Questo passaggio significa la distruzione della borghesia come classe dominante (e la distruzione della sua ideologia compresse gli avatari delle ideologie di dominazione di classe passate di cui la borghesia si è istituita come erede burkeana e nietzschiana). E possibile che la classe operai industriale sia ridotta al estremo dai nuovi processi economici, però questo non significa che il proletariato viene anche lui superato. Oggi invece siamo in una situazione paradossale dove, tramite la spoliazione della produttività/competitività guadagnata con la precarizzazione e il lavoro nero, questa classe operaia impiegata nelle industrie tradizionali o nei servizi, viene pagata sotto il suo contributo settoriale e globale al valore aggiunto Così, sovvenziona in silenzio, e malgrado se stessa, dei strati parassiti fra i quali troppo quadri delle industrie dei servizi, incluso molti professori facilmente illusi sulle proprie capacità e il proprio contributo alla società in generale, se non alla loro disciplina! Però dobbiamo pure immaginare cosa può essere un proletariato, naturalmente plurale, ma istituito come classe dominante e destinato ad abolire ogni classe con il suo divenire storico specifico. La differenza tra valore di uso e valore di scambio sussiste come sussiste anche, malgrado tutte le logorree e le illusioni, la loro doppia contabilità (quantità e valore) sulla base imprescindibile della creazione del valore di scambio, solo e unicamente, con il lavoro umano. Solo questa creazione può operare la dialettica generale (dialectique d'ensemble) tra Natura-Uomo-Storia. Malgrado le ricorrenti regressioni nietzschiane, per definizione transitorie e destinate a fallire, l'alternativa risulta chiarissima, in un mondo post-Keynes, post-Stato sociale e post-socialismo reale. In breve, si tratta dell'affermazione sempre più potente della gestione collettiva della sovrappiù sociale. Il che implica lo sviluppo di tutte le forme di democrazia (rappresentativa, partecipativa, economica e sociale - con la pianificazione - e duqnue tutte le istanze di controllo democratico) come dimostrato nel capitolo sul socialismo cubano in Pour Marx, contre le nihilisme. Il tema è stato tradotto in ''italiano'' in ''Salvare il Partito comunista dai suoi nemici interni'' disponibile nella sezione ''Livres-Books'' del mio sito.
Paul De Marco
Copyright 6 maggio 2005
Notes:
a) Dipingendo a grandi pennellate possiamo dire che i partiti verdi occidentali debbono la loro nascita alla spartizione della Germania in due dopo il lancio della guerra fredda da parte degli Stati Uniti (reintroduzione unilaterale del mark nelle zone di occupazione occidentali dal Generale Lucius Clay nel 1946 e via dicendo, senza dimenticare il discorso guerriero dello sconfitto Churchill nello stesso anno a Fulton (Missouri) quando parlò per la prima volta di una ''cortina di ferro'' di Stetin a Trieste, in una ovvia provocazione all'alleato sovietico.) Il Partito comunista essendo anti-democraticamente interdetto nella Germania occidentale, gli elementi progressisti tedeschi avevano due scelte: la radicalizzazione ad oltranza o il lavoro di toppo in un nuovo partito. Dall'inizio i Verdi tedeschi hanno portato noia a Washington (con molta curiosità da parte degli intellettuali di Harvard e della John Hopkins ecc.) e agli poteri forti di Bonn. L'infiltrazione del partito fu immediata (un generale ne ha perso la vita per ''suicidio'', e per quanto riguarda Joschka Fischer la storia lo ha messo la dove meritava di essere messo.) Rudolf Barho contribuì a mantenere l'autonomia dei Verdi portando il discorso ad un livello più alto. Ma nel frattempo ci fu Il Club di Roma, le critiche di Cambridge alle sue conclusioni un può attive, e via dicendo fine al Rapporto Brundland, a Rio, Montréal e Kyoto. Le due anime dei verdi sono sempre presenti. Tal volte in una sola persona. Ad esempio Lipietz che contribui a legittimare le 35 ore per oggi dare il suo appoggio al progetto di costituzione neoliberale europeo e - chi poteva credere ad un tale Waterloo etico-politico?- dando la sua benedizione pubblica alla Direttiva di Bruxelles in favore delle 48, 60, 65 e 72 ore settimanali necessarie al sostegno neoliberale del minimo vitale dei lavoratori precarizzati occidentali e sottoposti senza regolamenti alla concorrenza globale. La crisi intellettuale esiste sul serio. Ed è una buona cosa.
Senza volere offendere i militanti e i professionisti della lista di cui ho imparato molto e che, a volta, sembrano pensare come me, debbo anche aggiungere che una certa ecologia superficiale, capace di dare buona coscienza a buon conto con poco sforzo intellettuale o personale, agisce come ideologia per eccellenza delle frazioni privilegiate della piccola borghesia ancora sicura di potere conservare la sua posizione sociale malgrado i mutamenti in corsa. O peggio ancora posizionandosi istintivamente in caso la perdesse. Mi stupisce che D'Alema no si sia già convertito : forse aspetta che Albright faccia i primi passi. Laciamo perdere Lipietz. Ma mi sembra che il direttore di cinema Eric Rhomer sia un'illustrazione sintomatica dell'argomento. La sua commedia umana moderna è priva di politica a parte un tentativo ecologico calcolato per fare tacere le male lingue critiche. Film seguito subito dopo (la storia non ha veramente pietà di nessuno!) con una vergognosa produzione storica, se non di commando, almeno calcolata per entrare nel contesto deleterio francese contemporaneo dove si cerca i mezzi-''ebrei'' per fare numero (no, non scherzo, perché queste cose non sono robba da scherzarci sopra) senza considerazione per la filiazione materna o paterna (sic!). Così l'apolitico e ''ecologista'' Eric Rhomer fini con l'offerta al pubblico di una strana produzione sulla rivoluzione francese degna della teoria politica di Furet e di Burke ( La Tradizione, per intenderci) proprio quando cercavo di fare rinascere l'interesse per Thomas Paine, un grand filosofo e rivoluzionario americano di cui i comunisti e umanisti attuali potrebbero imparare parecchio, come il giovane Marx, a suo tempo. Questo tipo di ecologia è così radicale come la ''apple'' o la ''cherry pie'' americana. (A volte anche Greenpeace sembra lavorare nella direzione del State Department e del Pentagono criticando i programmi nucleari dei rivali mentre tace quelli dei Stati Uniti specialmente quelli militari pubblici e occulti, la violazione permanente degli Articoli IV e VI del Trattato di Non-Proliferazione da Washington e Israele, o ancora l'uso dell'uranio impoverito durante i bombardamenti) Gli ecologisti autentici avrebbero interesse a dissociare ecologia e lassismo intellettuale. Io ho proposto cui sopra il metodo: ritornare a le sorse vere e legare ecologia e legge del valore marxista.
b) Ricordo che con il Mox le centrali nucleari civili producono poco scorie. Queste sono molto radioattive ma sono in parte già oggi suscettibili di ritrattamento per uso futuro. I residui non ancora trattabili possono essere stockati più facilmente che la diossina, le polvere nocive e gli altri rifiuti prodotti degli inceneritori con almeno la possibilità di poterle riciclare utilmente nel futuro. Quanto paga l'Italia malgrado l'opera occulta di sparizione dei rifiuti da parte della mafia per stockare queste polvere nelle antiche mine di sale della Germania? Al limite per essere totalmente cinico nel paese di Rubbia ricordiamo che la tragedia di Tchernobyl dimostra che in tempo normale, con le nuove centrali concepite per non produrre reazioni in catena, un perimetro di 30 chilometri attorno alle centrali rende l'ambiente più sicuro di quello esistente oggi al intorno degli inceneritori!
c) Questi allievi con la servilità giornalistica la più vile hanno portato e tuttora portano avanti la linea decisa da Curzi e Ingrao in quello che dovrebbe essere il nostro quotidiano di informazione e di analisi comunista. Così per la cosiddetta ''non-violenza'' data per nuova illuminazione teorica ma in realtà intesa come svisceramento della lotta di classe in una Repubblica nata dalla Resistenza e proprio in un periodo di guerra preventiva e di contro-riforma filo-semita nietzschiana. Così, senza dare ascolto alla legalità costituzionale (incluso come ho spiegato l'uso eccezionale della disobbedienza civile pacifica, già sancita dalle corti italiane) o alla Carta dell'ONU, il Prc ha perso il suo ruolo di catalizzatore dei movimenti, dei sindacati e dei militanti di sinistra che avava dimostrato con brio a Genova e a Firenze, cioè prima che gli Ingrao-Curzi ecc di questo povero mondo si impegnassero a fare il solito lavoro di distruzione etico-politica e organizzativa. Pensando con la propria testa il Partito era passato, dopo una drammatica scissione, da 4 % a 6,1%. Pensando con questi pitres e con i loro allievi ammiratori si è perso l'unità di sinistra e la spinta propulsiva (per esempio alla regionali). Questa unita nel rispetto delle varie autonomie degli elementi di sinistra fa paura alle classi dominati e ai bassi cleri. Si è preferito una fasulla alleanza con il Vaticano (con grande apologia per il papa morto e il suo successore di antica origine hitleriana) proprio al momento in cui il Vaticano porta avanti una contro-riforma dei valori (dettata dalla strategia filo-semite nietzschiana e teocratica-imperiale.) Senza tener alcuno conto della logica esclusivista sotto-giacente, questa strategia crede di potere imporre un nuovo oppio del popolo alle classi oggi destinate alla precarizzazione e alla nuova schiavitù soft. Crede in oltre di potere imporre una fede cristiana sottomessa ai cosiddetti ''grandi fratelli'' ''giudei'' in un mondo sottomesso all'autorità suprema del tempio da ricostruire in una Gerusalemme Est occupata sopra le rovine della Spianata delle Moschee, terzo luogo santo dell'Islam! (questi hanno già teorizzato il concetto di un San Pietro giudea, circonciso e ubbidiente contro un San Paolo universalista che pretendeva di superare le contraddizioni interne del giudaismo del suo tempo assieme alle contraddizioni delle altre fede e i loro substrato di alienazione sociale simboleggiata dai crocefissi Spartaco-Gesù. Le prove per giustificare tutto ciò? Niente di più di quelle di Nietzsche e dei suoi consiglieri rabbinici. Però conmolte fabbricazioni: ad esempio l'impostura del ossario con false epigrafie in referenza di ''San Jacopo fratello di ....chi sa chi'' che i falsari israeliani tramite l'ineffabile Dr. Shanks hanno creduto di potere strumentalizzare contro la buona fede della povera gente e da me smascherata.) Così gli allievi ed ammiratori di Ingrao e Curzi, ''benedette donne'' in particolare, si sono legati le mani o piuttosto hanno legato le mani a Liberazione e al Partito durante il referendum sulla riproduzione assistita pur di conservare questa infeudazione occulta del Prc ai cosiddetti poteri forti. Io ho già chiesto l'espulsione dai livelli di responsabilità e ripeto la mia domanda. Chi non è comunista no ha posto ai livelli dirigente di un Partito comunista o nei suoi organi di informazione. I posto di membra o di militanti comunista rimane un onore da guadagnarsi ogni giorno. Meglio ancora per i dirigenti. Di fatti, durante questo referendum si è potuto notare che Gianfranco Fini ebbe una posizione più razionale e degna dal punto di vista etico e costituzionale di questi allievi ammiratori! Noto, per evitare ogni confusione, che il cattolici e i credenti moderni desiderano il rispetto integrale per la loro fede e per i loro costumi sociali legati a questa fede nel rispetto anche integrale della libertà altrui. Ma chiedono questo rispetto da tutti incluso dal Vaticano e dai preti. Lo dimostrano le statistiche di frequentazione settimanali delle varie chiese e le pratiche sociale laiche adottate (scuola, divorzio, aborto, svaghi preferiti ecc, ecc.) Il dialogo con loro no può essere caratterizzato da una legittimazione assurda dei cleri e del papa, rafforzando così i loro abusi del potere temporale, ma piuttosto da un dialogo scientifico sulle origini e il senso profondo della fede, della tolleranza e della fratellanza e, dunque, sulla portata sociale della psicoanalisi marxista per stabilire le condizioni materiali di tale libero arbitro istituzionalizzato). I credenti italiani aspettano da noi la difesa la più rigorosa della laicità nella società politica e nelle scuole. In altre parole vogliano che sia difesa la loro libertà di coscienza e di costumi da ogni interferenze altre che quelle sancite dalla nostra Repubblica. Per concludere, io noto che questi tizi non hanno contribuito niente, non dico di originale ma di semplicemente marxista, alla vita politica e intellettuale del nostro Partito. Siamo in democrazia: possono dunque andare a fare valere i loro molteplici ''meriti'' con chi li assomiglia. Noi non gli negheremmo il dialogo critico, scientifico ed aperto.
d)Vedi Petruccioli Ok ma la Rai perde il calcio in www.liberazione.it , 01/08/2005. Dato le varie forme di pubblicità, le trasmissioni delle grandi partite di calcio sono una mina d'oro per i Murdoch e i Berlusconi di questo mondo. Di fati nel modello detto di convergenza propagandato dalla New Economy, per i media fu l'unica cosa che ebbi un'efficienza duratura. La pubblicità sembra pagare di più durante la trasmissione di partite a un'audienza già conquistata e per meglio dire strutturata, malleabile e vincolata. Questo permette di finanziare per l'unico profitto dei privati (con ambizioni politiche di classe o personale) le aziende di comunicazione e di telecomunicazione capaci di monitorare a fine politica il vasto potenziale delle nuove tecnologie di sorveglianza legate alla trasmissioni satellitari o alle fibre ottiche. In somma un Echelon privato a disposizione del capitale globale e delle sue multinazionali! In una democrazia questo è intollerabile. Ricordo di più che, con l'aiuto dei filo-semiti nietzschiani del PCF - oggi mezzi sconfessati dal referendum del 29 maggio scorso sulla costituzione europea - il signore Curzi fu tra le voci più importanti ad avere chiesto a Bertinotti di non introdurre la nobile parola ''comunista'' nel titolo del Partito della sinistra europea. Questo è un crimine ancora da correggere. Ora, l'idea di questo partito l'aveva proposta io, no Curzi, come primo passo verso la ricostruzione di una Internazionale comunista ecumenica e senza cifre. Curzi ha dunque continuato a fare lo stesso lavoro che fece in Ungheria nel 56 quando, malgrado la dovuta compattezza militare dei blocs creata dalla dissuasione nucleare e la volontà di ''backrolling'' dei Stati Uniti e della NATO, il governo di Nagy decise unilateralmente di uscire fuori del Patto di Varsavia, in realtà un'atto di guerra aperto. L'Ungheria del 56 non è affatto la Cecoslovacchia del 68, paesi che all'interno del Patto di Varsavia, voleva sperimentare altre epoche del socialismo reale per continuare a camminare sulla strada del comunismo. In oltre, in maniera tipica, Curzi e Ingrao furono fra quelli che spingerono per la recente modificazione dei Statuti del Partito contro le minoranze interne o piuttosto contro la critica legittima e disciplinata che caratterizza il nostro ''centralismo democratico'' (in realtà, invenzione autentica della democrazia di partito e della ''democrazia partecipativa'' nelle cellule, in un tempo dove la borghesia offriva solo una democrazia censitaria e sessista raddoppiata dal ''cretinismo parlamentare'' Westminsteriano denunciato da Lenin.) Poi ovviamente questi tizzi ci parlano di ''stalinismo''! Gli consigliò, di tirarsi fuori dei nostri - e in particolare dei miei piedi - al più presto e di meditare il mio concetto di falsa rappresentanza (che modestamente vale un può di più di un pseudo concetto plagiato ed eviscerato di ''democrazia partecipativa'' cantato come un ''gloria padre'' da questi vergognosi bassi cleri.) Il popolo e i militanti non sono ciechi.
Quando questi bassi cleri assume posizioni (pagati con soldi pubblici) col pretesto di rappresentare la sinistra diventa grottesco. In Italia più che altrove, dato che, a parte una minoranza meritevole, i posti strategici o solo ben pagati, si ottengono usualmente con il pizzo o peggio ancora con l'ordinario ossequio ai preti e ai ''notabili'' (sic!) legali a loro. Neanche i diplomi universitari e le tesi sono molti attendibili. Il rigore intellettuale non se ne parla nemmeno perché sembra intuitivamente interpretato da Jeremy Bentham nel migliore dei casi. Poco fa si è aggiunto a queste pratiche odierne la selezione basata sulla possibilità di pagare 20 a 40 000 dollari annui per studiare nelle grandi università americane (come quella frequentata da G. W. Bush) per ritornare poi in posti dirigenti nella UE e anche adesso in Italia. I risultati parlano da soli. Fra poco ci parleranno della ''meritocrazia di Weber'' ... salsa filo-semita nietzschiana già ben rodota ...
e) Vedi nel Compendio la mia critica al signore Marcello Cini. (vedi ''Commenti su l'articolo intitolato ''l'intervista al grande intellettuale Marcello Cini'' '' in Liberazione.it lunedì 15 novembre 2004)Altro esempio tipico di vacuità proto-accademica che prende i suoi discorsi per dei paragoni scientifici e questi modelli per la realtà stessa tale che dovrebbe essere nel loro mondo ideale, ma illusorio. Questi tizzi hanno contribuito a distruggere il tessuto industriale dell'Italia. Per un può facevano anche l'apologia della sparizione della Fiat! Gente ancora più utile della mafia e della democrazia cristiana messi assieme, come si può facilmente vedere! Anche loro hanno molti allievi ammiratori, ma formati e scelti come al solito! E non è semplicemente una questione di imperialismo incosciente del paradigma fisico-popperiano nel paese di Vico. Nuova Economia tipo italiano: quando questa gente ''pensa'' si arricchisce. Ma la nazione si rovina malgrado lo sfruttamento barbaro dei suoi lavoratori di cui 27 % costretti al lavoro nero al disopra della recente legalizzazione della flessibilità!
f) Ho utilizzato questa espressione in Tous ensemble per significare la strumentalizzazione dei neoliberali nietzschiani capaci di distruggere le impresse statali solo per arricchire dei lumpencapitalisti globalizzati spesso organizzati in societa di holding che, contrariamente agli ''imprenditori'' ammirati da Schumpeter, non hanno mai contribuito niente in temine di invenzione neanche nelle teorie finanziarie dove hanno solo tradito Bachelier con una tentativa di applicazione della teoria del caos senza alcuna comprensione delle condizioni iniziali di partenza, in particolare la differenza tra profitto industriale e profitto speculativo prodotto da un sistema di credito totalmente e arbitrariamente autonomizzato dalla sfera produttiva. Volevo anche con questa espressione allertare una certa sinistra che avava cominciato a gargarizzarsi con ''la distruzione creativa'' ignorando, con la solita pomposa vanità, i dati empirici su la perdita di efficienza e di equità sociale di tutte le privatizzazioni intraprese dai neoliberali ovunque. Ma questi continuano a gargarizzarsi con la ''libertà'' associata al ''mercato'' (senza dire specificamente quale ''mercato''' come vorrebbe K. Polanyi, volgarizzando così più von Hayek, senza ovviamente conoscerlo, che il povero Schumpeter!). In modo che sembra perfettamente inutile spiegarli che il pessimismo intimo di Schumpeter risiede nella sua impossibilità di negare razionalmente la legge marxista (esposta con lucida chiarezza politica da Lenin) della concentrazione-centralizzazione del capitale e le sue conseguenze storiche inevitabili. La cosiddetta distruzione creativa » è solo concepita come una battaglia di retro-guardia. A l'influenza occulta del ''liberalismo di destra'' di von Hayek si è aggiunto l'idea filo-semita nietzschiana che si può rovesciare le tendenze storiche e anche le leggi scientifiche. Malgrado il suo conservatorismo, Schumpeter aveva preferito migrare piuttosto che frequentare questi tizzi patologici. (back)
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Un altro rapido commento relativo all'emergenza rifiuti (18-02-2008) (back)(Ritornare alla Sessione Elezioni 2008)
Care compagne, cari compagni,
Con riferimento all'articolo ''De Gennaro: ora ascoltaci: treni, discariche e differenziata'' (www.liberazione.it, 17-02-2008) vorrei, in tutto candore, fare una ''proposta'' ingenua ma concreta.
Il principio è il seguente: i cittadini partecipano volentieri quando i programmi sono seri ed ergonomici. A me sembra che i cassonetti comuni predisposti nelle strade lontano dalla porta di entrata delle case o delle palazzine per raccogliere la spazzatura non sono del tutto comodi. Neanche per i poveri lavoratori forzati con un tale sistema a fare raccolta differenziata post hoc, nei cassonetti stessi ... Al massimo i cassonetti potrebbero servire per la raccolta differenziata di materiale pericoloso come le lampadine fluorescenti o le batterie, cioè di materiale che non viene buttato giornalmente dai vari focolari come i rifiuti organici o di plastica.
Ispirandomi da esperienze conosciute, e lasciando i dettagli a chi ne sa più di me, vorrei elencare qualche misure concrete ma facili di applicazione anche nella presente situazione di emergenza rifiuti in 6 tappe.
1. Prima tappa. Per i rifiuti secchi ma riciclabili come il vetro, la plastica, il cartone ed i giornali si potrebbe utilizzare dei sacchetti di plastica blu, lasciando i soliti sacchetti neri per gli altri rifiuti. Questi sacchetti blu sarebbero inviati ogni mese per Posta gratis a tutti i residenti della città. Il primo scarto identico a quello delle Blue Boxes nord-americane si farebbe dunque a casa. Dato che si tratta di spazzatura secca non pone troppi problemi. Questi sacchi verrebbero messi fuori sul marciapiede un giorno specifico alla settimana, davanti alla porta di entrata della casa o delle Palazzine di abitazione. I camion della spazzatura, specialmente dedicati a questo tipo di rifiuti, verrebbero a raccogliere per portarli nei centri di riciclaggio. In poche ore le strade ritornerebbero vuote senza nessuno inquinamento residuale. Questa parte del programma potrebbe essere iniziata subito (il tempo di comandare che una porzione dei sacchetti di plastica neri siano tinti in blu e spediti nei vari focolari.) Tale iniziativa ridurrebbe la massa dei rifiuti giornaliera che si accumula nelle strade dato che, malgrado le tonnellate di immondizia già buttate nelle strade, questi sacchi blu sarebbero facili da riconoscere e dunque prelevati dai camion della spazzatura adatti. Inoltre, tale inizio della raccolta differenziata permetterebbe la riapertura dei 5 CDR ora chiusi perché non adatti al trattamento della spazzatura attuale non-differenziata. Non solo si inizierebbe una parte del ciclo virtuoso della raccolta e del trattamento dei rifiuti, ma si risparmierebbe tanti soldi (si dice nel articolo citato che per smaltire in Germania costa 200 euro la tonnellata! Bel ''giro di affari'' sulla pelle della gente ...) Ovviamente i CDR chiusi verrebbero aperti e rimessi alle norme, sotto stretta tutela del Commissariato in modo da tenere fuori le mafie e certi politici troppo conosciuti ...
2. Seconda tappa. I sacchetti neri per la spazzatura non-differenziata verrebbero distribuiti in tutti i focolari nel stesso modo. La raccolta sarebbe fatta lo stesso giorno, nel stesso modo. Il che significa che passeranno due tipi di camion specializzati, uno per i sacchetti blu e l'altro per i sacchetti neri. Questi sacchetti neri andrebbero nelle discariche per essere trattati tramite l'ossidazione o negli incineratosi adatti (che purtroppo non esistono in Campania: Comunque si potrebbe assicurarsi che l'impianto di Acerra sia dotato dagli ultimi filtri nel rispetto delle ultime direttive europee in materia (va notato che questi filtri di ultima generazione non sono utilizzati negli inceneritori francesi messi sotto accusa per causa medicale, anche se qui ci vuole prudenza ed accertamenti, ma sempre privi di oscurantismo e di strumentalizzazione. Poi si deve fare il paragone tra un pericolo conosciuto e tollerabile dentro un dato perimetro privo di abitazioni civili, dunque un pericolo potenzialmente controllabile e quelli, aleatori, attuali, con la drammatica possibilità di una pandemia di colera con l'arrivo del caldo!) In questo modo, delle discariche temporarie potrebbero raccogliere questi sacchetti neri mentre si costruiscono impianti adatti per il loro trattamento.
3. Terza tappa. Nel stesso modo tutti i focolari riceverebbero dei sacchetti verdi molto più robusti per la raccolta domestica dei rifiuti organici (dunque umidi) destinati agli impianti di compostaggio. Messi davanti alla porta lo stesso giorno verrebbero raccolti dal camion che raccoglie già i sacchetti blu (ovviamente questo camion deve avere due riparti. Oppure si aggiunge un terzo tipo di camion specializzato nella raccolta dei sacchetti verdi.) La prima e terza tappa possono essere iniziate rapidamente (purché si riaprano i CDR e delle discariche adatte al compostaggio. Si limiterebbe così in modo importante il cumulo di immondizia da trattare con mezzi pesanti o all'estero. La seconda tappa può anche cominciare tempestivamente purché il Commissariato si mettesse a collaborare con gli esperti universitari già citati nella mia precedente e-mail riprodotta qui sotto, in modo da aprire delle discariche in siti idonei, nel rispetto delle cittadine e dei cittadini.
4. Quarta tappa. Il trattamento dei rifiuti pericolosi (siringhe, rifiuti degli ospedali, delle industrie ecc) Qui serve una raccolta differenziata molto specializzata ma facile da mettere su piede dato che le quantità prodotte al livello domestico sono piccole ad esempio le siringhe per i diabetici; questi rifiuti domestici possono allora essere portati personalmente nelle discariche specializzate una volta al mese senza che sia necessario spedire camion specializzati per raccoglierli. In fatti le più grosse quantità vengono prodotte dagli ospedali, e dalle industrie, già abituati a trattare il problema anche se, a volta sfortunatamente, con il solito clientelismo più o meno apertamente criminoso...
5. Quinta tappa. Verificare con tempestività l'efficienza del inceneritore Thor e di altre possibilità. Se non mai perché il Thor è un brevetto italiano potenzialmente interessante da sfruttare e potenzialmente utile per tutte le municipalità. (In fatti, se i rifiuti trattati bene sono una fonte di ricchezza, va ricordato che nelle zone urbane industrializzate è difficile passare oltre una raccolta differenziata superiore al 40 % del totale. Ergo ...
6. Sesta tappa. Generalizzare la produzione di plastica biodegradabile, settore dove l'Italia dispone già di un certo avanzo tecnologico, anche senza sostegno governativo. Per causa del solito miserabilissimo dove si promette di abbassare le tasse a delle imprese (50 % piccolissime) che vivono già dell'evasione fiscale organizzata (oltre a 270 miliardi di euro all'anno) più che dal loro reale contributo industriale economico. (vedi i dati sopra il calo industriale in http://www.repubblica.it/2008/01/sezioni/economia/industria-produzione/dicembre-dati/dicembre-dati.html (11 febbraio 2008))
Sperando che gli esperti nel settore vorranno perdonare la mia ingenua temerità,
Vostro,
Paul De Marco
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Care compagne, cari compagni,
Ecco un rapido commento relativo all'emergenza rifiuti. Soprattutto da non perdersi sono le due e-mails allegati qui sotto, dopo i miei modesti commenti.
La trasmissione di ''Porta a Porta'' del Mercoledì 9 gennaio 2008 non era senza interesse:
a) Si dice che un'immagine vale 1000 parole. Più di ogni altro commento, nei filmati mandati in onda relativi a Pianura si vedevano fumi gassosi emergere del suolo. Fu coraggiosamente raccontato da parte delle cittadine dei pericoli e dei danni sanitari già verificati in quella zona. Un cittadino disse che i camion della spazzatura non possono circolare facilmente sul sito della vecchia discarica perché le ruote si infangano nel ''percolato'', quel liquido altamente velenoso prodotto da certe discariche che non sono mantenute ad arte. Insomma la discarica di Pianura fu da sempre una mostruosità. Da qualche tempo era chiusa. Ma non basta; si dovrebbe parlare di pulirla, non di riaprirla! Si dovrebbe parlare di farne un esempio sperimentale di riabilitazione del territorio, poi da generalizzare un poco alla volta (5 o 10 siti maggiori all'anno per lo Stato centrale; per il resto questa missione tocca normalmente, almeno in parte, alle regioni e provincie.) La redditività a medio termine di tale riabilitazione sarebbe ovvia, visto che stiamo parlando di una zona della Città di Napoli. Negli anni 20 i Stati Uniti avevano lanciato un movimento urbano detto di ''beautification''. Nelle nostre zone, tale strategia richiederebbe poco, ma produrrebbe risultati assicurati.
b) Gli esperti dell'Università Federico II di Napoli (confermando quando fu detto nelle e-mails allegate qui sotto) parlarono di 15 siti da loro proposti per le nuove discariche temporarie (siti scelti per regioni geologiche: terre argillose, riduzione del rischio ambientale rispetto alle acque sotteranee, non-inquinamento socio-culturale ecc.) Incredibilmente, sembra che gli attuali commissari e tanti altri non vi hanno prestato la dovuta attenzione, visto che i siti da loro ritenuti non comportano nessuno di questi 15 siti. E pazzesco? Peggio. Perché questo vorrebbe dire che le cose continuano a essere gestite con altri criteri a parte dei soli criteri geologici, chimici ed ambientali. In altre parole, si continuerebbe ha servire la logiche di quelli più direttamente o indirettamente influenzati dalla criminalità organizzata. (vedi il punto (e), qui sotto) Al contrario, secondo Jacques Testart, uno dei maggiori teorici del ''principio di precauzione'', il potere politico, gli esperti ed le cittadine/i debbono sostenersi a vicenda in modo da produrre processi realmente democratici e trasparenti.
c) CDR ed altre questioni tecniche. Pare che i 5 CDR di Napoli e della Campania furono chiusi perché non corrispondevano alle norme (oltre ad essere infiltrati dalla mala vita.) Pare che la raccolta differenziata esiste solo in nome in Campania ed a Napoli e probabilmente altrove nel Sud, e forse anche nel Nord. Sembra, in effetti, che non si separa l'umido dal secco, così che questi rifiuti non possono poi essere bruciati nei CDR; peggio ancora, quando vengono buttati nelle discariche contribuiscono ad avvelenarle e forse, come è successo a Pianura, la mala vita ci fa anche buttare dentro i rifiuti industriali illegalmente importati da altre parti del Paese e del mondo! Nullo può negare che, nel passato, ha accettato di riciclare nel mare Adriatico tonnellate di barili di rifiuti nucleari inglesi, senza badare minimamente al fatto che, in quel mare, si ci va a pescare prodotti poi venduti nei mercati delle città italiane. (Tale azione non può essere avvenuta senza la complicità delle autorità inglesi e delle basi militari presenti sopra il nostro territorio nazionale...) Comunque (vedi punto (e)) sembra chiaro che non si tratta di un sbaglio di concezione: al contrario sembra che si tratta di un piano ben pianificato che si svolge e si controlla sotto mano con la solita ricorrente ''emergenza rifiuti'' in atto sin dagli ultimi 14 anni (per non ritornare ancora più indietro.)
d) Acerra: sembra che lo smaltitore di Acerra sarà più di 5 o 6 volte più grande della norma europea per impianti di questo tipo. Bisognerebbe però sapere se gli ultimi filtri imposti dalle ultime direttive europee sono abbastanza efficaci per sopportare una tale moltiplicazione. Tale eventualità non può essere esclusa perentoriamente né accettata ciecamente. Bisogna verificare. Soprattutto, serve anche capire se Acerra non è già vittima del stesso sbaglio tecnico pianificato nel passato per i 5 CDR, in più delle possibili infiltrazioni. Potrà, si o no, trattare i rifiuti indifferenziati, almeno in tempo di emergenza?
e) Germania: alla fine della trasmissione di ''Porta a Porta'' fu mandato in onda un documentario che dovrebbe essere diffuso più largamente; mentre i cittadini protestano giustamente contro il lassismo criminale delle Autorità nazionali, locali e della città, centinaia di vagoni ferroviari, carichi di rifiuti indifferenziati proveniente dalla regione, si dirigono verso la Germania. Lì vengono scartati e poi smaltiti con redditività secondo le ultime norme; fu rapportato che questi viaggi costano al pubblico italiano e partenopeo mezzo milione alla settimana. Perché? Sembra ovvio: a certe persone serve bloccare l'implementare della raccolta differenziata; serve impedire che si possa smaltire i rifiuti indifferenziati in Campania stessa, per poi pagare questi soldi (pubblici) per smaltirli in Germani. Ci sono commissioni occulte? Chi ne ricava il profitto? Certo non i cittadini!
(Io avevo chiesto la messe sotto tutela transitoria della Città e della regione. I livelli regionali e municipali sono necessariamente subordinati al livello centrale. Lo dice anche, a modo suo il Patto di Stabilità Interno del governo Prodi (un Patto che in due anni ha tagliato più di 10 miliardi di euro agli Enti locali, mentre distributiva una somma più alta al padronato tramite i tagli al cuneo fiscale o all'Ires ed all'Irap, senza nessuna controparte per i lavoratori. Speriamo che nel futuro non si cercherà di correggere il tiro solo abbassando le tasse ... a quelli che possono ancora pagarle, abdicando così definitivamente le responsabilità socio-economiche dello Stato nazionale! Si nota che se si abbassano le tasse, invece di aumentare il potere di acquisto del salario individuale tassando le plus-valenze e i profitti, la manovra produrrà solo ulteriori tagli. Tagli nel ''reddito globale netto'' (i servizi sociali, già mezzi smantellati) e nel finanziamento degli Enti locali. Inoltre è già prevedibile che la manovra sarà rapidamente controproducente, visto che gli aumenti dei prezzi dovuti a fattori esterni, ome il rincaro delle materie prime, del petrolio, ma anche alla distruzione degli uffici di ''regulation'' dei prezzi agricoli da parte della UE - hanno il potenziale di mangiarsi interamente il contraddittorio beneficio sperato da questi cattivi e regressivi tagli fiscali, prima che siano implementati! Vedi a proposito la Sessione Italia del sito http://lacommune1871.tripod.com ) Le compagne ed i compagni sanno già del mio disgusto personale per certe mancanze deontologiche da parte di certi infiltrati nei cerchi ambientalisti e tra i Verdi: vedi ''l'Ecomarxismo'' nel mio sito. Questa gente dice sempre ''no'' ad ogni innovazione solo perché non ha il coraggio di chiedere veri studi di impatto territoriale ed ambientale per i progetti impossibili da trascurare, ma che debbono invece essere fatti per bene, secondo le norme europee di sicurezza più alte. Così partecipa nella strategia usuale di chi gioca machiavellicamente la crisi ricorrente solo per imporre, come una urgente necessità, quello contro il quale si faceva finta di lottare. Immaginarsi: Lo fanno anche quando sono al governo! Io non vedo proprio cosa i comunisti rispettosi dell'ambiente hanno di comune, dal punto di vista politico, con tale gente.)
f) L'Emilia Romagna. La soluzione della crisi attuale dovrebbe implicare uno swap di rifiuti tra le regioni. In atre parole, si deve pulire subito Napoli e la Campania, non si può aspettare 2009 per l'apertura del sito di Acerra, anche se Acerra rispettasse le norme giuste ... Non si può, non solo perché è una vergogna nazionale, ma soprattutto perché questo è l'unico modo per sostarsi alla trappola della solita ''emergenza rifiuti", giocata ancora una volta durante le feste di fino anno. (Senza falsa modestia, Napoli con la sua regione simboleggia una delle più belle regioni al mondo, una delle mete turistiche-culturali impossibili da ignorare; sciaguratamente, viene sfigurata artificialmente ed illegalmente da pochi, mentre lo Stato si vende Alitalia... proprio nella Nazione che arriva al secondo posto al mondo per la destinazione dei turisti ... il quale numero sta crescendo rapidamente con lo sviluppo dei paesi cosiddetti ''emergenti''!)
Avendo risolto la situazione di emergenza, si potrà allora agire con tempestività ma in modo da risolvere il problema rifiuti con la massima serietà sul lungo termine; e non solo per fare finta di risolverlo, ancora una volta, lasciando tutte le strutture e tutti i networks esistenti più o meno come prima. Ad esempio, si potrà scegliere alcune delle possibili localizzazioni per le nuove discariche tra i 15 siti indicati dagli esperti napoletani, negoziando però con calma con tutte/i le cittadine/i sopra la base di informazioni rifiutabili. Queste discariche dovranno essere temporanee. Cioè, si deve lanciare un programma serio di raccolta differenziata in modo da rendere i 5 CDR esistenti nuovamente operazionali; nel frattempo, si completerebbe l'impianto di Acerra applicando le migliori norme europee e mondiali. Le discariche scelte dovranno ricevere i rifiuti indifferenziati attuali come pure i residui ancora prodotti quando il nuovo programma di raccolta differenziata sarà applicato. Questo programma potrebbe mirare a 20 % di raccolta differenziata nel primo anno, e poi a 30% negli anni successivi, cercando man mano di raggiungere la quota di 40 % (dato che Napoli è una città industriale, 40 % in 5 o 10 anni sarebbe davvero un ottimo risultato, almeno con le tecniche attuali.) Una parte minima dei rifiuti indifferenziati potrebbe continuare ad andare in Germania. Soprattutto, si dovrebbe verificare le possibilità di trattare i rifiuti indifferenziati in modo sicuro in Italia. La filosofia sotto-giacente dovrebbe partire dalla consapevolezza che, con lo sviluppo di sistemi affidabili ed efficienti discussi con gli esperti e soprattutto con le cittadine/i, i rifiuti debbono diventare una fonte di ricchezza (lavoro, produzione di energia alternativa e materiali ricavati dal processo di riciclaggio) invece di essere visti solo come un insopportabile problema di cattiva organizzazione statale e regionale. (Vedi punto (g), qui sotto.)
In tanto, la solidarietà delle regioni del Sud fa piacere, se non altro perché mostra che tutti sono ormai consapevoli dell'importanza cruciale della questione ''rifiuti''; e dunque della problematica del riciclaggio. Fa poi tantissimo piacere la solidarietà repubblicana dell'Emilia-Romagna e delle altre regioni del Nord, come pure del Centro. Ma questa solidarietà non può essere cieca. Prima di tutto deve essere chiaro che si tratta di un swap: cioè di una questione di gestione flessibile di volumi in caso di emergenza. Le regioni che hanno delle discariche adatte per ricevere gli attuali rifiuti indifferenziati della Campania e di Napoli dovrebbero farlo, in modo da dare il tempo alla Regione e alla Città partenopee, come pure alle Autorità nazionali, di agire con calma, ma soprattutto con serietà espressa sul medio e lungo termine. Una volta la situazione normalizzata, i volumi saranno ricambiati, in modo che ne escano tutti con un vantaggio. Tra questi vantaggi, la solidarietà nazionale espressa per affrontare la criminalità organizzata nel settore sarà forse quello maggiore. Sopra questo ultimo punto, nessuno deve molare: ripeto, dalla mia modesta prospettiva, di avere chiesto la messa sotto tutela transitoria della regione e della città. Non sembra possibile che le stesse persone che non hanno, o non hanno potuto, gestire la questione negli ultimi 14 anni possano farlo ora con tutta la determinazione necessaria. La solidarietà nazionale deve essere presa sul serio. Se le altre regioni non possono guardare altrove, non possono neanche diventare complici. Certi costumi socio-politici debbono essere riciclati ed eradicati in modo prioritario a tutti i livelli. Questo mi sembra essere la conclusione da tirare dalla perdita di fiducia generale delle cittadine e dei cittadini italiani, mancanza di fiducia oggi manifestata dalla pessimista certezza (a volte falsa, ma spesso legittima) di essere più al sicuro nell'assenza di ogni sviluppo, piuttosto che con un sviluppo mal fatto, selvaggio, incompetente e irrispettoso della gente e dei territori. In effetti, i cosiddetti ''giri d'affari'' sarebbero molto più importanti, per gli individui e per la società in generale, facendo le cose per bene; tutti quei ladroni parassiti e masochisti incapaci di afferrare quest'evidenza non dovrebbero più avere nessuna influenza economica e politica nel nostro Paese.
g) Su Internet (vedi le e-mails allegate qui sotto ) ha circolato una e-mail molto interessante. Faceva riferimento al esperimentato ora condotto in Sicilia con il Thor. La e-mail si riferisce ad un articolo del CNR. In altre parole, la fonte è molto seria ed i nuovi sviluppi tecnologici relativi alle nuove membrane ci dicono che le promesse propagandate possono essere reali. Trattandosi di una innovazione italiana, con serie prospettive mondiali, sarebbe il caso sostenerla a casa, in modo di raggiungere economie di scala ed esperienza pratica. Il Thor dovrebbe quindi fare l'oggetto di valutazioni indipendenti da parte dei governi, ma anche da parte di gruppi di cittadine/i e di esperti. Il pregio del sistema sembra proprio quello di potere smaltire in piena sicurezza i rifiuti indifferenziati, cioè quelli che creano più problemi, e quelli che servano come scusa per i giri d'affari illegittimi, prodotti su fondi pubblici, con il ricorso a queste ''emergenze rifiuti'' ricorrenti e vergognose. La nostra gente non merita di essere tratta così.
h) La responsabilità politica-giuridica-poliziesca. Secondo certi commenti traversali espressi a ''Porta a Porta'', il codice penale vigente non è adeguato per potere impedire e meno ancora sanzionare i crimini commessi contro l'ambiente, ad esempio per punire le discariche abusive. Questo deve essere cambiato con tempestività ed in modo retroattivo. Se non sbaglio, la UE ha proposto dei criteri assai sviluppati, anche se non completi, per la messa in pratica del principio secondo il quale ''chi inquina deve pagare''.
Senza volere essere troppo ripetitivo, mi sembra che, fin qui, i dirigenti politici, a tutti i livelli, non hanno saputo prendere le distanze con il mondo economico privato, legittimo ed illegittimo. Il compito delle autorità politiche, specialmente in materia di infrastrutture strategiche, non può essere dettato da priorità economiche private. Neanche Adam Smith avrebbe osato proferire tale ''coraggiosa'' inettitudine! Questa autonomia, o per meglio dire, questa prerogativa regia del politico, responsabile della macro-economia, quindi dell'interesse generale ( ed anche, a volta, secondo la nostra Costituzione, della micro-economia quando questa risulta vitale per l'interesse nazionale) rappresenta proprio il punto sul quale si gioca il rapporto governi-cittadine/i. Oggi, tutti i problemi principali del nostro Paese provengono proprio dalla tragica assenza di fiducia verificata in questi rapporti. In modo che, c'è qui pensa risolverli usando il manganello, quando serve invece pianificazione strategica e consultazione onesta, trasparente e sostenuta con la società civile. L'autorità dello Stato implica molto di più che il ricorso al manganello: paradossalmente, la teoria della dissuasione ci informa al contrario dell'inefficienza di tale ricorso che, quando avviene, non rappresenta altro che una crisi di legittimità del governo e forse, a volta, dello Stato.
Mi fermo qui, per rischio di sembrare moralistico, mentre penso di essere un comunista e quindi un libertario. (In una potente allegoria da utilizzare per caratterizzare l'intimo rapporto tra il dominio della necessità ed il dominio della libertà, dualità cruciale per afferrare la ''democrazia'' reale o, se si vuole, ''socialista'', autore-interprete Claude Nougaro cantava : ''la danza è una gabbia dove si impara ad essere uccelli''.) Altri più competenti di me in questo capitolo ambientale hanno già detto la loro (in italiano corretto) e debbono continuare a farlo. Io intanto allego qui sotto due interessantissime e-mails da non perdersi.
Vostro,
Paul De Marco
E-mail 1:
Care compagne, cari compagni,
Ho ricevuto e faccio circolare questa interessante e-mail relativa al Thor, con l'apposito indirizzo all'articolo originale del CNR. Secondo l'articolo, il sistema viene già sperimentato in Sicilia: cioè si possono probabilmente già verificarne le promesse.
Nel contesto attuale questa sperimentazione sembrerebbe una cosa da verificare in modo indipendente da parte di tutte le compagne ed tutti i compagni che possiedono una perizia specifica nel campo del trattamento dei rifiuti.
Vostro,
Paul De Marco
----- Original Message -----
From: marzo pazzo
To: Yahoogroups@yahoo.it
Sent: Wednesday, January 09, 2008 1:27 PM
Subject: [democraziaeuropea] EMERGENZA RIFIUTI: LA SOLUZIONE A BREVE TERMINE ESISTE!
EMERGENZA RIFIUTI: una soluzione esiste!
Ci viene proposta proprio dal CNR:
Rifiuti: arriva Thor, il sistema di riciclaggio indifferenziato
Quanto sia oneroso e problematico il trattamento dei rifiuti, lo dimostra la ''tragedia'' della Campania alla quale media e istituzioni stanno prestando la loro allarmata attenzione in questi giorni. Ma i rifiuti solidi urbani, come Ricerche insieme alla Società ASSING SpA di Roma, che permette di recuperare e raffinare tutti i rifiuti e trasformarli in materiali da riutilizzare e in combustibile dallelevato potere calorico, senza passare per i cassonetti separati della raccolta differenziata.
Un passo oltre la raccolta differenziata e il semplice incenerimento, con cui i rifiuti diventano una risorsa e che comporta un costo decisamente inferiore a quello di un inceneritore. Thor (Total house waste recycling - riciclaggio completo dei rifiuti domestici) è una tecnologia ideata e sviluppata interamente in Italia dalla ricerca congiunta pubblica e privata, che si basa su un processo di raffinazione meccanica (meccano-raffinazione) dei materiali di scarto, i quali vengono trattati in modo da separare tutte le componenti utili dalle sostanze dannose o inservibili.
Come un mulinodi nuova generazione, limpianto Thor riduce i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato dellintero processo è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità....continua:
http://www.cnr.it/cnr/news/CnrNews.html?IDn=1758
XXX
E-mail II:
marzopazzo1@yahoo.it
Sunday, January 06, 2008 9:11 PM
DISCARICHE ED EMERGENZA RIFIUTI IN
di Giovan Battista deMedici
Geologo applicato ed Idrogeologo, professore dellUniversità Federico II di Napoli
2007-03-14
Il testo è di marzo 2007, ma conserva tutta la sua attualità.
Siamo ancora alla ricerca ''spasmodica'' di siti di stoccaggio,
ma ancora le proposte del professor deMedici per fronteggiare
la grave situazione non hanno ottenuto riscontri ufficiali.
La tragedia che stiamo vivendo in Campania da circa quattordici anni, attraverso un perdurante ed umiliante commissariamento che ha visto coinvolti tre commissari straordinari - presidenti della Regione Campania (Rastrelli, Losco e Bassolino) e due commissari straordinari esterni (prefetto Catenacci e dott. Bertolaso, capo della Protezione Civile Nazionale) - sembra ancora oggi non trovare soluzione, anzi appare aggravarsi.
Le dimissioni presentate dal dott. Bertolaso, seppur rientrate, come sembra, per insistenza del Governo, indicano in maniera inconfutabile laggravarsi di una crisi che, forse, dovrebbe essere meglio evidenziata sia dalla classe politica che dai media, con chiarimenti ed approfondimenti dindagine, capaci di squarciare il velo rappresentato dalla ricerca di siti per lo smaltimento e lo stoccaggio dei rifiuti.
Chi scrive ha limpressione, infatti, che la ricerca dei siti per lo smaltimento momentaneo dei rifiuti sia un falso problema o, per lo meno, un problema senzaltro urgente ma di secondaria importanza rispetto ad altri problemi che appaiono discussi ma non risolti, oppure che vengono completamente taciuti.
Iniziamo, quindi, col parlare della ricerca spasmodica ed urgente di idonei siti di stoccaggio per la produzione pregressa ed attuale dei rifiuti indifferenziati, produzione che sembra ammontare ad alcuni milioni di tonnellate, con unattuale produzione giornaliera di circa 8000 tonnellate.
Al dott. Bertolaso sono stati indicati dei siti dalle amministrazioni locali, nellambito di una serie di cave dismesse, per lo più non idonee per svariate ragioni alle funzioni di stoccaggio dei rifiuti. Ci si riferisce a Dugenta, ad Eboli, a Perdifumo ed a Serre di Persano.
Dugenta presenta una falda idrica affiorante, Perdifumo produrrebbe danni a rilevanti bellezze paesaggistiche ed inquinamenti delle acque superficiali e sotterranee su aree estese fino alla costa, Eboli è cava dismessa in materiali calcarei fortemente permeabili ed infine Serre di Persano presenta rilevanti problemi di carattere ambientale, per lestrema prossimità sia allOasi di Persano (area SIC per la Comunità Europea) sia al corso del fiume Sele.
Tra laltro i siti menzionati, a prescindere dalla loro più o meno idoneità geologica, risultano ricadenti in aree antropicamente trafficate o di pregio paesaggistico e turistico.
Esistono allora in Campania siti per lo smaltimento dei rifiuti di gran lunga più idonei sotto tutti i punti di vista rispetto a quelli finora indicati?
La risposta è del tutto affermativa, e chi scrive nellambito di una collaborazione richiestagli, ne ha ufficialmente indicati e con estrema precisione alla struttura del dott. Bertolaso nelle riunioni tenutesi nel gennaio e febbraio scorso nella sede del Dipartimento P.C. a Roma, alla presenza di tutte le altre componenti (ministero dellAmbiente, APAT, WWF, Legambiente, ecc. ) che al momento hanno dimostrato approvazione su quanto si proponeva.
L'allocazione urgente, quindi, di tutti i rifiuti fin qui prodotti, potrebbe considerarsi risolta in breve termine con lutilizzo delle indicate ed estese aree argillose, prive di urbanizzazioni, di coltivazioni pregiate e di circolazione idrica sotterranea di rilievo, ben collegate da reti stradali e con potenzialità di inquinamento ridotte al minimo.
Ma il problema dellemergenza rifiuti in Campania, a mio parere, non sarebbe per questo risolto.
A partire dalla messa a dimora di tutti i rifiuti oggi esistenti, quale sarebbe poi il destino della produzione giornaliera di circa 8000 tonnellate di rifiuti al momento ancora indifferenziati?
Perché fin da oggi non riesce a partire la raccolta differenziata idonea al riciclaggio dei rifiuti capace di giustificare la raccolta differenziata?
Quali sono e dovrebbero essere i rapporti tra ASIA, delegata alla raccolta differenziata ed il CONAI nellambito dellaccordo ANCI - CONAI?
Se il sistema di raccolta differenziata, riciclaggio, trattamento dellumido e sua utilizzazione riuscisse a funzionare a regime, dovremmo ancora parlare della necessità degli inceneritori?
Le risposte a queste domande potrebbero risultare molto utili allintera popolazione e gli argomenti meriterebbero di essere approfonditi anche mediante inchieste giornalistiche.
Ciò per non continuare a vivere, in Campania e solo in Campania, con unendemica e futura emergenza rifiuti nonostante il disastro ambientale già registrato, lo sperpero di denaro pubblico già conclamato ed il rischio di patologie infettive e tumorali facilmente prevedibili.
Napoli, 8 marzo 2007 - tratto da: http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getintervento&id=269
vedi anche: RIFIUTI, CAVE E CAMORREIntervista alMedicihttp://www.insutv.it/domenicaut/intervista-al-prof-de-medici
SEGRETI DI CAVA -Il professorMedici parla davanti alla Commissione parlamentare dinchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Pochi minuti della deposizione, per il resto secretata, in formato mp3, dal sito di Radio Radicale
Fonte:http://ambienti.wordpress.com