ELOGIO DELLA RAGIONE E DELLA LAICITA DELLO STATO.
(Questo è un brano tirato dallo saggio intitolato ''Europe des Nations, Europe sociale et Pacte de stabilité'', la mia analisi del progetto costituzionale europeo, neoliberale e filo-semite nietzschiano. (A parte le mie, non ci furono molte critiche in Italia, paese del Vaticano e di Spinelli, paese che dimentica troppo spesso la sua Costituzione partigiana. Per fortuna, il progetto fu sconfitto dal referendum francese del 29 maggio 2004, seguito poco dopo dal no neerlandese.) Questo saggio fu scritto in francese nel mese di gennaio 2004. Si può consultare sul mio sito http://lacommune1871.tripod.com oppure su questo medesimo sito, nella sezione International Political Economy. Nella sezione Racism, Fascism, Exclusivismdello stesso sito si può anche consultare il saggio intitolato ''Le lit du néo-fascisme'' e il suo ''Appendice''. Sempre nel stesso sito, nella sezione Livres|Books, si potrà consultare Pour Marx, contre le nihilisme e ''Nietzsche as an awakened nightmare'' assieme a ''Correlative documents: Nietzscheism and America''.)
INDICE
Preambolo e separazione secca della Chiesa e dello Stato.
Un critico deve sempre riesaminare i suoi concetti e il suo canvas teorico.
Cos'è il razzismo e l'antisemitismo?
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
(20/07/2004)
Radici giudeo-cristiane o ideologia regressiva fascista di guerra? Un'investigazione disinteressata si impone oggi all'ordine del giorno. E urgente perché esite ormai una vasta offensiva filo-semite nietzschiana in Europa e in tutto il mondo con l'intento di causare il ''ritorno'' ad una società teocratica di caste. In Europa, dei cerchi non-eletti democraticamente ma con forti inclinazioni ''religiosi'', che rappresentano solo una piccolissima minorità della popolazione, pretendono sovvertire le libertà democratiche fondamentali con la pianificazione del deperimento della laicità, dunque del deperimento della libertà di coscienza iscritta nella Costituzione. Il Preambolo del progetto della futura costituzione europea è stato così oltraggiosamente trasformato in un campo di battaglia ideologica e politica.
Però, come si può bene immaginare, le buone notizie non sono contenute nelle salme cantate da Obadia Yossef o da Karol Wojtyla; non si trovano neanche nelle strategie di guerre preventive immaginate da finanzieri nord-americani vicini al Kach, al Likud o ad altri gruppi colonialisti. Meno ancora si incontrano nella volontà di ricostruzione del Tempio illegittimo di Salomone, come viene contemplato dai membri lunatici del Temple Institute. Certo che non sono contenute in una illusoria Homeland Security o nella costruzione di qualche Muro di separazione calcolati ambedue per consolidare il fronte di guerra domestico al dispetto delle libertà civili, mentre si lancia una seria di aggressioni micidiali su scala globale.
Ricordiamo che durante gli ultimi giorni di luglio 2004, LA CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA DELLA AIA (ICJ) condannò senza alcuna ambiguità questo Muro di separazione e di Apartheid oggi costruito da Sharon come mezzo per espropriare quasi il 90 % delle terre della Palestina storica (della quale Gaza e gli altri Territori Occupati, incluso Gerusalemme Est, costituiscono ormai solo il 22 %.) La ICJ ha chiesto ad Israele di smantellare questo muro giudicato inappropriato per garantir la sicurezza nella regione. Secondo il giornale Le Monde (1) questo muro di separazione razzista e coloniale si estenderà oltre 730 km e costerà 3,4 miliardi di dollari. In effetto, questo muro creerà e circonderà una seria di bantustan palestinesi, cercando così ad impedire la creazione di uno Stato palestinese sovrano e viabile.
Oggi Israele è solo un paese in bancarotta abituato a vivere, non senza arroganza, della carità americana ed europea. Riceve così ben oltre 3 miliardi di dollari all'anno rispettivamente da queste regioni. In altre parole, noi, in America e in Europa, siamo resi complici del razzismo coloniale e teocratico di Sharon e del Likud. Tutti noi siamo anche responsabili per l'intollerabile e idiota arroganza manifestata da questi ''pitres'' (pagliacci) internazionalmente appoggiati, ma dotati di una mentalità oscurantista medievale. No si può dimenticare che la ICJ ha chiesto a tutti gli Stati e a tutte le organizzazioni internazionali di contribuire al smantellamento di questo mostruoso Muro dell'Apartheid. No si potrà ottenere il ritorno alla legalità internazionale e alla pace facendo a meno di quest'obbligo legale.
L'alternativa a questa regressione globale esiste già. Si trova iscritta, ad esempio, nel principio di laicità iscritto nelle costituzioni democratiche e nel Accordo di Ginevra recentemente firmato da negoziatori israeliani e palestinesi non-ufficiali.
I sionisti di destra hanno pericolosamente messo Israele al centro dell'offensiva regressiva generale. Questo rappresenta veramente una sfortuna. Particolarmente perché, grazie ad un riconoscimento incondizionato di un Stato palestinese indipendente nelle frontiere esistenti prima di giugno 1967 ( la cosiddetta Linea Verde), lo Stato di Israele diventerebbe immediatamente un'entità prosperosa assicurata di vivere in pace. Di fatti, il riconoscimento integrale dei diritti nazionali dei Palestinesi significherebbe la cessazione immediata di ogni ostilità regionale alle frontiere e provocherebbe la prosperosa integrazione di Israele e della Palestina in tutta la regione del Medio Oriente e, in generale, nel Mediterraneo.
In tempi più razionali, tutto questo sarebbe una mera evidenza. Il problema risulta del fatto che i sionisti di ogni provenienza, in realtà gli usuali proto-fascisti e fascisti nietzschiani oggi avvolti in abiti nuovi, hanno raggiunto la conclusione che il sistema capitalismo non può sopravvivere se non reintroduce una versione ''soft'' (molla) e sorridente della schiavitù e della nuova domesticità, agevolata però da un può di pane (un ''salario minimo annuale garantito'' da una workfare brutale di tipo friedmaniano) ed una grande esibizione di circhi e di ''reality shows''. In addizione, saremo forzati a tollerare i ''pitres'' più volgari e di scarsa educazione che compongono la massa dei bassi cleri filo-semiti nietzschiani!
La competizione capitalista spreca parecchie risorse ma incoraggia una corsa per la produttività micro-economica. Questo significa che le imprese individuali sono capaci di produrre una grande quantità di un tipo di merce durante allo stesso intervallo di tempo, ma con l'utilizzo di una quantità inferiore di forza di lavoro. Fatalmente, la produttività micro-economica capitalista produce al stesso tempo disoccupazione e disfunzionamento macro-economico. Ambedue vengono rivelate dalla crescente inadeguatezza della sovra-produzione di merci confrontata ad un cronico sottoconsumo, in tal mode da rappresentare un terribile spreco delle risorse disponibili. A volte, il sistema si mostra capace di assorbire l'eccesso di forza di lavoro liberato dalla produttività micro-economica creando nuovi settori intermedi. Purtroppo, il potere di assorbimento delle industrie manifatturiere tradizionali è ora essenzialmente esaurito, dato la crescità di produttività e le delocalizzazioni. Di più, oggi, la maggiore produttività, e dunque le contraddizioni più acute, riguardano sempre di più i settori ad alta tecnologia. Fu detto che 20 % della forza di lavoro complessiva sarà presto sufficiente per produrre tutte le merci e i servizi socialmente necessari. Il dilemma risulta dunque molto chiaro. Il capitalismo è ora confrontato alla proverbiale crocevia predetta da Karl Marx. Deve scegliere tra una società democratica o una società regressiva. La prima sarebbe fondata sulla dignità conferita ad ogni cittadino dalla spartizione del lavoro disponibile , partorita dunque dalla ''flessibilità'' raggiunta tramite la riduzione generale del tempo di lavoro legale per lo stesso salario reale, tipo 35 ore settimanali, con tempo parziale e ore supplementari residuali; cioè, una ridistribuzione più equa della ricchezza, necessaria per consolidare le basi fiscali e il potere di intervento dello Stato, assieme alla consolidazione dei fondi contributivi e dei programmi sociali. La seconda riposerebbe invece sopra una società di casta regressiva fondata sopra la ''precarietà'' generale sotto forma di una nuova schiavitù e di una nuova domesticità sostenuta da una ridistribuzione sociale ferocemente iniqua. A sua maniera, il grande rivoluzionario americano Thomas Paine, come Karl Marx, aveva già scelto la prima alternativa, la sole ad essere realmente compatibile con la libertà e l'uguaglianza umana. Nietzsche, e con lui tutti i filo-semiti e i non-filo-semiti nietzschiani, fra i quali in prima linea i guerrafondai sionisti di destra, hanno scelto la seconda alternativa. Huntington, l' ''Americano tranquillo'', teorico al suo tempo dei ''strategic hamlets'' del Vietnam, ha di nuovo disegnato la mappa delle guerre di civiltà contemporanei nella tranquillità del suo covo universitario. Bush, Rumsfled, Wolfowitz, Perle, Kristol, Kagan, Sharon, ma anche Shimon Peres, sono oggi occupati a implementare questo piano. Oggi, Alain Bauer, a suo tempo grande maestro traviato del Grand Orient de France, con l'aiuto di molti altri, cercano attivamente a fare la loro parte.
Ovviamente, questo include il ritorno ai muri di fortificazione, al baratolo delle libertà repubblicane in favore della sicurezza delle élites, e alla sostituzione di una gerarchia multiconfessionale al posto della libertà di coscienza. Questi nietzschiani sono in realtà più convinti di Hegel e Marx della pertinenza della ''dialettica dello maestro e dello schiavo''. La loro scommessa risiede nella convinzione che i nuovi schiavi potranno essere indotti con l'uso del ''martello'' nietzschiano a temere, forse anche a rispettare ed a amare, i loro maestri, almeno se riescono a controllare in permanenza la formazione della coscienza delle classi e dei popoli dominati! La paura può essere tecnicamente indotta con i sistemi tecnologicamente molto intrusivi legati ai regimi di Homeland security con il loro corollario di repressione brutale ed illegale (vedi, ad esempio, le varie false allarmi in materia di sicurezza nei Stati Uniti assieme allo statuto illegale di Guantanamo, ecc.) Rispetto e amore per i ''maestri'' sono una tutt'altra cosa. Suppongono una vincente guerra preventiva contro l'intelligenza critica e contro il mezzi necessari per poter utilizzare l'intelligenza odierna in un modo socialmente utile. Questo include la desiderata pastoralizzazione del Mezzo Oriente come pure di ogni altro rivale potenziale del nuovo impero teocratico. Non soltanto viene chiesto a questi rivali di abbandonare unilateralmente ogni mezzo di dissuasione militare, li si chiede, in oltre, di diventare dei protettorati subordinati al impero, e desiderosi di abbandonare le loro ricerche scientifiche e tecnologiche più avanzata in favore delle caste imperiali dominanti. Questa strategia include ovviamente il monopolio imperiale dell'educazione e della propaganda. Oggi, l'educazione è dappertutto in fase di privatizzazione, in Europa come altrove. Malgrado la sconfitta del ''paradigma della convergenza'', i mezzi di comunicazioni di massa dominanti controllano gia i ''flussi autorizzati delle comunicazioni''. Si ha così l'illusione di produrre la ''deferenza verso l'Autorità'', specialmente quando questa ''Autorità'' è fondata su incestuosi diplomi teocratici e massonici con l'aiuto di lettere pastorali ed altre lettere di raccomandazione! (Si possono facilmente paragonare i risultati intellettuali e etico-politici di un Rove, un Frum, un Kagan, un Perle ed altri di questo tipo, con quelli di qualunque marxista autentico di vostra conoscenza. Paragonate di più la produzione ''brillante'' e molto mediatizzata di tanti famosi ''pitres'' desiderosi di celebrità con la produzione dei pre-citati o quella dei loro amici! I più sconci fra di loro hanno imparato con rapidità a formarsi alla scuola dei sceneggiatori di secondo ordine di stampo contro-rivoluzionari polacchi: hanno così cercato a mascherare la loro ''minestra'' come un dubbioso miscuglio (nietzschiano) di reportage e di finzione! Tutti questi reazionari sono ora impiegati a ''discostruire'' - molti di questi purtroppo sono pagati con spesa pubblica - i concetti democratici per eccellenza. In primo luogo quelli che affermano che le uniche ''autorità'' che si debbono rispettare sono il metodo scientifico e la libertà di coscienza necessaria per adoperarlo.) Si può dunque concludere che I bassi cleri nietzschiani fanno gia del loro meglio per turbare la coscienza del proletariato e di tutti i cittadini democratici. La costruzione ''del'' tempio a Gerusalemme fu già pianificata e sappiamo tutti che tipo di oppio debilitante un tale tempio può distillare nello spirito della gente! Per i reazionari moderni, rimane solo da preparare il palcoscenico costituzionale idoneo per permettere una regressione sottile e ''legale'' verso la società teocratica di caste, tramite l'esproprio preliminare e proteiforme dei diritti fondamentali dei cittadini, incluso il diritto di resistere culturalmente e democraticamente.
Ecco cos'è realmente implicato nell'offensiva volgare e brutale che sta cercando di iscrivere l'abolizione, mascherata come superamento, della laicità nel progetto di Costituzione europeo. ''Make no mistake about it'', non vi fate nessuna illusioni, si tratta di una guerre di terrore scatenata con machiavellica freddezza contro tutti i popoli. Per ora la resistenza può ancora essere condotta legalmente e con mezzi pacifici. Non dimentichiamo però che molte logge massoniche ed altre società segrete, i cui membri hanno infiltrato la maggioranza dei centri di decisione europei in matteria economica, culturale e politica, hanno già scelto il neoliberalismo globale il più scatenato con il ritorno parallele ad una nuova schiavitù ''soft'' e sorridente. (Questi gruppi che agiscono nel dietro scena includono i servizi di sorveglianza e di informazione legali e par-legali crescentemente messi al riparo di ogni scrutinio democratico.) Questo risulta anche vero per i partiti politici: né la sinistra né i cerchi oramai ''disorientati'' dei partiti comunisti rimanenti sono del tutto immuni a questa infiltrazione (la prova più ovvia si trova nel silenzio rinnegato e nell'autocensura intollerabile che caratterizza l'attitudine verso la legge marxista del valore e verso la necessità di resistere apertamente, senza se e senza ma, a tutte le forme correnti di contro-riforma sionista. Per alcuni tizi, Marx è diventato un ''spettro'', una scelta che potrebbe presto ritornare a tormentargli. In tempi normali e razionali, questo avrebbe dovuto causare un'insorgenza intellettuale e etica immediata della base militante e di tutti gli altri rappresentanti autentici della sinistra, in modo da ristorare al più presto l'onestà e la credibilità della Partito.) (2)
Oggi, la vigilanza e la mobilitazione democratica sono vitali se vogliamo evitare un conflitto più aperto e feroce in seguito. Come i nietzschiani lo sanno perfettamente, i ''numeri'' contano. Ma fanno la differenza solo se rimaniamo intellettualmente e politicamente svegli. La conoscenza scientifica e il buon senso comune sono decisamente da parte nostra. Dobbiamo farne il migliore uso possibile e rendere accessibile le conoscenze scientifiche più avanzate per il beneficio di tutti, senza tradirne il significato autentico. Dobbiamo umilmente invocare l'intelligenza critica di tutti i nostri concittadini. La riduzione nietzschiana dello spirito scientifico, capovolto al fine di servire unicamente come semplice strumento di dominio di casta, viene contrastato dal fatto che le persone ordinarie godono ancora del beneficio della pubblica educazione: sono ancora capaci di ''leggere'' e di scrivere, e sanno intimamente che debbono leggere entro le righe per accedere alla verità. Le offensive massive di menzogne e di offuscazioni messe in scena prima e dopo il 9/11, come pure quelle che accompagnarono la guerre in Iraq, vengono rapidamente demistificate. Ma questo no basterà per disarmare i filo-semiti nietzschiani. Al contrario! Almeno che le istituzioni e lo spirito repubblicano non si raffermano, questo le indurrà a portare avanti con una arroganza più grande le loro campagne di menzogne criminali e le loro azioni criminali condotte in segreto. Niente può essere così facilmente strumentalizzato da questi pagliacci politici criminali come il finto o reale terrorismo. Dopo tutto, chi pretendesse essere dei ''nichilisti svegli'' capaci di guidare con furbizia tanti di quelli ''militanti nichilisti'' senza sospetti, producendo con un tale processo, tanti di quelli veri o falsi ''blowbacks''?
Oggi la democrazia sta combattendo la sua più grande battaglia. Non può permettersi di perdere. Una vittoria pacifica rimane tuttora possibile se si dimostra capace di mobilizzare tutta la sua intelligenza critica e lo spirito di tolleranza necessario per guadagnare, con la persuasione, la fiducia della maggioranza dei cittadini e dei loro rappresentativi politici e giuridici. Il progetto filo-semita nietzschiano deve essere fatto a pezzi con la critica scientifica, i suoi piani politici debbono essere totalmente ''dicostruiti'' e le sue pretensioni teocratiche ridotte senza pietà a pezzetti, badando bene che non li sia possibile di riemergere delle proprie ceneri. Nello stesso tempo, il più grande rispetto per le convinzioni intime di tutti i cittadini nel loro spazio privato rimane il segno delle battaglie democratiche le più autentiche e dimora una necessità per guadagnare l'ultima battaglia. Sopra tutto, mentre ci affaccendiamo con questo dovere sacro, non dobbiamo mai confondere gli elementi e le classi di destra con il popolo intero o con gruppi umani interi. La demarcazione rimane un prerequisito del pensiero scientifico, al pareggio con la chiarezza di vista etica. Le linee seguenti sono intese come un contributo ad una collettiva ''rivalutazione di tutti i valori democratici.''
Preambolo e separazione secca della chiesa e dello Stato.
Come si può ben immaginare, Roma non ''creò'' il mondo, neanche lo fecero i Dei Romani. Lo stesso risulta vero per Israele: malgrado tutto quello che i rabbini insegnano in modo totalmente a-scientifico, Israele non creò il mondo. In realtà, ha anche preso i suoi Elohimi e il suo Dio dai Mesopotamiani. Chiunque vorrebbe mettere in questione questa affermazione nel campo storico sarebbe solo una persona menzognera e fraudolente. Tutte le persone di ispirazione religiosa che crederebbero di potere mettere in dubbio questa evidenza storica e scientifica non sarebbero niente altro che dei ciarlatani e degli oscurantisti propensi a dimostrare una miserabile compressione qualitativa delle loro proprie credenze. Particolarmente se queste persone utilizzerebbero queste credenze fallaci per ricostruire un tempio sopra le terre occupate di un'altro popolo, al costo di una guerra permanente di civiltà, tale quella lanciata da Sharon, Wolfowitz, Rumsfeld e Bush. Detto questo, ognuno ha il diritto alle sue credenze religiose nell'ambito della sua vita privata. Risulta dunque più importante che mai presentare una confutazione delle falsità esclusiviste accompagnata in parallele da una difesa ragionata del principio di laicità.
Il principio di laicità consiste nella garanzia rigorosa della libertà di coscienza, in altre parole la libertà di credere o di non credere in uno dio o dei dei. Questo principio deve essere iscritto nel Preambolo della Costituzione europea come pure nel corpo del testo della Dichiarazione Universale dei Diritti fondamentali privati e sociali, subito dopo l'articolo destinato a proteggere la libertà religiosa. Se questo no può essere raggiunto, la Costituzione europea dovrà rimanere scrupolosamente silenziosa in questa materia, lasciando ad ogni Stato membro la latitudine di definire la sua propria strada in proposito. Ogni costituzione europea inclina ad alludere a ''radici'' religiose specifiche dovrà essere rigettata senza la minima esitazione come strumento di discriminazione verso tutte le altre religioni e verso le credenze agnostiche o il semplice ateismo. Il soggetto è realmente vitale: ci richiama semplicemente al concetto di ''sovranità politica'' che ognuno di noi ha adottato. La sovranità politica può essere derivata da un'origine divina (teocrazia) o può emanare dal popolo sovrano (repubblica, democrazia.) L'Europa non può diventare un'altro Vaticano; e neanche può diventare un'altro Stato d'Israele (il cosiddetto ''Stato ebraico'') destinato ad essere definito come Stato ufficialmente razzista e teocratico (uno riservato specificamente ad un solo gruppo religioso e etnico.) Solo il principio di laicità è veramente degno della lunga storia legata al umanesimo europeo. Rappresenta esattamente il contrario del regime di multiconfessionalità (3) desiderato da Alain Bauer (ex-grande maestro del Grand Orient de France), da Stasi o dai suoi amici che sperano nella reintroduzione del oscurantismo religioso dentro le scuole pubbliche, senza mai insistere con serietà sopra i diritti uguali delle credenze agnostiche, atee, o anche della pare dignità della forme d'ateismo che ho descritto come una ''psicologia di liberazione'' secondo un'insieme di parametri scientifici presentati per la prima volta nel mio Pour Marx, contre le nihilisme.
Il Preambolo della Costituzione europea dovrebbe similarmente includere una condanna di tutte le forme di razzismo perché diametralmente contrarie all'umanesimo europeo. Dovrebbe sottolineare il fatto che, mentre l'antisemitismo costituisce una forma ideologica e storica seria di razzismo, l'esclusivismo in ognuna delle sue forme costituisce un tipo di razzismo virulente. Un'applicazione rigorosa del principio della laicità costituisce la migliore misura profilattica contro l'esclusivismo religioso. Però solo delle misure legali rigorose potranno combattere l'esclusivismo politico, per la semplice ragione che ogni forma di esclusivismo politico costituisce una violazione diretta dei principi costituzionali d'uguaglianza, di tolleranza e di libertà (particolarmente la libertà di coscienza.) Le discussioni sterili dovrebbero essere evitate, particolarmente perché hanno spesso la loro origine in gruppi potenti, con dirigenti residenti sovente fuori d'Europa. In effetto, il Preambolo dovrebbe prendere la precauzione preventiva di aggiungere che l'antisionismo rappresenta evidentemente un'opinione politica interamente legittima (tanto ideologicamente quanto storicamente), una che come tale dovrebbe essere sussumata sotto le provvisioni precedenti che garantiscono la libertà di espressione e di opinione. In realtà, Th. Hertzl non era un profeta. La sua comunità di origine intrattiene delle opinioni molto diverse sopra cosa si debba considerare legittimamente ''sionista'' dopo 1947 o ancora dopo il 15 maggio 1948. Sopra tutto, il Preambolo della Costituzione europea dovrebbe condannare con la massima severità ogni forma di sionismo di destra. Questo rappresenta un'obbligazione morale per ogni cittadino europeo, di qualunque origine. Questa condanna universale risulta ancora più importante in Europa, dato che l'anti-esclusivismo, come dovere etico, viene messo sotto l'auspice della resistenza al nazismo e al fascismo. In quanto tale, questo rappresenta un dovere verso la memoria storica autentica, un dovere che lega tutti i Stati europei la cui legittimità assieme alla propria costituzione nazionale deriva dalla resistenza, almeno quando la loro costituzione no fu redattata oltre Atlantico.
Dobbiamo ricordare che il sionismo è un movimento proteiforme nato con i pogrom e con l'Affaire Dreyfus. Riusci dopo a imporre la sua visione all'Occidente come conseguenza della colpevolezza indotta della politica di sterminio razziale condotta dai Nazisti. Dopo che l'Organizzazione di Liberazione della Palestina (OLP) riconobbe il principio della ''scambio di tutti i territori occupati contro la pace'', il sionismo come tale prese un'altra strada potenzialmente fruttuosa, benché questa viene ignorata da troppa gente che dovrebbe essere più cauta. Di fatti, con le avanzate compiute ad Oslo, il sionismo divenne finalmente compatibile con l'esistenza legale incontestabile dello Stato di Israele in cambio del riconoscimento israeliano dell'esistenza di uno Stato palestinese sovrano, indipendente e viabile, sito su tutti i territori occupati menzionati dalle Risoluzioni onusiane 242 e 338. Il sionismo di destra non è altro che una pericolosa perversione impregnata da caratteri fascisti, coloniali e teocratici che di più rivendica apertamente la sua essenza razzista. Pianifica apertamente l'abolizione del popolo palestinese come popolo e mette in opera delle misure calcolate per provocarne la deportazione ''silenziosa'' dalle sue terre residuali, con lo scopo di usurpare queste terre e di costruire un utopico Stato di Israele (Eretz Israele), uno State falsamente creso capace di potere imporre la ricostruzione del tempio illegittimo di Salomone purtroppo privo di ogni testimonianza storica scientificamente stabilita. E per di più di costruire questo tempio sulle cenere di Haram al-Sharif, il Terzo Luogo Santo dell'Islam nella Gerusalemme Est palestinese! Questo progetto lunatico è di per se mostruoso in quanto implica, in modo crescente, l'umiliazione brutale del popolo palestinese e di un intero gruppo umano composto dal 1,2 miliardo di Musulmani attraverso il mondo, tutto questo per causa di un altro piccolo popolo precedentemente perseguitato. In oltre, questo progetto implicherebbe una guerra permanente di civiltà seguita, di conseguenza, da un vergognoso e fraudolente tentativo di costruire l'impero filo-semite nietzschiano necessario per mettere in opera questa paurosa scelta teocratica globale. Un tale progetto implica similarmene la restrizione e la soppressione delle nostre preziose libertà civili in cambio di una falsa ''sicurezza'' destinata solo a poche caste dominanti. Tutto questo è evidentemente diametralmente opposto ai valori sviluppati durante la storia dell'Europa, particolarmente i valori nati con la Resistenza al nazismo e al fascismo. Nessuna intimidazione potrà mai essere tollerata a proposito. Nessuna denuncia non provata di antisemitismo, fatta con lo scopo di mascherare il sionismo di destra, dovrà mai essere tollerata dal sistema giuridico. Come ben sappiamo, la confusione e l'amalgama fanno spesso lettiera alla forme più violenti di oscurantismo, un oscurantismo solo pronte a scusare i suoi propri crimini di guerra come una forma legittima di autodifesa ogni volta che lasciamo fare questa ciarlatanesca arroganza senza contrastarla.
Dobbiamo sottolineare l'obbligo per l'Europa di istituire una commissione multietnica, riunendo nel suo seno tutte le credenze, religiose e non-religiose, con un mandato chiaro, quello di fare il monitoraggio del razzismo in tutte le sue forme in Europa. Questa Commissione multietnica sarebbe investita dal potere di presentare le sue ''raccomandazioni'' alle autorità competenti. In modo più importante ancora, sarebbe l'unico gruppo del genere a possiedere un mandato ufficiale. Eventualmente, potrebbe scegliere di decidere di ascoltare altre organizzazioni con un mandato simile, con la consapevolezza che spesso queste organizzazioni rappresentano solo dei gruppi di pressione creati per la difesa di un unico gruppo etnico o religioso. E chiaro però che questa Commissione multietnica europea non avrebbe nessun obbligo legale di procedere con queste consultazioni. In modo più importante, a questa Commissione verebbe attribuito il mandato di definire i termini tecnici e legali in maniera operazionale con lo scopo di raggiungere una comprensione concreta delle situazioni vissute. Questo gli permetterebbe di intervenire con massima intelligenza ed efficacia. Questa azione non potrebbe avere altri caratteri che preventivi ma, nondimeno, sarebbe di un'eminente utilità per troncare ed eliminare alla radice ogni fallace scivolamento. La repressione per parte sua deve dipendere di istanze e di metodi assai diversi. Le diatribe più o meno strumentalizzati in materia non sono di grande aiuto; possono solo diventare contro-produttive quando vengono lanciate e sopportate da vari gruppi organizzati come delle ''sette'' che troppo spesso divengono preda del sindrome del ''politically correct''. In questi casi, la Commissione dovrebbe prendere in considerazione una valutazione comparativa degli atti razzisti che avrà scoperto ed analizzato. In questo modo, sarebbe in grado di non scusarne nessuno e più giustamente di condannarli tutti in uguale misura. Non importa quello che uno può pensare del significato storico, filosofo o nietzschiano della ''Shoah'', queste interpretazioni sicuramente non autorizzano nessuno, sopra tutto in Europa, a credere che un insulto anti-islamico sia meno serio di uno che fosse diretto contro persone di origine ebraica. L'incomprensione di questa evidenza primaria implica irrimediabilmente un'incapacità tra due campi etico-politici che debbono essere mantenuti totalmente distinti. L'anti-arabismo e l'anti-islamismo di Ebrei individuali (che siano di nazionalità israeliana o no) che vivono in Europa deve essere considerato con esattamente lo stesso criterio di ogni altra forma di razzismo. Però, le stesse manifestazioni di anti-arabismo e di anti-islamismo in provenienza delle organizzazioni ebree, poco importa quali siano, sono ontologicamente inaccettabili e debbono essere condannate con il massimo rigore e la massima severità. In effetti, il ruolo legittimo della Commissione multietnica consiste nel eliminare rigorosamente ogni gerarchia tra tipi di razzismi, combattendoli tutti per una buona e semplice ragione, cioè l'evidenza che tutti i cittadini e tutti gli immigranti presenti in Europa sono nati con lo stesso diritto inerente all'uguaglianza umana. La massima vigilanza dovrà dunque essere esercitata per capire e contrastare i focolari politici e religiosi che servono a spargere queste perversioni etiche. Questa concettualizzazione, la sola che può rivendicare di essere democratica e non-esclusivista deve essere generalizzata a tutti i Stati membri dell'Unione Europea. Si legittimerebbe così le attività e le raccomandazioni della Commissione multietnica. Ci risparmieremmo dunque il tipo di indegnità verificatosi all'inizio della Seconda Intifada, quando un Ebreo italiano, che si era battuto il viso da solo, dichiarò in pubblico di essere stato picchiato da gruppi ''antisemiti''. Questa versione fabbricata fu istantaneamente mediatizzata alle ore di grande ascolto popolare, dando luogo a denunce arroganti e avvolte di falsa superiorità morale da molte organizzazioni italiane e ebree-italiane che non hanno mai cercato di sostentiare i fatti allegati, come fu pietosamente dimostrato in seguito dalla confessione di questo sciagurato cittadino italiano. Ovviamente, sappiamo tutti che questo tipo di episodio è veramente raro e molto eccezionale. Può anche essere occasionato da motivi sinceri ma deplorabili. Malgrado tutto, questo tipo di scivolamento arrogante dovrebbe essere evitato come la pesta per la semplice ragione che i principi morali e politici rivendicati dalle istituzioni nazionali ed europee debbono rimanere senza macchie per mantenere la loro imparzialità e la loro credibilità.
Il Preambolo dovrebbe ugualmente imporre alla UE e a tutti i suoi Stati membri l'obbligo di integrare tutti i suoi abitanti. Le politiche specifiche necessarie per compiere questa integrazione possono essere lasciate a la decisione di ogni membro nella misura in cui saranno prese tutte le precauzioni per evitare la sovra-rappresentazione di specifiche comunità etniche, religiose o economiche nei centri principali di presa di decisione politica e nella società civile. Quando viene confermata anni dopo anni, questa sovra-determinazione sistematica non dimostra niente altro che il segno di un nietzscheismo di casta, il quale rappresenta un insulto gravissimo contro l'evoluzione storica legata al senso del umanesimo europeo e mondiale. Questo umanesimo perde ogni valore se privo di una reale uguaglianza di opportunità che sola può garantire la mobilità sociale sulla base del merito, almeno quando quest'ultimo viene certificato con criteri oggettivi invece di dipendere unicamente da lettere di raccomandazione incestuose o da lettere pastorali, o ancora da altre protessi di questo tipo. Attualmente, certe persone amano prendersela con il concetto di ''discriminazione positiva'' o con quello, fabbricato in modo pernicioso su misura, di ''communautarisme''. E ovvio che queste querelle ideologiche hanno un solo obbiettivo, quello di proteggere le posizioni già acquisite, spesso senza merito vero, dalle loro comunità di origine; oggi, quest'ultime possono godere in silenzio dalla perpetrazione sistematica degli privilegi esistenti, all'immagine di quella esibita da tutte le società di classe, ed in particolare al interno delle società capitaliste e teocratiche-capitaliste. Sarà quel che sarà. Però una società moderna degna del nome dovrebbe assicurarsi che tutti i suoi membri possano godere di una pari opportunità, prima di essere confrontati al processo di selezione tinto dal suo orientamento di classe. Purtroppo, la mesa in opera delle misure destinate a facilitare il riconoscimento della parità del merito non bastano. In addizione, la preoccupazione maggiore delle società moderne dovrebbe essere di evitare la discriminazione razziale e di classe troppo spesso giustificata dall'empatia di casta. Per sfortuna questo risulta troppo ovvio per molti processi di selezione senza alcuna oggettività, in particolare per quello che riguarda l'assunzione ai posti di lavoro. Il settore privato rimane il più colpevole anche se il settore pubblico non si mostra ancora all'altezza. Sappiamo tutti che queste pratiche portano furtivamente ad una sovra-discriminazione anti-democratica e anti-costituzionale di certi gruppi, o anche di qualche individui, ogni volta che lo Stato rifiuta di fare la sua parte in quanto arbitra imparziale.
La Costituzione europea dovrebbe similarmene insistere sopra il pregio dato dall'Europa ad un sistema di educazione laica, universale e pubblico. Questo implicherebbe un'applicazione stretta del principio di laicità. L'insegnamento della religione dovrebbe essere messa al bando di tutte le scuole, pubbliche o private. Queste instituzioni dedicate all'insegnamento non hanno vocazione ad insegniare nessun catechismo e nessun articolo di fede, la loro missione essendo invece di insegnare i modi del ragionamento critico associati con l'investigazione razionale, critica e scientifica. Vice-versa, in uno sforzo diretto ad evitare i dannosi processi dialettici troncati, che possono gettare le basi della ''servitù volontaria'' nella mente dei studenti, si dovrebbe fare uno sforzo per integrare l'insegnamento comparativo di tutte le religioni alla luce dello sviluppo congiunto della logica e della storia dello spirito dell'Illuminismo, o più giustamente dei Lumi, come pure dei principi essenziali dell'etnologia e della archeologia moderna. Questi soggetti dovrebbero essere integrati negli programmi accademici ordinari o fare l'oggetto di corsi specifici, le schedine accademiche permettendo. I corsi consacrati alla religione di per se possono essere tollerati ma solo come corsi opzionali permessi dai genitori e offerti al di fuori delle schede accademiche ordinari. In qualche paesi si tratterebbe di corsi opzionali offerti il giovedì pomeriggio, il che significherebbe la reintegrazione del sabato mattina nelle schede accademiche normali. (Il recupero di quest'ultimo periodo si avverrebbe necessario per permettere agli alunni ad imparare ad un ritmo normale, specialmente durante la tenera infanzia, ma fu abbandonato per delle regioni oscurantiste che nessuno ha il coraggio di spiegare in pubblico, presumibilmente per paura di essere labelizzato da antisemita dalle organizzazioni contemporanee le più notoriamente esclusiviste, e da i loro porta-parole spesso molto attivi nel dietro-scena.) Il rifiuto di avvallare la minima regressione, come ad esempio quella che sarebbe contenuta nel ritorno ad una scuola multiconfessionale, dovrebbe anche implicare la fine immediata di ogni finanziamento pubblico delle scuole e delle università private, ogni volte che rifiutano di seguire le regole adottate dal settore pubblico per quanto riguarda il curriculum e il processo di assunzione degli insegnanti. (Ovviamente, in Italia, si deve rispettare la Costituzione che recita chiaramente che le scuole private possono esistere ma non possono ricevere soldi pubblici. Nondimeno, il curriculum delle scuole private deve sempre adeguarsi a quello del settore pubblico, al infuori dei corsi di religioni opzionali. Se non altro per rispettare l'uguaglianza di tutti i studenti di fronte a tutte le conoscenze umane.) Queste direttive laiche debbono essere imperative per tutti, con l'eccezione dell'assunzione degli insegnati dei corsi opzionali di religione, che presumilmente dovrebbero, almeno parzialmente, essere selezionati dalle loro gerarchie religiose competenti. In ogni caso, il finanziamento pubblico delle scuole private dovrebbe essere eccezionale. In particolare, dobbiamo denunciare la situazione attuale in Italia dove le scuole materne e pre-materne sembrano essere state totalmente abbandonate alle istanze religiose; o ancora quella che prevale in Francia, dove una strana e ''placata'' laicità si traduce con la frequentazione delle scuole private confessionali da rispettivamente il 30 % degli alunni cattolici, protestanti ed ebrei! Naturalmente, è solo una questione di tempo prima che i genitori di origine musulmana chiederanno lo stesso privilegio, specialmente a causa del fatto che attualmente le scuole private confessionali son esentate dagli obblighi introdotti dalla nuova legge relativa all'esibizione dei segni religiosi dentro i mura degli stabilimenti scolastici. (Il ridicolo no ammazza sempre, ma certamente contribuisce ad avvelenare l'atmosfera come Alain Bauer certamente sapeva fin dall'inizio.) Ed ovvio che l'introduzione della multiconfessionalità nelle scuole significherebbe irrimediabilmente l'introduzione nelle istituzioni scolastiche di metodi di valutazione del insegnamento e degli insegnanti interamente soggettivi e personalizzati. Questo a sua volta conforterebbe la sconcia idea di una selezione di origine ''divina'' che rappresenta un'intollerabile confutazione dell'uguaglianza repubblicana e democratica, particolarmente quando la discriminazione sistematica viene messa in opera con i fondi pubblici. L'impatto di questa posizione anti-ugualitaria si fa sentire sopra tutte le dinamiche sotto-giacenti alla mobilità sociale così cara alla Repubblica, particolarmente quando vengono sostrate dall'equalizzazione statistica risultando dagli esami d'ingresso (ad esempio nelle Grandes Ecoles), anche quando questa equalizzazione sulla base della logica dei grandi numeri non è totalmente neutrale dal punto di vista delle classe. Le disuguaglianze di classe formano il contesto culturale di strutturazione degli esami tramite l'accesso alla cultura generale. ( Tutti i professori sanno che non esistono 100 maniere diverse di scrivere le domande degli esami in una materia specifica, in particolare in matematica e nelle materie dette scientifiche. Se uno è abituato da piccolo a negoziare in famiglia questi codici avrà naturalmente più successo degli altri. Questi non sanno nemmeno che la formulazione degli esami degli anni passati è disponibile. Succede spezzo che non lo sanno neanche molti professori. Con tutto ciò, contrariamente a Montaigne, si preferisce una ''testa ben riempita, ad una testa ben preparata''!) Così, non possono essere minimizzate le conseguenze educative-culturali derivanti delle disuguaglianze presenti nelle società capitaliste avanzate dove il rapporto tra bassi e alti salari può eccedere molto di più di 1 a 3 o di 1 a 5, e moltissimo di più se si tiene conto del patrimonio ereditato, benché questi rapporti possono legittimamente esseri considerati come il massimo tollerabile in una società realmente democratica fondata sulla selezione al merito. (Oggi, il Nobel di economia Maurice Allais citando il Internazional Herald Tribune, ci avverte che questo rapporto è superiore a 1 a 500). Il ''merito'' contemporaneo risulta abbastanza sconcio se si considera l'esempio dei speculatori moderni: questa gente non è costituita solo dei lazzaroni in camicia bianca che non contribuisce un singolo cent alla creazione della ricchezza economica reale per se, si tratta ancora di gente che può sprecare per se stessa dei salari ''esorbitanti'' e dei ''prestiti garantiti'' offerti come ''bonus'', mentre i piccoli azionisti sono invariabilmente costretti a pagare il costo dei flops ricorrenti, partoriti da questo comportamento speculativo. (Come si poteva facilmente immaginare tutto questo succede senza una minima messa a livello ogni cinquant'anni! Ovvio perché, per loro, l'etica e la storia sembra sempre essere etica e storia ''contemporanea'' malgrado tutta la retorica!) Questi speculatori amano riferirsi a loro stessi con grandi titoli, del tipo CEO (''chief executive officer'' = imprenditore ''duce'', megalomania inclusa?) Una volta saldamente in posto però questi speculatori professionisti, sempre strettamente legati ai loro pari e varie altre coteries, si immaginano di meritare veramente i loro posti! Arrivano così naturalmente ad immaginare l' ''integrazione'' come una cosa semplice, unicamente impegnata con la gestione di una forza di lavoro naturalmente considerata meno qualificata di loro. Questo modo di vedere viene ancora aggravato dalla loro propensione ad occultare ogni concetto di formazione del valore fondata sul lavoro umano! Non per caso li vediamo accusare con molto presunzione il ''communautarisme'' come il pericolo suprema, senza mai menzionare le filiazioni matriarcali e patriarcali o altri costumi simili strettamente intrecciati con i modi di trasmissione della proprietà privata e con lo statuto etnico. In realtà, sono istintivamente pronti a difendere questi meccanismi di trasmissione, per così dire, con l'ultima goccia di sangue. È ovvio che ''communautarisme'' per loro rappresenta solo un concetto di lotta e di selezione. Se si prendesse i loro anatema anti-comunitario sul serio, ogni tentativa di generalizzarlo per le matterie considerate di pregio dalle loro comunità di origine, sempre però con spirito coerentemente repubblicano, vi esporrerebbe subito al rischio di essere catalogato come un pericoloso ''antisemita'' . In modo che, alla fine, sarete probabilmente grati al Corano e al Codice civile per il loro doppio fallimento nel codificare queste matterie con troppo rigidità anche loro!
Dato un buon controllo delle leve istituzionali, risulta sfortunatamente tropo facile diminuire i principi laici e seminare intenzionalmente la discordia, ad esempio con la produzione di reductio ad absurdum logici, studiosamente pensati per tradire i principi repubblicani che si pretende difendere in pubblico. Questi tentativi debbono essere rapidamente denunciati e condannati senza troppo cerimonie. Questi tipi di strumentalizzazioni non sono nuovi. Sono derivati dalle tecniche di dominio tradizionalmente utilizzate dalle caste dominanti, gruppi sempre occupati a studiare mezzi e strade per dividere i loro oppositori attuali e potenziali. Queste caste sono anche conosciute per i loro tentativi di creare artificialmente dei falsi gruppi di opposizione destinati ad operare come dei cosiddetti ''militanti nichilisti'' manipolabili e discreditatili a volontà dalle ''élites'' dominanti e da i loro mass media. Sono tecniche vicine a quelle concepite e mistificate da Derrida con il suo pseudo-concetto di ''déconstruction'' anche se questo addetto della vacuità filosofa, coltivata come arma di dominio di classe, sapeva benissimo che no stava inventando nulla di originale quando lo propose. (Prendendo appoggio sopra fatti documentati, pensiamo notabilmente qui al patetico e intrigante Alain Bauer, l'ex-Grande Maestro del Grand Orient de France, ai suoi accoliti, ed alla loro strategia - ancora non portata a termine - sviluppata con la ''questione del velo'', una questione data in pubblico come strettamente legata alla laicità e al trattamento dei simboli religiosi ma, in modo sintomatico, solo nelle scuole pubbliche, le sole ad essere frequentate in massa dai studenti di origine culturale musulmana! In altre parole, il problema reale, proprio quello che non viene mai discusso in pubblico da questi patetici massoni sionisti, concerna il posto legittimo nella società francese della comunità di origine musulmana, vergognosamente sotto-rappresentata malgrado il fatto che raccoglie più di 5 o 6 milioni di persone, mentre ci sono tutt'al più 300 000 ebrei Francesi. (In Italia gli ebrei non sono più di 6000 o 16 000 secondo cifre non-ufficiali.) Questi cittadini francesi di origine ebrea sono grossolanamente sovra-rappresentati ovunque nelle posizioni dirigenti della società francese (incluso dentro il Partito comunista francese) all'immagine di quello che si verifica oggi in tutto l'Occidente, malgrado le provvisioni costituzionali mirate esplicitamente all'uguaglianza. Basta dire che il Sg. Stasi non esitò a dichiarare al giornale Le Monde, con la dovuta ossequiosità che condivideva la stessa idea della laicità di Wojtyla! Dichiarando questo non poteva ignorare che dava una mano a tutta quella gente che si adoperavano, fortunatamente senza un successo completo, a scrivere nelle leggi repubblicane francesi una fraudolente e anticostituzionale definizione della laicità. Una che mirava, in realtà, alla reintroduzione de facto della multiconfessionalità, dato che ometteva di menzionare la pare dignità delle credenza non-religiose. (Dobbiamo sottolineare qui che la scienza implica una metodologia per definizione non-religiosa.) Questa macchinazione anti-repubblicana significa naturalmente il ridimensionamento della libertà di coscienza e di opinione. Sopra tutto costituisce un attacco frontale alla sovranità del popolo, la sola forma di sovranità che può essere pensata in un regime repubblicano. Il fatto sta che questi massoni e i loro amici si credono ''ad un botto'' più potenti che non siano in realtà, dunque capaci di andare contro le mie messe in guardia sin dall'inizio, tali che possono essere valutate nel mio ''Lit du néo-fascisme'' e la sua ''Annexe''. (Lo fecero però senza dare le fonti, una disonestà intellettuale nietzschiana molto caratteristica di questa gente e di tante altre persone come loro.) La verità storica è che i miei saggi furono valutati da questa gente come una sfida contro la quale stanno cercando di montare una contro-offensiva, provando a convincere i cittadini francesi che ''la laicità non è altro che un'ideologia come un'altra'' (!) semplicemente perché questo importantissimo e fondamentale principio repubblicano rappresenta oggi l'ostacolo più importante alla loro volontà di strumentalizzare una regressione filo-semite nietzschiana compatibile con la ricostruzione del loro tempio. Di più, hanno tratto di tutto ciò la ''consapevolezza angosciata'' che le loro manipolazioni iniziali furono frantumate in un colpo in mille pezzetti. Così, furono portati ad cercare a sviluppare una fallace e vigliacco concetto, un concetto che in realtà rappresenta un insulto alla memoria storica veritiera, quello di una cosiddetta ''sinistra antisemita''. In modo caratteristico, però, lo fecero mentre si sforzeranno di non citare le fonti delle loro paure perché questa gente è sempre disposta istintivamente a prendersela con l'ombra degli angeli nonché con gli angeli medesimi. Dimenticano semplicemente che nessuna legge potrà mai, senza gravissime conseguenze, cancellare l'eredita repubblicana conquistata con tanta abnegazione, né il suo spirito di uguaglianza. Come sappiamo già, quando viene puntata contro la gente, l'illusione del potere supreme non è altro che pulsione lunatica degna di autentici ''pitres''. L'illusione che uno può coprire i concetti e le teorie dell'opposizione sotto il pesante mantello del silenzio non è a fatto una forma di ''stalinismo''. E molto più grave per l'Umanità, perché si tratta di una forma di nietzscheismo, in questa istanza una forma filo-semite, cioè una forma della stessa ideologia deleteria che menò alla pubblicazione, con l'appoggio del marketing di massa, delle ''opere'' di Ezra Pound, sicuramente un ''grande'' scrittore molto in avanzo rispetto ai suoi tempi, o alla pubblicazione di tante Oriana Fallaci. I nomi stessi di questi ''autori'' ci dispensa di ogni commentario, eccetto forse per l'obbligo etico di menzionare, parallelamente a queste referenze archetipiche subalterne, il tanti ''pitres'' conosciutissimi, adulati dai mezzi di comunicazione, e venduti con lo stesso zelo che si mette per vendere i consueti beni di consumo quotidiani. Chi può ignorare il destino riservato nel passato, e senza dubbio nel futuro, dai veri democratici a queste pseudo-teorie nietzschiane ed alle loro varianti? Noterete, en passant, come tutto questo milita in favore dell'abolizione di tutte le logge massoniche, o per lo meno, per la loro accettazione di regole di trasparenza democratiche. Questa ripresa in mano democratica si avvera necessaria in modo da giugulare la nefaria influenza politica e sociale esercitata da queste sette non-elette ma sempre impegnate a coltivare il segreto, e le credenze le meno confessabili, con la vana speranza di potere controllare gli eventi storici e le menti umane, e così di influenzare i processi di presa di decisione democratici dietro le spalle di cittadini fiduciosi e delle loro organizzazioni democratiche legittime.
Ma è proprio urgente dare l'allarme e rimanere sulla nostra guardia di fronte alla pericolosa e devastante mistura di disoccupazione e di arroganza esclusivista? Siamo obbligati di riconoscere che i maggiori proponenti della ''dicostruzione'' multiconfessionale del principio di laicità sono, al medesimo tempo, i maggiori e più vocali porta-parole del globalismo neoliberale nelle loro forme più brutali. Sono diventati i più accaniti avocati dell'introduzione delle forme moderne di schiavitù e di nuova domesticità, grazie alla riduzione forzata di una forza di lavoro già segmentata e ridotta alla massima precarietà. Ovviamente, pensano che una volta ridotta ad un tale livello di pauperizzazione e di vulnerabilità economica e psicologica, questa nuova forza di lavoro maggioritaria perderà ogni volontà di resistenza corporativa o di lotta esercitata tramite i suoi sindacati ed organizzazioni politiche. Pensano che sarebbe possibile trasformare l'intera forza lavorativa in un stato di totale dipendenza rispetto alla distribuzione quotidiana del pane e dei giochi di circo, in tal modo che l'oppio dispensato dai loro tempii potrà facilmente compiere il resto. A questo punto, si suppone che i domestici siano pronti ad adorare i loro maestri in uguale misura alla loro supposta ignoranza della ''Istruzione ai domestici'' di Swift, per non parlare della loro presunta ignoranza di Paine, Marx, dei Bolscevichi e dei Maoisti! Andando di questo passo, i promessi ''indomani'' hanno il potenziale di procurare considerevole disappunto. Perciò, ognuno di noi deve assumersi la sua propria responsabilità. È l'unico modo per evitare che in futuro certe genti ritornano a raccontarci le loro storie usuali, con i soliti e studiati elogi dei loro ''maestri'' (''maîtres à penser''), i loro ''mentori'' presi in prestito, come Nietzsche e Heidegger, assieme con le loro reali anche se ''mascherati'' fonti ''sveglie'' possedute in comune. Certe ''battaglie delle idee'' debbono essere concepite come le ultime del genere, altrimenti non meritano di essere combattute.
Oggi il principio di laicità è soggetto ad ogni tipo di ingerenza in Europa. Particolarmente da parte di Wojtyla e della Polonia di Brzesinski (come pure di alcuni gruppi in Italia), anche se i cattolici praticanti non costituiscono più di un infima minorità (attorno al 5 %) perché insistono per vivere la loro spiritualità nel più grande rispetto delle loro libertà repubblicane e democratiche. L'intromissione sgarbata delle organizzazioni ebree che seguano come pecore la linea dettata del governo israeliano del momento è oggi sfortunatamente diventata ovvia. Per tagliare corto a queste inaccettabili interferenze religiose nella politica europea, la EU ha l'obbligo di ricordare a tutti certe verità semplici e importanti
1. L'istituzione officiale della EU assieme ai suoi Stati membri non riconosceranno l'esistenza di nessuno gruppo di pressione che non pratica una democrazia interna trasparente. Questo dovrebbe essere particolarmente il caso quando pretendono essere i legittimi rappresentanti dei poteri forti delle loro comunità di origine, se non del loro Stato di origine o anche del loro Stato di adozione, cancellando così l'importante e sufficiente missione delle rappresentanze diplomatiche. Ad esempio, Il Congresso Mondiale degli Ebrei e i suoi rami nazionali, particolarmente quando danno il loro appoggio a dei Bronfman, Reichman, Black, e altri simili genti nel loro sopporto del criminale di guerra Sharon. Questo rimane vero per B'nai B'rith e per il Centro Wisenthal. In realtà, tutti questi dovrebbero piuttosto concentrare le loro migliori energie per denunciare la complicità nietzschiana che caratterizzò parecchi dirigenti tradizionali della loro comunità durante l'emergenza del fascismo e del nazismo, - almeno se uno desidera vaccinarsi contro la ripetizione di questi vecchi errori -, fu risuscitata nella forma delle guerre preventive neo-templari e imperiali contemporanee. In realtà, questa dovrebbe essere un'obbligo almeno per chi pretende servirsi della Memoria della Shoah, malgrado il fatto che una Shoah selettiva, tagliata fuori della storia comune della Resistenza e della Deportazione rimane, al meglio, nient'altro che una patetica illusione esclusivista. Chi si ricorda ancora dei ''Rom'', un gruppo perseguitato solo perché nato ''Rom'' - vedi il film Latcho Drom: https://www.bing.com/videos/riverview/relatedvideo?q=youtube+latcho+drom+full+movie&mid=84C736B0E73FD041665684C736B0E73FD0416656&FORM=VIRE - e, senza dubbio, doppiamente colpevole per non avere mai cercato ad imporre una sua strana versione del esclusivismo a nessuno? Questi sono le stesse persone che gli epigoni di un facile anti-antisemitismo non esitano a buttare fuori del ''loro'' proprio paese senza preoccupaci troppo di queste trivialità. Incombe forse notare che questi ''Rom'' di ogni origini dimostrano un legame fortissimo con la ''cultura nomade'' e, in quanto tale, testimoniano di un internazionalismo ugualitario futuro in un mondo purtroppo ancora dominato dalle mediazioni nazionali e super-nazionali. Dovrebbero dunque essere valutati al loro valore come gruppo e noi tutti dovessimo essere grati per la loro mera esistenza e per i contributi migliori delle loro culture al patrimonio umano comune. Chi si ricorda ancora del loro stremino di massa, ''industrialmente'' e ''sistematicamente'' organizzato, perché erano considerati come ''razza inferiore''?
Similarmene, chi si ricorda ancora del identico modo di sterminio, operato per ragioni simili, degli omosessuali o ancora degli cittadini soffrendo di patologie mentali? Può essere che il ''numero'' solo sia di per se a fare il concetto, quando questo viene interpretato da certe persone e gruppi come profittevole? Chi si ricorda ancora della politica di schiavitù e di sterminio, come pure degli sperimenti di tipo mengeleiani condotti contro i popoli Coreani e Cinesi, popoli che alla stessa epoca furono buttati dentro le categorie di ''popoli inferiori'' malgrado i loro brillantissimi contributi alla storia umana ? Chi può dimenticare le condizioni imposte ai popoli dell'Europa centrale caratterizzati dai Nazisti da ''popoli inferiori''? Chi può dimenticare l'annichilazione istantanea e puramente capitalista di Hiroshima e Nagasaki, un'opera compiuta di sangue freddo dai Stati Uniti proprio quando il governo giapponese stava cercando di negoziare la sua capitolazione? Un autentico crimine contro l'umanità anche questo compiuto per l'unica ragione che l'Armata Rossa stava gia avanzando rapidamente nella Penisola Coreana con la medesima celerità gia sperimentata in Europa dell'Est! Come possiamo omettere di menzionare il lento ma sostenuto ''commercio dei schiavi'' imposto all'Africa? Questo implicò la riduzione di una parte dell'Umanità ad un statuto infra-umano e la sua soggezione ad una cautelosa e sistematica selezione e vendita della sua forza di lavoro secondo criteri mercanti molti ''oggettivi''. Significò anche il suo trasporto scientificamente pianificato con navi negriere specialmente concepite, un modo di fare che non trascurò le sue proprie ''Liste Schindler'' per colmo di logica di mercificazione. Queste ottime ragioni per non abolire la schiavitù! Vi ricorderete senza dubbio che questo commercio esperto e disumano fu rapidamente ''spiegato'' e ''giustificato'' dai loro ideatori iniziali con referenza alla Bibbia, nel stesso modo in cui fecero gli ultimi sostenitori del regime di Apartheid in Sud Africa, una clique fortemente appoggiata dal Mossad e dalla Israele pre-Sharon, semplicemente perché si apprezzava il prezioso aiuto nel sviluppare l'arsenale nucleare. Tutta questa gente esibisce una patetica e tragica tendenza a rivendicare in modo perfettamente insostenibile delle ''radici'' giudeo-cristiane per l'Europa assieme ad una presunta superiorità della ''Razza bianca'' data (pace Cheikh Anta Diop!) come discendente della ''razza eletta di Abel''. Per parafrasare un vecchio proverbio: ''La strada di Gerusalemme è coperta da tanti crimini''; e questo risulta vero anche quando segue la fuga precipitata verso la Spagna e il Portogallo di un gruppo di Templari profughi che si era salvato della vendetta del potere politico legittimo dei loro paesi di origine! La mancata capacità di ricordare questa storia non-selettiva maschera la volontà filo-semita nietzschiana venale e cieca di falsificare la storia, e in realtà, di mettere il popolo ebreo in pericolo. L'esistenza legale dello Stato attuale di Israele implica necessariamente la secolarizzazione e la democratizzazione delle vecchie strutture della Diaspora: il rifiuto di accettare quest'evidenza ammonta all'accettazione della completa subordinazione di queste istanze alla volontà mutevole dei governi successivi di Israele che gode già, tramite del Mossad, dal suo accesso ad Echelon e ad altri servizi simili di ''intelligence'', senza escludere le organizzazioni di polizia internazionali come Interpol. Non risulta né utile né intelligente confondere lo Stato, perenne, con il governo del giorno, per natura transitorio. Stiamo attenti che in tale circostanze, la denuncia incantatoria delle acque sporche del affare dei Protocolli di Sion potrà rapidamente perdere il suo potere di persuasione. Parlare di ''complotto ebreo'' diventerà, in tale circostanze, una ''lapalissade'', particolarmente quando i ''dirigenti'' di molte organizzazioni ebree rifiuteranno timorosamente di prendere le distanze con le politiche apertamente illegali, colonialiste e razziste condotte dal governo del giorno di Israele. In realtà, i più ''astuti'' potranno senza dubbio facilmente puntare alla coordinazione dei circoli ebrei dominanti originando nelle varie ambasciate israeliane, e ancora più direttamente, con il Mossad e gli altri servizi segreti. Molti giornalisti in vari importanti giornali e mezzi di comunicazione nazionali stano già scrivendo i loro ''articoli'' a partire da note preparate e a loro trasmesse, allorché questa realtà non è affatto ignorata dai loro colleghi e, peggio ancora, dai loro superiori in carica dell'editoria; tutto questo in un contesto malsano dove nessuno di loro si mostra capace di profferire il più piccolo e più cauteloso commento a riguardo di questa pratica totalmente contraria alla deontologia della loro professione! Come si verifica spesso il caso, i propagatori delle paure e dell'ideologia nietzschiana finiscono come prime vittime orwelliane di questi laboriosi complotti. Il significato più importate della Resistenza, e di conseguenza della Deportazione, afferma che la democrazia non riconosce nessuno privilegio a nessuno e non fa eccezione : la protezione della legge è uguale per tutti.
Troppo spesso, per i sionisti di ogni categoria e provenienza, particolarmente ebrei, le accuse non-dimostrate di ''antisemitismo'' costituiscono un genere di versione moderna delle leggi di arresto arbitrarie (le vecchie ''lettres de cachet'' imitate dalla monarchia assoluta francese dalla versione originale ''repubblicana'' praticata dalla Serenissima Venezia). Queste erano destinate ad intimidire, a ridurre al silenzio e di conseguenza ad escludere ogni legittima critica del sionismo di destra come pure del impero americano-sionista putativo che oggi cerca di spiegare le sue ali. Se no va subito bloccata, questa tendenza politica nutrisce l'ambizione di diventare una nuova Inquisizione filo-semite nietzschiana. La EU e i suoi Stati membri debbono esercitare una estrema vigilanza quando implementano le loro leggi contro il razzismo. Debbono farlo in maniera calcolata per no lasciare spazio al minimo sospetto di parzialità. In particolare, debbono vegliare all'imparzialità di tutti i professionisti che partecipano allo ''plasmare dell'opinione pubblica'', in primis i professori, avocati, dottori, giornalisti che seminerebbero concetti tali ''l'ingerenza (imperiale) umanitaria'' in contraddizione con la Carta delle Nazioni Unite; o ancora il concetto di multiconfessionalità, concetto ovviamente contrario alla separazione costituzionale laica della Chiesa e dello Stato, e dunque antitetico alla ''sovranità del popolo''; o peggio ancora, concetti tali la ''separazione'' etnica e il ''muro di sicurezza'', due concetti ovviamente destinati a mascherare una politica di espropriazione brutalmente coloniale, teocratica, esclusivista e razzista. Similarmente debbono vegliare all'imparzialità professionale di tutte le persone che pensano legittimo di reinterpretare le leggi internazionali in accordo con le loro proprie ideologie filo-semite nietzschiane, dato che, in modo paradossale, tutta questa gente non fa altro che seminare idee realmente antisemite e razziste in varie forme esclusiviste. Non esiste nessun'altra soluzione che possa essere considerata accettabile dal punto di vista democratico e umano. Tutte le persone concernute debbono imperativamente essere rammentate del significato di ''libertà accademica'': questa conquista democratica non ebbe mai lo scopo di autorizzare a chiunque di credersi un ''nichilista sveglio'', almeno nel esercizio delle sue funzioni accademiche. (La libertà di opinione e di espressione rimane sacra anche se certamente richiederebbe una distribuzione più equa dei mezzi materiali necessari per esercitarla.) La libertà accademica risulta essere il più grande livello di libertà scientifica. Come tale costituisce l'antitesi esatta della manipolazione dei giovani studenti tramite la divulgazione di opinioni soggettive e senza alcuni fondamenti storici-scientifici. Le protezioni speciali da cui gode sono giustificabili solo dalla necessità oggettiva inerente al livello di libertà necessaria per condurre ricerche scientifiche, senza omettere mai di menzionare le proprie presupposizioni ideologiche, i propri silenzi teorici e concettuali (contraddizioni non ancora risolte ma di cui si ha una chiara percezione), le proprie ipotesi e, sopra tutto, senza mai dimenticare di esporre i fatti e le prove scientifiche radunate per sostanziare gli argomenti proposti al pubblico. Questa maniera di fare, che non è altro che la ''metodologia'' stessa ed il suo ethos, è rigorosamente necessaria per permettere la valutazione disinteressata, rispettosa ma intellettualmente rigorosa e serena, da parte dei colleghi, dato che tale valutazione rimane necessaria per il progresso generale della conoscenza umana. Il rispetto rigoroso di queste regole metodologiche e deontologiche può solo giustificare l'eccezionale libertà che ogni società libera e democratica sceglie di estendere ai suoi accademici per garantire la sua propria natura democratica, indipendentemente di ogni governo transitorio. Preti ed ecclesiastici, per definizione, non sono scientifici almeno per quanto riguarda la loro ''fede''; nientemeno possono essere considerati appartenere al mondo accademico in quanto tali. Oggi troppo professionisti, particolarmente quelli che dichiarano apertamente essere sionisti di destra, si sono messi al servizio di un'ideologia che non ha nessuno statuto oggettivo né officiale, che dunque non ha niente a che fare con la professione che dichiarano esercitare. Questa è una professione della quale usurpano l'aura di ''autorità'' e di rettitudine morale che gli è associata. È totalmente intollerabile. Si perpetra de facto un insulto frontale alla civiltà e alla demo-crazia, ogni volta tali teorie soggettive e scientificamente senza scrupoli vengono esposte da genti che occupano (spesso in grandi numeri) dei posti universitari importanti o dei posti di insegnati nelle Grandes Ecoles delle quali contraddicono in piena coscienza il mandato repubblicano, l'eredità umanitaria e lo spirito scientifico. In contra-distinzione, la denuncia fondate sopra delle prove inconfutabili di ogni forma di razzismo, particolarmente sionista di destra, rappresenta un'obbligo morale e politico per ogni cittadino degno del nome. ''Mai più'': e dunque mai più quella compiacenza verso qualunque forma anti-demo-cratica di esclusivismo, di ogni origine.
2. La EU dovrebbe proclamare la sua immediata riconoscenza ufficiale dello Stato di Palestina sopra tutti i territori interessati dalle Risoluzioni 242 e 338. Dovrebbe ricordare a tutti che dopo la firma non-ufficiale dell'Accordo di Ginevra, un accordo che realmente merita di essere accolto con rispetto e calore, la duplicità e i calcoli del presente governo di Israele (Sharon) costituisce in realtà l'unico ostacolo conosciuto nel camino verso la pace e la sicurezza di tutta la regione. ( Mi si conceda notare qui che l'invito del ''pitre'' Bernard-Henry Lévy alle cerimonie di Ginevra durante la firma pubblica del Accordo omonimo rivela una cattiva alleanza di classe, una cattiva strategia di comunicazione; ovviamente, rappresenta un insulto per tutti quelli che ne avevano proposto l'idea originale assumendo nel processo un rischio considerevole tanto professionale quanto materiale di essere tassato da ''antisemita'' dai tizi del tipo di Netanyau, un ''dirigente'' che non si permetterebbe di parlare in pubblico della camicia bruna portata dal suo padre, o da altra gente di questa eredità ''intellettuale''. Questa invito può soltanto essere di cattivo augurio dato che rinforza l'idea ''sveglia'' secondo la quale questo accordo non-ufficiale rappresenterebbe solo un messaggio di incoraggiamento per la ''road map'', anteriormente eviscerata da Sharon con le sue unilaterali e non-negoziati ''14 riserve''. Queste rappresentano un schifoso appendice che risulta simultaneamente di mala fede e rigorosamente illegale. Merita invece essere detto chiaramente che questo ''Accordo di Ginevra'' portò alla sua conclusione logica il dignitoso processo di negoziazione cominciato a Camp David II e proseguito a Taba. Come sanno tutte le persone minimamente informate, questi negoziati furono sabotati da Barak quando cerco in extremis di ritornare sulla questione del Tempio. (Clinton fecce la stessa cosa senza però potere rispondere alla domanda del Presidente Arafat che chiedeva semplicemente su quale evidenza storica e archeologica si basava il presidente americano per affermare l'esistenza del tempio di Salomone, dato che fin qui, non n'è esiste nessuna). Questa domanda di ultima ora fu calcolata in anticipo da Barak e sapiamo che fu troppo contento con le strumentalizzazioni parallele di Sharon perché gli permettevano, con l'aiuto dei media servili occidentali, di attribuire la causa dell'insuccesso al Presidente Arafat (in effetto, la polizia di Barak sapeva dell'affollatissima e provocatoria marcia di Sharon e della sua numerosa banda su Haram al-Sharif, e purtroppo la polizia israeliana non ricevetti mai l'ordine di interferire con questa provocazione micidiale messa in applicazione nel contesto politico-diplomatico più teso che si poteva mai immaginare.) L'Accordo di Ginevra costituisce la prova oggettiva e irrefutabile che il sionismo di destra rimane l'unico ostacolo alla pace nella regione, continuando ad incarnare in maniera insensata il peggiore pericolo per il mondo contemporaneo. Tutti sanno che non esistono altri ostacoli, almeno per quanto concerna i Palestinesi. Con o senza l'aiuto dei rabbini, questa evidenza, esplicita che sia, dovrebbe essere meditata immediatamente dai numerosi dirigenti dei Congressi Ebrei in ogni parte del mondo, persone che oggi appoggiano vergognosamente le guerre preventive lanciate dai sionista di destra Americani. Questa strana persona, considerata con ironia come ''nouveau philosophe'' (Sokal etc), è anche famosa per la sua mania di auto-conferissi delle missioni mediatiche sempre in perfetta sintonia con gli ideali e i bombardamenti della Nato, particolarmente quando una grande maggioranza delle élites e delle popolazioni europee sono inizialmente contrarie. Fu il caso nel Kosovo dove si schierò naturalmente dalla parte di Al-Qaida e dalla CIA che aiutavano Izetbegovic, e dopo ancora, dalla parte di Madeleine Albright (un comportamento poco sorprendente visto il suo contributo anticomunista in Afghanistan!) Oggi le sue iniziativi radiofoniche infieriscono in Africa, forse per seguire l'esempio del padre! Ha anche ricevuto una medaglia da questo Izetbegovic assieme al suo compano ''combattente umanitario'' B. Kouchner, un personaggio che non esitò mai a mostrarsi in compagnia del terrorista Thaci e che porta così sulla coscienza la responsabilità per la deportazione di centinaia di migliaia Serbi del Kosovo quando questa provincia serba era messa sotto la sua guardia dall'ONU. Vi ricorderete che in un passato non così remoto questo patetico personaggio compieva, di sua propria volontà, delle missioni per il beneficio di quelli uomini oggi conosciuti come ''blowbacks'' Afghani, la stessa squadra che fu allenata dai servizi pakistani e dalla CIA tali ''nichilisti militanti'', utili nella lotta contro l'Unione Sovietica. Oggi questo Lévy pretenderebbe che l'Occidente se la prendesse con i servizi di ''intelligence'' del Pakistan, paese considerato come un ''covo di terroristi'' dai suoi maestri, semplicemente perché il Pakistan rimane, per ora, l'unico paese musulmano in possesso della bomba atomica e dei mezzi balistici per spedirla sopra dei bersagli eventuali. E chiaro che concepisce la sua febbrile agitazione come una ''missione personale'' dato il suo statuto di ''star delle media'' (e forse anche per causa della sua ''nascita'' come ''ebreo'', dato le patetiche inettitudini che pomposamente usò per laudare le lunatiche teorie di Benny Lévy, alias ''Victor'', uno che era riuscito ad intromettersi nelle carte del invecchiato Jean-Paul Sartre malgrado il disgusto apertamente espresso da Simone de Beauvoir, nello stesso modo che un Ralph Schoenmann riuscì ad intromettersi nelle carte di Bertrand Russell, dopo che quest'ultimo diventò una forza di gran prestigio nel movimento mondiale per la pace! Ovviamente, questa ''agitazione'' viene condotta con metodi di propaganda sviluppati molti anni fa. Per certe cause laudevoli, certi individui non sono certo veramente da raccomandare : si fossero servito meglio le partite firmatarie dell'Accordo di Ginevra invitando altri individui, per esempio José Bové. Almeno il dirigente ''contadino'' no-global ha avuto il coraggio nel passato di dire qualche parole in difesa dei contadini palestinesi inermi e per la protezione dei loro oliveti! Chi esattamente in questa giuntura internazionale contemporanea, troppo facilmente portata a confondere l'antisemitismo e l'antisionismo di destra, può ignorare l'evidenza secondo la quale se uno partisse dai pregiudizi ideologici e etici di un Bernard-Henri Lévy, e dei suoi amici, non avrebbe nessuna speranza di potere concettualizzare gli elementi fondamentali di legge internazionale, di etica e di storia che sono intrinsecamente necessari per arrivare alle basi teoriche e politiche che sottolineano un tale accordo?
3. La EU dovrebbe sospendere immediatamente ogni aiuto finanziario, economico, commerciale e militare allo Stato di Israele. Questa sospensione sarebbe revocata lo stesso giorno in cui lo Stato di Israele avrebbe riconosciuto la piena sovranità e indipendenza dello Stato Palestinese in accordo con le Risoluzioni 242 e 338. Lo scherzo, poi non tanto geniale, della proposta di creazione di uno Stato bi-nazionale deve essere rigettato con fermezza e con il giusto disprezzo che si merita, almeno che la polizia, i servizi segreti e l'armata di questo Stato bi-nazionale non fossero diretti dai Palestinesi per i prossimi 50 anni, in preparazione di una spartizione più equa dei ruoli dopo questo intervallo.
Inutile dire che no c'è veramente nulla di straordinario in questi punti fondamentali. Emergono naturalmente dalle obbligazioni della EU e dei suoi Stati membri, tali membri e firmatari ufficiali delle organizzazioni e delle convenzioni internazionali.
Per ristabilire i fatti contro l'oscurantismo del nuovo sionismo di destra a proposito delle ''radici'' dell'Europa e della civiltà occidentale.
Nessuno può ignorare l'opinione ridicola dei sionisti secondo i quali Marx è un antisemita convinto, di fatti uno dei più pericolosi dato che si dimostra meno disponibile per contemplare dei compromessi intellettuali ed etici: come mai certe persone si permettono di parlare di presunte ''radici'' o ''origini'' ebree o giudeo-cristiane (per utilizzare questa sacchetta terminologica composita, questo termine-valigia, che ovviamente intende dire ''ebree'' tout court)?
Sarà una sorpresa dispiacevole per alcune persone, ma non si può tacere il fatto che la storia dei preti e delle altre ''élites'' religiose non può essere riconciliata con la storia dei vari popoli, malgrado le illusioni propagate dalle élites dominati che coltivano l'antico e sofisticato arte che consistente nel avvolgersi nella bandiera del popolo per meglio ingannare il popolo. Queste sono le stesse élites che si arrampicano alle loro credenze secondo le quali i ninnoli e i talismani sono in realtà i veri moventi del Uomo. Il primo genere, la storia istituzionale dei preti, ha per scopo di legittimare una logica di dominazione e di sottomissione usurpando così, per l'unico benefico di certe caste, i doveri che debbono necessariamente toccare alle coscienze individuali. Al contrario, il secondo genere mira alla riaffermazione dei doveri delle coscienze individuali tramite un ordine istituzionale capace di garantire l'uguaglianza e la libertà di ogni individuo (ovviamente si tratta dunque di un'ordine laico.) Oggi, il popolo israeliano, più largamente gli ''ebrei'' (poco importa quale definizione si ritiene per questo termine), soffrono di un ''ritorno'' a strutture mentali e culturali molto arcaiche, spesso prive di ogni connessione con i fatti comprovati scientificamente o, peggio ancora, privi di ogni compatibilità con le leggi internazionalmente accettate. Queste concettualizzazioni regressive non hanno pareggio nella Storia, con l'eccezione di quelle imposte dagli elementi più reazionari del movimento della Contra-riforma. Questo può essere spiegato da tanti fattori. Capo fra questi essendo le manipolazioni e auto-manipolazioni della ''Shoah'', con la volontà blasfeme di ricostruire il tempio. Se l'invenzione delle stampa e la pubblicazione della bibbia nei linguaggi vernacolari hanno fortemente influito sulla storia dell'Europa, portandola in direzioni paradossali (Lutero, Muntzer etc), il ''ritorno'' all'ebreo come lingua officiale di Israele non fu senza conseguenze: alleato con la frazione specifica e mistica del sionismo, questo ritorno ad una lingua morta sembra avere rinviato una grande maggioranza di Israeliani e di ebrei della Diaspora in dietro ad un'epoca arcaica antecedente alla Rivoluzione dei Lumi, occultando così totalmente il contributo dato dagli ebrei della Diaspora al movimento generale verso l'emancipazione umana. Una volta, la conoscenza delle lingue ''morte'' serviva a vivificare lo spirito umano tramite il processo di ''decentramento'' (vedi il Rapport per l'Unesco di Piaget.) Questo può essere verificato con la famosissima lettera rabelaisiana redatta da Gargantua al suo figlio Pantagruel, tutt'ora ricordata giustamente come una delle più belle pagine del Secondo Rinascimento. Oggi, il ritorno al ebreo, viene compiuto nell'assenza crescente di laicità. Sta diventando una prigione mentale, un veicolo per l'oscurantismo e per il fanatismo letterale, una tendenza che può sempre essere nutrita con la scoperta, del più minuscolo fragmento di antichi scritti, da un paio di capre perdute. I concittadini di Aba Eban finiranno probabilmente per parlare come Kissinger: un destino forse prevedibile, ma certo non uno da celebrare dato che finirebbe subito nel mirino della Corte Penale Internazionale! Il peggio, nel senso che coltiva il suo flirt intollerabile ma volonteroso con un'imminente catastrofe, risulta del fatto che questa contro-riforma sionista di destra si sta ingegnando ad attaccare militarmente numerosi Stati laici ovunque nel Medio Oriente e nel mondo, mentre in parallele milita per favoreggiare l'instaurazione di protettorati per dominare il loro popoli nella vana speranza di stabilire un nuovo impero teocratico filo-semite nietzschiano. Israele sceglie così il suo campo al fianco dei nemici dell'emancipazione generale dell'Umanità e, come tale, sigla inevitabilmente il suo destino. Se abbiamo gia una volta rifiutato di sancire l'Apartheid di una minoranza bianca nell'Africa del Sud, non è certo per tollerare una tardiva versione del Apartheid giudaico di destra e israeliano, particolarmente dopo i massacri genocidiari del tipo di quelli perpetrati a Sabra e Chatila o a Jenin e Rafah con tutta la lunga litanie di crimini di guerra israeliani commessi nei Territori Occupati palestinesi.
Esistono due modi di scrivere su questi soggetti. Il primo addotta un angolo positivo; sottolinea la storia dei popoli e i loro contributi, la loro tenacità quando vengono confrontati allo sfruttamento e alla servitù. Il popolo ebreo della Diaspora, contrariamente alle sue élites religiose, può allora simboleggiare un esempio di resistenza alle persecuzioni, alla disumanizzazione e al sfruttamento, nel stesso modo dei schiavi Neri, che al loro tempo, furono considerati necessari al sostegno del capitale mercante nel lucrativo commercio triangolare. Il secondo adotta necessariamente un angolo negativo: consiste in una denuncia senza complessi dei colpevoli sogni di domino assoluto sopra tutti i popoli, il suo medesimo e quello degli altri, nutriti dalle classe dominanti. Naturalmente queste classe cercheranno di argomentare a favore di una teoria fasulla, idonea ai loro propri interessi e propagandata come essendo ''coincidentale'' con gli interessi dei loro ''servi in camera'' e di tutti i popoli. Lo fanno per creare un falso senso di ''identica etnica'' utilizzato pretestuosamente per imbavagliare ogni critica indirizzata ai gruppi dominanti nel nome del ''interesso generale''. In realtà, il primo e il secondo modo derivano della medesima logica storica e dalla stessa metodologia storica. E precisamente perciò che Marx insistette, affermando che la Storia rimane sempre la Storia delle ''lotte di classe''. Similarmente, anche se con un intento un può satirico, Jacques Prévert (in Paroles ) cantava: Luigi I, Luigi II, Luigi III etc ... ma cos'é questa benedetta famiglia che non sa neanche contare fine a venti? Il tono e l'angolo di presa è in se un campo di battaglia della lotte di classe (vedi Hegel e Sorel per l'elaborazione dell'utilità del concetto di ''diremptions'', anche se naturalmente il primo teorico era molto più sistematico e molto più pertinente del secondo.) Spesso le circostanze storiche non ci lasciano alcune scelte, almeno che si sia pronti a contemplare il tradimento del proprio essere intimo e, nel medesimo tempo, della propria classe. Io sogno di un tempo in cui questi tipi di avvertimenti saranno diventati inimmaginabili a causa del livello raggiunto dalla coscienza umana nel suo processo di realizzazione, cioè nel processo di realizzazione dell'uguaglianza intrinseca di tutti i membri del genere Umano, indipendentemente di ogni differenza di sesso, di origini etniche o di destino (e di ''life chances''.) Questo sogno avrebbe gia dovuto diventare realtà dato il forte contributo della Resistenza alla lotte contro il fascismo ed il nazismo. Sfortunatamente questo viene oggi messo in questione dai neo-templari e criminali di guerra che non indietreggiano mai davanti all'abuso delle Ig-nobili Menzogne, come Sharon, Wolfowitz, Perle, Rumsfeld, Bush e i loro uguali, ai quali vengono aggiunti i fanatici, lunatici e veri razzisti, del genere di Obadiah Yossef e numerosi rabbini ed altri proponenti del Temple Institute, che siano ebrei o meno. Sarà dunque meglio lasciare il lusso intellettuale per domani. Per ora, preme un obbligo morale e democratico, un'autentico rispetto della Memoria storica, che non servirebbe da pretesto per passare il capello, o come pretesto ad un ''ritorno'' ai rituali superstiziosi delle caste dominanti di un passato gia remoto.
Segue dunque una lunga riflessione. Non è intesa come un corso magistrale, ma piuttosto come un invito ragionato e documentato ad iniziare una critica, un libero esame del soggetto da parte di coscienze libere e responsabili. E ugualmente intesa in parte come la trasmissione di un'eredità di libertà e di uguaglianza. Senza dubbi costituisce un'atto di accusa assieme ad una implacabile sfida intellettuale ad ogni forma di oscurantismo, in particolare a tutte quelle che si pretendono ''sveglie'' mentre difendono le peggiori disuguaglianze di classe. Ognuno di noi deve assumersi la propria responsabilità, in primis quelli che hanno finito con credere che potevanoescludere, con totale impunità, proprio quelli teorici che possono ridurli in marmellata intellettualmente, moralmente e politicamente parlando.
Rimane dunque da dissipare la disinformazione a proposito delle presunte ''radici'' o ''origini'' ''giudeo-cristiane'' dell'Europa, un nexus attivo di vero oscurantismo, più virulente di ogni altro. Questa questione ammonta semplicemente ad un crimine intellettuale commesso con calcolatissima premeditazione. Per usare la formula lapidaria di Georges Brassens, ''siamo chiamati a plebiscitare il ''paese natale'' come se fossimo colpiti da strabismo''! Di più, siamo chiamati a coltivare questo disordine allora che veniamo di scoprire con grande meraviglia l'esistenza della ''mamma Lucy'' sotto i melodiosi cieli dell'Africa! Questo succede durante il tempo nel quale gli inventori di queste fraudolenti ''radici giudeo-cristiane'' dell'Europa militano sul serio, armi al pugno, per lo stabilimento di uno ''Stato'' ufficialmente ''ebreo'', uno Stato dunque fondato apertamente sulla razza, la teocrazia e il colonialismo, uno Stato illegalmente eretto sopra tutti i territori del popolo palestinese! In realtà, queste radici sono similari a quelle dell'Ossuario del ''fratello Giacomo, fratello di chi sa chi'', proposto seriamente poco fa da vari tizi del tipo del dottore Shanks, sfortunatamente portati da questa povera Terra. (Nota: Questo ossuario falso, con la usa fasulla epigrafia, fu circolato da un strano tipo israeliano e si spezzò in camino, per coincidenza dopo la mia denuncia; nel contesto di usurpazione delle ''origini'', si può benissimo congetturare che questo tizio fu appoggiato dai vari Caio, Tizio e Sempronio, suoi maestri connazionali. Una vergogna e un disonore supplementare dunque per tutti quelli ''pitres'' che finsero di giocare a quel gioco di mistificazione!) In realtà, questo rappresenta solo la grossolana e ridicola usurpazione arcaica del potere simbolico al detrimento del veritiero passato, presente e futuro europeo. Non è altro che una volgare espressione del esclusivismo criminale privo della più fragile tracia di evidenza scientifica. Il che significa che i cittadini europei debbono rapidamente mandare tutti gli ideologhi colpevoli di propagare questo tipo di credenze lunatiche ai loro libri di scuola e alla loro incompiuta educazione, poco importa se siano Ebrei o Cattolici che godono della frequentazione col Vaticano polonese (oppure oggi, quello di Ratzinger.) Gli Anglo-Sassoni hanno un'espressione per caratterizzare quest'attitudine: la chiamano ''power trip''. Sta propagandosi proprio al tempo in cui Israele, con l'aiuto attivo di tutti i Cristiani, Ebrei sionisti, la più parte negli Stati Uniti, sta pianificando l'esproprio militare della Palestina e il debutto di una seria di ''guerre preventive'' indirizzate allo stabilimento di un impero ''universale'' messianico e teocratico, fondato sulla certezza dell'elezione divina di una razza e di specifiche tribù e gruppi. In altre parole, si tratta di un ventaglio di credenze fondato sul ''ritorno'' alla barbarità la più cupa.
I piccoli piselli degli sperimenti iniziali di Mendel, assieme ai contributi di Schoelcher, Marx, Lévi-Strauss e tanti altri, ci hanno insegnato l'inanità di tutti i concetti di ''razza', il bagaglio genetico dell'Umo essendo fortunatamente di sangue mescolato, se non altro per ragioni legate alla sopravvivenza della specie. Parlare di ''radici'' in questo contesto rappresenta una pericolosissima fraude scientifica, una pretensione smisurata, che serve solo a occultare importanti contributi in altri campi. Sarà forse ribattuto che nessuno intende affermare delle radici specifici proprio in questo senso. Ne siete veramente sicuri? L'impegno un po fastidioso di ricordare queste evidenze fattuali si sarebbero potute vietare se si vivesse in un mondo razionale e in un contesto non-regressivo. No si può però negare che quelli che ci costringono ad elencarle in termini espliciti pretendono apertamente che la genesi biblica sia un testo divino rivelato. Si tratta in realtà di un testo biblico che, malgrado Darwin e tutta la scienza moderna (vedi la mia critica definitiva della teoria del così detto ''intelligent design'' nella sessione Racism/Fascism/Esclusivism nel sito http://lacommune1871.tripod.com o in questo medesimo sito), vorrebbe conferire una precedenza genealogica e di conseguenza un diritto di proprietà di origine divina sopra la terra di Palestina, ribattezzata Eretz Israele, agli Ebrei. Le politiche mesopotamiane e faraoniche, relative alle loro marche territoriali sempre in pericolo, sono dimenticate (Nota : malgrado Meggido o ancora malgrado la presenza rivelatrice dei Samaritani, ecc, ecc ...) Sempre fedelissimo al suo metodo, l'oscurantismo ama vivere nelle nuvole e coltiva con pazienza la sua mitologia e la vacuità del suo culto del segreto. Ma non ci può essere nessuna discussione o argomento senza un minimo di onestà intellettuale e di trasparenza pubblica. Senza l'esame critico imparziale delle idee in concorrenza nell'Agora cosa potrebbe mai risultare se non la risoluzione di eventuali conflitti con la forza brutale? Sarebbe una maniera di considerare le cose che risulterebbe più biblica che nietzschiana, perché gli ''ultimi'', ridotti senza cerimonie all'ultima estremità, finiranno invariabilmente per concepirsi come dei ''primi'' nel senso tradizionale, o almeno come degli uguali. E dunque ad agire con la più grande fermezza sulla base di questo concetto liberatore. Chi può pretendere ignorare la ''ricerca'' genetica condotta in vari luoghi, e anche in Africa, da ''scientisti'' pagato con fondi pubblici che si sono fissati come obbiettivo maggiore e problematico di rintracciare alla rovescia l'albero genealogico degli presunti estinti grandi preti di Israele come preludio alla ricostruzione del tempio di Salomone? Tutto questo anche se no esiste la più minima tracia di evidenza archeologica o scientifica per testimoniare dell'esistenza reale di questo tempio! In oltre, come ben sappiamo, sarebbe un sacrilegio per ogni persona, trane i discendenti di questi preti, entrare nel luogo sacrosanto di questo tempio immaginario. (solo loro possono entrare e caminare senza sacrilego nel Santo dei Santi, purtroppo ignoro a tutti ...anche le favole hanno la loro logica hamletiana ...) Dicono che la fede muove le montagne. Come si può attualmente verificare, la fede cieca influenza certamente le menti deboli. Queste investigazioni per se non ammontano ad una forma classica di ''eugenetica'': in realtà vengano più giustamente capite come una extra-ordinaria perversione, un scivolamento lunatico che l'Europa non può minimamente incoraggiare.
La semplice verità è che non esistono ''radici'' semite in Europa dal punto di vista della precedenza biologica. Da questo punto di vista queste teorie rappresentano le peggiori sciocchezze scientifiche, storiche e morali. Su queste basi fasulle nessuna investigazione scientifica relativa al pool genetico Umano, alle migrazione umane e via dicendo potrebbero più essere condotte, perché l' ''essenziale'', cioè la presunta rivelazione e azione divina, sarebbe assunta in partenza. In termine di storia e di evidenze fattuali, siamo costretti a concludere che il contributo genetico semita (ebreo ma anche arabo) all'Europa rimane statisticamente indifferente, almeno per le lunghe serie di Secoli (Centuries!) per cui disponiamo di accertamenti scientifici e storici. Il caso di Charles Martel può essere deplorato, come pure la sconfitta ottomane davanti a Vienne, ma questo no influenza la realtà storica di questi eventi. Allo stesso tempo, niente in questo argomento implica che questa realtà attuale si perpetuerà fine alla fine dei tempi, e neanche che questo sia desiderevole dal punto di vista demografico e economico.
Quest'evidenza storica non sarebbe modificata se, contro il senso comune e il ragionamento scientifico, fossimo pronti a prestare fede alla favola della creazione divina di Adamo ( dei scienziati buona fide ci dicono che i piatti di argilla hanno un effetto benefico per la ''nascita'' e lo sviluppo della vita batteriologica!) Qualcuno potrà anche preferire la versione biblica alla simpatica versione che mette in scena Giove. Potrà anche preferirla a l'opera scientificamente falsificabile e documentata di Darwin, o alla ''zuppa'' di amminoacidi di Miller a Berkeley. Ma questo ci costringerebbe ancora a concludere che l'Europa no ha ''radici'' semite. La culla dei popoli semiti si trova geograficamente più a l'Est, almeno se guardiamo ad una mappa di Mercator e se poniamo la nostra fiducia sulle prove moderne relative alla forma più o meno rotonda della Terra ... Secondo fatti storici irrefutabili e secondo la genealogia prodotta dalla bibbia stessa, possiamo anche affermare che la Palestina era gia abitata da diversi popoli semiti prima del arrivo degli Ebrei, mentre Abramo stesso era estratto dalla culla mesopotamiana. Rimane una cosa incredibile che si sia costretti di ricordare delle verità così semplici, solo perché qualche frazione delirante delle loggi massoniche nietzschiane, sempre affiancate dai medesimi rabbini, siano imbarcati un'altra volta nel loro caratteristico ''power trip''.
Invece di inventare radici per loro stessi (o per essere più precisi, per noi, senza la nostra benedizione) questa gente farebbe meglio denunciare il Muro del Apartheid. In modo molto concreto questo Muro sta cercando di sradicare le origini autentiche e verificabili dei Palestinesi. Farebbe meglio denunciare la politica diretta a preservare la purezza della razza, silenziosamente condotta tramite la gestione rabbinica quotidiana dello ''stato civile'' israeliano (come pure quella dei documenti di stato civile oggi depositati nei bunkers americani da moltissimi Stati, senza la più minima consultazione democratica al soggetto.) Chi può mancare di vedere che dopo l'olocausto, o più precisamente dopo la Resistenza al Nazifascismo e la Deportazione, tale politiche sono mostruose? E purtroppo ovvio che anche queste pratiche hanno la loro origine in questo oscurantismo delle radici, in altre parole nella pretensione di questi ''nano di Dio'' (''avorton de Dieu'' secondo Alain Decaux) come pure dei loro ''grandi fratelli'' ad una ''elezione'' esclusivista ed ad un ''giudaismo'' sharoniano. E la stessa pretensione nutrita dai fanatici del Temple Institute, una pretensione che propone un concetto territoriale e politico di Israele che una maggioranza di ''Ebrei'' fuori di Israele rigetterebbe con orrore se non fossero gia diventati i schiavi volontari di una ideologia della Shoah trasformata, a secondo dei bisogni, in un nuovo ''peccato originale'' per i goyim - Gentili - o in una ciotola. (Chi pensa mai alle ''riparazioni'' dovute alle famiglie dei milioni e milioni di comunisti ed altra gente morti in piede mentre combattevano contro il nazifascismo?) Cosa si può mai sperare di un'ideologia che trasforma la morte di sei (6) milioni di individui in un vettore di colpevolezza secondo i standard della ''scienza'' freudiana autorevolmente corretta e ammendata dalle Cappelle freudiane dominati dagli Americani e dagli Israeliani? Questo viene implementato mentre si occulta e si denigra la morte di 27 milioni di Sovietici, come pure quella di miglia e miglia di altri Partigiani che vengono apertamente descritti da noti ''pitres'' come ''ultimi uomini'' nel senso di Nietzsche, e a volte, dal più sporco (4) fra di loro, dissimulato dietro un usurpato Dostoievski, come ''demoni''? Revisionismo e negazzionismo, certo! Al minimo, le istanze europee debbono immediatamente esigere che tutti i monumenti e musei attualmente dedicati a questa Shoah selettiva in Europa siano ri-dedicati alla veridica, rispettosa e comune Storia della Resistenza e della Deportazione, mentre allo stesso tempo, si riconoscerebbe, con il rispetto più scrupoloso, il posto legittimo dei Rom come vittime del genocidi nazi, come pure quello degli andicappati mentali, quello degli omosessuali, e più particolarmente quello dei Resistenti comunisti; questi ultimi dovrebbero essere piazzati al primo posto dei cosiddetti uomini ''giusti'', se questo concetto non è destinato a diventare un insulto calcolato, rivolto all'umanità libera. Se questo no potrà essere fatto subito, allora si dovrà tagliare subito tutti i fondi pubblici destinati a questi monumenti e istituzioni selettivi. (Nota: La Costituzione italiana non permette il finanziamento pubblico di monumenti e istituzioni confessionali o proto-confessionali, particolarmente di natura esclusivista, natura ripugnante agli occhi della nostra Costituzione partigiana.) Questo sarebbe doveroso perché costituirebbero un insulto ai morti e sarebbe utilizzato come un'intollerabile macchina intesa a fomentare un senso di colpevolezza e come uno strumento di propaganda esclusivista funzionando come un volgare marchiamento (''marquage'') del territorio (sopra questo concetto behaviorista convenientemente utilizzato cui, vedi L'Humanità) Se questi monumenti sono destinati a diventare degli ''altari'' destinati ai ''Gentili'' perdono ovviamente ogni significato. Come tali non potrebbero mai pretendere contribuire alla trasmissione autentica della storia. Al contrario, produrrebbero coscientemente delle coscienze giudaiche troncate, sempre pronti a esigere una spiegazione e a minacciare di una qualche resa dei conti alle coscienze Gentili, preliminarmente ridotte ad un sentimento di colpevolezza collettivo senza ragione, ma per l'eternità! Questo ha il potenziale di diventare un circolo vizioso senza fine di pretese prive di fondamenti e dunque suscettibili di inevitabili backlashes.
Per parte sua, una storia che non fosse affetta di amnesia patologica sottolineerebbe l'importanza capitale delle classi, e metterebbe un punto di onore ad esporre il ruolo conosciuto di molti dirigenti ''ebrei'' nella formazione e la legitimizzazione originale dell'ideologia nietzschiana; un'ideologia che, certo, erano davvero soli a credere inerentemente ''filo-semite''. Insisterebbe similmente sul ruolo dei stessi dirigenti ebrei, particolarmente certi dirigenti religiosi dei Ghetto, durante la lunga emergenza del fascismo, un fenomeni che concepivano meno pericolo imminente che come un mezzo per riaffermare il loro controllo sopra le loro comunità che cominciavano ad ascoltare i socialisti, e in modo crescente i Marxisti tra di loro. No può esistere un reale rispetto selettivo della Memoria secondo criteri religiosi o scelte politiche, senza al medesimo tempo auto-negarsi. Nel frattempo questa memoria selettiva produce delle sequele culturali e politiche gravissime, incluso tra gli Ebrei, cosa che può facilmente essere dimostrato oggi dal razzismo aperto e dall'arroganza coloniale dimostrata dagli sionisti di destra di Israele e di tutto il mondo. Tutte queste esibizioni sono indecenti e pericolose. Non possono più essere tollerate. Il giorno della resa dei conti è arrivato per il sionismo di destra; perciò, non dobbiamo mollare nel utilizzare democraticamente la forza democratica dei ''numeri'' (un concetto caro ai filo-semiti nietzschiani!) contro quella della ''finanza ebrea'' (tanto per utilizzare una frase di questi ciechi, presunti ''socialisti'', che la concepiscono come un senso di riuscita sociale!) Di più, si deve esigere la responsabilizzazione delle élites occidentali, musulmane e onusiane che ora stanno appoggiando silenziosamente ma con forza, i progetti sionisti di destra alle spese di ogni rispetto per la legge internazionale. In realtà, sembrerebbe che siano arrivati a condividere le credenze nietzschiane secondo le quali sarebbero messi aldilà delle leggi, e di fatti, aldilà del Bene e del Male! Nel passato come pure oggi, questa fedeltà cinica al nietzscheismo si spiega dalla ''coscienza torturata'' di queste élites che non ignorano che la loro esistenza come classe dominanti è ormai scontata, almeno che non siano capaci di fabbricare un ritorno alla barbarità. Una ed unica conclusione può essere raggiunta: invece di essere iscritte nel Preambolo della Costituzione della EU, queste pretensioni esclusiviste dovrebbero essere l'oggetto immediato di procedure anti-sette, in accordo con le leggi europee vigenti.
La genesi culturale nella sua dimensione sincretica
e la presunta purezza emanata da origine ''divina''.
Sia quello che sia, una cosa è assolutamente certa. Non esiste una specifica eredità culturale Europea da attribuire unicamente a radici semite-giudaiche, che dovrebbero essere riconosciute come tali. Nella misura in cui avesse esistito, questo contributo sarebbe gia stato indirettamente filtrato dal cattolicesimo (e più tardi dalle varie sette e correnti che compongono la nuvola cristiana.) Fine alla rivoluzione intellettuale ed etica emersa con le Lumières, l'eredità culturale-religiosa ebrea era concepita secondo la ''filiazione'' dinastica inventata dai Vangeli. Per il mondo moderno, il punto chiave emana dalla rivoluzione del buon senso, cioè dalla ''filosofia del dubbio'' e dalla generalizzazione dello spirito di sperimentazione scientifico simboleggiato dalla Encyclopédie. Si tratta di un risultato monumentale che, per Gramsci, segnalava e permetteva al stesso tempo, tanto la rivoluzione democratica delle relazioni di potere, quanto le transizioni rivoluzionarie iniziate durante i XIX e XX secoli. Perché segnalava la definitiva comprensione scientifica dello cambiamento culturale introdotto nel concetto di ''sovranità'' fuori dal divino. Astratto dal campo dell'irrazionale, questo concetto si schierava dunque in favore del potere emancipatore della Ragione umana incarnata nella libera e responsabile coscienza di tutti i popoli e di tutti gli esseri umani. Un processo del divenire storico che contiene entro se stesso una ''negazione'' capace di portare, senza la minima possibilità di ritorno permanente, al ''superamento'' storico della democrazia e dell'uguaglianza investita nel proletariato (cioè, la maggioranza dei cittadini). La grande canta-autore francese Barbara ci avvertì contro tutta questa ''gente che si presenta a noi con le bracia aperti''. Si può solo sperare che nessuno diventerà preda di questo bene-intenzionato ma primitivo pensiero contenuto nelle diverse formulazioni relative a queste presunte ''radici'''! Senza dubbi la lunga marcia delle Lumières fu tortuosa e dolorosa. (Ricordiamo qui i studi innovanti sul ''sincretismo'' iniziati del grande comunista haitiano e grande teorico e scrittore, Jacques Roumain. Questi sudi rimangono validi per le correnti religiose e per le evoluzioni filosofe.) Durante l'epoca post-romana il risveglio della Ragione può essere osservato nella corte di Carlo Magno e nel contributo culturale dei monaci irlandesi che furono risparmiati dalle onde di ''barbari'' che si erano gettate sull'Impero Romano. Dato che questa ri-emergenza del Sacro Romane Impero fu considerato degna di qualche sacrificio, l'evento portò ad un risveglio che fu naturalmente accompagnato dal battesimo forzato di migliaia di individui appartenente ai popoli sottomessi. Come è noto questi popoli furono subito costretti a scegliere tra una bagno forzato e santificatorio in un fiume gelido o la carezza santa della spada imperiale sul loro colo nudo. Nondimeno, il ''decentramento'' intellettuale e geografico prodotto da questa ''barbara'' attitudine imperiale ebbe un ruolo duraturo e complesso in un processo dialettico collegato al movimento generale. Poi vennero il Primo e il Secondo Rinascimento, con la riscoperta dell'eredità Greca e Romana, grazie al fortissimo contributo degli Arabi dai quali gli Europei cominciarono a prendersi a prestito delle nozioni e dei prodotti di origini Araba o ancora, tramite gli Arabi, nozioni di origine Indiane. E di origini ancora più lontani, via la ri-discoperta della Silk Road (la Via della Seta....), mettendo in gioco tutte le grandi ''matrici'' culturali intercontinentali dell'Eurasia e dell'Africa. All'immagine della metafora di Marx secondo il quale la strada del progresso scientifico no è mai una passeggiata sopra una Via Reale, questa marcia dei Lumi finì col imporre i suoi chiarimenti ma con molto difficoltà. I suoi sforzi iniziali nella storia post-romana furono rappresentati dalla precaria tolleranza che dimorò soggetta di tante ricadute. Una delle più emblematiche fu la Revocazione dell'Edit de Nantes (un'atto regressivo che spazzò via le libertà religiose conquistate in precedenza dai Protestanti del Regno di Francia), ma la stessa intolleranza si osserva sopra tutto nei ricorrenti proclami ''contra judeos''. Questi ultimi emergevano da una postura teologica, che nelle versioni più caute, lasciava il predetto ''dénouement'' finale nelle mani di Dio duranti la Seconda Venuta del Messia (chiedendo agli uomini comuni di mantenere una stretta tolleranza nell'aspettativa che i fini divini raggiungessero il loro climax, almeno secondo l'interpretazione data dall'eccellente ma minoritario pensiero dell'Abbatte calabrese Gioacchino da Fiore.) La ''repubblica'', forma per eccellenza dello Stato, fondata sul concetto di sovranità popolare che risultò dalla prima lunga marcia rinascimentale alla cui si è accennato, concepì come un'obbligo ontologico dovere riconoscere per la prima volta i proponenti del giudaismo come dei co-cittadini nel senso pieno della parola, proprio perché istituiva nel medesimo tempo una stretta separazione della Chiesa e dello Stato. Come si può intravedere, questo costituì un risultato di grande importanza, uno risultato prezioso che tanti di quelli ''militanti imbecilli'' desiderano oggi cancellare malgrado la loro sconcia pretensione di essere diventati dei ''maestri'' ad un momento o ad un'altro.
Da un punto di vista culturale, il contributo giudaico, o più precisamente il contributo religioso dei rabbini, non rappresenta niente altro che un trapianto tardivo e senza successo, ma imposto in modo ricorrente con sempre la stessa intolleranza a basa di ignoranza spesso esclusivista. Per questa ragione, fu sempre rigettato dall'interno come dall'esterno. Pensate, per esempio, alla ferocia esclusione di Baruch Spinoza, il giovane di origine marana che voleva inizialmente diventare rabbino, da parte delle autorità religiose della sua comunità, in Olanda e fuori di Olanda! L'Indice cattolico e l'Inquisizione rappresentano altre variazioni delle ordinarie deviazioni secerniate da tutte le religioni e tutti i sistemi di pensieri racchiusi in un modo settario e irrazionale, in altre parole sistemi insabbiati da loro stessi, per colpa del proprio esclusivismo. Come ben sappiamo, ne lé la storia culturale né la storia religiosa dell'Europa comincia con l'inizio religioso semplicista e infondato del calendario corrente. Quest'ultimo presenta di più il difetto di occultare le relazioni astronomiche-religiose e sociali sotto-giacenti alla celebrazione di Natale e a quella del solstizio d'inverno. Queste relazioni ci rimandano indietro verso dei sistemi di valori e verso radici che sono comuni a tutta l'Umanità, incluso ai ''nani di dio'', ai vecchi o ''grandi fratelli'' e ai loro ''maestri'', come pure ai semplici mortali che vivevano durante il Neolitico ed i loro antenati, semplicemente perché il tempo astronomico ha la stessa radice ovunque su Terra, indipendentemente dalla longitudine o dal impatto delle precessioni.. Tutte queste radici sono ugualmente preziose e hanno una pari dignità, soprattutto se impariamo a ''leggerle'' in modo corretto come passi diversi nel camino storico verso l'emancipazione generale dell'Umanità. Il Limbo come concetto è antitetico ad ogni versione immaginabile del storicismo, come pure ad ogni concetto scientifico della Storia (incluso il materialismo storico). Questo fu brillantemente dimostrato da G. Vico, malgrado il timore imposto alla sua epoca sopra qualunque discussione che riguardano questo soggetto. Nella ''Scienza Nuova'', Vico arrivò alla conclusione scientifica che dovevamo relegare Dio nel dominio della Natura, perché rimane sempre identica a se stessa, un dominio che Lui solo sembra capace di capire soprattutto dal punto di vista metafisico della sua origine, mentre la Storia va vista come una creazione eminentemente umana. Per questo, la Storia può dunque essere scientificamente capita dagli uomini che la fanno collettivamente, istituendosi così nel ruolo di Vero Omero di questa specifica ''creazione''.
Come l'abbiamo detto prima, il contesto attuale ci impone di chiarire un'altro paio di cose, anche se si avremmo potuto risparmiarci questo compito alquanto sgradevole se non si fosse assistito alla rinascita di una nuova banda di filo-semiti nietzschiani impegnata a propagare ''ancora una volta'' una ''volontà di potere'' molto primitiva. Solo che oggi questo movimento porta gli stracci dell'impero teocratico universale in tutta la sua mostruosa ''singolarità''. (Questo costituisce un fallace slittamento che avrebbe dato orrore a Bacon. Purtroppo, non sembra impaurire i mercanti del tempio assieme a qualche commessi, tutti addetti di un peculiarissimo olocausto, singolarizzato venalmente in una molto selettiva ''Shoah'', ma nientemeno arrampicati alle loro rivendicazioni esclusiviste. Mi si consenta di avanzare inseguito le qualche istanze necessarie per rompere il più pensante e nutrito oscurantismo: la Genesi biblica, come pure i miti astrologici e divinatori, assieme ai simboli numerici che gli accompagnano, sono derivati da antecedenti mesopotamiani, e più in là da un'eredità summeriana e indiana, con ancora altre fonti più remoti. Questi sono fatti che nessuna distruzione scellerata dei tesori archeologici mesopotamiani potrà mai distruggere. Tutto questo milita in favore di una ''rivelazione'' comune che produsse il mito del ''divino'' da una parte, e dall'altra portò ad una ricerca più ''materiale'' dell' ''immortalità. La prima strada fu in gran parte collegata al fenomeno minoritario, ma non di meno ugualmente propagato in tutte le parte del mondo, cioè il fenomeno della ''schizofrenia'' (questo è lo stesso fenomeno che causò Abramo e tante altre persone, prima e dopo di lui, a udire delle voci); o il fenomeno della ''parafrenia'' (un fenomeno che spiega le ''rivelazioni'' del tipo di quelle ricevute ad esempio dai profeti tra i quali il Profeta Maometto, o ancora da certi sciamani); o ancora di certe forme di ''neurosi'' molto più pronunciate e con caratteri meno sociali, prodotte tramite artefici materiali o meno. La seconda strada segue dalla lente accumulazione di razionalizzazioni e altri concetti associati, tutti collegati alla comprensione del tempo e dunque al problema della vita e della morte, il ''mistero'' quotidiano più difficile ad approdare. Le teorizzazioni primitivi furono naturalmente collegate con le relazioni astronomiche, climatiche e agro-produttive legate al concetto da tempo ed al grado di controllo socio-economico che può procurare. Questi due approcci partoriscono di un miscuglio fittissimo di nozioni molto difficili da districare per le menti a-critiche e a-materialiste che tendono a cancellare le differenze che esistono tra la ricerca dell'immortalità del Uomo da una parte (Ghilgamesh) e, dall'altra, la sua volontà di stabilire un legame singolare e concreto di ''filiazione'' con il ''divino'' (come è il caso per Adamo, Abramo, Davide, Gesù, ma anche Alessandro Magno, il re di Macedonia, tramite la sua madre, la quale anticipando la Regina Anne D'Autriche aveva apparentemente capitò, che solo le regine possono procreare dei re!) Quest'ultima credenza rivela la speranza in una ''resurrezione'' individuale in una forma od un'altra. A sua volta, questo rappresenta una traduzione idealistica (trasposizione) prodotta dalla riproduzione sessuata della sola specie su Terra ad essere cosciente del suo proprio divenire storico, in altre parole una specie più o meno cosciente sin dal inizio dell'inevitabile filiazione intellettuale collettiva che va di pari passo con la resurrezione materiale individuale ontologicamente condivisa tramite la lotteria genetica descritta in modo assai umano e poetico da Albert Jacquard. Il ruolo e l'importanza della schizofrenia in questi processi di grande complessità rimangono tutti da investigare con più completezza. (Già nel mio Pour Marx, contre le nihilisme, avevo spiegato il perché di una tale situazione, ma la mia analisi, la prima del genere, non ricevette nessuno accoglio pubblico. Questo è dovuto all'ignoranza generale, ma sopra tutto, al silenzio generale di tanti ''accattoni'' intellettuali addetti del plagio in francese ''gueux'' un termine derivato da radici vernacolare olandesi - . Questi, in stretta collusione con i loro maestri militari e politici, privilegiano il segreto in queste materie, con la vana speranza di potere manipolare personalmente in seguito il poco che sanno, con all'aiuto degli usuali e fasulli ''Illuminati'' ed altri pseudo ''nichilisti svegli''; tutto questo anche se dovessimo essere i primi a sapere che non è mai esistito un'altra Luce all'eccezione di quella progettata dal popolo nella sua lotta per affermare l'irrefutabile uguaglianza umana, collettiva e individuale.) Detto questo, l'astronomia moderna può dimostrare senza l'ombra di un dubbio che il sole no arresta le sue odierne ''rivoluzioni''al suono delle trombette di qualche tribu di invasori! Chi sa che le rovine di Gerico ci portano in dietro ad un passato molto remoto il quale, secondo le prove archeologiche attualmente disponibili, non ha niente a che fare con le favole bibliche, o con i miti fondatori biblici molto più recenti? Un'altra istanza viene illustrata dalla figura di Mosè molto vicina dalle descrizioni della storia del Re Akkadiano Sargone. Questo è lo stesso ''Mosè'', una figura collettiva similare al Omero di Vico o al ''mille fueilles'' descritto da Roland Barthes, o ancora nel suo ruolo ''liberatore'', similare al ''blocco storico'' di Gramsci, la cui figura portò Ibn Ezra a scoprire nella Bibbia vari strati sedimentati collegati ad epoche storiche diverse, una scoperta che più tardi impressionò moltissimo il giovane Baruch Spinoza.
Ovviamente, Ibn Ezra fu il primo archeologo biblico intenzionato a lavorare scientificamente (e con rigore logico) sulla base dei fatti filologici ed etico-logici. Ma nessuno può dimenticare il fatto che Ibn Ezra disponeva di una vastissima conoscenza di Platone e della sua impeccabile innovazione ermeneutica. Questo approccio oggettivo e razionale permise a Platone di fare passare senza esitare al suo colino critico i comportamenti spesso amorali e privi di saggezza dei ''dei'' tutelari della Grecia Antica descritti da Esiodo o dalle epopee Illiade e Odissea. Fece lo stesso per le nozioni disparate avanzate sul soggetto dagli altri filosofi del suo tempo. Questi cercavano una scappatoia dalle contraddizioni e dalle implausibilità e, di conseguenza, non esitarono ad importare teorie straniere dai loro numerosi e sostenuti contatti con le regioni orientali e occidentali coperte grazie ai loro imperi ed i loro numerosi tentacoli commerciali e umani. (La Repubblica di Platone da un riassunto di questo approccio. Lo fa in doppia maniera: prima con il suo metodo di differenziare quello che è eticamente Bene o Male e quello che risulta solo ''buono'' in modo utilitario; secondo con la sua comprensione dei miti che possono scaturire da fonti culturali autentificabili, oppure da visioni Utopiche tali quelle utilizzate da Platone in modo euristico, per esempio con la sua favola dell'Atlandide. Il contributo magistrale di Platone può essere apprezzato al suo autentico valore quando viene pareggiato al utilizzo da parte di Kant della prova di St Anselmo a proposito dell'esistenza di ''dio'' un ''Essere perfetto'', dato a priori per l'eccellenza di tutti i suoi attributi. Platone era molto più scientifico; era meno inclino alla religiosità e al dualismo di Kant. Aveva capito che il nexus dialettico tra la ''spiritualità'' (i ''demoni'' di Socrate) e l'etica, come pure il suo intreccio con il ''dramma'' etico-politico che si svolge nella Città. Il suo approccio può essere adoperato con uguale fortuna per la tribu dei Dei della Grecia, come a tutte le altre tribu in ogni parte del mondo. (Secondo la mia opinione, questa necessità logica spiega le relazioni ''matematiche'' che Lévi-Strauss cercò di mostrare con i suoi complessi e inter-collegati schemi strutturali.) Come St Anselme, l'Umanità pre-scientifica aveva logicamente bisogno di un dio ''superiore'' e più ''potente'' per potere concepire il mondo, come pure Descartes sul suo letto di convalescente, aveva realizzato che necessitava un punto fisso per potere concettualizzare lo spazio offerto dal suo soffitto, se lo guardava facendo astrazione dei muri attorno. La valorosa scoperta di Platone, ovviamente, si applica al Elohim preferito da Abramo, quello che diventò col tempo il dio ''monoteista'' della bibbia (come pure dei Vangeli cristiani e del Corano), un ''dio'' che purtroppo no può mai fare nulla senza la numerosa tribu dei suoi angeli (positivi o negativi) e altri Zefiroti, o senza il suo Messia. Il dio pseudo-monoteista della bibbia agisce come un 'dio ''potente'', un pater famiglia del quale gli oggettivi etici sono per forza al dilà della potenza dei suoi subordinati. La sua etica arcaica rimane ancora essenzialmente utilitaria e selettiva, anche se i profeti della bibbia testimoniano dell'esistenza di contraddizioni filosofe, etiche e politiche. Alla fine, rimane sempre un dio tutelare di una tribu, uno che prende i suoi sacrifici essenzialmente come un dio greco, uno che di continuo da battaglia ai rivali delle altre tribu. (Di più rimane uno spirito sciamanico capace di produrre schizofrenia.) Un'altra forma di monoteismo arcaico può essere osservato molto prima con il tentativo di Akenaton di riordinare le credenze degli Antichi Egiziani seguendo le migliori conoscenze astronomiche possedute al suo tempo, dato l'importanza di questi legami con la società agricola dell'Egitto. Mentre il dio monoteista di Akenaton rimane ancora collegato con un simbolo materiale, usato rigorosamente per le cerimonie pubbliche, costituisce gia un audace e coerente concetto monoteista superiore al dio-elohim delle arcaiche tribu ebree. Questo ebbe necessariamente un'impatto sugli Ebrei. In appresso, il Corano cercherà di risolvere definitivamente le ovvie contraddizioni semplicemente usando Maometto come mezzo per togliere in modo definitivo l'influenza diretta e immanente di dio nel mondo sostituendoli i suoi insegnamenti. Ma nel processo l'Islam pagò lo stesso prezzo di tutte le altre ''religioni'' dal momento nel quale il mondo reale cominciò ad esibire le più minori contraddizioni con questo insegnamento. Questo capitò inevitabilmente malgrado il fatto che il Profeta se stesso, al contrario dei suoi seguaci più politicamente inclini, aveva saggiamente cercato a minimizzarne il rischio, limitando il pronunciamiento divino intangibile al Corano stesso e, dentro il Corano, ad un numero molto limitato di regole di condotta etica. Purtroppo tutti questi tentativi dimostrano chiaramente la logica e la necessita etica sotto-giacente, come pure il suo uso pedagogico negativo o positivo, per tutte le età figurative ancora immerse in un pensiero sintetico! Socrate proclamò razionalmente le regole etiche che si applicano ugualmente alle divinità e all'Uomo. Questo implica l'uguaglianza inerente a tutti gli individui umani e la responsibilità in ultima istanza della loro coscienza : un risultato condiviso dai primi cristiani. In questo modo venne distrutto ogni pretesto al esclusivismo e l'Uomo ricavò la propria coscienza della sua libertà. Nella psicoanalisi marxista che ho sviluppato nel mio Pour Marx, contre le nihilisme ho mostrato l'importanza del insegnamento non-figurativo dei pre-requisiti socio-politici e scientifici di questa libertà umana inerente per garantire la salute degli individui assieme a quella della società.)
Platone era un uomo greco di grande cultura e di più l'autore del Cratile. Sapeva dunque per istinto il valore della semplice procedura che consiste nel ''nominare'' le cose seguendo un metodo di oggettivazione permanente che, al suo tempo, fu principalmente rappresentato dalla ''scrittura''. La scrittura libera la memoria dalla devastazione delle sue ''lacune'' ordinarie, in tale modo da permettere al Uomo di anticipare la sua liberazione da ogni oscurantismo, dato che permette la crescita esponenziale dell'efficienza del pensiero critico e della coscienza umana. Aumenta così l'efficacia dell'oggettivazione del pensiero e permette all'Uomo di investigare scientificamente la proprio struttura cognitiva e la propria dialettica. La risonanza magnetica assieme ad altri metodi moderni simili non offrirebbero modi di lettura meno efficienti. Ma questo richiederebbe un desiderio autentico e disinteressato di rimanere scientifico senza mai abbandonare l'onestà implicata da questo approccio. Altrimenti la ''scrittura'' diventa un istrumento di potere esclusivista antitetico alla scienza ed all'emancipazione umana. Per esempio, esiste oggi il bisogno di volgarizzare una cosa evidente, cioè il fatto che l'evoluzione del arte di divinazione e d'interpretazione dei predicatori cabalisti seguì un processo di accumulazione e di adattamento identico a se stesso per parecchi migliaia di anni. In realtà, esibe lo stesso processo di adattamento evidenziato in modo chiarissimo, ma nientemeno doloroso, dalla Sibilla biblica messa in relazione con le lunghe pratiche astronomiche ed astrologiche dell'umanità. (La Sibilla biblica non era nient'altro che pura propaganda in favore del tempio e dunque contro l'impero romano. Allora come oggi, non mostrò mai il minimo timore per il plagio o per i fraudolenti scivolamenti di senso.) Questo risulta ugualmente vero dal punto di vista storico per i Mesopotamiani e per tutti i popoli con i quali questi erano in contato, al Est o al Ovest naturalmente, ma anche al Sud e al Nord. La Sibilla biblica è interessante perché il suo abito di propaganda può essere tolto con delle fonti completamente rintracciabili e conosciute. (vedi ad esempio l'edizione La Pléiade della bibbia.) In quanto tale, malgrado il suo utilizzo eccessivo di un vecchissimo abito (cosa molto gradevole a Nietzsche!), costituisce il ''caso'' più rilevante della tesi discussa qui. In parole povere, la Sibilla non cercava niente altro che inventare qualche convenienti ''radici ebree'' all'Impero romano! (Forse ricorderete dalla vostra lettura dei Dodici Cesari di Svetonio che l'Imperatore Augusto fecce distruggere tutti i testi profetici, considerati come causa immediata dei disturbi civili nella società romana, e come causa addizionale di debilita intellettuale delle sue élite. Tutti, eccetto i testi originali della Sibille romana. In tale modo questi testi divennero l'oggetto di un'intensa battaglia ideologica almeno fine a Costantino.) Le profezie, le intossicazioni e disinformazioni di questi testi ideologici, e di altre simili produzioni in tutte le civilizzazioni, hanno un valore identico alla pratica dei preti romani che pretendevano leggere l'avvenire nei visceri dei polli; o ancora un valore simile alle parabole della Sfinge, quelle della Pitia di Delfi, o ancora degli oracoli pronunciati da figure simili proveniente dal pantheon e dalla cultura indiane; o ancora quelle percettibili nel poco che rimane del Popul Wuh e delle altre profezie Meso-Americane ... Le ''Età'' dell'Apocalisse di San Giovanni e quelle più prosaiche di Santo Agostino rinviano ad un'identico processo culturale e politico con riferimento alle stesse fonti. Tutti sono collegati con lo stesso fenomeno parafrenico, un fenomeno ambivalente che risulta al medesimo tempo tanto affascinante quanto spaventoso per tutti questi caratteri che vogliono costantemente dimenticare l'essenziale, dato che, piace o non piace, l'essenziale rimane socratico/marxista. E interessante notare che la Torah conosce una lettura ''mistica'' cabalistica, presuntuosamente riservata a quelli che pretendono essere più eletti degli altri, i.e. il gruppo inevitabile di caratteri con i loro usuali ''scarpini infangati'', sempre desiderosi di pretendersi ''primus inter pares'', nella parodia di seconda mano, costantemente ripetuta, e simboleggiata dalla ''Animal Farm'' di Orwell. Se mai consentireste a seguirli nella loro strana follia, sareste obbligati ad accettare che esiste un insieme di regole riservate alla gente ordinaria e un'altro riservato in modo privilegiato ai ''maestri'', i stessi tizi che ieri sognavano apertamente ad uno ''Soprauomo'' e che oggi militano in favore dell'inaugurazione di una ''post-umanità'' filo-semita nietzschiana!
Come possiamo osservare, non esistono dunque ''radici giudeo-cristiane''. Queste cattive barzellette mirano solo a distillare la subordinazione intellettuale e culturale dell'Europa, invece di auspicare lo stabilimento della sua indipendenza politica. Da un punto di vista specificamente etico, il Vecchio e il Nuovo Testamento non sono dissimili all'analisi socratica tale che fu esposta nella Repubblica di Platone. Non risulta neanche differente dal magnifico opuscolo di Kant I Principi Fondamentali della Metafisica dei Costumi (Moeurs), malgrado le manipolazioni silenziosamente pro-levitiche non tanto geniali di Habermas. La sola differenza deriva dal fatto che il testo greco antico era logico e gia totalmente di spirito scientifico, mentre i due testi biblici (e con loro tutti i testi religiosi simili di tutte le culture, incluso il Corano) rimangono il risultato del pensiero sintetico primitivo. Dal punto di vista dei costumi politici e culturali, questi testi biblici, ed altri testi simili, ci raccontano solo le abitudini e i modi di vita delle società all'epoca in cui furono scritti. Costituiscono dunque, di per se, delle testimonianze preziose. Nonostante, nessuno deve sentirsi autorizzato a dedurre da loro una qualsiasi prova di ''elezione divina'' con il pretesto che siano superiori ad altre pretensioni simili derivate da testi identici o da pronunciamiento contenuti nelle affermazioni orali sciamaniche. Questi testi sono dei veicoli culturali. Giocano il ruolo di ''miti fondatori'' interiorizzati a volta dal ''popolo'', delle narrazioni che aiutano questi popoli a considerarsi come tale. Ma questo non gli confera a fatto la validità esclusiva rivendicata dai ''preti'' dottrinari e fanatici di ogni categoria. Di fatto, i testi biblici medesimi portano l'abbondante testimonianza delle relazioni molto tese esibite da queste due rivendicazioni. Non è una coincidenza se i più grandi profeti si rivolsero alla coscienza umana piuttosto che all'intervento divino.
I più coerenti zeloti dell'antisemitismo o del sionismo di destra dovrebbero ricordarsi che niente di stabile può mai scaturire dalle menzogne nietzschiane o dai miti fabbricati, siano questi filo-semiti o meno. Il cristianesimo fu eretto sopra la confutazione e il ''superamento'' del messaggio presente nella cultura biblica ebrea che era allora monopolizzata dai rabbini dominanti e dal tempio. Questo portò in appresso ad un antisemitismo aperto o rampante con varie fluttuazioni a secondo del concepimento della ''teoria'' anche essa ''rivelata'' relativa alla ''conversione'' ineluttabile di pochissimi Ebrei dopo la Seconda Venuta di Cristo (la maggioranza essendo destinata ad essere distrutta come ''malvagia''!) Questo implica che parlare nello stesso fiato di Giudaismo e di Cristianesimo, mentre si parla di presunte ''radici comuni'' ammonta ad un accecamento e ad una imbecillità ''genetica'' (i.e. storica) e culturale. O peggio ancora, ci rimanda indietro agli usuali trucchi e scherzi nietzschiani (pranks) che non ebbero mai altro oggettivo che la riduzione alla schiavitù dei credenti e dei non-credenti, in primo luogo tutti quelli collegati alle religioni del ''libro'', indipendentemente della loro sincerità o del loro semplice opportunismo. Sia quello che sia, in accordo con Ibn Ezra, Spinoza e, in seguito, di Botero e molti altri, possiamo chiaramente vedere la figura di Mosè nella storia evidentemente anteriore del Re Sargone. L'Epopea di Ghilgamesh risulta anteriore a tutte le bibbie dei rabbini e dei papa cattolici, come pure di tutti gli altri pope. Non esiste tuttora nessuna evidenza archeologica o storica come prova dell'esistenza del Tempio di Salomone. Purtroppo, per troppa gente queste verità non militano contro la ricostruzione del tempio di pietra mitico, oggi apertamente rivendicata da qualche rabbini fanatici che sono però pronti a lasciare delle guerre preventive di civiltà (leggere di religione) per portare il loro progetto a termine ecc., ecc. ... Mettendo assieme questi fatti incontestabili possiamo concludere che tutti i discorsi sopra le radici giudeo-cristiane dell'Europa sono pure menzogne e ammontano ad uno tentativo odioso e criminale di usurpare il potere politico e simbolico, sostituendo al pensiero scientifico una perversa ideologia esclusivista.
Similarmente, gli aspetti cristiani di questa visione propagandista esclusivista non sono più digeribili o tollerabili di quelli della versione ebrea. Riassumendo brevemente, diciamo che le lingue vernacolari , dimostrabilmente necessari ai rinascimenti nazionali, riuscirano a sopravvivere alla dominanza del latino. La coscienza Europea e scientifica fu formatta in una battaglia frontale contro il Vaticano e contro tutte le altre religioni stabilite. Di fatti, queste presunte radici sono così sottili che, da un paio di decade ormai, un Wojtyla sta vanamente cercando di rilasciare una ''evangelizzazione'' contro-riformista dell'Europa e della Polonia, dimenticando che il messaggio veritiero non è consentito a persone come lui o ai suoi amici della CIA e dell'Establishment US! (La percentuale di gente che va a messa in Polonia oggi si aggira intorno ai 4 o 5 % , un dato che certo non autorizza i rappresentanti della Polonia di andare attivamente avanti con la loro cattiva e sgradevole aggressione al principio della separazione della Chiesa e dello Stato; almeno che, le stesse persone che furono pagate dalla CIA, non desiderano oggi lavorare selettivamente per gli Stati Uniti con la presunzione di rappresentare la ''Giovane Europa''. La falsa rappresentanza democratica costituisce una delle maggiore piaghe della demo-crazia contemporanea. Per le collusioni, tramite Brzesinski, di Wojtyla, e dunque necessariamente di Ratzinger, con la CIA, vedi ''The life and times of Pope John-Paul II'', Newsworld, ''the passionate eye'', Sunday, April 20, 2003. Le collusioni con l'Opus Dei sono più conosciute, ma altrettanto pericolose per la società in generale.) La mistica cabalistica non risulta neanche essa molto solida come rivendicazione di qualsiasi radici originali, semplicemente perché si può facilmente dimostrare che deriva da più antiche fonti Indo-Europee, Mesopotamiane ed altre. Quello che si può affermare con certezza è che l'Europa moderna, come destinazione storica di tutti i successi intellettuali del Bacino del Mediterraneo, fu ineluttabilmente indotta a tirare le ovvie conclusioni religiose e filosofe, particolarmente quelle relative al ''libero arbitro'', cosa che fece prima di ogni altra regione geografica. Questa evoluzione è riassunta nel principio di laicità. Molto prima, altre civiltà avevano cercato di sciogliere il religioso nel filosofo e nell'etico, ma in una maniera non del tutto soddisfacente (L'Antica Cina, ad esempio). I Greci Antichi hanno brillantemente anticipato questa evoluzione secolare ma pagarono questo successo intellettuale etico con la cicuta. Per la stessa ragione, dovettero in seguito soffrire dalla ''filologia'' scellerata e mistificante di Hiedegger! Il Medio Oriente per parte sua fu da sempre uno crocevia continentale, travagliato da flussi perpetuali. Però, con tuto ciò, risulta chiaro che sarebbe grottesco volere trasformare questo puro azzardo storico in una presunta superiorità Occidentale fondata sull'ontologia (la relazione con l'universale), o ancora in un genere di anteriorità identica a quella pretestata da Max Weber (che, come ben sappiamo, era un noto anti-marxista parafrenico). Un tale tentativo sarebbe evidentemente fondato sopra un vile e fraudolente eurocentrismo, cancellando tutti i debiti dell'Europa verso gli altri, una ideazione che alla fine risulterebbe tanta inutile quanto grandemente falsa. E ci renderebbe incomprensibili le due grandi epopee omeriane conduttrice di una antichissima eredità mediterranea che ci porta dall'Asia Minore fine ed oltre alle Porte di Eracle-Ercole! Di più, contraddirebbe tutto quello che sappiamo sopra i processi cognitivi e storici. In realtà, niente altro come le inettitudini correnti escogitate attualmente in Europa dalle folle e venali truppe filo-semite nietzschiane, truppe venali che vogliono pretendere con temerità che la laicità sarebbe solo un' ''ideologia come tutte le altre'', forniscono la prova della necessità, per l'Europa, di rimanere collegata con tutte le eredità umane per potere rimanere se stessa, ed essere sempre degna dei suoi propri successi come civiltà. Non sorprende che questo sia esattamente quello che dirono i più brillanti etnologi, antropologi ed epistemologi come Vico, Rousseau, Marx, Lévi-Strauss o Piaget, in una seria di tesi oggi dimostrate in modo scientifico. Queste evidenze possono certo ancora dare luogo a varie interpretazioni, ma non permettano nessuna confutazione concepibile. Credo si possa dire che la grandezza di un Ernst Bloch consiste nella sua abilita istintiva ad imbracciare uno vasto orizzonte e di inserire i successi filosofici ed etici maggiori, derivati dalla lotta di classe tra le antiche e moderne tribu ebraiche, nella lunga marcia storica che portò alla rivelazione della libera coscienza e dell'uguaglianza di tutti i membri della specie umana. No vi sembra pericolosissimo, all'inizio del Ventunèsimo secolo sentire un papa cattolico, con il suo domestico principale della Congregazione della Fede, affermare apertamente, senza vergogna, e neanche con un minimo segno visibile di imbarazzo, che le loro credenze religiose costituiscono l'apice e la perfetta fine di tutte le credenze umane? Si nota che questi comici e grotteschi porta- parole affermano queste sciocchezze esclusiviste proprio in un'epoca nella quale il più potente di loro da fede ai ''Segreti di Fatima'', tali che interpretati dall'ultima versione di idiosincrasia infantile trasmutata senza pudore nell'essenza della rivelazione divina, ma ovviamente per uso personale! Purtroppo qualche rabbini e teorici di destra affermano inettitudini ancora più grossolane e volgare. E lo fanno mentre strumentalizzano l'Olocausto sostituito alla storia comune e non-selettiva della Resistenza e della Deportazione, nella speranza vana di trasformare questa catastrofe in un sostituto del ''peccato originale'' da imputare all'intero Occidente, e per colmo pure all'intero mondo musulmano! Presumilmente, questo ''peccato'' autorizzerebbe l'emergenza di nuovi e auto-proclamati ''direttori di coscienza'', la stessa banda che pretende fondare la sua ''singolare'', ma nondimeno ''universale'', autorità sulla ''ricostruzione'' di un illegittimo e nebuloso tempio eretto su una fragile mitologia. Questo sarebbe purtroppo un tempio illegittimo dato che, secondo la loro propria mitologia, la sua legittimità reggerebbe solo sull'assassinio perpetrato di sangue freddo dei Grandi Preti degli Antichi Ebrei, con l'unica intenzione materiale di legittimare l'istituzione di un Regno Ebreo sostituito alla Palestina nomade.
In realtà, l'Europa e Israele (più specificamente la gente della Diaspora) possono ambedue pretendere avere dato molti contributi di varia importanza alla formazione della concezione moderna del ''libero arbitro'' senza la quale non ci sarebbe né libertà, né uguaglianza, né fratellanza tra gli individui e tra i popoli. Ma non si tratta mai di ''radici'' singolari e di un qualsiasi ''diritto di nascita'', queste rivendicazioni storicamente fraudolenti e anti-democratiche per eccellenza. Di conseguenza, non esiste nessuna ragione per privilegiare un tipo di contributo al di sopra di tutti gli altri, particolarmente quando si tratta di un testo costituzionale comune. In oltre, dato che non esiste nessuna ''cultura giudeo-cristiana'' monolitica e coerente, segue che non esiste neanche alcune culture cristiane, cattoliche o giudee che siano monolitiche e coerenti. Tutte queste condividono limiti similari, i quali possono essere osservati nella loro instabile ''sintesi'' ideologica. Non esiste mai una e una sola narrazione, nello stesso modo che nessuno singolo ''popolo'' può essere afferrato senza riferirsi alle ''classe'' che lo compongono (vedi il ''Metodo'' di Marx, un'abbozzo che, per conto mio, vale molto di più di tutti gli altri testi compiuti sul soggetto.) Solo le classi dominanti possono richiamarsi ad una falsa coerenza, perché costituisce una potente arma ideologica per assicurare il loro dominio. Anche una lettura in diagonale del Vecchio Testamento rivela la differenza tra una cultura nomade e ugualitaria (prodotta da un popolo riunito ad intervalli regolari nella Tenta dei Rendez-vous), e una cultura secernata da l'usurpazione reale dei poteri temporali e religiosi che portò alla costruzione mitica del tempio di Salomone dopo l'assassinio dei grandi preti , assassinio ''necessario'' per permettere questa sanguinosa usurpazione. Nella stessa vena Henri Guillemin, il grande intellettuale preso di un santo orrore nei confronti di tutti quelli che chiamava ''saltimbanchi intellettuali'', dimostrò la fondamentale differenza che distingueva il cristianesimo primitivo ugualitario rispetto alla Chiesa Cattolica Romana ufficiale avvolta con tanta vanagloria nella porpora imperiale. Queste illustrazioni possono essere moltiplicate a volontà. Comunque, oggi, sarebbe sbagliato immaginare che si possa risvegliare vecchie ferite senza conseguenze. Si pensa ad esempio all'opposizione tra gli Ebrei ortodossi, inclini a pensare che sarebbe un sacrilegio camminare nel luogo del presunto tempio per paura di desacralizzare la sconosciuta locazione del Sanctorum, da un lato, e dall'altro alle concezioni venali degli propositori del peculiar tempio dei ''Flussi autorizzati di comunicazioni'', cioè il tempio del Vitellazzo d'Oro (ancora collegato a Marduk?) manipolato a fini politici. Si pensa in oltre all'aggiornamento iniziato da Vaticano II, un processo abbandonato nei limbi dopo il ritorno alla testa della Chiesa Cattolica delle fazioni più reazionari collegate alla CIA e al Opus Dei.
In ogni caso, non è una funzione ideona per un Preambolo costituzionale elencare ''contributi'' religiosi e presunte ''radici''. Lo sarebbe ancora meno volere specificare selettivamente alcuni di loro al detrimento o al disopra degli altri. Questa selezione diventerebbe un crimine vergognoso contro i diritti uguali di tutti i credenti che offrono la loro fede a quelle religioni che purtroppo verebbero ignorate dal Preambolo unicamente a causa del peso transitorio di tendenze ideologiche dominanti nel presente contesto culturale, o a causa dello stato attuale di sviluppo scientifico utilizzato per illuminare i passato. O ancora perché tale selezione sarebbe semplicemente fondata sopra dei puri pregiudizi e sopra una vera forma di razzismo, come accade con le ideologie nutrite dagli addetti del giudeo-cristianesimo in Europa. Per potere rispettare tutte le credenze ugualmente nella grande Agora pubblica, il Preambolo deve affermare con massimo rigore il principio di Laicità, dunque la rigorosa separazione della Chiesa e dello Stato. Questo risulta l'unico metodo per non discriminare le religioni tra di loro dal punto di vista politico, e per non discriminare tra queste ed altre credenze non-religiose, riconoscendo simultaneamente che solo questo quadro laico potrà assicurare a tutte una trasmissione qualitativa delle proprie conoscenze. Risulta proprio sconcertante che i critici imperialisti ed esclusivisti del così-detto ''relativismo'' come Ratzinger fingono o fanno realmente tanto fatica a capire una cosa così ovvia! Almeno che non sia il sintomo della loro incapacità a distinguere il temporale dello spirituale, o una propensione anti-costituzionale a fare del proselitismo domestico e globale! Di fatti, solo in questo quadro laico tutti potranno riconoscere scientificamente quei contributi importanti che vengono troppo speso ignorati, primi tra loro per l'Occidente i contributi degli Arabi durante il Primo ed il Secondo Rinascimento. Se, per una ragione o l'altra, risultasse impossibile iscrivere il Principio di Laicità nel Preambolo della Costituzione europea, sarà meglio ignorare totalmente la questione nella redazione del testo. Questo sarebbe un atto dovuto tale testimonianza minima di rispetto verso tutti i cittadini europei, verso le loro credenze molteplici e sopra tutto per il loro libero arbitro. Quest'obbligo risulta in oltre dal necessario rispetto verso le costituzioni nazionali esistenti che codificano dei diritti repubblicani e cittadini gia acquisiti. Non dobbiamo mai stancarci di ripetere che ogni attacco contro il Principio di Laicità rappresenta un'attacco frontale contro il cuore della democrazia in qualsiasi forma, un'aggressione contro la riconoscenza dell'assioma democratico per eccellenza secondo il quale la ''sovranità'' risiede unicamente in e con il popolo, dunque con cittadini liberi e istituzionalmente liberati da ogni forma di superstizione e di dispotismo intellettuale, ideologico, religioso o politico.
Ogni persona dotata di un minimo di oggettività riconoscerebbe che l'autentica Europa, diversa dall'Europa fanatica, in quanto continente privo di ogni pretensione ad essere selettivamente ''illuminato'', non può assolutamente essere concepita senza referenza alle eredità Romana e Greca. Eredità molto anteriore ai contributi giudaici marginali che tuttora costituisce un intreccio sotto-giacente importante del suo senso di unità geografico e culturale. Questo può essere verificato dall'importanza data dai Romani ai modi di ragionamento oggettivi, come pure dall'utilità pubblica conferita al insegnamento dei loro metodi; o ancora dall'importanza conferita alla legge e alla sua sistematizzazione, in particolare per quanto riguarda il codice civile; dall'importanza data all'organizzazione del territorio; e sopra tutto, dalla grandissima importanza conferita all'universalismo della razza umana (teorizzato, per esempio, dai Stoici e da Seneca come fecce notare felicemente Ernst Block). Questo universalismo sincretico era gia iscritto nello sviluppo della Città di Roma fin dall'origine e fu proseguito in appresso con la propensione della città conquistadora a aprire gradualmente la via al acquisto della ''cittadinanza romana'' in un modo etnico universale e ugualitario, aprendo così la strada al concetto moderno di democrazia (i.e. non limitato ad una sola città. In sintonia con le conclusioni parallele dei Greci e di Aristotele (vedi la sua Politica), Roma ha sempre considerato la schiavitù come uno statuto derivante del diritto della guerra e non di una inerente inferiorità umana, il che permise la politica di affrancamento degli schiavi fedeli all'impero.) Anche la distinzione adoperata da Marc Block tra i popoli al Est o Ovest del Reno o al Nord e al Sud del Danubio non farebbe senso senza questa eredità. L'aspirazione universale del cattolicesimo prosegue direttamente da essa, tanto le sue ambizioni temporali (ad esempio nel mandare missionari oltre a questi grandi fiumi con l'appoggio di Ordini militari) quanto per il suo universalismo filosofo (lo stoicismo di Seneca riformulato nell'universalismo cristiano.) Anche un Michelet guardò alle ''radici'' della sua nazione con questo spirito libertario di resistenza verso il domino politico imposto dall'Impero romano. Questa dialettica lo portò a andare oltre alla ''versione ufficiale'' propagata per l'unico beneficio della Chiesa cattolica, degli ordini monastici e dei Regni cristiani temporali. Michelet, o più precisamente, i suoi figli mitologici (più notabilmente tali che oggettivati da ''Asterix'') non fossero immaginabili senza riferimento ai Commentari nei quali Giulio Cesare descrive le sue spedizioni militari nei paesi dei Galli. Influenze simili possono essere osservate nelle relazioni dialettiche mantenute dai Greci e dai Persi. Si tratta di un processo, che con l'intermediazione del Grande Alessandro, portò alla sintesi di un impero universale unificato sotto un solo potere ''reale'', malgrado le serie riserve di Aristotele. La stessa cosa può essere detta dei primi popoli della Mesopotamia. Di fatti, la questione relativa alle origini dei Summeri, verso i quali è ormai ovvio che abbiamo tutti dei grossi debiti culturalli, ed in particolare alle origini dei popoli semiti, ci rimanda ad una questiona pluridisciplinare di una straordinaria complessità, della quale possiamo solo intravedere qualche abbozzo di soluzione. Possiamo riassumerle nel modo seguente: dato le loro mutuali interrelazioni, la memoria umana e la coscienza fioriscono con la codificazione del linguaggio. Il linguaggio costituisce il fondamento necessario ma non sufficiente per lo sbocciare di tutti i caratteri materiali e culturali gia acquisiti che formano una civiltà (addomesticare delle piante e degli animali, controllo del tempo etc....) Da un lato, però, la memoria e sopra tutto la coscienza umana dipendono ugualmente da una seria di idiomi di comunicazione diversi dal linguaggio. Tutti questi idiomi sono iscritti nel suo sviluppo tale una specie dipendente dalla riproduzione sessuata, e tale una specie destinata ad esercitare il suo libero arbitro perché, disponendo della coscienza della sua coscienza, può almeno potenzialmente controllare il suo divenire materiale, intellettuale ed etico. D'altra parte, la trasmissione dell'eredità scritta rimasse totalmente aleatoria fine ad un'epoca molto recente. Ricorderete la parabola utilizzata da George Sorel mentre descriveva il fallo ipotetico, in un'inaccessibile precipizio, del asino che trasportava l'unica copia dei rotoli biblici durante l'Esodio. Ovviamente, i Preti di ogni provenienza avessero continuato il loro lavoro come prima, ma il compito ermeneutico e proto-filosofo di un potenziale Ibn Ezra sarebbe purtroppo stato ancora più complicato dalla continua rappresentazione di presunte ''radici'', una rappresentazione che avrebbe persistito in ogni caso come prima, tutt'al più con una propensione sincretica a riempire i buchi! Se una persona qualunque venisse a scoprire degli esemplari di tali rotoli smarriti presso il Mare Morto e, presto! la battaglia attorno a queste rappresentazioni ritroverebbe subito un'importanza rinnovata ed altre tanto acuta. Nel frattempo, tutti sceglierebbero con piacere di scordarsi che queste rappresentazioni ''originali'', scoperte di recente, rimangono purtroppo più vicine delle conclusioni di Ernest Renan rispetto agli Esseniani, nonché ai tentativi di ricuperò teocratiche e politiche immaginate dai Sionisti di ogni provenienza, gente che ha gia scelto di vederci dentro solo le dimensioni del tempio che hanno deciso di ricostruire! Come altre persone hanno detto prima di me: A parte le parole scritte ed i vestigi archeologici, la storia e la scienza non hanno niente a che fare con questo ricuperò ideologico di presunte ''radici'', soprattutto perché il compite maggiore contemporaneo consiste in uno approccio simultaneamente diacronico e sincronico. In altre parole, il compite consiste nel rendere conto dello sviluppo storico plurale di tutta la specie umana, in quanto specie, fin dai tempi preistorici, ma anche ritornando più indietro con l'aiuto della comprensione dell'evoluzione biologica (i.e. la storia dell'evoluzione delle cellule, studio gia iniziato come disciplina scientifica specifica al pari delle altre.) Probabilmente che, come suggerito da Danielou, i Summeri per conto loro provenivano dall'Est, la direzione dalla quale originava la loro rappresentazione di un Sole personalizzato secondo il processo comune dell'antropomorfismo, essendo così collegati con altre civiltà che non avevano ancora scelto di costruire con pietre o mattoni ma che erano gia passate da un calendario lunare ad un calendario luni-solare. Nel suo magnificente libro intitolato La luna e i falò Cesare Pavese descrive con grande poesia una scoperta fondamentale dell'Uomo: consiste nel scoprire una vale dietro la vale nella quale si nacque, e tante altre poi in seguito, le quali tutte insieme formano la Terra intera. Le radici possono anche essere viste come essenziali, ma prese troppo selettivamente sul serio possono trasformarsi in stivali cimentati: poco compatibili, dunque, con il processo di ''decentramento'' del pensiero concepito come una scapata vivificante fuori del ghetto, una partenza solo capace di trasformare il singolare in una parte integrale del universale, o se si preferisce del Tutto.
La filosofia della storia (Vico, Herder, Hegel etc. ), partorita dalla secolarizzazione dello Spirito operata per la prima volta nel mondo cristiano da Gioacchino da Fiore, è assai diversa della teocrazia al ribasso derivata dalla cabala (nel suo più raffinato sviluppo la cabala è rappresentata dal ritorno teocratico filo-semite nietzschiano, al quale lo sviluppo del sionismo dell'Europa del Est contribuì prima del 1933.) In realtà, la filosofia della storia è fondata sopra l'emancipazione della coscienza umana fuori della dominazione oscurantista dei spiriti, qualsiasi possono essere, e fuori della dominazione di un' ''autorità'' istituzionalizzata, invariabilmente costituita come un veicolo del primo tipo di dominazione accennato qui. Né dio, né maestro. Questa emancipazione costituisce i prerequisiti necessari per lo scaturire della laicità. Il marxismo (materialismo storico) è dunque l'unico erede compiuto possibile di questo processo di emancipazione generale, per esattamente la stessa ragione per la quale si può affermare che Feuerbach è totalmente realizzato in Marx. Questa evidenza ci dovrebbe dispensare della feodalizzazione attardata alle interamente inutili ma inveterate, è probabilmente totalmente danneggiose, pettegolezzi di un Sigmund Freud.(Vedi la seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme relativa alla psicoanalisi marxista) In modo simile, dovrebbe rivelare la ''sociologia della conoscenza'', tale che escogitata dai suoi migliori ideatori, ad esempio Karl Mannheim, come ultima tapa piccolo-borghese destinata a progredire volens nolens verso una conclusione materialista storica inevitabile.
Per il resto, realizziamo tutti che la posta in gioco riguarda qualcosa di totalmente differente ma anche di più prosaico. Detto brevemente, il proletariato di origini ''ebree'' e i suoi alleati di classe in tutti i loro aspetti. La maggiore parte non si riconosceva nelle coorte militanti, oscurantiste e guerriere di molti rabbini. I loro contributi reali formano una parte integrale della storia generale dei popoli europei nel suo divenire globale. In quanto, tale rappresenta una confutazione concreta all'oscurantismo clericale diffuso e all'oscurantismo giudaico in particolare. La storia rimane senza dubbi la storia delle lotte di classe: le ''leggi della Provvidenza'' non rappresentano niente altro che la risoluzione ricorrente delle contraddizioni partorite dalle condizioni materiali di esistenza (incluso la cultura) della specie umana e dei gruppi sociali che la compongono. L'esempio del Yiddish che ho utilizzato nel mio articolo ''Le lit du néo-fascisme'' e nella sua ''Annexe'', offre un'illustrazione emblematica di questa tesi: la cultura Yiddish ci parla di uno proletariato dei paesi dell'Europa dell'Est che fu sottoposto alle più feroci perversioni del nietzscheismo, purtroppo assai prevedibili. Se si vuole poi pretendere che questa parte della storia del proletariato potrebbe essere sostituita a tutte le eredità del proletariato nella sua globalità, questo diventerebbe una deformazione esclusivista settaria identica a quella che pretende trasformare Adamo nel primo Uomo della Terra o Abramo nel primo monoteista. Al massimo, questi inizi sono mitologici e rimangono totalmente privi di fondazione scientifica. Le mistificazioni che producono sono pericolose per l'intero proletariato, dato i tentativi nietzschiani e filo-semiti nietzschiani di ''ritornare'' verso ''una ragione umana pre-scientifica'', eminentemente compatibile con le società teocratiche e di classe. (Non esiste altre ragioni alle critiche del ''progresso'' e della ''scienza'' professate dai dicostrutori vigliacchi del tipo Derrida, ispirato dalla filologia scellerata di Heidegger - ancora più che di Nietzsche contro lo spirito faustiano anti-reazionario di Goethe e della migliore filosofia della storia tedesca, una delle matrici del marxismo.) Fra l'altro, queste mistificazioni fraudolenti occultano il proprio divenire collettivo del proletariato, se si vuole la sua ''salvezza'' ultima.
L' ''intelligenza'' umana oggi rimane emancipata. E così investita con il compito di preservare il proprio libero arbitro. Questo risulta ancore più valido oggi dato che le fondazioni genetiche della propria esistenza come specie vengono messe in questione. I modi di ragionamento sintetici, analogici e generalmente figurativi sono certamente in fase con le forme arcaiche ma non risultano più utili nel mondo moderno. Ad un tempo, tali tipi di ragionamenti militavano in favore del ''tempio'', del ''diritto divino'', della ''razza eletta'' come pure dei ''totem'' e dei ''tabù'' dai quali eventualmente fu derivato il passaggio ai sacrifici simbolici e ritualizzati in lieu dei sacrifici umani come viene testimoniato dalle parabole di Isacco e dalla ''Eucaristia'' cristiana. Questi erano utili nel passato come metodi adattati all'insegnamento di certi valori fondamentali (valori molto spesso mescolati con ideologie di dominazione di classe.) Oggi rappresentano l'ultimo ostacolo allo sviluppo dell'emancipazione umana. Seguendo Gioacchino da Fiore nella sua valutazione del significato delle Crociate e della volontà superficiale di conquistare la città terreste di Gerusalemme. Senza distanziarci da Marx, ho sottolineato un'evidenza che merita di essere ripetuta, con o senza riferimento alla fonte originale, secondo il livello di probità intellettuale degli uni e degli altri: in chiaro, non esiste altro tempio fuori della coscienza stessa. Per il resto, penso di avere dimostrato in modo definitivo nella seconda parte del mio Pour Marx, contre le nihilisme, che la distanza è infinitamente corte tra schizofrenia e ''spiritualità'' o ''religione'', intesi come ''sottomissione'' a vari spiriti estranei dell'Essere umano interiore di ogni individuo, se non esiste un criterio discriminante fondato sul ragionamento critico: nel mio lavoro, la figura del ''pitre'' (''pagliaccio'' privo di sensi più che ''buffone'') non rappresenta uno insulto, ma un concetto fondamentale. Il termine ''marionette'' è apparentemente descrittivo ma rimane peggiorativo. Implica troppo facilmente che qualcun'altro sta tirando i fili essenziali senza che nessuno sia in grado di delucidare precisamente chi. Per parte sua, il termine ''pitre'' non fu ancora utilizzato con un preciso significato concettuale benché corrisponde in modo assai pertinente al ruolo auto-rivendicato, come pure alle rozze illusioni coltivate da tanti presunti ''nichilisti svegli''. (Paradossalmente, l'esigenza di una ''sottomissione'' assoluta ad uno insieme di precetti fondamentali apparì nel passato come l'unico modo pre-filosofo per evitare i danni di questo accecamento spiritualista: nella stessa vena, preme di pareggiare l'ermeneutica di Platone con le indicazioni pratiche del Codice di Hammurabi, con il Levitico, con il Corano e con altri testi simili.) Di fatti, non si capirebbe perché si deriderebbe insultare un tipo di gente di importanze ovviamente derisoria, dato che gli insulti ricaderebbero su gente innocente. Come si può vedere, la posta in gioco è diversa, più seria e più urgente. In chiaro, se non era per il mio anti-clericalismo tranquillo e per la mio orrore epidermico delle pretensioni dei ''nichilisti svegli'' (particolarmente quando questi rivendicano essere ''ebrei''), il termine ''pitre'' deve generalmente essere concepito come un monito fraterno, raddoppiato con una lezione autoritativa, anche se totalmente gratuita, di filosofia critica della storia e di teoria politica!
Per quanto riguarda il problema delle ''radici'' dovrebbe dunque essere chiaro che l'unica cosa onesta che si possa dire con una minima certezza risulta essere il fatto che il concetto di ''ebreo'', come cittadino nel senso pieno della parola, è direttamente ancorato nella Rivoluzione francese e, più tardi, nelle rivoluzioni democratiche e sociali alle quali questa diede vita, tutte essendo erede della Filosofia dei Lumi. Si può facilmente capire che non incombe all'Europa di proclamare questo successo su tutte le piazze pubbliche. Questo dovere di memoria incomberebbe piuttosto allo Stato di Israele che oggi pretende istituirsi come un'entità mostruosamente comunitaria, ufficialmente fondata sulla razza, un ''Stato ebreo'' (sic!), malgrado il fatto che molti ''ebrei israeliani'' e molti ''ebrei'' tout court che appartengono alla Diaspora no si concepiscono in un modo così macchiato da discriminazione. Si deve notare che la sopravvivenza della Stato di Israele, visto come ultimo luogo di asilo nel eventualità del ritorno della barbarie antisemita, non sarebbe minimamente messa in pericolo se si potesse fare astrazione delle conseguenze disastrose di questa ideologia dell'identità teocratica, assieme alle sue velleità espansioniste. Sembra chiaro che la sopravvivenza definitiva dello Stato di Israele può solo essere ottenuta da un punto di vista demografico e politico con il riconoscimento definitivo di uno Stato di Palestina, stabilito nel più scrupoloso rispetto delle Risoluzioni dell'ONU 242 e 338. Questo riconoscimento incondizionato, pure se tardivo, rappresentando il prelude necessario per la piena coesistenza e inserzione di Israele nella sua regione del Medio Oriente.
La complicità permanente dell'Europa e delle Nazione Unite nel dossier di Eretz Israele (ie il ritorno ad un'imperialismo templare capace di proporre un nuovo apartheid ed un identico ritorno alla società di caste) tende a ridurre le alternative a disposizione: almeno che no ci sia un rapido cambiamento di attitudine, questa scelta significherà che solo una sconfitta militare completa di questo nuovo genere di imperialismo sionista, templare e razzista, potrà liberare il mondo dal orrende neo-fascismo filo-semitismo nietzschiano. I membri ordinari e permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU dovrebbero ora pensare con serietà ai mezzi e procedure necessari per implementare al più presto le Risoluzioni 242, 338 e 194. (Anche se l'implementazione di questa ultima risoluzione richiederebbe misure internazionali adeguate ad esempio, la percezione di una modesta tassa di 1 cent per barile di petrolio venduto agli paesi sviluppati per potere affiancare il processo di compenso finanziare di tutti quelli rifugiati palestinesi che non derideranno necessariamente ritornare nelle loro case di origine.) Fin qui, con l'aiuto della coscienza turbata e da calcoli politici di ogni tipi, le ''élites'' europee rinnegarono il dovere di assumersi le loro responsabilità derivanti delle leggi internazionali ogni volta che si è trattato di Israele. Sembrano aspettare semplicemente che, ''ancora una volta'', la storia imponesse implacabilmente le sue conclusioni, sapendo benissimo che l'attuale Stato di Israele sta correndo dritto-dritto verso il precipizio. Anche se meno disposti a criticare in pubblico, certi tizi possono essere tentati di darli ancora un può di corda per assicurarsi di una conclusione ancora più durevole, mentre si assolvano in anticipo di ogni responsabilità diretta. La tecnica è abbastanza conosciuta e i filo-semiti nietzschiani l'hanno utilizzata personalmente senza vergogna con l'aiuto attivo dei media e di tanti ''pitres'' dall'Asia Centrale ai Balkani, al Caucaso, e fine al Pakistano! In questo modo, confidano senza nessun dubbio essere capaci in un modo a l'altro di preservare intatte le loro fantasie massoniche segrete, dato che sono così utili per mettere in opera e mantenere il loro domino di classe (n chiaro, una dominazione organizzata a traverso una selezione di classe incestuosa, operata con tanta cautela dietro i circuiti pubblici e normalmente trasparenti richiesti dal sistema democratico.) Seguendo questi calcoli interessati nessuno si potrà certo assumere le proprie responsabilità verso gli altri Uomini, neanche appianiare la strada per implementare un autentico processo di accomodazione di tutte le parte concernute.
In conclusione, mi sia concesso di formulare una speranza: che tutti gli Europei e tutte le persone di buona volontà, ovunque nel mondo, siano Gentili oppure Ebrei, contribuissero con la massima convinzione alla definitiva eradicazione delle ''radici'' di ogni oscurantismo psicologico e ideologico (particolarmente l'oscurantismo esclusivista), di ogni tipo di fanatismo e di ogni genere di pericolosa volontà teocratica o secolare di ''ritorno'' ad una società di caste. Perché all'eccessione degli ovvi ''accattoni'' intellettuali (in inglese ''rogue'', in francese ''gueux'' e nel vernacolare olandese ''guit'') più o meno nietzschiani, nessuno può mai desiderare usurpare nello stesso tempo il ''messaggio'' e il ''ruolo del messaggero'', il supporto materiale e il Verbe! Nessuno vorrà nemmeno sognare a ricreare artificialmente le basi di un ''processo dialettico troncato'' come mezzo di conquista del potere. Finalmente vi invito a considerare con onesta, alla luce della vostra anima e della vostra coscienza, quale termine, privo di razzismo, sareste voi pronti ad utilizzare per segnalare la vostra condanna politica ed etica irrevocabile delle idee proposte dagli avvocati di ogni forma di società teocratica di casta, o più generalmente di una società fondata sullo sfruttamento del Uomo dal Uomo? Nessuno risulta veramente soddisfacente. In parte questo è dovuto al fatto che tali termini sono macchiati con tinte etniche e religiose. Nondimeno, dal punto di vista analitico, semantico e semiologico l'esercizio è illuminante. Richiede il più profondo chiarimento etico. Di più, rappresenta la migliore misura profilattica necessaria per evitare il destino usuale riservato alle dialettiche troncate, sempre prive di una chiara delucidazione del divenire (pace Aristotele!), quelle dialettiche troncate che caratterizzano da sempre i ''Greci'' e gli ''persiani'', le vittime degli boia, in breve, ''le ostie e il vittimario'' secondo la magnifica espressione di Aimée Césaire. Non confondiamo gli aspetti del problema: la libertà, cioè il regno dell'uguaglianza, e la '' servitù volontaria'' sono di nuovo in gioco. Il pseudo- ''quaderno del ritorno al paese natale'', sognato dagli addetti delle ''radici'' selettive, no spinge a fatto l'individuo verso l' ''universale'', al contrario dell'opera del grande poeta comunista francese discendente dei Bambara. Al contrario, contiene la promessa di un'irrimediabile camino verso quelli oscuri ''viaggi fine al limite della notte'' (del fascista Céline), una moda che gode di un immenso successo, con la cassa e il box office, in questi giorni di vigilanza selettiva esercitata al nome di un ''dovere della Memoria'' totalmente strumentalizzato e affetto da una strana miopia.
Riesaminare costantemente i propri concetti e i proprio canvas teorici.
Quando l'attenzione viene focalizzata sopra soggetti così sensibili come la laicità e l'esclusivismo, risulta imperativo conservare una grande apertura di spirito ed essere pronti a riesaminare episodicamente le proprie concessioni fin dal inizio. Con l'oggettivo di mai lasciare il minimo spazio possibile alle forze reazionarie, il cui intimo obbiettivo rimane chiarissimo. Al contrario, dobbiamo sempre essere consapevoli del dovere di non trattare nessun popolo come un nemico. Dobbiamo dunque sempre cercare di capire le cose dall'interno. L'esclusivismo degli ebrei di destra è un'evidenza. Il vero problema è questo: nonostante la definizione che uno vuole dare al termine ''ebreo'', nonostante la mutabilità delle maggioranze tra gli ebrei da un'epoca all'altra, secondo le circostanze, cosa mai può spiegare il fatto che queste maggioranze esibiscono una tendenza a fare fiducia ai membri della propria comunità, che siano esclusivisti inveterati o criminali di guerra comprovati? Quale forme debbono dunque assumere le lotte e le alleanze di classe? Non è possibile ignorare questa questione. Non pretendo dare una risposta al nome di tutti noi: ogni persona ha il dovere di pensare con la propria testa. Nondimeno, penso che sarà comunque utile esporre qui i ''presupposti teorici'' che necessariamente colorono le mie riflessioni. Risulta perfettamente chiaro che la mia conclusione può essere riassunta con una doppia convinzione, cioè che ogni genere di esclusivismo, come pure la storia selettiva e parziale dell'Olocausto, costituiscono i pericoli più seri per il futuro. Alla fine, rimane cruciale sapere se il dovere di mantenere viva la memoria della Resistenza e della Deportazione deve servire un'obbiettivo particolare o un'obbiettivo comune. (Chi mai si assumerà il costo delle ''riparazioni'' dovute ai 27 milioni di cittadini sovietici e agli milioni di partigiani comunisti fuori del Unione Sovietica che morirono nella loro lotta contro il nazifascismo, nel Vecchio continente come in Asia? Chi oserà mai pretendere che i loro eredi intellettuali debbono anche loro essere '' proibiti di pensare per i prossimi vent'anni'', o sarà i prossimi ''mille anni''? O di più?- Vi ricorderete che questa fu, a punto, la sentenza pronunciata dai giudici fascisti di Mussolini contro il dirigente comunista Antonio Gramsci.)
Esistono due serie di questioni che debbono essere episodicamente riesaminate dal inizio.
1. Cosa spiega l'ostacolo alle lotte e alleanze di classe nazionali e internazionali rappresentato dalla fiducia intra-comunitaria? Questo impedimento si manifesta in particolare nella volontà dei sionisti di destra di strumentalizzare la maggioranza di tutte le comunità ebree dentro e fuori di Israele. Sarà : a) la paura; b) il desiderio di normalità; c) un ''power trip'' (volontà di potenza) da parte dei sionisti di destra?
2. Cosa significa essere un ''Ebreo'' nel mondo moderno? Sarà di essere : a) un cittadino israeliano; b) un membro di una comunità religiosa che può essere suddivisa in varie denominazioni? c) un membro di una comunità religiosa che crede di condividere un passato culturale comune ed un futuro culturale comune con un gruppo specifico, o almeno uno che sente il dovere di dimostrare solidarietà con questo gruppo; d) un membro di quella vasta comunità che afferma che siamo ora tutti degli ''Ebrei tedeschi''; e) un membro di un popolo eletto?
Le risposte date a questa prima seria determineranno quelle date alla seconda. Lasceremo da parte qui la discussione relativa all'''elezione'', dunque all'esclusivismo, dato che furono gia trattate qui sopra. Notiamo brevemente:
a) La risposta data da Marx, a proposito della cittadinanza ordinaria degli Ebrei in tutti i paesi è fondata sulla conquista della laicità, tramite la separazione della Chiesa e dello Stato che rese possibile la cittadinanza e dunque l'uguaglianza di tutti gli individui. Questa risposta rimane l'unica valida anche se dobbiamo oggi tenere conto della creazione dello Stato di Israele. Questo Stato fu reso ''necessario'' dal tentativo di sterminio di tutti gli Ebrei da parte dei Nazisti, nello stesso modo che fu reso necessario il sionismo originale dagli pogrom dell'Europa dell'Est o dalla Affaire Dreyfus in Francia, un evento drammatico coperto da Th. Hertzl, a quell'epoca giornalista. Questa necessità è ugualmente espressa dal desiderio di ''ritornare'' fisicamente nella ''terra promessa'' desiderio cullato da una parte della Diaspora. Più che una necessità oggettiva, abbiamo qui una necessita di chiudere un vecchio dibattito. Un dibattito, inoltre, oggi avvelenato dal fantasma della paura della ''soluzione finale''. In realtà, possiamo vedere che la risposta data da Marx rimane ancora valida anche per lo Stato di Israele. In effetti, per la sua universalità e sulla base di molteplici prove storiche, rimane l'unica base di una possibile lotta comune contro tali tentazioni! Un ''Stato ebreo'' può solo essere una mostruosità, un vaste ghetto statale pronte a chiamare gli Ebrei ad uno isolamento etnico; correrebbe dunque il ischio di provocare una catena di simili isolamenti comunitari così potenti che nessuna strumentalizzazione del antisemitismo, non più che nessuno tentativo di stabilire un impero universale, potrà mai congiurarli. Rimane dunque l'unica questione pertinente: Può la Stato di Israele sopravvivere come ultimo rifugio del popolo ebreo, senza trasformare questo Stato in un Stato di Apartheid, un'evoluzione questa che segnalerebbe la sua inevitabile distruzione? Ho cercato di dare risposta a questa ultima questione mostrando che l'equilibrio demografico che tuttora permette a Israele di rimanere uno Stato ''democratico'' disponendo di una maggioranza ebrea (in alte parole uno Stato ''normale'' dal punto di vista demografico e religioso) potrà unicamente essere reso perenne con il riconoscimento incondizionato da parte di Israele delle Risoluzioni dell'ONU 242, 338 e 194, assortite da modificazioni marginali negoziate, da una gestione adeguata della questione cruciale del ritorno degli rifugiati palestinesi, come fu luminosamente illustrato dall'Accordo di Ginevra. (5)
b) Il Complesso di Massada è sempre stato una ricetta per un suicidio settario collettivo. Rappresenta una cattivissima strategia che non permette di combattere contro le aggressioni reali, o di dissipare la paura. Per ora, Israele, tagliatasi fuori delle piena integrazione nel suo proprio ambiente geografico, non è altro che un Stato ''crupion'', terribilmente indebitato e ancora più dipendente degli aiuti esterni. A parte l'arroganza e le apparenze, è diventato uno Stato terribilmente vulnerabile. Dato che questa vulnerabilità viene occultata, i ''dirigenti'' attuali credono che sia possibile intrattenere l'illusione della potenza militare, in parte fondata sulla possessione di più di 100 o 300 ogive nucleari, assieme agli missili capaci di trasportarli in ogni parte del pianeta. Supponiamo però che un giorno l'impero teocratico ideato dagli sionisti di destra di ogni provenienza possa essere confrontato con il suo Vietnam (conclusione gia emersa in Iraq): chi allora diventerà il legittimo ''capretto espiatore'', i sionisti cristiani o gli Israeliani contemporanei senza distinzione, se non gli Israeliti tale che definiti tempo fa? Nessuno meglio dei sionisti che dispongono ancora di una memoria istituzionale dell'appoggio peculiare degli Inglesi (Balfour) per lo stabilimento di una ''patria'' ebrea in Palestina, conosce la terribile ambivalenza di tutte le élites imperiali al soggetto. Come fu gia detto, gli imperi hanno alleati, non hanno amici. Questi avevano calcolato freddamente la possibilità di ''sbarazzarsi'' della loro popolazione ebrea con il candido applauso di tutti i sionisti e di tutti i nietzschiani, mentre immaginavano meticolozzamente la creazione artificiale di un'identità dipendente, e dunque presunta leale, nel cuore di una regione strategica ma ostile che, guarda caso, controllava una delle vie più importante di comunicazione navale, commerciale e militare del mondo. Chi conosce un singolo Stato (Israele incluso) che in periodo di acuta tensione non si riferisce alla sua propria Ragione di Stato per valutare l'ampiezza e la portata della sua tollerabile dipendenza? Tagliata fuori della sua regione immediata e del suo sopporto straniero anche le bombe nucleare, naturalmente suscettibili di subire gli effetti dell'obsolescenza e della ruggine, diventeranno rapidamente un fardello economico insopportabile, ma non dimeno uno fardello che sarà impossibile negligere dato il pericolo inerente che rappresentano. La scelta sarà allora tra il ''reprocessing'' di queste armi nucleari ad un enorme costo economico o la disoccupazione di massa. Dato queste condizioni iniziali, chi può realmente pensare che le manipolazioni rabbiniche relative alla purezza e all'appartenenza tribale permetteranno mai la creazione all'interno di Israele di uno Stato filo-levitico viabile?
Quello che rimane impensabile è la propensione di una gran parte del popolo ebreo contemporaneo, intossicato dalle ''élites'' sioniste di destra malgrado la storia comune della Resistenza e della Deportazione, di mettere la loro fiducia con i nietzschiani di destra, invece di dimostrare un'indomabile fede anti-nietzschiana, di destra o di sinistra, a secondo delle scelte individuali. La questione rimane sempre la seguente: quale spirito si scegli, quello della Reazione o quello dei Lumi? L'istinto gregario no costituisce una risposta accettabile. Il trauma prodotto dall'Affaire Dreyfus non è estraneo all'adesione ''rinnegata'' (''ralliement'') di Karl Kautsky alla guerra imperiale. Il comportamento di Léon Blum verso la Spagna repubblicana e verso le Brigate internazionali dice molte cose sul desiderio di appartenenza ad ogni costo ai circoli interni delle ''élites'' dominanti, malgrado l'ovvio interesse di classe. Per questo tipo di gente, la vera scelta era di fatti sopra-determinata da una seria di interessi impossibili ad enunciare apertamente, impossibili anche da confessare. Viceversa, Rosa Luxemburg non lesse Carl Schmitt con la minima illusione a proposito della sua conoscenza cabalistica letteraria! Per quanto riguarda Marcel Proust, lui stesso fecce coscientemente marcia indietro quando fini con realizzare, alla fine della sua ''ricerca del tempo perduto'' , che la cultura autentica era quella finalmente trovata nelle maniere naturali di essere della sua domestica, cioè nei costumi di una autentica rappresentante del popolo francese al quale lui stesso apparteneva. Realizzando questo, Proust ricapitolò questa realizzazione delle sue illusioni dei tempi passati, che purtroppo avevano nutrito la sua arte, con una singole frase : ''che almeno questo possa diventare una stella nella notte''.
Sia quello che sia, in ultima istanza la storia rimane sempre la storia delle lotte di classe, le nazioni stesse, tali modi datati di raggruppamento sociale, rappresentano solo delle mediazioni storiche. Questa evidenza fu ampiamente dimostrata durante le due guerre mondiali. Non facciamo mai astrazione del fatto che dall'inizio della Diaspora, i rabbini più oscurantisti si mostrarono maestri nella strumentalizzazione della paura con lo scopo di rafforzare i legami della loro comunità e così riaffermare il loro potere su di essa. Quello che merita di essere sottolineato oggi è che tutte le forme di sionismo condividono con il sionismo di destra la medesima deformazione ontologica su questo soggetto. Tutt'al più, il primo ''sembra'' più ragionevole per quanto riguarda il futuro di Israele. Così, in modo caratteristico, con l'aiuto di una cieca servitù alla Torah, o ancora tramite un calcolo machiavellico, tutti i tipi di sionismo concepiscono ogni problema definendo in primo luogo in modo a aprioristico quello che loro stessi desiderano, e solo dopo con la migliore coscienza del mondo, e senza paura del ridicolo, sono pronti a ''universalizzare'' queste terribili e singolare idiosincrasie, in modo tale da essere capaci in seguito di proporre generose soluzioni ai problemi che le altre persone potrebbero ancora continuare a percepire. Così, i nazisti utilizzarono la ''circoncisione'' come mezzo di distinguere gli ebrei dali altri? Sarà allora considerato sufficiente di imporre la circoncisione a tutti i maschietti in tutti gli ospedali, senza nemmeno ottenere l'autorizzazione preliminare dei genitori, come in realtà fu fatto in parecchi paesi. E come continua ad essere il caso in America del Nord, incluso tra i gruppi che condividono la classica ''orrore greca'' per queste mutilazioni imposte agli uomini o alle donne. Incluso tra le classi che non condividono questo curioso modo di proteggere se stesso a scapito degli altri, un modo tanto reprensibile quanto pericoloso. Ebbero i sionisti l'appoggio degli Inglesi e dell'Occidente per stabilire quello che era destinato all'inizio essere solo una ''patria'' (''homeland'') e non Stato? Subito la ''questione giudea'' divenne la ''questione araba'', artificialmente fabbricata per servire una causa, cioè la contemporanea deportazione genocidaria degli Palestinesi con la complicità delle potenze Occidentali, molto delle quali ritengono nel loro cuore la speranza iniziale di spazzare via la ''questione giudaica'' della loro propria nazione. Il Piano di Spartizione onusiano del 1947 lasciava un può più di 50 % dei territori del mandato di Palestina ai Palestinese? Con una seria di guerre e di operazioni di pulizia etnica compiute a colpi di bombe con l'appoggio di quasi tutti i dirigenti israeliani, incluso Ben Gourion, il Likud pianificò immediatamente con i suoi alleati, fra i quali molti membri del partito laburista, l'instaurazione di Eretz Israele, e eventualmente cominciò ad erigere il Muro di ''separazione'' (in realtà un Muro genocidario di Apartheid) destinato ad espropriare la metà dei 22 % degli Territori Occupati di Cisgiordania e di Gaza. Come ricorderete, questi territori palestinesi furono definiti dalle Risoluzioni onusiane 242 e 338 come la terra dove deve nascere uno Stato palestinese sovrano e indipendente, membro a titolo completo del sistema delle Nazioni Unite. Il Principio di laicità fu stabilito come condizione sine qua non dell'esistenza continua di una piena cittadinanza ebrea in Occidente, grazie alla separazione dello Stato e della Chiesa, con la conseguente neutralizzazione di tutte le perversioni esclusiviste teocratiche e secolari? Senza perdere tempo, i vecchi demoni furono risuscitati e partorirono di un'attacco mascherato ma sistemico, mirato a ridefinire la ''laicità'' come un sistema ''multiconfessionale'' generale, una strada aggressiva ideata per essere totalmente compatibile con la totale privatizzazione e lo stabilimento di un'impero filo-semite nietzschiano. (Per la salvezza repubblicana di ognuno di noi, un'autentica laicità dovrebbe invece essere nuovamente estesa a tutte le scuole private di Francia oggi frequentate da quasi il 30 % di tutti i cattolici, di tutti i protestanti e di tutti gli ebrei, e senza dubbi domani, dallo stesso numero di allievi musulmani. Questa contro-riforma deleteria diede vita alle strumentalizzazioni machiavelliane relative all'indossare del vele da parte delle studentesse: in questo modo ''nichilista sveglio'' fu possibile trasformare, gratuitamente ma in modo calcolato, una questione non'esistente in una posta repubblicana vitale, capace di suscitare forti reazioni tra la Repubblica Francese, culla della laicità moderna, e la sua popolazione culturalmente musulmana. Una popolazione che, guarda cosa, è 16 volte più numerosa della comunità ebraica, pure essendo una comunità uniformemente e volgarmente sotto-rappresentata a causa della sua cultura di nonviolenza e il suo rispetto per l'autorità legittima dei paesi ospiti ereditata dagli insegnamenti islamici tradizionali. In questo modo ''nichilista sveglio'' fu possibile piantare i semi capaci di offuscare l'immagine della Repubblica francese, culla della laicità moderna come fu sottolineato prima, per molti anni, facendo così diversione dalle politiche regressive e razziste messe in atto dai sionisti di ogni genere negli Stati Uniti, in Francia, in Italia ed altrove! A questo punto è un dovere di memoria sottolineare con la penna rossa, e di condannare con la massima severità, le manipolazioni di Alain Bauer, Klugman ed altri Roger Cuckierman. (Quest'ultimo individuo ha gia applaudito nel giornale Le Monde la salita elettorale momentanea di Le Pen, caratterizzato come una forza politica frontalmente opposta ai cittadini francese di origine musulmana! Di fatti, prima della loro ''sveglia'' ma sciagurata gestione del falsificato dibattito sulla laicità diretto contro l'intera comunità musulmana francese, esistevano solo venti (20) istanze problematiche in rapporto con l'indossare del vele nelle scuole pubbliche francese; fra questi, solo quattro (4) erano considerati difficili, dal fatto del rifiuto di ottemperare da parte delle studentesse coinvolte. In oltre, fra questi quattro casi, due (2) erano giovane donne di origine ebrea che si erano convertite poco tempo fa all'Islam e delle quali il padre non era altro che un gira-giacchetta del partito comunista, un'attitudine comune in questi tempi cupi dove ''non si sa più se stare seduti o alzati'', tempi nei quali, per continuare ad inspirarsi dalla lucida dialettica di Louis Aragon, ''il fait beau comme jamais'' (il tempo è bello come mai) -. Quest'episodio manifesta certamente un senso profondo della solidarietà cittadina e testimonia anche di certi valori familiari profondi, di una certa cultura repubblicana. Nonostante, questa gente esagerarono coscientemente il vero ''problema'' con la scopo di trasformarlo in un'acutissimo problema costituzionale bisognoso di essere risolto con urgenza, approfittando dall'attuale chiara dominanza nei cerchi interni del potere. Fallirono però miserabilmente, ma niente ci indica che hanno smesso con la loro cattiva intenzione di sostituire una ''multiconfessionalità'' poco repubblicana alle garanzie costituzionali di laicità, conservando per ora con ''prudenza'' lo stesso termine per ambedue alternative. La discriminazione sistematica di qualche gruppo etnico o di specifici gruppi sociali necessita una determinata e ferma azione governativa per sopprimerla? Ed i dirigenti di una comunità ancora perseguitata pochi anni fa, ma ora confortabilmente stabilita e sopra-rappresentata ovunque in Occidente malgrado il peso demografico indifferente e malgrado i prerequisiti costituzionali di uguaglianza, iniziano subito una laboriosa offensiva destinata a perpetuare la loro singolarità come base dell'universalità per se ! Invece di dare un'occhiata alla cosiddetta ''affermative'' o ''positive action'', ed a processi di selezione neutrali, continuano a pretendere, in maniera non-convincente e non-scientifica, che le loro posizioni sono unicamente dovute al ''merito'': un tranello nietzschiano comune che non viene affatto confermato dalla semplice ma irrefutabile legge dei grandi numeri. Di fatti, siete probabilmente gia stati testimoni di questi attacchi silenziosi e spuri contro ogni metodo di selezione neutrale fondato sopra una comprensione moderna dell' ''intelligenza'', e sopra l'operazione della legge dei grandi numeri che sola può garantire un meccanismo veramente ugualitario e repubblicano per assicurare l'autentica mobilità delle élites fondata sulla logica scientifica delle probabilità, invece di essere basata sopra una pretensione di ''elezione divina'', caratteristica delle società di caste. A questo proposito notiamo che l'ignominia non ha limiti; così la storia ci racconta di qualche geneticista che, almeno parzialmente, sottilizzarono e plagiarono le scoperte che fecero in appresso la loro celebrità scientifica. ( Per menzionare solo un'esempio di quelli che amano prendere la posa, tutta gente apparentemente afflitta da un noioso narcisismo che li causa una doppia vista, menzioniamo Jim Watson. Oggi, pretende, senza paura del ridicolo, che sarà presto possibile sbarazzarsi della cosiddetta ''ingiustizia genetica'' fatta ai genitori ed ai loro bambini. Così propone con massima serietà la creazione di un ''genetic engineering'' dovutamente sbieco, capace di favorire i cloni di persone, presumilmente simili a lui, appartenendo più o meno alle caste ''Oxfordiane''. Prendere se medesimo come modello, abitudini di sottilizzare robba e tutto il resto incluso, aiuterebbe sicuramente per favorire l'emergenza di una ''post-umanità''! Ovviamente, Watson tace troppo facilmente i criteri che usualmente servono per selezionare i Rhodes Scholars ovunque nel mondo, o le ragioni per le quali gli si offre delle borse di studio così generose, con grande possibilità di viaggiare! E veramente una fortuna che, almeno alla mia conoscenza, Watson stesso non si istituì difensore della santità del matrimonio e della filiazione matrilineare, dato che questo avrebbe causato a lui e ai suoi colleghi geneticisti molti problemi relativi alla tranciabilità, come pure all'imputazione teorica implicata nella tardiva scoperta dell'importanza delle strutture parentali sotto-giacenti! Nel mio articolo intitolato ''Dioscures, culture et génétique'' (fine del maggio 1999) che fu in seguito utilizzato nel capitolo ''Spoliation'' del mio libro Pour Marx, contre le nihilisme (2002, pagina 204 e seguenti, liberamente accessibile sul mio sito), avevo gia denunciato e demolito questo tipo di argomentazione privo di ogni fondamento scientifico; si tratta però di un'argomentazione che senza dubbi è perfettamente in fase con il filo-semitismo americano e anglo-sassone, almeno per quanto riguarda le sue basi sociologiche. Non preme aggiungere, senza voglia di scherzare, che ogni società che non riuscisse a produrre un suo Bussy Rabutin e un suo Diderot, o, di fatti, un suo Chaucer, metterebbe la sua sopravvivenza in pericolo per eccesso di gravitas?
Questa mania di trasformismo guidato, vizio fondamentale di tutte le forme de sionismo, non è altro che una deformazione politica potenzialmente letale dell'esclusivismo religioso. Seme le premesse del conflitto e della paura e, con la sua caratteristica arroganza e la sua coltivata mala fede, riduce i problemi oggettivi in problemi unicamente risolvibili con la forza la più spietata. Le strutture mentali da cui deriva sono quelle iscritte nel settarismo, un'attitudine che rimpiazza ciecamente la realtà oggettiva con le sue proprie ruminazioni e le sue proprie favole fanatiche. Alla fine, inevitabilmente, i numeri determinano il resto. Almeno che, per necessità o tramite una reazione morale cosciente e un saggio desiderio di prevenire il conflitto, non si osserva una reazione giuridica come quella intelligentemente e dispassionatamente (almeno per la sua epoca) descritta da Shakespeare nel suo Mercante di Venezia . La conclusione è ovvia: non esiste salvezza diversa da quella delle altre genti o degli altri proletariati per i loro corrispondenti ebrei che possa essere derivata da questo scivolamento esclusivista capace solo di raggiungere un unico successo, quello di distruggere in modo fanatico i soli anticorpi e le uniche protezioni globali rimanenti, iscritte nel principio di uguaglianza repubblicana di tutti i cittadini dei due generi, un'uguaglianza che può essere diversamente espressa da regimi democratici liberali o da regimi socialisti. Stalingrad rappresenta la prova definitiva di questa affermazione. Come si può vedere, la distillazione di paure irrazionali e esclusiviste dimostra radici suicide.
c) Se io dovessi confidare nella mia propria idiosincrasia soggettiva, essere un ''Ebreo'' vorrebbe semplicemente dire essere un ''marxista'', almeno in parte. Qui risede la soluzione del dilemma degli Ebrei fin dal inizio della Diaspora: cioè la possibilità di essere allo stesso tempo una comunità in esile, una comunità che a volte preparò il suo eventuale ritorno con il rifiuto di essere totalmente assimilata negli paesi di adozione, una che però può anche cercare ad essere totalmente integrata nei suoi nuovi paesi. Contrariamente a quello che viene correntemente propagato, i ritorni individuali nella ''terra santa'' prima del 1948, o anche prima del 1917, non erano impossibili, ma imponevano però un'integrazione pacifica e una coesistenza con l'Impero Ottomane, che almeno in questo riguardo era molto più avanzato dell'Occidente. L'inabilità dell'Occidente a rispondere in modo adeguato al problema umano specifico creato dalla Seconda Guerra Mondiale cambiò l'orientamento esistente di questa dinamica orientale, e la trasformò in un conflitto coloniale e di civiltà duraturo. La creazione dello Stato di Israele cambiò in parte le condizioni iniziali del problema, senza però risolvere di per se l'importante dilemma originale. Oggi, l'esistenza dello Stato di Israele implica la necessaria riformulazione del concetto di ''normalità'' per molti Ebrei, se non altro a causa dell'esistenza di relazioni tra la Diaspora, lo Stato di Israele e dei sue tentacoli diplomatici ( o organizzative, vedi ad esempio i Congressi Giudei) in uno contesto di predominanza di certe tendenze esclusiviste all'interno dello Stato di Israele. Detto altrimenti, la versione esclusivista e affetta di amnesia della Shoah pone inevitabilmente il problema della natura politica ed ideologica degli Ebrei stessi, che rappresenta l'opposto esatto della pseudo-colpevolezza che si cerca ad indure nella mente dei Gentili. Si può ancora essere un Ebreo ed ascoltare Wagner dopo Auschwitz? Cosa succede alla ''normalità'' in tutto questo, questa stessa normalità che permette alle coscienze libere di compiere liberamente la propria evoluzione? False questioni risultano identiche alle false opposizioni aristoteliane: non sopportano un confronto con la logica e con la realtà. Anche senza l'aiuto di Bergson o di Braudel, sappiamo tutti che i modi di esistenza privati, culturali, ideologici e politici non sono identici. Non si esprimono nei stessi ''spazi'' o nei stessi ''tempi'''. Confonderli ammonta ad adoperare uno rigorismo soffocante, anche se comprensibilmente certe prese di posizione sono meno onorevoli da altre. Ad esempio, a me è costato molto tempo capire perché mai qualcuno come Einstein finì col scegliere gli Stati Uniti nonché l'Unione Sovietica (non è affatto certo che questa scelta abbia molto a che fare con il presunto ''rumore di stivali'' al cui alludono delle menti molto primitive ed esclusiviste, vedi al proposito Einstein ''Why socialism'' in Monthly Review maggio 1994); o ancora perché molti sopravvissuti dei campi della morte, incluso quelli liberati dalla Armata Rossa, scelsero di camminare verso l'Ovest, un'orizzonte gia trasformato in un Western di illusioni di papier mâché, anche quando non avevano nessuna ragione familiare per farlo. O ancora perché Primo Lévi continuò a difendere la proprietà privata dei mezzi di produzione e così via. L'unica risposta accettabile, secondo me, consiste nel concludere che le condizioni materiali di esistenza precedono sempre l'essenza, anche se sfortunatamente a volte è impossibile per la memoria oggettiva e per la storia veritiera di giocare il loro ruolo di vere forze materiali, dato l'amnesia storica e culturale generale, prodotta dalla dominazione globale del capitalismo e dall'egemonia delle sue classi dirigenti e gruppi (religiosi) associati. A questi debbono essere aggiunte le contraddizioni ancillari scaturite dalle rigidità di tutti gli Stati, USSR e Israele inclusi, dato che la forma di organizzazione statale non permette una loro rapida risoluzione né, a volte, la lucidità necessaria per valutarle in tutta la loro cruda realtà, senza essere accecati dalle passioni. Mentre i Bolscevichi non avevano torto nel pretendere che, in certe occasioni, si può concepire legittimamente un telescopaggio rivoluzionario delle varie epoche storiche, dobbiamo ammettere che non esiste nessuno accorciatolo definitivo in materia. L'attitudine essenziale allora rimane quella di evitare di dare una risposta ad ogni costo, perché risulterebbe necessariamente una risposta di natura parziale, ma piuttosto di contribuire alla creazione delle condizioni ottimali per permettere una valida risoluzione dei problemi da parte degli individui e dei gruppi concernuti. Ogni Stato agisce necessariamente in accordo con la sua Raison d'Etat e la sua Realpolitik. Questa impossibilità ontologica di riconciliare lo ''Stato'' di Israele con il catechismo selettivo della Shoah condusse inevitabilmente all'adozione e alla propagazione dell'ideologia filo-semita nietzschiana, una che volontariamente occulta le deformazioni necessariamente giudeofobi di tutte le forme di nietzscheismo (incluso lo Stato, tipo Meinecke, o, peggio ancora tipo Carl Schmitt, come fra l'altro testimonia tutta la storia umana fin qui. Né Sharon, né Wolfowitz e neanche Richard Perle o un Kagan possono pretendere ignorare il profondo ma soppresso antisemitismo dei loro alleati ''born again'' negli USA. Neanche possono ignorare le loro preziose profezie ''sioniste'' cristiane al riguardo della conversione e della distruzione finale degli Ebrei. Pensano solo gratuitamente che questa volta sono più intelligenti e più forti!) Il giudeo-fascismo, anche quando viene ''normalizzato'' con successo, rappresenta veramente una poverissima garanzia di sopravvivenza per il popolo ebreo. Questa soluzione mi sembra anche peggiore del Complesso di Massada di origine. Al massimo, può solo incoraggiare quella ''mostruosa sodomia dell'ostia e del vittimario'' denunciata da Aimé Césaire. Mettendo al peggio, impone alla storia di balbettare mostruosamente. Un Ebreo normale può scegliere politicamente quello che gli pare e piace, di destra o di sinistra, ma non può legittimamente adottare delle posizioni fasciste o teocratiche-fasciste, tali quelle rappresentate dal sionismo di destra, né più né meno, in fatti, che qualunque altro cittadino moderno. In modo imperativo non può aspirare a diventare lui o lei stessa quello che rifiuterebbe di contemplare da parte dei suoi concittadini Gentili. Questa è una questione demo-cratica etica e teorica (imperativo etico?), anche prima di diventare una questione di numeri e di equilibrio delle forze, poco importa quello che i numerosi macellai o apprendista stregoni possono pensare; o per incisa, quello che uno come Habermas possa dire in materia. (col suo tentativo ''derridiano'' di rivisitare Kant alla luce della superiorità sottintesa ma cautelosamente taciuta del Levitico.) Piace o non piace, laicità e cittadinanza, come fu dimostrato da Marx, sono necessariamente parte delle condizioni di esistenza. Soli possono permettere lo sviluppo, dentro Israele o fuori di questo paese, di una religiosità legittima che rimarrebbe totalmente compatibile con la completa integrazione e normalizzazione nella sfera politica, senza dovere invocare la rinascita dei vecchi demoni del esclusivismo, ancora una volta predisposti in ordine di battaglia. Ma questa volta, la storia procederebbe in assenza di un proletariato organizzato, capace di produrrein extremis un nuovo Stalingrad, dunque capace di salvare dal loro inevitabile destino molta gente che, per conto loro, sono più o meno ''militanti'', ma che nondimeno pretendono con unanimità essere diversamente ''eletti'' o ''svegli''.
Cosa sono il razzismo e l'antisemitismo?
Sembra giudizioso a questo punto di notare paradossalmente che il sionismo per se, in tutte le sue varianti, ha cessato di essere un problema dal momento in cui il PLO accettò di riconoscere una soluzione politica fondata sopra il Piano di Spartizione del 1947 dell'ONU e sopra la base delle Risoluzioni 242, 338 e 194, assieme alle altre risoluzioni onusiane pertinenti. L'abominazione rappresentata dal corrente sionismo di destra può facilmente essere valutato da questi fatti oggettivi. Dobbiamo sottolineare che l'unico rimedio efficace, capace di sconfiggere durabilmente l'antisemitismo, consiste nel imparare a riconoscere istintivamente le differenze tra sionismo, antisemitismo e sionismo di destra, e condannare questi due ultimi senza la minima esitazione.
Dopo tutto, finché l'uguaglianza non sarà diventata una realtà politica e sociale, particolarmente in quanto riguarda la differenza di penosità del lavoro e le discrepanze dei rediti, l'anti-razzismo può solo essere una scommessa di civiltà sopra l'uguaglianza umana ancora da realizzare. Se questa non è ancora diventata una semplice affermazione fondata sopra fatti inconfutabili, si spiega solo dalle offuscazzioni continue ideate dalle caste dominanti. Mettendo oggi in questione l'uguaglianza delle chances (Menger e Weber) assieme all'integrazione reale, queste caste regressive stanno prefine mettendo la democrazia borghese formale a rischio. Questa scommessa motivata scientificamente spiega perché l'anti-razzismo rimane così prezioso e necessita di essere difeso con la più meticolosa vigilanza. Contiene in se una visione dell'Uomo direttamente antitetica ad ogni visione esclusivista.
Ma cos'è il razzismo esattamente? Il razzismo è la discriminazione e il denigrare di un'individuo o di un gruppo fondato sopra caratteristiche etniche o culturali dalle quali non sono personalmente responsabili. Siccome la religione è ancora troppo strettamente legata alla cultura, siamo obbligati ad aggiungere che il concetto di ''razza eletta'', quando si riferisce ad una visione politica o a caratteristiche politiche (i.e. quando è di natura teocratica invece di essere rigorosamente morale ed essere confinata alla sfera privata), costituisce una forma reale di razzismo, di fatti la forma più pericolosa e perniciosa del razzismo. Nel stesso modo, tutte le sette come la Scientology che pretendono dividere gli individuali in caste diverse, costituiscono l'apice di questa forma di razzismo, e dovrebbero dunque essere trattate con il massimo rigore, secondo le leggi che tutelano le sette assieme ai metodi di indottrinamento e di controllo psicologico utilizzati contro individui vulnerabili. Come ben sappiamo, questi metodi violano chiaramente le leggi vigenti in parecchi paesi; in ogni caso impediscono ontologicamente l'emergenza e lo sviluppo di coscienze libere e critiche, per definizione uguali tra di loro. Similarmene, il nietzscheismo in tutte le sue forme, sia filo-semite o meno, divide l'Umanità tra ''soprauomini'' da un lato (scelti fra l'altro secondo la religione, lo spiritismo, l'ideologia o anche la ''genetica''), e da l'altro lato, i comuni mortali, in tal modo da costituire la forma più velenosa e più intollerabile del razzismo.
Risultano ugualmente razzisti i termini derivati da queste attitudini che sono utilizzati con premeditazione, con lo scopo di discriminare e di ''inferiorizzare'' individui o gruppi con il semplice ma pesante atto di ''designarli''. E mostruoso chiamare qualcuno ''youpin'' (termine anti-dreyfussardo derogatorio che significa ''ebreo'' in francese). Nondimeno chiamare qualcuno ''beur'' risulta ancora più mostruoso (''beur'' è un termine di gergo francese utilizzato per designare gli Arabi e Nord-Africani, un termine che molta gente, usualmente portata a denunciare con veemenza l'uso del termine ''youpin'', e per altro impegnata in modo sincere o calcolato nella lotta contro ogni forma di ''communautarisme'', ama generalizzare per una ragione o per un'altra, con l'obbiettivo di designare questi gruppi specifici e vergognosamente sotto-rappresentati. Cercare di generalizzare selettivamente o di banalizzare certi termini derogatori, incluso nel ambito dei mezzi mediatici comunemente letti dalle ''élites'', mentre si dimostra di essere adamanticamente meticolosi con simili termini che si riferiscono alla propria comunità di origine, costituisce realmente una forma latente, ma nondimeno estrema e odiosa, di razzismo, perché viene compiuta con una vera e proprie buona mala fede. Si può dunque facilmente verificare che il cuore di questa strategia consiste nel indure le ''élites'' estratte da questi stessi gruppi (token Arabs?) ad utilizzare il termine, malgrado la loro appartenenza a comunità che dispongono dei stessi diritti di cittadinanza elargiti ad ogni altro individuo nelle Repubbliche ed i Stati concernuti.
Cos'è l'antisemitismo? Ovviamente l'antisemitismo si definisce come la discriminazione o il denigrare di un individuo o di un gruppo fondato sopra caratteristiche etniche e culturali per le quali non hanno responsabilità personale, o che costituiscono dei diritti individuali fondamentali generalmente riconosciuti, per esempio l'appartenenza alla comunità ebrea. (No vedo proprio il modo qui di evitare l'utilizzo del termine ''comunità'', un termine che si riferisce ad un insieme che esibisce al minimo qualche caratteristiche condivise (pace Russell!). Capirà chi può! Da un lato avete la ricerca disinteressata; da l'altro lato avete una cieca mistificazione che pretende essere ''sveglia''; da l'altro lato, avete buone intenzioni che reggono fragilmente sulla base di fondazioni scientifiche e logiche molto remote; da l'altro lato, ancora, avete l'indignazione che, come si sa, rimane un povero consigliere; da l'altro lato, infine, avete abitudini pre-marxiste conosciute come ''diremptions'' hegeliane, sicuramente amabili ma purtroppo predisposte a camminare sulla testa, in breve tutta la ''complessità'' degna di un inventario alla Prévert!) La pretensione rabbinica di dividere la società ebrea ed israeliana in varie ''tribu'' diversamente elette alla faccia di dio, quando viene trasposta nella sfera politica, diventa il summum del razzismo settario e dovrebbe essere denunciata in quanto tale. Nello stesso modo, questa pretensione di essere ''eletto'', che poi influenza tutti gli altri falsi atteggiamenti di ''meritocrazia'', abusando così di tutti gli artifici conosciuti (ideologici, Shoah etc) ma tuttavia giudicati necessari per preservare la propria rappresentanza surnumeraria nel seno dei circoli del potere, costituisce una forma odiosa e settaria di razzismo che la legge dei grandi numeri potrebbe subito dissipare, se gli fosse consentito di esprimersi democraticamente senza impedimenti artificiali. Quando viene trasposta nella sfera politica, o quando viene messa in pratica (in una forma eugenista, genetica o comunitaria), la credenza in una post-umanità esclusivista costituisce un razzismo insidioso, letale per la demo-grazia. (il sopporto ''legale'' o attivo conferito ad ogni forma di razzismo essendo di per se una forma pericolosissima di razzismo, l'Europa si trova confrontata con il dovere di rimpatriare imperativamente tutti i documenti relativi allo ''stato civile'' delle sue popolazioni. Non si capisce perché scelse incoscientemente di depositare questi importantissimi documenti personali negli Stati Uniti, un paese che non fa mistero della sua intensione di brevettare indiscriminantemente tutti gli organismi viventi, un paese dove troppe persone, inclusi molti geneticisti sionisti di ogni provenienza, nutriscono concetti eugenisti di ''post-umanità'' da sviluppare con un ''ritorno'' alle ''radici'' per esempio quelle dei ''grandi preti'' del tempio. Un rifiuto rappresenterebbe una violazione del diritto degli Europei come gruppo composto da individui umani, e un esproprio potenziale di ognuno di loro, in quanto individuo geneticamente unico intitolato a possiedere le informazioni relative al suo proprio essere. Un tale rifiuto sancirebbe una violazione dei loro diritti in quanto cittadini che dovrebbero rimanere unici maestri legali del loro corpo e della loro coscienza.) I sionisti di destra, come pure gli elementi sociali e politici più reazionari in ogni società, risultano dunque essere i peggiori propagatori del razzismo antisemita. La ''paura del Altro'' denunciata da Jean-Paul Sartre non giustifica mai l'assassinio del vostro vicino (viz gli eroi troppo emblematici di Camus), come non giustifica l'imposizione di un vero ''etnocidio'' mirato a creare, in un modo rovesciato, una ''anteriorità'' religiosa e legale (mirata al possesso legale della terra) che esiste solo nelle favole e nei conti per bambini, del tipo di quelli che fanno cominciare la storia con una seria di genocidi, celebrati senza troppo scrupoli per essere stati compiuti con l'aiuto di dio, col glorioso scopo di conquistare la ''terra promessa''. Il concetto di ''anteriorità'', costitutivo dell'esclusivismo stesso, diventa una forma attiva di razzismo nel momento in cui esce della sfera rigorosamente privata. Costituisce ugualmente un'ovvia violazione del diritto internazionale, delle Dichiarazioni universali dei diritti umani e del principio di sicurezza collettiva.
Dobbiamo notare sopra tutto che quando si tratta di razzismo e di antisemitismo, la serietà della colpa dipende del livello di educazione. Questo non vuole dire che le loro manifestazioni dovrebbero mai essere tollerate. Rimane che i comuni mortali sono spesso dipendenti, loro malgrado, dei pregiudizi delle presunte élites e dei bassi cleri, provenienti dal mondo accademico o dagli organi dominati delle mass-media che non esitano a pretendersi pubblicamente ''svegli'' in un modo o un altro. Un Arabo ordinario che bestemmierebbe contro un Ebreo, ma che nel stesso tempo vi direbbe che desidera la pace tramite la messa in pratica del principio dello ''scambio della terra per la pace e la sicurezza'' sulla base delle frontiere anteriore a giugno 1967, sarebbe, in realtà, meno razzista e riprensibile di uno Alain Finkielkraut. Si sa che questo tizio che dal alto della sua evidentemente immeritata posizione accademica, e con la gravitas della quale è usualmente capace, argomenta pubblicamente in favore della ''separazione'' degli ''ebrei'' con i Palestinesi, allorché non può, in nessuno modo concepibile, ignorare il fatto che questa ''separazione'' maschera poveramente una seria di crimini di guerra palesi. (Questo concetto di ''separazione'' rimarrebbe un puro ed ovvio orrore anche se fosse messo in pratica negli territori israeliani dietro la ''linea verde'' che segna la frontiera pre-1967.) Questo si verifica dal fatto che la ''separazione'' viene messa in pratica con l'erezione di un Muro dell'Apartheid coscientemente ideato per creare artificialmente degli bantustan palestinesi con l'esproprio della meta delle terre che oggi rimangono in possesso dei Palestinesi.(Questi Territori Occupati rappresentano solo 22% delle terre storiche del mandato di Palestina e vi ricorderete che il Piano di Spartizione onusiena del 1947 ne aveva conferito un può più di 50 % a popolo nativo palestinese, demograficamente più numeroso.) Questo concetto di ''separazione'' con i suoi corollari necessari costituisce una dichiarazione di guerra definitiva e unilaterale, assieme ad un odioso affronto alla pace regionale e mondiale, come pure alla cooperazione ed a l'amicizia tra i popoli. Ovviamente, Finkielkraut non è solo e neanche tanto originale: la sua ispirazione di destra è palpabile dietro le sue prese di posizione pubbliche, all'immagine di numerosi altri ciechi scrivani di secondo ordine, una pericolosissima clique troppo mediatizzata per il suo proprio benessere e per il benessere degli studenti e delle udienze bona fide.
Paul De Marco, Professore di Relazioni Internazionali (Economia Politica Internazionale)
Copyright 14 Gennaio 2004. Trad. 24/02/2006
NOTE:
1. vedi ''La CJC déclare illégal le ''mur'' israélien'' www.lemonde.fr (09-07-2004)
2. Quelli che non possono più sopportare il termine ''comunista'' dovrebbero avere l'onestà di lasciare il Partito, lasciando così gli altri comunisti autentici e democratici in pace. Questo è molto di più di una semplice questione di autentica rappresentanza democratica. In effetti, può gia essere osservato che l'avvenire sarà abbastanza cupo senza una critica autenticamente comunista delle società democratiche attuali, crescentemente minacciate dall'interno dai filo-semiti nietzschiani contemporanei. Il Partito comunista non ha bisogno dei membri di varie logge massoniche, di ''nichilisti svegli'', di esclusivisti da armadi, e da altra gente simile. La legge del valore marxista assieme al suo progetto d'emancipazione umana rimangono le più importanti conquiste scientifiche del proletariato, capaci di differenziare secondi i loro propri criteri scientifici il ''comunismo'' da tutti le altre teorie e programmi politici. Queste conquiste debbono essere difese sul piano teorico e costantemente illustrate in pratica. Solo la legge del valore marxista ci permette di scegliere collettivamente e razionalmente tra la strada ''rivoluzionaria'' o ''riformista rivoluzionaria'' verso il Socialismo; solo essa ci permette di immaginare le forme più appropriate di un'autentico programma ''riformista rivoluzionario'' secondo le circostanze e secondo la logica dominante delle alleanze di classe, senza diventare preda da spuri e opportunistici orizzonti non-marxisti.
3. Ho utilizzato qui il termine ''multiconfessionalità'' per designare il sistema di denominazione religioso. Il termine ''denominazione'' (''denomination, in inglese) è un può troppo di sbieco perché sembra fraudolentemente implicare la neutralità, facendo così diminuisce lo scopo del concetto autentico di laicità. A volte, ad esempio, arrivo a pensare che questo termine di filiazione teocratica frequente nella lingua inglese, di per se, giustificherebbe l'introduzione del neologismo ''laicity'' per designare un secolarismo autentico, che di conseguenza no potrebbe, in nessuna forma immaginabile, essere confuso con i sistemi non secolari e imbastarditi fondati in vari gradi sulla multiconfessionalità. Questo perché la multiconfessionalità conferisce realmente un potere politico e sociale duraturo e debilitante alle autorità religiose arcaiche. In particolare, queste autorità non-elette ritengono il potere di selezionare il personale insegnate nelle scuole ''pubbliche'' e private, e influiscono così dalla più tenera infanzia, in un modo eminentemente ipocrita, sulla formazione delle strutture mentali e dei costumi delle cosiddette ''élites'' (burkeane), come pure sopra quelli di tutti i cittadini. Questo costituisce una concessione permanente alle forze più reazionarie della società, particolarmente le più alte autorità religiose, creando in questo modo una situazione che conduce fatalmente ad una democrazia censitaria di stampo teocratico. Il Signore Stasi sapeva dunque benissimo quello che desiderava.
4. ''sporco'' viene rigorosamente utilizzato qui nel senso sartriano del termine ''salaud''. Significa quello che dice.
5. Vedi ''On the desirability of a Jewish ''separation'' from Palestinians and Arabs'' (10 novembre 2002.) in ''Correlative documents: Nietzscheism and America''. Vedi ''Nietzsche as an awakened nightmare'', nella sessione ''Livres-Books'' del stesso sito.